Dona il tuo 5Xmille per la Ricerca Sanitaria dell'IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria
“La tua firma è vita che scorre”. Un viaggio virtuale che parte da una firma posta sulla Dichiarazione dei Redditi, nell’apposito riquadro del 5xmille, e attraversa i vari ambiti del nostro Ospedale dove la ricerca applicata alla clinica salva le vite. E’ quanto è contenuto nel video qui sopra ed è quanto avviene nelle realtà, perché donando il 5xmille all’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria si contribuisce (senza nessun costo) a salvare le vite, grazie al sostegno alla ricerca.
Visitando il portale 5xmille.sacrocuore.it si trovano tutte le informazioni sulla campagna e su come devolvere il 5xmille a favore dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria nella prossima Dichiarazione dei redditi. Ecco come:
- Firma nel riquadro “Finanziamento della Ricerca Sanitaria”
- specificando il codice fiscale 00280090234 – IRCCS Sacro Cuore Don Calabria
COS’E’ IL 5XMILLE
- il 5xmille è una misura fiscale che consente ai contribuenti di destinare una quota dell’IRPEF (pari, appunto, al 5xmille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche) a Enti che si occupano di attività di interesse sociale, come associazioni di volontariato e di promozione sociale, onlus, enti di ricerca scientifica e sanitaria…
- il 5xmille non comporta oneri aggiuntivi (non costa nulla) se non devoluto viene trattenuto dallo Stato.
- il 5xmille non è una donazione in quanto non beneficia delle connesse agevolazioni fiscali (non si può detrarre dalle tasse).
- il 5xmille non è l’8xmille. Il contribuente in sede di Dichiarazione dei redditi è invitato a esprimere anche la propria preferenza sul cosiddetto 8xmille dell’IRPEF che viene destinata a una confessione religiosa di sua scelta.
Credits del video
Continua l'impegno dell'Opera Don Calabria nelle zone di guerra
La Fondazione San Giovanni Calabria Ucraina ci aggiorna sugli aiuti che sta fornendo agli abitanti di Kharkiv e zone limitrofe, dove prima della guerra veniva portata avanti un’attività sociale con bambini e ragazzi provenienti dalle zone contese del Donbass. Attualmente la Fondazione sta raccogliendo e consegnando cibo e prodotti di igiene per gli abitanti che vivono nei rifugi sotterranei. Oltre a questo gli operatori hanno organizzato alcuni laboratori online per i più piccoli.
Continua l’attività di aiuto umanitario condotta dalla Fondazione San Giovanni Calabria Ucraina grazie agli aiuti provenienti dall’Italia. Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto alcuni aggiornamenti da parte di Ruslan Lavlinskyi, responsabile del progetto, che fino allo scoppio della guerra viveva nella città di Kharkiv ed ora si sta adoperando insieme agli altri collaboratori dell’Opera Don Calabria per aiutare le persone rimaste in città, in particolare i bambini che frequentavano i laboratori della Fondazione e le loro famiglie.
Le informazioni sono per ovvie ragioni incomplete e frammentarie. Da oltre un mese, da quando cioè è scoppiato il conflitto, la maggior parte degli abitanti di Kharkiv ha iniziato una nuova vita nella metropolitana e nei rifugi sotterranei per sfuggire agli incessanti bombardamenti. Nell’emergenza gli operatori della fondazione hanno rivolto la loro attenzione prima di tutto sui bambini cercando di proporre qualche attività ricreativa che potesse in qualche modo allentare la tensione almeno per qualche ora. Così la scorsa settimana sono riusciti a consegnare 20 scatoloni con materiale artistico in 12 stazioni della metropolitana; hanno organizzato un gruppo di arteterapia online per 35 bambini, grazie all’aiuto di uno psicologo finlandese. In questo modo i piccoli possono sfogare la loro ansia e liberare la loro fantasia, disegnando e colorando.
Durante questo mese, l’equipe si è allargata e ha portato sostegno umanitario e psicologico ai bambini e alle famiglie nei rifugi antiaerei: attualmente 5 volontari psicologi accompagnano oltre 100 bambini che si trovano nei rifugi antiaerei degli ospedali pediatrici di Kharkiv.
C’è poi il capitolo degli aiuti. La fondazione, assieme alla municipalità della città di Stryi, è riuscita a raccogliere e spedire 50 tonnellate di aiuti umanitari (cibo, igiene) per i residenti di Kharkiv. Sono quasi 5.000 le persone raggiunte direttamente, di cui 87 famiglie nella zona di Lisa Gora (raggiunte con kit alimentari), alcune centinaia di abitanti di vari edifici residenziali semidistrutti alla periferia della città, e ancora quasi 700 tra adulti e bambini in altre frazioni vicini al capoluogo.
