Laser e sclerosanti: le terapie senza dolore delle vene varicose

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Una patologia antica, le cui terapie sono in continua evoluzione come spiega il chirurgo vascolare Paolo Tamellini, promotore del convegno che si terrà il 22 settembre al “Sacro Cuore”

Già Hippocrate (460-377 a. C.), proprio quello del giuramento, parlava di gambe congestionate, violacee, edematose. Mentre la più antica documentazione scritta di un trattamento chirurgico delle varici porta la firma di Aulo Cornelio Celso (25 a.C. – 50 d.C.).

Pochi accenni storici per una malattia, quella varicosa, con cui l’uomo ha dovuto sempre convivere e che oggi può essere definita “sociale”, visto che colpisce il 25-30% della popolazione. Ma se le origini si perdono nel tempo, le tecniche, chirurgiche e non, per curare questa patologia sono costantemente in evoluzione.

Di “Malattia varicosa oggi: nuove frontiere per un problema antico” si parlerà infatti venerdì 22 settembre all’ospedale Sacro Cuore Don Calabria, in un convegno promosso dal dottor Paolo Tamellini (foto in Photo Gallery), dell’Unità operativa complessa di Chirurgia Vascolare, diretta dal dottor Antonio Janello, e rivolto a specialisti e medici di medicina generale (in allegato il programma del convegno).

Oggi abbiamo diverse modalità d’intervento – spiega il medico – dalla chirurgia, alla terapia con il laser o con la radiofrequenza a microonde e anche con farmaci sclerosanti. A seconda dei casi possiamo utilizzare separatamente i trattamenti oppure combinandoli fra loro per raggiungere il miglior risultato clinico ed estetico”.

Dottor Tamellini, in cosa consiste la patologia che comunemente viene chiamata “vene varicose”?

“Si tratta di una malattia funzionale, perché comporta un sovvertimento della circolazione venosa degli arti inferiori. Le vene sono dotate di valvole che hanno il compito di rinviare il sangue verso il cuore e di impedire che il sangue ricada verso il basso, seguendo la legge di gravità. Se per una debolezza congenita queste valvole si ‘allentano’ e diventano incontinenti, le vene, invece di essere ‘autostrade’ che portano il sangue al muscolo cardiaco, di dilatano, assumono una forma tortuosa e il sangue ricade verso il basso. I sintomi infatti sono gambe gonfie, pelle pigmentata di rosso, a causa di uno stravaso di globuli rossi, comparsa di dermatiti ed eczemi varicosi e negli stadi più avanzati formazione di ulcere. Infine possono manifestarsi anche flebiti, perché dove il sangue ristagna, facilmente coagula“.

Quali vene sono interessate?

“Quelle della circolazione superficiale: la safena grande, la safena piccola e i rami collaterali. L’arrivo del sangue agli arti inferiori è riservato a un solo canale, le arterie. Il ritorno, invece, è affidato alle vene in superficie e quelle profonde, cioè all’interno dei muscoli. Ma i due sistemi, superficiale e profondo, sono in comunicazione. Pertanto se è presente un danno cronico alle vene superficiali a risentirne è anche il circolo profondo, con conseguenze più serie. Infatti mentre le due safene si possono togliere, non si può fare altrettanto per le vene profonde”.

Quella varicosa può essere chiamata una malattia sociale…

“Colpisce una ampia fetta di popolazione (25-30%), in ugual misura uomini e donne, di qualsiasi età. Le donne sono più sensibili al problema sia per le gravidanze, che rappresentano uno stress per la circolazione degli arti inferiori, sia per una questione estetica: non fa piacere avere le vene superficiali, magari a forma bitorzoluta. Può essere un problema solamente di natura estetica, ma è solo l’esame dell’EcoColorDoppler che può escludere un deficit funzionale della circolazione”.

Una volta diagnosticata la malattia, quali sono le terapie?

“La vera innovazione terapeutica risale agli inizi del 1900, con l’intervento chirurgico di stripping, ancora maggiormente utilizzato. La vena viene incannulata da cima a fondo con catetere e viene ‘strappata’ con i suoi rami. Non è un intervento banale per i paziente, che deve sottostare a circa un mese di convalescenza. Per questo, quando è possibile, vengono preferite le tecniche chirurgiche mini-invasive“.

Di cosa si tratta?

La nostra Chirurgia Vascolare utilizza il laser, ma è utilizzabile anche la radiofrequenza (microonde). In ambulatorio (non più in sala operatoria come per la chirurgia tradizionale) e in anestesia locale, viene punta la vena e inserito un catetere che all’estremità emette un raggio laser che emana energia termica. Il tutto avviene sotto guida ecografica. La vena si surriscalda e cicatrizzandosi si chiude, tanto che a distanza di due anni non è più visibile all’ecografia”.

Quali sono i vantaggi rispetto alla chirurgia tradizionale?

“Studi internazionali, finora disponibili, riportano per il laser e la radiofrequenza risultati analoghi per efficacia, sovrapponibili alla chirurgia tradizionale. La differenza sostanziale è il post operatorio. Il trattamento è solo circoscritto alla vena. Non sono coinvolti i tessuti circostanti, quindi non compaiono ematomi. Non essendoci sanguinamento, il laser è indicato anche per coloro che assumono farmaci anticoagulanti. Non vengono applicati punti di sutura e il paziente senza dolore, può ritornare a casa dopo un’ora. Ho avuto pazienti che nel pomeriggio si sono recati al lavoro”.

