Un grande grazie alla famiglia Rana

Uno speciale ringraziamento da parte di tutto il personale dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria alla famiglia Rana per la generosa donazione effettuata per l’acquisto di apparecchiature che ci aiuteranno ad affrontare la difficile situazione dovuta all’epidemia di coronavirus

La Direzione, i medici, gli infermieri e tutto il personale dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar di Valpolicella ringraziano il dottor Gian Luca Rana per la grande sensibilità e generosità dimostrate verso il nostro Ospedale e la Sanità veronese, di cui il “Sacro Cuore-Don Calabria” è parte integrante (vedi articolo allegato in foto, ndr).

Ringraziano altresì la Famiglia Rana e tutti i dipendenti e collaboratori del Pastificio Rana per la vicinanza espressa nei confronti del nostro personale – medico e non – in prima linea con impegno e dedizione fin dall’esordio dell’epidemia da nuovo Coronavirus.

L’emergenza CoViD-19 sta mettendo a dura prova le strutture ospedaliere, in particolare le Terapie Intensive. La donazione del dottor Rana ci permetterà, con l’acquisto di apparecchiature per la ventilazione assistita, di creare nuove postazioni per l’assistenza dei malati più gravi.

L’Amministratore Delegato

Dott. Mario Piccinini


"A tutti gli operatori dell'ospedale: coraggio, vi siamo vicini"

Il Casante dell’Opera Don Calabria padre Miguel Tofful e il presidente dell’ospedale di Negrar fratel Gedovar Nazzari rivolgono un video-messaggio a tutti gli operatori della Cittadella della Carità per esprimere gratitudine e sostegno in questo momento di grande impegno dovuto all’epidemia di coronavirus

Un grazie di cuore a tutti gli operatori che, pur nella difficoltà del momento, si stanno impegnando con tutte le loro forze per prendersi cura di ogni paziente con la massima professionalità e dedizione, proprio secondo l’insegnamento di san Giovanni Calabria. A portare questo messaggio di vicinanza e di sostegno sono il Casante dell’Opera Don Calabria, padre Miguel Tofful, e il presidente dell’ospedale di Negrar, fratel Gedovar Nazzari, nei due video pubblicati qui sotto.
Nel loro messaggio i due religiosi di don Calabria si rivolgono a tutto il personale della Cittadella della Carità facendosi portavoce di un sentimento di gratitudine, di speranza e di fiducia a nome della direzione dell’ospedale e di tutta la grande Famiglia Calabriana.


Coronavirus: l'importanza dei dispositivi di protezione individuale per medici e infermieri

Il dottor Andrea Angheben mostra in un video le procedure di vestizione e svestizione dei dispositivi che il personale sanitario è tenuto ad usare per proteggersi quando si prende cura di pazienti con affezione o sospetta affezione da Covid-19

Per il personale sanitario che assiste pazienti positivi o sospetti positivi al nuovo coronavirus è di fondamentale importanza indossare e togliere in modo scrupoloso i dispositivi di protezione individuale (DPI) come precauzione per evitare di essere infettati. Il dottor Andrea Angheben, responsabile del reparto di Malattie Infettive e Tropicali, mostra in un video come funzionano le procedure corrette di vestizione e svestizione di tali dispositivi, dal primo paio di guanti al camice impermeabile, dalla cuffia alla mascherina filtrante, dalla visiera protettiva per gli occhi al secondo paio di guanti.


Coronavirus: tende pre-triage. Ecco a cosa servono

Davanti al Pronto Soccorso del “Sacro Cuore Don Calabria” sono state collocate due tende per il pre-triage dedicato ai pazienti che presentano sintomi influenzali. Ma la raccomandazione da rispettare resta sempre la stessa: non recarsi al Pronto Soccorso, ma rivolgersi ai numeri dedicati e al proprio medico

Da mercoledì 4 marzo sono attive le due tende allestite dalla Protezione Civile davanti al Pronto Soccorso del “Sacro Cuore Don Calabria” con funzione di pre-triage. Anche le tende fanno parte delle misure di contenimento dei contagi da Coronavirus, in vigore attulamente in Italia. Le tende delineano un percorso dedicato e riservato alle persone che si presentano al Pronto Soccorso con sintomi influenzali (febbre, tosse, raffreddore e mal di gola). Pertanto sono uno dei tanti strumenti per una presa in carico efficace ed efficiente dei possibili casi di Coronavirus, e nello stesso tempo per non esporre a rischio di contagio gli altri cittadini in attesa al Ps, i sanitari e di conseguenza anche tutti coloro che frequentano o sono ricoverati in ospedale.

