Visita all'Expo di Milano con il Cron

Il Circolo ricreativo ospedale di Negrar il 15 settembre organizza una visita per tutti i collaboratori del “Sacro Cuore-Don Calabria” all’esposizione mondiale di Milano. E per l’Expo di sera l’appuntamento è il 6 ottobre.

 

Il prossimo 15 settembre un folto gruppo di collaboratori dell’ospedale Sacro Cuore-Don Calabria sarà in visita all’Expo di Milano. L’iniziativa è promossa dal Cron (Circolo ricreativo ospedale di Negrar), con partenza in pullman prevista alle 6.30 dal capoluogo della Valpolicella. La quota di partecipazione è di 50 euro. Si tratta della seconda visita all’Expo riservata al personale dell’ospedale, dopo quella effettuata lo scorso 1 luglio.

Coloro che invece volessero vivere l’atmosfera dell’Expo di sera, il Cron organizza un’ulteriore visita il 6 ottobre con partenza alle 16 da piazzale di via del Combattente a Negrar. La quota di 20 euro comprende il viaggio di andata e ritorno in pullman e il biglietto d’ingresso. Per le iscrizioni rivolgersi al personale del bar Nogarè.

Il Cron è un circolo ricreativo al quale sono associati tutti i dipendenti della Cittadella della Carità, nonché i pensionati e i familiari. Inoltre dallo scorso anno sono soci del Cron anche i dipendenti del Centro polifunzionale Don Calabria di via San Marco, a Verona. Il Circolo, fondato nel 1980, ha come scopo principale l’aggregazione del personale ospedaliero, da promuovere attraverso iniziative ricreative. Lo scorso anno, ad esempio, sono state organizzate alcune gite tra le quali una in Salento che ha visto la partecipazione di 80 persone tra collaboratori e familiari. Inoltre sono stati fatti corsi di inglese, computer, yoga, ballo…

All’interno del Cron ci sono alcuni gruppi organizzati, divisi per area di interesse, quali calcio, ciclismo, pesca e motociclismo. Inoltre il Circolo promuove una serie di convenzioni con negozi e attività commerciali di Verona e non solo. Per maggiori informazioni sul Cron e sulla visita all’Expo organizzata per il 15 settembre è possibile consultare il sito del Circolo all’indirizzo http://www.circolocron.com/.


Corso di preparazione per genitori in dolce attesa

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Al via da settembre un corso di preparazione non solo al parto, ma anche alle prime settimane di vita del neonato, con particolare riguardo all’allattamento

Come si svolgerà il travaglio?” “Chi mi aiuterà a partorire?” “Saprò gestire i primi tempi insieme a mio figlio?” “E se non vuole il latte?“. Sono davvero tante le domande che si affollano nella mente dei futuri genitori, in modo sempre più pressante man mano che si avvicina la fatidica data del parto. Per rispondere a queste domande e per dare informazioni utili a chi sta per avere un bambino, è nata all’interno dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria una nuova iniziativa rivolta a tutte le coppie in dolce attesa. Si tratta di un corso di due ore che si svolge ogni primo giovedì del mese, a partire da giovedì 3 settembre, dalle 14 alle 16 nella sala convegni Perez, all’interno del nosocomio calabriano. L’incontro è organizzato dalle Unità operative di Ostetricia e Ginecologia, diretta dal dottor Marcello Ceccaroni, e di Pediatria, diretta dal dottor Antonio Deganello. Possono partecipare tutte le future madri che si trovano entro la 34ma settimana di gravidanza, accompagnate dal futuro padre o da un’altra persona di propria fiducia. La partecipazione è gratuita e non c’è bisogno di impegnativa né di prenotazione.

