Accesso per visite e assistenza dei pazienti: le nuove norme

Con il miglioramento della situazione epidemiologica e l’introduzione del “Green Pass”, riprendono le visite ai degenti, l’assistenza ai pazienti ricoverati e la possibilità di accompagnare coloro che devono effettuare visite o esami abulatoriali. Ecco le nuove regole

Con l’introduzione del Green Pass elenchiamo di seguito l’aggiornamento delle norme di accesso in Ospedale per le visite o l’assistenza ai degenti
  • VISITE AI DEGENTI
    Per poter far visita ai degenti è necessario essere provvisti di  Certificazione Verde Covid-19 (“Green Pass”). L’accesso è consentito a una sola persona per paziente per un massimo di 30 minuti. Gli orari e la frequenza delle visite sono stabiliti dal direttore e dal coordinatore dell’Unità Operativa in base ai specifici contesti di cura.
  • ASSISTENZA AI DEGENTI
    Per l’assistenza ai degenti da parte di familiari, caregiver o tutori di pazienti minori è sempre richiesto il tampone molecolare o antigenico di 3°/4° generazione (effettuato entro le 48 ore) da ripetere ogni 7 giorni, anche presso l’ambulatorio tamponi dell’Ospedale. Il tampone è gratuito previo accordo con il coordinatore dell’Unità Operativa dove è ricoverato il paziente.
  • ACCOMPAGNATORI DI CHI DEVE EFFETTUARE VISITE O ESAMI
    Per chi accompagna un paziente che accede per una prestazione ambulatoriale e sosta nelle sale d’attesa dell’Ospedale è necessario il Green Pass, provvedimento non richiesto per il paziente accompagnato

La verifica della Certificazione Verde verrà eseguita dal personale presente all’ingresso dell’Ospedale fino alle 19. La corretta esibizione del documento sarà registrata nel “ticket” consegnato alla persona nel momento in cui accede alla struttura. Per eventuali visite autorizzate dai reparti dopo le 19, la verifica del Green Pass è effettuata dal personale dello stesso reparto


Tutto è iniziato da qui: si apre l'Anno del Centenario del Sacro Cuore

Questa mattina in occasione della Festa di San Giovanni Calabria è stata annunciata solennemente l’apertura dell’Anno del Centenario. Era infatti il 1 novembre del 1922  quando don Angelo Sempreboni, parroco di Negrar, diede vita al ricovero per anziani Casa Sacro Cuore. Ma fu San Giovanni Calabria a vedere dove non c’era nulla che “La cara Casa del Sacro Cuore di Negrar, cellula divina, destinata a diventare grande”…

Fratel Gedovar Nazzari

In apertura della Messa per la Festa di San Giovanni Calabria che si è celebrata questa mattina, il presidente del “Sacro Cuore Don Calabria” e della Cittadella della Carità, fratel Gedovar Nazzari,  ha annunciato l’apertura dell’Anno del Centenario dell’Ospedale di Negrar (vedi video dell’annuncio in fondo a questa pagina).

Era infatti il 1 novembre del 1922 quando don Angelo Sempreboni diede vita alla Casa Sacro Cuore, un ricovero per anziani collocato nell’area dell’attuale Pronto Soccorso. Grazie a San Giovanni Calabria, che lo prese in carico circa dieci anni dopo, il Ricovero divenne la “prima pietra” dell’attuale Cittadella della Carità di cui fa parte anche l’Ospedale insieme alle Case di Riposo e alle RSA. I

“Ma tutto questo non sarebbe successo se, circa 10 anni dopo, don Giovanni Calabria non avesse preso in carico un ospizio che nessuno voleva, ma in cui lui vide la culla della Cittadella della Carità. Una visione profetica, portata avanti fino ad oggi da fratelli, sorelle e laici illuminati dal Carisma dell’Opera”, ha detto il Presidente

Il Centenario “lo vivremo attraverso una serie di eventi rivolti anche alla popolazione”, ha proseguito fratel Gedovar. “Ma lo vivremo soprattutto all’interno della Cittadella della Carità, con momenti comunitari, di riflessione e di formazione. Vorremmo prenderci delle pause dalla frenesia delle giornate per ritornare all’origine. Per ritornare a quel nucleo centrale del Carisma grazie al quale si sono avverate le parole di San Giovanni Calabria: ‘La cara Casa del Sacro Cuore di Negrar, cellula divina, destinata a diventare grande’. Grande in termini di spazi e di eccellenza sanitaria, come lo è oggi. Ma soprattutto grande nella testimonianza che Dio è Padre e che la Paternità si manifesta nel prendersi cura del malato.

