Morbo di Crohn e colite ulcerosa: incontro tra medici e pazienti

Sabato 3 ottobre il Centro di Formazione e solidarietà ospita un incontro promosso dal Centro multispecialistico malattie retto-intestinali e l’Associazione nazionale per le malattie croniche dell’intestino

Colpiscono in Italia dalle 150 alle 200mila persone, 2mila solo nel Veronese, con un’incidenza di circa 80 nuovi casi all’anno per milione di abitanti. Sono le malattie infiammatorie croniche – colite ulcerosa e Morbo di Crohn – patologie che si manifestano prevalentemente in età giovanile e creano difficoltà gravi nella vita quotidiana, nel lavoro e anche nelle relazioni affettive. Spesso gli invalidanti sintomi addominali (diarrea persistente) vengono sottovalutati per anni, mentre una diagnosi precoce è fondamentale per iniziare in tempi rapidi il trattamento con i farmaci biologici ed evitare le complicanze chirurgiche.

Sulle malattie infiammatorie croniche intestinali sabato 3 ottobre al Centro di formazione e solidarietà dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar si terrà l’annuale incontro dedicato ai pazienti e promosso dall’Associazione nazionale per le malattie croniche dell’intestino (Amici) e il Centro multispecialistico malattie retto-intestinali del nosocomio calabriano, diretto dal dottor Andrea Geccherle.

L’incontro, che ha inizio alle 9.30, vedrà gli interventi della dottoressa Manuela Fortuna, che parlerà dell’importanza dell’alimentazione in presenza di queste patologie. Sugli aspetti psicologi invece interverrà la dottoressa Eleonora Geccherle, che presenterà un’iniziativa dell’Associazione Amici: alcuni incontri per i soci con una psicologa dedicata per l’apprendimento di tecniche di rilassamento e di superamento dell’ansia provocata da queste malattie. Seguirà l’intervento della gastroenterologa Angela Variola e di Elena Tadiotto del Centro Stomizzati del Sacro Cuore Don Calabria.

Si stima che il 45% dei pazienti ha impiegato un tempo variabile da 1 a 10 anni per avere una diagnosi appropriata e il 22% più di 10 anni. Questo comporta un ritardo del trattamento con i farmaci biologici, in grado di controllare la malattie e in molti casi di portare alla guarigione. Ottenuti da processi biochimici e non da sintesi chimica, questi farmaci sono però molto costosi per il Servizio sanitario nazionale, e ancora poco diffusi in Italia. Sul loro utilizzo pesano i tagli sulle spese della Sanità e anche una nuova organizzazione territoriale delle terapie di questo tipo a livello nazionale.

Il Centro multispecialistico malattie retto-intestinali si avvale di un team di specialisti – dai chirurghi agli oculistici – per il trattamento delle complicanze su più organi e apparati che derivano dalla colite ulcerosa e dal morbo di Crohn. Il Centro ha in cura circa 800 pazienti, con un centinaio di nuovi casi all’anno.


Se le gambe non vogliono dormire

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Martedì 22 settembre il Centro di Medicina del sonno in collaborazione con “InFormaSonno” organizza un incontro aperto al pubblico sulla Sindrome delle gambe senza riposo

“Dottore, non riesco a dormire perché quando vado a letto le gambe mi fanno male, sento un forte fastidio e devo continuare a muoverle nella speranza di trovare sollievo”.

A descrivere così il loro “incubo” notturno sono in particolare le donne, dai 35 ai 50 anni, che il più delle volte aspettano molto tempo prima di rivolgersi a un medico, ignare di essere affette dalla Sindrome delle gambe senza riposo.

Si tratta di un vero e proprio disturbo del sonno che si stima colpisca in Italia circa 3 milioni di persone e sia, dopo l’insonnia, il maggior nemico del buon riposo. Tuttavia è ancora oggi largamente sottovalutato.

Per saperne di più martedì 22 settembre il “Sacro Cuore Don Calabria” ospiterà sul tema un incontro aperto al pubblico, organizzato dal Centro di Medicina del sonno dello stesso ospedale in collaborazione con l’associazione nazionale “InformaSonno” (www.informasonno.it).

L’iniziativa si terrà in contemporanea con la giornata di sensibilizzazione promossa dalla Fondazione americana RSL (Restless Legs Syndrome) e avrà inizio alle 16 nella sala Azzurra, che si trova al secondo piano, lo stesso del reparto di Neurologia.

L’incontro prevede la distribuzione di materiale didattico e la somministrazione dei questionari ai partecipanti, i cui risultati saranno discussi con la proiezione video dei test. Medici del Centro di medicina del sonno procederanno poi alla presentazione della patologia e delle possibili terapie. Per partecipare non è necessaria la prenotazione.

