Nuovo rinvio per il Capitolo Generale dell'Opera Don Calabria

Con un messaggio alla Famiglia Calabriana il Casante padre Miguel Tofful annuncia che il Capitolo della Congregazione, già rinviato la scorsa primavera, non si svolgerà nemmeno nel mese di febbraio ma slitterà probabilmente alla fine dell’estate a causa della pandemia e delle conseguenti restrizioni

Il dodicesimo Capitolo Generale dei Poveri Servi della Divina Provvidenza, Congregazione alla quale fa capo anche il “Sacro Cuore”, è stato ancora rinviato a causa della pandemia. La nuova data non è fissata, ma si ipotizza che sarà nel periodo compreso fra luglio e ottobre 2021. In ogni caso molto dipenderà dall’andamento dei contagi e dalle conseguenti restrizioni.

Il Capitolo è un evento che si svolge ogni sei anni e riunisce i rappresentanti eletti dai religiosi della Congregazione in tutto il mondo. In questo caso i partecipanti saranno 38 provenienti da 12 Paesi e da tutti e 5 i continenti. Durante il Capitolo la Congregazione riflette sul cammino fatto nel precedente sessennio e getta le basi per la programmazione futura. Inoltre vengono eletti il Casante e i componenti del Consiglio Generale. In alcuni momenti, infine, è prevista la partecipazione di laici appartenenti alla Famiglia Calabriana.

Originariamente programmato nella primavera 2020, l’evento era stato spostato a febbraio di quest’anno ed ora subirà dunque un nuovo slittamento. A comunicarlo è stato il Casante dell’Opera Don Calabria padre Miguel Tofful in una lettera inviata a tutta la Famiglia Calabriana e firmata anche dalla Madre Generale delle Povere Serve della Divina Provvidenza, Sor. Lucia Bressan, in quanto anche il ramo femminile dell’Opera ha dovuto spostare il suo Capitolo Generale previsto in contemporanea con quello dei fratelli (vedi allegato con il testo integrale della lettera).

Maggiori informazioni sono disponibili sul sito dell’Opera la seguente link: SPECIALE XII CAPITOLO GENERALE


Covid-19: cosa sono e come agiscono gli anticorpi monoclonali

Vengono individuati come la svolta terapeutica per il trattamento del Covid 19. Sono gli anticorpi monoclonali già usati contro altre patologie, ma ancora in fase di sperimentazione per il SARS COV 2. Ecco cosa sono e come funzionano

I riflettori sugli anticorpi monoclonali per la cura del COVID-19 si sono accesi quando l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ha contratto la malattia ed è stato sottoposto alla cura sperimentale e dai costi proibitivi. Ma gli anticorpi monoclonali sono una realtà da tempo nel trattamento di alcune patologie (tra cui quelle oncologiche). Contro il virus SARS COV2, responsabile del COVID-19, attualmente ci sono 11 anticorpi in fase sperimentale più o meno avanzata nell’uomo, ma non sono stati ancora approvati come trattamento. E circa 150 in fase di ricerca contro il virus SARS COV 2. Vediamo come funzionano.

COS’E’ UN ANTICORPO

Gli anticorpi, detti anche immunoglobuline, sono proteine prodotte dalle cellule del plasma quando il nostro organismo riconosce un agente, ad esempio un virus, estraneo al nostro corpo. Essi agiscono riconoscendo una o più molecole caratteristiche dell’agente infettivo, dette antigeni. Legandosi saldamente ad esse, inattivano il microorganismo, portandolo poi ad essere distrutto dal nostro sistema di difesa immunitario.
Quando viene somministrato un vaccino, nel nostro organismo viene indotta la produzione di anticorpi, contro il microorganismo che si vuole contrastare, che saranno l’arma di difesa immunitaria nel caso si incontri l’agente patogeno. L’immunizzazione di questo tipo viene definita “attiva” perché stimola il nostro sistema immunitario.

IN CASO DI INFEZIONE DA SARS COV2 QUALI ANTICORPI VENGONO PRODOTTI DAL NOSTRO ORGANISMO?