Tuttavia la regola d’oro da rispettare resta sempre la stessa: mai rivolgersi al Pronto Soccorso se si hanno sintomi influenzali anche se si teme di essere stati in contatto con una persona a cui è stato diagnosticato il CoVid-19, ma chiedere informazioni telefoniche (non andare in ambulatorio) al proprio medico di medicina generale o a uno dei seguenti numeri:

1500 Ministero della Salute
800 462 340 Regione Veneto
800 93 66 66 Ulss 9 Scaligera

Solo in caso di febbre alta e difficoltà respiratorie rivolgersi al 118

Ma come è stato delineato il percorso per i pazienti con sintomi influenzali?
Sulla porta del Pronto Soccorso è stato collocato un cartello informativo in cui è raccomandato a chiunque presenti febbre, tosse o sintomi respiratori di non entrare ma di recarsi nella tenda collocata a fianco del PS. Qui un infermiere svolge il triage prendendo in carico il paziente per gli accertamenti previsti per l’infezione CoViD-19: esami del sangue, radiografie al torace e, solo se ci sono indicazioni, tampone. Tutti gli accertamenti vengono effettuati in spazi adiacenti al Ps, raggiungibili tramite un percorso ben delineato e  lontano dalla sala di attesa e dagli ambulatori del Servizio. In attesa dei referti i pazienti sono fatti accomodare in una saletta apposita. Una volta ricevuto i referti il paziente viene visitato dall’infettivologo: se le condizioni cliniche lo consentono, viene mandato a casa con la raccomadazione di rimanervi fino al giorno dopo se è stato effettuato il tampone. Se invece i sintomi sono importanti viene deciso il ricovero.

Entrambe le tende (la seconda stata allestita per rispondere a un eventuale aumento degli accessi) sono riscaldate, dotate di luce, linea telefonica e postazione PC. Tutti gli operatori che vengono in contatto con possibili casi di Coronavirus sono dotati di dispositivi di protezione personale.


Coronavirus e gravidanza: cosa c'è da sapere

Molte signore in attesa di un bambino si rivolgono alla nostra Ginecologia ed Ostetricia manifestando i loro dubbi e i loro timori riguardo alle possibili conseguenze sulla gradivanza e sulla salute del futuro nascituro causate dall’infezione da nuovo Coronavirus. Facciamo il punto.

Nuovo Coronavirus e gravidanza. Molte mamme in attesa vivono l’epidemia in atto con molta ansia perché temono effetti negativi sul proseguimento della gravidanza e sulla salute del feto. Facciamo chiarezza con l’aiuto della dottoressa Mariella Musola, responsabile dell’Ostetricia, afferente all’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, diretta dal dottor Marcello Ceccaroni

SARS-CoV-2 e COVID-19: che differenza c’è?

Il “SARS-CoV-2” è un nuovo ceppo di coronavirus, segnalato la prima volta a dicembre 2019 a Wuhan, in Cina; non era precedentemente mai stato identificato nell’uomo. La “COVID-19” è la malattia respiratoria provocata dal questo nuovo virus, dove “CO” sta per corona, “VI” sta per virus, “D” sta per disease (malattia) e “19” è l’anno in cui si è manifestata.

Coronavirus e gravidanza: cosa fare?

Per le donne in gravidanza e i loro contatti valgono le comuni azioni di prevenzione primaria raccomandate per tutti dal Ministero della Salute e dalle istituzioni internazionali, che prevedono l’igiene frequente e accurata delle mani e l’attenzione a evitare il contatto con soggetti malati o sospetti.

Quali sono gli effetti del Coronavirus sulla gravidanza?

Non sono riportati dati scientifici definitivi sugli effetti di COVID-19 durante la gravidanza. Al momento non si hanno informazioni sulla possibile maggiore suscettibilità di una donna gravida alla patologia rispetto alla popolazione generale. Come per le altre malattie da Coronavirus analoghi (SARS e MERS), se complicate da febbre elevata, è verosimile l’associazione con un rischio maggiore di abortività e di difetti congeniti nel primo trimestre.

Il feto può prendere il virus dalla mamma, se positiva?

