Nell’alveo della collaborazione tra l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria e l’Università di Verona, il professor Alfredo Guglielmi è entrato a fa parte, come consulente per i tumori del fegato e delle vie biliari, dell’équipe della Chirurgia generale dell’IRCCS di Negrar, diretta dal dottor Giacomo Ruffo. 

 

Nell’alveo della collaborazione tra l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria e l’Università di Verona, il professor Alfredo Guglielmi (a destra nella foto) è entrato a fa parte, come consulente per i tumori del fegato e delle vie biliari, dell’équipe della Chirurgia generale dell’IRCCS di Negrar, diretta dal dottor Giacomo Ruffo (a sinistra nella foto).

Già ordinario di Chirurgia generale e direttore del Dipartimento di Ingegneria per la Medicina d’innovazione, presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia e direttore della Scuola di Dottorato dell’Ateneo scaligero, il professor Guglielmi ha guidato dal 2005 al 2023 la Struttura complessa di Chirurgia Generale ed Epatobiliare dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona.

Ha all’attivo oltre 10mila interventi, prevalentemente nell’ambito della chirurgia oncologica digestiva, del fegato e delle vie biliari. Nel corso della sua carriera universitaria ha firmato 300 pubblicazioni sulle più prestigiose riviste scientifiche ed è attualmente presidente IASGO, (International Association of Surgeon Gastroenterologist and Oncologist), società scientifica internazionale che conta più di 1700 membri, provenienti da oltre 90 Paesi in tutto il mondo. Ad oggi è anche presidente della Fondazione Scuola Sanità Pubblica della Regione Veneto e presidente AICEP, l’associazione italiana di chirurgia epato-bilio-pancreatica. Nel corso degli anni ha frequentato in qualità di visiting surgeon i più importanti centri chirurgici della Gran Bretagna, della Germania, del Giappone e degli Stati Uniti.

Il mio ruolo all’IRCCS di Negrar è quello di mettere a disposizione la mia conoscenza ed esperienza nel campo dei tumori del fegato e delle vie biliari a cui ho dedicato la vita professionale”, spiega il professor Guglielmi. “Inoltre alla luce della collaborazione tra l’Università di Verona e il Sacro Cuore Don Calabria, avviata con la creazione del Corso magistrale in Farmacia, credo che il mio contributo possa concorrere a favorire la nascita di progetti di ricerca nel campo dell’oncologia epatobiliare”. “La presenza del professor Guglielmi è sicuramente un valore aggiunto per la nostra Chirurgia generale, in particolare per la formazione dei chirurghi più giovani e per lo sviluppo delle metodiche chirurgiche che riguardano i tumori del fegato”, sottolinea il dottor Ruffo. 

“La prognosi dei tumori al fegato è strettamente legata alla diagnosi precoce della malattia, al suo stadio nel momento dell’esordio clinico e alle cure che possono essere adottate”, sottolinea il professor Gugliemi. “Negli stadi iniziali, trattati con terapie radicali come la chirurgia resettiva o il trapianto, la sopravvivenza a 5 anni può superare il 50-60%. Nei casi avanzati i risultati sono meno incoraggianti, con sopravvivenze che raramente superano il 10-20% a 5 anni”.

La ricerca comunque ha fatto passi enormi consentendo oggi all’oncologia di avvalersi di nuovi trattamenti per la cura di questi tumori che vanno ad affiancarsi alla chirurgia, alla radioterapia e alle terapie loco-regionali. “La definizione del profilo genetico delle singole neoplasia ha consentito la creazione di farmaci target che vanno a colpire determinati recettori, responsabili della crescita della cellula tumorale – continua il professor Guglielmi -.  Ma anche lo sviluppo dell’immunoterapia recentemente introdotta in alcuni protocolli di terapia ci auguriamo che possa dare nel prossimo futuro risultati incoraggianti anche per queste neoplasie”. 

Proprio alla luce delle diverse opzioni terapeutiche che si possono adottare nella cura di questi tumori è fondamentale che il paziente sia preso in carico daun team multidisciplinare di medici di differenti specialità, come già avviene all’IRCCS di Negrar. “L’approccio multidisciplinare è l’unico che può portare a risultati positivi – sottolinea -. La chirurgia rimane il gold standard, ma non sempre è praticabile. Pertanto a step diversi interviene l’oncologo con la terapia medica, il radiologo intervista con terapie loco-regionali, il medico nucleare e il radioterapista. Ricerca e integrazione dei trattamenti con un approccio multidisciplinare sono le principali vie per migliorare i risultati della cura dei tumori del fegato”.

Tumori primitivi e secondari del fegato

L’epatocarcinoma è, insieme al colangiocarcinoma, un tumore primitivo del fegato. Diffuso maggiormente in Asia rispetto a Stati Uniti ed Europa, è il sesto tumore più frequente a livello mondiale e la seconda causa di morte per neoplasia. In Italia è più raro: nel 2023 sono state stimate circa 12mila diagnosi con un rapporto di circa 2 a 1 tra uomini e donne.

I fattori di rischio di oltre il 70% dei casi di tumori primitivi del fegato sono: infezione da virus dell’epatite C (HCV) e da virus dell’epatite B (HBV); abuso di bevande alcoliche; sindrome metabolica (obesità, diabete, ipertensione arteriosa); steatoepatite (“fegato grasso”) non alcolica correlata a sindrome metabolica; fumo di sigaretta.

Il colangiocarcinoma è il secondo tumore primitivo del fegato e ha origine dalle delle vie biliari. È una neoplasia rara: si stima che nel 2020 abbia colpito in Italia circa 5.400 persone (Airtum, I numeri del cancro in Italia 2020), ma l’incidenza sta aumentando in tutto il mondo.
Il colangiocarcinoma presenta un esordio clinico molto subdolo e continua a essere tra i carcinomi più difficili da curare con efficacia, in quanto sono disponibili ancora poche informazioni su questo tipo di tumore.

Anche i fattori di rischio sono ancora oggetto di studio. Ad oggi sappiamo che ad aumentare il rischio di colangiocarcinoma potrebbero essere alcune malattie delle vie biliari, come la colangite sclerosante primitiva, la presenza di calcoli nei dotti biliari e nella cistifellea, le cisti del coledoco. Meno chiaro è se le probabilità di ammalarsi possano essere influenzate da obesità, sindrome metabolica, cirrosi, infezioni da virus dell’epatite B e C e da comportamenti a rischio come il fumo o da sostanze ambientali inquinanti.

Più frequenti sono invece i tumori secondari, ovvero le metastasi che colonizzano il fegato provenendo da altri organi. Il fegato, infatti, proprio per la sua funzione di filtro dell’organismo, riceve il sangue da quasi tutti i distretti corporei e quindi è facilmente sede di metastasi di altri tumori che trovano nel fegato una sede favorevole al loro sviluppo