L'AD Claudio Cracco nominato Ambassador della Sanità Italiana

A margine del meeting di Grandi Ospedali che si è tenuto a Torino, l’Amministratore Delegato dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria, dottor Claudio Cracco, è stato insignito del titolo di “Ambassador della Sanità italiana”. La Community degli Ambassador è composta da 35 manager, tra cui direttori generali o amministratori delegati delle grandi strutture ospedaliere che dal 2022 ad oggi sono state inserite tra i migliori ospedali italiani (classifica Newsweek – Statista).

Il 28 maggio, a margine del meeting di Grandi Ospedali che si è tenuto a Torino, l’Amministratore Delegato dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria, dottor Claudio Cracco, è stato insignito del titolo di “Ambassador della Sanità italiana”, un riconoscimento che viene attribuito “a quei leader del settore sanitario che si contraddistinguono per il loro impegno nell’innovazione, nella collaborazione e nel creare sinergie all’interno del sistema sanitario con l’obiettivo di migliorare la qualità e l’efficacia dell’assistenza sanitaria e di elevare la capacità della ricerca, rispecchiando così i valori e lo spirito del progetto Grandi Ospedali

La Community degli Ambassador è composta da 35 manager, tra cui direttori generali o amministratori delegati delle grandi strutture ospedaliere che dal 2022 ad oggi sono state inserite tra i migliori ospedali italiani (classifica Newsweek – Statista). Nel 2023 lo stesso titolo era stato conferito anche al dottor Mario Piccinini.

Sono onorato di questo prestigioso riconoscimento che mi è stato assegnato in quanto Amministratore Delegato di un Grande Ospedale. Ma se l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria è considerato tale è grazie alla professionalità, alla passione e all’abnegazione di tutti i Collaboratori che ogni giorno sono a sevizio del paziente. ‘Ambassador della Sanità italiana’ è un titolo personale ma nello stesso tempo un riconoscimento collettivo che ci sprona a migliorare sempre, consapevoli delle sfide attuali e di quelle che ci attendono”, commenta il dottor Claudio Cracco.


Laboratorio di Ecocardiografia: “certificato” in Europa per i casi più complessi. E’ l’unico in Italia

Il Laboratorio di Ecocardiografia dell’IRCCS di Negrar ha ottenuto, unico centro italiano, la certificazione europea “avanzata” per l’ecocardiogramma transtoracico e transesofageo. “Un’ulteriore conferma del livello di expertise raggiunto dagli operatori e di conseguenza una garanzia di qualità e di sicurezza per il paziente”, afferma il direttore della Cardiologia, dottor Giulio Molon. La dottoressa Laura Lanzoni, responsabile del Laboratorio: “La certificazione dell’EACVI ci qualifica come Centro specializzato nella valutazione ecocardiografica dei casi più critici e complessi, come i pazienti candidabili a procedure cardiologiche interventistiche percutanee o ad interventi cardiochirurgici”

Prestigioso riconoscimento per la Cardiologia dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, diretta dal dottor Giulio Molon. Il Laboratorio di Ecocardiografia ha ottenuto la certificazione europea “avanzata” in ecocardiogramma transtoracico ed in ecocardiogramma transesofageo. 

Quello di Negrar è lunico Laboratorio italiano ad aver ricevuto l’attestazione dall’EACVI, la più importante Società    scientifica europea di imaging cardiovascolare, che certifica la competenza nella valutazione ecocardiografica dei pazienti. “Un’ulteriore conferma del livello di expertise raggiunto dagli operatori e di conseguenza una garanzia di qualità e di sicurezza per il paziente”, sottolinea il dottor Molon.

L’ecocardiogramma è un esame di primo o secondo livello che utilizza gli ultrasuoni per visualizzare il cuore e le sue strutture, indicato per tutte le patologie cardiologiche e ogniqualvolta malattie, interventi o terapie farmacologiche possono influire sulla salute cardiaca.

“Si tratta di una procedura “operatore dipendente”, pertanto è fondamentale la preparazione teorica e pratica di chi lo esegue –  spiega la dottoressa Laura Lanzoni, responsabile del Laboratorio -. All’IRCCS di Negrar possiamo contare su grandi volumi: nel 2024 il nostro Laboratorio ha effettuato 9.100 ecocardiogrammi su adulti, di cui 320 transesofagei. Quelli pediatrici sono stati 620 e 120 gli esami fetali”.

