1 dicembre: Giornata mondiale dell’AIDS. Conoscenza delle modalità di diffusione del virus e diagnosi tempestiva rendono possibile prevenire e curare la malattia. Occorre pertanto continuare a investire nella diffusione della corretta informazione a livello capillare e promuovere l’accesso al test, primo passo per potersi sottoporre alle cure che oggi come mai prima, sono sicure ed efficaci.
Nell’ultimo decennio abbiamo assistito, a livello globale, ad un progressivo calo delle nuove infezioni da HIV; tuttavia i progressi nella lotta all’AIDS hanno subito un rallentamento a causa dell’emergenza COVID, rallentamento che ha colpito in maggior misura i Paesi poveri, acuendo così il divario tra Nord e Sud del mondo. Equalize, promuovere uguaglianza, è appunto il tema scelto da Unaids (il programma delle Nazioni Unite per accelerare, intensificare e coordinare l’azione globale contro l’AIDS, ndr) per celebrare il World AIDS Day del 1° dicembre.
Dopo 40 anni dalla scoperta del virus, permane lo stigma nei confronti delle persone con HIV, uno degli ostacoli principali nella lotta contro l’infezione
Nel 2021, sono stati registrati un milione e mezzo di nuovi casi nel mondo: ben un milione in più rispetto agli obiettivi-target indicati per il 2020. Ricordando che mancano solo otto anni all’obiettivo del 2030 di porre fine all’AIDS come minaccia per la salute globale, Unaids segnala che i fattori che alimentano le disuguaglianze sono: la criminalizzazione delle popolazioni chiave, lo stigma che pesa sulle persone con HIV, la compressione dei diritti delle donne. Sembra quasi paradossale che questi temi siano gli stessi di 40 anni fa, quando l’HIV/AIDS è stato scoperto.
In Italia l’incidenza è inferiore alla media europea, ma rimane il ritardo diagnostico
Secondo l’ultimo aggiornamento dei dati di sorveglianza, pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità, in Italia le infezione da HIV diagnosticate nel 2021 sono state 1.770, pari a tre nuovi casi per 100.000 residenti, incidenza inferiore a quella della media europea, che ha registrato 4,3 nuovi casi per 100.000 abitanti. Dal 2018 si osserva una evidente diminuzione dei casi per tutte le modalità di trasmissione. I rapporti sessuali rimangono la via predominante di infezione e le fasce più colpite sono i giovani adulti di sesso maschile.
Purtroppo anche nel 2021 permane il ritardo diagnostico: il 63% delle nuove diagnosi in Italia riguarda persone con malattia in fase avanzata. Un dato che rispecchia una insufficiente consapevolezza e scarsa sensibilizzazione riguardo all’HIV nella popolazione, dovute, probabilmente, alla pandemia da COVID-19 che ha monopolizzato l’attenzione e gran parte delle risorse.
Grazie ai farmaci oggi l’HIV/AIDS si può curare
Occorre riaccendere i fari sull’infezione da HIV/AIDS, perché oggi, dopo 40 anni dalla sua scoperta, è ancora una pandemia silenziosa e subdola, che tuttavia può essere sconfitta con gli strumenti a disposizione grazie ai progressi della medicina e della scienza.
Progressi che hanno portato, negli ultimi anni, ad un cambiamento radicale della storia naturale dell’infezione, grazie alla disponibilità di farmaci efficaci e di gestione semplificata. Oggi le persone infette che assumono correttamente i farmaci antiretrovirali possono contare su una sostanziale normalizzazione dell’aspettativa di vita; inoltre, è stato definitivamente assodato che l’assunzione regolare di tali farmaci, pur non riuscendo ad eliminare il virus dai reservoir nei quali è annidato, ne arresta la replicazione, determinando la non rilevabilità della carica virale nel sangue ed in altri liquidi biologici.
La condizione di carica virale non rilevabile corrisponde all’arresto della contagiosità attraverso i rapporti sessuali. Questo concetto, riassunto nel ben noto slogan U=U: undetectable (non rilevabile) = untransmittable (non trasmissibile), ha un impatto rivoluzionario sulla quotidianità della vita di relazione delle persone positive, ma non è ancora sufficientemente conosciuto a livello di popolazione.
Partendo dal concetto che la conoscenza delle modalità di diffusione del virus e una diagnosi tempestiva rendono possibile prevenire e curare la malattia, occorre continuare a investire nella diffusione della corretta informazione a livello capillare e a promuovere l’accesso al test, che è il primo passo per potersi sottoporre alle cure che oggi come mai prima, sono sicure ed efficaci.
Maria Rosa Capobianchi
biologa consulente dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, membro dell’Istituto Superiore della Sanità e professoressa Saint Camillus International University of Health Sciences, Roma