"Scopri il tuo respiro" inizia dal Medi di Villafranca
Al via il progetto “Scopri il tuo respiro” sulla salute respiratoria dei ragazzi: 200 studenti del liceo Medi di Villafranca saranno sottoposti a spirometria il 4 e il 5 dicembre
Parte dal liceo Enrico Medi di Villafranca, il progetto “Scopri il tuo respiro“, l’indagine sulla salute respiratoria degli studenti promossa dal Servizio di Fisiopatologia respiratoria dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, diretto dal dottor Carlo Pomari, che coinvolgerà 1.400 studenti di Verona e provincia. Allo studio collabora anche l’Unità di Epidemiologia ambientale polmonare dell’Istituto di Fisiologia clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Pisa.
Il 4 e il 5 dicembre più di 200 ragazzi delle classi quinte dell’Istituto villafranchese saranno sottoposti a spirometria, un esame non invasivo per valutare la corretta funzionalità del polmone.
Nella giornata del 26 novembre scorso gli studenti sono stati invitati a compilare un questionario relativo ai sintomi respiratori e al loro stile di vita. Uno pneumologo dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria comunicherà in tempo reale ai ragazzi il risultato della spirometria, indicando eventuali esami di approfondimento.
Il Servizio di Fisiopatologia respiratoria in collaborazione con l’epidemiologo e biostatistico Massimo Guerriero, docente di Statistica applicata all’Università di Verona, è impegnato dal 2005 in iniziative scientifiche mirate a prevenire lo sviluppo delle malattie respiratorie croniche ostruttive nella popolazione generale. Patologie in fortissimo incremento con un conseguente elevato onore socio-sanitario ed economico. L’Organizzazione mondiale della sanità ha stimato che nel 2020 le malattie respiratorie croniche ostruttive saranno la terza causa di morte.
Il progetto “Scopri il tuo respiro” in dieci anni ha coinvolto circa 25mila veronesi, ma iniziative analoghe sono state “esportate” anche nelle città di Modena, Reggio Emilia e Venezia, interessando complessivamente 8mila persone. I risultati dell’ultima ricerca effettuata nel capoluogo scaligero nel 2010-2011 sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista internazionale Respiratory Medicine. I dati emersi hanno rilevato che un veronese su dieci soffre di malattie respiratorie croniche, valore, seppure alto, in linea, se paragonato, con analoghe città europee.
Lo studio sulla popolazione giovanile si rende necessario sulla base delle evidenze scientifiche che indicano nell’età adolescenziale il momento dell’insorgere asintomatico delle patologie respiratorie. L’obiettivo è quindi quello di studiare i campanelli di allarme in grado di predire patologie come l’asma o la broncopneumopatia cronico ostruttiva (BPCO). Ma anche di sensibilizzare gli studenti circa i sintomi premonitori delle patologie respiratorie tramite la distribuzione di opuscoli informativi da portare in famiglia.
L’indagine coinvolge anche altri Enti: il Comune di Verona, le Pneumologie ospedaliere e del territorio, l’Università scaligera, l’Ufficio scolastico provinciale, AGSM, VeronaFiere e Banco Popolare.
Radioterapisti oncologi da tutta italia "a scuola" al Sacro Cuore
La Radioterapia oncologica ospita il primo corso residenziale in Italia di Radioterapia stereotassica ablativa: le radiazioni come bisturi
Si tratta del primo corso residenziale teorico-pratico di Radioterapia stereotassica ablativa che si tiene in Italia. Dal 2 al 4 dicembre una “classe” di 30 radioterapisti oncologi frequenteranno tre giorni di formazione presso l’Unità operativa complessa di Radioterapia oncologica, diretta dal dottor Filippo Alongi.
Il corso è suddiviso in due parti. Durante le mattinate docenti provenienti dai maggiori centri italiani e non (Humanitas e Istituto oncologico europeo di Milano, Università di Torino, Centro di riferimento oncologico di Aviano, San Camillo Forlanini di Roma, Centre hospitalier universitarie vaudois di Losanna e il Sacro Cuore Don Calabria) terranno delle lezioni frontali, mentre una seconda parte vedrà la presenza di un tutor che seguirà lo “studente” dalla preparazione del piano terapeutico di un paziente all’esecuzione del trattamento. Una formula che ha portato all’esaurimento delle iscrizioni in pochi giorni, con la prospettiva che l’iniziativa sarà ripetuta nei prossimi mesi.
