Bronchiolite: contro il virus RSV un vaccino e un farmaco in attesa di approvazione definitiva

E’ ancora sospesa l’approvazione da parte dell’Agenzia italiana del Farmaco (AIFA) del primo vaccino contro l’RSV, Abrysvo e dell’anticorpo monoclonale nirsevimab, la cui immissione in commercio è già stata autorizzata dall’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) alcuni mesi fa. Il vaccino protegge per l’80% dalla malattia grave e non solo i neonati, ma anche gli adulti con malattie croniche respiratorie

Influenza, Covid e virus respiratorio sinciziale (RSV). Sono questi i maggiori ospiti indesiderati delle stagioni fredde. Per l’influenza e il Covid disponiamo già dell’arma per eccellenza della prevenzione, cioè i vaccini, per l’RSV, responsabile della bronchiolite nei bambini, si dovrà ancora attendere. Infatti è ancora sospesa l’approvazione da parte dell’Agenzia italiana del Farmaco (AIFA) del primo vaccino contro l’RSV, Abrysvo e dell’anticorpo monoclonale nirsevimab, la cui immissione in commercio è già stata autorizzata dall’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) alcuni mesi fa.

L’approvazione di AIFA non riguarda l’efficacia e la sicurezza di entrambi i farmaci, ma il costo, in corso di negoziazione con le aziende produttrici, per renderli rimborsabili dal Servizio Sanitario Nazionale.

Dr. Paolo Bonetti

“L’avvento del primo vaccino contro l’RSV è fondamentale per la prevenzione di questo virus che da novembre ad aprile può mettere a dura prova i reparti e le terapie intensive pediatriche, come è accaduto nei mesi invernali di quest’anno quando abbiamo registrato un picco di ricoveri in tutta Italia”, afferma il dottor Paolo Bonetti, direttore della Pediatria. “A Negrar – prosegue – ci sono stati 99 ricoveri per bronchiolite, di cui 71 concentrati tra dicembre 2022 e gennaio 2023. E non sono stati pochi i piccoli pazienti che hanno necessitato di un supporto ventilatorio maggiore”.

Abrysvo (Pfizer) deve essere somministrato alle donne al terzo trimestre di gravidanza; in questo modo, acquisendo gli anticorpi dalla madre, il bambino è protetto dalla nascita per 6 mesi. Il vaccino agisce stimolando il sistema immunitario a produrre anticorpi contro la proteina F del virus, quella che consente all’agente patogeno di legarsi alle cellule, causandone l’infezione, e conferisce una protezione dalla malattia grave di circa l’80%. La profilassi vaccinale è indicata non solo per i bambini (attraverso l’immunizzazione della madre) ma anche per gli adulti oltre i 60 anni, in particolare per coloro che sono affetti da patologie che l’RSV potrebbe riattivare, come la BPCO, broncopnumopatia cronica ostruttiva, o peggiorare.

Rimane al palo anche l’utilizzo dell’anticorpo monoclonale nirsevimab (Senofi-Astra Zeneca) indicato per tutti i neonati, a differenza del palivizumab, già in commercio da alcuni decenni, riservato ai lattanti a rischio a causa della prematurità o per altre patologie. “Gli anticorpi monoclonali – sottolinea il dottor Bonetti – determinano una immunizzazione passiva (vengono somministrate proteine ‘già pronte’ per una difesa contro il virus), mentre il vaccino Abrysvo attiva il sistema immunitario perché ‘si armi’ e protegga autonomamente l’organismo dal patogeno”.

Ogni anno il virus respiratorio sinciziale colpisce nel mondo circa 33 milioni di bambini, provocandone il ricovero di 3,2 milioni e il decesso di oltre 100mila, concentrati soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.

“L’RSV determina un’infezione virale che può colpire in qualsiasi stagione della vita, ma la clinica dipende dall’età del paziente – prosegue il pediatra – Nell’adulto sano si manifesta con un banale raffreddore. Nel bambino in età scolare può dare una sintomatologia respiratoria simil-influenzale. Diventa più pericoloso sotto i due anni di età e soprattutto sotto l’anno, perché provoca la bronchiolite”.

Si tratta di un’infiammazione dei bronchioli, la parte terminale delle vie respiratorie, che causa una produzione importante di muco, tale da non consentire il passaggio fisiologico di ossigeno e che determina la comparsa di difficoltà alla respirazione. Si stima che il 20% dei bambini infettati da RSV e che sviluppano la bronchiolite deve ricorrere alle cure ospedaliere per la somministrazione di ossigeno. Dei ricoverati, il 5% necessita l’intubazione in Terapia Intensiva.

“La disponibilità di un vaccino contro la bronchiolite è fondamentale – sottolinea il pediatria -. E’ una patologia per cui non disponiamo di una terapia farmacologica specifica. Nei casi più gravi deve essere affrontata con un supporto ventilatorio, che se non invasivo deve essere somministrato nei reparti o nelle terapia sub intensive, se invasivo nelle terapie intensive, sempre pediatriche, di cui in Italia disponiamo pochi posti letto. Aree che quest’anno sono andate particolarmente sotto pressione per l’alta diffusione del virus, causata dal cosiddetto “immunity gap”, cioè il deficit immunitario legato alle misure di contenimento del virus SARS-Cov2. Le mascherine e il distanziamento sociale che ci hanno protetto dal Covid, hanno impedito che le future mamme venissero il contatto con RSV sviluppando gli anticorpi che nel caso contrario avrebbero trasmesso ai loro figli. Il vaccino naturalmente – conclude il dottor Bonetti – assume ulteriore importanza nei Paesi in via di sviluppo, in cui la bronchiolite è ancora causa di numerosi decessi dovuti a un’insufficiente assistenza pediatrica”.