Durante le due ore di corso interverranno un’ostetrica, un pediatra e un’infermiera di pediatria. Inoltre verrà lasciato un tempo adeguato per le domande e il confronto sui temi di maggior interesse per i neo-genitori. Tra gli argomenti trattati, è prevista una presentazione di come viene fatto l’accompagnamento al travaglio e al parto all’interno del Sacro Cuore. Una particolare attenzione verrà dedicata alle buone pratiche per l’avvio dell’allattamento al seno e per il rafforzamento del legame madre-bambino nei primissimi giorni di vita del neonato: contatto pelle/pelle precoce e prolungato, le posizioni per allattare, le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità sulla durata dell’allattamento… Si parlerà inoltre del Punto Nascita dell’ospedale di Negrar e di tutti i riferimenti necessari che permettano ai genitori di essere accompagnati anche dopo la dimissione dall’ospedale. (vedi allegato check list) Gli incontri del primo giovedì del mese sono organizzati all’interno di un percorso che il Sacro Cuore sta mettendo in atto per essere riconosciuto come “ospedale amico del bambino”. Si tratta di un’iniziativa proposta dall’Unicef per promuovere l’allattamento al seno. Il percorso di riconoscimento prevede una prima fase in cui tutto il personale a contatto con la donna in gravidanza viene formato in modo omogeneo sui temi dell’allattamento e del rapporto madre-bambino. Anche i futuri genitori vengono informati e formati sui vari ambiti della gravidanza e dell’allattamento e la donna viene accompagnata durante il travaglio, nell’avvio dell’allattamento ed è assistita nelle prime fasi del puerperio, anche dopo la dimissione dall’ospedale. Attualmente il nosocomio di Negrar ha superato la prima fase di valutazione da parte dell’Unicef; alla fine del 2015 sarà sottoposto alla seconda fase ed entro il 2016 ci sarà la terza e ultima valutazione. Ogni anno al Sacro Cuore Don Calabria vengono effettuati circa mille parti. In grande maggioranza si tratta di parti naturali, in linea con una filosofia votata a non medicalizzare il trattamento delle madri e dei bambini. Nel reparto di ostetricia e ginecologia è prevista la possibilità di partorire in acqua; per chi lo desidera, i parti possono avvenire in varie posizioni, con la massima libertà e attenzione alle esigenze delle madri. Inoltre c’è sempre la possibilità di accedere all’analgesia, purché se ne sia fatta richiesta per tempo (http://www.sacrocuoredoncalabria.it/Reparti/Area-Materno-Infantile/Ostetricia/Presentazione/).

Per informazioni sull’incontro mensile del primo giovedì del mese è possibile rivolgersi ai seguenti contatti telefonici: 045.6013358; 6013351; 6013300; 6013296.


Seminaristi al lavoro in Casa di Riposo

Durante l’estate alcuni studenti di filosofia e teologia del seminario Sedes Sapientiae di Roma prestano servizio nell’area socio-sanitaria della Cittadella della Carità

Arrivano da quattro continenti i seminaristi che nei mesi di luglio e agosto prestano servizio presso le strutture socio-sanitarie della Cittadella della Carità di Negrar. Alcuni di loro provengono dall’America Latina, altri dall’Africa e dall’Asia, oltre all’Europa. Si tratta di giovani tra i 20 e i 22 anni che durante l’anno studiano filosofia e teologia al seminario diretto dall’Opus Dei a Roma, denominato Sedes Sapientiae, e d’estate vengono inviati a fare esperienza di volontariato con gli anziani ospiti di Casa Clero, Casa Nogarè e Casa Perez. I primi cinque seminaristi hanno svolto il loro servizio nel mese di luglio. Il secondo gruppo, sempre composto da cinque giovani, è al lavoro fino alla fine di agosto.

Gli studenti sono in servizio per 8 ore al giorno, dal lunedì al sabato. Le loro mansioni sono decise insieme agli educatori che fanno il programma delle attività previste nelle tre residenze socio-sanitarie. In genere ai seminaristi viene chiesto di far compagnia agli ospiti, instaurando un dialogo e un confronto sia con quelli più autonomi sia con quelli meno autosufficienti. Tra i compiti a loro affidati c’è poi il trasporto degli ospiti in carrozzella dalle loro stanze ai vari ambienti comuni, come la cappella o la sala da pranzo. Quando non sono in servizio, i giovani vivono insieme alla comunità di religiosi dell’Opera Don Calabria presente alla Cittadella della Carità, partecipando ai momenti di preghiera e ai pasti comunitari. Inoltre ogni settimana viene fatta una verifica sull’andamento del servizio insieme a don Gaetano Gecchele, responsabile della pastorale ospedaliera.

Il volontariato estivo dei seminaristi a Negrar è ormai un’esperienza consolidata da molti anni. Analoghi progetti vengono portati avanti anche nel periodo di Natale e Pasqua, seppure con tempi di permanenza più brevi. Inoltre durante l’anno sono in atto progetti di servizio e collaborazione rivolti agli studenti del seminario maggiore e minore di Verona.

L’area socio-sanitaria della Cittadella della Carità, dove si svolge il servizio dei seminaristi, è composta da tre strutture. Casa Nogarè comprende una Casa di Riposo per 110 anziani autosufficienti e non, una Residenza Sanitaria Assistenziale ad indirizzo Riabilitativo Funzionale, con 55 posti letto, e una Speciale Unità di Accoglienza Permanente “Stati Vegetativi Permanenti”. Casa Perez comprende una Casa di Riposo per persone non autosufficienti con problemi sociali e psichiatrici cronici, con 85 posti letto, e un nucleo di Residenza Sanitaria Assistenziale che ospita a tempo indeterminato persone con problemi sociali e psichiatrici cronici che necessitano di alto impegno sanitario, con 24 posti letto. Infine Casa Clero è una Casa di Riposo per sacerdoti non autosufficienti. Per ulteriori informazioni, si può consultare la pagina istituzionale dell’area socio-sanitaria sul sito del Sacro Cuore Don Calabria.


