Per la prima volta in Italia effettuate 5 protesi al ginocchio con la realtà aumentata

L’IRCCS di Negrar è il primo centro in Italia a validare in ortopedia questa tecnologia innovativa che ha lo scopo di migliorare ulteriormente gli impianti di protesi. Grazie ad essa il chirurgo vede in tempo reale, senza distrarre lo sguardo dal piano operatorio per consultare le immagini radiografiche, se sta posizionando la protesi esattamente come da lui stabilito nel piano pre-operatorio.

Un momento dell’intervento

Dopo la stampante 3D e il robot chirurgico, nelle sale operatorie dell’Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale di Negrar è entrata la realtà aumentata. L’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria è il primo centro in Italia a validare in ortopedia questa tecnologia innovativa che ha lo scopo di migliorare ulteriormente gli impianti di protesi, in questo caso del ginocchio. Grazie ad essa il chirurgo vede in tempo reale, senza distrarre lo sguardo dal piano operatorio per consultare le immagini radiografiche, se sta posizionando la protesi esattamente come da lui stabilito nel piano pre-operatorio.

L’équipe diretta dal dottor Claudio Zorzi vanta una delle più alte casistiche in Italia di impianti protesici al ginocchio: 986 solo lo scorso anno, di cui un centinaio bilaterali. Proprio in virtù dell’eccellenza raggiunta nel campo della protesica – Negrar è centro di riferimento regionale per la revisione di protesi di ginocchio e anca – sono stati eseguiti recentemente cinque interventi con la realtà aumentata che contribuiranno a mettere a punto un sistema di navigazione unico nel suo genere e destinato in un prossimo futuro ad essere utilizzato di routine nella chirurgia ortopedica.

“Secondo studi internazionali il 20% di coloro che hanno avuto un impianto di protesi al ginocchio si dichiara insoddisfatto del trattamento chirurgico. Quasi sempre la causa è il posizionamento della protesi, non conforme cioè alle caratteristiche morfologiche dell’arto del paziente. La realtà aumentata interviene proprio con l’obiettivo di colmare questo gap, perché introduce nelle immagini reali elementi virtuali”, spiega il chirurgo ortopedico Venanzio Iacono (nella foto da sinistra con il dottor Zorzi) .

L’intervento di protesi comporta l’individuazione di punti anatomici ben precisi dell’arto, che fungono da reperi per effettuare i tagli sull’osso necessari a posizionare la protesi. “La realtà aumentata richiede che su questi ‘punti di riferimento’ vengano collocati dei Qr code – prosegue il medico -. Questi, una volta inquadrati, consentano alla fotocamera collegata agli occhiali indossati dal chirurgo di proiettare sugli stessi occhiali l’immagine reale dell’arto, ‘aumentata’ da alcuni elementi virtuali come la linea dell’asse del ginocchio e i gradi. Grazie a queste informazioni, il chirurgo può verificare se i tagli che sta effettuando sull’osso corrispondono all’inserimento della protesi secondo le angolature previste dal piano pre-operatorio”.

La realtà aumentata non incide quindi sull’abilità del chirurgo, ma sulla precisione dell’intervento. “L’ottimale posizionamento della protesi oltre a permettere al paziente di riconquistare senza problemi la sua quotidianità, garantisce una maggiore durata della protesi stessa, evitando un intervento di revisione, delicato sul piano chirurgico e costoso per il sistema sanitario nazionale”, conclude il dottor Iacono


7 giugno: Giornata mondiale dell'Ortottica

LOrtottista ed assistente di Oftalmologia è il professionista sanitario che opera nell’ambito della visione dall’età pediatrica fino all’età senile. L’Oculistica di Negrar gode dell’apporto di 13 figure professionali di questo tipo. Ecco cosa fanno

 Il 7 giugno, dal 2013, si celebra la Giornata mondiale dell’ortottica per promuovere le attività degli Ortottisti nel mondo.

LOrtottista ed assistente di Oftalmologia è il professionista sanitario che opera nell’ambito della visione dall’età pediatrica fino all’età senile e secondo il decreto ministeriale 14 settembre 1994, n. 743 “tratta i disturbi motori e sensoriali della visione ed effettua le tecniche di semeiologia strumentale-oftalmologica”.

In Italia gli Ortottisti Assistenti in Oftalmologia sono circa 3000, mentre l’Oculistica dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, diretta dalla dottoressa Grazia Pertile, gode del supporto di 13 figure sanitarie di questo tipo.  