 

 


Avviso di selezione per la copertura di un posto di Biotecnologo

La selezione del candidato è funzionale e finalizzata alle attività del progetto “Hub Life Science – Diagnostica Avanzata (HLS-DA), PNC-E3-2022-23683266 – CUP: B93C22001840001 finanziato dal Ministero della Salute nell’ambito del Piano Nazionale Complementare Ecosistema Innovativo della Salute” – Codice univoco investimento: PNC-E.3. L’obiettivo principale del progetto è quello di potenziare i gruppi di ricerca italiani all’avanguardia nel settore della diagnostica sviluppando un approccio integrato basato su biomarcatori molecolari e di imaging avanzato per sviluppare una medicina personalizzata, innovativa per una diagnosi precoce, prevenzione e monitoraggio dei farmaci nelle malattie umane.

L’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria è un Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), riconosciuto dal Ministero della Salute con Decreto del 23 maggio 2018 nella disciplina “Malattie infettive e tropicali”.

La selezione del candidato è funzionale e finalizzata alle attività del progetto “Hub Life Science – Diagnostica Avanzata (HLS-DA), PNC-E3-2022-23683266 – CUP: B93C22001840001 finanziato dal Ministero della Salute nell’ambito del Piano Nazionale Complementare Ecosistema Innovativo della Salute” – Codice univoco investimento: PNC-E.3. L’obiettivo principale del progetto è quello di potenziare i gruppi di ricerca italiani all’avanguardia nel settore della diagnostica sviluppando un approccio integrato basato su biomarcatori molecolari e di imaging avanzato per sviluppare una medicina personalizzata, innovativa per una diagnosi precoce, prevenzione e monitoraggio dei farmaci nelle malattie umane.

REQUISITI DI AMMISSIONE

A supporto delle attività di tale progetto, l’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria ha necessità di reclutare una figura professionale in possesso dei seguenti requisiti:

Obbligatori:

  • Laurea Magistrale in Biotecnologie Mediche (LM9); in caso il candidato abbia conseguito il titolodi studio all’estero dovrà allegare la dichiarazione di valore in loco rilasciata dalle RappresentanzeDiplomatiche Italiane all’ estero.
  • Almeno due anni di esperienza nell’ambito della Patologia Molecolare.
  • Almeno due pubblicazioni come co-autore su riviste internazionali nell’ambito Oncologico.

Preferenziali:

  • Tesi di Laurea Magistrale di tipo sperimentale di ambito Oncologico.
  • Aver superato l’Esame di Stato per l’abilitazione alla professione di Biologo.
  • Esperienza e conoscenza specifica delle piattaforme di Next Generation Sequencing (NGS) edapplicazione di tali tecnologie nell’ambito dei tumori solidi.
  • Conoscenza dei principali Software di analisi dati NGS.
  • Buona conoscenza della lingua inglese.
  • Età inferiore ai 30 anni.

DESCRIZIONE DELLE ATTIVITA’

  • Estrazione di acidi nucleici da materiale FFPE (Formalin-Fixed, Paraffin-Embedded) e da campioni di plasma (Liquid Biopsy).
  • Applicazione di metodiche di sequenziamento genomico mediante piattaforme di Next Generation Sequencing (NGS)
  • Analisi dei dati ottenuti.•Organizzazione e partecipazione agli eventi inerenti al progetto in presenza o da remoto

TERMINI E MODALITA’ DI PRESENTAZIONE DELLA DOMANDA

Le domande di partecipazione alla selezione dovranno pervenire entro e non oltre le ore 12:00 del 25/11/2023, attraverso trasmissione al seguente indirizzo di posta elettronica: segreteriascientificairccs@sacrocuore.it. Il candidato/a avrà cura di specificare nell’oggetto del proprio invio la seguente dicitura:
“Domanda di partecipazione per la selezione di un Biotecnologo – RIF PNC – INNOVA”
La domanda dovrà contenere:

  • un dettagliato e aggiornato CV, datato e sottoscritto, attestante le attività formative e professionali, redatto in lingua italiana con specifica autorizzazione al trattamento dei dati personali ai sensi dell’art.13 del GDPR 679/16;
  • ogni documento o dichiarazione comunque utile ai fini delle valutazioni da parte della Commissione esaminatrice.

L’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria non assume alcuna responsabilità per la mancata ricezione della domanda nel termine previsto.
Saranno prese in considerazione unicamente le domande complete della documentazione richiesta e trasmesse secondo la modalità indicata.

MODALITA’ DI SELEZIONE E PROCEDURA DI VALUTAZIONE
L’individuazione del soggetto con cui instaurare il rapporto oggetto della presente selezione, avverrà attraverso una valutazione comparativa dei candidati per titoli e colloquio orale, operata da una Commissione esaminatrice.La Commissione provvederà preliminarmente all’esame delle domande di partecipazione pervenute, verificandone i requisiti di ammissibilità e provvederà successivamente alla valutazione dei titoli dei candidati.La valutazione della Commissione esaminatrice consisterà nell’esame del curriculum formativo del candidato e in un colloquio, entrambi volti ad accertare il possesso delle conoscenze necessarie per l’espletamento delle linee di ricerca che interessano il Progetto di cui in premessa. La valutazione dei titoli terrà conto della comprovata specializzazione professionale, culturale e scientifica desumibile dalla formazione universitaria e postuniversitaria.Successivamente al colloquio orale, verrà elaborato un verbale di valutazione dei candidati e l’approvazione della graduatoria di merito da parte della commissione di valutazione.Saranno ammessi al colloquio orale, unicamente i candidati in possesso dei requisiti di ammissione richiesti.

TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI
I dati personali, obbligatoriamente forniti, saranno trattati nel rispetto del D. Lgs. 10 agosto 2018, n. 101, che adegua il Codice in materia di protezione dei dati personali (D. Lgs. 30 giugno 2003, n. 196) alle disposizioni del Regolamento (UE) 2016/679, e solo per gli adempimenti connessi alla presente procedura e per quelli conseguenti all’eventuale costituzione del rapporto, secondo quanto anche previsto nell’informativa privacy, che dovrà essere accettata da ogni candidato contestualmente all’invio della propria domanda di partecipazione.


La chirurgia toracica adotta il robot Da Vinci Xi: vantaggi per il paziente

Dopo l’impiego nella chirurgia urologica, generale, bariatrica e ginecologica, da alcune settimane il sistema robotico è entrato anche nelle sale operatorie della Chirurgia Toracica, diretta dal dottor Diego Gavezzoli. Con il robot Da Vinci sono stati eseguiti interventi per tumori del mediastino, del polmone, della parete toracica, e per patologie benigne (relaxatio diaframmatiche ed endometriosi toracica) Tipologia di interventi per i quali l’impiego del robot è un valore aggiunto a vantaggio del paziente

Gavezzoli Diego
Dr. Diego Gavezzoli

L’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria estende l’utilizzo del robot chirurgico Da Vinci Xi anche all’ambito toracico. Dopo l’impiego nella chirurgia urologica, generale, bariatrica e ginecologica, da alcune settimane il sistema robotico è entrato anche nelle sale operatorie della Chirurgia Toracica, diretta dal dottor Diego Gavezzoli.

Con il robot sono stati eseguiti interventi per tumori del mediastino, del polmone, della parete toracica, e per patologie benigne (relaxatio diaframmatiche ed endometriosi toracica).

“Si tratta di una tipologia di interventi per i quali l’impiego del robot chirurgico è di fatto un valore aggiunto rispetto alla chirurgia toracoscopica”, sottolinea il dottor Gavezzoli. “Infatti lo spazio molto delimitato in cui è collocato il mediastino e la forma a cupola del diaframma consentono di esaltare al massimo le caratteristiche del robot. Queste sono la magnificazione dell’immagine dovuta a una visione tridimensionale del campo operatorio, invece che bidimensionale come per la toracoscopia, e la mobilità a 360° dei bracci robotici, che permettono una migliore manipolazione degli strumenti e quindi un più preciso atto chirurgico”.

Essendo una chirurgia mini-invasiva, come la toracoscopia, vengono evitate le ampie incisioni toraciche (sono praticati solo tre o quattro forellini) e la divaricazione delle costole, come avveniva nella chirurgia open. Questo si traduce in un minore dolore post operatorio, nella diminuzione dei giorni di degenza, in una più rapida ripresa delle attività quotidiane e in una migliore resa estetica.

Mediastino: il tumore più frequente è il timoma

Il tumore più frequente del mediastino è il timoma, che colpisce il timo, una ghiandola endocrina del sistema immunitario, che si trova appunto sul mediastino anteriore. La ghiandola è coinvolta nella maturazione e nel rilascio nel sangue dei linfociti T, un particolare tipo di globuli bianchi. I tumori del timo vengono definiti rari in quanto rappresentano meno dell’1% di tutte le neoplasie e hanno un’incidenza di circa 0.15 casi ogni 100mila persone. 

Il timoma è un tumore essenzialmente benigno, anche se pur crescendo lentamente può invadere la pleura e i polmoni e interessare i linfonodi regionali o più distanti”, prosegue il chirurgo. “Per questo è indicata l’asportazione chirurgica. Inoltre nel 30-40% dei casi il timoma si associa alla miastenia gravis, una patologia autoimmune, responsabile di un indebolimento dei muscoli volontari che comporta un generale e cronico stato di affaticamento. Le fasce muscolari più colpite sono quelle del collo, delle braccia e delle gambe. Ma anche gli occhi, con la caduta delle palpebre e la visione offuscata e doppia, il volto e la gola, con abbassamento della voce e difficoltà di deglutizione”.

L’asportazione del timo non oncologica

Per questo nel caso di dimiastenia gravis, l’asportazione del timo, viene eseguita anche senza la presenza di una patologia oncologica. Il timo è una ghiandola che raggiunge il suo massimo sviluppo fino alla fase puberale, per poi regredire trasformandosi in tessuto adiposo. Si è visto che nei pazienti con miastenia gravis questo processo di regressione non avviene completamente, al contrario la ghiandola inizia a produrre autoanticorpi che bloccano l’attività dell’acetilcolina, un neurotrasmettitore che normalmente controlla il funzionamento dei muscoli.

Asportando il timo i sintomi dovuti alla miastenia si attenuano tanto che molti pazienti riducono i farmaci necessari per il controllo della malattia e in alcuni casi può associarsi anche la remissione completa della patologia autoimmune”, sottolinea il chirurgo.

I carcinomi del timo

Il 5-10% dei tumori del timo sono carcinomi, caratterizzati da maggiore aggressività e quindi da più rapida diffusione in altre sedi. In questi casi il trattamento chirurgico quando possibile è sempre indicato, ma oltre la chirurgia, (che rimane il gold standard), può richiedere una terapia sistemica (chemioterapia) associata o meno a terapia locale (radioterapia).