Un intervento per riparare la valvola aortica

La procedura di valvuloplastica, eseguita con pieno successo presso il Servizio di Emodinamica del Sacro Cuore, è riservata a pazienti in età avanzata e in condizioni critiche con grave scompenso cardiaco

Presso il Servizio di Emodinamica dell’Unità operativa di Cardiologia diretta dal professor Enrico Barbieri, è stato effettuato nelle scorse settimane il primo intervento di valvuloplastica aortica in una paziente con più di 90 anni affetta da scompenso cardiaco refrattario ai farmaci, causato da una stenosi valvolare aortica severa. L’intervento è stato effettuato con successo dai dottori Guido Canali, Esther Campopiano e Stefano Bonapace.

La procedura è effettuata per via percutanea, in anestesia locale, pungendo l’arteria femorale. Attraverso un catetere dedicato la valvola aortica stenotica viene attraversata con un filo guida, sul quale si fa scorrere un catetere dotato di un pallone del diametro di 20 millimetri e lungo 40. Una volta che il pallone è stato posizionato correttamente sulla valvola, viene gonfiato in modo da allargare l’orifizio stenotico.

«Si tratta di una procedura di “nicchia”, riservata a una determinata categoria di pazienti – spiega il dottor Canali, responsabile del Servizio di Emodinamica -. Sono persone di età avanzata e in condizioni critiche con grave scompenso cardiaco, per le quali la sostituzione chirurgica della valvola aortica, che rimane l’intervento elettivo per il trattamento della stenosi, è controindicata. Ma anche pazienti che per lo stesso motivo non possono essere sottoposti, almeno temporaneamente, alla TAVI (sostituzione della valvola aortica con procedura percutanea)».

Il primo intervento di valvuloplastica aortica è riuscito perfettamente: la paziente è stata dimessa pochi giorni dopo ed è tornata a casa deambulando autonomamente, quando prima dell’intervento aveva gravi difficoltà respiratorie anche a riposo.


C'è un ponte tra Negrar e il Brasile

Intervista a fratel Noivar Brustolin, direttore dell’ospedale Divina Providência di Marituba con cui da molti anni il Sacro Cuore ha avviato programmi di collaborazione

Siamo alle porte della foresta amazzonica, alla periferia della città di Belèm. Lo stato è quello del Parà, nel nord-est del Brasile. Qui sorge Marituba, un tempo colonia di lebbrosi e oggi città di centotrentamila abitanti in continua espansione, alle prese con gravi problemi di povertà e criminalità. A Marituba è presente una grande missione dell’Opera Don Calabria con scuole, attività pastorali e attività sanitarie. Tra queste ultime è da annoverare l’ospedale Divina Providência, fondato nel 1997, con cui da oltre dieci anni l’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar ha avviato programmi di aiuto e collaborazione.

Nei giorni scorsi è stato a Negrar fratel Noivar Brustolin, da sei anni direttore del Divina Providência e religioso brasiliano dell’Opera Don Calabria. Lo abbiamo intervistato, chiedendogli di presentare il contesto nel quale si trova l’ospedale di Marituba e di parlarci della collaborazione con il Sacro Cuore Don Calabria.

 

Buongiorno fratel Noivar. Cosa può dirci della realtà in cui sorge l’ospedale?

L’ospedale sorge a Marituba, un comune a 20 km dalla capitale del Parà, cioè Belèm. All’inizio questo luogo era una colonia per lebbrosi e solo una ventina d’anni fa è diventato un vero e proprio comune. Oggi Marituba è in continua espansione ed è arrivata ad avere 130mila abitanti. La maggior parte di loro non sono nativi di qui, ma provengono dall’interno del Parà.

 

Com’è nato l’ospedale?

L’ospedale è nato soprattutto per iniziativa di mons. Aristide Pirovano, un vescovo italiano che ha donato la propria vita per i lebbrosi di questi luoghi. Mons. Pirovano, prima di morire, aveva fortemente voluto un ospedale per garantire l’accesso a cure di qualità ai lebbrosi e ai loro familiari, che erano sempre stati emarginati dalla società brasiliana. Poi il sogno è diventato realtà grazie alla collaborazione dell’Opera Don Calabria che fin dall’inizio degli anni Novanta era presente a Marituba in appoggio a mons. Pirovano. Una bella mano è arrivata poi, anche per la successiva crescita dell’ospedale, dall’associazione “Amici di mons. Pirovano” che ha sede a Erba (Como).