Quando il virus attacca il nostro oeganismo, il nostro sistema immunitario reagisce producendo una serie di anticorpi diretti verso differenti proteine del virus. Questi anticorpi sono diversi sia per classi che per antigene. Le classi di anticorpi si distinguono in base alla loro struttura in immunoglobuline denominate IgA, IgM e IgG.
Le IgA sono le prime a formarsi in risposta all’infezione, seguite poi dalle IgM e IgG. Una volta guariti dall’infezione, le IgM e ancor più le IgG permangono nel nostro organismo per diverse settimane per continuare a difenderci da nuovi attacchi virali; gli “esami sierologici” sfruttano la loro presenza in circolo per valutare se un soggetto è stato precedente a contatto con il virus.
Le diverse classi di anticorpi hanno poi diversi antigeni virali bersaglio: attualmente sono state identificate quattro proteine bersaglio denominate S, M, E ed N.

COS’E’ UN ANTICORPO MONOCLONALE?

Gli anticorpi monoclonali sono proteine create in laboratorio che hanno le stesse caratteristiche di quelle prodotte dal nostro organismo e che si legano ad un solo antigene dell’agente che si vuole combattere. Dato che gli anticorpi monoclonali agiscono direttamente sull’agente patogeno, ma non sono in grado di stimolare il nostro sistema immunitario, la temporanea immunizzazione data dalla loro somministrazione viene detta “passiva”.

GLI ANTICORPI MONOCLONALI SONO GIA’ UTILIZZATI IN MEDICINA?

Le somministrazioni nell’uomo di anticorpi monoclonali sono parte essenziale di molte terapie mediche dato che sono ormai da diversi anni trattamenti di consolidata efficacia soprattutto per la cura di alcuni tumori e di malattie infiammatorie croniche (reumatologiche o dell’intestino, come il morbo di Crohn e la colite ulcerosa)
Per quanto riguarda le patologie infettive virali, sono due gli anticorpi approvati per il trattamento: il Palivizumab (Synagis) contro il virus respiratorio sinciziale (RSV) – responsabile della polmonite e della bronchiolite nei bambini – e il REGN-EB3 (costituito da 3 anticorpi monoclonali diversi) approvato molto recentemente contro il virus Ebola.

COME FUNZIONANO GLI ANTICORPI MONOCLONALI NELLA TERAPIA ANTI COVID 19?

La maggior parte degli anticorpi monoclonali sviluppati appartiene alla classe delle IgG e sono in grado di riconoscere la proteina espressa dal virus denominata “Spike” o “S” presente sulla sua superficie. Questa proteina, che decora la superficie formando protuberanze caratteristiche dando l’aspetto di una corona al virus, contiene una porzione che è in grado di ancorarsi alla proteina umana ACE2 presente nelle nostre cellule. In questo modo permette l’ingresso del virus all’interno della cellula umana dando il via all’infezione. L’anticorpo legandosi alla proteina S del virus, crea un ingombro spaziale che inizialmente non consente più al virus di ancorarsi alla cellula e successivamente di essere riconosciuto come estraneo dal nostro sistema immunitario, che procede alla distruzione.

QUALI SONO LE DIFFERENZE TRA L’USO DEL VACCINO E L’USO DEGLI ANTICORPI MONOCLONALI?

Come spiegato prima, la somministrazione di un vaccino determina una “immunizzazione attiva” che stimola quindi la produzione di anticorpi da parte del nostro organismo. Per far ciò però l’organismo ha bisogno di un po’ di tempo e quindi la sua efficacia è generalmente visibile solo dopo circa 3-4 settimane. La somministrazione di anticorpi monoclonali è invece una “immunizzazione passiva” in grado di difendere istantaneamente un soggetto dall’attacco del virus in quanto ciò che viene somministrato è pronto all’uso.

L’ANTICORPO MONOCLONALE PUO’ ESSERE UN’ALTERNATIVA AL VACCINO

Sebbene la vaccinazione rimanga il metodo migliore per la profilassi del COVID-19, gli anticorpi monoclonali potrebbero avere un importante ruolo nelle profilassi in caso di soggetti che non siano in grado di sviluppare anticorpi dopo vaccinazione (es. soggetti immuno-compromessi) oppure soggetti non ancora vaccinati con alto rischio di infezione (es. operatori sanitari, operatori di primo intervento, soggetti che vengono a contatto con persone positive al virus). Inoltre, l’uso degli anticorpi monoclonali potrebbe dimostrarsi efficace in caso di malattia acuta, soprattutto se somministrati precocemente, in soggetti con malattia lieve o moderata ad alto rischio di malattia grave e, forse, anche in caso di soggetti con malattia grave se associati ad altre terapie (antivirali, terapie di supporto).