“Nel 2014 avevamo ottenuto la certificazione base dalla stessa società scientifica europea per l’ecocardiogramma più comune, quello transtoracico – prosegue la cardiologa – Potevamo ottenere lo stesso riconoscimento per l’ecocardiogramma transesofageo (che viene effettuato inserendo la sonda ecocardiografica nell’esofago, la cui posizione favorisce uno studio più dettagliato del cuore ndr), ma abbiamo voluto alzare l’asticella”. Questo è stato possibile grazie alle precedenti certificazioni europee e italiane conseguite da tutti i sei medici ecocardiografisti e dalle due sonographer, cioè tecnici di ecocardiografia; al numero delle pubblicazioni scientifiche e a quello degli operatori formati nell’ultimo triennio.

“La certificazione dell’EACVI ci qualifica come Centro specializzato nella valutazione ecocardiografica dei casi più critici e complessi” spiega ancora Lanzoni. “Mi riferisco per esempio ai pazienti candidabili a procedure cardiologiche interventistiche percutanee, come la sostituzione della valvola aortica o la correzione della valvola mitrale, o ad interventi cardiochirurgici per i quali l’ecocardiogramma è un esame decisivo. Oppure ai pazienti oncologici che essendo sottoposti a terapie potenzialmente cardiotossiche necessitano di uno studio periodico della condizione del cuore. Inoltre l’ecocardiogramma – conclude la cardiologa – è fondamentale per decidere la strategia di intervento su pazienti infartuati in cui è necessario stabilire con precisione quale parte del muscolo cardiaco è ancora viva e funzionale. Si tratta di una certificazione di qualità a tutto vantaggio del paziente”.

Nella foto da sinistra: i dottori Giulio Molon, Stefano Bonapace, Laura Lanzoni, Andrea Chiampan e Anna Anselmi. Di seguito lo sonographer Sara Bulgari e Nicoletta Andreassi Dal Ben. Fanno parte del Laboratorio anche la dott.ssa Clementina Dugo e il dottor Luca Ghiselli


Premio della chirurgia europea colorettale per l'APP iColon

L’App “iColon” valica i confini nazionali e viene premiata in Europa. L’applicazione digitale sviluppata dalla Chirurgia generale dell’Irccs di Negrar per supportare i pazienti nell’adesione al protocollo ERAS ha ricevuto il premio PosterAward nel corso dell’ultimo congresso europeo di chirurgia colo-rettale che si è svolto a San Gallo in Svizzera, “sbaragliando” un centinaio di altri lavori candidat

L’App “iColon” valica i confini nazionali e viene premiata in Europa. L’applicazione digitale sviluppata dalla Chirurgia generale dell’Irccs di Negrar per supportare i pazienti nell’adesione al protocollo ERAS (Enhanced Recovery After Surgery, ovvero miglior recupero dopo un intervento chirurgico) ha ricevuto il premio PosterAward nel corso dell’ultimo congresso europeo di chirurgia colo-rettale che si è svolto a San Gallo in Svizzera, “sbaragliando” un centinaio di altri lavori candidati.

A ritirare il prestigioso riconoscimento è stata la dottoressa Elisa Bertocchi, chirurgo colo-rettale e responsabile ERAS per la chirurgia del colon-retto, che ha illustrato l’abstract davanti all’assemblea plenaria del meeting scientifico, circa un migliaio di esperti del settore.

“Siamo molto orgogliosi di questo premio assegnato da uno dei congressi di riferimento per la nostra chirurgia – sottolinea la dottoressa -. Mesi prima avevo inviato un lavoro, redatto insieme al primario, il dottor Giacomo Ruffo, e ai miei colleghi di tutto il team ERAS, relativo all’adozione di iColon da parte dei primi 850 pazienti sottoposti a chirurgia colorettale”.

 

A colpire innanzitutto la giuria, composta dai relatori del congresso, è stato il numero dei pazienti coinvolti nell’uso di iColon. “Si tratta dell’esperienza digitale che in Europa vanta la più alta casistica. Ad oggi  sono circa un migliaio i pazienti che hanno utilizzato  l’App – sottolinea la dottoressa Bertocchi –. Altri numeri rilevanti sono quelli che riguardano l’elevato tasso di utilizzo dell’applicazione che nel pre e nel post-operatorio oscilla tra il 76 e l’85%”.