“E’ una malattia che colpisce il più delle volte le donne, in particolare con l’avanzare dell’età e in gravidanza. Tuttavia è molto diffusa anche tra gli uomini, soprattutto anziani” spiega Gianluca Rossato, responsabile del Centro di Medicina del sonno e presidente di “InFormaSonno”.

I sintomi in genere sono formicolio agli arti inferiori, prurito, crampi, scosse e una minoranza di soggetti lamenta anche dolore. “Può essere associata al diabete mellito e all’anemia e può scatenarsi con l’assunzione di alcuni farmaci – prosegue Rossato -. È stato inoltre riscontrato che la sindrome spesso colpisce persone della stessa famiglia. Infatti i ricercatori stanno cercando di identificare il gene o i geni che possono essere responsabili de problema”.

Camminare, fare stretching, procedere con un bagno caldo o freddo, massaggiare l’arto interessato, applicare impacchi caldi o freddi, ricorrere a vibrazione, agopuntura e tecniche di rilassamento sono tutti accorgimenti che possono aiutare a ridurre o ad alleviare, temporaneamente, i sintomi.

“Se il dolore non dovesse attenuarsi – conclude Rossato – è bene rivolgersi al proprio medico o a un specialista di Medicina del sonno. Una volta diagnosticata la RLS si può procedere con un trattamento farmacologico che può consistere nell’assunzione di Dopamino-agonisti (Pramipexolo), Benzodiazepine e Ferro”.


Il movimento fa bene, ma ci vuole programmazione

Il dott. Roberto Filippini, direttore di Medicina e Traumatologia dello Sport al Sacro Cuore, dà alcuni consigli a chi intraprende un’attività sportiva dopo l’estate

A settembre molte persone riprendono a praticare attività sportiva in modo continuativo, dopo la pausa estiva. Tempo di allenamenti, dunque, ma anche tempo di controlli e visite mediche. “La visita è un momento fondamentale per chi comincia o ricomincia a praticare uno sport, sia per valutare eventuali problemi di salute sia per programmare un’attività fisica adeguata alle proprie caratteristiche”, dice il dott. Roberto Filippini, direttore del Centro di Medicina e Traumatologia dello Sport del Sacro Cuore. Il centro, che fa parte integrante dell’ospedale di Negrar, è attivo dal 2005 con sede in via San Marco a Verona, presso il Centro Polifunzionale Don Calabria, e da poche settimane si è trasferito nella nuova e moderna palazzina che ospita anche il Centro Diagnostico Terapeutico Sacro Cuore, sempre in via San Marco. Abbiamo chiesto al dott. Filippini alcuni consigli e accorgimenti utili per aiutare tutti gli sportivi, di tutte le età, a ricominciare l’attività motoria in modo sicuro e funzionale alla propria salute…

Dott. Filippini, quanto è importante fare sport?

L’attività sportiva è importante per tanti motivi. Uno di questi è che il movimento permette di prevenire tutta una serie di patologie, tra cui quelle cronico-degenerative. Mi riferisco ad esempio al diabete e all’ipertensione. Inoltre lo sport permette di tenere sotto controllo fattori di rischio cardiovascolare, quali il colesterolo in eccesso o l’obesità. Un recente studio inglese attesta che se tutti facessero 3,4 km di bici al giorno o 1,6 km a piedi il servizio sanitario nazionale di quel Paese risparmierebbe 17 miliardi di sterline nella cura delle suddette patologie.

Quale consiglio può dare a chi ricomincia l’attività sportiva dopo l’estate?

Per chiunque inizia a praticare uno sport è consigliabile eseguire una visita medica, per valutare eventuali problemi ma anche per farsi consigliare sulle attività più adeguate e per programmare le cose in modo graduale. In tal senso si parla di attività fisica controllata.

Per alcuni sport è richiesta la visita di idoneità…

Dal 1982 la visita medica è obbligatoria per l’attività agonistica, così definita in base ai parametri decisi da ogni federazione per il proprio sport. La visita comprende l’elettrocardiogramma a riposo e dopo sforzo e la spirometria per la valutazione della capacità polmonare. Oltre a questo naturalmente vengono fatte una visita generale e un controllo sulla pressione arteriosa.

E per coloro che non praticano sport agonistico?

Recentemente la normativa ha introdotto l’obbligatorietà della visita medica anche per attività non agonistica. In questo caso i controlli da fare sono: visita medica generale, controllo della pressione arteriosa, elettrocardiogramma. Tale controllo viene fatto ad esempio per i bambini che iniziano a fare sport in qualche società oppure per chi partecipa ad eventi organizzati dal CONI e dalle società ad esso affiliate.