COME VIENE SOMMINISTRATO L’ANTICORPO MONOCLONALE PER IL COVID 19?

Gli anticorpi monoclonali per il COVID-19 sono studiati per essere somministrati per via sottocutanea o intramuscolare. Ciò ne permetterebbe una facile somministrazione da personale non specializzato anche a domicilio.

QUANTO DURA L’IMMUNIZZAZIONE PASSIVA MONOCLONALE?

Generalmente un anticorpo viene eliminato dall’organismo in circa 3-4 settimane. Questa è quindi una problematica importante che i ricercatori stanno affrontando al fine di far durare l’immunizzazione il più a lungo possibile ed evitare quindi che si debbano fare somministrazioni ripetute con brevi intervalli di tempo. L’anticorpo monoclonale può infatti essere modificato in una parte della sua struttura al fine di rallentarne l’eliminazione. L’obiettivo attuale dei ricercatori è quello di far durare l’immunizzazione per almeno 6 mesi.

Hanno collaborato il dottor Antonio Conti, direttore del Laboratorio di Analisi Cliniche e il dottor Gianluigi Lunardi, farmacologo clinico


Vaccinati gli anziani ospiti della casa di riposo dell'Opera Don Calabria in Brasile

Sono 24 gli anziani ospiti che lo scorso mercoledì 20 gennaio hanno ricevuto il vaccino contro il Covid-19 nella casa di riposo dell’Opera a Porto Alegre, nel sud del Brasile. La struttura fa parte di una “rete calabriana” che comprende anche svariate attività di assistenza sociale a bambini e ragazzi poveri di quella città.

Mentre al Sacro Cuore è terminata la somministrazione della prima dose di vaccino anti-Covid agli operatori sanitari e agli anziani ospiti dell’area socio-sanitaria, anche in altre realtà dell’Opera Don Calabria nel mondo si cominciano a vaccinare le persone più fragili ed esposte.

In particolare mercoledì 20 gennaio è stato un giorno speciale per gli anziani e per il personale della casa di riposo dell’Opera a Porto Alegre, in Brasile. Anche là sono iniziate infatti le vaccinazioni contro il Covid-19, somministrate dagli operatori della Segreteria Municipale della Salute. Nello specifico sono stati vaccinati 24 anziani.

La casa di riposo, denominata “Lar dos idosos”, fa parte di una rete calabriana che comprende svariate attività di assistenza sociale a bambini, giovani, famiglie e anziani nella periferia della capitale del Rio Grande do Sul, nel sud del Brasile. I beneficiari diretti della rete sono 7mila, mentre si arriva a 30mila considerando i beneficiari indiretti.

Il Lar dos idosos ospita 30 anziani che si trovano in condizioni di estrema povertà e di abbandono. Sempre per gli anziani l’Opera di Porto Alegre gestisce anche un centro diurno rivolto a 25 ospiti. Per i giovani ci sono invece un grande centro professionale, denominato “Calabria”, che fu la prima realtà aperta dai missionari calabriani in Brasile nel 1959, e un centro di promozione dell’infanzia e della gioventù che comprende una decina tra asili, scuole e vari progetti di assistenza sociale.

Molto positivi i commenti del personale e degli ospiti che hanno ricevuto il vaccino nei giorni scorsi. ′′Oggi abbiamo ricevuto la prima dose di speranza. Avanti, fiduciosi nella scienza, per il controllo e la fine di questa pandemia “, ha commentato l’infermiere della casa Luciano Araldi.

Per maggiori informazioni sulla realtà dell’Opera a Porto Alegre è possibile consultare il sito https://calabria.com.br/.


Addio a don Elvio Damoli, già direttore di Caritas italiana e assistente dell'UMMI

Il 16 gennaio è deceduto don Elvio Damoli, sacerdote dell’Opera Don Calabria che fu direttore della Caritas Italiana dal 1996 al 2001. Originario di Negrar, aveva prestato servizio alla Cittadella della Carità fra il 2001 e il 2004. Era inoltre da molti anni assistente ecclesiastico dell’UMMI

Sabato 16 gennaio è deceduto a Roma il sacerdote dell’Opera Don Calabria don Elvio Damoli, assistente ecclesiastico dell’Ummi (Unione Medico Missionaria Italiana) di cui è stato direttore dal 1990 al 1992.