Si tratta di una professione poco numerosa quindi spesso poco conosciuta: questo comporta che per esami, valutazioni e riabilitazione visiva numerose persone, bambini e adulti, non vi accedano o vi arrivino in ritardo.

I professionisti della visione in Italia sono molteplici: oculisti, ortottisti e ottici. Si tratta di professionisti con competenze e profili diversi ma complementari tra loro, che non sempre l’utenza riesce a definire e distinguere in maniera corretta. E’ quindi opportuno informare il cittadino che l’Ortottista e assistente di Oftalmologia è il professionista sanitario che opera in autonomia e in stretta collaborazione con le figure mediche di riferimento e con altri operatori sanitari nella prevenzione, valutazione e riabilitazione dei disturbi motori e sensoriali della visione (ambliopia o occhio pigro, strabismo, diplopia, test di Hess Lancaster, applicazione prismatica…).

In quanto assistente di oftalmologia, effettua le tecniche di semeiologia strumentale-oftalmologica (esame della rifrazione, campo visivo, OCT, angiografia retinica, pachimetria corneale, biomicroscopia endoteliale, topo/tomografia corneale, esami elettrofunzionali visivi, biometria, test della percezione dei colori, sensibilità al contrasto, test visivi per rinnovo patente o per invalidità…).

E’ il riabilitatore del paziente ipovedente, dei bambini con DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) che presentano alterazione delle abilità visive, dei pazienti con sindromi neurologiche.

Analizza la qualità della visione nei luoghi di lavoro e tratta i disturbi astenopeici.

Assiste il chirurgo oftalmologo nelle sale operatorie di oculistica (strumentazione e ruolo di key operator).

Svolge attività di ricerca scientifica (raccolta di dati clinici e strumentali, data manager…).

L’ortottista-assistente in oftalmologia opera in strutture sanitarie pubbliche del Sistema Sanitario Nazionale, private accreditate e convenzionate, studi individuali e associati in regime di dipendenza o libero-professionale, centri-strutture di riabilitazione, in Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS). Svolge consulenza in ambito di qualità di visione presso aziende, associazioni e società sportive.

Conduce la propria attività tutelando la salute del sittadino con titolarità e autonomia secondo il proprio codice deontologico e profilo professionale ed è responsabile degli atti di sua competenza di cui ne risponde secondo legge.

 (Informazioni tratte dalla lettera dei Presidenti delle Commissioni d’Albo di Ortottica e Assistenza Oftalmologica della regione veneto rivolta alle Istituzioni in occasione del 7 giugno)


Onorificenze della Repubblica Italiana ai medici del "Sacro Cuore"

In occasione del 2 Giugno, il Prefetto di Verona ha insignito con le Onorificenze dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana anche quattro medici dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria: il direttore sanitario, Fabrizio Nicolis, il prof. Zeno Bisoffi e i dottori Flavio Stefanini e Massimo Zamperini

Dottor Fabrizio Nicolis

In occasione del 2 Giugno, il prefetto di Verona, Donato Cafagna, ha insignito con le Onorificenze dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana anche quattro medici dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria che sono stati tra i protagonisti della gestione della pandemia da Covid19 nella provincia scaligera.

Prof. Zeno Bisoffi

Dott. Flavio Stefanini

Il titolo di Ufficiale è stato conferito al direttore sanitario, dottor Fabrizio Nicolis, mentre il titolo di Cavaliere è stato consegnato al professor Zeno Bisoffi, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali, al dottor Flavio Stefanini, direttore del Pronto Soccorso, e al dottor Massimo Zamperini, direttore della Terapia Intensiva.

Massimo Zamperini, direttore Dipartimento di Anestesia, Terapia Intensiva e Terapia Antalgica IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar
Dott. Massimo Zamperini

Anche l’IRCCS di Negrar, come tutti gli ospedali, registra un significativo calo di ricoveri di pazienti affetti da Covid 19. Nel momento in cui scriviamo i pazienti ricoverati sono 10 (di cui uno in terapia intensiva), ma dall’inizio della pandemia (marzo 2020) i ricoveri sono stati oltre 900. Numeri che certificano l’intenso impegno dell’Ospedale di Negrar nella lotta contro il nuovo Coronavirus che prosegue oggi anche come centro vaccinale per la popolazione generale su richiesta dell’Ulss 9.


