All'AD Piccinini il premio "Imprenditore per il Bene Comune" di Cattolica Assicurazioni

L’Amministratore Delegato della Cittadella della Carità, di cui fa parte anche l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria,  Mario Piccinini è stato insignito del premio “Imprenditore per il Bene Comune”, istituito da Cattolica Assicurazioni e dedicato “agli imprenditori italiani, del mondo profit e non profit, che si sono distinti per la propria capacità di orientare l’impresa al bene, coniugando mercato, sostenibilità, profitto e solidarietà”.

Il premio che rappresenta l’albero della Dottrina Sociale, opera del maestro orafo Moreno Paluan

L’Amministratore Delegato della Cittadella della Carità, di cui fa parte anche l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria,  Mario Piccinini è stato insignito del premio “Imprenditore per il Bene Comune”, istituito da Cattolica Assicurazioni e dedicato “agli imprenditori italiani, del mondo profit e non profit, che si sono distinti per la propria capacità di orientare l’impresa al bene, coniugando mercato, sostenibilità, profitto e solidarietà”.

La cerimonia di consegna si è tenuta nella serata di venerdì 24 novembre in Fiera, a Verona, nell’ambito del tredicesimo Festival della Dottrina Sociale .

Questa la motivazione del Premio, consegnato al dottor Piccinini dal dottor Piero Fusco – Responsabile del Business Unit Enti Religiosi e Terzo Settore di Cattolica Assicurazioni:

“La gestione della Cittadella della Carità è l’obiettivo a cui Mario Piccinini ha dedicato la vita professionale col desiderio di fare bene il Bene. Innovazione, organizzazione, tecnologie, competenze diffuse e formazione continua sono strumenti non finalizzati alla mera cura della malattia ma a porre la Persona al centro di una relazione di cura e di amore. Viene così custodita l’originaria missione di San Giovanni Calabria, che Mario condivide con tutto il personale”

Gli altri imprenditori premiati sono:

Susanna Martucci, Fondatrice di Alisea (Vicenza); Massimo Mercati, Amministratore Delegato di Aboca (Sansepolcro, Arezzo); Gaetano Giunta, Fondatore e Segretario Generale di Fondazione Messina (Messina); Stefano Petrillo, Fondatore e Amministratore Delegato di Enjoy Investment (Segrate, Milano); Roberto Cimberio, Amministratore Delegato della Cimberio Spa (San Maurizio D’Opaglio, Novara).

 


Endometriosi, il "Negrar Method" vince l"Oscar" della chirurgia laparoscopica ginecologica

Lo scorso martedì 7 novembre a Nashville-Tennessee, l’équipe del dottor Marcello Ceccaroni è stata insignita del “Golden Laparoscope Award”, una sorta di Oscar, per gli addetti ai lavori, della chirurgia laparoscopica ginecologica. Ad essere premiato il video con il dottor Ceccaroni che illustra il Negrar Method, la tecnica che ha rivoluzionato la chirurgia dell’endometriosi severa, perché, pur estirpando la malattia, preserva gran parte delle terminazioni nervose deputate alla funzione vescicale, intestinale e sessuale.

Da sinistra: Marcello Ceccaroni, Giovanni Roviglione , Linda Michels e Chuck Miller rispettivamente Medical Director della AAGL e Presidente della AAGL FOUNDATION,

Per gli addetti ai lavori è come salire sul palcoscenico dell’Academy Award, ma al posto della sospirata statuetta d’oro, un tempo veniva consegnato un laparoscopio sempre nel metallo prezioso, ora sostituito con una targa. Il palcoscenico infatti è quello del congresso della AAGL (American Association of Gynecologic Laparoscopists-Elevating Gynecologic Surgery Worldwide), la società mondiale di chirurgia laparoscopica ginecologica, e quest’anno ad essere insignita dell’ambito premio il “Golden Laparoscope Award” (il 7 novembre a Nashville-Tennessee) è stata l’equipe del dottor Marcello Ceccaroni, direttore della Ginecologia e Ostetricia dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria. Le motivazioni del riconoscimento stanno tutte in quel “Negrar Method”, la tecnica chirurgica, ideata da Ceccaroni, che ha rivoluzionato il trattamento dell’endometriosi, essendo in grado di eradicare la malattia, risparmiando il più possibile le terminazioni nervose (viene infatti definita nerve-sparing) dedicate alle funzioni vescicali, dell’intestino e sessuali. Tanto che uno studio ha dimostrato che grazie a questa metodica chirurgica le conseguenze post-operatorie sono ridotte dal 36% al 5%.

Il dottor Ceccaroni nel ricevere la targa era rappresentato da un suo assistente, il dottor Giovanni Roviglione, che ha presentato il video premiato in cui è illustrato un intervento dello stesso Ceccaroni. “E’ inutile sottolineare quanto sia per me un onore aver ricevuto un simile riconoscimento: un traguardo emozionante, reso possibile grazie alla collaborazione con tutta la mia équipe di chirurghi e di figure professionali, compresi i consulenti di altre specialità, che lavorano presso la mia Unità Operativa”, afferma.

Dottor Ceccaroni, ripercorriamo un po’ la storia del “Negrar Method”.

E’ stato presentato ufficialmente alla comunità scientifica nel 2012 quando la rivista  Surgical Endoscopy ha pubblicato, codificata, l’intera procedura chirurgica che da quel momento è stata applicata in molti centri del mondo. Ma le origini del “Negrar Method” risalgono ai primi anni 2000 quando sono partito per Parigi dove all’Université Renè Descartes ho effettuato studi su dissezione su cadavere che hanno dato vita nel 2006 all’ancora unico testo-atlante di anatomia chirurgica sull’innervazione viscerale e somatica della pelvi femminile. In quegli anni mi sono occupato inoltre di anatomia comparata su maiali, conigli, topi e mi sono immerso in modo maniacale negli studi, anche sui testi antichi, che riguardano le scoperte anatomiche, a cominciare dai trattati di Leonardo che per primo ha disegnato il nervo sciatico.

Perché è così importante conoscere l’innervazione pelvica nel trattamento chirurgico dell’endometriosi?