Già direttore della Caritas Italiana dal 1996 al 2001 e coordinatore della pastorale sanitaria della Cittadella della Carità dal 2001 al 2004, don Elvio si è spento a 88 anni.

I funerali si svolgeranno domani, martedì 19 gennaio, a Roma nella parrocchia di Primavalle; mercoledì 20 gennaio alle 8.30 nella parrocchia di Negrar e alle 10 a San Zeno in Monte (diretta video sul canale youtube della Congregazione).

Don Damoli era un religioso di don Calabria della prima ora, entrato nell’Opera nell’ottobre 1954. Aveva conosciuto bene il santo fondatore che era solito frequentare la casa dei suoi genitori a Negrar ed era molto legato anche al suo successore don Luigi Pedrollo. Raccontava che quando ringraziò don Calabria per averlo accettato nella Congregazione, lui gli disse: “La vocazione è una grazia grande, ma ricordati che la perseveranza nella vocazione è ancora più grande. Vedi, io prego tutti i giorni per la perseveranza nella mia vocazione”.

Nei primi anni prestò servizio nelle case calabriane di Ferrara e di Roma. Dal 1960 al 1972 fu a Milano nel quartiere di Cimiano.

Nel 1972 iniziò un’esperienza che segnò profondamente la sua vita: fu inviato a Napoli come cappellano del carcere di Poggioreale. Sempre a Napoli iniziò il proprio servizio nella Caritas diocesana, diventandone direttore nel 1980. Qui si distinse in modo particolare nella gestione dell’emergenza dovuta al terribile terremoto dell’Irpinia.

Alla fine degli anni Ottanta tornò a Verona dove fondò la Procura Missioni dell’Opera Don Calabria, ente che tuttora gestisce i progetti e gli aiuti per le missioni in 12 Paesi del mondo.

Nel 1996 arrivò la chiamata a Roma per diventare direttore della Caritas italiana, incarico che ricoprì fino al 2001 vivendo da protagonista eventi come il grande Giubileo del 2000 e la canonizzazione di don Calabria nel 1999. In seguito prestò servizio alla Cittadella della Carità di Negrar dal 2001 al 2004 come coordinatore della pastorale sanitaria. Quindi fu di nuovo a Napoli e a Milano.

Negli ultimi anni don Damoli prestava un servizio attivo nella Casa dell’Opera di Roma, dove era procuratore generale della Congregazione presso la Santa Sede. Aveva inoltre un profondo legame con l’UMMI (Unione Medico Missionaria Italiana), ONG veronese di cui era stato direttore nel 1990 e di cui è stato assistente ecclesiastico dal 1992 fino alla morte, occupandosi in particolare della formazione spirituale dei membri.

“Don Elvio con la sua vita ha incarnato il Carisma di don Calabria – dice il Superiore Generale dell’Opera don Miguel Tofful – nella sua vita ha saputo stare sempre vicino agli ultimi, ricoprendo incarichi di grande responsabilità con umiltà e con la serenità di chi sa affidarsi alla Provvidenza di Dio”.

Anche dalla Caritas italiana è arrivata una nota di ricordo per il suo ex direttore: “Don Elvio lascia a tutti il ricordo e l’esempio della sua grande capacità di ascolto, la sua ferma convinzione dell’importanza del dialogo, del confronto costante, della condivisione, di un cammino da costruire insieme, con l’apporto di tutte le Caritas, a servizio della Chiesa che è in Italia”.


Conclusa la prima fase di vaccinazione Covid al "Sacro Cuore"

Solo il 3% degli operatori sanitari e non ha detto no al vaccino Vaccinati anche 197 ospiti delle case di riposo e delle RSA  della Cittadella della Carità
Il 22 gennaio si parte con la somministrazione del richiamo

Si è conclusa all’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar la prima fase del programma di vaccinazione anti Covid-19, che ha compreso anche gli ospiti e gli operatori delle case di riposo e delle RSA della Cittadella della Carità di cui fa parte anche l’ospedale.

Dal 1 gennaio si sono vaccinati 1.789 operatori (sanitari e non) del “Sacro Cuore Don Calabria”, a cui si aggiungono i 163 delle strutture socio-sanitarie. Inoltre si sono sottoposti alla profilassi 197 anziani ospiti delle case di riposo e delle RSA su 248: 39 sono stati valutati non idonei, mentre solo 12 hanno rifiutato la vaccinazione.