La nostra ricerca in pillole: la genetica in infettivologia

LA NOSTRA RICERCA IN PILLOLE. Nella lotta contro il Coronavirus, una parte importante la sta svolgendo la ricerca sul genoma del virus. Ci spiega come la dottoressa Chiara Piubelli, responsabile della Ricerca Biomedica del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali

In questo momento di pandemia la ricerca genetica è fondamentale. Grazie ad essa è possibile conoscere come il virus SARS COV 2 replicandosi muta, dando vita a molte varianti (inglese, sudafricana, brasiliana…). Informazioni preziose per combattere il Covid 19. Nel video la dottoressa Chiara Piubelli, responsabile
Dr.ssa Chiara Piubelli
della Ricerca Biomedica del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar
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L’ipertrofia prostatica oggi si cura anche con il vapore acqueo

L’Urologia del professor Stefano Cavalleri è la prima nel Veneto a utilizzare l’innovativa metodica che, a differenza della chirurgia o del laser, riduce il volume della prostata mantenendo intatte le funzioni sessuali. Il trattamento è mininvasivo e richiede solo l’anestesia locale

Non solo farmaci o chirurgia per il trattamento dell’ipertrofia prostatica benigna, ma anche l’alta temperatura prodotta dal vapore acqueo. L’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar è il primo ospedale del Veneto ad utilizzare Rezum, la metodica innovativa che in modo mininvasivo dà ottimi risultati nella cura dell’aumento volumetrico della prostata di cui soffre il 50% degli uomini con oltre 60 anni, ma da cui non sono indenni nemmeno i più giovani.

L’Urologia, diretta dal professor Stefano Cavalleri, ha adottato da alcuni mesi questa metodica che attraverso uno strumento introdotto per vie naturali, e in anestesia locale, inietta nella prostata del vapore acqueo a 103 gradi. L’alta temperatura provoca un danno cellulare e, nel tempo, una riduzione del volume della prostata con conseguente miglioramento della difficoltà e della frequenza della minzione, senza conseguenze sulle funzioni sessuali.

L’ipertrofia prostatica è molto diffusa: sono circa 300 i pazienti che all’anno si rivolgono per questo problema all’ospedale di Negrar. Viene spesso trattata con la somministrazione di farmaci (alfa-litici) che a lungo andare possono risultare inefficaci o creare effetti collaterali. “Per questi pazienti Rezum è altamente indicato – sottolinea il prof. Cavalleri – ma anche per coloro che non hanno intenzione di prolungare per molti anni la terapia medica e che desiderano evitare le complicanze di una terapia chirurgica, la cosiddetta TURP o l’enucleazione laser dell’adenoma prostatico”.

“La chirurgia e il laser, infatti, riducono il volume della prostata con l’eliminazione del tessuto adenomatoso, creando così una sorta di cavità – prosegue l’urologo -. Questa è all’origine spesso di retrospermia (lo sperma viene eiaculato nella vescica invece di fuoriuscire dall’uretra) o di disfunzione erettile. Disturbi che hanno ripercussioni non solo sul piano fisico, ma anche su quello psicologico del paziente. Il vapore acqueo ad alta temperatura, invece, non elimina il tessuto ma lo riporta alle dimensioni originarie, mantenendo così intatte le funzioni sessuali e riproduttive”.

L’intervento con Rezum è indicato per pazienti con una prostata ingrossata fino a 80-100 grammi, per dimensioni maggiori la valutazione viene fatta caso per caso dall’urologo.

“Essendo mini-invasiva, la procedura richiede l’anestesia locale o una blanda sedazione e il ricovero di una notte – prosegue il dottor Cavalleri -. Dopo le dimissioni, il paziente deve portare per alcuni giorni il catetere e proseguire per un mese con la terapia farmacologica. Già solo dopo due settimane si registrano dei miglioramenti ed eventuali disturbi post intervento, come la minzione dolorosa o il sangue nelle urine, quando si verificano vanno scemando in pochi giorni”. Il processo di guarigione si completa in tre mesi circa con una riduzione del volume della prostata ed il miglioramento dei disturbi minzionali.


La nostra ricerca in pillole: la ricerca in campo oncologico

LA NOSTRA RICERCA IN PILLOLE. Al “Sacro Cuore vengono portati avanti numerosi progetti di ricerca contro i tumori. Ne parla la dottoressa Stefania Gori, direttore del Dipartimento di Oncologia

Se oggi in Italia 1/3 delle persone che hanno avuto diagnosi di tumore possono essere considerate guarite dal cancro lo dobbiamo alla ricerca. La dottoressa Stefania Gori, direttore del Dipartimento di Oncologia, illustra l’impegno dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria nel campo della ricerca oncologica.

