Il Presidente Sergio Mattarella ha incontrato l'Opera Don Calabria in Brasile

Tre rappresentanti dell’Opera Don Calabria in Brasile hanno incontrato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la sua visita di Stato nello scorso mese di luglio. E’ stato un incontro molto cordiale durante il quale il Presidente ha potuto conoscere le attività e i progetti di sviluppo dell’Opera nel grande Paese sudamericano.

Lo scorso mese di luglio, a Salvador de Bahia, il Delegato dell’Opera in Brasile, padre Jaime Bernardi, e padre João Pilotti hanno avuto l’opportunità di incontrare il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella durante la sua visita di Stato nel Paese sudamericano. Insieme a loro c’era anche la dottoressa Rosa Egidia Crispino, presidente della Corte dei Conti del Parà e amica dell’Opera.
All’incontro erano presenti la figlia del presidente, Laura Mattarella, e l’ambasciatore italiano in Brasile Alessandro Cortese. Con grande emozione i religiosi calabriani hanno portato il saluto del Casante ed hanno potuto presentare l’attività della Congregazione in Brasile, evidenziandone la lunga storia e i profondi legami con l’Italia, oltre ai progetti di sviluppo che si stanno portando avanti in ambito sociale, educativo e sanitario. In particolare dal punto di vista sanitario è in corso un progetto che riguarda la rete sanitaria di Marituba, nella regione amazzonica, realtà con la quale l’IRCCS di Negrar collabora da quasi 20 anni.

Il Presidente ha ascoltato con attenzione e ha mostrato di apprezzare il lavoro che si fa in favore dei più bisognosi, secondo il carisma di don Calabria.

Vedi scheda sulle attività dell’Opera Don Calabria in Brasile

Durante la sua visita il Presidente Mattarella è stato anche in Rio Grande do Sul dove ha manifestato tutta la solidarietà dell’Italia con la popolazione locale colpita dalla recente tremenda alluvione. Inoltre il Presidente ha sottolineato il forte legame tra il popolo brasiliano e quello italiano, ricordando come in questo 2024 ricorrano i 150 anni dall’inizio dell’immigrazione italiana in Brasile e gli 80 anni dall’invio della spedizione brasiliana in Italia in supporto agli alleati durante la seconda guerra mondiale.

Un’amicizia, quella con l’Opera calabriana, che era iniziata nel 2019 quando il Presidente aveva visitato l’Ospedale Divina Provvidenza di Luanda, in Angola (vedi articolo dedicato). E che ora, con questo incontro in Brasile, si arricchisce di un nuovo capitolo.

Sulla collaborazione tra IRCCS di Negrar e ospedale di Marituba si veda anche:

L’ospedale di Marituba compie 25 anni

Un ospedale sognato dai poveri

Una risonanza magnetica per l’ospedale di Marituba


Gli ospiti di Casa Perez trasformano le matite spuntate in doni per i pazienti della Pediatria

Il nuovo progetto realizzato dagli ospiti-artisti di Casa Perez: partendo da “mozziconi” di matite donate hanno creato delle confezioni personalizzate da regalare con un album da colorare ai piccoli degenti della Pediatria. E in programma c’è un’altra iniziativa: dei kit per la creazione di collane e braccialetti. Tutto questo grazie alla fantasia e alla grande professionalità del gruppo degli educatori che supportano gli ospiti in tutte le attività

Un po’ tutti almeno una volta nella vita ci siamo sentiti matite messe da parte, non più in grado di dare colore. Ma anche le matite spezzate hanno ancora la possibilità di colorare e insieme possono perfino riprodurre l’arcobaleno. A dircelo sono gli ospiti di casa Perez (struttura socio-sanitaria residenziale della Cittadella della Carità), uomini e donne con disagio psichico (ma non solo), che San Giovanni Calabria definiva le “nostre perle”, in un mondo nel quale – oggi più che mai –  erano considerate solo matite spuntate.