Un ulteriore aspetto interessante è la correlazione tra l’utilizzo dell’App e l’adesione al protocollo ERAS. “Dal nostro studio è emerso che più il paziente fa uso di iColon, più è aderente alle indicazioni proposte dal protocollo – spiega ancora la dottoressa Bertocchi -. Abbiamo inoltre rilevato che coloro che fanno un uso minore, o addirittura nullo dell’applicazione, nella fase  post dimissione risulta maggiormente a rischio di incorrere in complicanze e in  una nuova ospedalizzazione Per questo iColon si è rivelata uno strumento prezioso per standardizzare e migliorare il follow up dei nostri pazienti dopo un intervento chirurgico: chi risulta non aderente alle indicazioni fornite o chi non utilizza l’applicazione viene celermente contattato dal team clinico per escludere la presenza di possibili problemi ed eventualmente trattarli e gestirli celermente.”.


Il team di Chirurgia toracica premiato al congresso nazionale SIET per l'illustrazione del caso più rilevante

Nell’ambito del XXII Congresso nazionale della Società Italiana di Endoscopia Toracica (SIET), che si è svolto nelle settimane scorse a Firenze, il team, guidato dal dottor Diego Gavezzoli, ha vinto la “Case Competition” per aver presentato il caso chirurgico più rilevate ed aver svolto la migliore comunicazione tramite poster. Si tratta del primo intervento in Italia, illustrato in un consesso scientifico, che ha utilizzato la chirurgia robotica associata al verde di indocianina per l’asportazione di un adenoma paratorideo mediastinico

Prestigioso riconoscimento per l’équipe di Chirurgia toracica dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria. Nell’ambito del XXII Congresso nazionale della Società Italiana di Endoscopia Toracica (SIET), che si è svolto nelle settimane scorse a Firenze, il team, guidato dal dottor Diego Gavezzoli, ha vinto la “Case Competition” per aver presentato il caso chirurgico più interessante ed aver svolto la migliore comunicazione tramite poster (clicca qui). Alla “competizione” hanno partecipato 52 lavori presentati da chirurghi ed endoscopisti toracici, pneumologi provenienti dai maggiori ospedali di tutta Italia.

Il premio del primo classificato, vinto dalla dottoressa Rosalia Romano che ha curato l’esposizione, riguarda un corso di alta formazione sulla gestione del sanguinamento intraoperatorio in chirurgia toracica presso il Centro Multidisciplinare di chirurgia robotica di Pisa.

Il dottor Gavezzoli con le dottoresse Romano e Barbara Canneto e il dottor Gianluca Perroni sono intervenuti una signora di 73 anni per l’asportazione un adenoma paratiroideo mediastinico, tramite chirurgia robotica guidata dalla fluorescenza di verde di indocianina. Questo tracciante è impiegato nell’individuazione degli adenomi in sede cervicale, ma in letteratura non è mai stato descritto l’utilizzo come guida nell’identificazione degli adenomi mediastinici.  Quello della Chirurgia toracica del “Sacro Cuore Don Calabria” è stato il primo caso in Italia di questo tipo condiviso in una comunità scientifica di Chirurgia ed Endoscopia toracica.

L’adenoma paratiroideo

L’adenoma paratiroideo è un tumore benigno delle paratiroidi, le quattro ghiandole endocrine collocate dietro alla tiroide che hanno il compito di produrre e secernere l’ormone paratiroideo o paratormone (PTH), fondamentale per mantenere un livello adeguato di calcio nel sangue (calcemia), intervenendo quando tale livello si abbassa. L’adenoma, essendo causato da una proliferazione neoplastica di cellule delle paratiroidi, determina un aumento anomalo e incontrollato della calcemia.

L’adenoma nel 75% dei casi coinvolge una delle paratiroidi inferiori; nel 15% una delle paratiroidi superiori, mentre nel 10% dei casi circa vi è coinvolgimento di paratiroidi con localizzazione “anomala”, per esempio intratiroidea o intramediastinica.