Altissima l’adesione: solo il 3% ha posto un netto no alla vaccinazione. I vaccinati tra gli operatori sono stati l’84%; nel restante 13% sono compresi coloro che non sono idonei e coloro, la maggioranza, che devono attendere in quanto positivi al SARS-COV2, negativi da meno di un mese oppure in isolamento fiduciario per contatto da positivo, come prevedono le linee guida. Quest’ultimi si sottoporranno alla prima vaccinazione appena possibile.

Un ruolino di marcia serrato quello iniziato a Capodanno a Negrar, che consentirà di intraprendere la seconda fase, con il richiamo, il 22 gennaio, a 21 giorni dalla prima somministrazione come prevedono le indicazioni Pfizer-BionTech. Se il programma sarà rispettato (quindi forniture del vaccino permettendo), a fine gennaio il “Sacro Cuore Don Calabria” sarà “Covid free”, almeno per quanto riguarda gli operatori.

“Siamo molto felici che finora tutto sia andato nel migliore dei modi – commenta l’amministratore delegato Mario Piccinini –. Ora ci prepariamo alla seconda fase con altrettanta determinazione. Ringrazio tutto il personale per l’esemplare adesione alla vaccinazione. Questo atto di responsabilità ci consentirà di affrontare con maggiore serenità il lungo periodo di pandemia che abbiamo ancora davanti”.

La conclusione così rapida della prima fase è stata possibile grazie alla collaborazione dell’Ulss 9 che ha fornito puntualmente i vaccini e del personale del ‘Sacro Cuore Don Calabria’. “I nostri operatori hanno messo in atto un’organizzazione impeccabile in poche ore, togliendo tempo alle famiglie nei giorni delle feste natalizie – conclude l’amministratore delegato -. Ringrazio per questo la direzione sanitaria, il Servizio infermieristico, gli assistenti sanitari, il personale dei Poliambulatori e del Punto prelievi, e quello della Farmacia”.


"Lavora con noi" il nuovo servizio on line del "Sacro Cuore Don Calabria"

“Lavora con noi” è il nuovo servizio on line del sito www.sacrocuore.it riservato a tutti coloro che vogliono intraprendere un’esperienza lavorativa nel nostro ospedale.  Di particolare interesse figure professionali quali infermieri e operatori socio-sanitari.

“Lavora con noi” è il nuovo servizio on line del sito www.sacrocuore.it riservato a tutti coloro che sono interessati a un’esperienza lavorativa nel nostro ospedale.

Accedervi è molto semplice. Il bottone “Lavora con noi” si trova in alto a destra. Cliccando sopra si apre un format da compilare e sul quale allegare il proprio curriculum vitae.

Accanto al format, è stata predisposta un’area riservata con l’account personale del candidato, che si genera automaticamente una volta inseriti i dati nel format stesso.

All’area riservata si può accedere ogni qualvolta sia necessario modificare il proprio profilo.

L’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria è particolarmente interessato al colloquio con candidati per le seguenti professioni sanitarie: infermieri e operatori socio sanitari da inserire nei propri Servizi e Unità Operative


Vaccino Covid-19: "Ecco come vengono preparate le dosi"

Come si preprano le monodosi del vaccino Pfizer-BioNtech ricavandole dal flaconcino che ne contiene sei? Lo scopriamo con un articolo pubblicato dal quotidiano L’Arena in cui viene illustrato il lavoro della Farmacia Ospedaliera