Una rappresentanza di ospiti-artisti di Casa Perez

Con il supporto degli operatori del Centro sociale di Casa Perez e in collaborazione con il Centro Solidarietà San Giovanni Calabria, gli ospiti e i loro educatori  hanno infatti dato vita al progetto “Un arcobaleno… + 1”, grazie al quale matite non più usate sono diventate doni per i piccoli degenti della Pediatria.

Un circuito virtuoso, da dono a dono, perché le matite “rigenerate” sono il frutto del coinvolgimento di tanti collaboratori della Cittadella della Carità che hanno risposto all’appello di portare i colori inutilizzati presso il punto di raccolta all’esterno dell’Ufficio Aiuti Umanitari. E poiché il passa parola è il miglior strumento di diffusione delle notizie (belle o brutte che siano), si sono creati dei punti di raccolta spontanei,  anche fuori dall’aerea ospedaliera.

Una volta raccolte, le matite sono state “rimesse a nuovo” e collocate in una scatolina realizzata a mano. Otto: sette  come i colori dell’arcobaleno, più una matita simbolo del cuore di chi dona. Ogni scatola è stata poi personalizzata con una frase, frutto anche questo della collaborazione di tanti operatori della Cittadella che hanno inviato le citazioni del “cuore”, tratte da una poesia o da una canzone

Infine poiché una matita ritorna ad essere tale solo se fa il suo lavoro, ad ogni “astuccio” è stato allegato un album da colorare. Et voilà, il capolavoro è completo.

Non rimane che consegnarlo. Lo hanno fatto gli stessi ospiti di Casa Perez, i quali, accompagnati dagli animatori, si sono recati in Pediatria. I preziosi doni sono stati accolti con grandi sorrisi da parte dei piccoli pazienti, che avranno il modo così di scacciare la noia della degenza ospedaliera con “momenti colorati”.

La raccolta delle matite non si ferma qui. Anzi c’è spazio per un nuovo progetto battezzato “Una matita tira l’altra”, una sorta di spin off di “Arcobaleno… + 1”. Perché infatti buttare i pezzettini ottenuti dalla messa a misura delle matite se si può ricavare un kit per la realizzazione di braccialetti e collane? Basta un piccolo forellino per ogni ritaglio e un filo, e i piccoli degenti dell’ospedale possono creare da soli i loro “gioielli”.

Gli ospiti di Casa Perez non sono nuovi a queste iniziative. Il laboratorio artigianale del Centro sociale è una fucina di creazioni originali in legno e in altri materiali naturali, che raggiunge la massima produzione in occasione del Natale, della Pasqua, della festa del papà e della mamma. Ma si possono avere anche oggetti su ordinazione per compleanni, battesimi e comunioni. Il ricavato della vendita in occasione dell’allestimento dei banchetti di beneficenza va a coprire il costo delle materie prime e con quel che resta si va tutti in pizzeria!

Tutto questo è possibile grazie all’équipe degli educatori: Giulia Dalle Pezze, Stefania Fidesser, Florio Guardini, Chiara Righetti, Daniela Zaninelli e la volontaria Nele. Con il supporto di Alessandra Bisin, responsabile dell’Ufficio Aiuti umanitari. “Il nostro motto è ‘Fare per essere, essere per fare’ – dicono gli animatori – Ogni ospite mette qualcosa di suo a seconda delle sue abilità. E’ importante per le persone con questo tipo di disabilità (ma in realtà è importante per tutti!) avere uno scopo per cui alzarsi la mattina. Il loro impegno diventa maggiore quando sanno che quello che stanno facendo andrà in quel reparto piuttosto che in un altro. Sono felici perché si sentono utili per qualcuno”. E non più matite spuntate.


Prendersi cura della pelle in estate: alcuni consigli

In estate la nostra pelle è molto più esposta al sole rispetto alle altre stagioni, vuoi perchè ci si scopre di più vuoi per il molto tempo trascorso all’aria aperta, specialmente durante le vacanze. Che si tratti di una giornata in piscina o di una camminata in montagna, la presenza del sole è sempre gradita e anche benefica per le ossa e per il sistema immunitario, oltre che per l’umore.