Attualmente non esistono evidenze a supporto di una trasmissione verticale del virus SARS-COV-2. Inoltre, il virus non è stato rilevato né nel liquido amniotico, né nel sangue neonatale prelevato da cordone.

Come è meglio partorire?

Allo stato attuale delle conoscenze, a meno che non sussistano specifiche indicazioni cliniche, materne o fetali, per l’espletamento di un Taglio Cesareo, per le donne con sospetta infezione da SARS-CoV-2 o affette da COVID-19 non sembra opportuno modificare la condotta ostetrica che orienta per un parto vaginale.

La mamma positiva può allattare?

Il virus responsabile della COVID-19 non è stato rilevato nel latte materno raccolto dopo la prima poppata (colostro) delle donne affette; sono stati invece rilevati anticorpi anti SARS-CoV, evidenziando quindi il potenziale protettivo del colostro, del latte materno e dell’allattamento. Date le informazioni scientifiche attualmente disponibili, si ritiene che, nel caso di donna con sospetta infezione da SARS-CoV-2 o affetta da COVID-19, se le condizioni cliniche lo consentono e nel rispetto del suo desiderio, l’allattamento debba essere avviato e/o mantenuto direttamente al seno o con latte materno spremuto.

Come proteggere il neonato se la madre è positiva?

Anche in questo caso, si raccomanda l’adozione delle procedure preventive come l’igiene delle mani e l’uso della mascherina durante la poppata, secondo le raccomandazioni del Ministero della Salute. Nel caso in cui madre e bambino/a debbano essere temporaneamente separati, si raccomanda di aiutare la madre a mantenere la produzione di latte attraverso la spremitura manuale o meccanica che dovrà essere effettuata seguendo le stesse indicazioni igieniche.

 


Coronavirus: Numero Verde della ULSS 9 per tutte le informazioni

L’Azienda ULSS 9 Scaligera ha attivato, a supporto del numero nazionale e di quello regionale già operativi, il numero verde 800 93 66 66 per i cittadini residenti nella provincia di Verona a cui è possibile rivolgersi per avere informazioni sull’epidemia da CoViD-19 in atto

Oltre al numero istituito dal Ministero della Salute (1500) e a quello predisposto dalla Regione Veneto (800 462 340), da oggi è attivo anche il numero verde  800 93 66 66 dell’ULSS 9 Scaligera riservato ai cittadini residenti nella provincia di Verona.

Gli operatori sono a disposizione per fornire informazioni sul nuovo coronavirus, indicazioni sui comportamenti da tenere e riferimenti utili ad affrontare eventuali dubbi. Il servizio, svolto dalla Centrale Operativa Territoriale dell’AULSS 9 in con il Servizio di Igiene Sanità Pubblica, è contattabile dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 17.00, il sabato e la domenica dalle ore 9.00 alle 15.00.


Rimandati gli appuntamenti per le future mamme e le neo mamme

ATTENZIONE! In ottemperanza alle disposizioni regionali per il contenimento del contagio da Codiv-19 sono procrastinati a data da destinarsi due importanti appuntamenti per le future mamme e le neo mamme  offerti dall’Ostetricia e dalla Pediatria.

In ottemperanza alle disposizioni regionali per il contenimento del contagio da nuovo Coronavirus l’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria sospende anche gli incontri offerti alle mamme e alle future mamme dalla Pediatria e dall’Ostetricia

Sono rimandati a data da destinarsi

  • incontro di ogni primo giovedì del mese (per marzo era fissato giovedì 5 marzo) per il sostegno all’allattamento
  • incontro fissato l’11 marzo con l’anestesista per la partoanalgesia

Le nuove date saranno comunicate quanto prima su questo sito e sulla pagina Facebook


Coronavirus: il "Sacro Cuore Don Calabria" risponde alle vostre domande

Che cosa sappiamo oggi con certezza sul nuovo Coronavirus? E cosa invece è ancora nel campo delle ipotesi essendo un virus nuovo? Cosa accade quando una persona diventa “caso sospetto”? Le risposte in due video

Gli infettivologi Andrea Angheben, responsabile del reparto del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali, e Federico Gobbi, responsabile della Medicina dei Viaggi, rispondono in due video alle vostre domande sulla patologia da nuovo coronavirus. In particolare fanno chiarezza su quali sono le certezze e quali le ipotesi (primo video) e spiegano il percorso dei cosiddetti “casi sospetti” per questa patologia quando vengono presi in carico in ospedale (secondo video). Le informazioni contenute nei video sono aggiornate al 28 febbraio 2020 e potrebbero in parte variare con il mutare dello scenario epidemiologico