“In tutti questi casi l’ausilio del robot in chirurgia toracica comporta grandi vantaggi con risultati chirurgici comparabili a quelli ottenuti con le tecniche tradizionali standard – conclude il dottor Gavezzoli -. Inoltre il suo utilizzo è sicuro, efficace e con un minor impatto sulla qualità di vita del paziente rispetto alla procedure chirurgiche standard”.


Medici dall'Ucraina per studiare come funziona la Riabilitazione al Sacro Cuore

Sono arrivati dalla città di Ivano-Frankivsk, nella zona occidentale dell’Ucraina, per studiare l’organizzazione del “Sacro Cuore” e in particolare il reparto di Riabilitazione. Si tratta di quattro medici, tra cui la direttrice sanitaria dott.ssa Ruslana Ivanochko, e un fisioterapista della St. Luke’s Clinic, struttura sanitaria che fa riferimento alla locale arcidiocesi della chiesa greco-cattolica ucraina, dove presto verrà aperto un nuovo reparto di Riabilitazione con l’obiettivo primario di curare i pazienti rimasti vittima della guerra.

Il gruppo è stato a Negrar dal 9 al 14 ottobre per studiare la realtà dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria. Ad accompagnarli la dottoressa Elena Rossato, direttore della Riabilitazione, con il coordinatore del Servizio Massimo Mengalli e con il dottor Claudio Bianconi, referente per i progetti sanitari internazionali dell’Opera Don Calabria.

L’incontro con la direzione

Molto intenso il programma della visita, che ha visto anche un incontro con la direzione dell’ospedale al gran completo nella giornata di martedì 10 ottobre.

Nel corso delle giornate è stato dedicato del tempo alla conoscenza degli spazi e delle tecnologie all’avanguardia utilizzate nei vari reparti e soprattutto nella Riabilitazione, con discussione di casi clinici e dei progetti riabilitativi. Alcuni interventi hanno riguardato più in generale l’organizzazione dell’ospedale, come quello di Sara Camparsi, responsabile dell’Ufficio di Gestione, e del dottor Davide Brunelli, vice-direttore sanitario, sul tema delle infezioni ospedaliere.


Tumori: radioterapia di ultra-precisione si sincronizza con il respiro. All’IRCCS di Negrar i primi due test clinici al mondo con RM ad alto campo.

Grazie a un software integrato e intelligente, la radioterapia di ultra-precisione, guidata da risonanza magnetica ad alto campo, diventa ancora più efficiente: il software infatti “aggancia” la lesione tumorale e si sincronizza con il respiro del paziente, facendo sì che i raggi vengano erogati solo quando il tumore è nel mirino ed eliminando di fatto la probabilità di colpire i tessuti sani attorno. Al Dipartimento di Radioterapia Oncologica Avanzata di Negrar i primi due casi clinici al mondo su due pazienti affetti da tumore alla prostata e al fegato

L’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria amplia i confini della radioterapia di ultra-precisione contro i tumori: per la prima volta al mondo è stato applicato alla radioterapia guidata da risonanza magnetica ad alto campo (1,5 Tesla usata anche a scopo diagnostico) il “gating automatico”, un software che consente di seguire il respiro del paziente e colpire con il fascio di radiazioni ionizzanti la lesione tumorale solo quando è perfettamente “nel mirino”.

Il sistema, che di fatto elimina la possibilità di coinvolgimento dei tessuti sani, è stato impiegato dal Dipartimento di Radioterapia Oncologica Avanzata dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), diretto da Filippo Alongi, professore ordinario all’Università di Brescia, unico a disporre del nuovo software assieme all’Università dell’Iowa negli Stati Uniti. Ad essere trattati due pazienti con tumore alla prostata e al fegato,

L’acceleratore lineare Unity

L’intervento, i cui risultati sono stati presentati all’ultimo congresso dell’American Society for Therapeutic Oncology and Radiology (ASTRO) di San Diego del 1-4 ottobre, è stato possibile grazie all’applicazione del nuovo software (il “gating automatico”) a Unity, l’acceleratore lineare integrato con risonanza magnetica ad alto campo di cui il Dipartimento di Negrar dispone dal 2019. La combinazione con la Risonanza Magnetica, capace di immagini ad altissima risoluzione, fa di Unity una delle apparecchiature più efficienti e precise in radioterapia per la cura dei tumori.

“Il ‘gating automatico’ è una tecnica che sincronizza il macchinario per radioterapia con il respiro del paziente, grazie a un software che ‘aggancia’ il bersaglio tumorale e consente di colpirlo solo in determinate fasi del respiro stesso, quando è perfettamente nel mirino”, spiega il professor Alongi. “Si tratta della prima volta al mondo che un sistema di questo genere viene associato a una radioterapia guidata da risonanza magnetica ad alto campo, che, offrendo immagini ad alta risoluzione prima e durante ogni seduta, è già in grado di indirizzare con precisione millimetrica dosi di radiazione tali da neutralizzare le cellule tumorali, con il minimo coinvolgimento dei tessuti sani. Con il nuovo software – sottolinea – questa precisione aumenta ulteriormente, consentendo di trattare al meglio anche tutti i bersagli tumorali in movimento. Alcuni organi del torace e dell’alto addome, per esempio il pancreas, il fegato e i polmoni – prosegue – si muovono infatti anche in conseguenza del ritmo respiratorio e ciò modifica la posizione della lesione tumorale e degli organi sani circostanti durante la seduta: queste continue incertezze di movimento riducono, nella radioterapia convenzionale, la possibilità di usare dosi di raggi più intense ed efficaci. Grazie al ‘gating automatico’, invece, il fascio di radiazioni viene sincronizzato con il respiro e viene istantaneamente bloccato se il tumore esce dal mirino”. 