Il caso della signora ricoverata al “Sacro Cuore Don Calabria” presentava un adenoma paratiroideo mediastinico, cioè situato nel torace, con un livello di calcemia persistentemente elevato e refrattario alla terapia medica.

L’intervento chirurgico

“L’intervento di asportazione di questi adenomi varia in base alla localizzazione anatomica”, spiega il dottor Gavezzoli. “In caso di sede mediastinica, l’adenoma può essere asportato sia con le tradizionali tecniche (con un’incisione a livello del torace o dello sterno), sia con le tecniche mininvasive come la toracoscopia. La localizzazione e l’asportazione radicale del tessuto paratiroideo ectopico iperfunzionante può essere una sfida, soprattutto quando le dimensioni della lesione sono esigue e il tumore è immerso in una zona anatomica ricca di tessuto adiposo, come può essere il mediastino”.

In questo caso i chirurghi toracici, in collaborazione con il professor Paolo Brazzarola, chirurgo endocrinologico sempre dell’IRCCS di Negrar, hanno utilizzato il verde di indocianina, un tracciante fluorescente che una volta iniettato nel sangue, è migrato velocemente verso l’adenoma, rendendolo così immediatamente visibile sul monitor della consolle del robot chirurgico. “L’impiego del tracciante e della tecnica robotica hanno permesso di ottenere un’asportazione dell’adenoma radicale e sicura con l’esecuzione di sole 3 piccole incisioni da 1 cm a livello del torace, favorendo il recupero molto rapido della paziente”, ha concluso il dottor Gavezzoli.

Nella foto da sinistra: i dottori Gianluca Perrone e il dottor Diego Gavezzoli, la dottoressa Rosalia Romano e il professor Paolo Brazzarola


E' di una farmacista dell'IRCCS di Negrar la migliore tesi europea di Dottorato nel campo delle scienze nucleari

La dottoressa Chiara Favaretto, farmacista dell’Officina Farmaceutica e Ciclotrone, diretta dal dottor Giancarlo Gorgoni, è la vincitrice del Best PhD Thesis Award in Europe 2024, il riconoscimento assegnato dall’European Nuclear Society (ENS) alla migliore tesi di Dottorato dell’anno nel campo delle scienze nucleari. Grazie a questa ricerca, due nuovi radiofarmaci (161Tb-DOTA-LM3 e 161Tb-SibuDAB) per la cura delle neoplasie neuroendocrine sono attualmente in fase I di sperimentazione clinica.

La dottoressa Chiara Favaretto, farmacista dell’Officina Farmaceutica e Ciclotrone, diretta dal dottor Giancarlo Gorgoni, è la vincitrice del Best PhD Thesis Award in Europe 2024, il riconoscimento assegnato dall’European Nuclear Society (ENS) alla migliore tesi di Dottorato dell’anno nel campo delle scienze nucleari.

La dottoressa Favaretto, 31 anni, originaria di Dolo (Venezia), lavora all’IRCCS di Negrar dal 9 Aprile 2024. Dal 2019 al 2022 ha svolto il Dottorato di ricerca sui radiofarmaci e la produzione di radioisotopi per la medicina nucleare al Politecnico Federale (ETH) di Zurigo. Lo studio documentato dalla tesi – dal titolo “Development of terbium radioisotopes towards clinical theragnostics applications in nuclear medicine”- si concentra sullo sviluppo di metodi per la produzione di isotopi radioattivi innovativi utilizzabili in medicina nucleare, sia per la diagnosi che per il trattamento di diversi tipi di tumore. Grazie a questa ricerca, due nuovi radiofarmaci (161Tb-DOTA-LM3 e 161Tb-SibuDAB) per la cura delle neoplasie neuroendocrine sono attualmente in fase I di sperimentazione clinica, cioè la prima fase di sperimentazione sull’uomo che ha l’obiettivo di testare la sicurezza e la tollerabilità del radiofarmaco.

Il Best PhD Thesis Award in Europe 2024 è un riconoscimento molto importante in quanto viene assegnato dalla più grande società scientifica (ENS) in Europa che ha l’obiettivo di promuovere lo sviluppo dell’uso pacifico dell’energia nucleare. I membri dell’ENS sono costituiti dai rappresentanti delle Società nucleari nazionali di 22 Paesi europei a cui si aggiunge quella di Israele. Le tesi in concorso erano una per ogni Paese membro della Società. Cinque i lavori finalisti, nell’ambito dei quali è stata scelta come vincitrice la tesi della dottoressa Favaretto.


