70 anni fa moriva San Giovanni Calabria: il video con la testimonianza di chi era presente
Virus della bronchiolite: anche all'IRCCS di Negrar la campagna di prevenzione per i nuovi nati
Anche l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria aderisce alla campagna regionale di prevenzione contro il Virus Respiratorio Sinciziale (RSV), offrendo la somministrazione gratuita del nuovo anticorpo monoclonale Nirsevimab a tutti i nuovi nati del Punto nascita dell’Ospedale. L’RSV è la causa principale di bronchioliti e polmoniti nei bambini: nei neonati può portare a forme gravi che richiedono l’ospedalizzazione e, nel 20% dei casi, il ricovero in terapia intensiva,
Anche l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria aderisce alla campagna regionale di prevenzione contro il Virus Respiratorio Sinciziale (RSV), offrendo la somministrazione gratuita del nuovo anticorpo monoclonale Nirsevimab a tutti i nuovi nati del Punto nascita dell’Ospedale. La somministrazione è iniziata a novembre e proseguirà fino a marzo/aprile, quando conclude il periodo dell’anno durante il quale è più diffuso il virus. Per i bimbi nati da gennaio a novembre, la profilassi viene effettuata dai pediatri di libera scelta.
L’RSV è una delle principali cause di infezione delle vie respiratorie nei bambini più piccoli, causando bronchioliti (infezioni delle piccole vie respiratorie) e polmoniti (infezione dei polmoni).
E’ un virus molto diffuso, tanto che si stima che tutti i bambini, entro i due anni di vita, si infettino almeno una volta e, nella maggior parte dei casi, entro l’anno di età. I quadri più severi di bronchiolite e polmonite con febbre, tosse e difficoltà respiratoria da richiedere l’assistenza ospedaliera si verificano nei bimbi di età inferiore a un anno e in particolare sotto ai 6 mesi. Nel 20% dei casi è necessario il ricovero in terapia intensiva,
Purtroppo non esistono farmaci specifici per la cura delle infezioni da RSV e la terapia della bronchiolite si limita a trattamenti sintomatici e a misure di supporto (idratazione e ossigeno). Pertanto la prevenzione è l’unica strategia disponibile per contenere questa infezione.
Profilassi con gli anticorpi monoclonali
L’anticorpo monoclonale Nirsevimab rappresenta una grande risorsa per la prevenzione delle infezioni da virus RSV: diversi studi scientifici hanno dimostrato che la sua somministrazione è associata a una riduzione dell’80% delle infezioni respiratorie che richiedono assistenza medica, ma anche a una diminuzione di ricoveri, compresa tra il 77 e il 90%. Diversi Paesi europei, fra cui Francia e Spagna, hanno già introdotto, a partire dalla scorsa stagione 2023-2024, la profilassi universale dei neonati e dei bambini nel primo anno di vita, raggiungendo ottimi risultati, con una riduzione notevole dei ricoveri legati all’infezione da RSV.
Fino ad alcuni mesi fa era a disposizione un altro anticorpo monoclonale, il Palivizumab, che però è indicato solo per i bambini appartenenti alle categorie a maggior rischio di infezioni severe (grave prematurità, cardiopatie congenite e altre patologie). Il Nirsevimab è indicato invece per tutti i neonati e viene somministrato in un’unica iniezione (sulla coscia), a differenza del Palivizumab che richiede un’iniezione al mese per 5 mesi.
Effetti indesiderati
Meno di un bambino su 100 sottoposto a profilassi con Nirsevimab ha manifestato:
- eruzione cutanea
- reazione in sede di iniezione (ovvero arrossamento, gonfiore e dolore nel sito in cui viene somministrata l’iniezione),
- febbre (entro 7 giorni).
Eccezionalmente, come per tutti i farmaci, possono manifestarsi reazioni allergiche immediate come le reazioni anafilattiche; per tale motivo, al pari delle vaccinazioni, il bambino deve attendere 15 minuti prima di lasciare il luogo dove viene somministrato l’anticorpo.
Giornata mondiale per l'eliminazione della violenza contro le donne: un convegno all'IRCCS di Negrar
In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, mercoledì 27 novembre all’IRCCS di Negrar si terrà un incontro con i rappresentati della rete di presa in carico delle vittime: i sanitari, l’assistente sociale, le case- rifugio e le associazioni. Nel 2024 sono stati 22 i casi identificati come violenza di genere dagli operatori del Pronto Soccorso del Sacro Cuore Don Calabria
L’ospedale, e non solo il Pronto Soccorso, come luogo privilegiato dove intercettare le donne vittime di violenza e dare loro una via di uscita grazie alla presa in carico da parte di una rete che comprende non solo i sanitari, ma anche gli assistenti sociali, le case di accoglienza e le associazioni. Un circuito virtuoso già presente da anni sul nostro territorio, ma che necessità di essere sempre alimentato da un’azione di sensibilizzazione verso un fenomeno ancora troppo sommerso e negato anche da chi lo subisce.