E’ fondamentale. Nel 10-20% dei casi in generale e in circa l’80% delle pazienti trattate in Centri di riferimento come il nostro, l’endometriosi si presenta nella sua forma severa, cioè infiltrante. In questi casi, il tessuto endometriosico, (un tessuto patologico simile all’endometrio, la cui sede naturale è nell’utero e si sfalda ad ogni mestruazione,) infiltra non solo le ovaie o le tube, ma anche organi come ad esempio l’intestino, la vescica, gli ureteri, tutti avvolti a loro volta da terminazioni nervose che ne regolano la funzionalità. Se con l’obiettivo di eradicare la malattia, si procede chirurgicamente senza “mettere in salvo” la maggior parte dei nervi, si rischiano importanti conseguenze post-chirurgiche che hanno un impatto pesante sulla qualità di vita della donna, come la mancanza di controllo degli sfinteri o disfunzioni sessuali. La chirurgia nerve-sparing come il “Negrar Method”, invece, utilizzando “vie anatomiche strategiche” identifica e isola i nervi preservandone il maggior numero possibile, pur agendo radicalmente sulla malattia. Abbiamo dimostrato che con il nostro metodo la percentuale delle conseguenza post-operatorie è diminuita dal 36% al 5%.

A quale studio si riferisce?

A vari, ma in particolare al nostro ultimo studio, “Space Odyssey” pubblicato alcuni mesi fa sulla rivista Journal of Minimally Invasive Gynecology. Lo studio ha riguardato 3.050 casi di eradicazione chirurgica dell’endometriosi con resezione intestinale, trattati dal 2004 al 2020 dalla Ginecologia di Negrar. Si tratta della più grande casistica a livello mondiale, dalla quale emerge che la nostra tecnica riduce drasticamente le disfunzioni post-operatorie. Dal 36%, appunto, a meno del 5%. Prossimamente sarà pubblicato un secondo articolo, con la casistica “depurata” degli interventi effettuati prima dell’introduzione della tecnica, che potrebbero influire negativamente sulla percentuale di conseguenze post-operatorie e aggiunta la casistica degli interventi fino al 2022. Sicuramente non si potrà mai arrivare alla percentuale dello zero di disfunzioni post-operatorie, se non con la diagnosi precoce della malattia, perché l’endometriosi sempre infiltra in qualche modo i nervi. Ma la percentuale del 5% è straordinaria; vuol dire, considerando la nostra casistica, che abbiamo evitato che più di mille donne vedessero stravolgere ulteriormente la loro vita.

La chirurgia è l’unica terapia per l’endometriosi?

Assolutamente no. In un mondo ideale la chirurgia per l’endometriosi non dovrebbe esistere, e la sola terapia dovrebbe essere quella farmacologica che nei primi stadi di malattia garantisce una buona qualità di vita. Ma una identificazione precoce della malattia non sarà possibile fin tanto che ci vorranno dai 7 ai 10 anni in media per una diagnosi. Il ritardo diagnostico è dovuto a molti fattori a cominciare da quello culturale, che vede ancora nel dolore mestruale, uno dei sintomi principali della malattia, qualcosa di fisiologico ed inevitabile. Inoltre i medici, a cominciare dai pediatri di libera scelta o dai medici di medicina generale, punti di riferimento diretti della paziente, non hanno spesso sufficienti strumenti o requisiti per individuare la malattia. Infine se ne parla ancora troppo poco nonostante in Italia le donne che soffrono di endometriosi siano 3milioni e 150 milioni in tutto il mondo con costi umani, sociali (pensiamo ai giorni di scuola e lavorativi persi) e sanitari. Per questo anche la mia équipe ed io siamo stati impegnati, con la collaborazione di associazioni di pazienti, come APE (Associazione Progetto Endometriosi) all’interno di un progetto di Agenas, non solo in corsi di formazione con medici di base e ginecologi del territorio, ma anche in momenti informativi e divulgativi per esempio nelle scuole. Perché come spesso sono solito dire: “L’unica cura, è la cultura”.


Al dottor Marcello Ceccaroni il Premio De Sanctis per la salute sociale

Il dottor Marcello Ceccaroni, direttore della Ginecologia e dell’Ostetricia dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria, è stato insignito del “Premio De Sanctis per la salute sociale” organizzato dalla Fondazione dedicata al celeberrimo critico letterario dell’Ottocento e che quest’anno ha avuto come tema la salute e il benessere della donna.

Il dottor Marcello Ceccaroni, direttore della Ginecologia e dell’Ostetricia dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, è stato insignito del “Premio De Sanctis per la salute sociale” organizzato dalla Fondazione dedicata al celeberrimo critico letterario dell’Ottocento e che quest’anno ha avuto come tema la salute e il benessere della donna.

Il riconoscimento per l’area “Esperienze Buone Pratiche”, ex equo con oncologa Lucia Del Mastro, è stato assegnato da una prestigiosa giuria presieduta da Franco Locatelli, Presidente del Consiglio Superiore di Sanità e composta da Gianni Letta, patron del Premio, Corrado Augias, giornalista, scrittore e conduttore televisivo, Anna Maria Bernini, Ministro dell’Università e della Ricerca e i responsabili degli inserti salute delle maggiori testate giornalistiche nazionali.

La cerimonia di consegna è avvenuta lunedì 25 settembre a Palazzo Spada, sede a Roma del Consiglio di Stato, alla presenza di autorevoli ospiti tra cui molti ministri della Repubblica.

Il premio,  che consiste in una medaglia con il viso di Francesco De Sanctis e dietro la scritta “Homo est minor mundus”, è stato consegnato al dottor Ceccaroni dalla Presidente della Corte di Cassazione, Margherita Cassano, con la seguente motivazione, scritta dal ministro Bernini e letta da Francesco Lo Voi, Procuratore della Repubblica di Roma: “Per i suoi studi e ricerche a tutela della salute e della qualità della vita della donna ed in particolare per aver sviluppato una tecnica chirurgica pioneristica per la cura dell’endometriosi complessa, il Negrar Method; per i suoi interventi all’avanguardia nell’ambito della chirurgia oncologica severa, che hanno ridonato speranza a tante pazienti; per l’impegno nella diagnosi precoce e nella sensibilizzazione; per il suo impegno sociale e formativo e per le sue capacità di trasmettere il sapere ed essere diventato maestro e poi mentore per tantissimi giovani medici (qui la motivazione integrale)”.

