Il 29 ottobre è dedicato alla grave patologia dell’ictus. Lo Stroke Center di Negrar è un’organizzazione intraospedaliera per la presa in carico tempestiva ed adeguata del paziente, ma si occupa anche di prevenzione
Il 29 ottobre si celebra in tutto il mondo la Giornata dell’ictus, che colpisce solo in Italia 200mila persone all’anno, 9mila nel Veneto.Terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e i tumori, l’ictus rimane la maggior causa di disabilità: su circa 1 milione di persone sopravvissute all’evento acuto, il 30%, sempre nel nostro Paese, presenta una qualità di vita gravemente compromessa che incide, anche economicamente, sulle famiglie e sulla comunità.
Lo Stroke Center del Sacro Cuore
Nel 2001 l’ospedale Sacro Cuore-Don Calabria ha creato lo Stroke Center, un’organizzazione pluridisciplinare dedicata al trattamento dei pazienti colpiti da ischemia cerebrale. Grazie al coordinamento tra i reparti di Neurologia, Terapia Intensiva, Medicina e Geriatria – dove sono stati riservati letti dedicati – il Pronto Soccorso, la Radiologia, il Laboratorio analisi, la Cardiologia e la Chirurgia vascolare il paziente viene preso in carico fino alla riabilitazione con un approccio tempestivo ed adeguato. Secondo un protocollo che prevede l’esame Tac entro 20 minuti dall’arrivo del paziente al Pronto Soccorso. In presenza di indicazioni, viene poi eseguita la trombolisi, conclusa la quale il paziente viene ricoverato in Terapia Intensiva. Se non ci sono indicazioni per la somministrazione del farmaco la destinazione del paziente è la Neurologia o un reparto di area internistica. Lo Stroke Center, che tratta ogni anno 200 pazienti, è molto attivo anche sul fronte della prevenzione dell’evento ischemico, grazie a una stretta collaborazione con la Cardiologia per la diagnosi e la terapia della fibrillazione atriale, una delle principali cause dell’ictus.
Lo stroke
Ma cos’è l’ictus? “Si tratta di un danno vascolare che si ripercuote sul cervello – spiega il neurologo Alessandro Adami, responsabile scientifico dello Stroke Center – La causa è spesso riconducibile a un trombo, che nel 30-40% dei casi si forma nel cuore per embolizzare in seguito nel cervello, provocando l’arresto improvviso della circolazione sanguigna e creando, di conseguenza, gravi danni nel tessuto cerebrale interessato. Nei restanti casi, l’origine non è determinata. Questi sono pazienti che hanno un’alta percentuale di recidiva, ma sui quali si sta focalizzando la ricerca farmacologica, in quanto l’Aspirina non sembra più sufficiente”.
La terapia
Ad oggi la terapia d’elezione per ridurre i danni dello stroke resta la trombolisi sistemica, un trattamento farmacologico somministrato per via endovenosa che ha lo scopo di sciogliere l’embolo. In Veneto si pratica solo nel centri di primo e secondo livello attivi 24 ore su 24, tra cui quello di Negrar. “L’arco temporale ideale nel quale intervenire con la trombolisi è entro le quattro ore e mezza dall’intervento – sottolinea il dottor Adami -. Per questo è fondamentale che già al Pronto Soccorso sia presente personale sanitario preparato a formulare una prima diagnosi, caratteristica questa di uno Stroke Center“. Quando la trombolisi non è indicata, il paziente viene sottoposto a una terapia di sostegno e in casi selezionati alla trombectomia, cioè all’inserimento di un catetere nell’arteria cerebrale interessata al fine di eliminare “meccanicamente” il trombo. Una procedura praticata in Italia a “macchia di leopardo”, che è stata al centro della tavola rotonda del II Convegno neurovascolare del Garda per la prevenzione del cardioembolismo cerebrale, organizzato a Desenzano, il 14 ottobre, dallo stesso dottor Adami e dal dottor Giorgio Silvestrelli, direttore della Stroke Unit del “Carlo Poma” di Mantova. Un confronto tra tre differenti regioni, anche dal punto di vista della configurazione territoriale (Veneto, Lombardia e Trentino Alto Adige), da cui è emerso che il trattamento dell’ictus richiede una risposta specialistica e organizzativa che non può non rientrare nella programmazione sanitaria delle Regioni.
La prevenzione
L’ictus non è sempre un evento ineluttabile. Una delle cause principali è la fibrillazione atriale, un disturbo del ritmo cardiaco nella maggior parte dei casi purtroppo asintomatico. “Nei pazienti anziani con ipertensione arteriosa, diabete o insufficienza cardiaca la fibrillazione atriale provoca all’interno del cuore coaguli di sangue che possono essere causa di ictus cerebrali”, spiega il dottor Guido Canali, responsabile del Servizio di Emodinamica del “Sacro Cuore Don Calabria”. Per evitarlo si ricorre alla somministrazione di anticoagulanti, ma non sempre è possibile per la presenza di controindicazioni. “In questi casi procediamo con la chiusura dell’auricola sinistra, quella parte del cuore in cui si forma il 90% dei trombi. Il follow up dei pazienti trattati dimostra che l’intervento è una valida alternativa ai farmaci anticoagulanti“. Dal 2012 l’équipe formata dal dottor Canali, dalla cardiologa Laura Lanzoni e dal dottor Giulio Molon, responsabile della Struttura semplice di Elettrofisiologia ed Elettrostimolazione, hanno eseguito 60 interventi, numeri che fanno di Negrar uno dei centri leader in Italia. La stessa équipe è stata chiamata nelle scorse settimane a tenere un corso regionale organizzato dal Centro di simulazione Practice che ha sede nell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona. “La parte finale del corso si è tenuta a Negrar, dove i partecipanti hanno assistito alla procedura su due pazienti – conclude il dottor Canali -. Si tratta di un intervento in anestesia generale e sotto controllo ecocardiografico trans esofageo. Con la puntura di una vena dell’inguine attraverso il sistema venoso si arriva nell’atrio destro e quindi, mediante puntura transettale, cioè praticando un piccolo foro a livello del setto interatriale, viene posizionata un dispositivo occlusore nell’auricola sinistra“.
elena.zuppini@sacrocuore.it