29 febbraio, un giorno raro dedicato alle malattie rare

Anche l’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria aderisce alla Giornata Mondiale delle Malattie Rare: il Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali, infatti, si occupa della ricerca e della terapia di alcune patologie infettive rare, come la lebbra, la malattia di Lyme e quella di Whipple

Da tredici anni, il 29 febbraio è dedicato in tutto il mondo alla Giornata delle malattie rare (clicca qui), quelle patologie definite tali perché colpiscono poche o pochissime persone: meno di 5 ogni 10mila soggetti. Tuttavia sono circa 300 milioni le persone in tutto il mondo affette da una delle 7mila malattie rare conosciute. La Giornata è promossa dalla Federazione europea della associazioni – Eurordis-Rare Diseases Europe – e ha come tema “L’equità per i malati e le loro famiglie”, al fine di aumentare la consapevolezza dell’opinione pubblica e delle istituzioni sulla disparità di accesso alla diagnosi, alle cure e alle opportunità sociali che i pazienti con malattia rara subiscono in tutto il mondo.

L’IRCCS SACRO CUORE E LE MALATTIE RARE

Anche l’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria celebra questo “giorno raro per malati rari”, in quanto il Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali e Microbiologia, diretto dal professor Zeno Bisoffi, è impegnato nella ricerca e nella cura di tre malattie infettive rare: il morbo di Hansen, la malattie di Lyme e quella di Whipple. (clicca qui). Per queste patologie è attivo un ambulatorio, di cui è responsabile la dottoressa Anna Beltrame, presidio regionale di riferimento abilitato alla certificazione della patologia (cioè può rilasciare esenzione di malattia infettiva rara) e quindi all’apertura del dossier clinico

MORBO DI HANSEN O LEBBRA

Il morbo di Hansen – o più conosciuto come lebbra – è causato dal bacillo Mycobacterium leprae che si accumula nei nervi periferici, nella cute e nelle mucose del tratto respiratorio superiore.  La prevalenza si è ridotta da più di 5 milioni di casi negli anni ’80 a circa 200mila casi nel 2016 – soprattutto in India, Brasile ed Indonesia – a seguito della disponibilità del trattamento antibiotico di combinazione distribuito gratuitamente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Attualmente in Europa vengono riportati meno di 20 casi all’anno e la malattia in Italia è praticamente scomparsa. Al “Sacro Cuore Don Calabria” accedono soprattutto pazienti colpiti dal morbo di Hansen dopo anni di permanenza in zone endemiche come missionari o lavoratori.
“I sintomi non sono sempre facili da riconoscere, proprio perché è una malattia rara. Possono essere macchie sulla pelle, noduli, papule e problemi ai nervi periferici. A volte si può scambiarli per quelli di altre patologie, ad esempio sciatalgia o tunnel carpale. Per questo al minimo sospetto è importante inviare il paziente a un centro specializzato“, afferma la dottoressa Beltrame. La diagnosi è quindi clinica e viene confermata mediante biopsia della parte colpita. “La lebbra è una malattia oggi perfettamente curabile attraverso una terapia antibiotica che dura circa un anno, da somministrare in regime ambulatoriale. Fondamentale è la diagnosi precoce – sottolinea l’infettivologa -: se avviene per tempo la guarigione è completa. In caso di mancata diagnosi, invece, la patologia si cronicizza e porta alla menomazione dei nervi periferici, causando paralisi e disabilità.

MALATTIA DI LYME O BORELLOSI

La malattia di Lyme è causata dal morso di zecca infettata da batterio Borrelia burgdorferi. Infatti questa patologia è chiamata anche Borreliosi, ed è diffusa nel nord-est dell’Italia (Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto). “L’incidenza a livello europeo è di 22.4/100000 persone anno – prosegue la dottoressa Beltrame -. In Italia la malattia è probabilmente sottostimata in quanto la stima dell’incidenza è di circa 0.001 /100000 persone anno. Infatti in Veneto sono stati notificati 470 casi negli ultimi 5 anni, 129 dei quali dal nostro Centro: 13 nel 2016, 19 nel 2017, 52 nel 2018 e 43 nel 2019
Nella maggior parte dei casi può essere trattata con successo attraverso la somministrazione di antibiotici per due settimane. Tuttavia se non viene riconosciuta e curata in rari casi la malattia può arrivare a colpire il cuore, le articolazioni e il sistema nervoso nei mesi e negli anni successivi.