Per quanto riguarda la terapia con farmaci sclerosanti?

“La scleroterapia è un terapia antichissima in flebologia. Negli ultimi anni, tuttavia, il sclerosante liquido viene sostituito da una schiuma, che si ottiene lavorando il farmaco con l’aria. Mentre il farmaco liquido si fluidifica nel sangue e scorre via con lo stesso, la schiuma ristagna e sposta per così dire il sangue, restando più a lungo vicino alla parete della vena. Di conseguenza con farmaci a concentrazione più bassa e in volumi molto minori, si riesce a trattare tratti molto lunghi. La schiuma inoltre è visibile all’ecografia, pertanto si riesce a monitorare in tempo reale il percorso del farmaco stesso”.

Quando è indicata la scleroterapia e quando il laser?

“La terapia con sclerosanti viene utilizzata quando si è in presenza di vene dal percorso tortuoso, perché la fibra del laser è rettilinea e poco flessibile. Inoltre il laser risulta dannoso se le vene sono troppo superficiali, si rischierebbe di bruciare la pelle. Le tre tecniche – chirurgia, laser e sclerosanti – possono essere associate nello stesso trattamento, sempre in un contesto ambulatoriale, al fine di ottenere il migliore risultato anche su situazioni complicate”.

Nell’ambito della malattia varicosa possiamo attenderci altre novità?

“Siamo solo agli inizi: sono allo studio metodiche non termiche, tali da non richiedere nemmeno l’anestesia locale (ad esempio colle). Certamente la cura delle varici oggi è possibile in un contesto assolutamente ambulatoriale con un minimo impatto sulla qualità di vita e sulla ripresa delle ordinarie attività. Questo si traduce in un vantaggio per il paziente oltre che in un sensibile risparmio economico per la collettività”.

elena.zuppini@sacrocuore.it


Le parole che curano: il Premio Letterario Federica

Sabato 27 maggio alla Gran Guardia (Verona) si terranno le premiazioni della seconda edizione del concorso nazionale di medicina narrativa promosso dalla Fondazione AIOM e rivolto a pazienti oncologici, familiari e operatori sanitari

Sabato 27 maggio, alle 17, nell’Auditorium della Gran Guardia ospiterà le premiazioni della seconda edizione del “Premio Letterario Federica – Le Parole della Vita”, concorso nazionale di medicina narrativa rivolto a pazienti oncologici, familiari e operatori sanitari (in allegato la locandina).

Il concorso è organizzato dalla Fondazione AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica) di cui è presidente il dottor Fabrizio Nicolis, direttore sanitario dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, in collaborazione con il Comune di Verona e la Fondazione Verona per l’Arena.

Un’iniziativa che vuole dare parola ai “protagonisti” della malattia oncologica e offrire a loro l’opportunità di “aderire” a una terapia, che non è fatta di atti medici, ma del racconto del proprio vissuto, delle proprie emozioni.

Il concorso è dedicato a Federica Troisi, giovane donna veronese, scomparsa di recente a causa di un tumore, che ha combattuto la malattia con determinazione, continuando a scrivere, sognare , lavorare, amare e progettare.

La cerimonia di consegna dei premi vedrà momenti di spettacolo a cui parteciperanno il pianista Roberto Corlianò, la violinista Kaori Ogasawara, i ballerini di tango Valentina Bertanzon e Marco Morari, il soprano Dimitra Theodossiou e il tenore Fabio Armiliato, il chitarrista Francesco Buzzurro, il fisarmonicista Pietro Adragna, l’armonicista Giuseppe Milici e il coro A.Li.Ve. diretto da Paolo Facincani.

L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili. Per maggiori informazioni Fondazione per l’Arena, tel. 045.592544, email info@veronaperlarena.it.

Questi i vincitori delle diverse sezioni: Pazienti (sezione A) e Familiari e medici (sezione B), suddivisi nelle categorie “racconti” e “poesie”.
Racconti sezione A: 1° Cecilia Maria Tollot (Torino), 2° Rita Menta (Brescia), 3° Daria Passacantando (Roma); segnalati dalla Giuria per una menzione speciale: Daniela Orsini e Piero Lorenzi (Gorizia). Poesie sezione A: 1° Alina Rizzi (Castelmarte – Como), 2° Alessio Del Ry (Buti-Pisa), 3° Graziella Trentini (Valsamoggia- Bologna).
Racconti sezione B: 1° Paola Librizzi (Palermo), 2° Veronica Coltro (Fumane – Verona), 3° Monica Vaccaretti (Vicenza). Poesie sezione B: 1° Gisella Colombo (Palermo), 2° Enzo Melari (Terni), 3° ex equo Lea Petrella (Roma) e Vincenzo Marra (San Benedetto del Tronto – Ascoli Piceno).


Settimana della tiroide: gli specialisti incontrano la popolazione

Mercoledì 24 maggio i medici del gruppo multidisciplinare sulle patologie della tiroide incontreranno i cittadini al Centro di via San Marco (Verona): si parlerà di prevenzione e cura delle malattie tiroidee

In occasione della Settimana mondiale della tiroide, che si tiene dal 21 al 27 maggio, e che quest’anno avrà per tema “Tiroide e Benessere”, mercoledì 24 maggio gli specialisti dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar incontrano la popolazione al Centro Diagnostico Terapeutico di via San Marco 121 a Verona.