“Sono profondamente onorato e orgoglioso di quanto ho ricevuto. Si tratta di un traguardo importante della mia carriera, ma anche un rilevante riconoscimento per l’Ospedale dove lavoro”, afferma il dottor Ceccaroni. “E’ un premio che dedico innanzitutto ai miei collaboratori che ogni giorno hanno a cuore la salute della donna, non solo in senso clinico, ma in termini di benessere globale. Poi lo dedico alle tante pazienti che si rivolgono a noi con fiducia e serenità, nonostante patologie gravi e invalidanti, come l’endometriosi e i tumori ginecologici. In questo contesto dedicato a Francesco De Sanctis, mi sento di dire che dopo decenni di ascolto di storie delle pazienti e dei loro familiari mi sono convinto che quello del medico è il lavoro più letterario che esista”.

Il “Premio De Sanctis per la Salute Sociale” è stato istituito nel 2021, quando la Fondazione ha voluto allargare il riconoscimento oltre l’ambito letterario a tutte le discipline dedicate alla salute e al benessere della popolazione, in riferimento al ruolo di ministro dell’Istruzione che il critico ha assunto nel 1878. Durante il suo mandato venne introdotta nelle scuole la ginnastica educativa.


L'IRCCS di Negrar è un Cancer Center: a dirlo è la più grande rete oncologica europea

“L’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria rispetta gli standard di qualità di un Cancer Center e di un istituto di ricerca”. E’ quanto riporta la targa che certifica il titolo di Centro di cura dei tumori ottenuto dall’OECI che, con i suoi 140 membri, è la più grande rete europea in ambito oncologico. Ne fanno parte alcuni dei maggiori Istituti del continente impegnati nella lotta contro il cancro. Quelli italiani sono 13 tra cui l’Istituto Nazionale Tumori e l’Istituto Europeo Oncologico di Milano, il “Regina Elena” di Roma e il “Pascale” di Napoli. In regione l’unico certificato è l’Istituto Oncologico Veneto. L’IRCCS di Negrar è tra i pochi ospedali presenti nel network che non si occupano esclusivamente di diagnosi e cura del cancro.

Il prestigioso riconoscimento internazionale è stato ottenuto a conclusione di un iter intrapreso volontariamente dall’IRCCS e durato due anni, durante i quali il board dell’OECI ha valutato, anche con visita in sede, l’attività oncologica del Sacro Cuore, rilevando i punti di forza e chiedendo, per altri, l’adeguamento a standard condivisibili a livello internazionale con i più grandi centri di cura e di ricerca dei tumori.

L’importanza della certificazione per il paziente è stata illustrata questa mattina in una conferenza stampa nella sala convegni del Sacro Cuore Don Calabria.

Dottor Claudio Lombardo, direttore generale OECI

“L’OECI oltre ad essere la più grande rete europea degli istituti oncologici, è anche la più importante a livello mondiale. Opera in Europa ma molti istituti di altri continenti fanno riferimento ad essa per adottare standard di qualità di cura simili o per ipotizzare la costituzione di network come l’OECI che possano integrare al meglio le comunità oncologiche”, ha affermato il direttore generale dell’Organizzazione, Claudio Lombardo. “Fin dalla sua costituzione avvenuta nel 1979 ad opera di Umberto Veronesi, l’OECI ha avuto come obiettivo quello di fornire a tutti i malati oncologici dell’Europa le stesse opportunità di cura e favorire collaborazioni nei protocolli di ricerca”.

Dottor Alberto Bortolami del CRAO

“Pertanto l’accreditamento OECI rappresenta un valore aggiunto per la Rete Oncologica Veneta e per la presa in carico del paziente affetto da tumore della nostra regione”, ha sottolineato Alberto Bortolami del Coordinamento Regionale per le Attività Oncologiche (CRAO)-Rete Oncologica del Veneto. “Il riconoscimento di Cancer Center significa che l’IRCCS di Negrar soddisfa i più elevati standard elaborati a livello europeo negli ambiti della cura e dell’assistenza, della ricerca scientifica e dell’innovazione, della prevenzione e della formazione accademica e post-laurea. Vengono premiati, in particolare, il carattere innovativo e la varietà delle cure offerte, secondo un approccio multidisciplinare che è parte integrante anche della Rete Oncologica del Veneto. Approccio che mette al centro le esigenze del paziente e dei suoi familiari, elaborando un piano terapeutico su misura, a partire dagli ultimi sviluppi della ricerca svolta al proprio interno e in collaborazione con altri partner regionali”.

Dottor Mario Piccinini, AD IRCCS di Negrar

“La certificazione di Cancer Center non è solo una questione di prestigio, ma è parte integrante della nostra storia da sempre a servizio del paziente, in quanto rappresenta una garanzia della qualità delle cure e dell’assistenza a vantaggio di chi è affetto da questa malattia. Il riconoscimento europeo è anche un’opportunità per l’Ospedale di ulteriore crescita grazie al confronto e alla sinergia con le più grandi realtà oncologiche europee. E questo va sempre a beneficio del paziente”, ha sottolineato l’amministratore delegato Mario Piccinini

Dottor Fabrizio Nicolis, direttore sanitario

L’ingresso nell’OECI è il traguardo di un percorso di sviluppo almeno ventennale come ha illustrato il direttore sanitario Fabrizio Nicolis. “Oggi sono presenti in una sola struttura tutte le specialità di diagnosi, cura e riabilitazione per il paziente adulto affetto da tumore. L’acquisizione di professionalità e di tecnologia innovativa e spesso unica in Italia ha portato una crescita progressiva dell’attività assistenziale: nel 2022 sono stati 17mila i pazienti oncologici che si sono rivolti a questo ospedale per diagnosi e/o cura di una patologia neoplastica (con una crescita media del 7% in 5 anni) e 2.700 gli interventi oncologici, di cui il 21,7% da fuori regione. La crescita ha riguardato anche l’attività di ricerca: ad oggi sono in corso 113 studi clinici condotti da 11 diverse unità operative”.

