Il dottor Marcello Ceccaroni è stato protagonista del 50° Congresso mondiale dell’AAGL (Austin, Texas, dal 14 al 17 novembre): unico italiano nel Comitato scientifico del meeting annuale, è stato insignito del Premio “John F. Steege Mentorship Award 2021”, riconoscimento  conferito per la prima volta a un medico del nostro Paese e a un non americano. E per finire la standing ovation dei mille presenti in sala  dopo la lezione magistrale dal titolo:  “La rivoluzione rock della chirurgia laparoscopica”, dove Bob Dylan diventa l’icona che meglio identifica la laparoscopia. Ma Austin non vale Firenze e le sale settorie di Leonardo da Vinci…

E’ stato un novembre prezioso, da conservare nel libro dei ricordi, quello che si è appena concluso per il dottor Marcello Ceccaroni, Direttore del Dipartimento di Ginecologia ed Ostetricia, uno dei maggiori esperti internazionali di Endometriosi.

Dr, Marcello Ceccaroni

Tutto si è svolto negli States, ad Austin (Texas) dove dal 14 al 17 novembre ha avuto luogo il 50° Congresso dell’AAGL (American Association of Gynecologic Laparoscopists), la più importante associazione a livello mondiale di chirurgia laparoscopica ginecologica. Per la seconda volta (la prima è stata nel 2018) il dottor Ceccaroni è stato nominato – unico italiano – componente del Comitato scientifico del meeting annuale.

Ma per il chirurgo di origini cesenati, le emozioni americane a Austin si sono moltiplicate. Nell’ambito del congresso è stato insignito con il Premio “John F. Steege Mentorship Award 2021”, riconoscimento che la Fondazione AAGL ha conferito per la prima volta a un italiano e a un non americano.

“Per la nostra disciplina questo premio è paragonabile al “Pulitzer” – afferma il dottor Ceccaroni -. Perché è sì legato alla persona e alle sue doti chirurgiche, ma soprattutto identifica il mentore, il maestro. Pertanto è una prestigiosa attestazione del valore di ISSA (International School of Surgical Anatomy) che ho fondato e che porto avanti con i miei assistenti. In 12 anni, grazie a questa scuola, abbiamo svolto attività umanitarie, assegnato borse di studio e soprattutto insegnato a oltre un migliaio di chirurghi in tutto il mondo l’anatomia chirurgica e le tecniche laparoscopiche. A maggio, per esempio, saremo a New York, alla Columbia University dove riprenderemo la collaborazione, interrotta a causa della pandemia. La cifra che da sempre ci contraddistingue è l’insegnamento su cadavere, ma da alcuni anni grazie alle nuove tecnologie possiamo effettuare una chirurgia in diretta e trasmetterla in qualsiasi Paese”.

Troppo facile scrivere a questo punto “non c’è due senza tre”. Perché al premio prestigioso si è aggiunta anche la standing ovation dei mille presenti in sala (“cosa rara in un congresso dell’AAGL”) dopo la lezione magistrale tenuta dal dottor Ceccaroni nella sessione plenaria. Già il titolo è tutto un programma per un meeting di medicina: “La rivoluzione rock della chirurgia laparoscopica”, dove rEvolution era scritto con la E maiuscola per sottolineare quanto rivoluzione sia sinonimo di evoluzione. “Il rock è stato un pretesto narrativo per parlare della laparoscopia non solo dal punto di vista tecnico ma anche culturale e filosofico, in quanto tra la chirurgia mininvasiva e il genere musicale ci sono, a mio avviso, analogie importanti”, spiega il dottor Ceccaroni.

Per esempio hanno subito lo stesso trattamento dall’establishment. “Sia la laparoscopia che il rock all’inizio sono stati perseguitati – racconta -. Come la BBC non mandava in onda certi brani, perché era considerata la musica del diavolo, alcuni laparoscopisti sono stati sottoposti a esami radiologici strumentali per verificare che non fossero matti o non avessero malattie degenerative. Perché introdurre uno strumento ottico in cavità addominale (non c’erano le telecamere a fibre ottiche di oggi) era considerato dalla chirurgia tradizionale un gesto eretico nello stesso modo in cui il rock veniva visto dalla cultura musicale dominante. Tuttavia, piaccia o no, il rock ha condizionato i costumi come la laparoscopia, perché oggi chi deve sottoporsi a intervento chirurgico spera di poterlo fare con una tecnica mininvasiva”. 

Qual è l’icona del rock secondo lei che rappresenta la laparoscopia? “Senza dubbio Bob Dylan – risponde -. Nella mia lezione magistrale ho riportato l’episodio (avvalendomi anche di filmati d’epoca) del Festival Folk del 1964 a Newport, quando Dylan viene osannato dal pubblico per la sua esecuzione di Mr tambourine man con il solo accompagnamento della chitarra acustica. Esattamente un anno dopo lo stesso pubblico lo fischia, perché ha osato introdurre la chitarra elettrica. Il tutto si ripete pochi mesi dopo a Manchester, dove lo chiamano “giuda”, coprendolo di fischi. Ma nel 2008 per Dylan arriva il Premio Pulitzer e nel 2016 il Nobel per la Letteratura a dimostrazione che era dalla parte della ragione, perché pur cambiando i paradigmi comunicativi, il messaggio non ha perso il suo valore. La laparoscopia è un po’ tutto questo: è stata ostacolata per aver capovolto la visione della chirurgia, ma alla fine si è imposta oggettivamente sulla chirurgia tradizionale”. Questo anche per merito della sua natura ‘generosa’. “Quella telecamera che inseriamo tramite un minuscolo taglio nell’addome consente di far uscire il sapere chirurgico dal chiuso della sala operatoria e condividerlo con il mondo. Oggi anche nei Paesi in via di sviluppo troviamo eccellenti chirurghi laparoscopici, grazie alla condivisione che ci permette la tecnologia”.

Altra analogia, ma questa volta con l’emancipazione della donna. “I pionieri di questa chirurgia sono stati ginecologi e l’uso di tecniche mininvasive sono la cifra un approccio diverso al corpo della donna, più rispettoso. Oggi parliamo per esempio di chirurgia nerve-sparing, che ha come obiettivo l’eradicazione della malattia (endometriosi o tumore) ma preservando le funzioni pelviche della donna, quindi la sua qualità di vita. Questo senza l’emancipazione femminile non sarebbe stato possibile”.

Ma Austin non vale Firenze. Quel giorno del maggio del 2019 quando, sempre in occasione del congresso dell’AAGL e soprattutto dei 500 anni dalla morte di Leonardo Da Vinci, il dottor Ceccaroni ebbe l’onore di effettuare una lezione di anatomia chirurgica nei sale sotterranee dell’ospedale Santa Maria Nuova mai aperte prima, dove il genio fiorentino effettuava la dissezione dei cadaveri. “Quell’emozione non è paragonabile a nulla. Quell’evento ha dato il giusto valore a molti aspetti della mia vita professionale e privata. Dopo 500 anni le sale di Leonardo sono state aperte per la prima volta e io ho potuto effettuare una lezione. Come i primi chirurghi che praticavano la laparoscopia, anche Leonardo era ostacolato per le sue dissezioni dei cadaveri. Le sale erano sotterranee: grazie a un laparoscopio ciò che lui ha iniziato ha varcato la superfice ed è andato in tutto il mondo”.

elena.zuppini@sacrocuore.it