L’umanizzazione delle cure ha distinto la Cittadella della Carità anche quando questo termine non era così di moda. Ma perché il fuoco continui a diffondere la sua luce e il suo calore ha bisogno di ossigeno. E il nostro ossigeno è quel Vangelo di cui il nostro Fondatore si è nutrito”.

Prima di concludere fratel Gedovar ha ringraziato tutti coloro che operano presso la “Cittadella della Carità”:  “Se il sogno di don Calabria continua ad essere grande è grazie a tutti voi, alla vostra dedizione professionale e umana verso il malato”.


Festa San Calabria: inaugurato un laboratorio ad alta sicurezza per la ricerca su virus e batteri

Inaugurati due nuovi Laboratori per la ricerca in vitro di agenti infettivi. Uno è ad alto biocontenimento, dove verrà isolato e coltivato anche il virus SARS-CoV-2. L’assessore regionale Lanzarin: “Anche in questa occasione, il Sacro Cuore Don Calabria conferma di essere una vera e propria eccellenza, veneta”.  Entrano nell’équipe dell’IRCCS ricercatori del gruppo dello “Spallanzani” che per primo in Italia ha isolato il virus responsabile del Covid

In occasione della Festa patronale di San Giovanni Calabria, questa mattina all’Ospedale di Negrar – Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico per le Malattie Infettive e Tropicali – sono stati inaugurati, alla presenza dell’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin, due nuovi laboratori di bicontenimento per la ricerca in vitro su virus e batteri che si affiancano agli altri quattro già esistenti.

Uno dei due nuovi Laboratori del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali e Microbiologia è ad alto biocontenimento (grado di sicurezza 3 su 4), dove verranno studiati il virus SARS-CoV-2 e altri virus emergenti, come West Nile, originario dell’Africa ma da anni presente in alcune zone d’Italia. Inoltre saranno oggetto di ricerca il virus della dengue e chikungunya, endemici nelle regioni tropicali, ma che hanno già causato focolai epidemici anche in Occidente perché possono essere trasmessi dalla “zanzara tigre”. Sulla sorveglianza di questi virus il Centro di Negrar collabora attivamente già da oltre 10 anni con la Regione Veneto, e ora sarà in grado di effettuare una ricerca di livello avanzato anche in laboratorio. Un altro ambito di ricerca sarà sui micobatteri, che causano gravissime patologie, tra cui la tubercolosi e la lebbra.

Prof. Maria Rosaria Capobianchi

Con l’acquisizione di nuovi spazi e di nuove dotazioni tecnologiche, L’IRCCS si arricchirà anche di prestigiose consulenze provenienti dall’Istituto Spallanzani di Roma: i professori Maria Rosaria Capobianchi (già direttore del Dipartimento della Ricerca e Laboratorio di virologia) e Antonino Di Caro entrambi virologi.  Sono entrambi ricercatori del gruppo che per primo ha isolato il virus SARS-CoV-2 in Italia.

Al termine dell’inaugurazione, il Superiore Generale dei Poveri Servi della Divina Provvidenza, padre Miguel Tofful, ha presieduto la Santa Messa.

Al centro, l’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin

“Anche in questa occasione, l’Ospedale di Negrar conferma di essere una vera e propria eccellenza, veneta e nazionale, in vari campi, compreso un settore sempre più importante, delicato e difficile come la ricerca e la cura nel campo delle malattie infettive e tropicali” ha detto l’Assessore Regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin, intervenendo all’inaugurazione. “I due nuovi Laboratori di biocontenimento per la ricerca in vitro di patogeni (virus, batteri, funghi e parassiti) sono particolarmente importanti, per tutte le attività che vi si svolgeranno, ma in particolare per rafforzare la lotta al Covid sul fronte della ricerca. Uno dei Laboratori è infatti ad alto biocontenimento (livello di sicurezza 3 su 4) e vi si studieranno i virus come SARS-CoV-2 e altri emergenti. Un ulteriore passo per garantire sempre più salute alla gente”.

Prof. Zeno Bisoffi

“La cronaca degli ultimi due anni, dominata dalla pandemia di SARS-CoV-2, rende quasi superfluo sottolineare l’importanza di un laboratorio ad alto biocontenimento”, ha spiegato il professor Zeno Bisoffi, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali e Microbiologia. “Saremo in grado di isolare e coltivare i microorganismi del gruppo di rischio 3, agenti che causano gravi patologie e che costituiscono un serio rischio per il personale addetto. Questi laboratori sono dotati dei più elevati standard di biosicurezza con strumentazione di avanguardia, e il personale deve essere altamente specializzato e adeguatamente formato. Solo gli agenti di classe 4 (un esempio per tutti il virus Ebola) costituiscono un rischio ancora più elevato, essendo altamente letali”.