Il prof. Targher nominato presidente triveneto della SID si conferma tra i ricercatori più influenti del mondo

Per il terzo anno consecutivo il prof. Giovanni Targher, responsabile dell’UOS di Malattie metaboliche dell’IRCCS di Negrar, viene inserito nella prestigiosa lista Highly Cited Researchers che comprende i ricercatori più citati al mondo. Inoltre è stato eletto presidente della Società Italiana di Diabetologia della Sezione Veneto e Trentino Alto Adige.

Il professor Giovanni Targer – responsabile dell’UOS di Malattie Metaboliche dell’IRCCS di Negrar e ordinario di Endocrinologia nel Dipartimento di Medicina dell’Università di Verona – è per il terzo anno consecutivo tra i ricercatori più citati al mondo. Il suo nome infatti compare ancora nella lista degli Highly Cited Researchers, stilata ogni anno da Clarivate, una delle società più accreditate nel fornire servizi basati sull’analisi di dati e informazioni relativi alla ricerca scientifica e accademica. 

Un prestigioso riconoscimento al quale è seguita sabato 23 novembre l’elezione a presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID) della Sezione Veneto e Trentino Alto Adige per il biennio 2024-2026.

Il professor Targher è stato confermato nell’importante classifica insieme ad altri due ricercatori dell’Ateneo scaligero: Corrado Barbui, docente di Psichiatria e direttore del dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento, e Giuseppe Lippi, docente di Biochimica clinica afferente al Dipartimento di Ingegneria per la medicina di innovazione e attuale preside della facoltà di Medicina. Invece Marianna Purgato, docente di Psichiatria nel Dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento entra per la prima volta nella classifica.

“Essere identificato per il terzo anno consecutivo tra i ricercatori più influenti al mondo In base alle pubblicazioni scientifiche è un’enorme soddisfazione”, afferma il prof. Targher. “Questo significa che il lavoro di ricerca che con il mio gruppo proseguo da 25 anni sulla relazione fra steatosi epatica (MASLD) e rischio di sviluppare complicanze cardiometaboliche e renali continua a suscitare interesse nella comunità scientifica internazionale. Condivido questo importante traguardo con i miei collaboratori, con l’amministrazione dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria dove sto proseguendo con ottimi risultati la mia attività scientifica e la governance dell’Università di Verona per avermi messo nella condizione poter proseguire i mei studi”.


Il dottor Giuliano Barugola, nuovo presidente dei chirurghi degli ospedali privati

Il dottor Giuliano Barugola, responsabile dell’Unità Operativa Semplice di Chirurgia delle Malattie Infiammatorie Retto-Intestinali, è il nuovo presidente nazionale della SICOP, la Società scientifica che rappresenta i chirurghi delle strutture sanitarie private, private accreditate profit e no profit. Quarantasei anni, il dottor Barugola lavora al “Sacro Cuore Don Calabria” dal 2009 nell’Unità Operativa di Chirurgia Generale, specializzandosi nella chirurgia delle Malattie infiammatorie croniche dell’intestino

Il dottor Giuliano Barugola, responsabile dell’Unità Operativa Semplice di Chirurgia delle Malattie Infiammatorie Retto-Intestinali, è il nuovo presidente nazionale della SICOP, la Società scientifica che rappresenta i chirurghi delle strutture sanitarie private, private accreditate profit e no profit.

Quarantasei anni, il dottor Barugola lavora al “Sacro Cuore Don Calabria” dal 2009 nell’Unità Operativa di Chirurgia Generale, specializzandosi nella chirurgia delle Malattie infiammatorie croniche dell’intestino (morbo di Crohn e Colite Ulcerosa). Membro del direttivo SICOP dal 2021, inizia la sua presidenza triennale nell’anno del 25° dalla fondazione della Società scientifica e in un momento storico molto complesso per il comparto salute.

