Vaccino anti-HPV: gli specialisti rispondono a tutte le domande

Porte aperte all’Oncologia di Negrar: martedì 22 novembre i medici sono a disposizione per illustrare tutti i benefici della vaccinazione anti-Hpv, i virus responsabili dei tumori al collo dell’utero e non solo

E’ un vaccino estremamente sicuro e ha la proprietà di proteggere da alcune malattie oncologiche come i tumori al collo dell’utero, ma non solo. Infatti rappresenta una “barriera” anche contro il cancro alla vulva, alla vagina e ad altre parti del corpo come ano, pene e del distretto testa-colloTutte neoplasie che hanno la principale causa nei virus HPV (Papilloma virus umani, dall’inglese Human Papilloma Virus) verso i quali il vaccino è un’arma efficacedi prevenzione, così come nei confronti delle lesioni preneoplastiche di queste sedi e delle forme benigne come i condilomi acuminati dei genitali esterni.

Dal 2008 tutte le Regioni italiane hanno avviato i piani di vaccinazione contro l’infezione da HPV, eppure solo il 70% delle dodicenni in Italia viene vaccinato, un dato ancora lontano da quel 95% indicato dal Piano nazionale vaccinazioni.

Per sensibilizzare la popolazione verso questa forma di prevenzione primaria dei tumori, AIOM, l’Associazione che riunisce 3mila oncologi italiani, ha promosso l’iniziativa “Chiudi la porta. Salvati la vita” che prevede, oltre a un convegno in Senato il 23 novembre, l’apertura, in un giorno della prossima settimana, di 10 Oncologie italiane a tutti coloro che vorranno porre domande sul vaccino contro i virus HPV ad oncologi e altri specialisti, che saranno a disposizione.

All’iniziativa aderisce anche l’Oncologia Medica dell’ospedale Sacro Cuore-Don Calabria di Negrar (Cancer Care Center), diretta dalla dottoressa Stefania Gori, presidente eletto dell’AIOM. Martedì 22 novembre dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 17 al quinto piano dell’ospedale Don Calabria saranno presenti oltre alla dottoressa Gori anche gli oncologi Alessandra Modena, Raffaella Casolino e Alessandro Inno. Insieme a loro anche il ginecologo Carlo Tricolore. Per chi non potesse recarsi personalmente è possibile telefonare negli stessi orari al numero 045.6014773.

L’infezione da HPV si trasmette soprattutto attraverso rapporti sessuali non protetti con partner portatori. L’infezione è più frequente di quanto si pensi: si stima che il 75% delle donne sessualmente attive si infetti nel corso della vita con il virus HPV, anche se poi la maggior parte delle infezioni è transitoria, perché il virus viene eliminato dal sistema immunitario.

Nel Veneto il vaccino anti-HPV viene somministrato gratuitamente alle ragazze e ai ragazzi dodicenni. La gratuità è mantenuta (ma senza chiamata) fino al 18° anno di età. Per le donne e gli uomini dai 19 ai 26 anni è previsto un ticket agevolato. Il Veneto è una delle regioni italiane in cui è previsto il vaccino quadrivalente. Esso protegge dai due tipi di virus, 16 e 18, maggiormente responsabili delle forme neoplastiche e dai tipi 6 e 11, causa di condilomi.


Ipertensione in gravidanza: un nemico da tenere sotto controllo

È conosciuta come gestosi, ma il termine medico è preeclampsia ed è una delle cause di morte per parto, anche nei Paesi sviluppati. Questo venerdì un congresso internazionale sul tema organizzato dall’Ostetricia del Sacro Cuore

Si svolgerà venerdì 16 settembre nella sala convegni della Gran Guardia la terza edizione del congresso internazionale sulla preeclampsia, popolarmente conosciuta come gestosi, cioè la pressione alta con danno renale in gravidanza. Una patologia ancora potenzialmente mortale sia per la mamma che per il bambino. Nei Paesi poveri è causa di 49 decessi ogni 100mila parti, mentre, secondo l’Oms nelle regioni più sviluppate la percentuale scende a 8-17 morti. Dati più confortanti in Italia, dove muoiono 3 donne ogni 100mila parti.

Il meeting, che vede la presenza dei maggiori esperti nazionali e mondiali sul tema, è organizzato dalla Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, diretta dal dottor Marcello Ceccaroni, e vede il patrocinio del ministero della Salute e della Società nazionale ed internazionale per lo studio dell’ipertensione in gravidanza. Durante la giornata verrà fatto il punto sullo stato dell’arte della ricerca, sulle metodologie diagnostiche e sul trattamento clinico della malattia.

