Il Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali e Microbiologia è stato confermato Centro collaboratore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per la strongiloidosi e le altre malattie tropicali neglette (Neglected Tropical Disease – NDT). L’ufficializzazione è arrivata nei giorni scorsi con una lettera del direttore OMS Europa, Hans Henri P. Kluge, dopo le opportune verifiche a cui tutti i Centri sono sottoposti ogni quattro anni.

Il Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali e Microbiologia è stato confermato Centro collaboratore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per la strongiloidosi e le altre malattie tropicali neglette (Neglected Tropical Disease – NDT).

Si tratta di un’ulteriore conferma dopo quella del 2018, a quattro anni dalla disegnazione avvenuta nel 2014. L’ufficializzazione è arrivata nei giorni scorsi con una lettera del direttore OMS Europa, Hans Henri P. Kluge, dopo le opportune verifiche a cui tutti i Centri sono sottoposti ogni quattro anni.

Sono circa 700 i centri OMS nel mondo dislocati in 80 Paesi e impegnati in vari settori. L’Italia ne vanta 28 (secondo posto in Europa per numero di istituzioni) di cui nove per le malattie infettive e tropicali.A ciascuno viene affidato un compito all’interno di una sorta di rete mondiale di sostegno al programma dell’Organizzazione”, spiega la dottoressa Dora Buonfrate, alla co-direzione del Centro assieme alla dottoressa Francesca Tamarozzi, nominata, quest’ultima, in sostituzione al prof. Zeno Bisoffi.

“Nel nostro piano di attività avanziamo delle proposte e rispondiamo a delle richieste specifiche fatte dal Dipartimento delle malattie tropicali neglette dell’OMS che si occupa dei programmi di controllo di queste patologie nei Paesi in cui sono endemiche. Queste attività spesso riguardano lo sviluppo di test diagnostici da impiegare ‘sul campo’ o studi sui farmaci”, sottolinea la dottoressa Buonfrate.

Grazie alla più alta casistica in Italia (negli ultimi dieci sono alcune centinaia i casi diagnosticati al “Sacro Cuore Don Calabria), quello di Negrar è l’unico Centro al mondo designato per lo studio della strongiloidosi, una patologia diffusa soprattutto nelle aree tropicali, ma presente anche nel nostro Paese, sebbene poco nota. Il Centro gestisce, sempre per conto dell’OMS, la Strongyloides Sharing Platform, una piattaforma informatica all’interno del sito web dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che riunisce i ricercatori di tutto il mondo interessati alla malattia parassitaria per lo scambio di informazioni e di dati e per azioni comuni di sensibilizzazione verso questa patologia.

“Anche grazie alla nostra proposta, l’OMS ha inserito nel 2019 la strongiloidosi tra le malattie tropicali neglette cioè trascurate dai piani di salute pubblica e anche dalla ricerca privata delle case farmaceutiche per la scarsa attrazione commerciale. E’ un traguardo importante che ha permesso di includere una malattia che colpisce oltre 600 milioni di persone al mondo nei programmi di controllo dei singoli Paesi”, afferma l’infettivologa.

Le NTD, secondo la definizione dell’OMS, sono patologie che “sebbene diverse dal punto di vista nosologico (possono infatti essere di origine virale, batterica, parassitaria…ndr), formano un gruppo unico in quanto tutte sono fortemente associate alla povertà, proliferano in ambienti con scarse risorse, specialmente in aree tropicali, tendono a coesistere e la maggior parte di esse sono malattie antiche che affliggono l’umanità da secoli”. Si stima che colpiscano oltre un miliardo di persone nel mondo e che siano causa di gravissime disabilità e di più di mezzo milione di morti all’anno. Sebbene abbiano origine nei Paesi in via di sviluppo, le malattie tropicali neglette rappresentano un rischio per le popolazioni dell’intero pianeta, in quanto l’esponenziale mobilità degli ultimi anni comporta lo spostamento insieme alle persone anche di merci e vettori (soprattutto zanzare), quest’ultimi favoriti dall’innalzamento delle temperature.

L’OMS elenca 20 NTD:

La roadmap dell’OMS 2021-2030 prevede tra i vari obiettivi la riduzione del 90% il numero di persone che necessitano di interventi contro le NTD, di diminuire del 75% gli anni di vita persi per disabilità (DALYs) causate dalle stesse NTD e che ne vengano eradicate almeno due nel mondo (dracunculiasi e framboesia)