Prosegue inoltre l’attività dell’Opera Don Calabria in Romania, nella città di Bacau, con l’accoglienza dei profughi che continuano ad arrivare dal vicino confine ucraino. Nella maggior parte dei casi la comunità dei religiosi calabriani offre ospitalità a famiglie di passaggio che hanno bisogno di riposarsi e riprendersi prima di proseguire il viaggio verso occidente.
Per maggiori informazioni sulla situazione e su come eventualmente aiutare si può vedere sul sito di Don Calabria Missioni (www.missionidoncalabria.it).
Sulle orme di Bebe Vio: la scherma paralimpica in ospedale
Sei pazienti della Riabilitazione del “Sacro Cuore” hanno partecipato al corso di fioretto organizzato in collaborazione con il Comitato Italiano Paralimpico. Un’iniziativa che proseguirà nei prossimi mesi con altre discipline perchè anche in ospedale lo sport può essere un formidabile strumento di socializzazione e di miglioramento delle proprie condizioni psico-fisiche
Un assalto di fioretto in piena regola con i due contendenti che si sfidano a suon di stoccate finchè il tabellone luminoso non certifica che uno dei due ha raggiunto i 5 punti. Gli atleti impegnati nella sfida sono pazienti del Dipartimento di Riabilitazione del “Sacro Cuore” e l’occasione è il corso di scherma paralimpica promosso nei giorni scorsi all’interno del reparto diretto dalla dottoressa Elena Rossato.
L’iniziativa fa parte della convenzione con il Comitato Italiano Paralimpico (Cip) stipulata nel 2018 che prevede supportare la riabilitazione dei pazienti con lesioni midollari avviandoli alla pratica di sport che se vorranno potranno continuare anche dopo la conclusionde della degenza ospedaliera. Con lo scoppio della pandemia i corsi si erano interrotti, ma ora già da alcuni mesi sono ripresi, dapprima con il tiro con l’arco (vedi articolo) ed ora con la scherma, giunta già alla seconda lezione.
Il corso è tenuto da Maddalena Previdi del Bottagisio Sport Center, istruttrice nazionale con specializzazione in scherma paralimpica. Vi partecipano sei pazienti con turni di mezz’ora. La prima parte della lezione è dedicata ad esercizi propedeutici in cui l’istruttrice insegna a tenere il fioretto e a muoverlo in modo appropriato, colpendo un bersaglio oppure parando i colpi dell’avversario.
Nell’ultima parte della lezione i partecipanti si sfidano nell’assalto che viene condotto utilizzando rigorosamente il materiale ufficiale necessario per la pratica di questo sport: corpetto elettrificato, fioretto, maschera e tabellone luminoso sul quale vengono segnati i punti come alle olimpiadi.
“Sicuramente la scherma ha una valenza riabilitativa importante – dice l’istruttrice – infatti si può praticare sulla sedia a rotelle e comporta un esercizio costante per il braccio, per il polso e per la schiena, favorendo il miglioramento della postura e l’affinamento della capacità di coordinazione. Inoltre va considerata la valenza di socializzazione sia perchè ci si confronta con gli altri sia perchè c’è un preciso codice di comportamente da rispettare”.
L'App I Colon: l'allenatore digitale che aiuta ad arrivare in forma all'intervento chirurgico
Il servizio di Medicina 33 (rubrica di salute del Tg2 Rai) in cui il dottor Giacomo Ruffo e la dottoressa Elisa Bertocchi (nella foto), con l’aiuto di una paziente, spiegano il funzionamento dell’APP I Colon, sviluppata dalla Chirurgia Generale. Si tratta della prima ed al momento unica esperienza italiana di utilizzo di un’applicazione digitale che accompagna il paziente nelle fasi del protocollo ERAS mantenendolo sempre in contatto diretto con l’équipe chirurgica.
Per conoscere di più: clicca qui
La generosità dei clienti Despar in favore della ricerca del "Sacro Cuore" per la cura dell'endometriosi
Grazie all’iniziativa di raccolta fondi nei supermercati Despar sono stati devoluti a ISSA School (International School of Surgical Anatomy), l’associazione no profit creata dai medici del Reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, diretto dal dottor Marcello Ceccaroni, quasi 60mila euro a fini di ricerca e per campagne di sensibilizzazione sulla cura dell’endometriosi.