 

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All'IRCCS di Negrar il test per la ricerca delle varianti del virus SARS-COV-2

Contemporaneamente alla diagnosi di positività tramite tampone molecolare, all’Ospedale Sacro Cuore è possibile effettuare il test per la ricerca delle varianti del virus responsabile del Covid. Vista la caratteristica di maggiore trasmissibilità delle varianti, il test assume significato per quanto riguarda la tracciabilità dei contatti

L’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria ha introdotto tra i test Covid 19, anche la ricerca della variante del virus SARS COV 2 responsabile dell’infezione. L’indagine viene effettuata, su richiesta del cittadino, sullo stesso materiale prelevato dal tampone molecolare, effettuato per la diagnosi dell’eventuale positività.

“Come tutti i virus, anche il SarsCov2 nel replicarsi modifica il proprio RNA, dando vita alle cosiddette varianti, ossia nuove forme di virus rispetto all’originale (Wild-type) isolato alla fine del 2019 a Wuhan”, spiega la dottoressa Francesca Perandin, responsabile del Laboratorio di Microbiologia del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali. “Finora sono state identificate in tutto il mondo molte varianti di questo virus – prosegue -. L’Organizzazione Mondiale della Sanità e la sua rete internazionale monitorano costantemente le mutazioni del virus, segnalando ai Paesi interessati quelle più significative perché mettano in atto misure per bloccarne la diffusione”.

Oggi in Italia stanno circolando prevalentemente tre varianti significative: Inglese (Variante VOC 202012/01, nota anche come B.1.1.7) identificata per la prima volta nel Regno Unito; Sudafricana (Variante 501Y.V2, nota anche come B.1.351) identificata in Sud Africa e la Brasiliana con origine in Brasile. A prevalere è di gran lunga quella inglese (87%), ma tutte e tre sono caratterizzate, rispetto al virus originario, da maggiore trasmissibilità che si traduce in un maggior numero assoluto di infezioni. “Il test quindi della ricerca delle varianti assume importanza per quanto riguarda la tracciabilità dei contatti – prosegue la dottoressa Perandin -: chi è colpito da una delle tre varianti deve tener conto di essere stato veicolo di un virus capace di infettare un numero maggiore di persone, che devono per questo essere avvertite al fine di interrompere la catena dei contagi”.

COME PRENOTARE IL TEST

Per usufruire dell’esame per la ricerca delle varianti è necessario prenotare sul sito www.sacrocuore.it (bottone “Prelievo senza coda”) alla voce “Tampone molecolare Covid 19-Servizio Drive in”.

Al momento dell’accettazione (sempre presso il piano terra del parcheggio “Sacro Cuore” in via Salgari) sarà proposta la possibilità di effettuare la ricerca delle varianti. Il referto di positività o meno al virus SARS COV2 sarà disponibile (on line o cartaceo) con la stessa tempistica, cioè dopo 24/48 ore.

Poiché la ricerca delle varianti viene effettuata solo nel caso di tampone positivo, il costo della prestazione (30 euro) viene saldato una volta ottenuto il referto (scaricabile sempre on line), cioè dopo circa una settimana.


Ritornano le visite in presenza nelle RSA e Case di riposo della Cittadella della Carità

A Casa Nogaré, Casa Perez e Casa Clero sono ritornate le visite in presenza dei familiari degli ospiti, senza plexiglass e consentendo l’interazione fisica tra gli ospiti e i familiari. E’ necessario essere in possesso del “certificato verde” e il rispetto delle norme anticontagio

Grazie alla vaccinazione e al miglioramento della situazione epidemiologica, anche le strutture socio-sanitarie residenziali della Cittadella della Carità (Casa Nogarè, Casa Perez e Casa Clero) dal 6 maggio hanno riconquistato un po’ di normalità con la ripresa delle visite in presenza dei familiari degli ospiti. In base all’Ordinanza del Ministero della Salute dello scorso 8 maggio, queste visite avvengono senza barriere (plexiglass), consentendo l’interazione fisica tra i visitatori e i loro cari.