 

Ma oggi il Divina Providência offre cure a tutta la popolazione e non solo ai lebbrosi…

Certamente. È nato con un’attenzione particolare ai lebbrosi, ma oggi è punto di riferimento per tutta la popolazione del comune di Marituba e di altri 35 comuni che altrimenti non avrebbero un ospedale dove mandare i propri abitanti. Abbiamo 130 posti letto, di cui 90 sono convenzionati per il servizio pubblico brasiliano, mentre i restanti sono riservati a coloro che aderiscono ai piani di salute privati, che sono molto diffusi in Brasile. I collaboratori dell’ospedale sono 500, di cui 120 medici.

 

Com’è strutturato l’ospedale?

Ci sono quattro aree di base: pediatria, ostetricia e ginecologia, medicina, chirurgia generale. Poi ci sono alcuni reparti particolarmente sviluppati per rispondere ai bisogni del territorio. Ad esempio si fa un grosso lavoro per quel che riguarda la traumatologia, perché da noi arrivano moltissime vittime di incidenti stradali, in quanto Marituba si trova lungo l’unica grande autostrada che porta a Belèm. Gli interventi in questo campo sono 100-120 ogni mese.

 

Quali sono le altre aree sviluppate in base ai bisogni del territorio?

Per esempio è molto importante la maternità. Noi siamo l’unico ospedale della zona in cui sono sempre presenti un’ostetrica e un anestesista, per cui tantissime mamme della regione vengono a partorire da noi. Attualmente facciamo circa 250 parti al mese. Un altro servizio molto importante è quello di emodialisi, avviato grazie alla collaborazione dell’ospedale di Negrar, servizio che prima di noi mancava completamente nella regione. Attualmente abbiamo 132 pazienti, con 25 macchine. I pazienti vengono un giorno sì e un giorno no all’ospedale, arrivando anche da comuni molto lontani. In un caso c’è una corriera che viene ogni altro giorno da quasi 300 km con 15-20 pazienti. Poi ci sono molti altri servizi, dall’urologia all’oculistica, dalla neurochirurgia all’otorinolaringoiatria…

 

Può parlarci della collaborazione con l’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar?

Sono più di 10 anni che l’ospedale Divina Providência vive un rapporto di collaborazione con Negrar, da quando un gruppo di medici si sono messi a disposizione per collaborare con Marituba. In particolare sono due i settori da cui è partita questa collaborazione, ovvero la pneumologia con il dott. Carlo Pomari e la neurologia con il dott. Claudio Bianconi, insieme ai rispettivi collaboratori. Sono venuti là, hanno visto i fabbisogni, hanno aiutato nell’aggiornamento delle attrezzature, nella formazione del personale, nella pianificazione delle attività…

 

Nel tempo la collaborazione è andata crescendo…

Sì, anche grazie all’aiuto dell’UMMI (Unione Medico Missionaria Italiana) e del Centro di Formazione e Solidarietà sorto nell’ospedale di Negrar. Ogni anno ci sono stati scambi di personale, con molti medici e infermieri che dall’Italia sono venuti ad aiutare da noi a Marituba, in varie aree. La collaborazione si è poi allargata alle università, ad esempio c’è una convenzione tra l’ateneo di Parma (attraverso il dott. Casalini) e l’università federale del Parà per favorire gli interscambi formativi.

 

Quali risultati sta portando questo rapporto tra Negrar e Marituba?

I risultati sono tanti, ma vorrei sottolineare soprattutto come questo rapporto sia stato e sia tuttora un grosso stimolo alla formazione e alla crescita per il nostro personale. Per questo negli ultimi anni l’ospedale Divina Providência ha potuto fare un grande salto nella qualità delle prestazioni sanitarie, allargando costantemente i servizi offerti in stretta relazione ai bisogni della regione.

 

E ora?

Naturalmente speriamo che questa collaborazione possa proseguire e rafforzarsi sempre di più per migliorare il servizio che offriamo qui alla popolazione. Riguardo ai nostri progetti, attualmente stiamo allargando il centro ostetrico e stiamo pensando di creare un centro di parto naturale, per garantire un trattamento sempre più umanizzato alle madri. E poi c’è il sogno della rianimazione neonatale. Inoltre è prevista la costruzione di un centro clinico e di formazione per chi viene qui a fare stage e a formarsi.


Vacanze esotiche, ma in piena salute

Unico Servizio presente nella provincia, tratta anche le metastasi ossee dei tumori prostatici. Sono in fase di avvio protocolli per la cura delle neoplasie mammarie e di quelle neuroendrocrine del pancreas e dell’intestino

La Terapia Radiometabolica, la cui attività è iniziata nel settembre dello scorso anno, ha avviato nuovi protocolli terapeutici per i tumori differenziati della tiroide. Inoltre da alcuni mesi il Servizio, che fa parte della Medicina Nucleare diretta dal dottor Matteo Salgarello, ha iniziato a trattare, con terapie alfa-emittenti, le metastasi ossee dei tumori prostatici ormono-resistenti.