“Violenza di genere: dalla percezione dei segnali alla presa in carico” (per il programma clicca qui) è il titolo dell’incontro che – nell’ambito della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne – si terrà mercoledì 27 novembre a partire dalle 14 presso la sala convegni Fr. Perez dell’Ospedale di Negrar. Aperto alla cittadinanza, il convegno è promosso dal dottor Giuseppe Deledda, responsabile della Psicologia clinica del Sacro Cuore Don Calabria, e vedrà, tra gli altri, anche l’intervento della professoressa Fulvia Signani – psicologa, psicoterapeuta e docente di Sociologia di genere all’Università di Ferrara – su “Alla ricerca dei prodomi dimenticati”. “I prodomi sono i segnali di violenza non riscontrabili sul piano fisico e non espressi a parole”, afferma il dottor Deledda. “Manifestazioni di disagio da parte della donna, di chiusura, verso i quali tutti dovremmo sviluppare maggiore sensibilità, ma in particolare gli operatori sanitari che hanno l’opportunità nella riservatezza anche di una semplice visita di andare oltre il puro aspetto clinico. E’ necessario imparare a riconoscerli”.
L’IRCCS di Negrar nel 2017 ha sottoscritto il protocollo “per la segnalazione e la presa in carico urgente di donne vittime di violenza”, insieme a Ulss 9 Scaligera-Distretto Ovest Veronese, i Comuni della stessa zona, e la Clinica Pederzoli di Peschiera. L’obiettivo è quello di “assicurare interventi urgenti di presa in carico e inserimento in strutture protette delle donne vittime di violenza affinché possano determinarsi nella scelta di uscire dalle situazioni di violenza”.
Quest’anno sono già 22 – lo stesso numero dell’intero 2023 – i casi identificati ufficialmente come “violenza di genere” (i sanitari li segnalano attraverso un’apposita scheda) che si sono rivolti al Pronto Soccorso del “Sacro Cuore Don Calabria”. Come spiegherà il dottor Flavio Stefanini, primario, e la dottoressa Paola Riolfi, si tratta di donne di tutte le età, la gran parte di nazionalità italiana, con titoli di studio differenti e appartenenti a tutti i ceti sociali, a dimostrazione che la piaga della violenza è veramente trasversale. In base al protocollo, uno dei primi contatti della vittima è con l’assistente sociale, che ha il compito di attivare la presa in carico, un passaggio molto delicato che sarà illustrato durante il convegno da Francesca Martinelli, assistente sociale dell’IRCCS di Negrar.
La psicologa Benedetta Tesoro porterà invece la sua testimonianza come coordinatrice dell’area donne di casa S. Benedetto- Fondazione Don Calabria per il Sociale, che dispone di due case rifugio. In sei anni le strutture hanno accolto 64 donne con i loro 79 bambini. La dottoressa Tesoro, con le sue collaboratrici, è costantemente impegnata nelle scuole, in parrocchie e nelle associazioni sportive per sensibilizzare le nuove generazioni sulle diverse tipologie di violenza affinché siano viste e riconosciute. La stessa fondamentale attività viene svolta anche dalle associazioni del territorio, di cui parlerà la dottoressa Teresa Zuppini, già direttore della Farmacia Ospedaliera e socia del Soroptimist International di Verona. Il sodalizio – che fa parte della Consulta delle Associazioni femminili – nel corso degli anni ha sviluppato numerosi progetti in favore delle donne in difficoltà. In particolare ha contribuito alla realizzazione delle aule di ascolto protetto per donne e minori vittime di violenza, prima in Tribunale (2013), poi presso il Comando provinciale dei Carabinieri (2020) e infine, lo scorso anno, in Questura.
Il prof. Targher nominato presidente triveneto della SID si conferma tra i ricercatori più influenti del mondo
Per il terzo anno consecutivo il prof. Giovanni Targher, responsabile dell’UOS di Malattie metaboliche dell’IRCCS di Negrar, viene inserito nella prestigiosa lista Highly Cited Researchers che comprende i ricercatori più citati al mondo. Inoltre è stato eletto presidente della Società Italiana di Diabetologia della Sezione Veneto e Trentino Alto Adige.
Il professor Giovanni Targer – responsabile dell’UOS di Malattie Metaboliche dell’IRCCS di Negrar e ordinario di Endocrinologia nel Dipartimento di Medicina dell’Università di Verona – è per il terzo anno consecutivo tra i ricercatori più citati al mondo. Il suo nome infatti compare ancora nella lista degli Highly Cited Researchers, stilata ogni anno da Clarivate, una delle società più accreditate nel fornire servizi basati sull’analisi di dati e informazioni relativi alla ricerca scientifica e accademica.