Il Centro da lei diretto svolge entrambi i tipi di visita?

Certamente. Il nostro centro è aperto sia a chi fa attività agonistica, anche a livello professionistico, sia agli sportivi che fanno attività a livello amatoriale, singolarmente o all’interno di società. Basti pensare che lo scorso anno abbiamo effettuato circa 12mila visite di idoneità.

Cosa succede se la visita evidenzia qualche problema?

In questo caso si procede con accertamenti suppletivi. Da questo punto di vista la nostra struttura è particolarmente qualificata, in quanto siamo attrezzati per svolgere autonomamente tutti gli esami di approfondimento necessari. Questo garantisce che i controlli vengano fatti in tempi brevi e in modo efficiente, permettendo agli atleti di chiarire quanto prima la propria situazione e, se possibile, tornare al più presto a svolgere gli allenamenti.

Di quali accertamenti si tratta?

Alcuni esami vengono fatti direttamente qui presso la nostra sede. Mi riferisco a: test da sforzo al cicloergometro, ecodoppler cardiaco, holter cardiaco, holter pressorio, eco-stress fisico. Altri vengono fatti a Negrar, quali ad esempio la risonanza magnetica cardiaca, la scintigrafia miocardica e molti altri. In tal senso il fatto di essere parte dell’ospedale Sacro Cuore rappresenta indubbiamente un valore aggiunto.

Quali altri servizi vengono proposti qui al centro?

Al di là delle visite di idoneità, forniamo a molti atleti le cosiddette valutazioni funzionali. Si tratta di particolari esami, quali ad esempio test cardio-polmonari e valutazione della soglia aerobica, con i quali si analizzano le caratteristiche specifiche di un atleta, in modo da impostare in modo personalizzato l’allenamento e l’alimentazione da seguire per ottenere miglioramenti. Un altro servizio integrato nel centro è quello di riabilitazione ortopedica, per cui spesso ci occupiamo del recupero di atleti infortunati. Abbiamo fisioterapisti specializzati anche nel recupero degli atleti e degli sportivi. Anche in questo caso è fondamentale la collaborazione con altri reparti dell’ospedale, quali la radiologia, l’ortopedia, la neurologia, la cardiologia…

Cosa succede se a voler praticare sport è una persona su con l’età, magari con fattori di rischio legati a patologie croniche?

Anche gli anziani e chi ha patologie croniche o altri fattori di rischio può praticare sport. L’importante è che ci sia un maggior controllo e una maggior programmazione. In tal senso qui facciamo anche le valutazioni per l’attività fisica assistita (AFA). Tali valutazioni si rivolgono a soggetti che vogliono iniziare a fare un’attività motoria, anche con patologie croniche o fattori di rischio cardiovascolari. Per loro impostiamo un programma di lavoro che sia allenante, ma nello stesso tempo che tenga conto dei fattori di rischio specifici della malattia. Una volta impostato il lavoro, il soggetto può fare il programma di esercizi assistito dal nostro personale, oppure autonomamente.

Il centro di Medicina dello sport è attivo da oltre 10 anni. Ha notato cambiamenti nella sensibilità della gente verso il tema della salute nello sport?

Sono stati fatti molti passi avanti in questo senso. Ad esempio c’è un interessante studio del prof. Domenico Corrado dell’Università di Padova, in cui si dimostra che da quando è stata introdotta l’obbligatorietà della visita medica agonistica sono calate le morti improvvise durante attività sportiva. Allo stesso tempo mi pare che non ci sia ancora ben chiara, nemmeno negli utenti, la percezione di quanto possa essere utile la visita medica per prevenire problemi fisici. Spesso la visita è vista solo come un obbligo e non come un’opportunità. E quando sorge qualche problema per cui dobbiamo bloccare qualche atleta, vediamo che la cosa non sempre viene presa nel modo giusto.


La mia vita con il cancro: concorso letterario

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Il direttore dell’Oncologica medica, Stefania Gori, è l’ideatrice di un concorso letterario riservato a tutti coloro che vivono o hanno vissuto l’esperienza del cancro

Malati di cancro, familiari dei pazienti e operatori sanitari del settore raccontano per la prima volta in un concorso letterario nazionale la propria esperienza di vita con la malattia. L’iniziativa Federica Le Parole della Vita èdedicata a una giovane donna veronese che ha combattuto contro la sua malattia con determinazione e ottimismo continuando a scrivere, sognare, lavorare e progettare

Ad ideare il concorso la dottoressa Stefania Gori, direttore dell’Oncologia medica dell’ospedale Don Calabria Sacro Cuore di Negrar e segretario nazionale dell’Associazione italiana di Oncologia medica-Aiom, e resa possibile grazie alla Fondazione Aiom.