Partiranno a breve due trial di Fase 2 per il trattamento delle metastasi ossee nelle neoplasie mammarie con terapie alfa-emittenti. Inoltre i protocolli per le cure radiometaboliche relative alle neoplasie neuroendocrine del pancreas e dell’intestino verranno a breve sottoposte all’attenzione del Comitato etico provinciale.

La terapia radiometabolica consiste nel trattamento, prevalentemente di malattie tumorali, con radiofarmaci somministrati per bocca o endovena. Alcuni radiofarmaci necessitano di un complesso processo di sintesi chimica che a Negrar è realizzato nell’adiacente radiofarmacia, con l’acquisto dall’esterno del solo elemento radioattivo.

Ad oggi il Servizio del Sacro Cuore Don Calabria, l’unico presente nel Veronese, ha curato con Iodio 131 un centinaio di pazienti affetti da tumore alla tiroide già sottoposti ad intervento chirurgico. Pazienti che, per il trattamento, fino a pochi mesi fa avrebbero dovuto recarsi fuori provincia.

Utilizzando farmaci radioattivi, la legislazione italiana per l’erogazione delle terapie radiometaboliche, prevede che l’ospedale sia munito di una serie di strutture e tecnologie atte a tutelare la salute degli operatori e l’ambiente.

A questo scopo il Sacro Cuore Don Calabria ha realizzato una sezione di degenza protetta con quattro posti letto. Le due “stanze gemelle” hanno muri della larghezza di 60 centimetri e possiedono un sistema di gestione controllata degli scarichi per l’azzeramento della radioattività immessa nella rete fognaria.

Durante la degenza (che può variare dai due a 4 giorni) i pazienti sono videosorvegliati dal personale sanitario 24 ore su 24 e possono disporre di televisore, collegamento wireless, telefono e anche di un Ipad con lo scopo di ridurre al minimo i contatti con il personale e rendere meno stressante la degenza in “isolamento”.


Dal personale ospedaliero un aiuto alle missioni

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I fondi di una sottoscrizione promossa tra i collaboratori della Cittadella della Carità sono stati inviati nelle Filippine per un progetto di prevenzione contro la tubercolosi

Cinquemilacinquecento euro per garantire un ciclo semestrale di cure a 50 malati di tubercolosi di Manila, nelle Filippine. E altri duemila euro per sostenere interventi di aiuto in Nepal dopo il disastroso terremoto dello scorso maggio. Sono questi i risultati della sottoscrizione di solidarietà promossa tra i collaboratori dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria e di tutta la Cittadella della Carità di Negrar in occasione della quaresima 2015. I fondi sono stati raccolti attraverso offerte dirette e soprattutto sotto forma di ore lavoro donate volontariamente dal personale dell’ospedale.

Non è la prima iniziativa di questo tipo al Sacro Cuore, dal momento che anche in passato erano state attivate forme di aiuto in occasione di eventi particolari, come il terremoto in Emilia del 2012. “Siamo molto contenti del successo dell’iniziativa e contiamo di riproporla in futuro per aiutare altri progetti missionari”, dice don Waldemar Longo, vicepresidente dell’ospedale e religioso dell’Opera Don Calabria.

I fondi raccolti sono stati indirizzati all’associazione “Don Calabria Missioni Sostegno Sanità Onlus”, ente dell’Opera Don Calabria che si occupa dei progetti missionari gestiti dall’Opera nel mondo. Come detto, la maggior parte della somma è stata destinata al progetto di prevenzione e cura della tubercolosi nella missione calabriana di Manila, promosso proprio da “Don Calabria Missioni”.

Nella capitale filippina l’Opera Don Calabria è presente da 25 anni in un grande quartiere denominato Tay Tay – Rizal, all’estrema periferia della città. Qui i missionari hanno una parrocchia, una scuola per 600 bambini e la clinica “Francesco Perez” che fornisce prestazioni ambulatoriali ai più poveri. Una delle emergenze sanitarie segnalate dai missionari nella zona è rappresentata proprio dalla tubercolosi: moltissime persone sono malate e solo pochi possono permettersi di seguire un intero ciclo di cure. Con i fondi donati dal personale ospedaliero, 50 persone del quartiere potranno essere seguite e curate nella clinica Perez.

Dal momento che il progetto di prevenzione della tbc prevedeva un contributo di cinquemilacinquecento euro, mentre i fondi raccolti al Sacro Cuore sono stati pari a settemilaseicento euro, si è deciso di destinare il rimanente a un altro progetto missionario di solidarietà. Perciò i duemila euro avanzati sono stati indirizzati, sempre attraverso “Don Calabria Missioni”, alla ONG Pro.Sa Onlus, associazione facente capo alla Provincia Lombardo Veneta dei Padri Camilliani. I fondi sono stati quindi destinati ai progetti di aiuto dei Camilliani in Nepal dopo il recente terremoto.