Con un aricolo pubblicato sul quotidiano (5 gennaio 2021) L’Arena a firma di Camilla Madinelli, scopriamo come vengono preparate le monodosi del vaccinico anti-Covid 19 Pfizer-BioNtech dalla Famarmacia dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria. Le foto sono di Luigi Pecora
“…. Ma come vengono preparate le dosi monouso da 0,3 millilitri e come viene garantita la sicurezza dei vari passaggi, dall’arrivo dei piccoli contenitori da 1,8 millilitri da cui se ne devono ricavare sei? Il lavoro è tutto manuale, delicato e certosino. Ci sono boccette, fiale, aghi e altre attrezzature molto piccole da maneggiare con cura. All’ospedale di Negrar, a garanzia del risultato finale, di questi passaggi preparatori si occupa lo staff della Farmacia ospedaliera guidata dal direttore Teresa Zuppini. Il servizio dispone di frigoriferi che raggiungono la temperatura di meno 80 gradi, necessari per la conservazione a lungo del vaccino congelato e solitamente adoperati per il banco tessuti degli interventi ortopedici o per farmaci oncologici.
I flaconcini da sei dosi arrivano dalla Regione all’Azienda ospedaliera universitaria integrata, la quale trattiene le sue dosi e consegna tutte le altre all’Ulss 9. Questa, a sua volta, stabilisce e distribuisce le quote riservate nella sua rete agli ospedali pubblici e ai privati convenzionati come il Sacro Cuore. A questo punto la Farmacia ospedaliera di Negrar riceve dalla Scaligera la sua scorta e la conserva congelata. Ogni giorno preleva dai frighi il quantitativo stabilito e prepara ogni dose monouso da consegnare al Centro prelievi.
«Scongeliamo le boccette da 1,8 millilitri che ci servono e portiamo il vaccino a temperatura ambiente, quindi lo diluiamo con acqua fisiologica e ricaviamo le sei dosi», spiega Teresa Zuppini. Il tutto viene eseguito sotto cappa sterile, cioè in un’area dove il flusso d’aria è filtrato. «Così riduciamo il rischio, seppur minimo, di contaminazioni», sottolinea il direttore della Farmacia. C’è un solo ma, in tutto questo: «Purtroppo le siringhe specifiche per eseguire questi passaggi non sono arrivate in quantità sufficienti, così dobbiamo fare con le nostre e risulta tutto un po’ più complicato».
Dal primo gennaio la procedura giornaliera per l’allestimento delle singole dosi di vaccini anti Covid tiene impegnate sei persone, tre farmacisti e tre tecnici di galenica, divisi in tre turni da due persone. Dopo Capodanno, con le prime 120 dosi, non si sono mai fermati. E hanno raggiunto il picco il 3 gennaio, con uno stock di trecento. Ieri ne hanno preparate altre 180. Nel frattempo, la Farmacia ospedaliera continua la consueta attività, dall’approvvigionamento farmaceutico alle preparazioni galeniche in ambito oncologico o pediatrico, fino alla stampa in 3D dei modellini in scala reale per i medici ortopedici. «L’impegno è tanto», conclude Teresa Zuppini, «facciamo del nostro meglio per offrire il massimo delle garanzie»

articolo de L'Arena

Iniziate le vaccinazioni anche per gli ospiti delle case di riposo

Le dosi finora somministrate sono 540, con 30 delle quali sono stati vaccinati altrettanti ospiti delle case di riposo della “Cittadella della carità”, gestite dall’ospedale. La prima a riceverlo è stata una signora di 90 anni.

Prosegue a ritmo serrato le vaccinazioni anti-Covid all’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria. Oggi sono state 300 le dosi somministrate agli operatori sanitari, che vanno ad aggiungersi alle 240 inoculate il 1 e il 2 gennaio

Delle 120 dosi di ieri, 30 sono state impiegate per agli ospiti delle strutture socio sanitarie (Casa Perez, Casa Nogarè e Casa Clero) della “Cittadella della Carità”, l’area di cui fa parte anche l’ospedale. Sono i primi 30 dei 250 ospiti residenti: anziani autosufficienti e non, tra cui molti religiosi, e pazienti psichiatrici. Una popolazione ad alto rischio di contrarre il Covid nella sua forma più grave. La prima a ricevere il vaccino è stata una sorridente signora di 90 anni,

La programmazione vaccinale proseguirà anche nei prossimi giorni, favorita anche dalla disponibilità nei locali della Farmacia Ospedaliera dei frigoriferi in cui conservare a – 80 il prezioso siero. Infatti la direzione dell’ospedale prevede che entro la prima settimana di febbraio il “Sacro Cuore Don Calabria” sarà Covid free per quanto riguarda gli oltre 2mila dipendenti, compresa la seconda dose di richiamo. La vaccinazione sul personale rientra anche in uno studio clinico per verificare l’effetto e la durata del vaccino, monitorando l’andamento degli anticorpi contro il SARS COV 2 prima della somministrazione del siero e dopo, a step successivi.