Dottor Mario Piccinini

 “Poche settimane fa abbiamo ricevuto dal Ministero della Salute la conferma del riconoscimento di Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico per le Malattie Infettive e Tropicali, decretato nel 2018 e sottoposto a verifica ogni due anni”, è intervenuto Mario Piccinini, Amministratore Delegato dell’IRCCS di Negrar.  “Una conferma frutto di un notevole lavoro di ricerca (171 pubblicazioni dal 2019) nonostante il gravoso carico assistenziale e diagnostico dovuto alla pandemia. Con l’attivazione di questi due nuovi Laboratori di biocontenimento vogliamo non solo intensificare, ma anche qualificare ulteriormente l’attività scientifica nell’ambito delle malattie infettive, la cui importanza ci ha toccati tutti da vicino. Tutto questo in una logica di collaborazione innanzitutto con la Regione Veneto, e poi con le istituzioni italiane e internazionali”.


Test del sangue per una cura personalizzata del morbo di Crohn e della colite ulcerosa

L’IRCCS di Negrar mette a disposizione per i pazienti affetti da malattia di Crohn e da rettocolite ulcerosa i test quantitativi per la misurazione nel sangue della concentrazione dei due farmaci di riferimento (Infliximab e Adalimumab) e per la rilevazione dei rispettivi anticorpi con lo scopo di modulare la terapia in base alla risposta del paziente.

Il Laboratorio di Analisi cliniche, in collaborazione con il Centro per le malattie infiammatorie croniche dell’intestino, mette a disposizione per i pazienti affetti da malattia di Crohn (CD) e da rettocolite ulcerosa (RCU) i test quantitativi per la misurazione nel sangue della concentrazione dei due farmaci di riferimento (Infliximab e Adalimumab) e per la rilevazione dei rispettivi anticorpi.

I test hanno l’obiettivo di fornire un trattamento terapeutico il più possibile efficace e sicuro, basato sulle risposte individuali al farmaco di ogni paziente.

Per sottoporsi ai test è necessaria la ricetta in bianco del medico specialista di riferimento con la richiesta di entrambi i test quantitativi (farmaco e anticorpi). Inoltre è obbligatoria la prenotazione al link https://www.sacrocuore.it/zerocoda-sacro-cuore/ alla voce “Prelievo di sangue senza impegnativa (costo a totale carico del paziente)”. I test vengono effettuati dal lunedì al sabato con risposta entro 48 ore. 

La malattia di Crohn e la rettocolite ulcerosa sono patologie croniche caratterizzate da infiammazione del tratto gastrointestinale. I farmaci biologici Infliximab e Adalimumab –  inibitori del fattore di necrosi tumorale TNF-αsono il trattamento più diffuso di tali patologie, raccomandati dalle attuali linee guida in caso di grave attività di malattia o di malattia refrattaria ad altri farmaci.

A causa delle molteplici risposte individuali, dosaggi identici di farmaco corrispondono a diversi livelli dello stesso nel sangue. Questo è dovuto al fatto che, in alcuni casi, la terapia può indurre l’insorgenza di una risposta immunitaria con formazione di anticorpi specifici, che riducono l’efficacia del farmaco.

Pertanto per ottenere un trattamento terapeutico ottimale, è importante controllare il livello di concentrazione (trough level – TL) dell’Infliximab o dell’Adalimumab non oltre le 48 ore prima di una nuova infusione

Inoltre, anche l’immunogenicità impatta sull’efficacia di un farmaco. I cosiddetti anticorpi anti-farmaco (anti-drug antibodies – ADA) si legano allo stesso e possono portare a una diminuzione della disponibilità del principio attivo nel metabolismo, così come a reazioni allergiche.


Diagnosi prenatale: al Sacro Cuore l'esame per la ricerca del DNA fetale

A partire dal mese di ottobre 2021 al “Sacro Cuore” è possibile per le future mamme accedere alla diagnosi prenatale non invasiva con ricerca del DNA fetale (Harmony Test). Si tratta di un esame di screening che ha l’obiettivo di determinare con un alto livello di precisione il rischio individuale specifico di anomalie cromosomiche nel nascituro. È un esame non invasivo basato sulla ricerca del DNA libero di origine placentare presente nel plasma materno (vedi video illustrativo in questa pagina).