Ma la radiazione solare, tanto più in tempi di global warming, può essere molto insidiosa per la pelle, provocando irritazioni e invecchiamento precoce fino a favorire l’insorgenza di alcuni tipi di tumore tra cui il melanoma. Per questo è fondamentale seguire alcune semplici norme di prevenzione e protezione. Nel video qui sotto la dottoressa Federica Tomelleri, responsabile della Dermatologia, propone alcuni consigli per godere appieno delle giornate estive senza mettere a repentaglio la salute della pelle (intervista fatta nel programma “Dica33” di Telearena).

 


Patologia Neonatale, lettura ad alta voce e vestitini confortevoli per la cura dei bimbi e dei loro genitori

Anche leggere ad alta voce un libro da parte dei genitori e dei vestititi morbidi e confortevoli rientrano nella cura dei bimbi ricoverati nella  Patologia Neonatale della Pediatria, diretta dal dottor Paolo Bonetti, che ha aderito al progetto “Nati per leggere” e iniziato una collaborazione con l’associazione “Mani di mamma”.

La Patologia neonatale è un Nido speciale: nelle 5 cullette termiche del reparto di Pediatria al quarto piano  dell’Ospedale Sacro Cuore trascorrono il loro primo mese di vita i bimbi che sono venuti alla luce prematuramente o con qualche problema di salute e per questo non sono stati dimessi.

Le giornate per mamma o papà trascorrono lente accanto al loro piccolo scrutando ogni suo respiro e movimento.  Spesso l’occhio cade sul cellulare per un momento di distrazione. Perché invece non sostituire il telefono con un libro da leggere ad alta voce? E’ quello che hanno pensato gli operatori della Pediatria coordinati da Giulia Camilla Munini e supportati dal primario Paolo Bonetti, forti anche  dell’esistenza di studi che provano scientificamente gli aspetti benefici della lettura condivisa fin dalla tenerissima età del bambino. E’ nata così l’idea di allestire in Patologia Neonatale una piccola libreria, con i libri regalati dai clienti delle Librerie Giunti e dati in dono all’Ufficio Aiuti Umanitari dell’Ospedale.

Il progetto si ispira a “Nati per leggere”, il programma pedagogico sviluppato assieme all’Associazione Culturale Pediatri, l’Associazione Italiana Biblioteche e il Centro per la Salute del Bambino. Esso propone alle famiglie con bambini fino a 6 anni di etàattività di lettura che costituiscono un’esperienza importante per lo sviluppo cognitivo dei bambini. E’ comprovato che le letture quotidiane fanno acquisire al bambino un vocabolario più ricco, sviluppa una migliore capacità di espressione e maggiore curiosità di scoprire il mondo (www.natiperleggere.it).

“La relazione con il bambino passa anche attraverso la parola, i suoni e il tono della voce – spiega Munini -. La voce della mamma ha sul piccolo un effetto rilassante, normalizza la frequenza cardiaca e attiva l’attività cerebrale. E’ un’esperienza importante anche per i genitori, perché si tratta di un momento condiviso che sarà ricordato per tutta la vita e soprattutto l’inizio di una bella abitudine che può proseguire per tutta l’infanzia”.

Ma l’attività di lettura non è la sola iniziativa nata all’interno della Patologia Neonatale. “Abbiamo dato vita a una collaborazione con “Mani di Mamma”, l’associazione fondata da mamme di bambini nati prematuri che realizza corredini per i neonati pretermine, donandoli poi alle Terapie Intensive Neonatali, alle Patologie Neonatali ma anche ai Nidi grazie alla collaborazione di 70 ospedali italiani”, racconta la coordinatrice infermieristica.

