Chirurgia bariatrica Irccs ospedale Sacro Cuore Don Calabria

Il "Sacro Cuore" è Centro accreditato per la chirurgia bariatrica

Chirurgia bariatrica Irccs ospedale Sacro Cuore Don Calabria

Il riconoscimento porta la firma della SICOB, la società scientifica che riunisce gli specialisti italiani di chirurgia bariatrica, e certifica il livello qualitativo raggiunto dai chirurghi di Negrar nella presa in carico di pazienti fortemente a rischio a causa del loro grave sovrappeso. Nel 2020 sono 60 i pazienti trattati

L’ospedale Sacro Cuore Don Calabria è Centro accreditato per il trattamento chirurgico dell’obesità.

Il riconoscimento porta la firma della SICOB, la società scientifica che riunisce gli specialisti italiani di chirurgia bariatrica, e certifica il livello qualitativo raggiunto dai chirurghi di Negrar nella presa in carico di pazienti fortemente a rischio a causa del loro grave sovrappeso.

Dr. Roberto Rossini

Un traguardo concretizzato in soli cinque anni, tanto è il tempo trascorso dal primo intervento effettuato dalla Chirurgia bariatrica del “Sacro Cuore Don Calabria”, diretta dal dottor Giacomo Ruffo e di cui è responsabile il dottor Roberto Rossini.

Un centro che risponde a tutti i requisiti SICOB

“Il nostro Centro è stato accreditato in quanto possiede tutte le caratteristiche imposte dalla SICOB”, spiega il dottor Rossini. “Innanzitutto la presenza in loco di una terapia intensiva e l’applicazione di un percorso formalizzato (PDTA) per la selezione dei pazienti, effettuata da un’équipe che comprende oltre ai chirurghi bariatrici, medici gastroenterologi, dietisti e psicologi. La buona riuscita dell’intervento, cioè il calo ponderale e il mantenimento nel tempo, dipende infatti tanto dall’abilità chirurgica quanto dalla selezione del candidato, che deve essere in grado di sostenere psicologicamente un radicale cambiamento di stili di vita e anche di immagine corporea”.

Nel 2020 trattati 60 pazienti, il 10% Re-Do Surgery

Sono stati 60 i pazienti trattati a Negrar nel 2020, un volume di attività superiore ai 50 casi fissati dalla SICOB. Tra questi il 20% proviene da fuori regione e una percentuale non irrilevante (il 10%) riguarda i cosiddetti Re-Do Surgery, cioè pazienti, giunti da altri ospedali, che si sono rivolti a Negrar per un secondo intervento, a causa di complicazioni dovute alla prima procedura chirurgica o per fallimento nella perdita di peso. La maggior parte sono donne e l’età media è di 39 anni. Nel primo anno la quasi totalità della pazienti ha ottenuto il calo ponderale

Sono tre le procedure chirurgiche laparoscopiche eseguite

“La SICOB richiede come requisito l’esecuzione di almeno tre procedure bariatriche – spiega Rossini – Il nostro Centro effettua la sleeve gastrectomy, una metodica ampiamente utilizzata a livello mondiale. SI tratta dell’asportazione laparoscopica di buona parte dello stomaco, che assume la forma di un tubo collegato al duodeno. Il risultato è un maggior senso di sazietà, non solo per la riduzione dello spazio di contenimento del cibo, ma anche perché viene esportata quella parte dello stomaco che produce la grelina, il cosiddetto ormone della fame. Le altre due metodiche da noi praticate – il bypass ed il mini bypass gastrico – vengono utilizzati in casi selezionati ed hanno un ruolo importante nel trattamento di alcune complicanze o nella Re-Do surgery. Sempre eseguite mediante tecnica laparoscopica, entrambe vanno a creare in maniera differente, una piccola sacca gastrica collegata direttamente al piccolo intestino”. Tutti i pazienti nel post operatorio vengono seguiti con il protocollo ERAS, che consente una rapida ripresa e abbatte il rischio di complicanze.

Il 70% dei pazienti nel primo anno rispetta il follow up

Altro elemento qualificante riguarda il follow up. “Il 70% dei nostri pazienti effettua almeno fino al primo anno post intervento tutti i controlli periodici (contro il 50% richiesto per essere centro accreditato). La percentuale diminuisce inevitabilmente negli anni seguenti”.

La collaborazione con la Chirurgia Plastica

Un valore aggiunto del Centro di Negrar (non richiesto per la certificazione) è la presenza al “Sacro Cuore Don Calabria” della Chirurgia plastica, per l’eventuale rimozione della pelle in accesso dopo la perdita di peso. “Il paziente vi accede dopo circa 18 mesi dall’intervento bariatrico quando il calo ponderale ottenuto si è mantenuto stabile nel tempo – conclude Rossini – . La procedura è coperta dal Sistema Sanitario Nazionale solo se indicata per l’insorgenza di patologie, come le infezioni cutanee. Contrariamente è considerato un intervento di chirurgia estetica”.