Da oggi fino al 31 gennaio 2016 sarà possibile inviare i propri scritti a premioletterariofederica@fondazioneaiom.it. Secondo il regolamento allegato.

Il concorso è stato presentato questa mattina a Palazzo Barbieri del Comune di Verona in un incontro con la stampa. «Solo qui in Veneto il cancro colpisce ogni anno oltre 31.500 persone – ha sottolineato la dottoressa Gori -. In tutta Italia nel 2014 i nuovi casi sono stati 365.500, circa mille al giorno. Ogni singola diagnosi di tumore rappresenta per tutti una sfida. Il paziente deve vincere la sua battaglia contro la malattia e un familiare affronta e partecipa anche lui alle difficoltà e sofferenze del proprio caro. E infine i medici, infermieri e tecnici del sistema sanitario nazionale devono assicurare le cure e l’assistenza migliori. Ognuno ha quindi una sua storia da poter raccontare».

«La scrittura può essere uno “strumento terapeutico” – ha affermato il dottor Fabrizio Nicolis direttore sanitario dell’ospedale Don Calabria-Sacro Cuore di Negrar e vicepresidente della Fondazione Aiom -. In Italia più del 50% dei pazienti riesce a sconfiggere la neoplasia. Eppure il tumore rappresenta ancora qualcosa che fa troppa paura e del quale è meglio non parlare. Con il concorso Federica Le Parole della Vitavogliamo rompere il muro del silenzio e incoraggiare tutti coloro che vivono, o hanno vissuto, direttamente o indirettamente la malattia a raccontarsi. Condividere emozioni, stati d’animo, consigli e speranze può far sentire meno soli. Inoltre scrivere e dar voce alla propria dimensione intima aiuta affrontare meglio le difficoltà quotidiane legate al cancro».

«La nostra Fondazione è da anni impegnata nell’avvicinare i medici ai pazienti – ha detto il dottor Carmelo Iacono direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale di Caltanissetta e presidente nazionale della Fondazione Aiom-. È con questo spirito che abbiamo dato il via al concorso Federica. Nei prossimi giorni istituiremo una giuria che avrà il compito di valutare le produzioni letterarie e premierà le migliori. Sarà composta da medici ed esponenti del mondo culturale e dei media».

La cerimonia di premiazione avverrà il 21 maggio 2016 a Verona durante un evento speciale interamente dedicato alla lotta al cancro.

«Nel corso della vita un’italiana su tre si ammalerà di tumore – sottolinea Gori -. Gli ultimi dati in nostro possesso indicano come la sopravvivenza alle neoplasie sia leggermente superiore tra le donne rispetto agli uomini: rispettivamente il 63% e il 55%. Una tra le più diffuse diffusa è quella al seno dove ormai il 90% delle pazienti riesce a guarire. Se consideriamo invece l’intera mortalità legata a tutti i tumori in entrambi i sessi questa è in calo del 20% dal 1996 ad oggi. Sono numeri confortanti che però non ci devono far abbassare la guardia. Con il nostro premio letterario vogliamo dare anche un messaggio di fiducia all’intera popolazione. E testimoniare come il cancro sia sempre una malattia curabile».


Il paziente colpito da BPCO: corso di formazione

Dal 1 al 17 settembre si terrà un corso di formazione sui percorsi diagnostici terapeutici assistenziali al fine di ottimizzare la presa in carico dei pazienti colpiti da Brocopneumopatia cronico ostruttiva

Sono ancora aperte le iscrizioni per il corso “Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali: metodologia progettuale, definizione e formazione” per la gestione de pazienti colpiti da Broncopneumopatia cronica ostruttiva. Il corso si terrà dal 1 al 17 settembre nell’aula 1 del Centro di formazione del Sacro Cuore-Don Calabria ed è rivolto a medici, infermieri e assistenti sanitari non solo dell’ospedale di Negrar

Il corso si propone di fornire al personale conoscenze e competenze utili per la progettazione, definizione e implementazione di percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (PDTA) quali strumenti di gestione clinica per definire una migliore e ottimale sequenza di azione degli interventi rivolti a pazienti colpiti da BPCO. Gli obiettivi specifici sono quelli di: centrare l’assistenza sui bisogni complessi di salute dei pazienti; promuovere la continuità assistenziale; favorire l’integrazione tra gli operatori come équipe multidisciplinari; ridurre la variabilità clinica; diffondere la medicina basata sulle prove (EBM) ed utilizzare in modo congruo le risorse. Le lezioni affronteranno i temi dell’utilizzo delle informazioni collegate alla gestione per processi e alla progettazione di un sistema di monitoraggio e reporting,identificazione di specifici indicatori.