Un prestigioso riconoscimento al quale è seguita sabato 23 novembre l’elezione a presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID) della Sezione Veneto e Trentino Alto Adige per il biennio 2024-2026.
Il professor Targher è stato confermato nell’importante classifica insieme ad altri due ricercatori dell’Ateneo scaligero: Corrado Barbui, docente di Psichiatria e direttore del dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento, e Giuseppe Lippi, docente di Biochimica clinica afferente al Dipartimento di Ingegneria per la medicina di innovazione e attuale preside della facoltà di Medicina. Invece Marianna Purgato, docente di Psichiatria nel Dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento entra per la prima volta nella classifica.
“Essere identificato per il terzo anno consecutivo tra i ricercatori più influenti al mondo In base alle pubblicazioni scientifiche è un’enorme soddisfazione”, afferma il prof. Targher. “Questo significa che il lavoro di ricerca che con il mio gruppo proseguo da 25 anni sulla relazione fra steatosi epatica (MASLD) e rischio di sviluppare complicanze cardiometaboliche e renali continua a suscitare interesse nella comunità scientifica internazionale. Condivido questo importante traguardo con i miei collaboratori, con l’amministrazione dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria dove sto proseguendo con ottimi risultati la mia attività scientifica e la governance dell’Università di Verona per avermi messo nella condizione poter proseguire i mei studi”.
L'Hospice "Don Luigi Pedrollo", un ambiente familiare dedicato ai pazienti nella fase terminale della malattia
L’Hospice “Don Luigi Pedrollo” è stato studiato per offrire strutturalmente al paziente un’accoglienza residenziale simile a quella familiare. Le 10 stanze, infatti, situate al piano terra, sono dei piccoli appartamenti in cui i pazienti possono portare anche i loro effetti personali. In linea con la funzione propria degli hospice, anche in quello del “Sacro Cuore Don Calabria” il prendersi cura è rivolto non solo al paziente, ma anche ai familiari. Per loro sono stati realizzati spazi comuni, dove possono incontrarsi e nell’eventualità condividere l’esperienza che stanno vivendo. Spazi come la cappella, il soggiorno e anche una tisaneria.
L’Hospice “Don Luigi Pedrollo”, inaugurato lo scorso 6 novembre dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, rientra nella Rete di Cure Palliative dell’ULSS 9. Gli hospice sono dedicati ai pazienti – non necessariamente oncologici – in fase terminale di vita, non più responsivi alle terapie convenzionali, ma che necessitano di cure palliative non erogabili a domicilio, cioè di trattamenti per il controllo dei sintomi (in particolare dolore, insufficienza respiratoria e distress psicologico), oltre che un supporto psicologico e spirituale. L’hospice può essere anche una sistemazione temporanea nel caso in cui il caregiver (colui, in genere un familiare, che si prende cura del paziente) sia momentaneamente impossibilitato ad assistere il proprio congiunto a domicilio oppure quando si verifica una stabilizzazione di malattia che permette al paziente di ritornare a casa, dopo un periodo di ricovero nella struttura.
L’accesso all’hospice è gestito dalla COT- Centrale Operativa Territoriale dell’ULSS 9 a cui il medico ospedaliero o di medicina generale invia la richiesta di ricovero. Pertanto possono essere accolti tutti i cittadini del territorio della “Scaligera”, non solo i pazienti dell’IRCCS di Negrar. Alla richiesta di accesso segue una valutazione multidimensionale finalizzata a definire un Piano di assistenza individuale (PAI) per ogni paziente. Il personale che opera nell’hospice è formato da medici, infermieri, psicologici, assistenti sociali e spirituali.
“L’erogazione delle cure palliative richiede competenza e professionalità perché la qualità di vita del paziente è un obiettivo primario quando egli è in fase terminale”, ha sottolineato il dottor Roberto Magarotto, responsabile medico dell’Hospice, oncologo ed esperto di cure palliative. “Questo hospice è il coronamento di un lavoro sulle cure palliative iniziato nel nostro ospedale nel 2007, quando è stata aperta nel reparto di Oncologia medica una sezione (8 letti) dedicata ai pazienti che necessitano di terapie di supporto – ha continuato -. Il lavoro è proseguito nel 2012 con la certificazione da parte di ESMO (European Society for Medical Oncology), rinnovata ogni tre anni, di Centro integrato di Oncologia e Cure palliative, dove integrato significa l’associazione dei trattamenti oncologici attivi alle cure continuative (che nel concreto non differiscono da quelle palliative) affinché il paziente possa affrontare nel miglior modo possibile tutto il percorso di cura. Infine nel 2021 è stato attivato un team intra-ospedaliero di cure palliative per i pazienti pre-terminali e terminali ricoverati in tutti i reparti”.