Un modello organizzativo multidisciplinare per la cura del paziente

Determinante per lo sviluppo è stata l’adozione di un modello organizzativo multidisciplinare strutturato come una rete trasversale ai Reparti e ai Servizi coinvolti nella diagnosi e nella cura delle patologie oncologiche. Nel 2016 è stato attivato anche un “Numero Verde per la cura dei tumori (800 143 143)” per facilitare l’iter diagnostico-terapeutico del paziente con diagnosi o sospetta diagnosi di neoplasia.

Un iter che, secondo la letteratura scientifica, per essere efficace deve basarsi su due cardini: la presa in carico tempestiva e multidisciplinare del paziente.

Tempestiva presa in carico: una nuova piattaforma informatica
Dottor Davide Brunelli, vicedirettore sanitario

“Per garantire ulteriore tempestività abbiamo predisposto una piattaforma informatica finalizzata alla presa in carico del paziente che si rivolge per la prima volta al “Sacro Cuore Don Calabria” con una diagnosi (o sospetta) oncologica o con una recidiva tumorale”, ha spiegato il dottor Davide Brunelli, vicedirettore sanitario dell’IRCCS di Negrar. “L’informatica ci viene incontro nel rendere più fluida, per esempio, la comunicazione dei casi tra i Servizi di diagnosi (radiologia, endoscopia digestiva, medicina nucleare…) e gli specialisti delle Unità Operative, affinché il paziente sia sottoposto ad ulteriori accertamenti o a una prima visita specialistica entro 48 ore.  Il sistema diviene inoltre un prezioso strumento di verifica dell’efficacia stessa del percorso per ulteriori interventi di miglioramento”.

Quando l’organizzazione fa la differenza
Dr.ssa Stefania Gori, direttore Dipartimento Oncologico

“In questi anni l’IRCCS di Negrar ha visto crescere le competenze professionali e le tecnologie, ma ha anche migliorato l’organizzazione con la creazione e sviluppo dei Gruppi Oncologici Multidisciplinari (GOM), nei quali un team di medici di diverse specialità discutono il caso di malattia neoplastica che per la sua complessità non può essere presa in carico da un solo specialista”, ha spiegato la dottoressa Stefania Gori, direttore del Dipartimento Oncologico. “Una simile organizzazione determina beneficio per il paziente: migliore assistenza, aumentata aderenza del percorso diagnostico-terapeutico dettato dalle Linee Guida nazionali e internazionali e aumento della sopravvivenza, maggiore opportunità di arruolamento in studi clinici (quindi accesso alle cure innovative)”. Ricadute positive anche sul fronte della ricerca: l’acquisizione di dati clinici dai diversi specialisti favorisce la nascita di nuovi studi.

Nel corso della conferenza stampa alcuni specialisti hanno illustrato alcune peculiarità dell’attività oncologica.

Medicina Nucleare: dalla Diagnosi alla cura
Dr. Matteo Slagarello, direttore Medicina Nucleare

La Medicina Nucleare oltre agli esami diagnostici effettua trattamenti con radiofarmaci per le metastasi ossee del  tumore della prostata e per neoplasie neuroendocrine. A fine anno è previsto anche il via libera da parte di Aifa di un innovativo radiofarmaco, il Lutetium-177 (177Lu)–PSMA-617, per la cura del tumore della prostata metastatico e resistente alla terapia ormonale, per il quale l’IRCCS di Negrar ha tutte le caratteristiche per diventare centro somministratore: competenza nell’ambito dei radiofarmaci, (è sede anche di una Radiofarmacia con ciclotrone), numero dei pazienti (nel 2022 quelli oncologici sono stati 3.600 di cui il 29% da fuori regione) e per la presenza di un reparto di degenza riservato ai pazienti sottoposti a trattamento radioattivo. “Uno studio internazionale (Vision) ha dimostrato un aumento significativo della sopravvivenza globale e della sopravvivenza libera da progressione di malattia nei pazienti che sono stati trattati con il nuovo radiofarmaco rispetto a coloro che sono stati sottoposti alle terapie standard” ha detto il direttore, dottor Matteo Salgarello. “Siamo di fronte a una novità rilevante. Nel 2022 le nuove diagnosi di tumore alla prostata in Italia sono state 40.500. Si stima che il 10-20% dei pazienti siano o diventino resistenti alle cure ormonali. In numeri assoluti il Lutezio – 177 potrebbe interessare una platea che va dai 4mila agli 8mila pazienti”.

Dr. Giulio Settanni, responsabile Laboratorio patologia molecolare

Tumori solidi: profilo molecolare e predisposizione genetica dei tumori

Sull’attività di diagnosi delle alterazioni genetiche cioè di origine eredo-familiare, che comportano un rischio rilevante di malattia tumorale si è soffermato il dottor Giulio Settanni, responsabile del Laboratorio di patologia molecolare dell’Anatomia Patologica diretta dal professor Giuseppe Zamboni. “Il test su sangue viene effettuato su soggetti non necessariamente affetti da tumore e dopo che l’anamnesi della genetista oncologa (la dottoressa Valeria Viassolo) ha indicato che la persona ha un rischio rilevante, per storia personale e/o familiare, di contrarre una malattia neoplastica legata all’alterazione di uno o più geni. I più noti sono i geni BRCA1 e BRCA2 per quanto riguarda i tumori della mammella e dell’ovaio. Quelle eredo-familiari sono una piccola percentuale delle forme neoplastiche, ma la conoscenza delle alterazioni genetiche che le provocano permette di mettere in atto tutte le azioni preventive o di diagnosi precoce”.