Con l’aiuto di volontari, vengono creati cappellini, scarpine, piccoli golfini e sacchi nanna che ricreano la pancia della mamma, utilizzando filati e tessuti in fibre naturali. Per i lavori a maglia viene impiegata solo pura lana merino. “Sono attenzioni che rientrano nell’umanizzazione delle cure – sottolinea – Perché se da una parte rispondono all’esigenza del reparto di avere dei vestitini composti da filati adatti alla pelle di questi bimbi fragili e resistenti anche alla sterilizzazione, dall’altra, oltre a fornire conforto fisico ai bambini, agiscono positivamente sui genitori in quanto donano un aspetto di normalità in un contesto a volte difficile”.  Per conoscere di più www.manimamma.it


L'IRCCS di Negrar nel progetto nazionale #Conciliamo sul benessere lavorativo degli operatori

L’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar – come casa filiale dell’Istituto Don Calabria – è tra gli enti che sono stati ammessi al Progetto #Conciliamo, l’iniziativa della Presidenza del Consiglio – Dipartimento Politiche per la Famiglia, finalizzata ad incentivare l’introduzione nei luoghi di lavoro di politiche che favoriscano la conciliazione tra i tempi di vita e quelli professionali.

L’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar – come casa filiale dell’Istituto Don Calabria – è tra gli enti che sono stati ammessi al Progetto #Conciliamo, l’iniziativa della Presidenza del Consiglio – Dipartimento Politiche per la Famiglia, finalizzata ad incentivare l’introduzione nei luoghi di lavoro di politiche che favoriscano la conciliazione tra i tempi di vita e quelli professionali.

“E’ un progetto che ci rappresenta, perché quando lo abbiamo analizzato ai fini di una possibile candidatura, abbiamo riscontrato che buona parte delle azioni richieste erano già in atto nel nostro ospedale e nelle nostre strutture socio-sanitarie adiacenti, che fanno parte della Cittadella della Carità”, sottolinea l’Amministratore Delegato, dottor Claudio Cracco “Grazie a #Conciliamo abbiamo l’opportunità di far emergere e valorizzare le attuali politiche di Welfare in atto, con lo scopo di migliorare ulteriormente il benessere lavorativo dei nostri collaboratori, il quale è determinato anche dalla possibilità di dedicare il giusto spazio alla famiglia, soprattutto in presenza di figli in età scolare, di genitori anziani e di disabili”.

Tra le iniziative introdotte all’IRCCS di Negrar nel corso degli anni e dedicate principalmente agli operatori sanitari sono previste la possibilità nei primi anni di vita dei bambini di lavorare in settori con minor gravosità di turni e il part time per le mamme che rientrano dalla maternità. “In generale circa il 65% dei nostri 2.300 dipendenti sono donne, maggioranza che riguarda soprattutto coloro che lavorano nell’assistenza – sottolinea l’AD -. Molte di loro sono madri, molte altre lo diventeranno. Quindi l’agevolazione del lavoro femminile per noi oltre ad essere un dovere, è una necessità. Un’agevolazione che passa anche attraverso la tutela del diritto di trascorrere i tempi del riposo con la famiglia. Per questo le molte coppie che lavorano nella Cittadella della Carità hanno la possibilità di godere di turni di lavoro ad hoc finalizzati all’armonizzazione degli orari con quelli del coniuge o alla programmazione combinata dei periodi di ferie e di riposo, che viene favorita anche se la moglie o il marito sono impiegati in un’altra realtà”. Tutto questo è possibile grazie ai coordinatori tecnico- infermieristici che ogni mese redigono il turno lavorativo dei propri collaboratori conciliando le prioritarie esigenze dell’assistenza, della cura e dell’attenzione all’ammalato con quelle dell’operatore.

“Il mutamento dei bisogni all’interno del contesto lavorativo ha avuto una notevole accelerazione nel periodo pandemico, quando il Covid ha rimesso al centro della nostra vita valori quali famiglia, affetti, tempo da dedicare ad altro oltre al lavoro – conclude il dottor Cracco – E’ a questa esigenza di “altro” che ogni organizzazione lavorativa oggi viene chiamata a rispondere se vuole fidelizzare i propri collaboratori, sviluppandone le competenze, e attrarne di nuovi. La partecipazione al progetto #Conciliamo da parte nostra è un ulteriore incentivo a far sì che l’ambiente lavorativo della Cittadella della Carità rimanga, nonostante il personale in continuo aumento, a misura di persona, in cui le esigenze del singolo possano trovare spazio a beneficio di tutta l’organizzazione”.