Poco meno di 60mila euro. E’ la somma ragguardevole raccolta dall’iniziativa “Il mondo ha bisogno delle donne” e devoluta a ISSA School (International School of Surgical Anatomy), associazione no profit creata dai medici del Reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, diretto dal dottor Marcello Ceccaroni, a fini di ricerca e per campagne di sensibilizzazione sulla cura dell’endometriosi.
L’importo è frutto della generosità di tante persone che hanno aderito alla raccolta fondi nei supermercati Despar, svoltasi dal 21 febbraio all’8 marzo scorso e promossa da Aspiag Service, concessionaria del notao marchio della grande distribuzione per il Triveneto, l’Emilia Romagna e la Lombardia.
Il progetto, giunto ormai all’ottava edizione, rappresenta un’occasione per lanciare un forte messaggio di solidarietà, permettendo di sostenere progetti e associazioni che si occupano di diritti e benessere delle donne. Infatti oltre al reparto di Negrar, sono stati scelti come destinatari dei fondi raccolti: l’associazione Voce Donna Onlus di Pordenone per il Friuli Venezia Giulia, l’associazione “Casa delle Donne per non subire violenza Onlus” per l’Emilia Romagna, l’associazione “Frauen helfen Frauen” per l’Alto Adige e l’associazione “Centro di aiuto alla vita” per il Trentino.
“Attraverso questa partnership con Aspiag Service abbiamo ottenuto un risultato straordinario e siamo molto riconoscenti alla società e a tutti i clienti Despar per questa grande dimostrazione di sensibilità verso le donne affette da questa patologia – ha detto il dottor Ceccaroni al momento della consegna simbolica dell’assegno – La ISSA School (International School of Surgical Anatomy) sostiene da oltre 12 anni progetti benefici, formativi ed educativi per pazienti e giovani medici. I fondi raccolti con questa iniziativa ci permetteranno di supportare ulteriori studi e progetti di ricerca che si aggiungeranno a quelli già in atto. Adesso siamo ben felici di adoperarci per questa seconda parte del progetto che ci vedrà anche impegnati a fare informazione e prevenzione presso gli istituti scolastici superiori del Veneto, cercando così di diffondere maggiore conoscenza e consapevolezza sui sintomi e le cure di questa articolata patologia”.
Patologia che colpisce oltre 3 milioni di donne in età fertile in Italia e circa 176 milioni nel mondo e che non coinvolge solo il corpo delle donne, ma influisce anche sulla loro vita personale e professionale: le donne adulte affette da endometriosi, a causa del dolore ricorrente e invalidante, hanno infatti una capacità lavorativa ridotta e spesso si trovano costrette ad assentarsi dal posto di lavoro. Nelle adolescenti tale impatto si traduce in una perdita di giorni di scuola, che riguarda circa il 23% delle ragazze colpite
Non a caso la consegna di quanto raccolto – frutto delle oltre 59mila donazioni effettuate dai clienti Despar negli 85 punti vendita veneti a gestione diretta e nei punti vendita affiliati aderenti all’iniziativa – è stata volutamente effettuata a introduzione di un incontro con le studentesse dell’Istituto superiore Fogazzaro di Vicenza, alla presenza dell’Assessore Regionale alla Pubblica Istruzione, Elena Donazzan. Il Dott. Marcello Ceccaroni ha così avuto modo di illustrare i dettagli della campagna di sensibilizzazione “Endometriosi, puoi riconoscerla, puoi curarla” voluta da Aspiag Service e già attivata in tutti i punti vendita regionali del noto marchio della Gdo e che ora, grazie all’intervento diretto dell’assessore Donazzan, sarà indirizzata anche alle scuole secondarie di secondo grado del Veneto, attraverso un progetto di informazione e di coinvolgimento degli istituti superiori nelle sette province regionali.
“Spesso i più giovani si sentono imbattibili, al riparo da ogni malattia: invece la prevenzione, come fatto culturale innanzitutto, deve essere assimilata fin dalla giovane età, perché così si determinano comportamenti sani e corretti” ha affermato l’Assessore.