Accanto alla ricerca del DNA fetale, presso il reparto di Ostetricia guidato dal dottor Marcello Ceccaroni è disponibile il cosiddetto “Test Combinato”, altro esame di screening che si basa sulla combinazione di un prelievo di sangue materno con un controllo ecografico. Sia il test combinato sia il DNA fetale sono esami non invasivi e non presentano alcun rischio per il feto. Come detto sono esami di screening, cioè determinano con precisione una probabilità di rischio e non una diagnosi, contrariamente ad esami come amniocentesi e villocentesi che permettono di effettuare una diagnosi ma sono invasivi e presentano un rischio dello 0,5-1% di perdere il nascituro.

Diversamente dai controlli ecografici standard previsti durante la gravidanza e disponibili presso il “Sacro Cuore” (vedi percorso nascita), gli esami di screening non sono obbligatori, ma si effettuano solo alle pazienti che, informate, li richiedano. Per saperne di più: vedi brochure informativa sulla diagnosi prenatale.
Nel video qui sotto l’equipe dell’Ostetricia spiega nel dettaglio il percorso della diagnosi prenatale al “Sacro Cuore” e come funzionano i test…


"ilmiovaccinoCOVID19": lo studio con i cittadini per rendere ancora più sicuro il vaccino

L’IRCCS di Negrar ha aderito allo studio “ilmiovaccinoCOVID19” che ha l’obiettivo di rendere ancora più sicuro il vaccino contro il Coronavirus. Grazie alla collaborazione dei cittadini sarà stimata l’incidenza delle sospette reazioni avverse a breve e a lungo termine (fino a 6 mesi) associate ai vaccini COVID attualmente in commercio in Europa.  Ecco come coloro che devono sottoporsi a vaccinazione possono contribuire allo studio

L’IRCCS di Negrar ha aderito allo studio “ilmiovaccinoCOVID19”, coordinato dall’Università di Verona, che ha l’obiettivo di stimare l’incidenza delle sospette reazioni avverse a breve e a lungo termine (fino a 6 mesi) associate ai vaccini COVID attualmente in commercio in Europa.

L’èquipe vaccini della Farmacia Ospedaliera

Lo studio rientra nel progetto europeo “Covid-Vaccine-Monitor” (CVM) – finanziato dall’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) e svolto in collaborazione con l’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) – che coinvolge 17 Paesi del Vecchio Continente coordinati dall’Università di Utrecht (Olanda).

Al network di partner italiani spetta il compito del monitoraggio dei vaccini in speciali categorie: bambini/adolescenti, pazienti con storie di allergie, persone immunocompromesse, soggetti trapiantati, quelli con pregresse infezioni da Covid e donne in gravidanza.

La ricerca, per quanto riguarda il “Sacro Cuore Don Calabria”, è coordinata dalla Farmacia Ospedaliera, che ha già condotto e pubblicato due studi di farmacovigilanza in occasione delle vaccinazione degli oltre 2mila dipendenti dell’Ospedale (“Il ruolo del farmacista ospedaliero dall’allestimento del vaccino a mRNA Bnt162b2 (Comirnaty®/Pfizer-Biontech) alla relativa vaccinovigilanza”;Comparison of medium-term adverse reactions induced by the first and second dose of mRNA BNT162b2 (Comirnaty, Pfizer-BioNTech) vaccine: a post-marketing Italian study conducted between 1 January and 28 February 2021″)

Le Unità Operative coinvolte dalla Farmacia sono invece la Pediatria, la Reumatologia, l’Oncologia, l’Ostetricia, il Centro per le Malattie infiammatorie croniche dell’intestino. Ai loro pazienti che dovranno ricevere il vaccino, indipendentemente dalla sede scelta, gli specialisti consegneranno un volantino esplicativo delle modalità di adesione allo studio che deve avvenire non oltre le 48 ore dopo la vaccinazione. Altrettanto faranno i medici nel corso dell’anamnesi che precede la somministrazione del vaccino presso il Centro vaccinale dell’Ospedale.

Per partecipare il paziente deve effettuare la registrazione sul sito web www.ilmiovaccinocovid19.it, (per la prima dose) o www.covidvaccinemonitor.eu/it (per le dosi di richiamo e terza dose) al seguito della quale riceverà un questionario di base e altri 6 a scadenza mensile. I questionari sono semplici e riguardano domande sulla salute e sui possibili effetti collaterali. Si può decidere di interrompere la partecipazione in qualsiasi momento.

