
Nei giorni scorsi si è tenuta la settima edizione del congresso chirurgico organizzato dalla Chirurgia generale dell’IRCCS di Negrar. Sotto i riflettori non solo la chirurgia sempre meno invasiva, ma il complesso dei trattamenti per la cura del tumore del colon-retto, tra cui l’analisi del microbioma per diagnosi sempre più precoci e il DNA Circolante, rilevabile con un solo prelievo di sangue
Il tumore del colon-retto è la seconda neoplasia più diffusa in Italia dopo quella alla mammella e al polmone, con quasi 50mila nuovi casi all’anno. La chirurgia – sempre meno invasiva grazie anche alla robotica – rimane il gold standard terapeutico, ma inserita in un percorso multidisciplinare finalizzato a trattamenti sempre più personalizzati per i pazienti.
Non a caso la settima edizione del congresso annuale di Chirurgia sul colon-retto, che si è tenuta venerdì 12 dicembre a Palazzo Verità Poeta, ha trattato solo in parte l’evoluzione tecnologica applicata alla chirurgia, puntando i riflettori sulle novità inerenti al complesso dei trattamenti del cancro colo-rettale: dalla diagnosi precoce alla terapia fino al follow up della malattia.

“La chirurgia è sempre più orientata alla minor invasività e alla preservazione d’organo, finalizzata a garantire risultati oncologici ottimali, coniugati alla migliore qualità di vita del paziente, anche, grazie alla robotica, nel caso di malattia avanzata”, spiega il dottor Ruffo. “L’obiettivo è quello di costruire percorsi di cura sempre più personalizzati ed efficaci attraverso un approccio multidisciplinare al paziente. Fondamentale a questo scopo è il ruolo delle nuove tecnologie di biologia molecolare, sia in fase diagnostica sia per predire la risposta alle terapie”.
Ma la biologia molecolare non è la sola arma a disposizione dei clinici per tracciare “la carta di identità genetica” del tumore, da cui non si può prescindere per stabilire il percorso di cura.
Infatti in un futuro non molto lontano la colonscopia non sarà più l’esame di screening, seppur di secondo livello, per la diagnosi precoce del tumore del colon retto, ma avrà indicazione solo nel caso in cui la presenza accertata del tumore richiede di procedere con la biopsia, evitando così procedure invasive inutili. “Attraverso un semplice campione di feci potremo avere informazioni sul rischio di contrarre il cancro e sull’eventuale sede anatomica della neoplasia” afferma la dottoressa Bertocchi. “Questo grazie al microbioma intestinale, cioè l’insieme dei microrganismi che vivono nel nostro intestino (virus, batteri e funghi) e alla totalità del loro patrimonio genetico”.

Durante il congresso si è discusso inoltre sul ruolo emergente del “DNA circolante”, rilevabile con un semplice prelievo di sangue. “Tutte le cellule, comprese quelle tumorali, a seguito del normale processo di rinnovamento cellulare liberano frammenti di DNA – spiega la dottoressa Bertocchi -. Oggi il “DNA circolante” viene utilizzato dagli oncologici per il monitoraggio della terapia, ma potrebbe diventare una metodologia diagnostica del tutto non invasiva”
“Nei prossimi anni assisteremo a importanti miglioramenti nella cura del tumore del colon-retto. Questo grazie a diagnosi sempre più precoci, rese possibili dall’analisi del microbioma nelle feci; più precise, con analisi genetiche avanzate per “conoscere” meglio il tumore. Inoltre attraverso l’analisi del DNA circolante nel sangue per seguire nel tempo l’efficacia delle terapie”, ha sottolineato il professor Pedrazzani, evidenziando inoltre come “la diffusione della chirurgia robotica stia migliorando in modo significativo gli esiti degli interventi, permettendo una ripresa più rapida e un ritorno più veloce alla vita quotidiana.”Fine modulo
L’incontro scientifico ha visto la presenza come relatore del prof. Ulf Gustafsson, presidente di ERAS Society, la società scientifica internazionale che certifica le strutture ospedaliere che applicano protocollo ERAS, la buona pratica chirurgica finalizzata al miglior recupero dopo l’intervento. Il “Sacro Cuore Don Calabria” è primo in Italia ad aver ottenuto la certificazione di centro formatore ERAS per la chirurgia colon-rettale e la chirurgia bariatrica.
Tra gli obiettivi del protocollo anche quello di prevenire le complicanze post operatorie. Un valido aiuto, secondo il prof. Gustafsson, può arrivare dall’intelligenza artificiale e dai sistemi di machine learning, potenzialmente in grado di predire il rischio di complicanze e supportare il chirurgo nella scelta del tipo di intervento più adatto ad ogni paziente oltre che nella gestione clinica dei pazienti nei primi giorni dopo l’operazione.

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