Un’occasione per conoscere meglio una ghiandola fondamentale per il buon funzionamento del nostro organismo, per prevenirne le malattie e per informarsi su qual è il percorso di cura quando la tiroide si ammala.

Il programma della giornata inizia alle 10 con un incontro aperto al pubblico a cui interverranno il dottor Lino Furlani, responsabile del Servizio di Endocrinologia, il dottor Stefano Rodella, esperto nella procedura diagnostica dell’Agoaspirato, il dottor Alessandro Sandrini, responsabile della Chirurgia endocrina, e il dottor Matteo Salgarello, direttore della Medicina Nucleare e del Servizio di Terapia Radiometabolica.

Gli specialisti saranno poi a disposizione fino alle 16.30 per ulteriori informazioni. A tutti i presenti sarà donato un gadget “amico della tiroide”.

“Controllare la salute della nostra della tiroide è molto importante – spiega il dottor Lino Furlani – . Questa ghiandola endocrina ha il compito di produrre gli ormoni tiroidei che svolgono un ruolo essenziale nella regolazione del metabolismo basale, sull’apparato cardiovascolare, sul metabolismo dei grassi e degli zuccheri e su quello osseo ed inoltre rivestono un ruolo centrale nello sviluppo nervoso e scheletrico del feto e del bambino“.

Circa il 15% della popolazione italiana (6 milioni di persone) è affetto da una malattia della tiroide (ipotiroidismo, ipertiroidismo e patologie nodulari), un numero che è aumentato rapidamente negli ultimi 20 anni. Inoltre se sottoposto ad ecografia, circa il 35-40% della popolazione presenterebbe dei noduli. Tuttavia solo il 4-5% sono neoplasie, generalmente curabili in modo efficace purché diagnosticate precocemente.

Nella logica del Cancer Care Center (Numero Verde per la cura del tumore 800143143), al “Sacro Cuore-Don Calabria” il paziente con patologia tiroidea oncologica viene preso in carico da un’équipe multidisciplinare composta dall’endocrinologo, dal radiologo, dall’anatomopatologo, dal medico nucleare, dal chirurgo endocrino e dall’oncologo.

Un’offerta terapeutica a 360° grazie alla presenza di professionalità di rilievo e di dotazioni tecnologiche fondamentali per il trattamento completo delle patologie tiroidee.

Quello di Negrar è infatti il solo Centro nel Veronese e uno dei pochi nel Veneto a disporre di un Servizio di Terapia radiometabolica a cui il paziente oncologico accede, se è necessario, dopo l’intervento. La terapia con radio-iodio è anche un’alternativa all’operazione chirurgica in casi selezionati di ipertiroidismo, una disfunzione della tiroide caratterizzata da un’eccessiva produzione di ormoni.

La Chirurgia endocrina di Negrar esegue circa 200 interventi all’anno, nel 25-30% dei casi si tratta di tumori, di cui il 20% maligni. L’intervento viene effettuato con tecniche mininvasive e il tasso di complicanze, il più delle volte transitorie, è raro ed in linea con gli standard dei Centri chirurgici maggiormente competenti in patologia tiroidea.


A Negrar il Festival della prevenzione e dell'innovazione oncologica

Dal 7 al 10 maggio l’evento promosso dagli Oncologi italiani: di fronte all’ingresso di Casa Perez stazionerà un motorhome punto di raccolta di molte iniziative e dove alcuni oncologi saranno a disposizione della popolazione

Arriva questa domenica a Negrar, in provincia di Verona, la tredicesima tappa del primo “Festival itinerante della prevenzione e dell’innovazione oncologica”, l’evento dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), che riunisce circa 3mila oncologi di tutta Italia e di cui è presidente eletto la dottoressa Stefania Gori(nella foto), direttore dell’Oncologia Medica dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Cancer Care Center.

Un’iniziativa itinerante partita da Reggio Emilia lo scorso dicembre e che interessa 16 città italiane (Negrar è la sola tappa in Veneto insieme a Vicenza) con l’obiettivo di presentare ai cittadini “il nuovo corso dell’oncologia”, fatto di prevenzione primaria (corretti stili di vita), screening (fondamentali per individuare i tumori in fase precoce) e armi innovative contro il cancro, come l’immuno-oncologia e le terapia a bersaglio mobile.

“La conoscenza delle caratteristiche immunobiologiche delle cellule tumorali consente di scegliere per ogni paziente la terapia medica più efficace per la sua malattia – sottolinea la dottoressa Gori -. Oggi abbiamo a disposizione oltre alla chemioterapia, anche l’ormonoterapia, i farmaci a bersaglio molecolare e l’immunoterapia”.

Una rivoluzione quest’ultima nel campo delle cure che ha aperto scenari impensabili fino a poco tempo fa. Forme tumorali metastatiche ora possono essere affrontate con successo, non solo per quanto riguarda il melanoma, ma anche per il cancro del polmone, del rene e ci sono buone prospettive per le neoplasie testa collo, vescica…

Grazie alla diagnosi precoce, all’evolversi della chirurgia oncologica, della Radioterapia e alle nuove armi farmacologiche il 60% dei pazienti sconfigge la malattia – sottolinea l’oncologa – percentuale che raggiunge il 70% nelle neoplasie più frequenti. Il messaggio che deve arrivare alla cittadinanza è che il tumore oggi è una patologia trattabile, non deve fare più paura“.