“La preeclampsia ha una prevalenza del 2-3% sul totale delle gravidanze. Tra le gestanti con una storia personale e familiare di ipertensione o affette da sindrome metabolica la percentuale sale fino al 5-12%”, spiega il dottor Marco Scioscia, che presiede il congresso assieme al dottor Ceccaroni e al presidente onorario Christopher W. Redman, ordinario dell’Università di Oxford e uno dei massimi luminari sulla patologia.

Sulle cause della patologia sta indagando ancora la ricerca medica, mentre l’unica prevenzione resta la diagnosi precoce. “Di solito si manifesta dopo la ventesima settimana di gestazione, fino a un mese dopo il parto – spiega ancora Scioscia -. Il campanello d’allarme è la pressione alta, con valori cioè superiori o uguali a 140 mm/Hg per la massima e 90 mm/Hg per la minima. Diventa preeclampsia quando è associata a perdita di proteine nelle urine (proteinuria). In questi casi la paziente viene sottoposta a terapia farmacologica antipertensiva e a stretto monitoraggio, anche per intercettare segnali di sofferenza da parte del bambino, come una minore crescita o addirittura un azzeramento della stessa. Quando accade e il bimbo può vivere al di fuori del grembo materno, si induce il parto o si procede con il cesareo”.

Indipendentemente dalla terapia, la preeclampsia può evolvere in eclampsia, un evento imprevedibile che si manifesta nella donna con convulsioni e perdita di coscienza che generalmente si associano a danni cerebrali di tipo emorragico potenzialmente mortali. Uno studio italiano del 2013, che ha preso in considerazione 100.868 donne provenienti da 61 punti nascita, tra cui quello di Negrar, ha rilevato 33 casi di eclampsia con un incidenza di 3,27 ogni 10mila parti. “Una percentuale non trascurabile – conclude Scioscia -. Nei Paesi sviluppati possiamo salvare un numero maggiore di donne grazie alle terapie intensive presenti capillarmente sul territorio, diverso è il discorso purtroppo per i Paesi in via di sviluppo”.


Progetti di Health 2.0: Info Day a Bruxelles

Il 7 e l’8 luglio si terranno eventi finalizzati all’assistenza nella ricerca di partner internazionali per lo sviluppo di progetti nel campo della medicina digitale. Parteciperà anche il dottor Giulio Molon del “Sacro Cuore” con la sua App My Pacemaker

I prossimi 7 e 8 luglio a Bruxelles la Commissione Europea organizza l’Open Info Day dedicato alla sezione “Health, Demographic Change and Wellbeing” del Programma Horizon 2020 (l’8° Programma quadro europeo sulla ricerca e innovazione 2014-2020). Il tema sarà incentrato sui prossimi bandi (le cosiddette “call”) per l’anno 2017.

In particolare il 7 luglio sono in programma gli eventi specifici “Health NCP Net 2.0” e “Fit forHealth 2.0” finalizzati all’assistenza nella ricerca di partner internazionali per lo sviluppo di progettualità transfrontaliere. La manifestazione darà supporto ai progetti sanitari del mondo della medicina, della ricerca e degli addetti alle ICT (Information and Communication Technology) con una piattaforma per la presentazione delle proprie idee.

Sempre di più nel corso di questi ultimi anni le Istituzioni comunitarie incentivano l’organizzazione di Info Day in tema sanitario per il confronto continuo e costruttivo tra i vari attori sparsi in Europa, cercando di seguire le evoluzioni che anche il mondo della salute sembra percorrere.

L’evento bruxellese può rappresentare uno stimolo importante per tutti i medici e i ricercatori che desiderino visibilità a livello europeo nell’ideazione o nell’ampliamento dei propri progetti di sanità elettronica e non solo.

In tale contesto parteciperà il dottor Giulio Molon, responsabile della Struttura semplice di Elettrofisiologia e cardiostimolazione, il quale, all’interno dello spazio dedicato della convention della Commissione, presenterà il proprio progetto di eHealth denominato “My Pacemaker

Enrico Andreoli


Inaugurate due sale operatorie per la day surgery

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Questa mattina in occasione della Festa del Sacro Cuore sono state inaugurate due nuove sale operatorie dedicate alla “chirurgia di giorno” con l’obiettivo di ridurre le liste di attesa per tutti gli interventi

Quella del Sacro Cuore è la festa per eccellenza dell’ospedale di Negrar. E come da tradizione anche il 3 giugno del 2016 è stato caratterizzato da un taglio del nastro e da un momento conviviale nel parco, dedicato a tutti gli operatori del nosocomio fondato da San Giovanni Calabria.

