Era il 19 ottobre del 1992 quando i primi quattro pazienti di Medicina vennero trasferiti nel neonato reparto di Cardiologia. Un’altra era… con le etichette delle provette per i prelievi del sangue scritte a mano e il monitoraggio ‘fai da te’ dei pazienti critici . Nei ricordi di Alessandra Renzi, allora giovane inferimiera, l’entusiasmo di un gruppo che ha segnato positivamente tutti coloro che contribuirono a far nascere dal nulla un’unità operativa oggi all’avanguardia

1992-2022: il 19 ottobre la Cardiologia dell’IRCCS di Negrar compie 30 anni, ma sfogliando i ricordi di “come eravamo”, più che tre decenni sembra essere passato un secolo, tanto è cambiata la medicina e l’assistenza ospedaliera in così poco tempo.

Da sinistra: Alessandra Renzi, il dr. Salvatore Longo e il dr. Guido Canali
DA SEI LETTI IN MEDICINA A UN VERO E PROPRIO REPARTO

A raccontarlo è una testimone diretta: Alessandra Renzi, oggi coordinatrice del Servizio di Cardiologia, ma allora giovanissima infermiera in forza alla Medicina. “Avevo circa 20 anni quando mi proposero di entrare a far parte dell’équipe infermieristica del reparto di Cardiologia che avrebbe aperto da lì a poco – racconta -. Fino ad allora i pazienti affetti da problemi cardiaci venivano ricoverati in Medicina (in tutto 6 letti). Mentre esisteva già, dai primi anni Ottanta, il Servizio di Cardiologia dove ad effettuare visite ed esami erano i dottori Hernan Nicanor Guilarte, Edoardo Adamo e Salvatore Longo, oggi tutti in pensione”. Con loro, ma solo come consulente, anche l’attuale primario, un giovanissimo Giulio Molon, che tre volte alla settimana si recava a Negrar per la lettura e la refertazione degli esami Holter. Il dottor Molon fu assunto con l’avvio del reparto, e poi arrivarono subito dopo i dottori Guido Canali (responsabile oggi del Servizio di Emodinamica), Francesco Castagna e Gianluca Ferri (responsabili attuali rispettivamente del Servizio di Cardiologia e del reparto degenze).

IL PRIMO PRIMARIO: IL DOTTOR GIANCARLO SALAZZARI

“Decisi di accettare la proposta e di lasciare Medicina, ma non senza timori – prosegue Renzi -. Non avevo le competenze per gestire pazienti con patologie cardiologiche complesse. Finora in Medicina avevamo a che fare con casi al massimo di scompenso cardiaco, ma non con malattie tipiche di un reparto specialistico. Tuttavia non mi persi d’animo: ripresi in mano i libri la sera, mentre durante la giornata a farci da insegnante era il dottor Giancarlo Salazzari, arrivato il 1 settembre del 1991 a Negrar con il compito di aprire il reparto di cui divenne primario il 19 ottobre del 1992”. A ricordare il fondatore della Cardiologia lo sguardo di Alessandra si riempie di stima: “Un grande medico e un grande uomo – sottolinea -. Aveva una dedizione unica per il paziente e il massimo rispetto per tutti i collaboratori, medici, infermieri e operatori”.

IL PRIMO CAPOSALA: ENZO DALLE PEZZE. MA IL MITICO “FIRMI”…

Ad iniziare con Alessandra la nuova avventura un nutrito gruppo di colleghi infermieri: Cecily Kuznikkatil, Maria Rosa Fasoli, Fiorenzo Marogna, Angelo Maccacari, Enzo Righetti, Simonetta Lavarini e la giovanissima Romina Gaetana Vogadori (era appena uscita dalla Scuola Infermieristica). E poi gli operatori Vittorio Piovesani, Luigi Zancardi, Luca Quintarelli, Roberta Pedrini, Tiziano Degani. Capitanati tutti da Enzo Dalle Pezze, il primo caposala (proveniva dalla Riabilitazione) a cui è toccato anche il primo il turno di notte dopo il “taglio del nastro”. “E come non ricordare il mitico ‘Firmi’ al secolo Firmino Mignolli, l’unico infermiere specializzato in Cardiologia – afferma Renzi -. Era il nostro approdo sicuro: più anziano di noi, la sua competenza condita da un’estrema calma anche nei momenti più critici ci dava un’enorme tranquillità”.