Ulteriori infornmazioni e iscrizioni: http://formazione.sacrocuore.it/Index.aspx


Visita all'Expo di Milano con il Cron

Il Circolo ricreativo ospedale di Negrar il 15 settembre organizza una visita per tutti i collaboratori del “Sacro Cuore-Don Calabria” all’esposizione mondiale di Milano. E per l’Expo di sera l’appuntamento è il 6 ottobre.

 

Il prossimo 15 settembre un folto gruppo di collaboratori dell’ospedale Sacro Cuore-Don Calabria sarà in visita all’Expo di Milano. L’iniziativa è promossa dal Cron (Circolo ricreativo ospedale di Negrar), con partenza in pullman prevista alle 6.30 dal capoluogo della Valpolicella. La quota di partecipazione è di 50 euro. Si tratta della seconda visita all’Expo riservata al personale dell’ospedale, dopo quella effettuata lo scorso 1 luglio.

Coloro che invece volessero vivere l’atmosfera dell’Expo di sera, il Cron organizza un’ulteriore visita il 6 ottobre con partenza alle 16 da piazzale di via del Combattente a Negrar. La quota di 20 euro comprende il viaggio di andata e ritorno in pullman e il biglietto d’ingresso. Per le iscrizioni rivolgersi al personale del bar Nogarè.

Il Cron è un circolo ricreativo al quale sono associati tutti i dipendenti della Cittadella della Carità, nonché i pensionati e i familiari. Inoltre dallo scorso anno sono soci del Cron anche i dipendenti del Centro polifunzionale Don Calabria di via San Marco, a Verona. Il Circolo, fondato nel 1980, ha come scopo principale l’aggregazione del personale ospedaliero, da promuovere attraverso iniziative ricreative. Lo scorso anno, ad esempio, sono state organizzate alcune gite tra le quali una in Salento che ha visto la partecipazione di 80 persone tra collaboratori e familiari. Inoltre sono stati fatti corsi di inglese, computer, yoga, ballo…

All’interno del Cron ci sono alcuni gruppi organizzati, divisi per area di interesse, quali calcio, ciclismo, pesca e motociclismo. Inoltre il Circolo promuove una serie di convenzioni con negozi e attività commerciali di Verona e non solo. Per maggiori informazioni sul Cron e sulla visita all’Expo organizzata per il 15 settembre è possibile consultare il sito del Circolo all’indirizzo http://www.circolocron.com/.


Corso di preparazione per genitori in dolce attesa

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Al via da settembre un corso di preparazione non solo al parto, ma anche alle prime settimane di vita del neonato, con particolare riguardo all’allattamento

Come si svolgerà il travaglio?” “Chi mi aiuterà a partorire?” “Saprò gestire i primi tempi insieme a mio figlio?” “E se non vuole il latte?“. Sono davvero tante le domande che si affollano nella mente dei futuri genitori, in modo sempre più pressante man mano che si avvicina la fatidica data del parto. Per rispondere a queste domande e per dare informazioni utili a chi sta per avere un bambino, è nata all’interno dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria una nuova iniziativa rivolta a tutte le coppie in dolce attesa. Si tratta di un corso di due ore che si svolge ogni primo giovedì del mese, a partire da giovedì 3 settembre, dalle 14 alle 16 nella sala convegni Perez, all’interno del nosocomio calabriano. L’incontro è organizzato dalle Unità operative di Ostetricia e Ginecologia, diretta dal dottor Marcello Ceccaroni, e di Pediatria, diretta dal dottor Antonio Deganello. Possono partecipare tutte le future madri che si trovano entro la 34ma settimana di gravidanza, accompagnate dal futuro padre o da un’altra persona di propria fiducia. La partecipazione è gratuita e non c’è bisogno di impegnativa né di prenotazione.