L’Hospice “Don Luigi Pedrollo” è stato studiato per offrire strutturalmente al paziente un’accoglienza residenziale simile a quella familiare. Le 10 stanze, infatti, situate al piano terra, sono dei piccoli appartamenti in cui i pazienti possono portare anche i loro effetti personali. I monolocali sono dotati di angolo cottura, tavolo da pranzo, servizi igienici privati e divano-letto per la permanenza anche notturna di un’altra persona. In linea con la funzione propria degli hospice, anche in quello del “Sacro Cuore Don Calabria” il prendersi cura è rivolto non solo al paziente, ma anche ai familiari. Per loro sono stati realizzati spazi comuni, dove possono incontrarsi e nell’eventualità condividere l’esperienza che stanno vivendo. Spazi come la cappella, il soggiorno e anche una tisaneria.
Gli ampi locali di degenza sono affacciati tutti verso l’esterno: alcuni danno direttamente sul giardino, mentre i rimanenti godono di un balcone privato, nel rispetto totale della privacy. Come per tutta la Cittadella della Carità, in cui l’Hospice è situato, è stato curato particolarmente il verde all’esterno della struttura, un ampio prato dove sono stati impiantati degli ulivi. Un ulivo è stato collocato anche all’interno del cavedio al centro dell’edificio a pianta quadrata.
Il piano terra, di 1.350 mq, oltre i monolocali, ospita uno studio medico, l’ambulatorio medico e infermieristico, un soggiorno comune, il bagno assistito, la cappella, una sala riunioni e alcuni uffici tra cui quello dell’assistente sociale. Nel seminterrato (1.180 mq) si trovano gli spogliatoi del personale, tre celle del commiato e i vani tecnici.
DON LUIGI PEDROLLO (1888-1986)
Il Servo di Dio Luigi Pedrollo nacque a San Gregorio di Veronella il 31 dicembre 1888. Venne ordinato sacerdote nel 1912 e poco dopo entrò nell’Opera fondata da don Giovanni Calabria. Don Pedrollo fu sempre molto vicino a don Calabria, tanto da diventare il suo vicario e, dopo la morte del Fondatore, il suo primo successore. Sotto la sua guida vennero aperte le prime missioni della Congregazione, inoltre venne costruito l’ospedale geriatrico “Don Calabria” di Negrar.
Morì in concetto di santità il 16 febbraio 1986. Attualmente è in corso la sua causa di canonizzazione.
Due nuovi mammografi: esami più confortevoli ed intelligenza artificiale
I due nuovi mammografi sono digitali e dotati di tomosintesi. Sono stati studiati per esami più confortevoli e predisposti per le biopsie sotto guida mammografica con mezzo di contrasto. Ad aumentare l’accuratezza diagnostica interviene anche l’intelligenza artificiale, grazie alla quale si ottiene una migliore qualità di immagini, magnificando la visualizzazione di quelle che possono essere alterazioni neoplastiche iniziali e calcificazioni submillimetriche.
La Radiologia senologica dell’IRCCS di Negrar – di cui è responsabile la dottoressa Anna Russo – è la prima in Italia a dotarsi dei mammografi Amulet Sophinity (della multinazionale giapponese Fujifilm Healthcare) inaugurati alla presenza del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. Le due nuove macchine, che vanno a sostituire le precedenti acquisite nove anni fa, sono mammografi con tomosintesi – la tecnica mammografica digitale riguardo alla quale diversi studi hanno dimostrato la capacità di aumentare il numero dei tumori diagnosticati – ma con molteplici caratteristiche innovative.
“Innanzitutto sono state studiate per il comfort della paziente”, sottolinea la dottoressa Russo, nell’équipe del Dipartimento di Diagnostica per immagini diretto dal dottor Giovanni Foti. “Il tumore mammario colpisce nel corso della vita una donna su otto (56mila le nuove diagnosi nel 2023) ed è ormai consolidato che più la diagnosi è precoce, migliore è la prognosi, eppure sono ancora troppe le mancate adesioni ai programmi di prevenzione – ha sottolineato la dottoressa Russo – Una della ragioni principali è il dolore causato in corso di mammografia dalla compressione della mammella necessaria per ottenere immagini diagnostiche. Inoltre è sempre il dolore a causare movimenti involontari che possono compromettere l’esame. Queste macchine, invece, oltre ad avere una struttura più ergonomica, dispongono di una funzione innovativa di controllo automatico della riduzione della compressione, che consente di alleviare il dolore senza alterare la qualità dell’immagine e diminuire l’accuratezza della diagnosi”.