Prof. Filippo Alongi, direttore della Radioterapia Oncologica Avanzata
La moderna radioterapia guidata dalle immagini RM

Ritornando sul fronte delle cure il Dipartimento di Radioterapia Oncologica Avanzata, diretto dal professor Filippo Alongi, nel 2022 ha trattato 1.551 pazienti di cui il 36% da fuori regione. La Radioterapia – Centro di riferimento regionale –  dispone di quattro acceleratori lineari ad altissima precisione. Fra questi Unity, integrato con una Risonanza Magnetica ad alto campo che consente di colpire le lesioni tumorali c

La preparazione all’intervento chirurgico migliora gli esiti: il percorso ERAS
Dr.ssa Elisa Bertocchi, Chirurgia Generale

Ha concluso gli interventi la dottoressa Elisa Bertocchi, della Chirurgia generale diretta dal dottor Giacomo Ruffo illustrando il protocollo ERAS (Enhanced Recovery After Surgery) applicato per gli interventi di chirurgia colon rettale. L’obiettivo del protocollo è il recupero post chirurgico rapido, tramite un’ottimale condizione pre-operatoria del paziente e una precoce mobilizzazione e alimentazione post chirurgica. Grazie a questo protocollo (per il quale quello di Negrar è Centro qualificato Eras Society) sono state ridotte drasticamente le complicanze post-chirurgiche e sono diminuiti i giorni di degenza, in media da 6 a 4.


L'AD dell'IRCCS Sacro Cuore, Mario Piccinini, riconfermato presidente dell'ARIS Triveneto

Si tratta del quarto mandato quinquennale consecutivo alla guida dell’Associazione religiosa degli Istituti socio-sanitari del Veneto, della Provincia autonoma di Trento e del Friuli Venezia Giulia. Sedici strutture, tra cui due IRCCS.  “Ringrazio gli associati per la loro rinnovata fiducia. La mia presidenza porterà avanti le diverse istanze degli istituti Aris, coadiuvata da un Consiglio in cui siederà un rappresentante per ogni differente tipologia di struttura”.

L’Amministratore Delegato dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, Mario Piccinini è stato rieletto, per il quarto mandato quinquennale consecutivo, presidente dell’Aris Triveneta, l’Associazione religiosa degli Istituti socio-sanitari.

L’elezione, all’unanimità, è avvenuta nei giorni scorsi a Negrar dove erano riuniti i delegati di sedici strutture sanitarie cattoliche del Veneto, della Provincia Autonoma di Trento e del Friuli Venezia Giulia. Fra queste, due Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, il “Sacro Cuore Don Calabria”, per la disciplina delle Malattie Infettive e Tropicali, e il “San Camillo” di Venezia per la Neuroriabilitazione. L’Aris Triveneta comprende anche cinque ospedali classificati , cioè equiparati al pubblico, centri di riabilitazione, Rsa e case di cura. Per un numero complessivo di 2.157 posti letto.

Mario Piccinini, laureato in Giurisprudenza, dal 1975 lavora al “Sacro Cuore Don Calabria” dove ha ricoperto l’incarico di direttore del personale e di direttore amministrativo, prima di essere nominato, nel 2015, amministratore delegato. Dallo scorso 31 maggio è coordinatore nell’Aris nazionale dei 14 IRCCS associati. Complessivamente in Italia le strutture aderenti sono oltre 260, tutte non profit (gli eventuali utili di bilancio vengono impiegati per l’attività istituzionale) perché appartenenti ad associazioni religiose.

“Innanzitutto ringrazio gli associati per la loro rinnovata fiducia”, afferma il dottor Piccinini. “La mia presidenza porterà avanti le diverse istanze degli istituti Aris, coadiuvata da un Consiglio in cui siederà un rappresentante per ogni differente tipologia di struttura”.

Se in generale la sanità italiana è in affanno per le sempre minori risorse a fronte di cure sempre più costose e di un aumento esponenziale di prestazioni, per quella non profit si sommano le difficoltà di sempre. “Le strutture sanitarie religiose per legge sono equiparate al pubblico, ma di fatto non vengono considerate tali anche se la loro attività rientra nella programmazione delle Regioni – afferma il dottor Piccinini – Questa contraddizione si traduce in una disparità di trattamento economico sia da parte dello Stato che delle Regioni. I fondi straordinari stanziati (un esempio, ma è uno dei tanti, sono quelli per il rinnovo dei contratti del personale) non contemplano mai le strutture private convenzionate.  La nostra sola fonte di finanziamenti rimangono i DRG, i rimborsi che percepiamo per ogni prestazione effettuata. Con la sola tariffa dobbiamo coprire il costo dell’esame o dell’intervento e ricavare un margine per gli investimenti strutturali e tecnologici. Investimenti che invece per le strutture pubbliche vengono finanziati a parte. Il sistema potrebbe essere anche sostenibile, se i DRG venissero adeguati ai costi della sanità attuale aumentati esponenzialmente a causa dell’inflazione. E invece sono fermi da tanto tempo”.

Altro problema scottante sono le liste di attesa. “Da anni le nostre strutture devono fare i conti con i budget regionali che influiscono sulle liste di attesa, diventate oggi gravose per il cittadino anche a causa della pandemia Covid, e non solo. Il governo ha destinato fondi straordinari per il loro abbattimento, ma, nonostante la massima disponibilità, i nostri ospedali sono stati coinvolti solo marginalmente”, conclude il presidente ARIS.


L'IRCCS Sacro Cuore Don Calabria vince il Premio Verona Network 2023

Doppio riconoscimento per l’Ospedale di Negrar: l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria ha ricevuto il Premio assoluto Verona Network 2023 e il Premio Verona Network 2023 Categoria Economia&Impresa.

Doppio riconoscimento per l’Ospedale di Negrar: l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria ha ricevuto il Premio assoluto Verona Network 2023 e il Premio Verona Network 2023 Categoria Economia&Impresa.

La cerimonia di premiazione si è svolta ieri sera al Teatro Vittoria di Bosco Chiesanuova alla presenza di oltre 200 persone, tra cui molte autorità, sindaci del territorio e ospiti istituzionali.

Il giornalista Matteo Scolari, che ha condotto la serata assieme alla cantante Beatrice Pezzini, ha chiamato sul palco l’Amministratore Delegato Mario Piccinini, in rappresentanza dell’Ospedale, per la consegna, da parte di Luca Cenzato di BCC Verona e Vicenza, del Premio Verona Network 2023 Categoria Economia&Impresa.