IL MONITORAGGIO DEI PAZIENTI? GUARDAVAMO SE LE COPERTE DI MUOVEVANO

I turni di lavoro nel reparto, che contava 22 posti letto, prevedevano la presenza di giorno di 2 infermieri e di altrettanti operatori, numero che si dimezzava la domenica e la notte. Non esisteva reperibilità specialistica che venne introdotta in seguito e in caso di urgenza al capezzale del malato giungeva il medico di turno, di qualsiasi reparto. “La notte era scandita dal giro delle stanze per controllare se i pazienti… respiravano – sorride -. Allora anche i casi più critici non erano monitorati come oggi, e l’unico modo per sapere se erano vivi, era controllare l’alzarsi e l’abbassarsi delle coperte causato dal respiro. Una notte non vedendo nessun movimento, allarmati, ci siamo avvicinati al viso del paziente che si è svegliato di soprassalto. Lui si è spaventato tantissimo e noi abbiamo rimediato una lavata di testa per il nostro metodo poco scientifico!”. Il resto del turno prevedeva tra le altre cose la compilazione a mano delle etichette delle provette del laboratorio per il prelievo di sangue del giorno dopo. “Tutto era scritto a penna, su libroni o block notes. Siamo stati dei pionieri quando abbiamo introdotto la cartella infermieristica, ma il computer era ancora lontano…”, racconta ancora Alessandra.

LA DIVISA: ABITINO BIANCO, COLLANT E… SOTTOVESTE

Un altro mondo anche per quanto riguarda le divise. “Noi infermiere eravamo costrette (uso questo verbo perché non erano il massimo della comodità) ad indossare abiti bianchi rigorosamente sotto il ginocchio con bottonatura laterale. Obbligatorie naturalmente collant e sottoveste perché la divisa non doveva essere minimante trasparente controluce. Pena una tirata di orecchie dalle suore sempre presenti nei reparti…”.

ARRIVA IL PROF. BARBIERI E CON LUI MUOVE I PRIMI PASSI L’EMODINAMICA

Il 1999 fu l’anno della svolta per la giovane Cardiologia. Il 14 settembre fece la prima comparsa a Negrar il professor Enrico Barbieri, ricercatore all’Università di Verona, chiamato da Salazzari come consulente per l’attività di Emodinamica iniziata con le coronarografie. Contemporaneamente si è sviluppata l’attività di Elettrofisiologia e impiantistica.

Con la pensione di Salazzari, il 1 settembre del 2001 il professor Barbieri divenne primario e poco più di un anno dopo venne eseguita la prima angioplastica nella sala allora collocata al primo piano del Sacro Cuore dove ora c’è la Radiologia.

HUB DELLA RETE VENETA PER L’INFARTO OPERATIVO H24

Nel 2012 furono inaugurate due nuove sale di Emodinamica in condivisione con l’Elettrofisiologia, al secondo piano del Sacro Cuore, lo stesso del reparto. Dal 2016 la Cardiologia con 4 posti letto in Terapia Intensiva è centro Hub della rete veneta per l’infarto, con operatività h24 per tutto l’arco dell’anno.

Da sinistra il dottor Canali e il dottor Giulio Molon
OGGI IL DIRETTORE E’ IL DOTTOR GIULIO MOLON

Dal 1 gennaio del 2020 a guidare il reparto è il dottor Giulio Molon, fino allora responsabile di Elettrofisiologia e Cardiostimolazione, Servizio che sotto la sua guida ha visto un notevole sviluppo con l’introduzione di tecnologie di ultima generazione.

Il resto è storia di oggi. Nel 2021 il reparto ha ricoverato oltre 1300 pazienti. Sono state effettuate 263 angioplastiche e 683 coronarografie; 214 i pacemaker impiantiti e 89 i defibrillatori.

Cosa è rimasto di quel 19 ottobre del 1992? “In 30 anni la medicina e l’assistenza ospedaliera hanno fatto passi da gigante. Era veramente un’altra era… – risponde -. Rimane la nostalgia di coloro che se ne sono andati prematuramente: Nicoletta, Marco, Fiorenzo…, anche se il loro ricordo è sempre vivo. Ma rimane anche l’entusiasmo di un giovane gruppo che non si è fatto spaventare da un progetto che era tutto da realizzare. E’ un entusiasmo che ha segnato positivamente tutti coloro che hanno contribuito a far nascere la Cardiologia – conclude Alessandra Renzi –  e ha creato dei rapporti di fiducia, collaborazione e anche amicizia tali che hanno resistito al trascorrere del tempo”.