“La radioterapia stereotassica è un’innovativa tecnica radioterapica non invasiva che consiste nel colpire in poche sedute lesioni tumorali, primitive o metastatiche, con alte dosi di radiazioni. Viene definita ablativa, perché comporta un risultato simile a quello del bisturi nel rimuovere e distruggere il tumore, con ottimi risultati in termini di sopravvivenza. Tutto avviene ambulatorialmente e senza anestesia”, spiega il dottor Alongi. L’alta precisione della somministrazione consente di minimizzare i danni ai tessuti e agli organi circostanti, mentre la drastica riduzione del numero delle sedute di trattamento garantisce al paziente una migliore qualità di vita.
Nata per i tumori cerebrali non operabili, la radioterapia stereotassica ablativa oggi viene applicata per altri distretti del corpo. “Siamo in grado per esempio – prosegue il medico – di colpire con precisione noduli polmonari non metastatici di pochi centimetri in quattro-sei sedute con dosi tali da ottenere risposte durature se non la guarigione completa. Secondo gli ultimi studi, mentre con i trattamenti tradizionali la percentuale di recidiva per il tumore al polmone in stadio iniziale era intorno al 30-50%, con la nuova tecnica siamo al 5-10%”.
La radioterapia stereotassica è resa possibile grazie ad acceleratori lineari di ultima generazione, come il TrueBeam, acquisito dall’ospedale di Negrar da circa due anni, con cui sono state trattate alcune centinaia di persone. Il TrueBeam dallo scorso luglio è stato integrato con il “Calypso“, un vero e proprio “navigatore satellitare” per la radioterapia di precisione. “Il Calypso è un dispositivo fondamentale per le neoplasie della prostata, che così possono essere trattate in cinque sedute, contro le 35-40 del trattamento tradizionale – prosegue il dottor Alongi – . Ma può essere utilizzato anche per le lesioni addominali. In particolare per i tumori pancreatici, non curabili chirurgicamente”. Il Calypso infatti utilizza dei “semi” (beacons) di pochi millimetri che riflettono le radiazioni elettromagnetiche permettendo così al “navigatore satellitare” di bloccare le stesse radiazioni quando la lesione non è nella posizione corretta. Mentre nel caso dei tumori alla prostata i semi vengono inseriti chirurgicamente all’interno del tumore, per le neoplasie pancreatiche ed epatiche sono collocati sulla superficie limitrofa delle lesioni.
L’Unità operativa complessa di Radioterapia oncologica dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria tratta ogni anno un migliaio di pazienti, con un media di 80 ogni giorno. Accoglie pazienti da diverse province del Veneto ed è attiva una convenzione stipulata con l’Istituto oncologico veneto di Padova. Circa il 20% proviene da fuori regione. L’accesso al trattamento, quando indicato dagli specialisti radioterapisti oncologi, è solitamente immediato: la lista di attesa dalla prima visita al primo trattamento è di sette-dieci giorni.
108° anniversario dell'Opera Don Calabria
Il 26 novembre 1907 il giovane prete veronese Giovanni Calabria accoglieva in casa i primi orfanelli, aiutato da un gruppo di laici e religiosi tra cui il conte Francesco Perez
La sera del 26 novembre 1907 il giovane sacerdote Giovanni Calabria accogileva in una piccola casa di Verona, in Vicolo Case Rotte, i primi sette bambini poveri e abbandonati. Iniziava così l’Opera Don Calabria, di cui oggi ricorre il 108° anniversario di fondazione.
Nel giro di poco tempo il numero di bambini e ragazzi aumentò considerevolmente, tanto che già l’anno dopo si dovette cercare una nuova sistemazione. Fu così che nel novembre 1908 don Calabria e i suoi Buoni Fanciulli si trasferirono sul colle di San Zeno in Monte, dove c’era un grande caseggiato che fu acquistato grazie all’aiuto economico del conte Francesco Perez. La Casa di San Zeno in Monte è ancora oggi la Casa Madre dell’Opera.
Negli anni successivi l’Opera cominciò a crescere rapidamente, raccogliendo intorno al fondatore un gruppo di sacerdoti e laici, molti dei quali erano persone di spicco della società veronese e non solo: oltre al conte Perez, c’erano Luigi Pedrollo, Massimo Besozzi, Luigi Adami, Diodato Desenzani e molti altri.
Ben presto furono aperte delle filiali nel vicentino e nel padovano. Nel 1933 anche il ricovero del Sacro Cuore di Negrar, fondato alcuni anni prima dal parroco negrarese don Angelo Sempreboni, diventò una “filiale” dell’Opera di don Calabria. Si diede così inizio a quella che oggi è la Cittadella della Carità.