Dal pomeriggio di domenica 7 fino a mercoledì 10 maggio in via Ghedini, difronte all’entrata di Casa Perez, stazionerà un motorhome (un pullman) dove oltre ad essere disponibile materiale informativo, lunedì e martedì dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18 e mercoledì dalle 10 alle 12 alcuni oncologi forniranno informazioni a tutti coloro che sono interessati alla propria salute.

Perché tutte le evidenze scientifiche dimostrano come l’attività fisica, una corretta alimentazione basata sulla dieta mediterranea, un consumo moderato di alcol e l’astenersi dal fumo siano alcuni pilastri fondamentali della prevenzione oncologica. Scienziati e ricercatori lo ripetono da tempo: 4 casi di tumore su 10 possono essere evitati seguendo uno stile di vita sano.

L’evento prevede inoltre molte iniziative in collaborazione con il Comune di Negrar distribuite nell’arco delle giornate del Festival.

Si inizia domenica alle 17.30 alla presenza dell’assessore alla Sanità della Regione Veneto, Luca Coletto, con l’animazione a cura delle associazioni “InVita un Sorriso” e “Essere clown”, mentre alle 18 il Corpo Bandistico Comunale di Negrar offrirà alla cittadinanza un concerto.

Lunedì dalle 10 alle 17.30 presso il motorhome sarà allestito uno stand informativo della Lega italiana per la lotta contro i tumori. Martedì 10 maggio passeggiata della salute in collaborazione con l’associazione Nordic Walking L’Officina ASD e descrizione del territorio a cura di Gerardo Richetti. La partenza è prevista al motorhome alle 18 in direzione di Villa Rizzardi e visita al giardino di Pojega.

In Italia nel 2016 sono stati stimati 365.800 nuovi casi di tumore (189.600 negli uomini e 176.200 nelle donne), in Veneto 31.400 (16.300 uomini e 15.100 donne). I tumori più frequenti nella Regione sono quelli del seno (4.400 casi stimati nel 2016), colon retto (4.400), polmone (3.300) prostata (2.900) e vescica (2.100).

“Considerando i casi di tumore diagnosticati nel biennio 2008-2009, la sopravvivenza in Veneto è del 60% nei maschi e del 65% nelle femmine – sottolinea il primario dell’Oncologia di Negrar -. Per quanto riguarda gli uomini, la sopravvivenza è passata dal 41% nel 1992-1995 al 51% nel 2008-2009, aumentando di 10 punti percentuali. Anche nelle donne l’incremento, pari a 9 punti percentuali, è risultato statisticamente significativo e ha portato le guarigioni dal 54% al 63%”. Le sedi a miglior prognosi sono testicolo (96%), prostata (96%) e tiroide (91%) nei maschi; tiroide (95%), linfoma di Hodgkin (93%), melanoma della cute (90%) e mammella (90%) nelle femmine.


Primo incontro inter-regionale per i pazienti con apnee del sonno

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Le apnee notturne sono spesso all’origine degli incidenti stradali mortali causati da un colpo di sonno del conducente. Eppure è una malattia ancora sottovalutata, su cui faranno il punto gli esperti sabato 6 maggio al Centro di via San Marco

Lo scorso 20 gennaio un pullman ungherese andava a sbattere sul pilone dell’autostrada A4, nei pressi di Verona Est, portando via la vita a 16 persone, la maggior parte ragazzi in gita scolastica.

All’origine dello schianto una “causa umana”: il conducente soffriva da tempo della Sindrome delle apnee notturne, una vera e propria malattia che aumenta da 2 a 7 volte il rischio di incorrere in un colpo di sonno durante la guida, con effetti devastanti. Si stima che in Italia un migliaio di morti e 120mila feriti sulle strade ogni anno siano causati da incidenti dovuti a colpi di sonno, dietro i quali, in molti casi, si nascondono le apnee notturne.

Eppure solo una minima parte dei 2 milioni di persone che in Italia soffrono di questa sindrome, sono consapevoli di cosa comporta e raramente si rivolgono al medico, nonostante la loro vita sia condizionata da grave stanchezza durante le ore diurne.

Per sensibilizzare la popolazione sui rischi che comporta questo disturbo del sonno (favorisce anche l’insorgenza di gravi patologie cardiovascolari) sabato 6 maggio si terrà al Centro diagnostico terapeutico ospedale Sacro Cuore (via San Marco 121 a Verona) il primo incontro inter-regionale dei pazienti affetti da sindrome delle apnee ostruttive notturne provenienti da Veneto, Trentino Alto-Adige e Lombardia (vedi programma).

L’appuntamento, con inizio alle 9.30, è stato organizzato dall’Associazione italiana pazienti con apnee del sonno-Onlus in collaborazione con il Centro di Medicina del sonno dell’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar e l’Associazione InformaSonno.