“Il mondo ha bisogno delle donne è una delle iniziative sociali più sentite e partecipate da tutto il mondo Despar, dai clienti e dai nostri collaboratori. Ogni anno questa attività ci permette di tessere una rete di aiuti concreti per le realtà impegnate in favore delle donne in diversi ambiti, dalla salute ai diritti, fino al contrasto alla violenza di genere”, ha concluso Giovanni Taliana, Direttore Regionale Aspiag Service per il Veneto
Il dottor Diego Gavezzoli, nuovo direttore della Chirurgia Toracica
Il dottor Diego Gavezzoli è il nuovo direttore della Chirurgia Toracica. Formato anche nell’ambito della Cardiochirurgia, è esperto di tecniche chirurgiche mini-invasive per il tumore del polmone, ma anche di chirurgia delle malformazioni della parete toracica e funzionale. “Oggi la gran parte degli interventi vengono eseguiti in toracoscopia, ma il futuro della chirurgia toracica è la robotica perché permette l’accuratezza del gesto anche quando gli accessi sono particolarmente ristretti”.
Il suo amore per le due ruote avrebbe potuto indurlo a fare il ciclista o il pilota su pista (oggi fa parte del Motoclub Brixia Special di Brescia). Quello per il calcio a calpestare per professione i campi italiani (è stato arbitro per 10 anni: “Sono arrivato fino alla categoria interregionale… Avevo i calzoni corti in tutti i sensi, ho smesso l’ultimo anno di università…). Ma a prevalere su tutto, per il dottor Diego Gavezzoli, è stata la passione per la chirurgia. In particolare per la Chirurgia Toracica, specialità dell’Unità Operativa che guida da gennaio al “Sacro Cuore Don Calabria” prendendo il testimone dal dottor Alberto Terzi.
Nato a Brescia 50 anni fa, si è laureato in Medicina e Chirurgia a Pavia nel 1996, con specializzazione in Chirurgia Toracica nel 2002 all’Università Statale di Milano. Prima di approdare in Valpolicella prestava la sua opera agli Spedali Civili di Brescia; dal 2003 al 2006 nell’Unità Operativa di Cardiochirurgia e dal 2008 al 2021 in quella di Chirurgia Toracica, con una breve parentesi, dal 2007 al 2008, presso la Chirurgia Generale dell’Azienda Ospedaliera Bolognini di Seriate, dove gestiva l’Ambulatorio specialistico di Chirurgia Toracica ed Endoscopia respiratoria.
“La mia formazione è cardiochirurgica, anche se ho acquisito la specialità in chirurgia toracica – spiega il dottor Gavezzoli -. In Europa la specialità è unica e contempla la formazione cardiochirurgica e toracica”. Non a caso durante le due esperienze all’estero, il dottor Gavezzoli ha lavorato presso l’Ospedale Cardio-Toracico “L. Pradel” di Lione, dove ha svolto attività di sala operatoria e di ricerca (sviluppo di modelli sperimentali per lo studio della conservazione d’organo nel trapianto cardiaco), e all’Istitute Mutualiste de Montsouris Parigi dove si è occupato di cardiochirurgia, ma anche di chirurgia toracica e vascolare.
Se è vero che la chirurgia toracica ha molte affinità con quella del cuore, è altrettanto vero che la prima racchiude un mondo che, contrariamente a quanto si è soliti pensare, va oltre la chirurgia oncologica del polmone. “Il trattamento chirurgico della neoplasia maligna polmonare e degli altri organi toracici è solo una parte della specialità di cui mi occupo – conferma il neo primario –. L’altra comprende, per esempio, la chirurgia delle patologie malformative della parete toracica (petto escavato e carenato) con tecniche classiche e mini-invasive. Oppure la chirurgia funzionale per la terapia della iperidrosi severa degli arti superiori o del fenomeno di Raynaud”. Per quanto riguarda l’eccessiva sudorazione di ascelle o mani, il dottor Gavezzoli ha accumulato una vasta esperienza presso il centro da cui proviene; la tecnica chirurgica innovativa e i risultati ottenuti sono stati presentati nel 2018 al Congresso internazionale ISSS (International Society Simpatetic Surgery) società di cui è membro. “La tecnica della simpaticectomia toracica bilaterale sincrona con mini-accessi ascellari, intubazione monolume e senza esclusione polmonare né utilizzo di Co2 è il frutto del lavoro e del lungo percorso dell’equipe di Brescia da quando all’inizio degli anni 2000 il dott. Pietro Bovolato, il primario che mi riportò nella mia città natale, decise di intervenire su questa patologia ”, spiega il chirurgo.
