Giovedì 9 e venerdì 10 novembre a Negrar si tiene un incontro scientifico sulla Ginecopatologia, con la presenza, come relatrice, della professoressa Esther Oliva, una delle massime esperte di diagnosi e ricerca sui tumori ginecologici. Focus sulle neoplasie eredo-familiari, sulle nuove entità tumorali e sull’adenocarcinoma della cervice uterina
Sarà una delle massime esperte internazionali in diagnosi e ricerca dei tumori ginecologici, Esther Oliva, la relatrice principale della due giorni dedicata al tema della Ginecopatologia che si terrà all’IRCCS di Negrar giovedì 9 e venerdì 10 novembre (qui il programma e modialità di iscrizione). L’incontro, che vede come responsabile scientifico la dottoressa Anna Pesci, medico dell’Anatomia Patologica, diretta dal professor Giuseppe Zamboni, sarà focalizzato sulle neoplasie che insorgono nell’ambito di una sindrome genetica e sulle nuove entità tumorali ginecologiche descritte dopo l’ultima classificazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità a cui ha collaborato anche la professoressa Oliva. Una sessione sarà dedicata all’adenocarcinoma della cervice uterina, un tumore che nell’80% dei casi è associato al papilloma-virus e che pertanto può essere prevenuto con il vaccino contro il virus dell’HPV.
Originaria di Barcellona, la professoressa Oliva è docente di Patologia all’Harvard Medical School e vicedirettore del Dipartimento di Patologia del Massachusetts General Hospital di Boston. Allieva di tre “giganti” della Ginecopatologia – Robert E. Scully, Robert H. Young e Jaime Prat – è stata, prima segretaria donna della Società Internazionale di Patologia Ginecologica e codirettrice del Master in Ginecologia dell’Accademia di Patologia degli Stati Uniti e del Canada. Fa parte del comitato editoriale delle più prestigiose riviste scientifiche internazionali ed è autrice di 150 articoli, oltre che di numerosi libri.
“La nostra collaborazione con la professoressa Oliva è ormai consolidata da tempo non solo in ambito scientifico ma anche diagnostico per i casi più complessi”, afferma la dottoressa Pesci. “Personalmente anche di recente ho trascorso dei periodi come fellow presso il suo Dipartimento, frequentato da sempre da ricercatori provenienti da ogni parte del mondo per l’enorme casistica del centro e per le grandi doti di insegnamento della professoressa”.
L’incontro è il terzo organizzato a partire dal 2007, rappresentando la ginecologia una parte importante dell’attività diagnostica e di ricerca del “Sacro Cuore Don Calabria”, centro di eccellenza per le neoplasie del tratto genitale femminile oltre che per l’endometriosi. “L’obiettivo della due giorni di studio è quello, anche attraverso il confronto su casi istologici inviati dai partecipanti e dalla Oliva, di giungere a diagnosi sempre più precise in generale e nell’ambito dei tumori ginecologici ereditari”, precisa l’anatomopatologa.
Le neoplasie ginecologiche eredo-familiari sono numerose. Le più note sono il tumore dell’ovaio, dovuto all’alterazione dei geni BRCA1 e BRCA2, e quello all’endometrio che si può sviluppare in un contesto di sindrome di Lynch, caratterizzata dalla mutazione di alcuni geni deputati alla correzione degli errori che si verificano nel DNA delle cellule in fase di divisione. “L’individuazione di queste alterazioni nel tessuto tumorale è fondamentale innanzitutto per la paziente – sottolinea dottoressa Pesci – in quanto oggi disponiamo di farmaci “bersaglio” per determinate alterazioni molecolari. Ma anche per i familiari della paziente perché queste alterazioni sul tessuto tumorale possono sottendere la presenza delle medesime nel sangue e quindi una sindrome genetica. Le mutazioni genetiche ereditarie comportano un rischio superiore rispetto alla popolazione di sviluppare il tumore durante la vita. Parliamo di ereditarietà del rischio, non della malattia”
L’individuazione di tumori che possono insorgere in sindrome genetica richiedono centri specializzati. “Innanzitutto di un Laboratorio di Patologia molecolare dotato di alta professionalità e di sequenziatori di ultima generazione, presenti entrambi all’ospedale di Negrar – prosegue -. Tra le professionalità è strategica la presenza nel centro di un genetista oncologo (per informazioni 045.601.3548, ndr). Il patologo individua la mutazione sul tumore e poi indirizza la paziente al genetista oncologo che inizierà un percorso di consulenza genetica proponendo il test germinale sulla base della storia oncologica personale e familiare. Fondamentale è poi la collaborazione con il ginecologo oncologo per la gestione dei familiari sani ma portatori di mutazione al fine della scelta delle più opportune strategie clinico-terapeutiche”.