Gli esperti che interverranno faranno anche il punto sulle nuove disposizioni per il rilascio o il rinnovo della patente. Le apnee del sonno, infatti, sono state inserite tra le patologie da ricercare al fine dell’idoneità alla guida.

“E’ un provvedimento fondamentale per la sicurezza sulle strade – sottolinea il neurologo Gianluca Rossato, responsabile del Centro di Medicina del sonno di Negrar e presidente di InformaSonno – Nel 2016 abbiamo concluso uno studio su un campione di 250 camionisti e 100 autisti di pullman della provincia di Verona e Mantova. Dalla diagnosi clinica e strumentale è emerso che il 29% degli autotrasportatori e il 21% degli autisti di bus soffrivano di apnee di grado moderato o severo, parametri quest’ultimi fissati dalla Direttiva europea per l’emissione o il rinnovo della patente di guida. Essi indicano un aumentato rischio di sonnolenza e quindi di colpi di sonno”.

Le categorie sottoposte a studio sono particolarmente a rischio di ammalarsi di apnee notturne in quanto spesso in sovrappeso, praticano una vita sedentaria e hanno turni di lavoro che non rispettano il ciclo sonno-veglia.

“Le apnee si manifestano con un forte russamento – spiega il medico -. In realtà chi ne è affetto è vittima della sospensione della respirazione (apnea) più volte durante la notte. Questo comporta un microrisveglio, che non permette di riposare bene con la conseguenza che durante il giorno si avverte estrema stanchezza e difficoltà di concentrazione“.

Quello dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria è un Centro AISM (Associazione Italiana Medicina del Sonno) ed effettua circa 2.500 visite all’anno. Nel 2016 nel reparto di Neurologia sono state effettuate oltre mille polisonnografie (il test diagnostico per i disturbi del sonno) e prescritti circa 400 dispositivi di ventilazione notturna per la terapia delle apnee.


Giornata mondiale del sonno: gli eventi del Centro di Negrar

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Il 20% della popolazione assume sonniferi, ma si può combattere l’insonnia anche senza farmaci, come verrà illustrato sabato 18 marzo al Centro diagnostico di via San Marco, uno degli appuntamenti per sensibilizzare sull’importanza di un buon riposo

Circa il 20% della popolazione assume sonniferi affinché la notte non si trasformi in un incubo. Per molte persone si tratta di una terapia inevitabile, ma per altre i rimedi potrebbero essere del tutto naturali, come seguire alcune regole del dormire bene o praticare delle tecniche di rilassamento per scivolare senza problemi nelle braccia di Morfeo. E’ il messaggio che vuole dare il Centro di Medicina del sonno dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria in occasione della Giornata del sonno che si celebra in tutto il mondo venerdì 17 marzo.

In collaborazione con l’associazione non profit Informasonno, il Centro, di cui è responsabile il neurologo Gianluca Rossato, ha realizzato in proposito un ricco programma di iniziative (vedi allegato).

L’appuntamento clou si terrà sabato 18 marzo, alle 10, al Centro Diagnostico Terapeutico Ospedale Sacro Cuore (via san Marco 121, Verona) con una conferenza dal titolo “Curare l’insonnia senza farmaci, si può”. Grazie alla presenza del dottor Rossato e del dottor Daniele Di Pauli, psicologo cognitivo-comportamentale, saranno illustrate le norme di igiene del sonno, ma anche le tecniche di rilassamento e i comportamenti che favoriscono il ritmo veglia-sonno.

“Restano valide le vecchie regole d’oro del dormire bene, come coricarsi sempre alla stessa ora ed evitare, insieme all’attività fisica serale, alcol, caffeina e fumo – spiega il dottor Rossato – Ma a queste aggiungerei anche quella di bandire i computer, i telefonini e i tablet prima di andare a letto. Essi emanano una luce a cosiddetta frequenza blu, la stessa del sole. Si tratta di una luce chiara, che provoca l’arresto della secrezione di melatonina, l’ormone che regola il ciclo sonno-veglia. Più si tengono questi dispositivi a distanze ravvicinate, più il sonno rischia di essere compromesso”.

Meglio quindi abbandonare gli smartphone e immergersi in un libro per poi al mattino dedicarsi all’attività fisica, un altro rimedio naturale per ripristinare il ciclo sonno-veglia. Non a caso domenica 19 marzo dalle 8 alle 12.30 lo staff del Centro della Medicina del sonno e di Informasonno parteciperanno alla 44° Sgambata de San Giuseppe a Santa Maria in Stelle (Verona) organizzata dall’Unione marciatori veronesi. Mentre dalle 10 alle 18 saranno presenti con uno stand il piazza Bra, ospiti della Fiera del cioccolato artigianale.

Il cacao e il cioccolato fondente sono alleati del buon riposo – prosegue il dottor Rossato -. Il magnesio contenuto in essi è un ottimo rilassante nervoso e muscolare, inoltre è in grado di mantenere ‘l’orologio biologico’ delle nostre cellule al passo con i cicli naturali ed ambientali giorno-notte e veglia-sonno”.

Quello dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria è un Centro AISM (Associazione Italiana Medicina del Sonno) ed effettua circa 2.500 visite all’anno. Nel 2016 nel reparto di Neurologia sono state effettuate oltre mille polisonnografie (un test diagnostico per i disturbi del sonno) e prescritti circa 400 dispositivi di ventilazione notturna per la terapia delle apnee.