L'IRCCS di Negrar Centro per la cura della poliposi nasale

L’Otorinolaringoiatria effettua all’anno oltre 300 asportazioni chirurgiche: una casistica per la quale ha ottenuto dalla Regione l’autorizzazione alla somministrazione di un anticorpo monoclonale Dupilumab che imprima una svolta nella cura della malattia, caratterizzata da incontrollate recidive di polipi nasali

L’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar si riconferma uno dei centri di riferimento veneti per la cura della poliposi nasale ottenendo dalla Regione l’autorizzazione alla prescrizione del Dupilumab, un anticorpo monoclonale che contrasta il riformarsi incontrollato dei polipi anche dopo l’asportazione chirurgica.

La poliposi nasale, ovvero la sinusite cronica poliposa, è una delle malattie più comuni del sistema respiratorio, colpendo circa l’1% della popolazione.

Essa si presenta con delle sacche morbide di colorito grigio-rosa o giallastro (polipi) che originano nei seni paranasali (le grandi cavità sopra e sotto le orbite) e da lì sporgono dentro il naso, impendendo meccanicamente la respirazione e la percezione degli odori.

Se non in casi rari, i polipi non tendono a degenerare in forme tumorali. Tuttavia la sinusite cronica poliposa può essere considerata la più grave fra tutte le patologie benigne del naso, in quanto si caratterizza per la sua resistenza ai trattamenti e per le sue frequenti recidive che condizionano pesantemente la vita del paziente.

Sergio Albanese, direttore Otorinolaringoiatria IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar
Dr. Sergio Albanese

“Il paziente con sinusite cronica poliposa viene di solito trattato chirurgicamente con un intervento mini-invasivo in video-endoscopia. Purtroppo in molti casi le neoformazioni si ripresentano”, spiega il dottor Sergio Albanese, direttore dell’Otorinolaringoiatria. “Il Dupilumab va ad agire proprio sul meccanismo infiammatorio che genera i polipi, impendendo così la recidiva”.

L’Unità operativa del dottor Albanese esegue all’anno circa 330 interventi chirurgici per poliposi nasale, molti dei quali su pazienti provenienti da altre  regioni, casistica grazie alla quale ha ottenuto l’autorizzazione a prescrivere il farmaco biotecnologico, che richiede innanzitutto un’ampia esperienza nella diagnosi e nel trattamento della patologia.

“Il Dupilumab segna una vera e propria svolta nella cura della malattia – prosegue il chirurgo ORL -. Per contrastare le recidive, fino ad oggi avevamo a disposizione solo il cortisone. Sebbene efficace, questo farmaco nei trattamenti a lungo termine ha delle controindicazioni perché potrebbe causare, per esempio, scompensi glicemici e pressori, anche a livello dell’occhio, aumentando così il rischio di glaucoma”. L’anticorpo monoclonale invece non presenta queste criticità nell’uso prolungato ed ha un ulteriore pregio: “Due pazienti su tre affetti da poliposi nasale soffrono anche di disturbi polmonari di tipo asmatico, che migliorano notevolmente dopo la terapia con il nuovo farmaco, consentendo spesso la riduzione o la sospensione della terapia specifica”, afferma di dottor Albanese.

Il Dupilumab si somministra tramite iniezione sottocutanea ogni 15 giorni: “E’ bene sottolineare che non tutti i pazienti sono candidati al trattamento – conclude il medico -. Esistono infatti rigidi criteri per la prescrizione, dovuti anche agli alti costi del farmaco”.

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Importanti riconoscimenti alla dottoressa Pertile e al dottor Ceccaroni

Alla dottoressa Grazia Pertile, direttore dell’Oculistica, è stato conferito nelle scorse settimane il Premio “Angelo Ferro”, mentre venerdì 25 giugno il dottor Marcello Ceccaroni, direttore dell’Ostetricia e Ginecologia, ritirerà nella sua città natale, Cesena, il Premio Malatesta Novello

L’inizio d’estate consegna dei prestigiosi riconoscimenti a due chirurghi d’eccellenza dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria: alla dottoressa Grazia Pertile è stato conferito nelle scorse settimane il Premio “Angelo Ferro”, mentre venerdì 25 giugno il dottor Marcello Ceccaroni ritirerà nella sua città natale, Cesena, il Premio Malatesta Novello.

La dottoressa Grazia Pertile, direttore dell’Unità Operativa di Oculistica, è stata insignita del premio – istituito in ricordo di Angelo Ferro, già presidente della Fondazione Opera Immacolata Concezione (OIC) – in virtù del suo costante impegno nella ricerca oculistica, in particolare nel progetto made in Italy della retina artificiale.

