Con il vaccino contribuiamo a diminuire il contagio e tuteliamo la nostra salute perché previene non solo l’influenza ma anche le complicanze a volte gravi soprattutto nella popolazione più a rischio in primo luogo anziani, malati cronici e neonati

Tempo da cappotti e di influenza. L’autunno e l’inverno portano con loro come ogni anno il virus influenzale, una patologia ancora sottovalutata nonostante i dati parlino chiaro: in Europa tra le malattie infettive l’influenza si distingue per il più alto tasso di incidenza e di mortalità.

Nella stagione 2018-2019 in Italia si sono registrati 8.104.000 casi (Rapporto Epidemiologico InfluNet) con alcune centinaia di decessi imputabili all’influenza in pazienti che però già soffrivano di malattie croniche. Nel Veneto sono state segnalate 400 complicanze, con 100 persone che hanno sviluppato patologie gravi e con oltre 30 decessi collegabili al virus (dati Regione Veneto).”Sono numeri che già da soli dovrebbero convincere ad effettuare il vaccino. Invece siamo ancora lontani dall’obiettivo di copertura minimo nei gruppi di popolazione target, che è del 75%, una percentuale che ridurrebbe significativamente la morbosità, le complicanze e la mortalità per influenza”, spiega il dottor Giuseppe Marasca, infettivologo dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria. “Per quanto riguarda una delle fasce di popolazione più a rischio, cioè gli over 65, abbiamo raggiunto su scala nazionale la percentuale del 53,1%”.

 

Dottor Marasca, perché ci si vaccina così poco?

Perché si sottovaluta il problema, anche tra gli operatori sanitari, tra categorie target che si vaccinano di meno. Si lanciano allarmi, anche mediatici, per le infezioni e i decessi causati da febbri estive come la West Nile, ma non si dà la stessa enfasi per l’influenza per la quale a differenza della febbre del Nilo Occidentale, abbiamo un vaccino”.

Nei prossimi giorni in tutte le regioni partirà la campagna vaccinale. Contro quali virus sarà efficace il vaccino di quest’anno?

Il 1 Aprile 2019 l’EMA (European Medicine Agency) ha emanato le disposizioni sui ceppi influenzali da includere nel vaccino antinfluenzale per la stagione 2019-2020. I ceppi sono stati indicati in base ai virus isolati con maggiore frequenza nelle precedenti stagioni influenzali. Poiché la composizione del vaccino viene decisa molto prima dell’inizio dell’epidemia stagionale onde consentire alle case farmaceutiche di produrre il vaccino, può verificarsi che nel frattempo avvenga una mutazione di un virus contro il quale è stato realizzato il vaccino. Un esempio è quanto accaduto nel 2009, anno in cui si è dovuto produrre un vaccino monovalente per contrastare il virus H1N1pdm09 diverso dall’H1N1 presente nel vaccino.

Quest’anno come è composto il vaccino?

Il vaccino è trivalente o quadrivalente. La composizione è data dalla presenza di antigeni contro alcuni ceppi dei virus che hanno segnato la storia dell’influenza.Innanzitutto l’antigene analogo al ceppo A/Brisbane/02/2018 (H1N1pdm09). Ricordiamo che l’H1N1 è il virus della pandemia del 1918, la cosiddetta “Spagnola”, che fu la più grave della storia recente. Si stima che un terzo della popolazione mondiale sia stata infettato tra il 1918 e il 1919 e siano stati 50 milioni i morti. L’altro antigene riguarda il ceppo A/Kansas/14/2017 (H3N2). L’H3N2, fu responsabile della pandemia del 1968 che causò in tutto il mondo 1 milione di morti, soprattutto tra gli anziani. Infine il vaccino contiene l’antigene analogo al ceppo B/Colorado/06/2017 (lineaggio B/Victoria/2/87) a cui si aggiunge nel quadrivalente l’antigene analogo al ceppo il virus del tipo B/Phuket/3073/2013, virus circolati nelle ultime stagioni.

Perché è importante vaccinarsi?

Il vaccino è un atto per la tutela della salute personale e della comunità, in quanto vaccinandosi si contribuisce alla limitazione del contagio. L’influenza può avere delle complicanze come le polmonite batteriche, la disidratazione, il peggioramento di malattie croniche come il diabete, le patologie immunitarie o cardiovascolari o respiratorie. Nei bambini può riacutizzare le sinusiti e le otiti. Le categorie più a rischio sono gli anziani, le donne incinte e i bimbi in tenera età. Tuttavia, i casi gravi di influenza si possono verificare anche in persone sane che non rientrano in alcuna delle categorie a rischio.

Quando è il momento migliore per vaccinarsi?

Da ottobre a dicembre. Tenendo presente che intercorrono circa due settimane perché l’efficacia immunitaria sia completa, è meglio effettuarlo quanto prima in modo tale da essere coperti quando arriva il picco epidemico, che di solito è tra la seconda metà di gennaio e la fine di febbraio. E’ importante che il vaccino non sia somministrato in presenza di febbre.