 


Il Sacro Cuore Don Calabria protagonista al meeting dei maggiori Istituti oncologici europei

L’IRCCS di Negrar ha partecipato alla 46esima edizione degli “OECI Oncology Days”, le Giornate Oncologiche dell’Organizzazione Europea degli Istituti Oncologici, la rete che riunisce 141 strutture europee che si occupano di diagnosi, cura e ricerca sui tumori. Tra i relatori anche la dottoressa Stefania Gori, Direttore del Dipartimento Oncologico del “Sacro Cuore Don Calabria”

Si è svolta a Helsinki dal 12 al 14 giugno 2024 la 46esima edizione degli “OECI Oncology Days”, le Giornate Oncologiche dell’Organizzazione Europea degli Istituti Oncologici – OECI, di cui fa parte anche l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria.

Si tratta di un appuntamento annuale in cui si riuniscono i rappresentanti dei 141 membri della rete europea che condividono la stessa sfida: mettere i pazienti al centro del loro percorso oncologico e lavorare per fornire loro un accesso equo a cure oncologiche di alta qualità e ai migliori trattamenti disponibili.

Durante l’evento – che ha visto la presenza di più di 350 persone all’University Hospital Comprehensive Cancer Centre – è stato illustrato lo stato di avanzamento del Programma di Accreditamento, a cui attualmente aderisce il 60% degli affiliati, e dell’attività dei gruppi di lavoro di OECI che si occupano di diverse tematiche: outcome oncologici, biobanca, collaborazione con i pazienti per l’introduzione di buone pratiche.

Tra i temi più rilevanti trattati nelle conferenze scientifiche: l’aggiornamento sulle innovazioni tecnologiche, come la terapia per cattura neutronica del boro (BNCT), la terapia con protoni, la radioterapia guidata dalla risonanza magnetica e i radiofarmaci nella terapia radiometabolica.

La dr.ssa Gori e il dr. Matteo Verzè, medico della Direzione sanitaria dell’IRCCS di Negrar

La dottoressa Stefania Gori, Direttore del Dipartimento Oncologico dell’IRCCS di Negrar, è stata invitata a presentare una relazione sulle opportunità di miglioramento derivate dal percorso di accreditamento OECI che ha portato il “Sacro Cuore Don Calabria” alla certificazione di Cancer Centre nel 2023. 

Il processo di accreditamento si configura come un percorso di miglioramento continuo che fa della dinamicità il suo punto di forza. Le più rilevanti opportunità finora scaturite per l’IRCCS da questo iter hanno riguardato: l’ambito della governance, con l’attivazione di un board funzionale che segue l’evoluzione delle attività assistenziali e della ricerca del Cancer Centre; la qualità dell’assistenza, con il rafforzamento dell’approccio multidisciplinare al paziente oncologico; l’organizzazione delle attività della ricerca; la prossima creazione della biobanca; il contributo alle strategie di prevenzione oncologica, con l’attivazione del Centro Anti-Fumo.

Sono 15 nuovi Istituti che quest’anno hanno richiesto di aderire ad OECI. Tra questi il Fundacao Antonio Prudente di San Paulo (Brasile), il Turkiye Cancer Institute Istanbul (Turchia) e il National Cancer Institute of Ukraine Kiev (Ucraina). Mentre tra i Centri che hanno ottenuto il rinnovo della certificazione di Comprehensive Cancer Centre nel 2024 ci sono anche due Istituti italiani: l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Milano e l’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova.


L'IRCCS di Negrar nella top 20 degli ospedali italiani secondo il ministero della Salute

L’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria si colloca all’11° posto nella top 20 degli ospedali italiani. A dirlo  un’indagine del Ministero della Salute redatta in base alle schede di dimissione (Sdo) del 2022 e pubblicata da Il Sole24Ore. Due gli indicatori considerati: il peso medio dei Drg (la complessità dei casi trattati) e l’attrattività dei pazienti in arrivo da altre regioni.