Il Premio “Angelo Ferro” è assegnato dalla Fondazione Lucia Guderzo di Loreggia (Padova), la cui mission è fare ricerca nel settore delle tecnologie compensative e realizzare progetti per la piena scolarizzazione delle persone non vedenti. Al riconoscimento collabora la Lega del Filo d’Oro, punto di riferimento per le persone sordocieche e le loro famiglie. Da qui l’assegnazione del premio a persone, con disabilità e non che si contraddistinguono nello studio, nella ricerca medica, nell’informazione e nell’impegno socio-culturale.

Insieme alla dottoressa Pertile sono state premiate l’avvocato Antonella Cappabianca, la dottoressa Francesca Donnarumma, la maestra Mirella Roman Pasian e la giornalista del Sole24ore Maria Luisa Colledani.

A coloro che invece tengono alto nel mondo il nome della città romagnola è dedicato il premio intitolato al Signore di Cesena, Malatesta Novello, che salì al potere all’età di 11 anni, governando fino a 47 anni, quando lo colse una morte prematura. Era il 20 novembre 1465, giorno solitamente scelto dall’Amministrazione per consegnare il premio ai vincitori nella meravigliosa cornice della biblioteca malatestiana.

Purtroppo la pandemia ha costretto gli organizzatori a rimandare la cerimonia dell’edizione 2020 (la quattordicesima), così il dottor Marcello Ceccaroni, direttore dell’Unità Operativa di Ginecologia e Ostetricia, ritirerà il premio il 25 giugno nel chiostro di San Francesco di Cesena.

Con Ceccaroni, uno dei massimi esperti mondiali di terapia chirurgica e non dell’endometriosi, saranno presenti gli altri due vincitori: la manager internazionale Francesca Bellettini – presidente e chief executive officer di Yves Saint Laurent e  presidente della Camera della moda femminile francese –  e l’ingegnere biomeccanico Alberto Sensini del Centro Interdipartimentale di Ricerca Industriale in Meccanica Avanzata e Materiali dell’Università di Bologna.

La terna dei vincitori è stata scelta dalla giuria tra circa 1300 candidature volontarie presentate dai cittadini cesenati.

Enrico Andreoli

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l'IRCCS di Negrar Centro Flebologico di eccellenza

La certificazione è stata conferita dalla Società Italiana di Flebologia all’Unità Operativa Semplice di Flebologia per essere in possesso di tutti requisiti richiesti a un centro di eccellenza, sia per la quantità sia per la complessità dei casi trattati. 

L’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria è Centro Flebologico di livello avanzato per la diagnosi e il trattamento delle patologie del sistema venoso

profondo e superficiale degli arti inferiori. La certificazione è stata conferita dalla Società Italiana di Flebologia all’Unità Operativa Semplice di Flebologia per essere in possesso di tutti requisiti richiesti a un centro di eccellenza, sia per la quantità sia per la complessità dei casi trattati. La certificazione ha durata di 5 anni e ne sono in possesso attualmente altri 37 centri italiani.

Palo Tamellini, chirurgo vascolare IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar
Dottor Paolo Tamellini

Il riconoscimento è il risultato del livello di competenza raggiunto in questi anni nel campo delle patologie venose, in particolare nel trattamento delle occlusioni croniche del sistema venoso profondo, i cosiddetti esiti di trombosi”, afferma il dottor Paolo Tamellini, responsabile della Flebologia, che fa parte della Chirurgia Vascolare, diretta dal dottor Antonio Jannello. “Proprio per questo la certificazione SIF rappresenta per il paziente che sceglie il nostro centro un’ulteriore garanzia di sicurezza”

Andrea Recchia, chirurgo vascolare IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar
Dottor Andrea Recchia

Sono un centinaio gli interventi di termoablazione laser dei tronchi safenici e 150 le safenectomie che vengono eseguiti in media all’anno – tutti in regime ambulatoriale – dal dottor Tamellini e dal collega Andrea Recchia. E’ inoltre attivo un ambulatorio per la diagnostica e un ambulatorio per il trattamento con sclerosanti delle vene varicose. Infine il “Sacro Cuore Don Calabria” è uno dei pochi ospedali ad aver aperto un ambulatorio dedicato alla cura delle ulcere venose, una patologia dolorosa, invalidante e difficile da trattare che colpisce anche soggetti giovani.

“La Flebologia di Negrar è anche impegnata sul fronte della ricerca” sottolinea il dottor Tamellini. E’ infatti attivo uno studio clinico retrospettivo che partendo dal 2014 mette a confronto gli interventi sulla safena eseguiti con il laser e quelli effettuati tramite chirurgia open (stripping). Ai pazienti che aderiscono alla ricerca vengono proposti un esame ecocolordoppler e una visita flebologica gratuiti. È in corso inoltre uno studio prospettico randomizzato che prevede l’arruolamento di 200 pazienti, divisi in due bracci: un braccio sarà trattato con i laser e l’altro con lo stripping. Questi pazienti verranno seguiti per un arco di 5 anni. Lo scopo di queste ricerche cliniche – conclude il medico – è quello di confrontare i risultati nel tempo della metodica non invasiva rispetto a quella tradizionale”.