Nel caso invece degli organi pelvici, come la prostata, “Unity” è in grado di interrompere il fascio di radiazioni se ci sono dei movimenti inconsulti del paziente o ad esempio delle modifiche del riempimento e svuotamento degli organi limitrofi alla ghiandola prostatica, bersaglio del trattamento.

“La precisione di Unity ha consentito di proporre sempre di più protocolli di trattamento con un minor numero di sedute rispetto alla radioterapia convenzionale – specifica Alongi -. All’IRCCS di Negrar sono già stati trattati in questo modo oltre 900 pazienti e sono stati pubblicati diversi report internazionali che evidenziano come questa tecnica sia ben tollerata e molto efficace per il trattamento di alcune neoplasie, soprattutto dell’ambito pelvico, come il tumore della prostata. Con la tecnica di “gating” avremo un ulteriore miglioramento: la calibrazione del fascio di raggi diventa ancora più fine, perché si sincronizza anche al respiro. Con la collaborazione da parte del paziente e pochi minuti in più per ogni seduta, si può gestire il movimento respiratorio e colpire con le radiazioni solo nella fase in cui sono indirizzate sul tumore e non sugli organi sani”.


Uno sguardo sul futuro delle malattie infiammatorie croniche dell'intestino

“IBD Predicting the future” è il titolo del congresso organizzato dal Centro malattie retto-intestinali dell’IRCCS di Negrar venerdì 13 ottobre all’Hotel Leon D’Oro di Verona: uno sguardo al futuro sia per quanto riguarda i progressi della ricerca sulla colite ulcerosa e la malattia di Crohn, sia per l’evoluzione della gestione di queste patologie alla ricerca della personalizzazione della terapia per ogni singolo paziente. Con un unico obiettivo: prevenire le complicanze dovute dalle patologie. (vedi programma)

Il sottotitolo del convegno sulle Malattie infiammatorie croniche dell’intestino, che si tiene venerdì 13 ottobre all’Hotel Leon D’oro di Verona, è già un programma: “Predicting the future”. “Predire il futuro” indica sia uno sguardo al futuro per quanto riguarda i progressi della ricerca sulla colite ulcerosa e la malattia di Crohn, sia l’evoluzione della gestione di queste patologie alla ricerca della personalizzazione della terapia per ogni singolo paziente. Con un unico obiettivo: prevenire le complicanze dovute dalle patologie. (vedi programma)

Il Congresso è organizzato dal Centro malattie retto-intestinali (IBD Unit) dell’IRCCS di Negrar, di cui è responsabile il dottor Andrea Geccherle. Il Centro segue 3.500 pazienti di cui il 40% provenienti da altre province del Veneto. Ottocento circa necessitano di terapie mediche avanzate. Quello del “Sacro Cuore Don Calabria”, è stato uno dei primi Centri a dotarsi di un’organizzazione multidisciplinare, di cui fanno parte medici di diverse specialità in grado di confrontarsi più volte nel corso della storia del paziente al fine di offrire la migliore terapia possibile.

Durante la giornata congressuale si alterneranno relatori del “Sacro Cuore Don Calabria”, ma anche provenienti dai maggiori ospedali e università italiane ed europee. Tra gli interventi quello professor Janindra Warusavitarne del St. Mark’s The National Bowel Hospital Academic Istitute di Londra che presenterà un aggiornamento sulle nuove tecniche chirurgiche, le quali, sommandosi a quelle già esistenti, aumentano anche nel campo chirurgico le opzioni terapeutiche. Porterà un suo saluto anche la referente provinciale dell’Associazione AMICI Onlus, Nadia Lippa, portavoce delle istanze di oltre 3mila pazienti del Veronese.

Andrea Geccherle, responsabile del Centro Polispecialistico per le malattie retto-intestinali
Dr. Andrea Geccherle

Le malattie infiammatorie croniche dell’intestino (MICI o IBD- Inflammatory Bowel Disease) sono patologie autoimmuni che colpiscono il tratto gastrointestinale. Si stima che in Italia interessino 300mila persone, 5 milioni in tutto il mondo, la maggior parte giovani con conseguenze invalidanti sulla vita personale, sociale e lavorativa”, spiega il dottor Geccherle, “Grazie all’introduzione dei farmaci biotecnologici la qualità di vita dei pazienti è notevolmente migliorata, ma una percentuale non trascurabile di essi non raggiunge la remissione clinica e strumentale della malattia. Questo comporta una progressione dell’infiammazione con danni all’intestino e, talvolta, degenerazione tumorale. La mancata remissione spiegherebbe perché la percentuale di pazienti che devono essere sottoposti alla chirurgia nell’ultimo decennio non si è abbassata in modo significativo”.

Angela Variola, gastroenterologa IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar
Dr.ssa Angela Variola

Negli ultimi anni sono aumentate le conoscenze sulla malattia, come è cresciuto il numero dei farmaci che abbiamo a disposizione, permettendoci di diversificare il trattamento per ogni paziente. Ma ancora oggi non abbiamo quelle informazioni che ci consentirebbero di predire per ogni paziente la storia naturale della malattia e quindi le possibili complicanze”, sottolinea la dottoressa Angela Variola del Centro malattie retto-intestinali (IBD Unit), componente della segreteria scientifica del Congresso, assieme alla collega gastroenterologa Alessia Todeschini e al chirurgo Giuliano Barugola.