Ulteriori innovazioni riguardano l’integrazione di procedure diagnostiche e interventistiche eseguite con mezzo di contrasto
“A partire dal 2016 siamo stati tra i primi ospedali in Italia ad impiegare la mammografia con mezzo di contrasto, esame di secondo livello che ha la specificità di fornire non solo le immagini morfologiche del tumore, ma anche quelle funzionali, andando a visualizzare i vasi sanguigni neoformati, che sono la spia di tumori in fase iniziale – ha proseguito la dottoressa – Grazie all’expertise acquisita e all’avanzamento tecnologico di questi mammografi, a breve avremo l’opportunità di eseguire anche la biopsia mammografica con mezzo contrasto, senza ricorrere alla Risonanza Magnetica, come avviene solitamente. Si riducono così i tempi diagnostici e vengono meno i limiti dell’indagine con RM: tempi lunghi di organizzazione ed esecuzione, disagio per le donne che soffrono di claustrofobia o anziane, che non riescono a rimanere a lungo nella stessa posizione oppure portatrici di dispositivi come i pace maker, che devono essere preventivamente spenti”.
Ad aumentare l’accuratezza diagnostica interviene anche l’intelligenza artificiale, grazie alla quale si ottiene una migliore qualità di immagini, magnificando la visualizzazione di quelle che possono essere alterazioni neoplastiche iniziali e calcificazioni submillimetriche. “Inoltre è un valido supporto diagnostico – prosegue la dottoressa Russo – grazie all’auto-acquisizione di una molteplice quantità di dati, la IA può aiutare il medico radiologo ad individuare lesioni che all’occhio umano potrebbero anche sfuggire. A confermarlo uno studio che abbiamo pubblicato l’anno scorso su Radiologia Medica che ha visto la revisione di 200 mammografie sia negative che patologiche, senza e con l’ausilio dell’intelligenza artificiale. E’ emerso che l’accuratezza diagnostica è stata maggiore con il supporto dell’AI, in particolare per le mammografie lette da medici più giovani e con meno esperienza”.
Non da ultimo, il modulo di IA integrato nei nuovi sistemi consente la replicabilità dell’esame da un controllo all’altro: infatti il tecnico di radiologia può posizionare la mammella esattamente nella posizione del precedente esame grazie alle guide che compaiono sul piano di appoggio. Viene facilitato così il confronto tra i diversi esami.
Inaugurazione dell'Hospice e di due nuovi mammografi alla presenza del presidente del Veneto Luca Zaia

Doppia inaugurazione, mercoledì 6 novembre, all’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar: il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha tagliato il nastro dell’Hospice, la nuova struttura, intitolata a don Luigi Pedrollo, primo successore di San Giovanni Calabria, dedicata ai pazienti terminali. Inoltre ha inaugurato i due nuovi mammografi della Radiologia Senologica dotati di intelligenza artificiale
L’IRCCS di Negrar sviluppa ulteriormente l’ambito oncologico con due importanti novità. Si tratta in primo luogo del potenziamento della dotazione tecnologica per la diagnosi precoce del tumore del seno con l’acquisizione di due mammografi con intelligenza artificiale, unici in Italia. Inoltre è stato istituito l’hospice, intitolato al primo successore di San Giovanni Calabria, don Luigi Pedrollo. Con la struttura residenziale dedicata ai pazienti nella fase terminale della malattia, si consolida l’attività del Cancer Center del Sacro Cuore, l’organizzazione grazie alla quale la persona affetta da neoplasia viene presa in carico dalla diagnosi alla cura, dalla riabilitazione a tutta la durata del follow up, fino all’accompagnamento con le cure palliative.
L’inaugurazione delle due realizzazioni si è tenuta questa mattina alla presenza del Presidente della Regione Veneto Luca Zaia e di altre autorità, tra cui il Prefetto di Verona, Demetrio Martino, il direttore generale e il direttore sanitario dell’ULSS 9, Patrizia Benini e Denise Signorelli, il sindaco di Negrar, Fausto Rossignoli, il comandante provinciale dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, colonnelli Francesco Novi e Italo Savarese. Era presente anche Silvano Pedrollo, pronipote dell’indimenticabile sacerdote, che ha voluto e realizzato, tra le tante cose, anche l’Ospedale Don Calabria.
“L’attenzione integrale per i nostri pazienti è il filo conduttore delle due inaugurazioni di oggi. Un’attenzione che vogliamo avere in ogni fase della malattia e in ogni momento del percorso che gli ammalati, insieme ai loro cari, devono fare in ospedale”, ha detto il presidente dell’IRCCS di Negrar, fr. Gedovar Nazzari. “In particolare siamo felici di intitolare l’hospice a don Luigi Pedrollo, vicario e primo successore di san Giovanni Calabria, i cui tratti caratteristici erano proprio la grande umanità e sensibilità”.