Il dottor Piccinini ritira il Premio Verona Network 2023 cartegoria Econima&Impresa

Questa la motivazione: “Per aver creato un modello di cura sano, virtuoso, attento ai pazienti, al personale e a tutti i visitatori. Per il management, capace di generare utili per milioni di euro, reinvestiti nelle più avanzate tecnologie presenti sul mercato sanitario. Per l’attività di ricerca sulle principali patologie, sempre all’avanguardia e punto di riferimento a livello internazionale”.

“Essendo un ospedale privato dobbiamo usare bene i soldi dei cittadini: i nostri utili vengono sempre reinvestiti. Negli ultimi anni siamo cresciuti molto, investendo nell’ambito oncologico e delle malattie infettive e tropicali, oltre che nella medicina in generale. Ci fa molto piacere questo riconoscimento, perché non esiste grande ospedale senza grande territorio, e il nostro, quello della Lessinia, è un grande territorio», ha detto l’Amministratore Delegato.

A ritirare la targa del Premio assoluto Verona Network 2023 è stato invece l’intero staff dirigenziale dell’Ospedale: il Presidente fratel Gedovar Nazzari, accompagnato dal dottor Piccinini, dal Direttore Sanitario dottor Fabrizio Nicolis, dal Direttore Amministrativo dottor Claudio Cracco e dal Direttore Sanitario dell’Area socio-sanitaria, dottor Davide Brunelli.

“Il merito del Premio va a tutti i collaboratori di ieri e di oggi – hanno detto -. Solo grazie alla loro competenza e alla particolare cura che ogni giorno riservano alla persona del malato, e non solo alla malattia, l’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria è diventata una realtà sanitaria di eccellenza. Cura che è anche ascolto del paziente, tante cose sono state realizzate proprio perché ad indicarci una carenza da colmare sono stati i nostri stessi malati”.

Gli altri riconoscimenti della serata sono stati assegnati al Comune di Peschiera del Garda (Categoria Enti), a Manifattura Italiana Cucirini Spa e Cantina Villa Medici (ex aequo Categoria Obiettivo Sostenibilità), al Montorio FC (Categoria Sport) e a Le Piazze dei Sapori 2023 (Categoria Eventi e Spettacolo).

Il premio, giunto alla 13esima edizione, è stato istituito dall’Associazione Verona Network, che riunisce diverse realtà tra enti, istituzioni e aziende, con lo scopo di farsi promotrice di occasioni di confronto in una logica propositiva per la città. Ad oggi Verona Network raccoglie oltre 60 primari soci istituzionali e altri importanti soggetti scaligeri in rappresentanza di 3000 operatori economici e oltre 50.000 cittadini veronesi.

Nelle passate edizioni il Premio assoluto Verona Network è andato alla  Scaligera Basket (2022), all’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Verona (2021), alla professoressa Evelina Tacconelli (2020), titolare della cattedra di Malattie Infettive all’Università di Verona, agli studenti del iDB Tech-No-Logic Team che hanno partecipato e vinto la 20a edizione del FIRST* LEGO League World Championship di Houston con il progetto “Wemit” (2019), a Gianmarco Mazzi (2018), oggi sottosegretario del Ministero della Cultura,  all’imprenditore Giuseppe Manni (2017). In passato con un altro nome dato al Premio, sono stati consegnati riconoscimenti agli imprenditori Sandro Veronesi, Giordano Veronesi e Mario Moretti Polegato.


l’Ad Piccinini eletto coordinatore degli Irccs religiosi e nominato Ambasciatore della Sanità Italiana

L’Amministratore Delegato dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria. Mario Piccinini, terrà i rapporti con le Istituzioni, in primis il ministero della Sanità, per conto dei 14 Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico dell’Aris, tra cui la Fondazione Gemelli. La nomina di Ambasciatore della Sanità Italiana gli è stata conferita nel corso dell’open meeting di Grandi Ospedali

Doppio riconoscimento nazionale per l’amministratore delegato dell’Irccs Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, Mario Piccinini, eletto coordinatore degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico aderenti all’Associazione religiosa istituti socio-sanitari e nominato ambasciatore della Sanità italiana nell’ambito dell’open meeting di Grandi Ospedali.

L’elezione è avvenuta a Roma mercoledì 24 maggio durante l’Assemblea Nazionale dell’Aris che ha conferito al dottor Piccinini l’incarico di gestire i rapporti con le istituzioni, in primo luogo il Ministero della Salute, per conto degli Irccs associati. Complessivamente fanno parte dell’Aris 251 strutture socio-sanitarie per un totale di 26mila posti letto. Gli Irccs sono 14 tra cui la Fondazione Policlinico Universitario Gemelli di Roma, l’Istituto San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia, il Centro Don Carlo Gnocchi di Firenze e la Fondazione Piemonte per l’Oncologia di Torino.

“Sono molto onorato per questo incarico – afferma il dottor Piccinini -. L’elezione a coordinatore degli Irccs Aris non solo è l’attestazione del mio operato nell’ambito della sanità italiana, e in particolare in quella religiosa di cui sono presidente Triveneto e consigliere nazionale da circa 20 anni. Ma soprattutto è il riconoscimento del ruolo di prestigio che ha assunto l’Irccs Sacro Cuore Don Calabria nel panorama sanitario, un ruolo raggiunto grazie a un lavoro collettivo sempre a servizio del paziente. Il mio primo obiettivo – riprende l’Ad –  sarà quello di portare presso le istituzioni la legittima istanza degli Irccs a gestione privata e non profit: siamo a tutti gli effetti sanità pubblica in quanto facciamo parte dei 53 ospedali riconosciuti dal ministero della Salute per l’eccellenza nel campo della ricerca applicata alla clinica, ma di fatto veniamo inseriti nel confuso calderone della sanità privata, nonostante la quasi totalità della nostra attività avvenga nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale. Basti pensare che i progetti dei nostri ricercatori possono avvalersi dei fondi PNRR solo all’interno di una ‘cordata’ coordinata da una struttura pubblica. Dobbiamo imprimere un’inversione di rotta”.