Quando e come è possibile curare l'insonnia senza farmaci

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Le iniziative del Centro di Medicina del sonno del “Sacro Cuore Don Calabria” in occasione della Giornata mondiale del sonno: in programma una conferenza su come dormire bene anche senza farmaci. Un aiuto per Morfeo ? La cioccolata…

“Dormire bene, elisir di lunga vita” è il tema della Giornata mondiale del sonno 2017 che si celebra in tutto il mondo venerdì 17 marzo.

Anche quest’anno non potevano mancare le iniziative del Centro di Medicina del sonno dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria, di cui è responsabile il neurologo Gianluca Rossato, che ha realizzato un nutrito programma di eventi in collaborazione con l’associazione non profit Informasonno (vedi poster allegato).

Si inizia venerdì’ 17 marzo alle 10.15 con la diretta radiofonica dagli studi di Radio Adige (FM 97,5) durante la quale il dottor Rossato risponderà alle domande degli ascoltatori sui vari disturbi del sonno.

Il centro di Negrar, accreditato AISM (Associazione Italiana Medicina del Sonno), effettua circa 2.500 visite all’anno. Nel 2016 nel reparto di Neurologia sono state effettuate oltre mille polisonnografie (un test diagnostico per i disturbi del sonno) e prescritti circa 400 dispositivi di ventilazione notturna per la terapia delle apnee.

Il programma delle iniziative continua sabato 18 marzo, alle 10, quando al Centro Diagnostico-Terapeutico Ospedale Sacro Cuore (via San Marco 121, Verona) si terrà un incontro aperto alla cittadinanza sul tema “Curare l’insonnia senza farmaci, si può”. Durante l’incontro il dottor Rossato e il dottor Daniele Di Pauli, psicologo cognitivo-comportamentale, illustreranno le norme di igiene del sonno, ma anche le tecniche di rilassamento e i comportamenti che favoriscono il ritmo veglia-sonno, per evitare, se non è strettamente necessario, l’assunzione di sonniferi, rimedio a cui ricorre una larga parte di coloro che soffrono d’insonnia (circa il 20% della popolazione).

Sono invece due gli appuntamenti per domenica 19 marzo, all’insegna rispettivamente dell’attività fisica e del cioccolato, entrambi alleati del dormire bene. Dalle 8 alle 12.30 i medici e gli operatori del Centro di Medicina del sonno e i volontari di Informasonno parteciperanno alla quarantaquattresima Sgambada de San Giuseppe a Santa Maria in Stelle (Verona). Mentre dalle 10 alle 18 uno stand sarà in piazza Bra ospite della Fiera del cioccolato artigianale.

Per informazioni: centrodelsonno@sacrocuore.it


Ateneo di Verona e "Sacro Cuore": un "patto" per la ricerca sulle malattie tropicali

Firmata una convenzione tra due eccellenze nel campo delle patologie infettive e di importazione con il finanziamento da parte dell’ospedale di un posto di ruolo di professore associato

Una collaborazione ormai consolidata negli anni che oggi si trasforma in sinergia per la ricerca, la didattica e l’assistenza nell’ambito delle malattie tropicali.

Questa mattina nella sala Barbieri di Palazzo Giuliari, a Verona, l’Università scaligera e l’ospedale Sacro Cuore Don Calabria hanno stipulato una convenzione che prevede il finanziamento, da parte del nosocomio calabriano, di un posto di ruolo di professore associato del Dipartimento di Diagnostica e Sanità Pubblica.

Il docente – che sarà incaricato a seguito di un concorso pubblico – svolgerà l’attività clinica nel Centro per le Malattie Tropicali di Negrar, mentre quella didattica e di ricerca verrà espletata presso l’Ateneo veronese e al “Sacro Cuore Don Calabria”.

“E’ una giornata molto importante – ha detto il rettore Nicola Sartor – sia per l’Università di Verona sia per il “Sacro Cuore” anche per l’impegno finanziario assunto dall’ospedale, onere che per disposizioni ministeriali deve essere di quindici anni. Ma al di là di questo – ha proseguito – oggi ufficializziamo una sinergia tra due eccellenze: la Scuola di specializzazione in malattie infettive e tropicali, diretta dal professor Ettore Concia, la sola nel Triveneto. E il Centro per le Malattie Tropicali (nella foto l’équipe), diretto dal dottor Zeno Bisoffi, Centro di riferimento della Regione Veneto per le patologie di importazione”.

Entrambe le realtà hanno inoltre “diramazioni” internazionali: la Scuola di specializzazione dal 1992 invia gli studenti all’ospedale di Ngozi (Burundi) per approfondire lo studio delle patologie tropicali. Mentre l’ospedale di Negrar collabora con i nosocomi di Marituba (Brasile) e di Luanda (Angola).

“Con la firma della convenzione – ha affermato l’amministratore delegato del “Sacro Cuore Don Calabria”, Mario Piccinini – l’ospedale di Negrar ha l’importante opportunità di coprire un ruolo nella didattica e nella ricerca in una delle più prestigiose università italiane”.

Una firma all’insegna della continuità storica, ha sottolineato il dottor Piccinini, riferendosi alla nascita nel 1988 della Fondazione Don Giovanni Calabria per le Malattie Tropicali, che poi ha dato vita al Centro per le Malattie Tropicali l’anno successivo.