“Il nostro Ospedale negli anni ha sviluppato una forte vocazione oncologica sia in ambito clinico-assistenziale che di ricerca, investendo in professionalità e tecnologie innovative, affinché il paziente con malattia tumorale potesse usufruire di una presa in carico a 360°, in tutte le fasi della malattia”, ha esordito l’amministratore delegato, Claudio Cracco. “Un percorso che ha portato alla certificazione di Cancer Center da parte della più grande organizzazione europea degli istituti oncologici, OECI, e l’ingresso nella rete ministeriale Alleanza contro il Cancro. Gli interventi che inauguriamo oggi si inseriscono in questo contesto – ha sottolineato -. Da un lato l’adozione di due nuovi mammografi di ultima generazione, acquisiti in occasione dell’ottobre rosa, mese della prevenzione del cancro al seno, in grado di elaborare una diagnosi sempre più accurata e precoce. Dall’altro l’istituzione dell’hospice, previsto dalla programmazione sanitaria regionale, come completamento della presa in carico non solo del paziente oncologico, ma di tutti quei malati per i quali è necessario un accompagnamento medico con cure palliative per il controllo del dolore, nonché un supporto psicologico e spirituale”.
“Il modo di fare sanità del “Sacro Cuore Don Calabria” è di assoluta eccellenza – ha detto il presidente Luca Zaia – Il Veneto è la regione a statuto ordinario che conta il minor numero di strutture private, ma vanta un modello di privato accreditato, come questo, che condivide con il pubblico un progetto e le sfide che oggi la sanità ci pone. Il privato infatti è l’alter ego del pubblico – ha sottolineato – perché opera per la stessa missione: curare i cittadini. E sottolineo con umanità, elemento che fa la vera differenza nell’erogazione delle cure. L’Ospedale di Negrar con l’IRCCS per le malattie infettive e tropicali e il Cancer Center, ma non solo, è presidio della nostra regione che continua a fare sempre di più e sempre meglio. Lo prova questa doppia inaugurazione. Da una parte due mammografi di ultima generazione che vanno nella direzione della prevenzione del tumore del seno che in Veneto funziona. E dall’altra l’hospice che ci tenevo ad inaugurare perché queste strutture sono un grande segno di civiltà. Io considero gli hospice più importanti degli ospedali, perché è all’ultimo miglio che si tocca con mano la qualità del servizio”.
L'Opera Don Calabria riceve il 43° Premio Masi dedicato a virtù e bellezza
L’Opera fondata dal santo veronese ha ricevuto il premio “Grosso d’Oro Veneziano”, riservato a personalità ed enti che hanno contribuito a diffondere un messaggio di cultura nel mondo generando solidarietà e progresso. A ritirarlo è stato fratel Gedovar Nazzari. Economo della Congregazione e Presidente del “Sacro Cuore”, nella cerimonia dello scorso 25 ottobre insieme agli altri vincitori del Premio Masi.
C’è anche l’Opera Don Calabria tra i vincitori del 43° Premio Masi. La cerimonia di premiazione si è svolta venerdì 25 ottobre a Monteleone 21, presso il nuovo centro polifunzionale Masi nel cuore della Valpolicella.
Il premio consegnato all’Opera fondata da San Giovanni Calabria, di cui fa parte anche il “Sacro Cuore”, è il “Grosso d’Oro Veneziano”, riservato a personalità ed enti che hanno contribuito a diffondere un messaggio di cultura nel mondo generando solidarietà e progresso. Un riconoscimento prestigioso dedicato alle migliaia di persone, laici e religiosi, che ogni giorno portano avanti la loro missione nelle Case calabriane sparse nei cinque continenti.
A ritirare il premio in rappresentanza di tutta l’Opera è stato fratel Gedovar Nazzari, economo generale della Congregazione e presidente dell’ospedale di Negrar, il quale ha portato anche un video-messaggio di saluto del Casante dal Brasile. Nell’edizione di quest’anno, dedicata al tema del circolo virtuoso della bellezza, sono stati premiati anche l’imprenditore Riccardo Illy, la scrittrice ambientalista Sara Segantin e lo scultore Arcangelo Sassolino (tutti insigniti con il Premio Masi Civiltà Veneta) e l’imprenditrice Donatella Cinelli Colombini (Premio internazionale Civiltà del Vino).
Prima della premiazione c’è stata la tradizionale firma della botte da parte dei vincitori nella cantina Masi. L’evento è proseguito al centro Monteleone 21 con la cerimonia vera e propria. A moderare la serata il giornalista Alessandro Milan che ha chiamato sul palco gli ospiti, prima a uno a uno e poi tutti insieme per un vero e proprio talk show sui vari aspetti della bellezza rappresentati dai vincitori, ognuno nel proprio ambito. A fare gli onori di casa è stato Sandro Boscaini, vicepresidente di Fondazione Masi e patron dell’azienda, insieme alla Presidente della Fondazione Isabella Bossi Fedrigotti.