Venerdì 26 maggio, sempre a Roma, a margine dell’open meeting di Grandi Ospedali, l’amministratore delegato del “Sacro Cuore Don Calabria” è stato insignito anche della nomina di Ambasciatore della Sanità Italiana, attribuita a 21 manager sanitari, che “si contraddistinguono per il loro impegno nell’innovazione, nella collaborazione e nel creare sinergie all’interno del sistema sanitario con l’obiettivo di migliorare la qualità, l’efficacia dell’assistenza sanitaria e di elevare la capacità della ricerca, rispecchiando così i valori e lo spirito del progetto di Grandi Ospedali”.

L’evento Grandi Ospedali, giunto alla seconda edizione, a cui hanno aderito le più importanti realtà ospedaliere, è un’occasione di confronto sulle questioni più urgenti della sanità italiana e sulle opportunità di sviluppo, come l’intelligenza artificiale e la realtà virtuale di cui si è discusso quest’anno.

Condivido entrambi i riconoscimenti con il personale di oggi e di ieri – conclude il dottor Piccinini – A definire grande un ospedale non è solo il numero dei posti letto o dei dipendenti, l’organizzazione efficiente, le innovative dotazioni tecnologiche. Il valore aggiunto lo fanno ancora le persone che vi lavorano, formate non solo professionalmente, ma anche umanamente per essere a loro volta veicolo di formazione del paziente”.

Nella foto il momento del conferimento della nomina di Ambasciatore della Sanità Italiana: da sinistra Paolo Petralia, vice presidente vicario di Fiaso e Direttore generale Asl 4 S.S.R Genova, il dottor Mario Piccinini e Daniela Donetti, direttrice generale Azienda ospedaliero – universitaria Sant’Andrea, Roma. La conduttrice dell’evento è stata la giornalista Myrta Merlino.

 

 

 


Gara europea di simulazione d'urgenza: il "Sacro Cuore" unica squadra italiana

La squadra del Pronto Soccorso è stata protagonista a Berlino dell’Euro SIM Cup, una competizione di simulazione d’urgenza su manichini ad alta fedeltà. “C’erano altri gruppi italiani che si sono iscritti alla gara – sottolinea il ‘capitano’, il dottor Pettenuzz,.“Probabilmente è stata scelta la nostra squadra perché era composta da più figure sanitarie, non solo da medici, come le altre”

Il team dell’IRCCS di Negrar è l’unica squadra italiana ad aver partecipato all’Euro Sim Cap, una competizione particolare dove l’obiettivo è salvare la vita del paziente, sebbene si tratti di un manichino ad alta fedeltà. E’ il primato portato a casa da Berlino dal gruppo formato da Federico Pettenuzzo e da Annalisa Baldi, rispettivamente medico e infermiera del Pronto Soccorso dell’IRCCS di Negrar, diretto dal dottor Flavio Stefanini. Con loro due specializzandi dell’Università di Verona, i dottori Nicola Mazza e Alessandro Vincenzetti. E come per tutte le squadre che si rispettano non poteva mancare l’allenatore: il dottor Marco Boni, ‘veterano’ dell’Emergenza-Urgenza del Sacro Cuore e istruttore IRC (Italian Resuscitation Council).

La competizione a squadre si è svolta nell’ambito del congresso annuale di medicina di urgenza promosso dall’Eusem (European Society for Emergency Medicine) dal 15 al 19 ottobre nella capitale tedesca. Fra le squadre candidate ne sono state scelte otto europee e una statunitense. “C’erano altri gruppi italiani che si sono iscritti alla gara – sottolinea il ‘capitano’, il dottor Pettenuzzo, “Probabilmente è stata scelta la nostra squadra perché era composta da più figure sanitarie, non solo da medici, come le altre”. La vittoria è andata alla squadra statunitense, mentre le altre posizioni in classifica non sono state rese note, per una scelta degli organizzatori.

“La Simulation Cup consiste in una gara di discussione e gestione di casi clinici nell’ambito dell’emergenza, utilizzando manichini ad alta fedeltà, cioè che simulano le reazioni di un corpo umano”, spiega ancora il medico. “A noi erano stati affidati tre casi: un bambino con meningite, un politrauma da caduta dall’alto e una folgorazione. Gli esaminatori hanno valutato non solo l’aspetto tecnico (rispetto dei protocolli e delle linee guida, farmaci impiegati…), ma anche le cosiddette non technical skills, ovvero la gestione del team, quindi la comunicazione, il rapporto umano tra i componenti, la leadership”.

Abilità che la squadra di Negrar ha perfezionato durante la preparazione alla gara, iniziata a maggio. “La Sim Cup è stata un’opportunità di crescita professionale – afferma l’infermiera Baldi -. Ci ha costretti a lavorare molto sia sulle competenze personali, per essere in grado di affrontare casi non frequenti, sia sulla capacità di lavorare in squadra, requisito fondamentale nell’ambito dell’urgenza perché in ambulanza o in ospedale spesso si opera con persone che non si conoscono ma con le quali si deve instaurare subito un rapporto di fiducia”. Come fondamentali sono le pratiche di simulazione, “anche per la gestione dell’ansia che diventa più facile nel soccorso reale a un paziente, se lo stesso caso è stato affrontato con un manichino ad alta fedeltà”, sottolinea il dottor Pettenuzzo.

Archiviata la Sim Cup 2022, ma non l’entusiasmo, il team di Negrar pensa a quella del prossimo anno e magari alla “medaglia d’oro”. “La classifica non è stata comunicata, ma visti i tanti complimenti che abbiamo ricevuto dai colleghi, forse un posticino sul podio lo abbiamo raggiunto…”, conclude Baldi.

Nella foto da sinistra: i dottori Marco Boni, Federico Pettenuzzo,Alessandro Vincenzetti, l’infermiera Annalisa Baldi e  il dottor Nicola Mazza.


Endoscopia digestiva confermato centro accreditato SIED

l Servizio di Endoscopia ed Ecoendoscopia Digestiva è stato confermato Centro accreditato della Società Italiana di Endoscopia Digestiva (SIED). Il rinnovo della certificazione ottenuta nel 2018 è un nuovo attestato degli standard di eccellenza raggiunti nell’erogazione delle prestazioni ai pazienti. Attualmente i Centri accreditati SIED in Italia sono solo 23.

