TARE: TRANS-ARTERIAL RADIO-EMBOLIZATION O RADIOEMBOLIZZAZIONE EPATICA

CHE COS’E’

Tra i trattamenti loco-regionali per il tumore al fegato, la metodica più recente è la TARE (Trans-Arterial Radio-Embolization o radioembolizzazione epatica). Si tratta di una radioterapia intraepatica, che permette di trattare in maniera mirata con alta dose di radiazioni l’area tumorale. Ciò riduce il rischio di danno del tessuto sano e degli effetti collaterali sul paziente, permettendo di trattare zone più ampie rispetto ad altre procedure. Si attua attraverso la somministrazione di microsfere insolubili di vetro addizionate con il radioisotopo Ittrio 90, direttamente nella lesione tumorale, per via angiografica. Le microsfere emanano radiazioni Beta che provocano la necrosi delle cellule neoplastiche e quindi la distruzione del tumore.

UN’EQUIPE SPECIALIZZATA

La TARE è una procedura complessa che prevede la collaborazione in équipe di più specialisti  e viene effettuata in Italia solo in pochi centri.  Si avvale in combinazion di metodica angiografica e di medicina.  La dott.ssa Sara Boninsegna, responsabile dell’Unità di Epatologia Interventistica della Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva,  propone i pazienti con indicazione al Gruppo Oncologico Multidisciplinare TARE composto da oncologi, radiologi interventisti, medici nucleari, fisici nucleari e chirurghi.

Tutti  gli specialisti collaborano nella scelta del miglior trattamento, che avviene in base al tipo di malattia, alla sua diffusione, alla possibile suscettibilità ai diversi approcci: termoablazione percutanea con micro-onde, trattamenti loco-regionali di radiologia interventistica (TACE=chemioembolizzazione, TARE), approccio chirurgico (resezione epatica, termoablazione in corso di laparoscopia), terapia sistemica (chemioterapia, e, più di recente, immunoterapia), radioterapia stereotassica.

PER QUALI PAZIENTI E’ INDICATA

L’esperienza crescente nell’ambito della TARE ha portato ad un allargamento delle sue indicazioni nell’ultimo decennio.

  • La sua più frequente indicazione è il tumore primitivo epatico o epatocarcinoma (HCC), non resecabile e non suscettibile di trattamento ablativo per localizzazione (vicino a strutture) o per dimensione (>6 cm), anche con invasione epatica plurisegmentaria. La TARE può essere eseguita anche in presenza di trombosi portale e  possono essere trattate recidive dopo un precedente trattamento loco-regionale. L’intento della TARE può essere curativo o palliativo, a seconda della presentazione clinica del tumore. La selezione del paziente è fondamentale per poter impiegare la dose di radiofarmaco utile ed efficace per il trattamento, che viene definita anche dalla funzionalità del fegato  residua, per non creare scompenso epatico dopo la procedura.
  • La TARE può essere effettuata come “ponte” verso il trapianto epatico, o pazienti il cui tumore da non resecabile viene reso resecabile per citoriduzione. Rispetto alla TACE, la TARE porta ad un migliore controllo locale di malattia, quindi può essere utilizzata per permettere che il paziente possa rimanere in lista d’attesa per trapianto per un tempo più lungo.  Perciò la collaborazione con i colleghi chirurghi e i centri trapianti è molto importante per finalizzare l’utilizzo della metodica verso altre possibilità terapeutiche.
  • La TARE può avere inoltre un ruolo nel rendere il paziente suscettibile a trattamenti sistemici; a questo proposito sono particolarmente interessanti protocolli in fase di studio per valutare come coniugare la TARE con le nuove terapie disponibili per HCC al fine di potenziare l’effetto (anche immunologico) dei due trattamenti combinati.
  • E’ indicata anche nel colangiocarcinoma (tumore delle vie biliari) non resecabile, che origina solitamente su fegato non cirrotico, in particolare nelle masse con invasione plurisegmentaria, anche associate ad invasione vascolare e trombosi dei vasi portali; alcuni colangiocarcinomi potrebbero diventare resecabili dopo trattamento TARE. Colangiocarcinomi inizialmente metastatici, in cui le metastasi regrediscono grazie alla chemioterapia, possono essere suscettibili di TARE, se la persistenza di malattia coinvolge solo il fegat
  • Altri ambiti in cui viene utilizzata la TARE: metastasi da tumori neuroendocrini o da tumori del colon. In questi casi l’esperienza clinica è più limitata
PROCEDURA IN DUE FASI

La TARE si effettua in due fasi, che prevedono due ricoveri a circa due settimane l’uno dall’altro

Effetti collaterali

La TARE non comporta particolari effetti collaterali, se non una sindrome di astenia che perdura per alcuni giorni ed è sopportata facilmente dal paziente.

Presso l’Unità di Epatologia Interventistica della Gastroenterologia ed Endoscopia Digestivastate eseguiti dal 2016 ad oggi circa 150 trattamenti TARE, il numero è crescente negli anni, nel 2025 ne abbiamo già effettuato 17.