Durante le due ore di corso interverranno un’ostetrica, un pediatra e un’infermiera di pediatria. Inoltre verrà lasciato un tempo adeguato per le domande e il confronto sui temi di maggior interesse per i neo-genitori. Tra gli argomenti trattati, è prevista una presentazione di come viene fatto l’accompagnamento al travaglio e al parto all’interno del Sacro Cuore. Una particolare attenzione verrà dedicata alle buone pratiche per l’avvio dell’allattamento al seno e per il rafforzamento del legame madre-bambino nei primissimi giorni di vita del neonato: contatto pelle/pelle precoce e prolungato, le posizioni per allattare, le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità sulla durata dell’allattamento… Si parlerà inoltre del Punto Nascita dell’ospedale di Negrar e di tutti i riferimenti necessari che permettano ai genitori di essere accompagnati anche dopo la dimissione dall’ospedale. (vedi allegato check list) Gli incontri del primo giovedì del mese sono organizzati all’interno di un percorso che il Sacro Cuore sta mettendo in atto per essere riconosciuto come “ospedale amico del bambino”. Si tratta di un’iniziativa proposta dall’Unicef per promuovere l’allattamento al seno. Il percorso di riconoscimento prevede una prima fase in cui tutto il personale a contatto con la donna in gravidanza viene formato in modo omogeneo sui temi dell’allattamento e del rapporto madre-bambino. Anche i futuri genitori vengono informati e formati sui vari ambiti della gravidanza e dell’allattamento e la donna viene accompagnata durante il travaglio, nell’avvio dell’allattamento ed è assistita nelle prime fasi del puerperio, anche dopo la dimissione dall’ospedale. Attualmente il nosocomio di Negrar ha superato la prima fase di valutazione da parte dell’Unicef; alla fine del 2015 sarà sottoposto alla seconda fase ed entro il 2016 ci sarà la terza e ultima valutazione. Ogni anno al Sacro Cuore Don Calabria vengono effettuati circa mille parti. In grande maggioranza si tratta di parti naturali, in linea con una filosofia votata a non medicalizzare il trattamento delle madri e dei bambini. Nel reparto di ostetricia e ginecologia è prevista la possibilità di partorire in acqua; per chi lo desidera, i parti possono avvenire in varie posizioni, con la massima libertà e attenzione alle esigenze delle madri. Inoltre c’è sempre la possibilità di accedere all’analgesia, purché se ne sia fatta richiesta per tempo (http://www.sacrocuoredoncalabria.it/Reparti/Area-Materno-Infantile/Ostetricia/Presentazione/).

Per informazioni sull’incontro mensile del primo giovedì del mese è possibile rivolgersi ai seguenti contatti telefonici: 045.6013358; 6013351; 6013300; 6013296.


Seminaristi al lavoro in Casa di Riposo

Durante l’estate alcuni studenti di filosofia e teologia del seminario Sedes Sapientiae di Roma prestano servizio nell’area socio-sanitaria della Cittadella della Carità

Arrivano da quattro continenti i seminaristi che nei mesi di luglio e agosto prestano servizio presso le strutture socio-sanitarie della Cittadella della Carità di Negrar. Alcuni di loro provengono dall’America Latina, altri dall’Africa e dall’Asia, oltre all’Europa. Si tratta di giovani tra i 20 e i 22 anni che durante l’anno studiano filosofia e teologia al seminario diretto dall’Opus Dei a Roma, denominato Sedes Sapientiae, e d’estate vengono inviati a fare esperienza di volontariato con gli anziani ospiti di Casa Clero, Casa Nogarè e Casa Perez. I primi cinque seminaristi hanno svolto il loro servizio nel mese di luglio. Il secondo gruppo, sempre composto da cinque giovani, è al lavoro fino alla fine di agosto.

Gli studenti sono in servizio per 8 ore al giorno, dal lunedì al sabato. Le loro mansioni sono decise insieme agli educatori che fanno il programma delle attività previste nelle tre residenze socio-sanitarie. In genere ai seminaristi viene chiesto di far compagnia agli ospiti, instaurando un dialogo e un confronto sia con quelli più autonomi sia con quelli meno autosufficienti. Tra i compiti a loro affidati c’è poi il trasporto degli ospiti in carrozzella dalle loro stanze ai vari ambienti comuni, come la cappella o la sala da pranzo. Quando non sono in servizio, i giovani vivono insieme alla comunità di religiosi dell’Opera Don Calabria presente alla Cittadella della Carità, partecipando ai momenti di preghiera e ai pasti comunitari. Inoltre ogni settimana viene fatta una verifica sull’andamento del servizio insieme a don Gaetano Gecchele, responsabile della pastorale ospedaliera.

Il volontariato estivo dei seminaristi a Negrar è ormai un’esperienza consolidata da molti anni. Analoghi progetti vengono portati avanti anche nel periodo di Natale e Pasqua, seppure con tempi di permanenza più brevi. Inoltre durante l’anno sono in atto progetti di servizio e collaborazione rivolti agli studenti del seminario maggiore e minore di Verona.