La tecniche chirurgiche mini-invasive prevalgono ormai anche per la chirurgia del tumore al polmone. “Il gesto chirurgico negli anni si è notevolmente raffinato nella cosiddetta chirurgia open. A parte alcuni interventi, come quello per mesotelioma pleurico, che sono particolarmente demolitivi, quando è necessaria un’apertura toracica, gli accessi consistono sempre in pochi centimetri di incisione. Detto questo la gran parte degli interventi vengono eseguiti in toracoscopia, con l’introduzione della videocamera e degli strumenti accessori attraverso gli spazi intercostali, e con il robot. La robotica è il futuro della chirurgia toracica: permette l’accuratezza del gesto anche quando gli accessi sono particolarmente ristretti”.
Purtroppo la percentuale dei casi di tumore che trovano nella chirurgia la soluzione curativa è ancora molto bassa (20%). “La gran parte delle diagnosi avviene quando la neoplasia è allo stadio avanzato, per cui non sempre la chirurgia è possibile o se possibile prevede l’intervento delle cure farmacologiche e della radioterapia. Lo screening che permetterebbe, come nel caso del cancro al seno o del colon, una diagnosi precoce, e quindi la migliore prognosi, per il tumore al polmone, non è stato ancora introdotto. Solo recentemente si inizia a parlarne grazie all’avvento di TAC a basse radiazioni, per cui l’esecuzione frequente dell’esame non comporta eccessivi rischi. Tuttavia è necessario sottolineare che nella cura del tumore al polmone negli ultimi anni si sono fatti notevoli progressi con un conseguente aumento della sopravvivenza, impensabile fino a pochi decenni fa. Questo grazie all’approccio multidisciplinare alla patologia e all’introduzione di nuovi farmaci”, conclude il dottor Gavezzoli.
I tumori neuroendocrini: un webinar con gli specialisti del "Sacro Cuore"
Venerdì 18 marzo NET-Italy (Associazione Italiana Pazienti con Tumori Neuroendocrini) organizza con gli specialisti dell’ambulatorio NET dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria un webinar rivolto ai pazienti sul percorso diagnostico-terapeutico della nostra struttura dedicato a queste neoplasie. Nell’articolo la modalità di collegamento, che è gratuita.
Fa tappa (anche se in modo virtuale) all’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria il ciclo di incontri organizzati dall’Associazione Italiana Pazienti con tumori neuroendocrini (NET-Italy) per informare le persone colpite da queste neoplasie sulla realtà dei Centri specializzati nella diagnosi e nella cura di queste forme tumorali. Il webinar si tiene questo venerdì 18 marzo a partire dalle 9 e vede come relatori gli specialisti del gruppo multidisciplinare sui tumori neuroendocrini dell’Ospedale di Negrar (clicca per per vedere il programma.)
La partecipazione è gratuita. Per collegarsi: https://us06web.zoom.us/j/88209678922?pwd=eUtLbU1Nc1RGbnBsMW9CL2dHc3FyUT09; ID riunione: 882 0967 8922; Passcode: 395988.
La registrazione poi sarà pubblicata sul canale Youtube dell’associazione.
I Tumori Neuroendocrini (NET-Neuroendocrine Tumours) del pancreas, del tratto gastroenterico e del polmone sono un gruppo eterogeneo di patologie sia per localizzazione sia per aggressività (benigni o maligni), che hanno origine dalle cellule del sistema neuroendocrino. L’incidenza di 2-5 casi all’anno ogni 100mila abitanti, fa dei NET una forma oncologica relativamente rara, quindi poco conosciuta, la cui diagnosi viene effettuata spesso tardivamente in quanto queste neoplasie richiedono un approccio multidisciplinare e metodiche diagnostico-terapeutiche all’avanguardia
All’IRCCS di Negrar opera dal 2003 un ambulatorio, coordinato dal chirurgo del pancreas, Letizia Boninsegna (clicca qui per vedere una sua intervista) che segue il paziente in ogni fase della diagnosi e della cura, avvalendosi di un gruppo di specialisti: anatomopatologi, chirurghi generali e toracici, endocrinologi, diabetologi, gastroenterologi, medici nucleari, oncologi, pneumologi, radiologi e radiologi interventisti e psicologi (per ulteriori informazioni: dip.onc@sacrocuore.it oppure 045.6013548)
“NET-Italy è un’associazione di pazienti per i pazienti – sottolinea la presidente Maria Luisa Draghetti -. Pertanto i nostri incontri hanno carattere divulgativo pur avvalendosi di medici specialisti. Il nostro obiettivo è quello di informare chi soffre di questa patologia tumorale delle opportunità terapeutiche offerte dai centri italiani e delle novità scientifiche in questo campo. Molti infatti ci contattano per sapere dove curarsi e se già in cura dove rivolgersi per ricevere terapie avanzate come quella radio-recettoriale. Una prima informazione si può ricevere dal nostro sito (www.netitaly.net) dove abbiamo completato l’elenco dei centri specializzati”. Tra le richieste non mancano quelle relative alla gestione quotidiana, come l’alimentazione. Non a caso una sezione del webinar s’intitola “Una dieta corretta… cuciniamo insieme” e vedrà la collaborazione di alcuni cuochi.