Il dottor Molon revisore a Bruxelles di un progetto europeo di cardiologia

Il medico fa parte dell’elenco degli esperti di alto livello selezionati dalla Commissione Europea per la valutazione di programmi relativi alle politiche sanitarie dell’Europa

Il dottor Giulio Molon, responsabile della Struttura Semplice di Elettrofisiologia e Cardiostimolazione, è stato chiamato nelle scorse settimane a Bruxelles a far parte di un pool di esperti internazionali incaricati di valutare un progetto vincitore di un bando del Programma Horizon 2020.

 

Il progetto si chiama RITMOCORE (http://www.ritmocore-ppi.eu) ed è finanziato nell’ambito del bando H2020 “PPI for deployment and scaling up of ICT solutions for active an healthy ageing” (Acquisizione pubblica per lo schieramento e l’estensione delle soluzioni delle Tecnologie dell’Informazione e Comunicazione per un Invecchiamento Attivo e Salutare). http://ec.europa.eu/research/participants/portal/desktop/en/opportunities/h2020/topics/sc1-pm-13-2016.html .

 

Il progetto mira ad affrontare l’evoluzione nel trattamento dei pazienti che utilizzino o abbiano bisogno di utilizzare un pacemaker impiantabile (PM). L’approccio proposto ha come scopo difatti la promozione di un modello di assistenza che includa: la responsabilizzazione dei medici di medicina generale e l’integrazione dei percorsi di cura attraverso una adeguata condivisione delle informazioni; il monitoraggio remoto dei pacemaker; il monitoraggio domestico dei segni vitali mediante dispositivi portatili (App); l’attivazione del paziente ed incremento dell’allineamento degli obiettivi delle varie parti in gioco (providers, medici, manager ospedalieri, pazienti). Inoltre vi è la previsione di un Centro di supporto per il monitoraggio remoto dei pacemaker, la erogazione di un set predefinito di informazioni a tutte le parti interessate (stakeholders) ed ai professionisti coinvolti nel percorso terapeutico, l’integrazione e classificazione di qualità dei dispositivi, anche portatili, in grado di monitorare a casa i predetti segni vitali e di supporto per la attivazione dei pazienti.Il servizio si basa sul cosiddetto ‘risk sharing’, la condivisione del rischio.

 

I partner del consorzio progettuale, oggetto della revisione, rappresentano alcune strutture ospedaliere leader nell’ambito dell’assistenza cardiologica: il Sant Pau di Barcellona (Spagna), il Liverpool Heart and Chest NHS Hospital (UK), l’Elisabeth-TweeSteden Hospital (Olanda) ed il Fondo Sanitario Regionale delle Marche, rappresentato dall’Ospedale di Fermo.

 

In sintesi il progetto revisionato punta ad un incremento della qualità dell’assistenza, monitorando le performance dei pacemaker con un miglior utilizzo di tutti i dati registrati ed una conseguente responsabilizzazione anche del paziente.

 

Il dottor Molon è stato selezionato in qualità di revisore da parte della sezione “E-Health, Wellbeing and Ageing” (Sanità elettronica, benessere ed invecchiamento) della Direzione Generale delle Reti di comunicazione, dei contenuti e delle tecnologie (DG CONNECT) della Commissione Europea con sede a Bruxelles https://ec.europa.eu/info/departments/communications-networks-content-and-technology_it , in virtù della sua registrazione nel ‘Database degli esperti’ della stessa Commission (https://ec.europa.eu/research/participants/portal/desktop/en/experts/index.html)..Tale elenco consente ai medici registrati di essere contattati per valutare le proposte, monitorare le azioni ed occuparsi della preparazione, attuazione o valutazione dei programmi e delle politiche sanitarie del Vecchio Continente. Previo attento esame della Commissione Europea vengono quindi selezionati esperti di alto livello nel rispettivo campo di competenza per incarichi valutativi e di revisione.

Enrico Andreoli


L'Endoscopia digestiva scuola di formazione SIED di II livello

Il riconoscimento della Società Italiana di Endoscopia Digestiva è un ulteriore attestato dell’eccellenza raggiunta dal Servizio: medici da tutta Italia verranno a Negrar per apprendere le procedure diagnostico-interventistiche più avanzate

Dopo l’accreditamento nel 2018, la Società Italiana di Endoscopia Digestiva (SIED) (vedi articolo), ha conferito al Servizio di Endoscopia ed Ecoendoscopia (in photogallery l’équipe) un altro prestigioso riconoscimento. Il Servizio, che afferisce alla Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva, diretta dal dottor Paolo Bocus, è stato selezionato come Centro per la Scuola di Formazione Residenziale per la formazione di II livello.