In occasione dell’anniversario di fondazione, il Superiore generale dell’Opera, don Miguel Tofful, ha rivolto un messaggio di saluto e augurio a tutti coloro che sono vicini all’istituzione calabriana (vedi messaggio completo).
matteo.cavejari@sacrocuore.it
L'Associazione stomizzati ha una nuova sede al Sacro Cuore

l taglio del nastro si terrà il 28 novembre nell’ambito del convegno promosso dal Centro multispecialistico per le malattie retto-intestinali
Nasce all’ospedale Sacro Cuore Don Calabria una nuova sede veronese della Federazione associazioni incontinenti e stomizzati (Fais), dopo le due presenti nell’Azienda ospedaliera universitaria integrata.
Il “taglio del nastro” si terrà nell’ambito del convegno “Gastroenterologo e chirurgo: patologie a confronto in una visione ‘en bloc’ nell’era dei biologi” previsto per sabato 28 novembre, a partire dalle 8.30, nella sala convegni dell’ospedale negrarese. L’incontro, promosso dal Centro multispecialistico per le malattie retto-intestinali, diretto dal dottor Andrea Geccherle, sarà aperto dall’assessore regionale alle Politiche sanitarie, Luca Coletto, e vedrà le scuole di Gastroenterologia e di Chirurgia di Verona, Bolzano e Padova confrontarsi sul trattamento della patologia diverticolare, sul morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa. “Il convegno – spiega il dottor Geccherle – sarà un’occasione di verifica riguardo le ultime terapie mediche, come i farmaci biologici, e chirurgiche in una visione multidisciplinare che da anni caratterizza il centro dell’ospedale di Negrar”.
Le malattie infiammatorie croniche intestinali (morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa) interessano in Italia circa 200mila persone, 2mila solo nel Veronese, con un’incidenza di circa 80 nuovi casi all’anno per milione di abitanti. I casi più gravi spesso richiedono una resezione importante dell’intestino, con la conseguente stomia, intervento che viene praticato anche per altre patologie, come quelle oncologiche.
Proprio per l’elevata attività del Centro multispecialistico per le malattie retto-intestinali (a Negrar vengono seguiti circa 1.500 pazienti, con un centinaio di nuovi casi all’anno) e l’alto volume di chirurgia colon-rettale (400 interventi all’anno, compresa la chirurgia oncologica e quella legata all’endometriosi) nasce con sede al Sacro Cuore Don Calabria una nuova sezione del Fais.
Si tratta di un’associazione di volontariato che accanto ai medici e agli enterostomisti (infermieri specializzati nella gestione delle stomie) si pone come obiettivo di sostenere i pazienti nelle delicate fasi che precedono l’intervento e soprattutto nel periodo post operatorio.
A presiederla è il dottor Giacomo Ruffo, direttore della Chirurgia generale dell’ospedale di Negrar. “Grazie a una chirurgia conservativa e alla terapia neoadiuvante (chemioterapia e radioterapia ablativa) eseguita nel periodo preparatorio – spiega Ruffo – le stomie riguardano solo il 7-8% dei nostri interventi e sono quasi tutte stomie temporanee, quelle permanenti sono meno dell’1%. Si tratta di un intervento che ha un forte impatto sulla qualità di vita del paziente, sia dal punto di vista fisico che psicologico”.
Le stomie sono infatti deviazioni forzate delle espulsioni, solide e liquide, della digestione con una conseguente incontinenza ingenerata da parte di queste nuove aperture all’estero, prive di muscolatura incontinente. Il paziente interessato manifesta un forte bisogno di formazione per la gestione della stomia e di sostegno affettivo e psicologico, indispensabile, quest’ultimo, per affrontare la nuova realtà.
Da tempo a Negrar opera un Centro stomizzati, con un ambulatorio settimanale (il giovedì mattina) dove operano due infermieri enterostomisti affiancati dai chirurghi colon-rettali. Centro con il quale ora collaboreranno anche ii volontari del Fais.