All’incontro parteciperà anche Andrea Pamparana, noto giornalista televisivo e già vicedirettore del Tg5, ma anche paziente di NET-Italy. La sua è una delle 28 testimonianze di vita con la malattia raccolte nel libro A dorso di Zebra. In viaggio con il Net (tab edizioni, 2021). Il libro è in vendita in libreria e sul web e una parte del ricavato sarà devoluto all’associazione e alla ricerca sui tumori neuroendocrini.
Prevenzione tumore al seno: un ambulatorio per le forme ereditarie
La Chirurgia senologica, diretta dal dottor Alberto Massocco, apre un ambulatorio dedicato alle donne sane portatrici di mutazioni di geni associati ad ad un aumentato rischio di tumore alla mammella. L’obiettivo è la presa in carico preventiva di queste donne, e dei loro familiari più stretti, per una diagnosi precoce di un’eventuale neoplasia mammaria. Prenotazione con impegnativa.
Le forme tumorali ereditarie o genetiche del carcinoma del seno rappresentano, in termini di percentuale, una piccola fetta (5-10%) delle diagnosi totali di tumore che in Italia nel 2020 sono state 55mila. Percentuale che tuttavia in numeri assoluti significa dalle 3mila alle 6mila donne che, se individuate, possono abbattere il rischio di neoplasia mammaria, non solo per loro ma anche per i familiari più stretti.
Tali forme tumorali sono associate infatti alla mutazione di una coppia di geni, che viene trasmessa alle generazioni successive. La più conosciuta è quella a carico dei geni BRCA1 e BRCA2, noti al grande pubblico come i “geni Jolie”, dal nome dell’attrice americana Angelina, che si è sottoposta a chirurgia profilattica in quanto portatrice sana della mutazione come la mamma, la nonna e la zia scomparse precocemente a causa del tumore al seno.
Proprio alle donne sane portatrici di mutazioni di geni associati ad un aumentato rischio di tumore alla mammella è dedicato il nuovo ambulatorio divisionale della Chirurgia senologica dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, diretto dal dottor Alberto Massocco. Vi si può accedere con impegnativa del proprio medico curante o del medico genetista, telefonando al numero 045.6013257. “L’obiettivo è la presa in carico preventiva di queste donne, e dei loro familiari più stretti, che possono essere indirizzati alla sorveglianza per un’eventuale diagnosi precoce di tumore al seno o all’intervento chirurgico profilattico. E’ bene sottolineare che anche in presenza di mutazioni genetiche, si parla di rischio e non di certezza di sviluppare la malattia”, spiega il dottor Massocco.
L’accesso all’ambulatorio è riservato solo alle donne sane, mai trattate chirurgicamente per carcinoma mammario con tuttavia una storia familiare che presenta una o più diagnosi di cancro al seno, soprattutto in età precoce, cioè prima dei 50 anni, e indipendentemente dal sesso del familiare. “Infatti i casi di cancro mammario nei maschi sono molto rari (0,5-1% di tutte le diagnosi della stessa patologia) – riprende il chirurgo – ma in una percentuale del 10% la persona presenta una mutazione dei geni BRCA1 o BRCA2 che può aver trasmesso alla figlia o al figlio”.
L’aumentato rischio di sviluppare la neoplasia non è tuttavia determinato solo dalla genetica. “Sono predisposte anche le donne che hanno effettuato, soprattutto in passato, trattamenti di radioterapia localizzati sul torace, non per tumore alla mammella – continua –. E anche le donne che hanno una pregressa diagnosi di carcinoma lobulare in situ, di atipia epiteliale piatta e iperplasia duttale atipica. Queste sono tutte condizioni non cancerose o precancerose, che di solito non vengono trattate chirurgicamente, ma rappresentano fattori predisponenti all’insorgenza di tumore maligno”.