 

Si tratta di nuova conferma della qualità raggiunta come centro di eccellenza per la diagnostica precoce e la terapia delle malattie e dei tumori gastrointestinali, del pancreas e delle vie biliari – commenta il dottor Bocus -. Questi riconoscimenti attestano la competenza di tutti gli operatori e l’eccellenza della strumentazione tecnologica che abbiamo in dotazione. Ma nello stesso tempo sono un’ulteriore garanzia per il paziente che sceglie la nostra struttura”.

 

Grazie al riconoscimento ottenuto, l’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria svolgerà corsi di endoscopia diagnostica ed interventistica per medici gastroenterologi ed endoscopisti di altre realtà ospedaliere italiane. In particolare i medici di Negrar la colangiopancreatografia endoscopica retrograda (ERCP), un esame per comprendere e trattare eventuali ostacoli al normale deflusso della bile; l‘Ecoendoscopia (EUS), l’ecografia endoscopica diagnostica ed operativa che ha, tra le altre indicazioni, anche la stadiazione dei tumori del tubo digerente; la resezione endoscopia e la dissezione endoscopica della mucosa e/o sottomucosa (EMR-ESD) che permette il trattamento endoscopico di lesioni neoplastiche e preneoplastiche dell’apparato digerente; il posizionamento di protesi per le stenosi benigne e maligne di esofago, duodeno, colon e vie biliari; endoscopia del giunto gastroesofageo e dei disturbi motori dell’esofagotrattamento endoscopico delle complicanze chirurgiche.

 

Il Servizio di Endoscopia e Ecoendoscopia digestiva esegue circa 8.500 interventi all’anno. Il Centro si avvale di quattro sale endoscopiche operative dalle 8.30 alle 15.30 cinque giorni alla settimana. E’ inoltre operativo un Servizio di reperibilità H24. Nel 2018 sono stati effettuati 379 interventi in emergenza/urgenza di cui 131 durante il week-end e fuori orario di servizio (notturno, prefestivo e festivo).


L'ospedale "Sacro Cuore-Don Calabria" è Amico dei bambini

Con la cerimonia di oggi in Sala Perez l’Unicef ha nominato ufficialmente l’IRCCS di Negrar “Amico dei bambini”, a conclusione di un impegnativo percorso che ha coinvolto oltre 300 tra medici, infermieri e operatori dell’intera struttura

Si è svolta oggi presso l’IRCCS Ospedale Sacro Cuore-Don Calabria di Negrar (VR) la cerimonia di nomina, da parte dell’UNICEF, dell’Ospedale ad “Amico dei bambini” per la promozione, la protezione e il sostegno dell’allattamento materno (vedi foto).

 

Sono intervenuti: Norberto Cursi, presidente del Comitato UNICEF di Verona; Elise Chapin, coordinamento Programma UNICEF Italia Insieme per l’Allattamento; Chiara Bosio, coordinatore operativo del Programma veneto “Ospedali e Comunità Amici del bambino OMS/UNICEF- Coordinamento e sviluppo rete per l’allattamento materno”; Elisa Pastorelli, consulente tecnico-scientifico dello stesso Programma; Mario Piccinini, amministratore delegato dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria; dottor Marcello Ceccaroni, direttore della Ostetricia e Ginecologia; dottor Antonio Deganello, direttore della Pediatria; dottoressa Ermanna Fattori, pediatra.

 

Un Ospedale Amico compie una trasformazione dell’assistenza a mamme e bambini nel proprio punto nascita, applicando i “Dieci passi per la promozione, la protezione ed il sostegno dell’allattamento” e superando una serie di visite di valutazione. Il percorso per diventare Ospedale Amico ha coinvolto non solo i reparti di Ostetricia e Neonatologia dell’Ospedale di Negrar, ma tutto il personale che viene a contatto con donne in gravidanza, bambini e le loro famiglie. Più di 300 operatori dell’Ospedale hanno partecipato ad uno dei corsi di formazione, da chi ha fatto un orientamento a chi ha affinato le tecniche pratiche per aiutare le mamme. In questo periodo, l’Ospedale ha sviluppato ed attuato protocolli specifici sull’alimentazione dei bambini e si è impegnato a rispettare il Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno, proteggendo così sia famiglie sia operatori da pressioni commerciali.

 

L’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria ha iniziato il percorso di riconoscimento nel 2012 con l’adesione al Programma della Regione Veneto “Ospedali e Comunità Amici del Bambino OMS-UNICEF-Coordinamento e sviluppo rete per l’allattamento materno” che ha l’obiettivo di accompagnare nell’iter di riconoscimento UNICEF le strutture venete aderenti.