Tra i promotori della Fondazione c’erano anche Giorgio Zanotto, Giambattista Rossi e Giorgio De Sandre, illustri veronesi che hanno avuto un ruolo chiave nella nascita dell’Università di Verona e della Facoltà di Medicina. La tradizione quindi continua – ha proseguito l’amministratore delegato – nella prospettiva della costruzione di un sistema tra gli ospedali del territorio, come il “Sacro Cuore”, e la nostra Università”.

Sulla rilevanza della convenzione è intervenuto anche il professor Ettore Concia, direttore della Clinica di Malattie Infettive e Tropicali. “Chi possiede le competenze in questo campo ha il dovere di metterle in comune in un mondo diventato villaggio globale, dove anche le malattie non hanno confini: oggi si ammala di patologie tropicali l’italiano che viaggia e ne soffre l’immigrato che viene da noi. Le malattie del futuro giungeranno dall’Africa. Lo stiamo già sperimentando: la patologia più nota è la malaria, non ancora sconfitta ma abbiamo visto le devastanti conseguenze di Ebola. Non se ne parla, ma in Brasile c’è un’epidemia di febbre gialla e il virus Zika desta preoccupazione”.

Invitabile domanda: ma i migranti portano da noi malattie? “La risposta è no. Soffrono prevalentemente di HIV, ma di un sierotipo diverso, possono quindi essere contagiati ma non contagiare. Altra patologia è la tubercolosi, ma a fronte di un aumento di casi tra i migranti, sta diminuendo l’incidenza tra gli italiani”.

Alla firma della convenzione sono intervenuti il professor Antonio Lupo, prorettore dell’Università di Verona, e il dottor Fabrizio Nicolis e il dottor Claudio Cracco, rispettivamente direttore sanitario e amministrativo dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria.

Testo: elena.zuppini@sacrocuore.it

Servizio fotografico: matteo.cavejari@sacrocuore.it


Tumore del retto: chirurgia, innovazione e "felicità pelvica"

Immagini e interviste video ad alcuni protagonisti del congresso di chirurgia svoltosi alla Gran Guardia di Verona il 2 dicembre. Tra loro anche il dottor Bill Heald, uno dei più noti chirurghi al mondo per le patologie oncologiche del retto

“Le sfide nel trattamento del cancro al retto sono principalmente due: l’aumento del tasso di sopravvivenza dei pazienti e il miglioramento della loro qualità di vita, grazie alla robotica e alle innovazioni in campo chirurgico, radioterapico e chemioterapico”. Parola del professor Bill Heald, uno dei chirurghi più noti a livello mondiale per quanto riguarda la chirurgia del colon-retto, che è stato tra i protagonisti del convegno organizzato lo scorso 2 dicembre a Verona dalla Chirurgia Generale del Sacro Cuore, diretta dal dottor. Giacomo Ruffo.

Nel filmato in videogallery il professor Heald parla del suo metodo di intervento, chiamato TME (Total Mesorectal Excision) e punta l’attenzione sul concetto di “felicità pelvica”, ovvero la possibilità per il paziente di preservare il controllo su funzioni importanti, come quella sessuale e della continenza urinaria, anche dopo un intervento chirurgico radicale in seguito a tumore del retto (vedi video).

Nel video sono raccolte inoltre le interviste al dottor Ruffo, che parla delle tecniche di intervento praticate al Sacro Cuore, e al professor Francesco Corcione, past-president della Società Italiana di Chirurgia, che sottolinea l’importanza di selezionare e accreditare alcuni centri di eccellenza in ogni regione per garantire standard chirurgici sempre più elevati.

 

The big killer

Con cinquantaduemila nuove diagnosi nel 2015 il tumore del colon-retto è tra le neoplasie più diffuse in Italia, con una leggera prevalenza nel sesso maschile. Quindicimila di questi casi riguardano solo i tumori del retto. Il Registro Tumori del Veneto nel 2015 ha registrato oltre 3.300 nuovi casi, il 30% dei quali di cancro al retto.

Definito ancora “big killer”, per la neoplasia al retto si è raggiunta una sopravvivenza media a cinque anni di circa il 60% anche per gli stadi più avanzati, con risultati leggermente superiori in Veneto.

 

Il convegno

Al convegno del 2 dicembre, intitolato “Stato dell’arte nel trattamento del carcinoma del retto. Controversie ed obiettivi dell’innovazione”, sono intervenuti oncologi, radioterapisti ed i maggiori specialisti e padri della chirurgia laparoscopica e robotica italiana. Tra loro anche l’oncologa Stefania Gori, presidente eletto dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica, e il dottor Claudio Bassi, direttore della Scuola di specialità in Chirurgia dell’Università di Verona.

A tenere la lettura magistrale è stato il professor Heald, direttore del Centro di Chirurgia della Fondazione Pelican Cancer Center di Basingstoke (Inghilterra). Heald è uno dei più autorevoli chirurghi al mondo della chirurgia del cancro del retto.

 

Un approccio multidisciplinare

Il percorso per il trattamento del tumore al retto è totalmente cambiato negli ultimi anni. Il chirurgo da primo attore è diventato uno dei protagonisti di un team multidisciplinare e molto spesso interviene in ultima battuta. La chemioterapia e la radioterapia, infatti, aiutano il chirurgo ad ottenere il massimo risultato, riducendo la massa tumorale e sterilizzando la zona attorno al tumore diminuendo così il rischio di recidive.