La compilazione dei questionari richiede poco tempo (al massimo 10 minuti), ma la collaborazione dei cittadini è molto importante. Prima della messa in commercio, i vaccini sono stati studiati anche per quanto riguarda la sicurezza, tuttavia allargandosi progressivamente la platea dei vaccinati, grazie alla campagna vaccinale, si possono monitorare effetti collaterali non previsti. Dando la propria disponibilità allo studio si contribuisce a rafforzare la sicurezza dell’unica arma che oggi abbiamo per combattere il Covid.


Il "Sacro Cuore" confermato dal Ministero della Salute IRCCS per le Malattie Infettive e Tropicali

Il Ministero della Salute ha confermato all’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria il riconoscimento di Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico per le Malattie Infettive e Tropicali, decretato il 23 maggio del 2018 e sottoposto, per legge, alla revisione ogni due anni. Continua la ricerca e la cura di altre patologie infettive e di quelle del Sud del mondo, nonostante il forte impegno scientifico e terapeutico in ambito Covid.

Prof. Pier Carlo Muzzio

L’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria è stato confermato dal Ministero della Salute Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico nella disciplina delle Malattie Infettive e Tropicali. Il riconoscimento di IRCCS era stato decretato il 23 maggio del 2018 ed è soggetto, per legge, alla revisione ogni due anni. La conferma era prevista entro il 2020, ma la pandemia di Covid 19 ha procrastinato le procedure di verifica dei requisiti scientifici necessari.

L’IRCCS di Negrar, il cui direttore scientifico è il professor Pier Carlo Muzzio, è uno dei 52 ospedali di eccellenza in Italia (il terzo nato nel Veneto in ordine di tempo dopo l’Istituto Oncologico Veneto e il San Camillo di Venezia) che si occupano in vari ambiti di ricerca con ricadute dirette sull’attività terapeutica.

“La conferma, oltre ad essere una grande soddisfazione, è un forte stimolo a migliorare nell’ambito delle malattie infettive e tropicali, ma anche ad allargare il riconoscimento ad altri settori di attività importanti del nostro ospedale che sono preminenti dal punto di vista scientifico” afferma il prof. Muzzio.

Prof. Zeno Bisoffi

Cuore dell’IRCCS è il Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali e Microbiologia, diretto dal professor Zeno Bisoffi.

Nato dall’esperienza trentennale del Centro per le Malattie Tropicali e Centro collaboratore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Istituto veronese è una struttura di riferimento per la ricerca e la cura della malaria e delle altre patologie infettive legate alla mobilità umana. Inoltre si occupa delle cosiddette Malattie Tropicali Neglette, chiamate così perché trascurate dalla ricerca.

Ma è stato l’irrompere sulla scena mondiale del Covid 19 ad assorbire buona parte dell’impegno dell’IRCCS di Negrar nei primi due anni di vita. Sul fronte dell’assistenza dall’inizio della pandemia (marzo 2020) nel reparto del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali sono stati ricoverati un migliaio di pazienti, mentre il Laboratorio di Microbiologia ha processato circa 161.500 tamponi molecolari, supportando nella diagnostica il territorio dell’Ulss 9.

L’attività scientifica ha dato vita dal 2019 a 171 pubblicazioni di cui 23 sul nuovo Coronavirus. Tra queste, lo studio, pubblicato su Clinical Microbiology and Infection, relativamente all’efficacia della vaccinazione, che ha coinvolto gli oltre 2000 operatori del “Sacro Cuore Don Calabria” e ha anticipato l’indicazione del Ministero che per i guariti ha stabilito una sola dose di vaccino, se effettuata entro l’anno dall’infezione.

L’IRCCS ha fatto parte anche del trial internazionale SAVE MORE (pubblicato su Nature Medicine) sul farmaco anakinra per l’artrite reumatoide che ha dato risultati straordinari dimostrandosi capace di ridurre drasticamente il ricovero in terapia intensiva e i decessi causati dal virus SARS-COV2. Ora si attende dall’Agenzia Europea del Farmaco il via libera per inserire l’anakinra tra le terapie Covid.

 L’IRCCS dispone di una biobanca, in cui vengono conservati i campioni biologici (sangue, siero, tamponi, biopsie) residui (una volta eseguite le indagini diagnostiche) e donati dai pazienti ai fini di ricerca.

A breve sarà attivo anche un laboratorio ad alto biocontenimento per la manipolazione (ai fini di ricerca in vitro) di patogeni di classe 3 (le classi di sicurezza arrivano a 4) definiti tali per il “rischio individuale elevato” e “rischio collettivo basso/moderato”. Saranno studiati tra gli altri il micobatterio della tubercolosi, il virus SARS-CoV 2 e altri virus emergenti, il Trypanosoma cruzi (responsabile della malattia di Chagas).