In mattinata il superiore generale dell’Opera Don Calabria, padre Miguel Tofful, ha impartito la benedizione inaugurale a due nuove sale operatorie dedicate alla day surgery, la chirurgia di giorno e situate all’interno di Casa Nogarè, a fianco dell’accettazione dei Poliambulatori (vedi video e interviste dell’inaugurazione). Si tratta di due sale che si distinguono per la tecnologia di ultima generazione utilizzata nella realizzazione (allegata una scheda tecnica).

“Oggi è la nostra festa! – ha esordito il presidente, fratel Gedovar Nazzari – Non solo perché celebriamo il nostro Patrono, ma anche perché questo giorno dedicato al cuore di Gesù, simbolo della sua Umanità, ci ricorda come deve essere il nostro agire quotidiano come operatori di questo ospedale. Ricevo molte lettere dai pazienti, mi ringraziano per le cure ricevute a cui devono la loro guarigione. Ma sottolineano sempre l’amorevolezza con cui sono stati curati. Lavoriamo su noi stessi ogni giorno, con l’aiuto del Sacro Cuore di Gesù e del nostro Santo Fondatore, perché questa nostra eccellenza rimanga sempre viva”.

Ha preso la parola quindi il dottor Mario Piccinini, amministratore delegato, che dopo aver ringraziato tutti i dipendenti, “vera anima dell’ospedale”, ha spiegato i motivi che hanno portato alla realizzazione di una nuova area chirurgica. “L’obiettivo è duplice: ridurre le liste di attesa per gli interventi di minor complessità e di conseguenza per quelli più complessi, che potranno essere eseguiti in numero maggiore nel blocco operatorio centrale, composto da 14 sale“. Sono infatti circa 19mila gli interventi chirurgici che vengono effettuati ogni anno.

“Queste due nuove sale operatorie – ha proseguito – sono in linea con il processo di riorganizzazione dell’intero ospedale che vede tra le altre cose una divisione tra il percorso che deve fare il paziente che necessita di interventi meno complessi e quello invece dedicato agli interventi più impegnativi che richiedono il ricovero”.

Al taglio del nastro è intervenuto anche il direttore generale della Sanità e del Sociale, Domenico Mantoan: “Quella del Veneto è una Sanità di eccellenza e noi siamo impegnati a mantenerla tale, nonostante la riduzione delle risorse. Diventa quindi importante la programmazione sanitaria a lungo termine che coinvolge ormai da anni tutta la rete ospedaliera, sia le strutture pubbliche che quelle private, come l’ospedale Sacro Cuore Don Calabria. La vera sfida che oggi ci attende è l’accreditamento europeo di questa rete, a cui tutti gli ospedali devono adeguarsi”.

Dopo la Messa presieduta da mons. Giuseppe Zenti, vescovo di Verona, e concelebrata da mons. Rino Passigato, nunzio apostolico in Portogallo, è giunto a Negrar anche l’assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto, trattenuto in mattinata da impegni a Venezia. “La realizzazione di un’area operatoria dedicata alla day surgery – ha sottolineato – è in linea con la programmazione sanitaria della Regione Veneto. Il fine è garantire un miglior servizio al paziente, riducendo le lista di attesa per gli interventi a minor complessità e aumentando il turnover per gli interventi più importanti”.


Workshop di psiconcologia: la relazione che cura

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“Autoefficacia e accettazione nella relazione con il paziente oncologico” è il titolo del workshop esperienziale che si terrà il 31 maggio all’ospedale di Negrar, promosso dal Servizio di Psicologia clinica

La paura nei confronti della sofferenza del malato oncologico coinvolge anche gli operatori sanitari che ogni giorno sono a contatto con i malati di cancro. A volte può ostacolare una relazione con il paziente che gli psicologici definiscono efficace, cioè in grado di trasmettere sicurezza ed empatia, preziose anche per una maggiore adesione ai trattamenti e una diminuzione dell’intensità degli effetti collaterali provocati dalle cure.

Workshop esperienziale di psiconcologia
Sul tema “Autoefficacia e accettazione nella relazione con il paziente oncologico”, martedì 31 maggio, a partire dalle 9, il centro di formazione dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria ospiterà il workshop esperienziale rivolto a psicologi, psicoterapeuti, medici e specializzandi.
L’iniziativa è promossa dal Servizio di Psicologia clinicacoordinato dal dottor Giuseppe Deledda, in collaborazione con la dottoressa Samantha Serpentini, psicologa presso l’Istituto oncologico Veneto. Inoltre è sostenuta dall’Onlus “Il sorriso di Beatrice a sostegno dei malati di cancro”.Alla giornata di studio parteciperanno il professor Thomas Merluzzi, psicologo, dell’Università di Notre Dame dell’Indiana (Stati Uniti) e il professor Giambattista Presti, professore associato di Psicologia generale dell’Università Kore di Enna.