“In un orizzonte di evidente difficoltà del Servizio Sanitario Nazionale, le attività sanitarie private restano un valore aggiunto nell’alveo di una programmazione pubblica delle politiche per la salute – afferma il dottor Barugola – Sarà nostro compito, come SICOP, fornire ai pazienti e alle Istituzioni una rilettura positiva e pragmatica della spesa sanitaria privata, affinché non venga considerata solo la cartina di tornasole di un servizio sanitario che non funziona, ma un’alternativa consapevole di una società che è molto cambiata, che vuole risposte rapide e scegliere il medico al quale affidarsi in strutture adeguate ed efficienti. Occorre – sottolinea concludendo il nuovo presidente SICOP – trovare la capacità di ridisegnare un servizio sanitario che sappia ascoltare i nuovi bisogni della popolazione, snellito di tutte le inefficienze e che ritorni all’ideale universale della salute ‘sopra-tutto‘”.

La SICOP ha una rappresentanza all’interno del Collegio Italiano dei Chirurghi (CIC) e partecipa ai tavoli di lavoro del Ministero della Salute.


L'IRCCS di Negrar primo centro formatore ERAS in Italia per la chirurgia colo-rettale e bariatrica

Il protocollo chirurgico ERAS si basa su un approccio innovativo e multidisciplinare che mette al centro il paziente anche nella fase pre e post-operatoria del suo percorso. Elementi chiave del protocollo sono oltre alla scelta di un approccio chirurgico mini-invasivo, l’utilizzo ridotto di cateteri e drenaggi e la gestione ottimale del dolore e della nausea che permette la precoce ripresa della mobilizzazione e dell’alimentazione dopo l’intervento chirurgico. Tutto ciò consente un migliore e più rapido recupero funzionale del paziente grazie all’abbattimento delle complicanze mediche, con la conseguente riduzione dei giorni di ricovero da 8,5 a 4,6 per gli interventi al colon-retto e dimissioni entro 48 ore per la chirurgia dell’obesità.

L’IRCCS di Negrar “fa scuola” in Italia e in europa: dopo solo un anno dalla certificazione di centro qualificato, raggiunge un ulteriore e prestigioso traguardo nell’applicazione del protocollo chirurgico ERAS (Enhanced Recovery After Surgery), un percorso di cure che ha come obiettivo la migliore e più rapida ripresa del paziente dopo l’intervento. Il Dipartimento di Chirurgia Generale ha infatti ricevuto la certificazione internazionale di centro formatore ERAS (ERAS® Training Center) per la chirurgia colo-rettale e per il trattamento dell’obesità, che consente alle componenti delle due équipe chirurgiche di formare altri centri europei ed italiani in merito all’applicazione e implementazione del protocollo ERAS che, grazie all’adozione di percorsi-pazienti virtuosi e specifiche tecniche chirurgiche ed anestesiologiche nelle varie fasi peri-operatorie permette di abbattere le complicanze e quindi la durata del ricovero. 

Dr. Giacomo Ruffo

“Grazie ad Eras, all’IRCCS di Negrar, infatti, la degenza media è passata da 8,5 giorni a 4,6 per quanto riguarda la chirurgia colo-rettale, mentre per quella bariatrica la media attuale è di 2 giorni contro i 4 prima dell’applicazione del protocollo – afferma il dottor Giacomo Ruffo, direttore della Chirurgia Generale -. In calo significativo anche le complicanze post-intervento che sono passate dal 33 al 19,5%. Rilevanti anche i dati relativi al dolore e alla nausea dopo l’operazione, il cui controllo è fondamentale per la ripresa della mobilizzazione e dell’alimentazione precoci: si è passati rispettivamente dal 12% al 2% e dal 4% all’1,5%”.

“La certificazione di centro formatore è il risultato di un lavoro complesso di più specialisti, non solo chirurghi, che ha portato ad un’adesione al protocollo superiore al 95%, grazie alla quale sono stati ottenuti significativi miglioramenti a vantaggio di tutti i pazienti, ma in particolare per quelli fragili e per coloro che subiscono interventi ad alta complessità – continua Ruffo -. Il prossimo obiettivo è il riconoscimento di centro di eccellenza, di cui si avvalgono una trentina di ospedali in tutto il mondo, raggiungibile con il mantenimento dei risultati ottenuti e implementando ulteriormente il protocollo Eras con percorsi virtuosi, come l’attivazione di un centro antifumo e un percorso peri-operatorio per il paziente anziano”.