Terapia Radiometabolica: non solo tumori della tiroide

Unico Servizio presente nella provincia, tratta anche le metastasi ossee dei tumori prostatici. Sono in fase di avvio protocolli per la cura delle neoplasie mammarie e di quelle neuroendrocrine del pancreas e dell’intestino

La Terapia Radiometabolica, la cui attività è iniziata nel settembre dello scorso anno, ha avviato nuovi protocolli terapeutici per i tumori differenziati della tiroide. Inoltre da alcuni mesi il Servizio, che fa parte della Medicina Nucleare diretta dal dottor Matteo Salgarello, ha iniziato a trattare, con terapie alfa-emittenti, le metastasi ossee dei tumori prostatici ormono-resistenti.

Partiranno a breve due trial di Fase 2 per il trattamento delle metastasi ossee nelle neoplasie mammarie con terapie alfa-emittenti. Inoltre i protocolli per le cure radiometaboliche relative alle neoplasie neuroendocrine del pancreas e dell’intestino verranno a breve sottoposte all’attenzione del Comitato etico provinciale.

La terapia radiometabolica consiste nel trattamento, prevalentemente di malattie tumorali, con radiofarmaci somministrati per bocca o endovena. Alcuni radiofarmaci necessitano di un complesso processo di sintesi chimica che a Negrar è realizzato nell’adiacente radiofarmacia, con l’acquisto dall’esterno del solo elemento radioattivo.

Ad oggi il Servizio del Sacro Cuore Don Calabria, l’unico presente nel Veronese, ha curato con Iodio 131 un centinaio di pazienti affetti da tumore alla tiroide già sottoposti ad intervento chirurgico. Pazienti che, per il trattamento, fino a pochi mesi fa avrebbero dovuto recarsi fuori provincia.

Utilizzando farmaci radioattivi, la legislazione italiana per l’erogazione delle terapie radiometaboliche, prevede che l’ospedale sia munito di una serie di strutture e tecnologie atte a tutelare la salute degli operatori e l’ambiente.

A questo scopo il Sacro Cuore Don Calabria ha realizzato una sezione di degenza protetta con quattro posti letto. Le due “stanze gemelle” hanno muri della larghezza di 60 centimetri e possiedono un sistema di gestione controllata degli scarichi per l’azzeramento della radioattività immessa nella rete fognaria.

Durante la degenza (che può variare dai due a 4 giorni) i pazienti sono videosorvegliati dal personale sanitario 24 ore su 24 e possono disporre di televisore, collegamento wireless, telefono e anche di un Ipad con lo scopo di ridurre al minimo i contatti con il personale e rendere meno stressante la degenza in “isolamento”.


Con Calypso la radioterapia va a bersaglio

La dottoressa Emanuela Turcato, responsabile dell’U.O. di Geriatria, spiega quali sono le categorie più a rischio e cosa si può fare per ridurre i disagi durante le ondate di calore

Perchè gli anziani sono considerati a rischio ogni volta che c’è un’ondata di calore come quella che stiamo vivendo? In cosa consiste esattamente questo rischio? E quali sono i comportamenti da seguire per godersi l’estate senza troppi patemi anche durante la terza età? Abbiamo posto queste ed altre domande alla dottoressa Emanuela Turcato, responsabile dell’Unità Operativa di Geriatria all’ospedale Sacro Cuore Don Calabria.

Dottoressa, tutti gli anziani sono a rischio quando c’è un’ondata di calore?
Bisogna intendersi sul termine “anziani”. Diciamo che le persone maggiormente a rischio sono quelle che hanno più di 75 anni e presentano già condizioni precarie di salute per altri motivi. Viceversa, persone con meno di 75 anni, che stanno bene e sono mediamente attive, corrono più o meno gli stessi rischi di un qualsiasi altro adulto.

Quali condizioni patologiche rendono l’anziano più vulnerabile al caldo?
Senz’altro deve stare più attento chi soffre di cardiopatia o di patologie croniche a livello polmonare o renale. Anche chi ha problemi di decadimento cognitivo o Parkinson è facilmente soggetto a disidratazione. Ma il discorso vale in generale per tutti coloro che non sono pienamente autosufficienti, trovandosi magari in situazioni di mobilità ridotta e con terapie farmacologiche pesanti da seguire.

Ci sono motivi fisiologici che portano gli anziani a soffrire particolarmente il caldo?
I motivi sono sostanzialmente due: da un lato l’anziano sente meno lo stimolo della sete, dall’altro ha una sudorazione inadeguata a regolare correttamente la temperatura corporea quando fa molto caldo. Tra l’altro spesso questa condizione diventa un circolo vizioso, perché bevendo poco, si suda poco e così la temperatura corporea sale mentre il corpo si disidrata sempre di più.