 

“E’ stato un percorso lungo ed impegnativo, che ci ha permesso di perfezionare ed implementare, grazie alla procedura codificata dell’UNICEF, le buone pratiche per la promozione dell’allattamento materno che già venivano attuate nel nostro ospedale”, sottolineano i dottori Antonio Deganello, direttore della Pediatria e Neonatologia, e Marcello Ceccaroni, direttore dell’Ostetricia e Ginecologia. “Il valore aggiunto dell’adesione a questo progetto lo abbiamo constatato già nel corso dei sei anni che ci hanno portato alla nomina di ‘Ospedale Amico dei Bambini’: le mamme intervistate, come prevede la procedura UNICEF, hanno dichiarato ‘che si sono sentite coccolate’ da tutto il personale, apprezzando così l’assistenza ricevuta durante la gravidanza, la degenza per il parto e nei primi mesi di vita del bambino. Inoltre, grazie ai protocolli per il sostegno all’allattamento e alla formazione degli operatori, il tasso di allattamento esclusivo al seno al momento della dimissione è passato nella nostra struttura dal 65% nel 2012 all’oltre 80%”.

 

L’iniziativa internazionale “Baby Friendly Hospital – Ospedale Amico dei Bambini” è stata lanciata nel 1991 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dal Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF) per assicurare che tutti gli ospedali accolgano nel miglior modo possibile i bambini neonati e divengano centri di sostegno per l’allattamento. In Italia sono attualmente riconosciuti 27 ospedali che con le 7 Comunità Amiche dei Bambini e i 3 Corsi di Laurea Amico dell’Allattamento, formano il programma UNICEF: Insieme per l’Allattamento. In Veneto sono 7 gli ospedali che hanno ottenuto il riconoscimento San Bonifacio, Bassano, Bussolengo/Villafranca, Feltre, Mestre, Santorso e Negrar.

Foto 1: il presidente dell’ospedale fratel Gedovar Nazzari con Norberto Cursi, presidente del comitato Unicef di Verona

Foto 3: Mario Piccinini, amministratore delegato dell’ospedale

Foto 6: dottor Antonio Deganello, direttore della Pediatria

Foto 7: dottor Marcello Ceccaroni, direttore dell’Ostetricia e Ginecologia

Foto 8: dottoressa Ermanna Fattori, pediatra

Foto 9: Chiara Bosio, coordinatore operativo del Programma Veneto “Ospedali e Comunità amici del bambino OMS/Unicef

Foto 10: Elise Chapin, coordinamento programma Unicef Italia “Insieme per l’allattamento”

Foto 11: Elisa Pastorelli, consulente tecnico-scientifico del programma regionale


Alla dottoressa Pertile il premio dei chirurghi europei della retina

Il direttore dell’Oculistica di Negrar è stato insignito dalla EVRS del premio “Reja Zivojnovic”, conferito annualmente ad uno specialista oftalmologo che a livello mondiale si è distinto nell’ambito della chirurgia vitrio-retinica

La dottoressa Grazia Pertile, direttore dell’Oculistica dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria, è stata insignita dalla Società Europea di Vitreo-Retina (EVRS) del premio “Reja Zivojnovic”, conferito annualmente ad uno specialista oftalmologo che a livello mondiale si è distinto nell’ambito della chirurgia vitrio-retinica. La cerimonia di consegna si è tenuta in occasione del congresso annuale dell’EVRS che ha avuto luogo a Praga dal 30 agosto al 2 settembre.

 

La dottoressa Pertile è la prima donna a ricevere questo prestigioso riconoscimento in 18 anni di vita del premio, dedicato a un pioniere della chirurgia vitreo-retinica, il dottor Zivojnovic, appunto. Al dottor Richard Spaide di New York è andato invece l’EVRS Award per i suoi studi sulla diagnostica delle patologie retiniche.

 

Cinquantadue anni, originaria di Asiago, dal 2003 è a capo dell’Oculistica di Negrar, dopo aver conseguito la specializzazione all’Università di Maastricht (Olanda) e aver lavorato dal 1999 al 2003 presso il Middelheim Hospital di Anversa (Belgio). Chirurgo di fama internazionale, fa parte dell’équipe per la realizzazione della retina artificiale fotovoltaica tutta “made in Italy”, progetto a cui partecipano il gruppo del professor Guglielmo Lanzani, fisico del Politecnico e direttore del Centro di nanoscienze e tecnologia dell’Istituto italiano di tecnologia (IIT) di Milano e quello del professor Fabio Benfenati, direttore del Dipartimento di Neuroscienze e neurotecnologie dell’IIT di Genova (vedi articolo di approfondimento sul tema).