VISITE IN PRESENZA SU PRENOTAZIONE

Per ora è possibile una sola visita alla settimana della durata di 30’ minuti, aperta a un massimo di due persone (familiari o eventuale care-giver). E’ necessario la prenotazione ai seguenti numeri telefonici dal lunedì al venerd’ dalle ore 8.30 alle ore 11.30:

  • Casa Nogarè: 045.6013656
  • Casa Perez: 045.6013066
  • Casa Clero: 045.6013139
IL GREEN PASS O CERTIFICATO VERDE

Al fine di scongiurare qualsiasi rischio di contagio, la normativa fissa alcune misure di prevenzione a partire dal cosiddetto “green pass” o “certificato verde”, termine con il quale s’intende:

  • per i visitatori vaccinati: certificato che attesti il completamento del ciclo vaccinale (prima e seconda dose, dove questa è indicata). Il documento viene rilasciato dal Centro vaccinale dopo la seconda inoculazione.
  • per i visitatori vaccinati con una sola dose: documentazione che attesti l’avvenuta somministrazione della prima dose di vaccino da almeno 14 giorni accompagnato dal referto negativo di un tampone molecolare eseguito non oltre le 48 ore precedenti la visita alla nostra struttura.
  • per i visitatori non vaccinati e che non hanno mai contratto l’infezione COVID 19: referto negativo di un tampone molecolare eseguito non oltre le 48 ore precedenti la data fissata per la visita
  • per i visitatori non vaccinati, ma che hanno contratto l’infezione COVID 19: certificato di avvenuta guarigione da infezione COVID-19 rilasciato dal proprio medico di medicina generale.
DOVE FARE I TAMPONI MOLECOLARI 48 ORE PRIMA

I tamponi molecolari possono essere effettuati presso l’Ospedale di Negrar (per prenotare clicca qui) oppure nei rispettivi punti tampone territoriali mediante autodichiarazione relativa alla visita prefissata. Si ricorda che il referto del tampone è valido per 48 ore, quindi ad ogni visita settimanale deve essere ripetuto.

RIMANGONO LE MISURE ANTICONTAGIO

All’ingresso il famigliare/visitatore è sottoposto al protocollo di sorveglianza già in uso presso la struttura che prevede:

  • compilazione della scheda del triage con la rilevazione della temperatura
  • sanificazione delle mani
  • utilizzo della mascherina FFP2
  • firma del registro degli entrate
  • firma del “Patto di condivisione del rischio”

In presenza di condizioni climatiche favorevoli saranno privilegiati gli incontri in spazi aperti e finalizzati a questo scopo. Le visite al chiuso avvengono stanze dedicate, ampie ed arieggiate. Vengono garantite adeguate procedure di sanificazione dei locali dove è avvenuta la visita con attenzione alle superfici e agli elementi che vengono toccati più frequentemente (maniglie, interruttori, corrimano…).

“Il benessere psicologico dei nostri ospiti ci sta a cuore quanto quello fisico – commenta la Direzione delle strutture socio-sanitarie -. Pertanto chiediamo la massima collaborazione nel rispetto delle misure anticontagio da parte dei familiari affinché, preservando le nostre Case libere dal Covid 19, possiamo continuare a garantire le visite in presenza. Da parte del Direzione e di tutto il personale di Casa Nogarè, Casa Clero e Casa Perez non è mai venuta meno la massima disponibilità”.


19 maggio: Giornata mondiale delle malattie infiammatorie croniche dell'intestino

Il morbo di Crohn e la colite ulcerosa hanno un pesante impatto sulla vita privata delle persone che ne vengono colpite, la gran parte giovani. L’eccellenza del Centro IBD di Negrar che segue circa 3mila pazienti ed è un punto di riferimento anche nell’ambito della ricerca clinica, con la sperimentazione di nuove molecole di farmaci biologici

Il 19 maggio in tutto il mondo è la Giornata dedicata alle Malattie Infiammatorie Croniche dell’intestino (MICI) o, in inglese, Inflammatory Bowel Disease (IBD) al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica su queste patologie autoimmuni – morbo di Crohn e Colite ulcerosa – di cui in Italia soffrono 250mila persone.

Si tratta di uomini e donne prevalentemente giovani – la fascia più colpita va dai 15 ai 40 anni – la cui vita privata e lavorativa è pesantemente condizionata da sintomi – come dolori e frequenti scariche intestinali – che suscitano ansia e imbarazzo. Non a caso le IBD sono associate a numerose comorbilità fisiche e psicologiche, come la depressione e lo stress. Riunioni di lavoro, pianificazione della giornata, stare a tavola con la famiglia possono essere attività incredibilmente difficili per chi ne soffre, che non di rado rischia il posto di lavoro o un demansionamento a causa della malattia. Le malattie infiammatorie croniche dell’intestino hanno quindi un impatto anche economico sul singolo e non da ultimo sul Sistema Sanitario Nazionale.