Al convegno saranno anche presenti Cristina Verdolin, vicepresidente regionale della Federazione associazioni incontinenti e stomizzati, e Nadia Lippa, delegata provinciale dell’Associazione nazionale per le malattie croniche dell’intestino (Amici), che da dieci anni è a fianco del Centro multispecialistico per le Malattie retto-intestinali per dare supporto e aiuto ai pazienti affetti da tali patologie. Anche la delegazione veronese di Amici ha sede all’ospedale Sacro Cuore Don Calabria.
elena.zuppini@sacrocuore.it
Le relazioni umane in un contesto sanitario

Inizia giovedì 26 novembre un ciclo di incontri formativi aperti a tutti, organizzati dal Consiglio Pastorale Ospedaliero su temi spirituali attinenti alla vita quotidiana in ospedale
Quattro incontri di formazione su temi spirituali che hanno una forte attinenza con la vita quotidiana in ospedale e in particolare con le relazioni umane che si sperimentano all’interno di strutture sanitarie e socio-sanitarie. La proposta arriva dal Consiglio Pastorale Ospedaliero della Cittadella della Carità di Negrar ed è rivolta a tutti coloro che hanno a che fare con situazioni di malattia, sia a livello personale sia a livello professionale. Gli incontri si svolgeranno per quattro giovedì consecutivi (26 novembre, 3-10-17 dicembre) in sala Perez dalle 17.00 alle 19.00, sotto la guida di padre Angelo Brusco, psicologo e direttore del Centro Camilliano di Formazione (vedi programma completo).
Tra i temi affrontati: le attese dei malati, dei loro familiari e degli operatori sanitari e socio-sanitari; il significato della misericordia in un contesto sanitario; la felicità possibile per chi è malato e per chi lavora con i malati; un’ecologia umana solidale come messaggio di Natale ai malati e agli operatori.
Il Consiglio Pastorale Ospedaliero, organizzatore dell’iniziativa, è un organismo creato nel 1998 con l’obiettivo di coordinare e promuovere l’attività pastorale all’interno dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria e delle strutture socio-sanitarie della Cittadella della Carità, ossia Casa Perez, Casa Nogarè e Casa Clero. Attualmente è composto da 29 membri che sono rappresentativi delle varie strutture e del personale presente all’ospedale: medici, infermieri, operatori, volontari, cappellani, suore e ministri dell’eucarestia. Il CPO si incontra con cadenza mensile ed è particolarmente attivo nei momenti forti dell’anno liturgico, quali l’avvento e la quaresima.
“Il Consiglio Pastorale promuove l’evangelizzazione all’interno dell’ospedale e delle strutture socio-sanitarie, con un’attenzione speciale ai rapporti tra le persone e allo spirito di famiglia che cerchiamo di coltivare nella Cittadella della Carità, come voleva il nostro fondatore San Giovanni Calabria“, dice don Gaetano Gecchele, presidente del CPO. “Già da tempo stiamo portando avanti un percorso di formazione con un taglio psicologico insieme agli esperti Camilliani – aggiunge don Gecchele – ora in vista del Natale abbiamo voluto collegare questo percorso ad alcuni temi proposti da papa Francesco, come la misericordia e l’ecologia, che ci sembra possano avere delle ricadute molto importanti anche nell’ambito della pastorale sanitaria“.
matteo.cavejari@sacrocuore.it
Retinopatia del pretermine: Negrar centro chirurgico d'eccellenza
La retinopatia del pretermine è una grave patologia oculare che può colpire il bambino prematuro: Negrar è uno dei pochi centri in Italia per il trattamento chirurgico della patologia
Il 17 novembre è la Giornata dedicata ad almeno 15 milioni di bambini in tutti il mondo: sono i neonati prematuri, nati dopo meno di 37 settimane di gestazione. In Italia sono 50mila, il 7% delle nascite totali. Dati che hanno visto un incremento negli ultimi 25 anni, a cui è corrisposto, però, un aumento della sopravvivenza grazie allo sviluppo delle cure nelle Terapie intensive neonatali. Se il 98% dei prematuri (dati della Società italiana di neonatologia) viene dimesso in buona salute, per una piccola percentuale le complicanze sono di varia natura, alcune molto gravi.
Una di queste è la retinopatia del pretermine (Retinopathy Of Prematury, ROP), una grave patologia oculare la cui evoluzione può portare alla cecità in seguito al distacco della retina. L’Oculistica del “Sacro Cuore Don Calabria”, diretta dalla dottoressa Grazia Pertile, è uno dei pochi centri in Italia per il trattamento chirurgico della malattia.
Ma quali sono le cause della retinopatia del pretermine? Già al quarto mese di gravidanza si sviluppa nel feto la vascolarizzazione della retina. Tale formazione dei vasi sanguigni risulta molto sensibile all’ossigeno, che necessariamente viene somministrato in culla termica al bambino prematuro. “L’ossigeno sulla retina immatura – spiega il dottor Giuliano Stramare, responsabile del Servizio di Oftalmologia pediatrica – può provocare nella parte non ancora matura della retina la creazione di nuovi vasi che, contraendosi, sanguinano portando al distacco della retina stessa”.