Quali comportamenti bisogna seguire per ridurre i rischi?
Il primo antidoto alla disidratazione è una dieta equilibrata, con molta frutta e verdura di stagione. In tal senso vanno bene anche le spremute, i succhi, così come i gelati con i pezzettoni di frutta dentro. Poi bisogna bere a intervalli regolari, adeguando il consumo di liquidi alla sudorazione. È importante stare in luoghi freschi e non uscire nelle ore più calde.

Aria condizionata: sì o no?
Direi che anche gli anziani vanno abituati a usare il condizionatore in casa, mantenendo una temperatura intorno ai 26 gradi e riducendo il livello di umidità. L’importante è che il condizionamento sia usato in modo costante e non a momenti, perchè non vanno bene nemmeno gli sbalzi di temperatura. Anche l’abbigliamento è da tenere in considerazione: abiti larghi in cotone e lino sono da preferire ad abiti più pesanti che talvolta gli anziani usano d’estate.

Quali sono i sintomi di disidratazione o di un eventuale colpo di calore?
I sintomi di un malessere da caldo sono vari. Generalmente partono leggeri e poi vanno in crescendo. Si va dai crampi alla stanchezza, dal calo di pressione alle vertigini. Altri sintomi sono l’eccessiva sonnolenza, la sensazione di bocca asciutta, la cefalea, talvolta uno stato confusionale. Poi, con l’aggravamento, si hanno aumento della temperatura corporea, battito accelerato, agitazione crescente, pressione sempre più bassa, talvolta alterazione dello stato di coscienza.

Cosa fare quando ci si accorge che un anziano ha un malore da caldo?
Bisogna anzitutto tenere l’anziano in luogo fresco e fargli spugnature, bagnandolo con pezzette umide. Poi è necessario fargli assorbire liquidi, anche sotto forma di purea di frutta. Nei casi più gravi, o quando l’anziano ha difficoltà a deglutire e quindi a reintegrare i liquidi persi, è necessario chiamare il medico di base. In quel caso si dovrà procedere con le flebo. Se poi ci sono ulteriori complicazioni, la strada più opportuna potrà essere quella del Pronto Soccorso.

Ci sono invece dei comportamenti da evitare?
In caso di febbre dovuta a colpo di calore non va bene usare il paracetamolo, in quanto inefficace e a rischio di effetti collaterali. Non va bene nemmeno cercare refrigerio dal caldo con i ventilatori, specie se la temperatura supera i 32 gradi. Infatti l’aria asciuga il sudore che servirebbe al corpo per riequilibrare la temperatura. Sudando meno, la temperatura corporea rimane in realtà più alta, quindi si ottiene l’effetto contrario a quello desiderato.

Cosa consiglia a chi si prende cura di anziani a rischio?
La cosa fondamentale per chi si prende cura di un anziano, specie se non autosufficiente, è dargli da bere a orari fissi, in modo da non dimenticarsi. E poi tenere sotto controllo la temperatura delle stanze. È bene ricordare che può bastare un solo pomeriggio caldo per causare disidratazione e colpo di calore in un anziano. Chiaramente il rischio aumenta con la maggior durata delle ondate di calore, perché l’eventuale disidratazione, se non adeguatamente integrata, prosegue per più giorni.

Vedete molti casi qui in geriatria al Sacro Cuore?
Durante l’estate arrivano qui diversi casi di anziani sofferenti per il caldo. Molti di loro vengono mandati qui dal Pronto Soccorso, soprattutto nei casi più gravi, dove il quadro clinico generale è complicato da altre patologie. Nei casi più lievi, invece, l’anziano viene curato direttamente al Pronto Soccorso con una terapia basata sulla reidratazione con flebo.


Anziani e caldo, consigli pratici per evitare i malesseri

La dottoressa Emanuela Turcato, responsabile dell’U.O. di Geriatria, spiega quali sono le categorie più a rischio e cosa si può fare per ridurre i disagi durante le ondate di calore

Perchè gli anziani sono considerati a rischio ogni volta che c’è un’ondata di calore come quella che stiamo vivendo? In cosa consiste esattamente questo rischio? E quali sono i comportamenti da seguire per godersi l’estate senza troppi patemi anche durante la terza età? Abbiamo posto queste ed altre domande alla dottoressa Emanuela Turcato, responsabile dell’Unità Operativa di Geriatria all’ospedale Sacro Cuore Don Calabria.

Dottoressa, tutti gli anziani sono a rischio quando c’è un’ondata di calore?
Bisogna intendersi sul termine “anziani”. Diciamo che le persone maggiormente a rischio sono quelle che hanno più di 75 anni e presentano già condizioni precarie di salute per altri motivi. Viceversa, persone con meno di 75 anni, che stanno bene e sono mediamente attive, corrono più o meno gli stessi rischi di un qualsiasi altro adulto.