L’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria si colloca all’11° posto nella top 20 degli ospedali italiani. A dirlo  un’indagine del Ministero della Salute redatta in base alle schede di dimissione (Sdo) del 2022 e pubblicata da Il Sole24Ore.


Agli ospedali presenti nel Rapporto annuale sull’attività di ricovero ospedaliero, pubblicato lo scorso 17 giugno, è stato assegnato un punteggio composto dal peso medio della casistica dei Drg (la complessità dei casi trattati) e la percentuale dei ricoveri di pazienti provenienti da fuori regione.

Dall’elaborazione di questi indicatori è risultata una “classifica” che vede l’IRCCS di Negrar  in undicesima posizione, a livello nazionale. Rilevante anche il dato regionale: nella top 20 il “Sacro Cuore Don Calabria” compare con soli due altri ospedali, l’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona (4° posto) e, quella di Padova (18° posto).

L’AD, Claudio Cracco

“Quanto emerso dall’indagine del ministero della Salute è un indicatore dell’apprezzamento dei pazienti della qualità di accoglienza e assistenza del nostro IRCCS”, commenta l’Amministratore Delegato, Claudio Cracco. Grazie alla presenza nel nostro ospedale di competenze riconosciute anche a livello internazionale, di alte tecnologie e di una modalità di assistenza basata sulla presa in carico globale della Persona, oggi possiamo offrire a tutti i cittadini trattamenti avanzati anche per le patologie più complesse. E’ il motivo per cui da anni il numero dei pazienti afferenti da un po’ tutta la penisola è in costante crescita. Nel 2023 oltre il 30% dei circa 30.700 ricoveri riguardava pazienti provenienti da fuori regione, con punte di eccellenza per il trattamento dell’endometriosi, per le gravi malattie della retina, per la chirurgia protesica ortopedica, per la patologia oncologica (comprese la radioterapia e la medicina nuclerare) e per le malattie infettive e tropicali, per le quali, il “Sacro Cuore Don Calabria” è Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico”.


Ticktoc, uno studio clinico per mappare la popolazione delle zecche e i patogeni di cui sono portatrici

Il Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar ha dallo scorso aprile ha avviato uno studio clinico (Ticktoc) che ha come obiettivo la mappatura epidemiologica del territorio per quanto riguarda la tipologia delle zecche presenti e dei microrganismi di cui esse sono portatrici. E’ importante partecipare, visto il proliferare delle zecche e la presenza di tipologie che non appartengono alle zone del Veronese

Dr. Andrea Tedesco

Il nome richiama per assonanza il popolare social network, ma, come accade spesso, sono i particolari a fare la differenza. In questo caso una lettera, perché Ticktoc è il nome dello studio clinico avviato dallo scorso aprile dal Dipartimento di Malattie infettive e tropicali e ha come oggetto le zecche (tick in inglese) e le patologie correlate. “Più precisamente, l’indagine ha come obiettivo la mappatura epidemiologica del territorio per quanto riguarda la tipologia delle zecche presenti e dei microrganismi di cui esse sono portatrici”, sottolinea l’infettivologo Andrea Tedesco, referente dello studio. Per la realizzazione della ricerca – che richiede un campione statistico di circa 400 pazienti morsi da zecca – è fondamentale la partecipazione attiva della cittadinanza. “Invitiamo chiunque venga morso a conservare la zecca una volta rimossa, e consegnarla all’IRCCS di Negrar per l’identificazione. – prosegue il medico –  Entro una settimana provvederemo a contattarlo per la partecipazione allo studio”.

Da alcuni anni la diffusione di questo tipo di antropoide è in progressivo aumento. Il pronto soccorso dell’IRCCS di Negrar dal 1 gennaio al 12 giugno di quest’anno ha registrato 101 accessi per morso di zecca, contro i 73 dello stesso periodo del 2023, nonostante un clima primaverile che di certo non ha invitato alle passeggiate nei boschi.