La relazione accogliente con il malato oncologico
“Perché una relazione sia accogliente – spiega il dottor Deledda – è necessario in primo luogo che noi stessi accettiamo la sofferenza che si provoca il dolore dell’altro, la paura e a volte la rabbia. Questo in oncologia vale per i familiari ma anche per gli operatori sanitari. Solo così la persona ammalata si sente libera e legittimata ad esprimere le proprie emozioni e a muoversi con efficacia nel suo percorso di cura”.

Il Servizio di Psicologia clinica
L’ospedale di Negrar, dal febbraio del 2013, ha attivato un Servizio di Psicologia di cui fanno parte, oltre al dottor Deledda, anche gli psicologi e psicoterapeuti Sara Poli e Matteo Giansante. Un gruppo che sta raccogliendo anche importanti riconoscimenti: la Sipo (Società italiana di psicologia medica) nell’ultimo convegno nazionale lo ha premiato come migliore Gruppo di psiconcologia a livello nazionale, mentre il dottor Giansante è stato nominato coordinatore Sipo del Gruppo giovani.
“Il paziente oncologico nel momento della diagnosi ha di fronte a sé un lungo percorso e per affrontarlo nel migliore dei modi deve fa riferimento a tutte le risorse emotive di cui dispone – spiega il dottor Deledda -. È provato anche scientificamente che gli aspetti emotivi hanno un peso importante e possono contribuire positivamente al percorso di cura. Sembra un paradosso: ma si può vivere positivamente pur avendo una patologia oncologica“.
Il servizio di Psicologia clinica effettua consulenze per tutti i reparti ospedalieri, là dove il paziente lo richieda o ci sia una segnalazione da parte del medico. Tuttavia il 45% delle consulenze (dati 2015) viene svolto in ambito oncologico in stretta collaborazione con l’Oncologia medica, diretta dalla dottoressa Stefania Gori e all’interno del team multidisciplinare del Cancer Care Center, che non si limita solo all’aspetto della cura della malattia ma pone attenzione al vissuto del paziente durante il percorso della diagnosi e della terapia, nel corso del follow up e soprattutto quando si rendono necessarie le cure palliative.
“Una parte molto importante sono i pazienti sottoposti a cure palliative – sottolinea Deledda -, dove il dolore e il pensiero della morte sono componenti molto rilevanti”.

Un supporto ai malati e ai loro familiari
L’attività ambulatoriale ha registrato 986 colloqui nell’ultimo anno. Il maggior numero sono colloqui individuali, “anche se noi consigliamo che sia coinvolta la famiglia. Spesso i familiari sono concentrati più sulle paure che suscita in loro la malattia, piuttosto che sulle necessità “normali” del loro caro, come stare assieme o fare assieme le cose piacevoli di prima. Il paziente e il familiare si barricano ciascuno dietro le proprie paure, che difficilmente emergono senza la presenza di un facilitatore come può essere uno psicologo”.
Il Servizio segue in particolare i congiunti dei pazienti in fase terminale, per supportarli nel difficile compito di accompagnare il loro caro verso la fine della sua vita, ma anche per aiutarli ad affrontare un forte disagio che spesso si trasforma in rabbia verso la malattia, “colpevole” di aver distrutto ogni progetto e di imporre cambiamenti di vita.

Colloqui individuali e gruppi di auto-aiuto
Oltre ai colloqui individuali o familiari, l’équipe del dottor Deledda segue gli incontri gruppo. “Abbiamo da alcune settimane concluso una serie di incontri rivolti a donne in fase di chemioterapia, a cui hanno partecipato anche pazienti che avevano terminato la cura da poco o da qualche tempo. Questo ha permesso a coloro che avevano concluso la terapia di riassicurare le prime, ma anche di esprimere quei vissuti che erano rimasti bloccati e mai espressi”, sottolinea lo psicologo.
Altri gruppi, invece, sono rivolti alle donne colpite da tumore alla mammella, alle quali è raccomandato di perdere peso. Agli incontri partecipa anche la dietista, “ma è il gruppo a essere una risorsa, in quanto la presenza di altre persone che stanno vivendo la stessa esperienza, realizza uno spazio di condivisione, supporto e confronto, che velocizza processi individualmente lenti: ‘Se anche lei è stata capace di farlo, lo posso fare anch’io…'”, conclude il dottor Deledda.