La ROP colpisce dal 10 al 50% dei neonati sotto i 1.500 grammi, con percentuali vicine al 90% per i bimbi con un peso inferiore ai mille grammi e nati prima delle 28 settimane di gestazione. Infatti minori sono l’età gestionale e il peso corporeo, maggiore è il rischio di sviluppare la retinopatia.
“Lo screening è raccomandato per i neonati nati prima delle 32 settimane di gestione e con un peso minore ai 1.500 grammi – prosegue il medico oftalmologo – ma è significativa per il rischio anche la storia clinica del bambino: se siamo in presenza di altre patologie o infezioni e il neonato ha avuto bisogno di un apporto di ossigeno maggiore, aumentano le probabilità del presentarsi della patologia. Paradossalmente più è precoce la nascita, più è ampio l’arco di tempo in cui la retinopatia può svilupparsi. Per questo è importante che i bimbi pretermine siano sottoposti a visite frequenti del fondo dell’occhio, anche una volta usciti dalle terapia intensive e paraintensive fino al completamento dell’età gestionale e alla completa maturazione retinica. Solo così si possono diagnosticare il prima possibile i segni della malattia”.
Per la diagnosi e il monitoraggio dell’andamento della retinopatia, l’Oculistica del “Sacro Cuore Don Calabria” è uno dei pochi centri che dispone della Retcam. “Si tratta di un dispositivo molto sofisticato – afferma il dottor Stramare – che consente l’acquisizione e la registrazione fotografica e video dell’anatomia retinica, rilevando dettagli molto particolareggiati e permettendo un confronto con i quadri precedenti. Con la Retcam possiamo eseguire anche l’esame fluoroangiografico, che fotografa l’andamento del contrasto (iniettato in vena) sulla vascolarizzazione retinica”. La Retcam può essere utilizzate anche per altre patologie che possono colpire i bambini e sugli adulti non collaborativi, come i disabili.
La retinopatia del pretermine viene classificata in cinque stadi, a seconda della gravità. Nei primi stadi, di cui rientra la maggioranza dei casi, la malattia regredisce spontaneamente. “Negli altri casi invece – sottolinea – è necessario intervenire con il laser per bloccare l’andamento della patologia e in quelli più gravi si procede con la vitrectomia”.
La vitrectomia è un intervento di micro-chirurgia oftalmica tra i più avanzati, che ha lo scopo di rimuovere quanto più possibile le membrane fibrovascolari e riattaccare la retina. Al “Sacro Cuore Don Calabria”, dove giungono i casi più complessi, viene eseguito dalla dottoressa Grazia Pertile, chirurgo oftalmologico di riferimento internazionale per la chirurgia della retina. Il dottor Giulio Stramare è affiancato nel Servizio di Oftalmologia pediatrica dalla dottoressa Erica Parolini.
Disponibili on line i referti degli esami di Cardiologia
Per consultare e scaricare le risposte basta una semplice registrazione sul sito www.sacrocuore.it nella sezione “Servizi on-line”
Dopo i referti degli esami del Laboratorio di analisi e quelli del Servizio di Radiologia, a partire dallo scorso 12 ottobre sono disponibili on line anche i referti degli esami effettuati presso il Servizio di Cardiologia dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria (visite, ECG, ecocardiogramma). Quindi anche per questi esami non è più necessario recarsi allo sportello nella data stabilita per ritirare la risposta cartacea, ma è possibile visualizzare il tutto dal computer di casa. Nella consultazione online si potranno scaricare i referti, mentre non saranno disponibili le eventuali immagini relative agli esami.
Per accedere al Servizio il procedimento è molto semplice: basta andare sul sito www.sacrocuore.it, cliccare sul link servizi on-line. Solo per la prima consultazione è necessaria la registrazione compilando i campi richiesti: tra cui il Codice individuale di accesso, che si trova sul foglio di ritiro del referto, il Codice fiscale e l’indirizzo di posta elettronica. Nelle consultazioni successive è sufficiente il numero di Codice fiscale e la password. In qualsiasi momento è possibile revocare il consenso alla consultazione telematica dei dati. Nel Dossier è presente tutta la documentazione sanitaria abilitata alla consultazione via internet a decorrere dai 45 giorni precedenti la documentazione.