“Gli inverni miti sono sicuramente la prima causa dell’incremento del numero di zecche, favorendone la sopravvivenza in una stagione in cui normalmente terminano il loro ciclo vitale per il freddo – spiega il dottor Tedesco -. Ma accanto a questo fenomeno quantitativo abbiamo registrato da un lato l’ingresso nel nostro territorio di nuove specie di zecche, più frequenti nel centro Italia, come per esempio la Dermacentor. E dall’altro, il riscontro di patogeni, pericolosi per l’uomo, in passato non presenti nelle nostre zone”.

I più frequenti sono il virus TBE (Tick Borne Encephalitis), che provoca la meningoencefalite, e la Borrelia burgdorferi, causa della malattia di Lyme o Borreliosi. “A differenza del Trentino Alto Adige, della zona di Belluno e del Friuli Venezia Giulia le nostre montagne (Lessinia e Baldo) sono a bassa endemia di questi patogeni, eppure sempre più spesso diagnostichiamo infezioni da TBE o malattia di Lyme. Non solo: il 34% delle 40 zecche finora analizzate nell’ambito dello studio Ticktoc è risultato positivo a microrganismi. E tra i batteri rilevati al primo posto ci sono le rickettsie seguite dall’Ehrlichia, le prime sono causa di malattie diffuse in particolare nell’area mediterranea dell’Italia, mentre la seconda non è stata ancora ben descritta in Italia.

La migrazione delle zecche da un’area all’altra è necessariamente associata alla migrazione dei loro “vettori”, gli animali selvatici. “Il cambiamento climatico anche in questo caso rimane un fattore favorente, come lo è stato il lockdown imposto dal Covid che ha spinto la fauna selvatica, indisturbata dall’uomo, a scendere dalla montagna in pianura. Non dimentichiamo, infine, l’aumento di animali selvatici, come per esempio i cinghiali, dovuto a politiche di popolamento spesso discutibili”, sottolinea il dottor Tedesco. Diventa quindi importante “tracciare una fotografia della popolazione di zecche del nostro territorio, anche ai fini della diagnosi tempestiva relativa alla tipologia delle varie infezioni che possono essere trasmesse da questi parassiti, oltre che descrivere e analizzare nuovi patogeni emergenti”.

Come partecipare allo studio Ticktoc

Una volta rimossa la zecca – utilizzando una pinzetta senza premere il corpo e senza usare alcun disinfettante -, conservarla in frigorifero  in un contenitore pulito (meglio se è sterile), annotando il giorno in cui è avvenuta la rimozione.

Successivamente consegnare la zecca all’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria prenotando il giorno e l’ora sul sito www.sacrocuore.it (prelievo senza coda –consegna campione) oppure recandosi direttamente al sesto piano dell’Ospedale Don Calabria (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13).

Se non si riesce a rimuovere la zecca autonomamente, rivolgersi al Pronto Soccorso di Negrar, il cui personale si occuperà di consegnare il campione.

Dopo pochi giorni dalla consegna, si verrà contattati per partecipare allo studio clinico Ticktoc, che consiste in due prelievi di sangue a distanza di tre mesi uno dall’altro e uno stretto monitoraggio durante tutto il tempo (per informazioni: ticktoc@sacrocuore.it)

In ogni caso per almeno sei settimane dalla rimozione è fondamentale osservare quotidianamente la zona interessata dal morso. L’arrossamento cutaneo che può insorgere di solito regredisce dopo 1-2 giorni dopo dalla rimozione e se non si manifesta alcun disturbo non è indicato effettuare ulteriori indagini. E’ necessario invece rivolgersi tempestivamente al Pronto Soccorso per la valutazione infettivologica nel caso di comparsa entro sei settimane dal morso dei seguenti sintomi:

  • Eruzione cutanea circolare che si allarga nei giorni successivi (superando i 5 cm di diametro.
  • Febbre con temperatura superiore ai 37,8°, dolori muscolari diffusi (simil influenzali), stanchezza intensa
  • Cefalea forte e persistente, tremori, vertigine.