“Nell’ambito delle IBD la ricerca si sta infatti concentrando per individuare le cause scatenanti della reazione autoimmune alla radice sia della colite ulcerosa sia della malattia di Crohn”, spiega Variola. “Ma soprattutto sono in atto vari studi per stabilire gli elementi clinici, endoscopici, radiologici ed ematochimici (i cosiddetti biomarcatori) che possono indentificare quella categoria di pazienti a più alto rischio di malattia aggressiva e di complicanze. Infine per quanto riguarda la chirurgia, a cui approdano ancora una percentuale non indifferente di pazienti (si stima circa il 10% nell’ambito della colite ulcerosa e fino al 70% per la malattia di Crohn) l’impegno della ricerca è finalizzato a sviluppare tecniche sempre meno invasive e più performanti”.


La Festa della Cittadella della Carità nel nome di S. Giovanni Calabria, a 150 anni dalla sua nascita

Si è celebrata questa mattina all’Ospedale di Negrar la Festa patronale di San Giovanni Calabria, nei 150 anni dalla sua nascita. Il focus della mattinata è stata la Messa celebrata da don Massimiliano Perrella, Casante dell’Opera, davanti a una folta assemblea di operatori e ospiti

Don Calabria a Negrar, presso Casa Sacro Cuore con alcuni collaboratori

La tradizione vuole che la Festa patronale di San Giovanni Calabria si celebri con il taglio del nastro di una nuova struttura o di un’acquisizione tecnologica. Ma il 2023 per la famiglia calabriana, a cui appartiene anche la Cittadella della Carità, è un anno speciale. Infatti segna i 150 anni dalla nascita del Santo Fondatore, avvenuta l’8 ottobre del 1873. Era d’obbligo quindi concentrare tutta l’attenzione sulla figura e sulla spiritualità del sacerdote veronese che nel 1933 decise di acquisire la Casa del Sacro Cuore, embrione dell’attuale ospedale.

Don Massimiliano Parrella

Così l’unico focus della mattinata del 6 ottobre è stata la Messa nell’area verde dei giardini tra Casa Nogarè e l’Ospedale don Calabria. A presiederla il Superiore generale  dei poveri servi della divina Provvidenza, il Casante don Massimiliano Parrella davanti a una folta assemblea di operatori e ospiti. Nell’omelia prima di commentare il passo del Vangelo di Matteo (Mt25,34), definito ‘Vangelo della Provvidenza’, il settimo successore di Don Calabria ha voluto porgere un saluto affettuoso a tutti i malati della Cittadella della Carità e ringraziare gli operatori sanitari. “Durante la pandemia siete stati considerati eroi, ma oggi sembra che sia stato dimenticato tutto – ha detto -. Io invece vi ringrazio per quello che fate e come lo fate”.

Poi ha proseguito: “Gesù in questo brano del Vangelo che è stato letto ci esorta: ‘Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta’. Ma a quale giustizia si riferisce il Signore? – ha sottolineato il sacerdote -. Dio è Padre, quindi la sua giustizia è prendersi cura dei suoi figli. Don Calabria lo sapeva bene, nella sua vita si è sempre preso cura dei più bisognosi. Anche durante il servizio militare. A lui le marce e i fucili non erano molto congeniali, forse Don Calabria è stato obiettore di coscienza quando questo diritto non era stato ancora affermato. Così chiese di accudire gli ammalati presso l’ospedale militare di Verona, ammalandosi anche di tifo quando scoppiò un’epidemia. Così facendo ha voluto rendere giustizia ai sofferenti secondo la logica di Dio, chinandosi sulle loro ferite con amore, delicatezza e passione. Di fronte alla malattia si può vincere e si può perdere, ma se ci si prende cura della persona vinceremo sempre”.

Da sinistra il Presidente della Cittadella della Carità, fratel Gedovar Nazzari, e il vicepresidente don Miguel Tofful

Alla conclusione della celebrazione ha preso la parola il presidente della Cittadella della Carità, fratel Gedovar Nazzari: “Poco più di una settimana fa abbiamo vissuto l’emozione di accogliere qui le reliquie di San Giovanni Calabria per i 150 anni dalla nascita – ha detto -. Il Giubileo è una ricorrenza che ci invita a rinnovare la conoscenza con un povero sacerdote veronese divenuto “campione di evangelica carità”, come lo definì Papa Pio XII dopo la sua morte.

Rivivendo la sua storia, abbiamo l’opportunità di riscoprire il suo carisma, perché vita e Vangelo nella persona di don Calabria sono un tutt’uno. Don Calabria è stato “Vangelo vivente” e spronava tutti coloro che incontrava ad essere vangeli viventi. Oggi continua a farlo rivolgendosi a ciascuno di noi. Perché il carisma del nostro Fondatore non è un’idea di un’epoca passata, non è qualcosa da vivere nell’intimità spirituale, ma parla al nostro tempo e poiché ha come fine unico il bene del prossimo, soprattutto dei più poveri, è un motore di sviluppo.

La lettera di don Calabria a fratel Consolaro

Lo scriveva già nel 1953 il nostro Fondatore, in una lettera molto nota indirizzata a fratel Antonio Consolaro, primo direttore dell’Ospedale Sacro Cuore. “Gesù Signore, posa lo sguardo di benevolenza e predilezione singolare, sulla Casa di Negrar e su quanti vi lavorano. Guarda mio caro fratel Antonio, che vi regni sempre lo spirito puro e genuino della nostra Opera di Poveri Servi e allora si matureranno altri disegni, sempre nuovi sviluppi, a gloria del Signore, a bene dei fratelli sofferenti nel corpo e nello spirito”.

Quello “spirito puro e genuino” non è altro che il suo carisma: dedizione ai poveri, e i malati sono poveri perché privi di salute, e abbandono alla Provvidenza. Vivendo questo carisma, dice don Calabria, ogni progetto di sviluppo è possibile.