Possibile svolta nella cura del Covid grave: lo studio sull'anankira ha dato ottimi risultati

Anche l’IRCCS di Negrar ha partecipato allo studio internazionale SAVE MORE sul farmaco biologico anakinra che, se somministrato precocemente, si è dimostrato capace ridurre drasticamente il ricovero in terapia intensiva e i decessi. Per ora negli ospedali non viene somministrato, perché si sta attendendo l’autorizzazione dall’Agenzia Europea del Farmaco. 

Uno studio internazionale (Grecia-Italia), a cui ha partecipato anche l’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, apre prospettive concrete per la prevenzione dell’insufficienza respiratoria grave nei pazienti colpiti da COVID-19. Questo grazie alla somministrazione precoce del farmaco biologico anakinra, finora usato soprattutto per la cura dell’artrite reumatoide, che si è dimostrato capace ridurre drasticamente il ricovero in terapia intensiva e i decessi. I risultati del trial “SAVE MORE” – di Fase III, randomizzato e in doppio cieco – sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista Nature Medicine e l’EMA (Agenzia Europea del Farmaco) ha iniziato il procedimento di valutazione per estendere le indicazioni dell’anakinra al COVID-19.

Lo studio è stato condotto su 594 pazienti ricoverati per polmonite e vede come principale investigatore Evangelos J. Giamarellos-Bourboulis, professore dell’Università Nazionale Capodistriana di Atene, che ha coordinato 37 ospedali, tra cui 8 italiani a loro volta coordinati dall’Istituto Spallanzani di Roma. Il “Sacro Cuore Don Calabria” è tra i centri in Italia che ha arruolato il maggior numero di pazienti (15).

RIDUZIONE DEL 55% DI MORTALITA’ E DEL 64% DEL RISCHIO DI MORTE O NECESSITA’ DI RICOVERO IN TERAPIA INTENSIVA
Dr. Andrea Angheben

“Lo studio ha dimostrato che la somministrazione precoce dell’anakinra riduce del 55% la mortalità e del 64% il rischio di morte o la necessità di ricovero in terapia intensiva per la progressione della polmonite in insufficienza respiratoria grave valutati al 28mo giorno”, afferma il dottor Andrea Angheben, responsabile del reparto del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali di Negrar e responsabile locale del trial. “Mi sento di dire che sono risultati particolarmente esaltanti: pur essendo all’oscuro su chi riceveva il farmaco rispetto al placebo ho potuto constatare di persona che alcuni pazienti clinicamente destinati alla terapia intensiva mostravano un rapido ed inaspettato miglioramento a poche ore dalla somministrazione del farmaco sperimentale”.

PREVIENE LA TEMPESTA CITOCHINICA

La chiave di volta sta tutta nelle caratteristiche dell’anakinra, associate all’individuazione della “finestra di somministrazione”. “Sappiamo che i danni maggiori causati dal COVID-19 sono dovuti all’infiammazione (la “famosa tempesta citochinica”) che paradossalmente il nostro sistema immunitario provoca reagendo in maniera incontrollata al virus – spiega ancora Angheben –  L’infiammazione è un processo mediato dalle interleuchine. Infatti fin dall’esordio del COVID-19 sono nate molte ricerche su farmaci inibitori dell’infiammazione, come il tocilizumab attualmente indicato nel trattamento di COVID-19. L’anakinra va ad agire su un’interleuchina molto importante, la 1-alfa e 1-beta, bloccandola e quindi arrestando la cascata infiammatoria; con una potenza tuttavia che lo differenzia da altri farmaci simili: agisce velocemente e la durata di azione è legata al suo utilizzo con conseguente minimo impatto sulla competenza immunitaria del paziente.”.

FARMACO OLTRE CHE EFFICACE ANCHE SICURO

Una caratteristica fondamentale, quest’ultima, “perché la riduzione dell’infiammazione comporta anche la riduzione della risposta immunitaria e quindi espone il soggetto già colpito da polmonite o intubato a sovrainfezioni. Cosa che invece può accadere con altri farmaci simili, come il tocilizumab. Lo studio infatti non ha rilevato un numero maggiore di infezioni in coloro che hanno assunto il farmaco, rispetto ai pazienti nel braccio di controllo con placebo. Ci troviamo pertanto di fronte ad un farmaco oltre che efficace, anche sicuro”.