 

Sotto la sua guida, l’Oculistica del “Sacro Cuore Don Calabria” è diventata Centro di riferimento del Veneto per le malattie della retina e polo di attrazione da tutta Italia, con oltre il 60% dei pazienti con malattie retiniche provenienti da fuori regione.

 

Durante il congresso la dottoressa Pertile ha tenuto due relazioni.La prima relativa a 12 anni di esperienza dell’Oculistica di Negrar nel campo del trapianto autologo di coroide ed epitelio pigmentatoche viene effettuato in casi selezionati di degenerazione maculare senile che non possono beneficiare della terapia con iniezioni intraoculari. Si tratta di un intervento complesso che consiste nel trapianto di un lembo di coroide prelevato dalla periferia dello stesso occhio e posizionato al centro della retina, in modo da ripristinare l’apporto metabolico alla macula. Il trapianto autologo ha fornito inoltre importanti informazioni sulla possibilità di successo di un eventuale trapianto di epitelio proveniente dalla banca dei tessuti. L’altra relazione tenuta dalla dottoressa Pertile era incentrata sulle difficoltà tecniche della chirurgia nell’occhio affetto da miopia elevata e le strategie per superarle.


Comitato Italiano Paralimpico e "Sacro Cuore" insieme per lo sport senza barriere

Viene ufficializzato oggi a Negrar un accordo tra il Dipartimento di Riabilitazione del “Sacro Cuore” e il Comitato Italiano Paralimpico per favorire la pratica di sport a livello anche agonistico tra i pazienti con disabilità motoria acquisita

L’esempio più eclatante è quello di Bebe Vio, che a causa di una meningite fulminante ha perso molte delle proprie funzionalità motorie, ma non si è arresa e ha trovato nello Fioretto una grande occasione di rinascita, fino a diventare un simbolo di tutto lo sport italiano. Di storie come la sua ce ne sono tante, magari meno note ma ugualmente straordinarie. Come quella di Federico Falco, costretto su una sedia a rotelle a seguito di un incidente, ricoverato per lungo tempo presso la il Dipartimento di Riabilitazione dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria e oggi nazionale di tennistavolo paralimpico, pronto per partecipare alle olimpiadi di Tokyo 2020.

 

Altre storie come queste potrebbero nascere grazie ad una nuova convenzione tra ospedale di Negrar e il Comitato Italiano Paralimpico (CIP), per promuovere lo sport tra i pazienti che hanno acquisito una disabilità motoria in seguito ad un trauma e sono ricoverati nel reparto di Riabilitazione del nosocomio della Valpolicella. L’accordo sarà ufficializzato oggi al “Sacro Cuore Don Calabria”, in concomitanza con una gara di orienteering organizzata all’interno dell’ospedale per i pazienti dell’Unità Spinale. Sarà presente anche il vicepresidente del CIP Veneto, Giovanni Izzo.

 

La convenzione prevede che il CIP metta i propri tecnici a disposizione dei pazienti della Riabilitazione interessati a intraprendere uno sport paralimpico, offrendo loro una consulenza e, quando necessario, anche la strumentazione necessaria alla pratica scelta. I destinatari sono in particolare i pazienti adulti con patologie neurologiche (mielolesioni, gravi cerebrolesioni acquisite, malattie cerebrovascolari) in carico presso il “Sacro Cuore Don Calabria”.

 

L’idea alla base dell’iniziativa è che lo sport, praticato a livello amatoriale o agonistico, offra un grande supporto alla riabilitazione delle persone con una disabilità motoria acquisita, contribuendo al mantenimento dello stato di salute e alla prevenzione di ulteriori problemi. “All’interno del nostro reparto proponiamo già da tempo appuntamenti settimanali con la pratica sportiva amatoriale e collaboriamo già con molte società del territorio che fanno parte della Federazione Sport Paralimpici, come basket, tennistavolo, nuoto, tiro con l’arco e altri – spiega il dottor Renato Avesani, direttore del Dipartimento di Riabilitazione – ora con questa convenzione pensiamo di proporre, naturalmente solo per chi lo desidera, un avvio ad un’attività anche agonistica con tecnici e strumenti adeguati”.

 

Proprio la gara di orienteering in programma oggi alle ore 14 nel giardino dell’ospedale (ritrovo ore 13) rappresenta la conclusione delle attività extraospedaliere, in particolare sportive, praticate durante l’anno dai pazienti dell’Unità Spinale, diretta dal dottor Giuseppe Armani. Durante l’evento gli utenti in carrozzina saranno impegnati su un percorso disegnato appositamente all’interno dell’ospedale. La gara si svolgerà su 15 punti distribuiti tra spazi comuni interni e parco esterno del nosocomio. La partecipazione sarà a coppie, in quanto ogni utente sarà affiancato da un volontario, anch’egli in carrozzina, del Galm Verona (Gruppo di Animazione dei Lesionati Midollari), associazione che da molti anni collabora con l’Ospedale e che, proprio all’interno del Servizio di Riabilitazione, ha uno sportello settimanale con presenza del suo presidente, Aldo Orlandi. Con questa presenza ed altre iniziative si occupa di dare supporto a coloro che sono affetti da lesione al midollo spinale a Verona e provincia.