L’area socio-sanitaria della Cittadella della Carità, dove si svolge il servizio dei seminaristi, è composta da tre strutture. Casa Nogarè comprende una Casa di Riposo per 110 anziani autosufficienti e non, una Residenza Sanitaria Assistenziale ad indirizzo Riabilitativo Funzionale, con 55 posti letto, e una Speciale Unità di Accoglienza Permanente “Stati Vegetativi Permanenti”. Casa Perez comprende una Casa di Riposo per persone non autosufficienti con problemi sociali e psichiatrici cronici, con 85 posti letto, e un nucleo di Residenza Sanitaria Assistenziale che ospita a tempo indeterminato persone con problemi sociali e psichiatrici cronici che necessitano di alto impegno sanitario, con 24 posti letto. Infine Casa Clero è una Casa di Riposo per sacerdoti non autosufficienti. Per ulteriori informazioni, si può consultare la pagina istituzionale dell’area socio-sanitaria sul sito del Sacro Cuore Don Calabria.


Un intervento per riparare la valvola aortica

La procedura di valvuloplastica, eseguita con pieno successo presso il Servizio di Emodinamica del Sacro Cuore, è riservata a pazienti in età avanzata e in condizioni critiche con grave scompenso cardiaco

Presso il Servizio di Emodinamica dell’Unità operativa di Cardiologia diretta dal professor Enrico Barbieri, è stato effettuato nelle scorse settimane il primo intervento di valvuloplastica aortica in una paziente con più di 90 anni affetta da scompenso cardiaco refrattario ai farmaci, causato da una stenosi valvolare aortica severa. L’intervento è stato effettuato con successo dai dottori Guido Canali, Esther Campopiano e Stefano Bonapace.

La procedura è effettuata per via percutanea, in anestesia locale, pungendo l’arteria femorale. Attraverso un catetere dedicato la valvola aortica stenotica viene attraversata con un filo guida, sul quale si fa scorrere un catetere dotato di un pallone del diametro di 20 millimetri e lungo 40. Una volta che il pallone è stato posizionato correttamente sulla valvola, viene gonfiato in modo da allargare l’orifizio stenotico.

«Si tratta di una procedura di “nicchia”, riservata a una determinata categoria di pazienti – spiega il dottor Canali, responsabile del Servizio di Emodinamica -. Sono persone di età avanzata e in condizioni critiche con grave scompenso cardiaco, per le quali la sostituzione chirurgica della valvola aortica, che rimane l’intervento elettivo per il trattamento della stenosi, è controindicata. Ma anche pazienti che per lo stesso motivo non possono essere sottoposti, almeno temporaneamente, alla TAVI (sostituzione della valvola aortica con procedura percutanea)».

Il primo intervento di valvuloplastica aortica è riuscito perfettamente: la paziente è stata dimessa pochi giorni dopo ed è tornata a casa deambulando autonomamente, quando prima dell’intervento aveva gravi difficoltà respiratorie anche a riposo.


C'è un ponte tra Negrar e il Brasile

Intervista a fratel Noivar Brustolin, direttore dell’ospedale Divina Providência di Marituba con cui da molti anni il Sacro Cuore ha avviato programmi di collaborazione

Siamo alle porte della foresta amazzonica, alla periferia della città di Belèm. Lo stato è quello del Parà, nel nord-est del Brasile. Qui sorge Marituba, un tempo colonia di lebbrosi e oggi città di centotrentamila abitanti in continua espansione, alle prese con gravi problemi di povertà e criminalità. A Marituba è presente una grande missione dell’Opera Don Calabria con scuole, attività pastorali e attività sanitarie. Tra queste ultime è da annoverare l’ospedale Divina Providência, fondato nel 1997, con cui da oltre dieci anni l’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar ha avviato programmi di aiuto e collaborazione.

Nei giorni scorsi è stato a Negrar fratel Noivar Brustolin, da sei anni direttore del Divina Providência e religioso brasiliano dell’Opera Don Calabria. Lo abbiamo intervistato, chiedendogli di presentare il contesto nel quale si trova l’ospedale di Marituba e di parlarci della collaborazione con il Sacro Cuore Don Calabria.

 

Buongiorno fratel Noivar. Cosa può dirci della realtà in cui sorge l’ospedale?

L’ospedale sorge a Marituba, un comune a 20 km dalla capitale del Parà, cioè Belèm. All’inizio questo luogo era una colonia per lebbrosi e solo una ventina d’anni fa è diventato un vero e proprio comune. Oggi Marituba è in continua espansione ed è arrivata ad avere 130mila abitanti. La maggior parte di loro non sono nativi di qui, ma provengono dall’interno del Parà.

 

Com’è nato l’ospedale?

L’ospedale è nato soprattutto per iniziativa di mons. Aristide Pirovano, un vescovo italiano che ha donato la propria vita per i lebbrosi di questi luoghi. Mons. Pirovano, prima di morire, aveva fortemente voluto un ospedale per garantire l’accesso a cure di qualità ai lebbrosi e ai loro familiari, che erano sempre stati emarginati dalla società brasiliana. Poi il sogno è diventato realtà grazie alla collaborazione dell’Opera Don Calabria che fin dall’inizio degli anni Novanta era presente a Marituba in appoggio a mons. Pirovano. Una bella mano è arrivata poi, anche per la successiva crescita dell’ospedale, dall’associazione “Amici di mons. Pirovano” che ha sede a Erba (Como).