Il "Sacro Cuore" ha salutato il 2021 con le prime vaccinazioni anti-Covid

All’IRCCS di Negrar il Capodanno 2021 sarà ricordato come una giornata storica: vaccinati 120 operatori sanitari dei reparti in prima linea contro il Covid 19. Il piano prevede la conclusione della vaccinazione, con il richiamo, di tutti  2200 dipendenti e degli  ospiti delle case di riposo della “Cittadella della Carità” entro la prima settimana di febbraio

Non poteva iniziare in un modo migliore il 2021 all’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar. Nel pomeriggio del 31 dicembre sono arrivate in Valpolicella le prime 120 dosi di vaccino Pfizer con le quali il 1 gennaio 2021 al Centro prelievi sono stati vaccinati contro il Covid altrettanti operatori sanitari. Oggi, sabato 2 gennaio, si replica con altre 120 dosi che saranno somministrate agli operatori e agli ospiti delle Case di riposo della Cittadella della Carità, di cui fa parte anche l’ospedale. Si conta, che entro la prima settimana di febbraio il “Sacro Cuore Don Calabria” sarà Covid free per quanto riguarda gli oltre 2mila dipendenti, anche con la seconda dose di richiamo. La vaccinazione sul personale rientra anche in uno studio clinico che verificherà l’effetto e la durata del vaccino, monitorando l’andamento degli anticorpi prima della somministrazione del siero e dopo a step successivi.

Il primo a sottoporsi a profilassi è stato il personale in prima linea nella gestione dei pazienti Covid: medici, infermieri e operatori socio-sanitari della Terapia Intensiva, del Pronto Soccorso, dei reparti Covid e del Punto Prelievi Tamponi.

Ad aprire la storica giornata è stata proprio un’operatrice socio-sanitaria, Elena Ruffo, che lavora in reparto Covid al III piano del Don Calabria. Tra i vaccinati anche il professor Zeno Bisoffi, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali, e il dottor Massimo Zamperini, direttore della Terapia Intensiva.  A fine mattinata è toccato anche al dottor Roberto Tessari della Farmacia Ospedaliera, che, assieme ai suoi colleghi, tra cui il direttore Teresa Zuppini, e tecnici di laboratorio, ha allestito in tempi record il vaccino, ricavando, in area sterile, le dosi monouso dal flaconcino Pitzer che ne contiene sei. La stessa farmacia conserverà i flaconcini che arriveranno successivamente dall’Ulss 9, avendo a disposizione frigoriferi che raggiungono la temperatura di – 80.

“Mi sento una privilegiata – ha detto con emozione la signora Ruffo -. Far aprire questa storica giornata da un’operatrice socio-sanitaria è una sorta di premio per una figura professionale come la mia. Gli oss non vengono notati da nessuno, ma in realtà siamo forse quelli più vicini al paziente Covid, che vive la malattia in totale isolamento, lontano dal conforto dei loro cari”.

“Per noi il 1 gennaio 2021 non è Capodanno, ma la data che segna l’inizio della vaccinazioni anti Covid, quindi un grandissimo giorno – ha commentato il dottor Mario Piccinini, amministratore delegato -. Contiamo di concludere la vaccinazione degli operatori sanitari già la prossima settimana ed entro i primi giorni di febbraio dichiarare il nostro ospedale immunizzato, in quanto tutti i dipendenti, anche gli amministrativi, saranno stati sottoposti al richiamo. Questa è una grande gioia per tutti noi e soprattutto per tutti i nostri operatori che hanno affrontato e stanno affrontando questa pandemia con abnegazione, sacrificio e coraggio encomiabili. E per questo li ringrazio”.

Prima della vaccinazione ogni candidato è sottoposto alla firma del consenso informato, all’anamnesi e al prelievo di sangue per il dosaggio degli anticorpi Sars Cov2, i cui risultati entreranno in uno studio clinico del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali. “L’inizio dello studio risale ai mesi della prima ondata pandemica, quando abbiamo sottoposto tutti i dipendenti a tampone e prelievo sierologico – ha spiegato il professor Bisoffi -. Oggi lo studio prosegue, come previsto. Effettuando un prelievo immediatamente prima della vaccinazione verifichiamo sugli operatori che avevano già gli anticorpi, quindi che avevano contratto il virus, l’eventuale persistenza o meno del titolo anticorpale. Ma soprattutto monitoriamo l’effetto della vaccinazione. Che possiamo sapere solo verificando l’andamento degli anticorpi, con successivi esami sierologici”.