Visione d'insieme sul nodulo polmonare solitario
Nel convegno in programma sabato 21 novembre si farà il punto della situazione su un problema la cui gestione coinvolge molti specialisti di diverse discipline
I noduli polmonari sono opacità radiografiche di dimensione inferiore a 3 cm, che nella pratica clinica hanno un riscontro sempre più frequente ed occasionale. La piccola dimensione di questi noduli, spesso piccolissima, rende impegnativo il loro iter diagnostico e gestionale, richiedendo molto spesso il coinvolgimento di numerosi specialisti di diverse discipline, specialmente quando il nodulo è fortemente sospetto.
Alla luce di questa complessità, il convegno “Le nuove tecnologie e l’approccio multidisciplinare al nodulo polmonare solitario“, in programma al Sacro Cuore sabato 21 novembre, si propone di fornire una visione d’insieme in merito alla gestione clinica di questa problematica (vedi programma completo). Nell’occasione, specialisti di diverse discipline si confronteranno con l’obiettivo primario di ottimizzare l’intervento terapeutico, facendo il punto sulle più moderne tecnologie e offrendo una panoramica delle varie modalità operative e gestionali di ogni singolo indirizzo specialistico nei confronti del paziente affetto da nodulo polmonare solitario (NPS). La segreteria scientifica dell’evento è a cura del dott. Carlo Pomari, responsabile della Struttura Semplice di Pneumologia, e del dott. Alberto Terzi, responsabile della Sezione di Chirurgia Toracica del Sacro Cuore.
Più attività fisica e meno cereali per prevenire il diabete
Intervista al dott. Luciano Zenari, responsabile dell’Unità Operativa di Diabetologia del Sacro Cuore, in occasione della giornata mondiale dedicata a questa malattia che si celebra il 14 novembre
Attività fisica regolare e dieta attenta al consumo di carboidrati. Sono queste le due regole d’oro per ridurre il rischio di ammalarsi di diabete secondo il dottor Luciano Zenari, responsabile dell’Unità operativa di Diabetologia del Sacro Cuore Don Calabria, dove ogni anno sono seguiti circa 5mila pazienti. In occasione della Giornata mondiale del diabete, che si celebra il 14 novembre, abbiamo chiesto al dott. Zenari di presentare il Servizio di diabetologia e di approfondire i temi legati alla prevenzione e alla cura di una malattia che risulta in continua crescita sia a livello nazionale sia mondiale (4 milioni di malati in Italia e oltre 300mila in Veneto secondo i dati della rete di associazioni “Diabete Italia”).
Dott. Zenari, cosa intendiamo esattamente per diabete?
Il diabete mellito è un disordine metabolico cronico caratterizzato da elevati livelli di glucosio nel sangue dovuti ad una insufficiente produzione di insulina da parte del pancreas e/o ad alterazioni nell’azione dell’insulina. Questa condizione cronica di iperglicemia determina, in associazione con altri fattori di rischio, severi danni e di conseguenza complicazioni a carico di molti organi. I diabetici presentano un eccesso di mortalità pari al 30-40% rispetto ai non diabetici e le complicanze cardiovascolari riducono di 5-10 anni l’aspettativa di vita. La malattia è la prima causa di cecità non traumatica, di accesso alla dialisi e di amputazione degli arti inferiori.
Quanti tipi di diabete ci sono?
Il più diffuso è quello di tipo 2, che si sviluppa soprattutto negli anziani. Il diabete di tipo 1, molto meno diffuso, insorge spesso in età pediatrica ed avviene in conseguenza ad una reazione autoimmunitaria. Poi c’è il diabete gestazionale che viene sviluppato durante la gravidanza.
I dati mostrano che il diabete è in continua crescita in Italia e nel mondo. Si può parlare di pandemia?
L’incidenza in Italia si attesta sul 6% della popolazione ed è in crescita soprattutto il diabete tipo 2, perché la prevalenza aumenta con l’aumentare dell’età media. Basti pensare che tra gli over 70 la prevalenza arriva al 20%. Il discorso è diverso per i Paesi in via di sviluppo, dove effettivamente il numero di malati sta aumentando molto più rapidamente rispetto ai Paesi industrializzati, con un raddoppio stimato della popolazione colpita nei prossimi 15-20 anni. E questo aumento di incidenza del diabete lo riscontriamo anche tra gli immigrati.
Quali sono le categorie più a rischio?
I soggetti che hanno il maggiore rischio di diventare diabetici sono quelli che hanno più di 45 anni, figli o fratelli di diabetici, in sovrappeso, sedentari, con ipertensione o alterazioni del metabolismo dei grassi. Certamente il fattore età aumenta il rischio, come già detto. In particolare l’eccessivo aumento della circonferenza addominale, legato ad un aumento della massa adiposa, è un campanello d’allarme da non sottovalutare. In tal senso per gli uomini la circonferenza non dovrebbe superare i 102 cm, per le donne gli 88 cm.