Quali condizioni patologiche rendono l’anziano più vulnerabile al caldo?
Senz’altro deve stare più attento chi soffre di cardiopatia o di patologie croniche a livello polmonare o renale. Anche chi ha problemi di decadimento cognitivo o Parkinson è facilmente soggetto a disidratazione. Ma il discorso vale in generale per tutti coloro che non sono pienamente autosufficienti, trovandosi magari in situazioni di mobilità ridotta e con terapie farmacologiche pesanti da seguire.

Ci sono motivi fisiologici che portano gli anziani a soffrire particolarmente il caldo?
I motivi sono sostanzialmente due: da un lato l’anziano sente meno lo stimolo della sete, dall’altro ha una sudorazione inadeguata a regolare correttamente la temperatura corporea quando fa molto caldo. Tra l’altro spesso questa condizione diventa un circolo vizioso, perché bevendo poco, si suda poco e così la temperatura corporea sale mentre il corpo si disidrata sempre di più.

Quali comportamenti bisogna seguire per ridurre i rischi?
Il primo antidoto alla disidratazione è una dieta equilibrata, con molta frutta e verdura di stagione. In tal senso vanno bene anche le spremute, i succhi, così come i gelati con i pezzettoni di frutta dentro. Poi bisogna bere a intervalli regolari, adeguando il consumo di liquidi alla sudorazione. È importante stare in luoghi freschi e non uscire nelle ore più calde.

Aria condizionata: sì o no?
Direi che anche gli anziani vanno abituati a usare il condizionatore in casa, mantenendo una temperatura intorno ai 26 gradi e riducendo il livello di umidità. L’importante è che il condizionamento sia usato in modo costante e non a momenti, perchè non vanno bene nemmeno gli sbalzi di temperatura. Anche l’abbigliamento è da tenere in considerazione: abiti larghi in cotone e lino sono da preferire ad abiti più pesanti che talvolta gli anziani usano d’estate.

Quali sono i sintomi di disidratazione o di un eventuale colpo di calore?
I sintomi di un malessere da caldo sono vari. Generalmente partono leggeri e poi vanno in crescendo. Si va dai crampi alla stanchezza, dal calo di pressione alle vertigini. Altri sintomi sono l’eccessiva sonnolenza, la sensazione di bocca asciutta, la cefalea, talvolta uno stato confusionale. Poi, con l’aggravamento, si hanno aumento della temperatura corporea, battito accelerato, agitazione crescente, pressione sempre più bassa, talvolta alterazione dello stato di coscienza.

Cosa fare quando ci si accorge che un anziano ha un malore da caldo?
Bisogna anzitutto tenere l’anziano in luogo fresco e fargli spugnature, bagnandolo con pezzette umide. Poi è necessario fargli assorbire liquidi, anche sotto forma di purea di frutta. Nei casi più gravi, o quando l’anziano ha difficoltà a deglutire e quindi a reintegrare i liquidi persi, è necessario chiamare il medico di base. In quel caso si dovrà procedere con le flebo. Se poi ci sono ulteriori complicazioni, la strada più opportuna potrà essere quella del Pronto Soccorso.

Ci sono invece dei comportamenti da evitare?
In caso di febbre dovuta a colpo di calore non va bene usare il paracetamolo, in quanto inefficace e a rischio di effetti collaterali. Non va bene nemmeno cercare refrigerio dal caldo con i ventilatori, specie se la temperatura supera i 32 gradi. Infatti l’aria asciuga il sudore che servirebbe al corpo per riequilibrare la temperatura. Sudando meno, la temperatura corporea rimane in realtà più alta, quindi si ottiene l’effetto contrario a quello desiderato.

Cosa consiglia a chi si prende cura di anziani a rischio?
La cosa fondamentale per chi si prende cura di un anziano, specie se non autosufficiente, è dargli da bere a orari fissi, in modo da non dimenticarsi. E poi tenere sotto controllo la temperatura delle stanze. È bene ricordare che può bastare un solo pomeriggio caldo per causare disidratazione e colpo di calore in un anziano. Chiaramente il rischio aumenta con la maggior durata delle ondate di calore, perché l’eventuale disidratazione, se non adeguatamente integrata, prosegue per più giorni.

Vedete molti casi qui in geriatria al Sacro Cuore?
Durante l’estate arrivano qui diversi casi di anziani sofferenti per il caldo. Molti di loro vengono mandati qui dal Pronto Soccorso, soprattutto nei casi più gravi, dove il quadro clinico generale è complicato da altre patologie. Nei casi più lievi, invece, l’anziano viene curato direttamente al Pronto Soccorso con una terapia basata sulla reidratazione con flebo.