Il protocollo Eras è stato adottato ufficialmente dalla chirurgia colo-rettale nel settembre 2021, quando sono stati inseriti i primi pazienti aderenti al percorso sulla piattaforma mondiale della società scientifica. Oggi i pazienti sono 713, ai quali si aggiungono i 228 della chirurgia bariatrica, che ha iniziato il percorso nel 2021.

Dr.ssa Elisa Bertocchi

Secondo Eras il miglior recupero dopo l’intervento è raggiungibile solo se in ognuna delle tre fasi del protocollo vengono rispettate specifiche linee guida. Di fondamentale importanza è la fase pre-operatoria che si basa sulla preparazione ottimale del paziente attraverso un piano nutrizionale e un percorso di preabilitazione appositamente creati dal nutrizionista e dal fisiatra – spiega la dottoressa Elisa Bertocchi, chirurgo colo-rettale -. Diagnosticate eventuali carenze, viene integrata l’alimentazione con specifici integratori e in caso di anemia, cercata e corretta la causa della stessa”.

La fase operatoria non si limita alla chirurgia mini-invasiva, ma a una serie di procedure anestesiologiche, come la somministrazione di pochi liquidi e l’uso limitato di farmaci oppioidi. “Dalla sala operatoria il paziente esce privo di cateteri e drenaggi, e già nelle ore successive inizia a bere, ad alimentarsi e a muoversi anche grazie a terapie per il controllo del dolore e della nausea – prosegue -. Tutto questo richiede collaborazione da parte dell’équipe multispecialistica e l’adesione attiva e consapevole da parte del paziente a tutto il percorso. Adesione supportata da una un’APP (IColon) che stimola continuamente il paziente ad essere aderente al protocollo e che rappresenta una sorta di diario digitale che consente al medico di monitorare a distanza il paziente dopo le dimissioni e al paziente di rimanere sempre in contatto con il medico”.

dottoressa Irene Gentile, Chirurgia Generale dell'IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria
Dr.ssa Irene Gentile

“Nella chirurgia bariatrica, ERAS facilita la gestione del paziente, molto spesso giovane e con l’esigenza di tornare al più presto alle attività quotidiane – afferma la dottoressa Irene Gentile, chirurgo bariatrico -. Inoltre, il coinvolgimento attivo è ancora più importante per il paziente affetto da obesità grave per quanto riguarda l’aspetto dell’alimentazione e dell’attività fisica: il calo ponderale è fondamentale sia per la candidabilità all’intervento sia per la buona riuscita dello stesso”.

 

 


Obesità: l'IRCCS di Negrar Centro di eccellenza SICOB per la chirurgia bariatrica

L’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria ha ricevuto dalla Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità (SICOB) la certificazione di centro di eccellenza, il massimo riconoscimento della qualità raggiunta per quanto riguarda la chirurgia bariatrica.  Il prestigiooso riconoscimento arriva solo dopo quattro anni dai primi interventi. 

L’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria ha ricevuto dalla Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità (SICOB) la certificazione di centro di eccellenza, il massimo riconoscimento della qualità raggiunta per quanto riguarda la chirurgia bariatrica.

Un prestigioso traguardo che la Chirurgia generale, diretta dal dottor Giacomo Ruffo, ha ottenuto in pochi anni. I primi interventi su pazienti fortemente a rischio di gravi patologie a causa del forte sovrappeso sono stati eseguiti dall’équipe bariatrica guidata dal dottor Roberto Rossini nel 2017. Nel 2021 è arrivato il primo riconoscimento SICOB, quello di centro accreditato, e ora, solo dopo 4 anni, la certificazione di centro di eccellenza.

 “I riconoscimenti SICOB si basano su criteri condivisi dalla comunità scientifica internazionale e quindi sono prima di tutto un certificato di garanzia per i pazienti che si recano nel nostro centro”, spiega il dottor Rossini. “Il primo criterio per la certificazione di eccellenza riguarda la presa in carico del paziente in base a un Percorso diagnostico terapeutico assistenziale (PDTA) formalizzato”, spiega il dottor Rossini. “Noi aderiamo al PDTA della Regione Veneto che prevede la presenza di un’équipe multidisciplinare formata, oltre che da chirurgi, anche da gastroenterologi, psicologi e dietisti, figure fondamentali sia per la preparazione ottimale all’intervento sia per il post intervento, quando è necessario che il paziente rispetti nel tempo uno stile di vita che porti al calo ponderale”.