Cosa si può fare per prevenire?
Numerosi studi clinici svolti in vari gruppi etnici nel mondo, dalla Finlandia alla Cina, hanno dimostrato una riduzione di incidenza della malattia fino al 50% attraverso la modifica dello stile di vita.
Cosa si intende per “modifica dello stile di vita”?
La modifica dello stile di vita passa attraverso una restrizione calorica, se presente sovrappeso, e soprattutto la limitazione del consumo di carboidrati. In particolare è raccomandato di ridurre il consumo di cereali, in quanto hanno un contenuto di carboidrati del 70-80% e favoriscono un aumento della massa adiposa addominale. E l’aumento di tale massa rende più difficile il lavoro dell’insulina, cioè crea resistenza a questo ormone che controlla il metabolismo del glucosio. Viceversa nella dieta vanno privilegiate frutta e verdura in quanto hanno un contenuto decisamente inferiore di carboidrati. Un’altra forma di prevenzione è un’attività fisica regolare. Non a caso il rischio di diabete aumenta con l’età anche perché gli anziani si muovono meno.
Quando è consigliabile eseguire un controllo per verificare l’esistenza o meno della malattia?
La strada più semplice è fare un controllo annuale presso il proprio Medico di medicina generale, durante la visita saranno valutati in modo preciso i fattori di rischio della malattia e programmati gli esami laboratorio per arrivare ad una diagnosi il più precoce possibile.
E in caso di diagnosi positiva?
In questo caso si parte con la dieta, la promozione dell’attività motoria e con la terapia farmacologica. A tal proposito va sottolineato che i farmaci oggi sono particolarmente efficaci e permettono una buona qualità della vita per i malati, con un’azione quasi sartoriale cucita su misura in base ai vari casi specifici.
Quali servizi per i diabetici sono presenti al “Sacro Cuore Don Calabria”?
Ogni anno seguiamo circa 5mila pazienti. In prevalenza si tratta di persone con il diabete di tipo 2, ma assistiamo anche pazienti affetti da diabete tipo 1 e casi di diabete gestazionale. I servizi forniti ai malati comprendono una parte ambulatoriale per gli esterni, una in day hospital/day surgery e poi le consulenze interne all’ospedale. Infine ci sono sei posti letto dedicati al trattamento del piede diabetico.
I pazienti sono seguiti anche per quanto riguarda le complicanze della malattia?
Nella parte ambulatoriale ci occupiamo della gestione del paziente diabetico nei vari step necessari per il trattamento della malattia, compreso il follow-up delle complicanze. Vengono quindi fatti i prelievi di sangue e tutti gli esami necessari per la diagnosi e cura delle severe complicanze della malattia. Abbiamo sviluppato un percorso assistenziale molto articolato che consente di eseguire gli esami necessari in una mattinata. Tutto il percorso assistenziale è informatizzato e il paziente può scaricare i risultati degli esami direttamente dal pc di casa. Stiamo implementando un sistema di telemedicina che consenta un flusso di dati per un contatto costante con il paziente.
La gestione del piede diabetico si articola invece attraverso le prestazioni ambulatoriali, in day surgery e in ricovero ordinario. Il percorso assistenziale per il piede diabetico è multidisciplinare e coinvolge tutte le attività specialistiche del nostro ospedale.
I malati sono accompagnati nella terapia domiciliare?
Nel nostro servizio viene riservata particolare attenzione al percorso educazionale del paziente diabetico. Per 5 giorni alla settimana il nostro team infermieristico e la dietista sono a disposizione dei pazienti per fornire le necessarie informazioni per quanto riguarda le gestione dietetica e il calcolo dei carboidrati, la gestione del glucometro e dei devices per la somministrazione della terapia. Particolare attenzione riserviamo al percorso educazionale per gli immigrati fornendo loro materiale nella lingua di provenienza. Abbiamo inoltre una collaborazione con il centro medico per immigrati Cesaim di Verona.
Quale messaggio di sintesi possiamo trasmettere?
In conclusione una dieta equilibrata volta ad ottenere una riduzione del peso di almeno il 5-7% (4- 5.5 kg per una persona di 80 kg) unita ad un esercizio fisico moderato, come una passeggiata di buon passo di almeno 20- 30′ al giorno, è in grado di ridurre di oltre la metà la probabilità di diventare diabetici di tipo 2 per le persone che hanno diversi fattori che predispongono alla malattia.