 

matteo.cavejari@sacrocuore.it

 


Malattie infettive e tropicali confermato centro collaboratore dell'OMS

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rinnovato la collaborazione iniziata nel 2014 per la strongiloidosi e le malattie tropicali neglette, la cui ricerca caratterizza il neonato IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria

Il Dipartimento Malattie infettive e tropicali dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria è stato confermato Centro collaboratore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Dopo quattro anni dalla designazione da parte del Direttore generale dell’OMS, l’Organizzazione che ha sede a Ginevra ha effettuato le verifiche periodiche e ha rinnovato la collaborazione all’Unità Operativa Complessa, diretta dal professor Zeno Bisoffi, per la strongiloidosi e le altre malattie tropicali neglette, i cui studi contraddistinguono il neonato Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico.

I Centri collaboratori affiancano l’OMS in svariati ambiti: per esempio nella ricerca, nella stesura delle linee guida, nella raccolta e analisi di dati, nella diffusione delle informazioni scientifico-sanitarie, nel fornire pareri tecnici alla stessa OMS. “Nel nostro piano di attività avanziamo delle proposte e rispondiamo a delle richieste specifiche fatte dal Dipartimento delle malattie tropicali neglette dell’OMS che si occupa dei programmi di controllo di queste patologie nei Paesi in cui sono endemiche. Queste attività spesso riguardano lo sviluppo di test diagnostici da impiegare ‘sul campo’ o studi sui farmaci”, spiega la dottoressa Dora Buonfrate che assieme al professor Bisoffi dirige il Centro collaboratore di Negrar.

Sono 276 i Centri collaboratori dell’Oms in Europa, 28 in Italia, ed ogni Centro, oltre ad essere sottoposto a verifica ogni quattro anni, deve fornire annualmente un report sull’attività svolta. “Quello di Negrar è l’unico Centro collaboratore dell’OMS che si occupa di strongiloidosi: tra i nostri obiettivi vi è anche quello di fornire dati scientifici all’Organizzazione per dimostrare quanto sia fondamentale iniziare ad implementare sistemi di controllo per lo Strongyloides, il parassita responsabile della malattia”, sottolinea l’infettivologa.

Maggiormente diffusa in aree tropicali e subtropicali, la strongiloidosi è una malattia presente anche in Italia sebbene spesso misconosciuta. Negli ultimi dieci anni il Dipartimento di Malattie infettive e tropicali del “Sacro Cuore Don Calabria” ha diagnosticato diverse centinaia di casi (la più alta casistica in Italia), ma si stima che nel mondo siano almeno 360 milioni le persone infette e uno studio del 2006 ha dimostrato che nella parte settentrionale del nostro Paese sono migliaia i soggetti ammalati. Si tratta in gran parte di anziani, che si sono infettati, magari in gioventù o da bambini, camminando in campagna a piedi scalzi, o toccando con le mani terriccio contaminato da feci umane. Il sintomi possono essere banali (come un intenso prurito), ma in caso di immunodepressione la parassitosi può svilupparsi nella forma nota come disseminata, quasi sempre mortale. Fondamentale quindi la diagnosi precoce, da proporre prima di tutto a soggetti sintomatici o con aumento dei globuli bianchi eosinofili nel sangue.

Sempre per quanto riguarda la strongiloidosi, il Dipartimento del “Sacro Cuore Don Calabria” gestisce la Strongyloides Sharing Platform, una piattaforma informatica all’interno del sito web dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che riunisce i ricercatori di tutto il mondo interessati alla malattia parassitaria, per lo scambio di informazioni e di dati e per azioni comuni di sensibilizzazione verso questa patologia.

E’ di fatto una malattia negletta, cioè trascurata dalla ricerca pubblica e anche dalle case farmaceutiche in quanto non ha attrazione commerciale – afferma la dottoressa Buonfrate – . Una delle nostre proposte all’OMS condivisa da altri ricercatori è di inserirla nell’elenco delle neglected tropical diseases con l’obiettivo che venga così inclusa nei programmi di controllo nelle aree endemiche”.

Le malattie tropicali neglette sono una delle aree principali di ricerca dell’IRCCS di Negrar, tra queste la Schistosomiasi, la Malattia di Chagas e le filarie. L’ampia casistica e le ricerche effettuate dal Dipartimento hanno indotto l’Oms ad ampliare l’area di collaborazione con il “Sacro Cuore Don Calabria” rispetto a quattro anni fa, includendo assieme alla strongiloidosi non solo le altre parassitosi intestinali ma anche le patologie tropicali neglette.