Per richiedere ulteriori informazioni: 045.6013048 oppure psicologia@sacrocuore.it; per fissare un appuntamento presso gli ambulatori dedicati ai pazienti oncologici, contattare la segreteria dell’Oncologia Medica 045.6013472

elena.zuppini@sacrocuore.it


Endometriosi dalla diagnosi alla cura: congresso a Negrar

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“La gestione clinica della paziente endometriosica in un Centro di III livello” è il tema del congresso organizzato dall’U.O. di Ginecologia e Ostretricia del Sacro Cuore il 21 maggio alla Cantina della Valpolicella

 

Lo stato dell’arte della diagnosi e dei trattamenti medico-chirurgici dell’endometriosi severa sarà al centro del meeting di esperti che si terrà questo sabato 21 maggio alla Cantina della Valpolicella di Negrar.

Il congresso è promosso dal “Dipartimento per la tutela della salute e della qualità della vita della donna” dell’Unità operativa di Ginecologia e ostetricia dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria, diretto dal dottor Marcello Ceccaroni (foto 1), con la partecipazione della dottoressa Alessandra Graziottin (foto 2), nota ginecologa e sessuologa che interverrà nell’ultima parte della giornata sul ruolo della terapia medica nella gestione del dolore.

L’ospedale di Negrar è un centro di riferimento nazionale e internazionale per il trattamento di una patologia, di cui in Italia soffrono 3 milioni di donne ed è caratterizzata dalla presenza di tessuto endometriale fuori dalla sua sede naturale, cioè negli organi vicino all’utero. Una condizione che comporta dolore invalidante durante il ciclo mestruale e i rapporti sessuali, all’intestino e a livello dell’apparato urologico .

Ogni anno sono oltre 1.500 le donne che si rivolgono al Centro del Sacro Cuore e sono 900 gli interventi chirurgici, con un’attrazione extraregionale del 70%.

La maggior parte degli interventi eseguiti in un Centro di III livello, come quello di Negrar, possono prevedere una chirurgia anche complessa come la resezione dell’intestino o parte dell’apparato uro-genitale e non sono rari quelli che coinvolgono anche il diaframma, il fegato e l’alto addome. “Sono interventi radicali con sofisticate metodologie laparoscopiche mini-invasive – spiega il dottor Ceccaroni – a cui si arriva dopo aver valutato attentamente se la patologia può essere in alternativa curata farmacologicamente. Essi hanno l’obiettivo di “estirpare” la malattia, conservando allo stesso tempo le funzionalità intestinali e urologiche, insieme al benessere sessuale della donna”.

L’approccio vincente alla patologia (che è la prima causa di infertilità) è quello multidisciplinare che al Sacro Cuore Don Calabria si realizza in sala operatoria con un’équipe formata dal ginecologo, supportato se è necessario dal chirurgo generale, dall’urologo e dal chirurgo vascolare. Molto importate è la fase diagnostica con radiologi specializzati e quella riabilitativa del pavimento pelvico dopo l’intervento affidando le pazienti alle cure di fisiatri, fisioterapisti e gastroenterologi. Tutte professionalità che interverranno durante il congresso. Ulteriori temi di dibattito all’interno del Convegno saranno relativi alle nuove tecniche chirurgiche “nerve sparing” di cui Negrar è centro di riferiemento internazionale per la prevenzione delle disfunzioni intestinali, vescicali, e sessuali nelle pazienti post-operate.

“Il meeting è rivolto in primo luogo ai ginecologi, ma anche i medici di base – prosegue il primario -. Con questi eventi vogliamo creare una “cultura dell’endometriosi”. Purtroppo i dati non solo italiani, ma anche europei e nordamericani ci dicono che in media le donne arrivano alla diagnosi dopo sette anni dall’insorgere della malattia, con risvolti pesanti sulla qualità della vita delle pazienti e sui trattamenti”.

Una situazione che si può migliorare “sensibilizzando le donne che un ciclo molto doloroso non è un male ineluttabile. Ma anche formando i ginecologi e i medici di base a leggere nei sintomi riferiti dalle loro pazienti la presenza di una patologia endometriosica, indirizzando le loro assistite a centri specializzati”.


Il cancro è un male che "SI può vincere"

Questa mattina il Sacro Cuore Don Calabria ha ospitato la presentazione del libro “Si può vincere”, storie di pazienti che hanno sconfitto il cancro, raccolte da Aiom. Ha partecipato anche l’assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto

L’ospedale Sacro Cuore Don Calabria ha ospitato questa mattina la quarta tappa di presentazione nazionale (l’unica nel Veneto) di Si può vincere, il libro dove l’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) ha raccolto 16 storie di pazienti che hanno sconfitto il tumore o vi convivono con una buona qualità di vita. Storie che rispecchiano i numeri del cancro oggi, una malattia non più inguaribile e che si sta avviando verso la cronicizzazione.