Se la modalità di trattamento del tumore è totalmente cambiata, lo è altrettanto la chirurgia un tempo altamente demolitiva. Oggi tecnologie come la videolaparoscopia, la robotica e quella ancora in via sperimentale, la TATME (una nuova procedura che permette l’asportazione del tumore via transrettale), coniugano la radicalità oncologica con la conservazione d’organo, che si traduce in una migliore qualità di vita del paziente.


Tradizione e nuove tecnologie: a Verona si fa il punto sulla cura del cancro al retto

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I maggiori specialisti italiani e il padre della chirurgia oncologica rettale, Bill Heald, si confronteranno venerdì 2 dicembre in un congresso organizzato dalla Chirurgia Generale del “Sacro Cuore”

Sarà presente tutto il “gotha” italiano degli specialisti del cancro del retto, venerdì 2 dicembre alla Gran Guardia in occasione del congresso promosso dalla Chirurgia Generale dell’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, diretta dal dottor Giacomo Ruffo(foto 1 – vedi intervista di presentazione del congresso).

“Stato dell’arte nel trattamento del carcinoma del retto. Controversie ed obiettivi dell’innovazione” (programma) è il tema su cui si confronteranno oncologi, radioterapisti ed i maggiori specialisti della chirurgia laparoscopica e robotica (foto 2: la conferenza stampa di presentazione martedì 29 novembre nella sede del Comune di Verona)

Tra questi l’oncologa Stefania Gori, presidente eletto dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica, Francesco Corcione e Paolo De Paolis, rispettivamente past president e presidente eletto della Società Italiana di Chirurgia, e Claudio Bassi, direttore della Scuola di specialità in Chirurgia dell’Università di Verona.

Il simposio nazionale ha il prestigio di ospitare tra i relatori anche Bill Heald, il più noto chirurgo al mondo della chirurgia del retto. Si deve al contributo del luminare inglese se oggi è drasticamente diminuito il rischio di recidiva per i tumori del retto correttamente operati e molti pazienti godono di una buona qualità di vita nonostante abbiano subito un intervento oncologico radicale.

Con cinquantaduemila nuove diagnosi nel 2015 il tumore del colon-retto è tra le neoplasie più diffuse in Italia, con una leggera prevalenza nel sesso maschile. Quindicimila di questi casi riguardano solo i tumori del retto, per i quali si è raggiunta una sopravvivenza media a cinque anni di circa il 60% anche per gli stadi più avanzati. L’obiettivo di tutti gli specialisti coinvolti nella diagnosi e nella cura di questa neoplasia (oncologi, endoscopisti, radioterapisti e chirurghi) è quello di promuovere la diagnosi precoce e di trattare questa patologia con un approccio multidisciplinare nell’ottica di aumentare sopravvivenza e qualità di vita.

A questo proposito nel corso del convegno saranno presentate “le raccomandazioni” della Società Italiana di Chirurgia (SIC), che negli ultimi anni ha voluto porre particolare attenzione agli standard di cura per i tumori del retto.

“Il trattamento chirurgico del tumore del retto è un intervento ad alta complessità – sottolinea il dottor Ruffo, responsabile scientifico del congresso accanto al presidente onorario, il dottor Carlo Augusto Sartori -. Il gold standard prevede una chirurgia minivasiva ad alta tecnologia che permetta un gesto chirurgico preciso al fine di estirpare il tumore, ridurre il rischio di recidiva, e permettere al paziente di condurre una vita normale senza incorrere in problemi urinari o sessuali”.

Pioniere di questa chirurgia è stato proprio il professor Bill Heald, direttore del Centro di Chirurgia della Fondazione Pelican Cancer Center di Basingstoke (Inghilterra). Heald è uno dei più autorevoli chirurghi al mondo della chirurgia del cancro del retto. Ha dedicato gli ultimi 30 anni nella ricerca e nel trattamento TME, l’escissione totale del meso-retto, tecnica adottata ancora oggi da tutti i chirurghi per la resezione del retto in caso di neoplasie. Questo trattamento chirurgico consente l’asportazione totale del retto insieme al grasso che lo circonda e che contiene i linfonodi, i quali se non rimossi potrebbero essere causa di recidiva. Si tratta di un intervento oncologico radicale, ma nello stesso tempo “nerve sparing”, che cioè preserva le terminazioni nervose che poi regolano la minzione e l’erezione

Dai pionieri della chirurgia alla nuova tecnologia. Una sessione del Congresso metterà a confronto le tre tecniche chirurgiche per il trattamento di questa patologia: la videolparoscopia, la robotica e la TATME (Transanal Total Mesorectal Excision) una nuova procedura che permette il trattamento del tumore del retto, per via transanale.

Tutte e tre le tecniche vengono eseguite all’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar anche grazie alla disponibilità del robot chirurgico di ultima generazione Da Vinci Xi. Mentre la videolaparoscopia e la robotica sono tecniche sovrapponibili per la loro efficacia, la TATME è ancora in via speriementale, ma grazie al minor numero di incisioni garantisce una più rapida guarigione.