UN ELEVATO BIOMARCATORE NEL SANGUE INDICA IL MOMENTO GIUSTO PER SOMMINISTRARLO

Ma l’anakinra non avrebbe la stessa efficacia se non venisse somministrato al ‘tempo giusto’. “La clinica ci ha insegnato fin dall’inizio che l’infiammazione può essere contrastata solo somministrando tempestivamente i farmaci di cui disponevamo, in primis il cortisone. Grazie a questo studio ora sappiamo quantificare l’avverbio “tempestivamente”. In un precedente trial (SAVE), il professor Giamarellos-Bourboulis aveva dimostrato che il COVID-19 si comporta per certi versi come la sepsi nella fase avanzata, patologia di cui si occupa da tempo; in altre parole i pazienti destinati a progressione di malattia – quindi all’insufficienza respiratoria – sono coloro che nel sangue hanno un alto valore del suPAR, un biomarcatore del plasma che funge da strumento prognostico per l’attivazione immunitaria in fase precoce. Nel trial che ci ha coinvolto si è fatto tesoro di questo dato e sono stati screenati, tra Grecia e Italia, circa mille pazienti, arruolando però solo quelli destinati a peggiorare cioè quelli che presentavano il biomarcatore nel sangue con valori superiori a 6”.

Lo studio SAVE MORE è stato condotto in doppio cieco, cioè gli sperimentatori non sapevano quali fossero i pazienti che hanno assunto il farmaco (circa 400) e quali il placebo. Ad entrambi i bracci è stato somministrato lo standard terapeutico tradizionale: cortisone, eparina e supporto respiratorio.

Lo studio SAVE MORE offre anche ulteriori informazioni utili per combattere il COVID-19; il professor Giamarellos-Bourboulis sta ora studiando i sottogruppi, cioè sta valutando l’efficacia e la sicurezza del farmaco per esempio nei pazienti obesi o nelle donne piuttosto che negli uomini.


Giornata mondiale dell'Alzheimer: gli effetti sui pazienti della pandemia

La pandemia di Covid 19 porta con sé un pesante impatto sulla salute e sul benessere di tutti, ma in particolare sulle persone fragili. Tra queste i pazienti compiti da demenza. Gli effetti negativi dell’isolamento sociale su di essi rileva ancora una volta l’importanza della stimolazione cognitiva per la conservazione delle abilità residue. La riflessione del Centro disturbi cognitivi e demenze in occasione della giornata mondiale dell’Alzheimer che si celebra il 21 settembre

L’impatto della pandemia è stato particolarmente gravoso per le persone con demenza anche per coloro che non si sono ammalate di Covid-19. Questo in termini di importante impatto sulla vita sociale, accentuazione dei disturbi cognitivi, ulteriore perdita dell’indipendenza funzionale e aggravamento o comparsa di disturbi comportamentali.

GLI EFFETTI DELL’ISOLAMENTO PER I PAZIENTI E I CAREGIVER

In un’indagine condotta dal gruppo di studio della Società italiana di Neurologia per le Demenze (SINdem) che ha coinvolto, a livello nazionale, quasi 5.000 caregiver (“coloro che si prendono cura del malato”) si è assistito, nelle persone affette da demenza, ad un peggioramento delle manifestazioni neuropsichiatriche (ansia, aggressività, apatia, alterazioni della personalità, disturbi dell’umore) nel circa 60% dei casi. Parallelamente, sono aumentati in modo considerevole i livelli di stress e carico assistenziale per familiari e caregiver a causa dei cambiamenti imposti dall’emergenza nelle routine quotidiane, nell’impossibilità di ricorrere a strategie per il contenimento delle manifestazioni comportamentali (come uscire per una passeggiata), nell’isolamento prolungato e nella sospensione delle attività fornite dai Servizi (per es. Centri diurni).

L’ESPERIENZA DEL NOSTRO CENTRO DISTURBI COGNITIVI E DEMENZA

Nel corso della prima ondata, anche il nostro Centro Disturbi Cognitivi e Demenze, come altri, ha dovuto sospendere o limitare fortemente le proprie attività. Sono stati posticipati appuntamenti per visite specialistiche e sospese le attività di stimolazione cognitiva ed i gruppi di supporto per familiari.

Si è cercato, tuttavia, di implementare interventi da remoto con telefonate o e-mail che hanno consentito di identificare situazioni a rischio, monitorare le condizioni cliniche delle persone con demenza, supportare le famiglie che si sono trovate da sole ad affrontare una quotidianità complicata.