“La mortalità diminuisce dell’1% ogni anno” ha detto la dottoressa Stefania Gori, direttore dell’Oncologia di Negrar e presidente eletto dell’Aiom, la società scientifica che rappresenta 2.500 oncologi italiani. “In Italia abbiamo una sopravvivenza a cinque anni più alta d’Europa e oggi nel nostro Paese 3 milioni di persone vivono con una diagnosi di tumore, di cui 1 milione e 900mila persone possono affermare di avere sconfitto la malattia: addirittura oggi possiamo parlare di 700mila pazienti guariti”.

Risultati confortanti anche per il Veneto in cui il 62% delle donne e il 52% degli uomini sconfiggono la patologia. Ogni anno in regione si registrano 31.500 nuovi casi, ma 280mila convivono con il tumore spesso svolgendo una vita normale. “E’ il risultato del progresso delle cure – ha sottolineato l’assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto -, ma anche di una cultura della salute che si sta radicando nel territorio attraverso la prevenzione, gli screening, l’informazione sugli stili di vita e l’educazione nelle scuole”.

“La lotta contro il cancro – ha detto il dottor Fabrizio Nicolis, direttore sanitario del Sacro Cuore Don Calabria e presidente della Fondazione Aiom – si sostiene con buone strutture oncologiche. Un tempo si andava a curarsi dove c’era una buona oncologia. Oggi non è più sufficiente: è necessario un ospedale oncologico, che disponga di tutto ciò che è necessario per la diagnosi e la terapia del paziente”.

Un esempio di Cancer Care Center è l’ospedale di Negrar che proprio in virtù delle dotazioni strutturali, tecnologiche e professionali ha potuto adottare un modello organizzativo multidisciplinare che mette in rete tutti i Servizi e le Unità operative interessate dalla patologia oncologica. Il 4 marzo è stato poi attivato un numero verde (800 143 143) per facilitare il percorso di diagnostico-terapeutico del paziente oncologico.

“La cura dei tumori è un ambito molto costoso – ha sottolineato il dottor Mario Piccinini, amministratore delegato del Sacro Cuore Don Calabria -. Economicamente si sostiene con una buona amministrazione, razionalizzando le risorse ed evitando gli sprechi. Noi siamo Centro di riferimento regionale e ospedale accreditato e di conseguenza agiamo in piena sintonia con la programmazione della Regione”

Alla conferenza stampa ha portato la testimonianza la signora Marta Todeschini, alla quale nel 2013 è stato diagnosticato un tumore al seno. “Con la diagnosi la mia vita ha subito una repentina virata – ha raccontato -. Ma mi sono affidata con fiducia ai medici, vivendo anche serenamente il mio percorso di cura che si è concluso nel luglio del 2014. Subito dopo, a settembre, ho ripreso il mio lavoro di insegnante e ho ripreso in mano anche la mia vita. Se c’è un messaggio che voglio dare a tutti coloro che stanno vivendo un’esperienza come la mia è proprio questo: dal cancro si può guarire, ci vuole pazienza e anche una certa dose di buona volontà”.

La signora Marta non compare tra le storie raccontate nel libro, in cui sono descritte le vicende di pazienti, provenienti da molte parti d’Italia, che hanno sconfitto il cancro grazie anche a una nuova arma: l’immunoterapia. La nuova terapia contrasta la malattia attraverso la stimolazione del sistema immunitario.

“Se un batterio, un virus o un antigene tumorale invadono l’organismo – ha spiegato la dottoressa Gori – il sistema immunitario si attiva per espellere il corpo estraneo e poi si spegne. Nel cancro, le cellule maligne possono evadere attraverso vari meccanismi il controllo immunitario, arrestando la risposta immune e continuando a replicarsi. Con l’immunoterapia è quindi possibile bloccare uno dei meccanismi di disattivazione e mantenere sempre accesa la risposta difensiva per contrastare il tumore”.

Sono terapie che comportano benefici dopo alcuni mesi, ma poi durano tutta la vita. “Il melanoma si è dimostrato il candidato ideale per l’applicazione dell’immunoterapia – ha concluso la presidente dell’Aiom – ora stiamo attendendo i risultati sul polmone”.