MALATTIA DI WHIPPLE

La malattia di Whipple è una rara malattia sistemica cioè colpisce molti distretti del corpo (cuore, polmoni, cervello, cavità sierose, articolazioni, occhi, tratto gastrointestinale…) in particolare la mucosa dell’intestino tenue La patologia ha un’incidenza del…, soprattutto uomini di etnia caucasica tra i 30 e i 60 anni. I sintomi principali sono artrite, dimagrimento, dolore addominale e diarrea. La diagnosi solitamente viene formulata mediante biopsia dell’intestino tenue. La terapia, basata su antibiotici, è risolutiva, ma se non trattata la malattia è progressiva e può portare a decesso. “Il nostro centro ha messo appunto una diagnostica non invasiva che utilizza la biologia molecolare per identificare la malattia precocemente. Uno studio è attualmente in corso per valutare la sua utilità nella pratica clinica”, conclude la dottoressa Beltrame


Riproduzioni 3D in scala reale per la pianificazione degli interventi complessi

Chirurgia sicura e di altissima precisione. Al “Sacro Cuore Don Calabria” i primi Interventi di ortopedia pianificati con modelli tridimensionali in scala reale dei distretti anatomici del paziente danneggiati dalla patologia. Quello di Negrar è uno dei pochi ospedali in Italia ad essere dotato stampante 3D

Come Centro di riferimento regionale per la revisione di protesi di ginocchio ed anca, l’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar compie un ulteriore avanzamento tecnologico utilizzando per la pianificazione degli interventi complessi di ortopedia un sistema di stampa 3D. Sistema che consente una chirurgia personalizzata in base alla patologia del paziente, veloce, di massima precisione e sicurezza, quindi con minori rischi di complicanze operatorie.

Non solo ortopedia, ma anche interventi di urologia oncologica

Attualmente il “Sacro Cuore Don Calabria” è uno dei pochi ospedali in Italia a dotarsi di stampante 3D. Questo rientra in un progetto più ampio che investe non solo l’Ortopedia e la Traumatologia, diretta dal dottor Claudio Zorzi, ma coinvolgerà progressivamente altre Unità Operative mediche e chirurgiche. Ad iniziare dall’Urologia, diretta dal dottor Stefano Cavalleri, che nelle prossime settimane si approccerà alla pianificazione 3D degli interventi di asportazione di tumori renali di piccole dimensioni.

Dalle immagini biodimensionali della diagnostica al modello 3D in scala reale del distretto da operate

Grazie alla tecnologia HA3D™ di Medics – start-up innovativa del Politecnico di Torino – le immagini fornite da TC, Angio-TC e RM si traducono in un modello 3D in scala reale, dove sono distinte le varie parti anatomiche – anche quelle di cui il chirurgo avrebbe piena visione solo in sede operatoria – e, per quanto riguarda gli interventi di ortopedia, la precisa entità del danno patologico dell’osso su cui dovrà procedere. Il modello tridimensionale può essere studiato dal chirurgo virtualmente e fisicamente, tramite la procedura di stampa, ottenibile in alcune ore.

Grazie al modellino, le mani del chirurgo sanno già cosa sentiranno in sede operatoria

La stampa 3D consente al medico non solo una più precisa pianificazione pre-operatoria con la scelta dei device protesici più adatti, ma anche di aumentare la sensibilità e la percezione tattile: prima di intervenire le mani del chirurgo “conoscono” già cosa sentiranno in sede operatoria.

Un grande vantaggio anche per la comunicazione medico-paziente

Infine, la disponibilità di un modellino tridimensionale rafforza la comunicazione medico-paziente: la riproduzione reale e comprensibile, anche a chi non dispone di conoscenze mediche, delle condizioni pre-operatorie, completa l’informativa sull’intervento, aumentando la compliance del paziente.
Il progetto 3D ha coinvolto direttamente insieme all’Ortopedia e Traumatologia, anche la Farmacia Ospedaliera, diretta dalla dottoressa Teresa Zuppini, che governa l’intero processo di produzione dei modelli e nei cui spazi è collocata la stampante.