Photo Gallery

In senso orario:

L’allestimento del vaccino in area sterile da parte della Farmacia Ospedaliera

Le siringhe con le dosii monouso ricavate dai flaconcini che ne contegono sei

L’arrivo delle dosi dalla Farmacia al Centro prelievi dove si svolgeranno le vaccinazioni

La prima vaccinata: la signora Elena Ruffo, oss del terzo piano Covid

Da sinistra Il dottor Massimo Zamperini e Germana Pigato, rispettivamente direttore e caposala della Terapia intensiva che si sono sottoposti a vaccinazione, il presidente fratel Gedovar Nazzari, l’ammnistratore delegato Mario Piccinini e il direttore sanitario dottor Fabrizio Nicolis

Il professor Zeno Bisoffi, Direttore del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali, che si sottopone al prelievo per lo studio condotto dalla sua équipe

Tutto il personale organizzativo del primo giorno di vaccinazioni

Il personale della Farmacia Ospedaliera che ha allestito il vaccino

Sotto il video con le interviste della giornata


Se il bambino lamenta spesso mal di testa: occhio alla vista

Il mal di testa ricorrente nei bambini e negli adolescenti è motivo di apprensione per i genitori, ma una delle cause piu’ frequenti di cefalea è l’eccessivo sforzo visivo, causato dall’astenopia. Per diagnosticarla non basta una semplice misurazione della vista, come spiega il dottor Giuliano Stramare

La cefalea è un disturbo molto frequente in età scolare ed adolescenziale: studi recenti indicano che il 25-30% dei bambini in questa fascia di età ha avuto almeno un episodio di mal di testa nel corso dell’anno. Per i genitori un bambino che lamenta cefalea, soprattutto se ricorrente, è spesso causa di apprensione per il timore che ci sia una grave patologia alla base del disturbo; fortunatamente, nella maggior parte dei casi, la cefalea che colpisce i bambini è primaria, non riconducibile, cioè, ad una patologia sottostante. Ciò nondimeno un mal di testa frequente e ricorrente può ostacolare la vita scolastica e sociale del bambino.

“Una delle cause più frequenti di cefalea in età scolare è l’eccessivo sforzo visivo”, afferma il dottor Giuliano Stramare, responsabile della Oftalmologia Pediatrica. “In questo caso la cefalea è il più evidente sintomo di un corteo sintomatologico che può comprendere anche lacrimazione, rossore congiuntivale, dolore oculare, svogliatezza, visione offuscata e doppia dell’immagine (diplopia). Un insieme di sintomi che prende il nome di astenopia

L’astenopia da cosa è causata?

Si tratta del risultato di un difetto visivo latente che provoca un eccessivo affaticamento durante la visione per vicino. Per questo motivo i sintomi raramente sono presenti al mattino ma compaiono durante la giornata e peggiorano nel pomeriggio/sera; sono molto legati allo studio e all’attività per vicino, quindi presenti quasi tutti i giorni e migliorano solo nel fine settimana o nei periodi di vacanza quando non vi è frequenza scolastica.

Quanto possono influire le nuove tecnologie come gli smartphone?

L’abuso di tutti i device che richiedono uno sforzo visivo per vicino come telefonini, videogiochi, palmari contribuiscono a peggiorare i sintomi.

Per comprendere il problema è sufficiente effettuare una misurazione visiva?

La misurazione di una buona acuità visiva eseguita da ottici o optometristi non è sufficiente a garantire l’assenza di un difetto visivo. I bambini, spesso, riescono ad avere una buona vista, nonostante un difetto, grazie ad involontari spasmi muscolari che sono la causa dell’astenopia. La diagnosi si fa con una visita oculistica completa che preveda lo studio della motilità oculare e l’utilizzo di un particolare collirio che mette a riposo la muscolatura intrinseca oculare (cicloplegia) e che solo un medico oculista può utilizzare.

Quale terapia è necessaria?

La terapia è prima di tutto comportamentale e ambientale: è necessario limitare gli eccessi di visione da vicino e coinvolgere i bambini in sport ed attività all’aria aperta: i nostri occhi “vanno a riposo” solo quando fissano oggetti distanti più di 5 metri da noi; durante l’attività di studio dobbiamo assicurare una corretta postura ed una buona illuminazione.  Garantito questo, l’oculista potrà prescrivere un paio di occhiali che garantiscano la buona visione, correggendo eventuali difetti visivi, e permettendo di contrarre in maniera meno spasmodica la muscolatura intrinseca durante la vista per vicino. E ricordiamoci: se avete un bambino in età scolare meglio regalargli una bicicletta che un telefono cellulare!