Il libro Si può vincere è stato curato da Mauro Boldrini, Sabrina Smerreri e Paolo Cabram, con la prefazione del ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Edito da Guerrini e Associati, i proventi della vendita (costo 14,50) sono destinati alla Fondazione Aiom.

elena.zuppini@sacrocuore.it


"Si può vincere": storie di vittoria contro il cancro

Venerdì 22 aprile il “Sacro Cuore Don Calabria” ospiterà la presentazione veneta di “Si può vincere”, storie di persone che hanno sconfitto il cancro raccolte in un libro dall’Associazione italiana di oncologia medica

Venerdì 22 aprile l’ospedale Sacro Cuore Don Calabria ospiterà la presentazione del libro Si può vincere, storie di pazienti che hanno sconfitto il cancro, raccolte dall’Associazione italiana di oncologia medica. Sedici vicende di una buona qualità di vita nonostante il cancro e anche di guarigione, grazie a una nuova arma: l’immunoterapia. Il libro si avvale dell’introduzione del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e quella di Verona è la decima tappa di un tour di presentazione nazionale, l’unica nel Veneto.

All’incontro – che si tiene alle 11 nella sala del Ciclotrone – interverrà l’assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto, la dottoressa Stefania Gori, presidente eletto dell’Aiom e direttore dell’Oncologia medica di Negrar, il dottor Fabrizio Nicolis, presidente della Fondazione Aiom e direttore sanitario del “Sacro Cuore Don Calabria”, e il dottor Mario Piccinini, amministratore delegato dello stesso ospedale.

Si può vincere è a cura di Mario Boldrini, Sabrina Smerrieri e Paolo Cabra. I proventi delle vendite sono destinati alla Fondazione Aiom.


Malattie infiammatorie dell'intestino: incontro tra medici e... Amici

L’annuale appuntamento tra specialisti e l’Associazione malattie infiammatorie croniche dell’intestino si terrà questo sabato 16 aprile nella sala convegni Perez. Al centro della mattinata il ruolo dell’anatomopatologo

Come da tradizione, anche quest’anno, si rinnova l’incontro promosso dal Centro multispecialistico per le malattie retto-intestinali dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, il cui responsabile è il dottor Andrea Geccherle, e l’Associazione nazionale per le malattie infiammatorie croniche dell’intestino (Amici). Un appuntamento creato per fornire ai pazienti notizie e novità sulla patologia e sulle nuove strategie terapeutiche. L’incontro si terrà sabato 16 aprile a partire dalle 9.30 nella sala convegni del nosocomio calabriano. Il programma in allegato.

Sono circa 200mila le persone che in Italia soffrono di malattie infiammatorie croniche dell’intestino, in particolare di colite ulcerosa e del morbo di Cronh. Duemila solo nel Veronese, con un’incidenza annua di 80 nuovi casi ogni milione di abitanti. Ad essere colpiti sono soprattutto soggetti giovani con gravi ripercussioni sulla vita quotidiana, lavorativa ed affettiva.

La maggior parte dei pazienti impiega un tempo variabile da 1 a 10 anni prima di avere una diagnosi appropriata. Questo comporta un ritardo nel trattamento con farmaci di ultima generazione, quelli biologici, in grado di controllare la terapia, evitare le complicazioni chirurgiche e in alcuni casi portare alla guarigione.

Ma oltre ai farmaci, l’approccio vincente per la cura delle malattie infiammatorie croniche dell’intestino, rimane quello multispecialistico. Il Centro di Negrar – che segue circa 1.500 pazienti, con un circa 80 nuovi casi all’anno – comprende un team di specialisti per il trattamento delle complicanze su più organi e apparati che derivano dalla colite ulcerosa e dal morbo di Crohn. Tra questi anche l’anatomopatologo, il cui ruolo ha poca visibilità anche agli occhi del paziente.

L’esame istologico rappresenta ancora oggi uno dei momenti fondamentali per la diagnosi della malattia di Crohn e della colite ulcerosa nonché nell’escludere altre forme di colite e nell’individuazione di lesioni pre-cancerose.

Un primo punto fondamentale da considerare è che la diagnosi iniziale viene effettuata su materiale bioptico, ossia su frammenti di mucosa colica o intestinale che vengono prelevati nel corso dell’esame endoscopico; altro elemento importante è il vasto campionamento dei tratti esplorati in modo da fornire il maggior numero di biopsie possibili da esaminare compatibilmente con le condizioni del paziente e dello stato dei tratti esaminati.

L’esame istologico fornisce inoltre indicazioni sullo stato di malattia. La condizione patologica, infatti, è suddivisibile in tre fasi morfologiche e cliniche: una fase attiva, una fase di risoluzione e una di remissione o quiescenza in cui da una condizione di severa infiammazione si passa ad un ritorno verso la normalità. Tuttavia anche in questa terza fase permane un severo disturbo architetturale del tessuto pur in presenza di un ritorno ad una normale attività mucipara da parte degli elementi ghiandolari.