Fondamentale è il criterio del volume degli interventi che negli ultimi due anni sono stati 228, un numero superiore ai 100 all’anno stabilito dalla Società scientifica. Il 20% proviene da fuori regione e rilevante è anche la percentuale dei cosiddetti Re-Do Surgery (10%), cioè pazienti, giunti da altri ospedali, che si sono rivolti a Negrar per un secondo intervento, a causa di complicazioni dovute alla prima procedura chirurgica o per fallimento nella perdita di peso.  In generale la gran parte di coloro che si rivolgono al Centro bariatrico di Negrar sono donne con un’età media di 39 anni. L’intervento è indicato solo in presenza di un indice di massa corporea (BMI) superiore a 40 o superiore a 35 se ci sono patologie.

“I re-interventi sono compresi nelle quattro procedure chirurgiche che un centro deve effettuare per essere di eccellenza – prosegue il chirurgo -. Pratichiamo inoltre la sleeve gastrectomy, una metodica ampiamente utilizzata a livello mondiale. Si tratta dell’asportazione laparoscopica di buona parte dello stomaco, che assume la forma di un tubo collegato al duodeno. Il risultato è un maggior senso di sazietà, non solo per la riduzione dello spazio di contenimento del cibo, ma anche perché viene recisa quella parte dello stomaco che produce la grelina, il cosiddetto ormone della fame. Le altre due metodiche da noi praticate – il bypass ed il mini bypass gastrico – vengono utilizzate in casi selezionati ed hanno un ruolo importante nel trattamento di alcune complicanze. Sempre eseguite mediante tecnica laparoscopica, entrambe vanno a creare, in maniera differente, una piccola sacca gastrica collegata direttamente al piccolo intestino”.

La SICOB prevede poi che l’Ospedale disponga di terapia intensiva e che la casistica operata dal Centro sia interamente registrata nel date base nazionale della Società come il follow up dei pazienti. “Il 70% dei nostri pazienti effettuano nel primo anno tutti i controlli periodici contro il 50% stabilito dalla Società. Poi nel tempo la percentuale si abbassa fisiologicamente sebbene rimanga soddisfacente”, precisa il chirurgo.

Nella foto l’équipe della Chirurgia bariatrica: da sinistra la dottoressa Maria Paola Brunori (gastroenterologa), dottoressa Eleonora Geccherle (psicologa), dottor Roberto Rossini (chirurgo), dottoressa Alessandra Misso (dietista) e dottoressa Irene Gentile (chirurgo)


Il professor Giovanni Targher tra i ricercatori più citati al mondo

Professore associato di Endocrinologia all’Università di Verona e ricercatore presso l’IRCCS di Negrar, Giovanni Targher per il secondo anno consecutivo è stato inserito nella lista Highly Cited Researchers stilata da Clarivate. Un prestigioso riconoscimento sull’interesse e  sulla qualità della sua ricerca in ambito medico.

Giovanni Targher, professore associato di Endocrinologia dell’Università di Verona e ricercatore dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria, è tra i ricercatori più citati al mondo. A dirlo la lista degli Highly Cited Researchers stilata ogni anno da Clarivate, una delle società più accreditate nel fornire servizi basati sull’analisi di dati e informazioni relativi alla ricerca scientifica e accademica.

“Sono molto onorato di essere stato incluso, per il secondo anno consecutivo, in questa prestigiosa lista internazionale che identifica i ricercatori e le ricercatrici più influenti al mondo in base alle loro pubblicazioni scientifiche – dichiara Targher-. Questo significa che la linea di ricerca di cui mi sto interessando con il mio gruppo da oltre 20 anni, solleva sempre un particolare interesse a livello internazionale. In questa occasione, voglio ringraziare la governance universitaria dell’ateneo di Verona per avermi permesso di raggiungere tali risultati oltre che l’Amministrazione dell’Irccs Sacro Cuore – Don Calabria di Negrar dove sto proseguendo attualmente, ormai da qualche mese, la mia attività di ricerca all’interno di un ambiente scientificamente vivace e molto stimolante”.

Clicca qui per l’articolo completo pubblicato UNIVR/Magazine