Sabato 26 novembre è la giornata mondiale del Parkinson. Al Sacro Cuore l’ambulatorio dedicato a questa malattia fornisce ai pazienti un’assistenza globale ponendo attenzione a tutti i sintomi, compresi quelli non motori

Un approccio multidisciplinare che permetta di trattare in modo adeguato tutti i sintomi della malattia di Parkinson, compresi quelli non motori. È questa la filosofia dell’ambulatorio per i disturbi del movimento-malattia di Parkinson dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria, un servizio che segue 350 pazienti parkinsoniani in seno all’Unità Operativa di Neurologia diretta dal dottor Claudio Bianconi.

Il morbo di Parkinson, di cui sabato 26 novembre si celebra la Giornata mondiale, è una malattia neurodegenerativa che secondo le stime più recenti colpisce in Italia 230mila persone. Un numero che continua a crescere perché l’incidenza aumenta con l’età (ne è affetto l’1-2% della popolazione oltre i 60 anni, con punte fino al 3-5% sopra gli 85 anni).

Si tratta di una patologia conosciuta soprattutto per i suoi sintomi motori, quali il rallentamento dei movimenti, i tremori a riposo, la rigidità muscolare e i disturbi dell’equilibrio. In realtà ci sono molti altri sintomi non motori, forse meno noti, ma che incidono pesantemente sulla qualità di vita dei pazienti: disturbi del sonno e dell’umore, dolore, problemi urinari, perdita di capacità cognitive, disturbi del sistema nervoso vegetativo.

“Il nostro obiettivo è prenderci carico del paziente affetto dal morbo di Parkinson offrendo un’assistenza globale – spiega il dottor Domenicantonio Tropepi (vedi foto), responsabile dell’ambulatorio per i disturbi del movimento – e questo è reso possibile dall’esistenza di una rete all’interno dell’ospedale che ci permette di trattare in modo adeguato tutti i problemi connessi alla malattia”.

In particolare l’ambulatorio può contare sulla collaborazione con il Centro di Medicina del Sonno e con il Centro per il Decadimento Cognitivo, sempre all’interno dell’Unità di Neurologia. Esiste poi uno stretto rapporto con la Diagnostica per Immagini riguardo agli esami morfologici necessari per la diagnosi e la valutazione dello stadio di avanzamento della malattia; con la Medicina Nucleare per gli esami funzionali e in particolare per la scintigrafia cerebrale con dat-scan per chiarire alcune diagnosi dubbie; altre collaborazioni sono quelle con la Videourodinamica per lo studio dei disturbi urinari e con la Riabilitazione per il trattamento con la tossina botulinica in caso di distonia. Per i trattamenti nelle fasi più avanzate della malattia, invece, quando le funzionalità sono maggiormente compromesse, c’è un collegamento diretto con il centro di riferimento dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona.

In genere i pazienti giungono in ospedale per la prima visita dopo che si sono presentati i primi problemi motori.

A quel punto l’ambulatorio li accompagna nel percorso che porta alla diagnosi della malattia e poi nei vari trattamenti attraverso visite periodiche. Attualmente sia i farmaci sia i trattamenti intervengono solo sui sintomi, migliorandoli ma senza poter modificare il corso degenerativo della malattia. In prospettiva, però, non mancano i segni di speranza. “La ricerca sta facendo progressi in varie direzioni, come la diagnosi precoce e la comprensione dei meccanismi che portano alla malattia, necessari per lo sviluppo di trattamenti di tipo disease modifying, ovvero in grado di arrestare o rallentare significativamente la progressione del morbo. Sono già in corso varie sperimentazioni con la terapia a base di cellule staminali e la terapia immunizzante, una sorta di vaccinazione in grado di arrestare la malattia nelle fasi più precoci”.

Ma la sfida è anche un’altra, cioè migliorare la qualità di vita dei pazienti, che risulta assai compromessa soprattutto in coloro nei quali l’insorgenza della malattia è più precoce (nel 5% dei casi addirittura prima dei 50 anni). Una sfida che si può vincere solo con un’alleanza tra il medico e il paziente con i suoi familiari: “È fondamentale che il paziente durante le visite ci racconti tutti i suoi eventuali disturbi e non solo quelli motori – conclude il dottor Tropepi – Infatti sui sintomi motori ci sono farmaci molto efficaci che funzionano per diversi anni. Ma anche sugli altri sintomi si può intervenire con efficacia, migliorando decisamente la vita delle persone affette da Parkinson”.

 

matteo.cavejari@sacrocuore.i