Il Servizio di Endoscopia ed Ecoendoscopia Digestiva, diretto dal dottor Paolo Bocus e di cui è responsabile il dottor Marco Benini, è stato confermato Centro accreditato della Società Italiana di Endoscopia Digestiva (SIED). Il rinnovo della certificazione ottenuta nel 2018 è un nuovo attestato degli standard di eccellenza raggiunti nell’erogazione delle prestazioni ai pazienti. Attualmente i Centri accreditati SIED in Italia sono solo 23, di cui due, con quello di Negrar, in Veneto.

ULTERIORE GARANZIA DI QUALITA’ PER IL PAZIENTE
Paolo Bocus, gastroenterologo IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calaabria di Negrar
Dr. Paolo Bocus

“L’accreditamento è volontario quindi non richiesto da normativa regionale o nazionale – spiega il dottor Bocus -. Tuttavia nonostante comporti un impegno collettivo non indifferente, che si aggiunge alla notevole attività quotidiana, abbiamo voluto ottenerlo quattro anni fa perché rappresenta un’ulteriore garanzia per il paziente che si rivolge al nostro Servizio per esami, solo per citarne alcuni, come la gastroscopia, la colonscopia o la più sofisticata ecoendoscopia”.

REQUISITI SIED ELEVATI

Anche l’ottenimento del rinnovo è stato particolarmente impegnativo. “Sono stati innalzati, in seguito alla pandemia, i requisiti di sicurezza non solo in merito alle metodiche eseguite, ma anche relativi alle strutture e al controllo della disinfezione strumentale” prosegue il dottor Bocus.  “Tale aspetto ha principalmente riguardato la sicurezza dell’ambiente di lavoro sia per il personale che per i pazienti nonché la formazione ed il mantenimento delle competenze di tutto il personale coinvolto”. Un lavoro che ha coinvolto oltre allo staff del Servizio di Endoscopia Digestiva, anche la Direzione Amministrativa, quella Sanitaria, il Servizio Infermieristico e il Servizio Qualità nonché il Laboratorio di Microbiologia e l’Ufficio di Ingegneria Clinica.

OLTRE 7.500 ESAMI IN UN ANNO

Il Servizio nel 2021 ha effettuato 3780 esami di Colonscopia, 3362 Esaofagogastroduodenoscopie, 57 Gastrostomie Endoscopiche Percutanee (PEG), 150 Colangiopancreatografie Endoscopiche Retrograde (ERCP) e 220 Ecoendoscopie (EUS).

Tutte procedure valutate conformi al Manuale di Accreditamento SIED- Società Italiana di Endoscopia Digestiva (Rev. n 5 del 31/10/2018).


Per la prof. Capobianchi è il diciassettesimo premio: l'Assobiotec Award 2022

La professoressa Maria Rosaria Capobianchi, consulente per la ricerca dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria, ha ricevuto l’Assobiotec Award 2022. per lo straordinario contributo che, con il suo team, è riuscita a dare alla lotta globale alla pandemia isolando e sequenziando, fra i primi ricercatori al mondo, il Sars-CoV2.. Un traguardo chiave per la messa a punto di vaccini, metodi diagnostici e cure.

La professoressa Maria Rosaria Capobianchi, consulente per la ricerca dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria, ha ricevuto l’Assobiotec Award 2022, il premio assegnato annualmente dall’Associazione nazionale di Federchimica per lo sviluppo delle biotecnologie a “personalità ed enti che si sono particolarmente distinti nella promozione dell’innovazione, della ricerca scientifica e del trasferimento tecnologico”.

La professoressa Capobianchi, membro del Consiglio Superiore della Sanità, è stata premiata “per lo straordinario contributo che, con il suo team, è riuscita a dare alla lotta globale alla pandemia isolando e sequenziando, fra i primi ricercatori al mondo, il nuovo Coronavirus. Un traguardo chiave per la messa a punto di vaccini, metodi diagnostici e cure. Una risposta concreta ed efficace per contrastare la diffusione del virus”.

La motivazione fa riferimento al febbraio del 2020, quando, da direttore dell’Unità Operativa Complessa di Virologia e Laboratori di Biosicurezza dell’Istituto Spallanzani, Capobianchi e il suo team hanno isolato per la prima volta in Europa il virus del SARS-Cov-2, a sole 48 ore dalla diagnosi effettuata sui primi due pazienti in Italia, cittadini cinesi in vacanza. Un team tutto rosa quello a cui era a capo la biologa napoletana, formato anche dalle dottoresse Francesca Colavita e Concetta Castilletti, quest’ultima ora responsabile dell’Unità Operativa semplice di Virologia e virus emergenti dell’IRCCS di Negrar.

Originaria di Procida, la professoressa Capobianchi ha una laurea in Biologia con specializzazione in Microbiologia e ha ricoperto vari incarichi internazionali e nazionali, tra cui quello di membro dell’advisory panel sul COVID-19, presieduto dal presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Layen,  di responsabile del Laboratorio di riferimento dell’OMS per la conferma diagnostica del Covid-19 e di consulente del Ministero della Salute, del Comitato Tecnico Scientifico e della Protezione Civile per la  valutazione dei sistemi diagnostici relativi a SARS-CoV-2. Capobianchi è stata anche responsabile del Laboratorio di riferimento nazionale per le infezioni da virus Ebola e da altri virus di gruppo di rischio 4.

Oggi, oltre ad essere consulente per la ricerca e membro della Direzione scientifica dell’IRCCS di Negrar, insegna Biologia Molecolare alla International University Saint Camillus of Health and Medical Sciences (Unicamillus) di Roma.

E’ autrice 590 articoli scientifici indicizzati ed è inserita  nella lista dei “Top Italian Scientists”. L’Assobiotec Award 2022 si aggiunge ad altri 16 premi e all’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica che le ha consegnato il presidente Mattarella il 3 giugno del 2020, sempre per quanto raggiunto nell’ambito della ricerca sul Covid.