Una volta determinato il livello di rischio da parte del medico genetista ed effettuato l’eventuale esame genetico (sempre all’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria), la paziente può essere avviata a un programma di sorveglianza che prevede l’esecuzione dell’esame senologico completo (esame clinico, mammografia e ecografia mammaria) e della risonanza magnetica delle mammelle, alternati ogni sei mesi. Dal punto di vista preventivo, la chirurgia profilattica mammaria (mastectomia bilaterale) viene discussa come opzione per le donne ad alto rischio, in base alle linee guida internazionali.
La Chirurgia senologica di Negrar ha effettuato nel 2021, 337 interventi di cui 240 per patologia tumorale. L’Unità Operativa Complessa fa parte del gruppo multidisciplinare sul tumore mammario che vede la presenza oltre che del chirurgo, anche del radiologo, dell’anatomo-patologo, dell’oncologo, del medico genetista, del medico nucleare, del radioterapista oncologo, dello psicologo clinico, del fisioterapista e del chirurgo plastico.
Emergenza Ucraina: l'impegno dell'Opera Don Calabria per i bambini e le famiglie in fuga
La Famiglia Calabriana è impegnata negli aiuti alla popolazione locale a Kharkiv, sul confine tra Russia e Ucraina dove è presente un’attività sostenuta dai Poveri Servi della Divina Provvidenza, e nell’accoglienza dei profughi a Bacau, città rumena vicina al confine dove transitano decine di migliaia di civili in fuga dalla guerra.
Anche l’Opera Don Calabria si è attivata in questi giorni per sostenere il popolo ucraino martoriato dalla guerra. In particolare sono due le situazioni critiche alle quali la Congregazione sta cercando di far fronte attraverso l’associazione “Don Calabria Missioni”. La prima è a Kharkiv, città ucraina devastata dai bombardamenti, dove da alcuni anni è presente un’attività sociale sostenuta dalla Delegazione Europea dell’Opera. La seconda è a Bacau, in Romania, dove c’è una comunità calabriana impegnata nell’accoglienza dell’enorme flusso di profughi provenienti dal vicino confine.
IL CENTRO DIURNO DI KHARKIV
“Don Calabria Ucraina” è una fondazione caritatevole istituita nel 2018 e fa parte dell’area sociale della Delegazione Europea dell’Opera calabriana. Essa opera nella città di Kharkiv e svolge attività rivolte a bambini, ragazzi e famiglie vittime della guerra nel vicino Donbass. I ragazzi seguiti sono un centinaio di età compresa fra i 7 e i 18 anni con laboratori e accompagnamento sia sul piano oscio-educativo sia su quello psicologico.
A seguito dell’invasione russa le attività del Centro sono state interrotte a causa dei feroci bombardamenti che stanno interessando la città. Molti civili se ne sono andati, mentre le famiglie rimaste in città sono costrette a cercare rifugi di fortuna. Pur in questo contesto difficile il personale del Centro ha mantenuto il contatto con alcuni bambini e ragazzi e sta portando avanti per loro un laboratorio di arteterapia in modalità online. Inoltre la Fondazione è impegnata nella distribuzione di beni di prima necessità alla popolazione della città. Ecco alcuni disegni inviati dai bambini nascosti nei bunker al direttore del Centro, lo psicologo Ruslan Lavlinskyi.
L’ACCOGLIENZA DEI PROFUGHI A BACAU
L’Opera calabriana è presente in Romania con due comunità religiose (una di Fratelli e una di Sorelle) e con alcune case a Racaciuni e a Bacau. Le attività svolte sono di sostegno sociale e scolastico a bambini e ragazzi poveri e alle loro famiglie. Ora a causa del conflitto la Romania è diventata un crocevia per centinaia di migliaia di profughi in fuga dall’Ucraina, tra cui numerosissimi bambini e la Famiglia Calabriana è impegnata nell’accoglienza di alcune famiglie nella casa di Bacau. Inoltre si prevede l’arrivo di 80 profughi nel Centro Diurno di Gioseni che l’Opera gestisce insieme alle Suore Misericordiose di San Carlo Borromeo.
PER SAPERNE DI PIU’
Per chi vuole saperne di più e dare un sostegno al progetto di aiuto gestito dall’Opera Don Calabria in Romania e Ucraina consigliamo consultare il sito di Associazione “Don Calabria Missioni”.