Nel 2019 l’Ortopedia e Traumatologia di Negrar ha effettuato 750 protesi del ginocchio di cui 120 bilaterali, 531 le protesi dell’anca. Le revisioni sono state 134 in totale tra anca e ginocchio.

Il sistema 3D in ospedale: un progetto multidisciplinare

Dr. Claudio Zorzi, direttore dell’Ortopedia e Traumatologia

“L’acquisizione di questo sistema 3D ha origine da un’esigenza sentita da sempre dai chirurghi: colmare il gap tra la bidimensionalità fornita dalla diagnostica per immagini e la condizione reale che incontriamo in sede di intervento”, spiega il dottor Claudio Zorzi, direttore dell’Ortopedia e Traumatologia. “Un’esigenza – prosegue – colmata finora grazie alle nostre conoscenze anatomiche e all’esperienza sul campo. Tuttavia, questo divario resta e, talvolta, può essere causa di interventi non del tutto efficaci e di importanti complicanze operatorie. La possibilità di disporre di un modellino tridimensionale ci consente di abbattere questo divario”.

Dr. Antonio Campacci, responsabile della Chirurgia dell’anca

“La revisione di protesi delle articolazioni maggiori (ginocchio, anca, caviglia e spalla) consiste in un intervento di sostituzione dell’impianto protesico primario. Le indicazioni chirurgiche che portano alla revisione possono essere molteplici, ma sono riconducibili principalmente alla perdita di osso causata dalla mobilizzazione della protesi stessa che ‘scollandosi’ dalla propria sede erode la sostanza ossea”, spiega il dottor Antonio Campacci, responsabile dell’Unità semplice di Chirurgia dell’anca. “A causa di questa perdita d’osso (definita dagli ortopedici ‘bone loss’) l’inserimento di un nuovo impianto è sempre un intervento complesso. Con la tecnologia HA3D di Medics abbiamo tutte le indicazioni necessarie per procedere con sicurezza, anche per quanto riguarda l’anatomia vascolare, molto spesso resa esposta proprio per la perdita di osso”.
Il modellino tridimensionale – che, una volta, sterilizzato può essere portato anche in sala operatoria – è un supporto eccezionale per il chirurgo. “L’opportunità di ‘toccare’ la parte anatomica da trattare nel corso della pianificazione chirurgica educa la sensibilità e la percezione tattile dell’operatore, inoltre dà l’opportunità di simulare più volte l’intervento. Questo significa innanzitutto semplificazione della procedura chirurgica, quindi riduzione dei tempi e di conseguenza dei rischi di complicazioni intra e post operatorie. Inoltre, consente la scelta delle protesi e dei device più adeguati, scelta determinante per la riuscita dell’intervento”, conclude il dottor Campacci.

Dr. Stefano Cavalleri, direttore dell’Urologia

“A breve applicheremo questo sistema anche per la chirurgia oncologica del rene – spiega il dottor Stefano Cavalleri, direttore dell’Urologia -. Per i tumori di piccole dimensioni è indicata l’enucleazione, cioè l’asportazione della sola neoplasia. Il rischio in questi interventi è quello di andare a chiudere vasi (vascolari o urinari) che sono fondamentali per il funzionamento del rene. Con il modello 3D abbiamo invece una visione completa e dettagliata delle varie componenti della parte anatomica in cui andiamo ad agire”.

Dr.ssa Teresa Zuppini, direttore della Farmacia Ospedaliera

“Il ruolo della Farmacia è quello di governare l’intero processo di realizzazione dei modelli 3D e di verificare l’appropriatezza della richiesta di stampa – spiega il direttore, dottoressa Teresa Zuppini -. Il medico trasferisce sulla piattaforma MyMedics, nel pieno rispetto della privacy del paziente, le immagini TC, Angio-TC e RM. La segmentazione di queste (elemento anatomico per elemento anatomico) porta alla creazione di un modello 3D virtuale e navigabile. Se il modello viene approvato dal medico e se la richiesta di stampa è appropriata, la Farmacia allestisce la stampante che viene azionata da remoto dalla Medics. Quando il modello in polimero bioplastico è concluso viene privato dai supporti di stampa e immerso in acqua corrente per la pulizia. Se il chirurgo desidera avvalersi del modellino in sala operatoria, si procede alla sterilizzazione”.

Nella foto da sinistra: la dottoressa Teresa Zuppini e i dottori Stefano Cavalleri e Antonio Campacci