 

Ma oggi il Divina Providência offre cure a tutta la popolazione e non solo ai lebbrosi…

Certamente. È nato con un’attenzione particolare ai lebbrosi, ma oggi è punto di riferimento per tutta la popolazione del comune di Marituba e di altri 35 comuni che altrimenti non avrebbero un ospedale dove mandare i propri abitanti. Abbiamo 130 posti letto, di cui 90 sono convenzionati per il servizio pubblico brasiliano, mentre i restanti sono riservati a coloro che aderiscono ai piani di salute privati, che sono molto diffusi in Brasile. I collaboratori dell’ospedale sono 500, di cui 120 medici.

 

Com’è strutturato l’ospedale?

Ci sono quattro aree di base: pediatria, ostetricia e ginecologia, medicina, chirurgia generale. Poi ci sono alcuni reparti particolarmente sviluppati per rispondere ai bisogni del territorio. Ad esempio si fa un grosso lavoro per quel che riguarda la traumatologia, perché da noi arrivano moltissime vittime di incidenti stradali, in quanto Marituba si trova lungo l’unica grande autostrada che porta a Belèm. Gli interventi in questo campo sono 100-120 ogni mese.

 

Quali sono le altre aree sviluppate in base ai bisogni del territorio?

Per esempio è molto importante la maternità. Noi siamo l’unico ospedale della zona in cui sono sempre presenti un’ostetrica e un anestesista, per cui tantissime mamme della regione vengono a partorire da noi. Attualmente facciamo circa 250 parti al mese. Un altro servizio molto importante è quello di emodialisi, avviato grazie alla collaborazione dell’ospedale di Negrar, servizio che prima di noi mancava completamente nella regione. Attualmente abbiamo 132 pazienti, con 25 macchine. I pazienti vengono un giorno sì e un giorno no all’ospedale, arrivando anche da comuni molto lontani. In un caso c’è una corriera che viene ogni altro giorno da quasi 300 km con 15-20 pazienti. Poi ci sono molti altri servizi, dall’urologia all’oculistica, dalla neurochirurgia all’otorinolaringoiatria…

 

Può parlarci della collaborazione con l’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar?

Sono più di 10 anni che l’ospedale Divina Providência vive un rapporto di collaborazione con Negrar, da quando un gruppo di medici si sono messi a disposizione per collaborare con Marituba. In particolare sono due i settori da cui è partita questa collaborazione, ovvero la pneumologia con il dott. Carlo Pomari e la neurologia con il dott. Claudio Bianconi, insieme ai rispettivi collaboratori. Sono venuti là, hanno visto i fabbisogni, hanno aiutato nell’aggiornamento delle attrezzature, nella formazione del personale, nella pianificazione delle attività…

 

Nel tempo la collaborazione è andata crescendo…

Sì, anche grazie all’aiuto dell’UMMI (Unione Medico Missionaria Italiana) e del Centro di Formazione e Solidarietà sorto nell’ospedale di Negrar. Ogni anno ci sono stati scambi di personale, con molti medici e infermieri che dall’Italia sono venuti ad aiutare da noi a Marituba, in varie aree. La collaborazione si è poi allargata alle università, ad esempio c’è una convenzione tra l’ateneo di Parma (attraverso il dott. Casalini) e l’università federale del Parà per favorire gli interscambi formativi.

 

Quali risultati sta portando questo rapporto tra Negrar e Marituba?

I risultati sono tanti, ma vorrei sottolineare soprattutto come questo rapporto sia stato e sia tuttora un grosso stimolo alla formazione e alla crescita per il nostro personale. Per questo negli ultimi anni l’ospedale Divina Providência ha potuto fare un grande salto nella qualità delle prestazioni sanitarie, allargando costantemente i servizi offerti in stretta relazione ai bisogni della regione.

 

E ora?

Naturalmente speriamo che questa collaborazione possa proseguire e rafforzarsi sempre di più per migliorare il servizio che offriamo qui alla popolazione. Riguardo ai nostri progetti, attualmente stiamo allargando il centro ostetrico e stiamo pensando di creare un centro di parto naturale, per garantire un trattamento sempre più umanizzato alle madri. E poi c’è il sogno della rianimazione neonatale. Inoltre è prevista la costruzione di un centro clinico e di formazione per chi viene qui a fare stage e a formarsi.