Giornata mondiale del sonno: colloqui con gli esperti
In occasione della Giornata Mondiale del Sonno, sabato 19 marzo gli esperti del Centro di Medicina del Sonno di Negrar incontrano i cittadini per colloqui individuali e gratuiti presso il Centro Diagnostico e Terapeutico di via San Marco 121 a Verona. Obbligatoria la prenotazione
Venerdì 18 marzo si celebra in tutto il mondo la Giornata del sonno. In occasione di questo appuntamento, sabato 19 marzo, gli esperti del Centro di Medicina del sonno dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, guidati dal dottor Gianluca Rossato, sono a disposizione della popolazione per colloqui gratuiti sui vari disturbi del sonno. Gli incontri individuali si terranno al Centro Diagnostico Terapeutico di via San Marco 121 (Verona) dalle 9 alle 12.30. E’ obbligatoria la prenotazione scrivendo a: centrodelsonno@sacrocuore.it
I DISTURBI DEL SONNO DEGLI ITALIANI
Si stima che circa 13 milioni d’italiani soffrano disturbi del sonno. A prevalere è l’insonnia che, in forma più o meno grave, colpisce circa il 41% della popolazione. Segue la sindrome delle apnee notturne, la sindrome delle gambe senza riposo e i disturbi del ritmo circadiano. La mancanza di un sonno ristoratore è associata spesso ad altre malattie, soprattutto a carico del sistema nervoso.
SONNOLENZA DIURNA E INCIDENTI SUL LAVORO E SULLA STRADA
Senza contare che la sonnolenza diurna incide sulla vigilanza, i tempi di reazione, le capacità di apprendimento, l’umore, la coordinazione occhio-mano e l’accuratezza della memoria a breve termine. Quel senso di torpore che a volte si trasforma in veri e propri colpi di sonno è stato identificato come causa di un numero crescente di incidenti sul lavoro e sulla strada.
Non a caso la World Association of Sleep Medicine, che indice dal 2007 la Giornata Mondiale del sonno, ha scelto come slogan per il 2022: “Quality sleep/Sound Mind/ Happy World” (Qualità del sonno/ Mente Sana/ Mondo Felice).
SONNO E PANDEMIA DA COVID-19
Un contributo non irrilevante nella diffusione dei disturbi del sonno lo ha dato la pandemia da Covid-19. Secondo lo studio condotto da KJT Group per di Philips dal 17 novembre al 7 dicembre 2020 ha fatto emergere che le donne hanno subito (più degli uomini) un peggioramento della qualità del sonno.
“Sono ritmi diurni a regolare il sonno: quelli dell’alzata per il lavoro o la scuola, gli orari dei pasti e quelli del coricamento della sera – spiega il dottor Rossato, responsabile del Centro di Medicina del sonno –. Durante il lockdown questi ritmi si sono alterati, almeno di un’ora, come riportano alcuni studi, influendo inevitabilmente sulla qualità del sonno, con la comparsa o l’aumento dell’insonnia. A tutto questo si deve aggiungere anche un maggiore uso, per lavoro o studio, dei dispositivi elettronici (computer, smartphone, tablet) la cui luminescenza può comportare un’alterazione della produzione della melatonina, così come passare la gran parte della giornata al chiuso, sotto la luce artificiale”.
Per chi invece ha contratto il virus l’insonnia può essere una complicanza della malattia. “Gli studi effettuati hanno rilevato che si manifesta nel circa il 30% dei guariti – prosegue il neurologo -. Sono in parte soggetti che hanno paura di addormentarsi perché ricordano i disturbi respiratori che si accentuavano durante la notte. Per gli altri la difficoltà di dormire può essere dovuta all’interessamento delle cellule nervose da parte del virus. Ma questo lo potremo stabilire solo nei prossimi anni quando disporremo di dati più ampi”.
COSA FARE O NON FARE QUANDO SI DORME POCO E MALE
Ma chi soffre di disturbi del sonno, indipendentemente dalla pandemia, cosa deve fare? “In primis è necessario modificare il proprio stile di vita – risponde il dottor Rossato -. Andare a letto e alzarsi alla stessa ora, non abusare di alcol o caffeina soprattutto nelle ore serali, fare attività fisica ma non prima di andare a letto, non usare dispositivi elettronici prima di coricarsi. Tuttavia in certi casi questo non può bastare ed è necessario, sia per i disturbi neurologici del sonno (insonnia grave) o per quelli respiratori (apnee notturne), rivolgersi a un medico. In Italia su 13 milioni di soggetti che lamentano un cattivo riposo, solo il 7% si è rivolto a uno specialista del sonno, anche se il 44% dice di volerlo consultare. Nel frattempo è sempre più diffusa l’abitudine del “fai da te”, con l’uso di farmaci (sonniferi, ipnotici…) che se assunti senza controllo medico possono danneggiare anche gravemente la salute”.