Dai contatti avuti, è risultato che tale condizione di isolamento sociale e riduzione degli stimoli cognitivi, fisici e ambientali abbiano avuto un impatto importante sulla quotidianità delle persone affette da demenza. L’impossibilità di uscire di casa, avere scambi con parenti e amici, di mantenere una routine caratterizzata da stimoli familiari ha comportato lo sviluppo di problematiche emotive (come la depressione, l’apatia e l’astenia) e dei cambiamenti del comportamento (aumento dell’irritabilità e dell’aggressività, disturbi del sonno e dell’alimentazione) inficiando sul benessere psicofisico del malato e del familiare che se ne prende cura.

L’IMPORTANZA DELLA STIMOLAZIONE COGNITIVA

Appena le condizioni epidemiologiche e le disposizioni lo hanno permesso, il CDCD ha deciso di riprendere le attività di stimolazione cognitiva del progetto avviato ormai da alcuni anni dell’Officina della Memoria”, organizzando gruppi più piccoli e vigilando costantemente sul mantenimento delle misure anti-contagio. Superando i primi timori, tutti i partecipanti ai gruppi e i loro familiari hanno condiviso l’importanza di ritrovarsi di persona.

Col mese di settembre ripartiranno quindi tutti i gruppi di stimolazione cognitiva dell’ Officina della Memoria”, in due sedi, ovvero presso l’ospedale di Negrar e presso il Centro Diagnostico (Via San Marco 121) a Verona. L’attività è rivolta sia a persone con decadimento cognitivo di grado lieve-moderato, sia a individui sani, che vogliono allenare la propria mente in un’ottica “preventiva”.

Nonostante la natura neurodegenerativa della malattia, l’intervento precoce favorisce il mantenimento il più a lungo possibile della propria autonomia. Il cervello, infatti, ha a disposizione una riserva neuronale che, se opportunamente stimolata con attività fisica e cognitiva, può sopperire alla degenerazione indotta dalla malattia.

RIPRENDONO I GRUPPI PROMOSSI DAL CDCD
  • Per i pazienti

Le attività di stimolazione cognitiva di gruppo, condotte dalla dr.ssa Cristina Baroni (psicologa) si suddividono in cicli di 12 incontri settimanali, in cui, in un ambiente di condivisione e disponibilità, vengono proposti esercizi cognitivi mirati e compiti a casa.

  • Per i familiari

Per i familiari di persone affette da demenza, sono offerti dei colloqui individuali, condotti dalla dr.ssa Cecilia Delaini (psicologa e psicoterapeuta), di supporto psicologico, di implementazione delle strategie di comunicazione, di gestione dello stress derivato dall’assistenza e delle problematiche comportamentali. E’ possibile prenotare tale colloquio tramite impegnativa.

Per i parenti dei partecipanti ai gruppi, sono inoltre offerti gratuitamente 3 incontri annuali di gruppo, in cui si propone una psicoeducazione sulla demenza e sui i principali cambiamenti ad essa correlati, si forniscono strategie per la gestione delle problematiche assistenziali e si favorisce una condivisione dei vissuti emotivi e pratici dei familiari.

La difficoltà vissuta dai pazienti del nostro CDCD durante il periodo Covid-19, sottolinea quanto la socialità e la stimolazione cognitiva, ambientale e fisica influisca sul benessere psicofisico e sul rallentamento della progressione della malattia. Il nostro CDCD ci tiene a sottolineare l’importanza di favorire la creazione di un contesto stimolante per il paziente, di agire sull’ambiente familiare al fine di ridurre i conflitti e favorire l’uso di strategie di compenso. Tramite la proposta di visite ambulatoriali, di gruppi di stimolazione e di supporto per i familiari, il CDCD ha l’obiettivo di proporre un servizio di cura, sostegno e prevenzione per i suoi pazienti ed i loro caregivers.

L’équipe del Centro disturbi cognitivi e demenze


Radioterapia Oncologica: attivo per i pazienti il servizio di teleconsulto

Nei casi in cui è possibile e per agevolare i pazienti, soprattutto coloro che vengono da fuori provincia, il Dipartimento di Radioterapia Oncologica Avanzata attiva un servizio di teleconsulto con il medico tramite videochiamata. Queste le modalità di prenotazione.

Il Dipartimento di Radioterapia Oncologica Avanzata, diretta dal professor Filippo Alongi, attiva per i pazienti un servizio di teleconsulto con videochiamata tramite computer, tablet o smartphone.

Per accedere al servizio (in libera professione, quindi senza ricetta medica) è necessario scrivere all’indirizzo e-mail: videovisite.radioterapia@sacrocuore.it oppure telefonare al numero 045.6014800 specificando le ragioni della richiesta.

In risposta, la segreteria del Dipartimento provvederà a guidare il paziente e a dare le indicazioni necessarie per accedere al servizio.