La cerimonia, accompagnata dall’ensemble Unixono, composto da otto elementi dell’Orchestra Sinfonica dei Colli Morenici diretti dal Maestro Ferraresi, si è conclusa con la consegna del premio ai vincitori. Per l’Opera il premio, oltre alla riproduzione in oro per opera del maestro orafo Alberto Zucchetta del Grosso Veneziano, la moneta che per secoli ebbe corso legale nella Serenissima, è consistito anche in un contributo a sostegno di progetti umanitari portati avanti in terra di missione.
Il Premio Masi è nato nel 1981 con il Premio Masi Civiltà Veneta, conferito a personaggi originari delle Venezie che si sono distinti nei campi della letteratura, dell’arte, del giornalismo, della scienza, dello spettacolo e dell’economia, e che con la loro opera hanno promosso e valorizzato le capacità della gente veneta nei più vasti campi dell’attività umana, facendosi portatori dei valori fondamentali di questa terra. Negli anni si sono aggiunti altri due premi: uno dedicato alla Civiltà del Vino e l’altro, il Grosso d’Oro Veneziano, dedicato ai valori della solidarietà e del progresso civile nel mondo.
Scoperta dell'IRCCS di Negrar: isolato il virus Oropouche nel liquido seminale. Ulteriori studi per verificare la trasmissione sessuale
Dopo aver diagnosticato i primi casi europei di Oropouche nello scorso mese di giugno, il Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar ha isolato per la prima volta al mondo il virus Oropouche (OROV) nel liquido seminale di un viaggiatore, al quale era stata diagnosticata l’infezione oltre due settimane prima. Si teme una possibile trasmissione seessuale, non solo tramite vettore (zanzare e moscerini). Ma servono ulteriori studi per confermarlo
Dopo aver diagnosticato i primi casi europei di Oropouche nello scorso mese di giugno, il Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar ha isolato per la prima volta al mondo il virus Oropouche (OROV) nel liquido seminale di un viaggiatore, al quale era stata diagnosticata l’infezione oltre due settimane prima.
La scoperta, pubblicata su Emerging Infectious Diseases rivista del CDC, agenzia federale USA per la prevenzione e il controllo delle malattie, apre nuovi e importanti scenari di salute pubblica e suggerisce che la trasmissione dell’infezione potrebbe avvenire anche tramite contatto sessuale oltre che attraverso la puntura di insetti.
“Sino ad oggi sapevamo che questa infezione si trasmette da uomo a uomo soltanto in maniera indiretta, ovvero attraverso la puntura di un insetto. La possibilità indicata dal nostro studio, che l’infezione possa essere trasmessa tramite rapporti sessuali, è un campanello d’allarme da non sottovalutare – commenta Federico Giovanni Gobbi, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell’IRCCS di Negrar e uno degli autori della pubblicazione –. Non sono stati ancora descritti casi di trasmissione diretta interumana dell’infezione e il livello di rischio è molto basso per l’Italia, dove sono stati registrati 5 casi tutti importati. Tuttavia, i cambiamenti climatici e l’aumento degli spostamenti delle persone rendono necessari ulteriori studi per confermare la possibilità di una trasmissione da uomo a uomo. Resta importante anche monitorare costantemente, ad ogni livello, sia epidemiologico che clinico, l’andamento delle infezioni per poterle individuare con tempestività, evitando potenziali rischi, soprattutto per le persone più fragili”.
“La febbre Oropouche è una infezione tropicale causata dall’omonimo virus (OROV), scoperto nel 1955 nel sangue di un lavoratore forestale di Trinidad e Tobago, vicino al fiume Oropouche. Si tratta di un patogeno diffuso normalmente nella regione amazzonica e trasmesso all’uomo dalle punture di insetti: in particolare il culicoides paraensis, un moscerino diffuso in tutto il continente americano, dagli Stati Uniti sino all’Argentina, e la zanzara culex quinquefasciatus”, spiega Concetta Castilletti, responsabile dell’Unità di Virologia e Patogeni Emergenti dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, co-autrice della pubblicazione
“I sintomi della febbre Oropouche – prosegue Gobbi – si manifestano di solito dopo 3-8 giorni dalla puntura dell’insetto vettore, e sono in gran parte sovrapponibili a quelli di altre febbri virali tropicali come dengue, Zika o chikungunya: febbre alta (oltre i 39 °C) accompagnata da mal di testa, dolore retrorbitale e alle articolazioni, malessere generale, nausea e vomito. Sono stati inoltre registrati sporadici casi di interessamento del sistema nervoso centrale, come meningite ed encefalite. Nel 60% circa dei casi, dopo la prima fase acuta, i sintomi si ripresentano, in forma meno grave: di solito da due a dieci giorni, ma anche dopo un mese dalla prima comparsa”.