Per chi è controindicato il vaccino?

Il vaccino antinfluenzale non deve essere somministrato a lattanti al di sotto dei sei mesi (per mancanza di studi clinici controllati che dimostrino l’innocuità del vaccino in tali fasce d’età). La vaccinazione della mamma e degli altri familiari è una possibile alternativa per proteggerli in maniera indiretta. Inoltre non deve essere somministrato a coloro che hanno manifestato reazioni di tipo anafilattico ad una precedente vaccinazione o ad uno dei componenti del vaccino. Comunque è sempre bene consultare il medico prima di sottoporsi alla vaccinazione.

Possono verificarsi reazioni avverse ai vaccini?

Quelli antinfluenzali sono vaccini sicuri. Le reazioni avverse sono soprattutto di tipo locale – come dolenzia e arrossamento nel punto di iniezione – o sistemiche (come ad esempio malessere generale, febbre, mialgie) che si manifestano generalmente entro 6-12 ore dalla somministrazione del vaccino ed hanno una durata di 1 o 2 giorni. Alcuni studi hanno rilevato un’associazione fra vaccino antinfluenzale e la sindrome di Guillain-Barré (GBS), una polineuropatia infiammatoria acuta caratterizzata da debolezza muscolare e lieve insensibilità alle dita degli arti inferiori e superiori. Il rischio è stimato in 1 o 2 casi per un milione di persone vaccinate. Altri studi hanno escluso questa associazione. Secondo quanto riportato dal ministero della Salute, reazioni avverse anche gravi dopo la somministrazione del vaccino sono segnalate ogni anno, ma nella stragrande maggioranza dei casi non è provato un nesso causale tra il vaccino e l’avvento avverso.

Non è raro sentire: ho fatto il vaccino, ma ho contratto lo stesso l’influenza…

Durante la stagione invernale non è in circolazione solo il virus dell’influenza, ma anche antri virus parainfluenzali che non sono coperti dal vaccino.

Il vaccino è la modalità più efficace di prevenzione dell’influenza. Cos’altro si può fare per non contrarre il virus?

Sono molto importanti delle semplici regole igieniche come lavarsi spesso le mani e coprirsi la bocca con un fazzoletto in caso di tosse o si starnuto. Non frequentare i luoghi affollati durante il picco dell’epidemia è un’altra buona regola.

E se si contrae l’influenza?

Restare a riposo e in un luogo caldo. Una persona rimane contagiosa dai tre ai sette giorni dalla comparsa dei primi sintomi. Tornare al lavoro o a scuola prima della guarigione comporta il contagio di altre persone e il rischio di contrarre delle complicanze come bronchiti e broncopolmoniti.

Per quanto riguarda i farmaci?

Sono sufficienti i farmaci per il controllo dei sintomi, come gli antipiretici. Ricordiamo che l’influenza ha origine virale non batterica, quindi gli antibiotici devono essere assunti sono su prescrizione medica e quando c’è un interessamento bronco-polmonare. Anche gli antivirali devono essere prescritti dal medico e sono indicati per le persone già affette da malattie croniche o particolarmente debilitate.

 

Le categorie a cui la vaccinazione è raccomandata e offerta gratuitamente sono:

1. Donne che all’inizio della stagione epidemica si trovino in gravidanza.

2. Soggetti dai 6 mesi ai 65 anni di età affetti da patologie che aumentano il rischio di complicanze da influenza.

3. Soggetti di età pari o superiore a 65 anni.

4. Bambini e adolescenti in trattamento a lungo termine con acido acetilsalicilico, a rischio di Sindrome di Reye in caso di infezione influenzale.

5. Individui di qualunque età ricoverati presso strutture per lungodegenti.

6. Familiari e contatti (adulti e bambini) di soggetti ad alto rischio di complicanze (indipendentemente dal fatto che il soggetto a rischio sia stato o meno vaccinato).

7. Medici e personale sanitario di assistenza in strutture che, attraverso la loro attività, sono in grado di trasmettere l’influenza a chi è ad alto rischio di complicanze influenzali.

8. Soggetti addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo e categorie di lavoratori (Forze di Polizia, Vigili del Fuoco, Polizia Locale e altre categorie).

9. Personale che, per motivi di lavoro, è a contatto con animali che potrebbero costituire fonte di infezione da virus influenzali non umani (allevatori, addetti all’attività di allevamento e trasporto di animali vivi, macellatori e vaccinatori, veterinari pubblici e libero-professionisti).

10. Donatori di sangue E’ previsto, inoltre, che la vaccinazione antinfluenzale sia offerta attivamente e gratuitamente, da parte dei datori di lavoro, ai lavoratori particolarmente esposti per l’attività svolta, anche al fine di contenere ricadute negative sulla produttività.