L’équipe del Centro IBD con il dottor Andrea Geccherle (il primo sinistra)

Se da un lato la ricerca medica non ha ancora scoperto le cause scatenanti delle IBD – si ritiene che concorrano fattori genetici e ambientali -, dall’altro con i farmaci biologici ha segnato progressi terapeutici che, associati a stili di vita adeguati, consentono a pazienti con colite ulcerosa e malattia di Crohn, moderate o gravi, di raggiungere la remissione completa, cioè clinica, radiologica ed endoscopica della patologia. Un panorama sempre in evoluzione, quello dei farmaci nati  dall’ingegneria biotecnologica, anche al Centro per le malattie retto-intestinali-IBD Unit dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, dove sono attivi 17 studi clinici   di fase 2 e fase 3 che riguardano nuove molecole.

“I farmaci biologici hanno impresso una svolta fondamentale nella cura di questi pazienti. Ma rimane importante sensibilizzare l’opinione pubblica, e anche la classe medica, sull’importanza della diagnosi precoce della malattia, non trascurando determinati sintomi (dolore addominale, diarrea, vomito, sangue nelle feci…) che, se persistenti, devono essere valutati da uno specialista”, afferma il dottor Andrea Geccherle, responsabile del Centro.  “Ben vengano dunque queste Giornate che hanno l’obiettivo di formare e informare il pubblico su queste patologie e sul loro impatto nella vita dei pazienti – prosegue il medico –  Occorre creare una diffusa cultura ‘di gruppo’ della malattia, e questo può essere fatto realizzando una Rete efficiente di attori che coinvolga tutte le forze interessate, dai rappresentanti dei pazienti in primis, alle istituzioni, ai medici fino all’impresa farmaceutica”.

Il Centro di Negrar ha in cura circa 3mila pazienti (provenienti anche da fuori provincia e regione) con un incremento nel solo ultimo anno di oltre il 20%. Ben 480 sono trattati con i farmaci biologici.

“L’aumento del numero degli assistiti e la pandemia da Covid 19 ci hanno imposto l’attivazione di modalità alternative di contatto con i nostri pazienti per non costringerli a recarsi in ospedale – prosegue il dottor Geccherle -. Abbiamo così avviato la telemedicina, con visite a distanza dove è possibile, e consulti on line (clicca qui) per il controllo periodico degli esami e delle condizioni di salute. Si tratta di pazienti molto complessi che richiedono risposte rapide a problematiche che spesso insorgono quotidianamente”.

Proprio la complessità del paziente IBD è all’origine di un modello di presa in carico basato sulla multidisciplinarietà riguardo il quale il Centro di Negrar è stato un precursore. “Il morbo di Crohn e la Colite ulcerosa sono patologie autoimmuni, cioè caratterizzate da una reazione scorretta del sistema immunitario, che attacca cellule sane del nostro organismo come fossero estranee – spiega ancora il dottor Geccherle -. Pertanto i bersagli di questo meccanismo possono essere contemporaneamente più distretti del corpo: per questo è fondamentale per la buona riuscita della cura, che il paziente sia seguito dal gastroenterologo, dall’endoscopista, dal chirurgo generale, dal radiologo e ma anche da altri specialisti come per esempio il reumatologo, l’oculista e l’endocrinologo”.


La nostra ricerca in pillole: la cura delle degenerazioni maculari senili

LA NOSTRA RICERCA IN PILLOLE. Con la dottoressa Grazia Pertile, direttore dell’Oculistica,  scopriamo un progetto di ricerca per la cura della degenerazione maculare senile

Una delle patologie dell’occhio più diffuse tra le persone anziane sono le maculopatie degenerative. Per alcuni tipi di queste patologie non esiste cura.

Dott.ssa Grazia Pertile

L’Oculistica dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, diretta dalla dottoressa Grazia Pertile, è impegnata in un progetto di ricerca che riguarda il trapianto dell’epitelio pigmentato retinico. Scopriamo di cosa in questo video

Ricerca e cura sono un binomio imprescindibile, per il quale ognuno di noi può contribuire. Come? Devolvendo il 5permille.  Perché? INSIEME NELLA RICERCA PIU’ FORTI NELLA CURA

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