Ne abbiamo dimostrazione da quella foto, presente nella mostra del Centenario, che ritrae un balcone della Casa del Sacro Cuore al di là del quale c’erano solo campi. Eppure don Calabria vedeva tetti, vedeva lo sviluppo dell’ospedale.

Strutture adeguate ad accogliere i malati, alte tecnologie, un’organizzazione che abbia come obiettivo la migliore assistenza del paziente, non sono cose che vanno contro il carisma di don Calabria, ma sono presenza del carisma nel lavoro di ciascuno di noi.

Restiamo fedeli a don Calabria e il nostro servizio ai malati sarà sempre all’altezza dei tempi”.


La "rivoluzione" in reumatologia: sabato incontro con i pazienti reumatici

Sabato 7 ottobre al Centro polifunzionale Don Calabria (via San Marco 121 a Verona) si terrà l’incontro annuale con i pazienti reumatici, organizzato dal Servizio di Reumatologia dell’IRCCS di Negrar, diretto dal dottor Antonio Marchetta. Ingresso libero. Si parlarà anche della “rivoluzione” avvenuta in Reumatologia negli ultimi anni, grazie all’avvento dei farmaci innovativi.

L’informazione e la formazione del paziente, con la condivisione delle scelte terapeutiche, in Reumatologia è parte fondamentale della cura. “Il rapporto medico-paziente favorendo il mantenimento del trattamento, garantisce il 50% del risultato sulla malattia”, sottolinea il dottor Antonio Marchetta, responsabile del Servizio di Reumatologia dell’IRCCS di Negrar.

E nell’ambito della formazione e dell’informazione, rientrano anche gli incontri annuali con i pazienti che il Servizio promuove da tempo in collaborazione l’Associazione Nazionale Malati Reumatici (ANMAR). Quello che si svolgerà sabato 7 ottobre al Centro Polifunzionale Don Calabria di via San Marco 121 a Verona, a partire dalle 8.45, è il settimo ed è aperto a tutti coloro che sono interessati all’argomento, in particolare ai pazienti e alle loro famiglie (vedi il programma)

Per l’occasione sono stati invitati a dare un breve saluto ben due vescovi: quello emerito di Verona, mons. Giuseppe Zenti, e l’attuale titolare della Cattedra di San Zeno, mons. Domenico Pompili. Il primo ha partecipato a gran parte delle edizioni, in quanto da tempo affetto da una malattia reumatica. Sarà presente anche Luca Coletto, già assessore della Sanità della Regione Veneto, oggi nello stesso ruolo in Umbria. Interverranno anche Denise Signorelli, direttore sanitario dell’Ulss 9, Silvia Tonolo e Giorgio Vantini, rispettivamente presidente nazionale e regionale dell’Associaizone nazionale malati reumatici (ANMR) e referente per Verona dell’ANMRV. Il programma prevede anche l’intervento di Paola Deambrosis dell’Assistenza Farmaceutica della Regione Veneto e di Ombretta Viapiana, professore associato di Reumatologia all’Università di Verona che parlerà dell’importanza della vitamina D nelle malattie reumatiche.

“La realizzazione periodica di questi incontri ha avuto un peso importante nel processo di certificazione, da parte del Bureau Veritas, del Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) elaborato dal nostro Servizio per le artriti croniche. Certificazione che abbiamo ottenuto nel 2020 con conferma nel 2023”, spiega il dottor Marchetta. “Attualmente siamo la sola struttura nel Veneto ad aver codificato e certificato tutto l’iter del paziente affetto da artrite psoriasica e spondiloartrite sieronegativa, dal primo contatto con il Servizio, alla fase di diagnosi, fino all’inizio della terapia farmacologica e al follow up”. Il PDTA interessa circa 3mila pazienti, su 10mila in carico complessivamente al Servizio.

Nell’ambito dell’incontro al dottor Marchetta sarà affidato il compito di ripercorrere le tappe della ‘rivoluzione’ avvenuta in reumatologia negli ultimi decenni. “Se guardo le fotografie dei primi pazienti che ho curato 40 anni fa, mi vengono i brividi”, racconta. “Erano persone completamente deformate dalle artriti, che le avevano rese disabili. La svolta è iniziata circa 25 anni fa con l’introduzione sul mercato dei primi farmaci monoclonali, frutto della biotecnologia. Prima di allora, per arginare la malattia, ‘sparavamo con il cannone’ con dosi elevate di cortisone e terapie con farmaci come methotrexate, ancora validi ma non del tutto efficaci e con effetti collaterali importanti. Oggi usiamo il ‘fucile di precisione’: i farmaci innovativi agiscono a monte della malattia, su specifiche citochine del sistema immunitario, responsabili della reazione autoimmune. Molti dei 600 pazienti del nostro Servizio curati con i biologici sono in fase di remissione, cioè non sono guariti ma il danno anatomico alle articolazioni e agli altri tessuti ha subito un arresto, documentabile radiograficamente”. Alla famiglia dei farmaci innovativi si sono aggiunte da poco ‘le piccole molecole’, proteine che agiscono a livello intracellulare: sono un’alternativa ai biologici quando non danno risultati e a differenza di quest’ultimi prevedono la somministrazione per via orale, e non solo parenterale (cioè sotto cute) o infusiva.

Una seconda rivoluzione è avvenuta con l’avvento dei biosimilari, identici per qualità, efficacia e sicurezza ai biotecnologici di riferimento ma non soggetti a copertura brevettuale – continua il medico – Il costo di ogni trattamento è di conseguenza diminuito drasticamente, consentendo di allargare l’impiego dei farmaci a un’ampia platea di malati, mentre prima era indicato, per essere sostenibile economicamente dalla collettività, solo per i pazienti con determinate caratteristiche”.