L’ultimo aggiornamento pubblicato ai primi di settembre dall’ufficio per le Americhe dell’Organizzazione Mondiale della Sanità riporta che dall’inizio dell’anno ai primi giorni di settembre sono stati registrati quasi 10.000 casi in otto Paesi: Bolivia, Brasile, Canada, Colombia, Repubblica Dominicana, Cuba, Perù, USA, e due decessi confermati, tutti in Brasile, dove è stato riscontrato anche un caso di encefalite e diversi casi di trasmissione del virus durante la gravidanza: morti fetali, anomalie congenite del neonato, aborti spontanei.
“Il primo imperativo è quello di conoscere meglio questo virus sino ad oggi poco studiato – afferma Castilletti –. Per questo motivo, dopo aver isolato, il virus lo abbiamo messo subito a disposizione, in un’ottica di condivisione e collaborazione, di alcuni dei più importanti laboratori italiani ed esteri, tra cui l’Istituto Superiore di Sanità, l’Istituto Spallanzani di Roma, l’Istituto di Medicina Tropicale di Anversa, il Netherlands Centre for Infectious Disease Control, il Charité Universitätsmedizin di Berlino. Saranno inoltre fondamentali studi di competenza vettoriale, per verificare se le zanzare e i moscerini presenti alle nostre latitudini siano potenzialmente in grado di trasmettere l’infezione da Oropouche, ed a tal fine stiamo già collaborando con l’Istituto Superiore di Sanità”.
Si è spento il cardinale Eugenio Dal Corso, grande missionario nel nome di don Calabria
Monsignor Dal Corso era stato creato cardinale da papa Francesco nel 2019. Dopo la nomina era tornato in Angola, dove era stato vescovo, per fare il semplice cappellano nel piccolo villaggio di Caiundo. Da qualche anno viveva presso la Casa del Clero, dove si è spento domenica 20 ottobre in seguito ad un improvviso aggravamento delle condizioni di salute.
Nella serata di domenica 20 ottobre si è spento a Negrar (Verona) il cardinale Eugenio Dal Corso, religioso dell’Opera Don Calabria e vescovo emerito di Benguela, in Angola. Mons. Dal Corso, che aveva 85 anni, era stato creato cardinale da Papa Francesco il 5 ottobre 2019. Già da qualche anno si trovava ospite presso la Cittadella della Carità di Negrar, dove nei giorni scorsi le sue condizioni di salute si sono improvvisamente aggravate.
I funerali si svolgeranno giovedì 24 ottobre alle 14,30 nel duomo di Verona. Saranno celebrati dal vescovo mons. Domenico Pompili e trasmessi in diretta su Telepace.
IL MESSAGGIO DI DON MASSIMILIANO PARRELLA, CASANTE DELL’OPERA DON CALABRIA
“Monsignor Dal Corso è stato un vero uomo di Dio, un grande dono per l’Opera Don Calabria e per la Chiesa tutta – commenta don Massimiliano Parrella, attuale Casante dell’Opera – nei suoi tanti anni di missione è sempre stato vicino agli ultimi e ai dimenticati della terra. Anche dopo che è stato creato cardinale, ha voluto continuare a prestare servizio come cappellano in una parrocchia sperduta dell’Angola, una delle più povere dove c’era bisogno di sacerdoti per portare avanti il lavoro pastorale. Ed è particolarmente significativo che sia morto proprio nella giornata mondiale delle missioni, che si celebrava ieri. Lui che è stato un grande missionario, trascorrendo in missione la maggior parte della sua vita, dapprima in America Latina e poi nella sua Angola, Paese che ha tanto amato. Il cardinale Eugenio è stato un vero Povero Servo secondo lo spirito di don Calabria: un uomo che ha vissuto la povertà e il distacco totale dai beni materiali fino alla fine, e contemporaneamente un servo che ha donato tutto se stesso per la Chiesa e per l’Opera”.
Il Presidente e la Direzione della Cittadella della Carità, unitamente a tutti i collaboratori, partecipano al cordoglio dei familiari e dell’Opera Don Calabria e affidano all’Amore di Dio Padre il caro card. Dal Corso, la cui vita dedicata agli ultimi è stata “Vangelo vivente”, realizzazione in pienezza del carisma di San Giovanni Calabria.
Maggiori informazioni sulla vita e la missione del cardinale Dal Corso si possono trovare sul sito dell’Opera Don Calabria al seguente link: https://www.doncalabria.org/news/cardinale-eugenio-dal-corso-618/
* Foto di copertina realizzata l’8 ottobre 2019 in occasione dell’inaugurazione della Riabilitazione Ortopedica che è stata benedetta proprio dal cardinale Dal Corso.