Fondamentale è il riscontro istologico di “displasia” una condizione suscettibile di evoluzione in senso neoplastico ossia tumorale. È da sottolineare che l’individuazione sicura della displasia è estremamente difficile, talora soggettiva e non va mai posta nelle fasi attive della malattia, molto è basato sull’esperienza del patologo.


Inaugurato il Centro diagnostico terapeutico Sacro Cuore

Inaugurato questa mattina il Centro diagnostico terapeutico di via San Marco: l’eccellenza del Sacro Cuore si avvicina a Verona

Da Verona a Negrar. Con la realizzazione del Centro diagnostico terapeutico ospedale Sacro Cuore, di via San Marco 121, l’ospedale dell’Opera Don Calabria si avvicina ai cittadini del comune scaligero che da sempre scelgono numerosi la struttura della Valpolicella.

Questa mattina il Centro, che si trova nell’area polifunzionale del Don Calabria, ha visto la presenza di un folto pubblico per la benedizione inaugurale della struttura sanitaria, progressivamente attiva dal novembre del 2014. Ad impartire la benedizione don Ivo Pasa,responsabile della Delegazione europea dell’Opera Don Calabria (vedi filmato inaugurazione).

Già dal nome abbiamo voluto sottolineare che il Centro è parte integrante dell’ospedale di Negrar – ha detto il presidente, fratel Gedovar Nazzari -. Qui operano in libera professione gli stessi medici dell’ospedale e la diagnostica è dotata delle stesse apparecchiature all’avanguardia che si trovano al “Sacro Cuore Don Calabria”.

Il Centro è il completamento di un offerta sanitaria. “L’ospedale offre prestazioni convenzionate con il Sistema sanitario nazionale, mettendo in atto tutte le strategie per ridurre l’annoso problema delle liste di attesa – ha sottolineato -. Ma il carisma ereditato da san Giovanni Calabria ci porta a prenderci cura anche di coloro che non possono partecipare alla spesa sanitaria tramite il ticket. Nel 2015 abbiamo assisto gratuitamente più di mille persone, grazie la nostro Ufficio aiuti umanitari”.

Il Centro risponde ad un’altra tipologia di cittadini “coloro che possono sostenere una visita in libera professione o usufruiscono di forme assicurative sempre più diffuse. Sono tre modi differenti per accedere alle cure sanitarie. Ciò che rimane la stessa, qui a Verona come a Negrar, è la qualità professionale, tecnologia e umana delle prestazioni”.

Sono circa 30% i cittadini del comune scaligero che lo scorso anno hanno scelto l’ospedale di Negrar per sottoporsi a visite specialistiche e diagnostiche. Un dato su cui si è soffermato l’amministratore delegato, Mario Piccinini, per spiegare le regioni che hanno indotto la struttura sanitaria calabriana a creare un Centro a Verona.

“Anzitutto abbiamo risposto a una norma di legge che obbliga di garantire ai medici la possibilità di praticare la libera professione intra moenia, anche quando la struttura ospedaliera non dispone di spazi sufficienti“. Ma soprattutto “abbiamo risposto a un’esigenza di molti veronesi che chiedevano l’offerta sanitaria del ‘Sacro Cuore Don Calabria’ senza doversi spostare in Valpolicella. Con questo Centro abbiamo portato a Verona la professionalità, la tecnologica e anche il clima di attenzione per il malato dell’ospedale di Negrar”.

E’ stato invece il direttore sanitario, dottor Fabrizio Nicolis, ad illustrare le eccellenze del Centro. In campo senologico, per esempio, con la mammografia con tomosintesi, cioè il più recente avanzamento tecnologico per la diagnosi del tumore al seno. In quello oculistico, con la cosiddetta TAC dell’occhio per la diagnosi delle patologie più complesse.

La diagnostica per immagini – oltre a disporre di un Tac, della Risonanza Magnetica, di macchinari per Rx convenzionali e di ecografi – è stata dotata di un Densitometro di ultimissima generazione in grado di valutare non solo la densità minerale dell’osso ma anche il volume della massa magra, ideale, per esempio, per verificare la preparazione degli atleti. Al Centro, infatti, si rivolgono diverse società sportive come l’Hellas Verona, il Chievo Verona e a livello nazionale la squadra azzurra di nuoto, che si sta preparando per le prossime Olimpiadi di Rio de Janeiro.

Recentemente è stata realizzata anche una sala chirurgica per interventi di day surgery (chirurgia giornaliera). L’area chirurgica è dotata di due stanze di osservazione post operatoria dove il paziente può rimanere anche per tutta la giornata.

Il Centro diagnostico terapeutico ospedale Sacro Cuore, di via San Marco 121 a Verona, è aperto dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 20. Per informazioni e prenotazioni 045.6014844; centro.diagnostico@sacrocuore.it