Per i diabetici di tipo 1 una speranza arriva dallo sviluppo delle cellule staminali che già permette di intravvedere uno scenario di sostituzione della funzione pancreatica.
Giornata mondiale contro l'ictus: attenti al cuore
Il 29 ottobre si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale contro l’ictus: prevenirlo è possibile anche riconoscendo le alterazioni anomale del ritmo del cuore. Il 13 e il 14 novembre un convegno a Villa Quaranta
Ogni anno in Italia circa 200mila persone vengono colpite da ictus cerebrale (9mila nel solo Veneto), patologia che rappresenta la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, la seconda dopo i 65 anni. Rimane anche la maggiore causa di disabilità e i casi sono destinati ad aumentare per il progressivo invecchiamento della popolazione.
Per sottolineare l’importanza di un’adeguata prevenzione (il 20% dei casi sono delle recidive), oggi si celebra la Giornata mondiale contro l’ictus cerebrale giunta all’ottava edizione.
Ma che cos’è l’ictus? “Si tratta dell’arresto improvviso della circolazione cerebrale: il mancato apporto di ossigeno e nutrienti comporta la morte delle cellule neuronali della zona interessata del cervello e quindi la perdita delle funzioni da essa sostenute”, risponde il dottor Alessandro Adami, responsabile dello Stroke Center dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria, centro di primo livello nella Rete dell’ictus della Regione Veneto.
Le conseguenze sono devastanti: su circa 1 milione di sopravvissuti all’evento acuto, in Italia il 30% presenta una pesante disabilità che compromette la qualità di vita delle persone e grava anche dal punto di vista economico sulla comunità e le famiglie
“Prevenire l’ictus è possibile – sottolinea di dottor Adami – individuando i fattori di rischio che determinano la nascita di lesioni vascolari a loro volta responsabili di trombi o emboli che possono occludere la circolazione cerebrale”.
È importante quindi tenere sotto controllo la pressione arteriosa, il colesterolo, i trigliceridi, l’aumento del peso corporeo e il diabete. Ma anche il cuore, perché il trombo potrebbe formarsi proprio a livello del muscolo cardiaco ed embolizzare nel cervello. In questo caso al fine della prevenzione dell’evento patologico è molto importante riconoscere quelle alterazioni “anomale” del ritmo cardiaco che possono portare alla formazione di trombi e curarle farmacologicamente in maniera corretta, grazie alla collaborazione tra neurologi e cardiologi.
Proprio alla prevenzione del cardioembolismo cerebrale è dedicato il primo convegno neurovascolare del Garda, che si terrà il 13 e 14 novembre a Villa Quaranta Park Hotel di Ospedaletto di Pescantina. La due giorni è organizzata dallo Stroke Center di Negrar e dalla Stroke Unit dell’Azienda ospedaliera Carlo Poma di Mantova, diretta dal dottor Giorgio Silvestrelli, con l’obiettivo di mettere a confronto gli specialisti delle tre regioni che insistono sul lago di Garda: Veneto, Lombardia e Trentino Alto Adige.
“Offrendo un evento formativo che si differenzia da tutti gli altri – prosegue il neurologo – vogliamo mettere in luce come ciascuna realtà,in base alle proprie risorse organizzative e territoriali, abbia implementato le linee guida sulla prevenzione dell’ictus, traendo dalle differenze un’occasione di crescita per tutti”.
Ma il convegno non sarà un evento fine a se stesso. “È il punto di partenza di un progetto che mira a creare un network di specialisti territoriali. Neurologi e cardiologi che, sfruttando le nuove possibilità informatiche, possano consultarsi in tempo reale per offrire al cittadino, ovunque egli risieda, le migliori terapie per la prevenzione e la cura dell’ictus”, sottolinea Adami.
Ad oggi la terapia di elezione per ridurre i danni dell’ischemia resta la trombolisi sistemica, un intervento farmacologico che ha lo scopo di “sciogliere” l’embolo responsabile dell’arresto della circolazione cerebrale. In Veneto viene praticata solo nei Centri di primo e secondo livello attivi 24 ore su 24, tra cui Negrar, che ogni anno cura circa 200 nuovi casi di ictus.
Affinché sia efficace la somministrazione deve avvenire entro le quattro ore e mezza dall’insorgere della sintomatologie ed è indicata per i pazienti privi di significative disabilità precedenti. È stato dimostrato che la trombolisi effettuata in Centri specializzati riduce significatamente la disabilità con un maggior numero di pazienti che a distanza di un anno dal trattamento si trovano a casa propria con sintomi assenti o comunque minimi.