“Resta sottointeso – conclude il dottor Marchetta – che l’efficacia dei farmaci innovativi è maggiore se vengono impiegati quando la malattia è agli esordi. La diagnosi precoce resta fondamentale per il trattamento di queste malattie. Quindi ai primi sintomi (tra i più comuni dolore, gonfiore e rigidità delle articolazioni) è raccomandabile rivolgersi al medico di medicina generale per gli opportuni accertamenti”.


La vita di san Giovanni Calabria diventa un podcast

Un intenso ed emozionante podcast in 5 puntate racconta la storia, le opere e il carisma del fondatore dei Poveri Servi e delle Povere Serve della Divina Provvidenza. Una vita straordinaria che viene narrata come in una vera e propria serie tv, ma usando solo la potenza evocativa dell’audio senza le immagini. Dalla nascita in una poverissima soffitta di Vicolo Disciplina all’incontro con il primo bambino di strada, dal sogno del sacerdozio alla fondazione dell’ospedale “Sacro Cuore… Ecco come fare per ascoltare il podcast, realizzato da “Podcast Italia Network” in collaborazione con l’Opera Don Calabria.

7 dicembre 1954, le strade di Verona sono gremite da decine di migliaia di persone. Si dirigono verso la chiesa di Sant’Anastasia, la più grande della città. Sono persone di ogni ceto ed estrazione, notabili, politici, imprenditori, massaie, operai, chierici. E tantissimi ragazzi, lì per dare l’ultimo saluto all’uomo che ha dato loro un futuro, che ha salvato loro la vita.
Questa è la storia di quell’uomo, San Giovanni Calabria.

IL PODCAST SI PUO’ ASCOLTARE QUI SOTTO OPPURE SULLE SEGUENTI PIATTAFORME:


Al dottor Marcello Ceccaroni il Premio De Sanctis per la salute sociale

Il dottor Marcello Ceccaroni, direttore della Ginecologia e dell’Ostetricia dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria, è stato insignito del “Premio De Sanctis per la salute sociale” organizzato dalla Fondazione dedicata al celeberrimo critico letterario dell’Ottocento e che quest’anno ha avuto come tema la salute e il benessere della donna.

Il dottor Marcello Ceccaroni, direttore della Ginecologia e dell’Ostetricia dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, è stato insignito del “Premio De Sanctis per la salute sociale” organizzato dalla Fondazione dedicata al celeberrimo critico letterario dell’Ottocento e che quest’anno ha avuto come tema la salute e il benessere della donna.

Il riconoscimento per l’area “Esperienze Buone Pratiche”, ex equo con oncologa Lucia Del Mastro, è stato assegnato da una prestigiosa giuria presieduta da Franco Locatelli, Presidente del Consiglio Superiore di Sanità e composta da Gianni Letta, patron del Premio, Corrado Augias, giornalista, scrittore e conduttore televisivo, Anna Maria Bernini, Ministro dell’Università e della Ricerca e i responsabili degli inserti salute delle maggiori testate giornalistiche nazionali.

La cerimonia di consegna è avvenuta lunedì 25 settembre a Palazzo Spada, sede a Roma del Consiglio di Stato, alla presenza di autorevoli ospiti tra cui molti ministri della Repubblica.

Il premio,  che consiste in una medaglia con il viso di Francesco De Sanctis e dietro la scritta “Homo est minor mundus”, è stato consegnato al dottor Ceccaroni dalla Presidente della Corte di Cassazione, Margherita Cassano, con la seguente motivazione, scritta dal ministro Bernini e letta da Francesco Lo Voi, Procuratore della Repubblica di Roma: “Per i suoi studi e ricerche a tutela della salute e della qualità della vita della donna ed in particolare per aver sviluppato una tecnica chirurgica pioneristica per la cura dell’endometriosi complessa, il Negrar Method; per i suoi interventi all’avanguardia nell’ambito della chirurgia oncologica severa, che hanno ridonato speranza a tante pazienti; per l’impegno nella diagnosi precoce e nella sensibilizzazione; per il suo impegno sociale e formativo e per le sue capacità di trasmettere il sapere ed essere diventato maestro e poi mentore per tantissimi giovani medici (qui la motivazione integrale)”.

“Sono profondamente onorato e orgoglioso di quanto ho ricevuto. Si tratta di un traguardo importante della mia carriera, ma anche un rilevante riconoscimento per l’Ospedale dove lavoro”, afferma il dottor Ceccaroni. “E’ un premio che dedico innanzitutto ai miei collaboratori che ogni giorno hanno a cuore la salute della donna, non solo in senso clinico, ma in termini di benessere globale. Poi lo dedico alle tante pazienti che si rivolgono a noi con fiducia e serenità, nonostante patologie gravi e invalidanti, come l’endometriosi e i tumori ginecologici. In questo contesto dedicato a Francesco De Sanctis, mi sento di dire che dopo decenni di ascolto di storie delle pazienti e dei loro familiari mi sono convinto che quello del medico è il lavoro più letterario che esista”.

Il “Premio De Sanctis per la Salute Sociale” è stato istituito nel 2021, quando la Fondazione ha voluto allargare il riconoscimento oltre l’ambito letterario a tutte le discipline dedicate alla salute e al benessere della popolazione, in riferimento al ruolo di ministro dell’Istruzione che il critico ha assunto nel 1878. Durante il suo mandato venne introdotta nelle scuole la ginnastica educativa.