Prevenzione dal morso di zecca

Le zecche prediligano un ambiente umido e ombroso, come i boschi e i pascoli (in genere le zone verdi con erba alta). Per le escursioni in queste zone è bene indossare sempre pantaloni lunghi e maglie con le maniche lunghe. Può essere utile cospargere inoltre sui vestiti e sulle calzature uno spray insetticida a base di permetrina. Una volta a casa, controllare attentamente i vestiti e la pelle di tutto il corpo, con particolare attenzione ad ascelle, inguine, gambe, ombelico, collo e testa.

L’unico vaccino esistente è quello contro il virus TBE, raccomandabile a tutti coloro che frequentano spesso zone a rischio, come per esempio gli scout. Proprio da una vicenda che ha coinvolto l’anno scorso 11 scout è nata l’idea dello studio Ticktoc. “Sono giunti al Pronto Soccorso alle 23. Erano stati sul monte Pastelletto e complessivamente abbiamo contato 310 zecche, considerando solo quelle che erano ancora attaccate. Uno dei ragazzi ha poi sviluppato la malattia di Lyme, per la quale non esiste vaccino, ma è curabile farmacologicamente e con ottimi risultati se diagnosticata tempestivamente”, conclude il dottor Tedesco.


Corso di formazione per la qualifica di operatori socio-sanitari: il 10 settembre la selezione

Il 10 settembre è prevista la prova scritta di selezione per partecipare al corso di formazione per la qualifica di Operatore socio-sanitario, che si terrà il prossimo autunno. Ecco come aderire a un’opportunità di lavoro in ospedali e strutture residenziali socio-sanitarie a servizio delle persone fragili. 

Diventare operatore socio-sanitario (OSS) è oggi una grande opportunità di lavoro, vista la carenza di questa figura chiave nell’organizzazione degli ospedali e delle strutture residenziali socio-sanitarie (case di riposo, rsa, hospice…) finalizzata a garantire un servizio qualificato di assistenza alla persona.

Infatti si diventa OSS solo frequentando un corso organizzato da un organismo di formazione accreditato a livello regionale. In proposito martedì 10 settembre, alle 10, presso l’auditorium del Centro Polifunzionale Don Calabria (via San Marco 121, Verona) avrà luogo la prova scritta di selezione per il corso di operatore socio-sanitario che si terrà probabilmente il prossimo autunno. Il percorso di formazione è organizzato dalla Formazione Superiore e Continua dell’Istituto Don Calabria in collaborazione con l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria.

I candidati dovranno iscriversi alla selezione entro le ore 13 di venerdì 6 settembre portando i documenti richiesti (clicca qui) al Centro Polifunzionale Don Calabria – Palazzina F2 (seguire le indicazioni per Medialabor). Le iscrizioni si raccolgono dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12. Per informazioni: 045.8184950 e formazioniadulti@centrodoncalabria.it

IL CORSO E LA QUOTA DI PARTECIPAZIONE

Confermato dall'IRCCS di Negrar il primo caso importato in Europa di febbre di Oropouche

Il Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar ha diagnosticato il primo caso in Europa di febbre Oropouche, in una paziente con una storia recente di viaggi nella regione tropicale caraibica. Nessun allarme: l’isolamento del virus, normalmente diffuso nella regione Amazzonica, è il primo passo per poter sviluppare test diagnostici specificii, ma anche studi sulla capacità di veicolare il virus  da parte dei potenziali vettori (zanzare e moscerini) diffusi anche da noi.

Il Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar ha diagnosticato il primo caso in Europa di febbre Oropouche relativo alla pandemia 2024, in una paziente con una storia recente di viaggi nella regione tropicale caraibica. Il caso è stato già segnalato alle autorità sanitarie e alla ASL di competenza della Regione Veneto, nonché ai servizi di informazione e monitoraggio internazionali. Il virus è stato isolato nel laboratorio BSL3 del Dipartimento, primo passo per poter sviluppare test diagnostici specifici, ma anche studi sulla capacità di veicolare il virus  da parte dei potenziali vettori (zanzare e moscerini) diffusi anche da noi. afferma Federico Giovanni Gobbi, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrare professore associato all’Università di Brescia. 

 

 

 

 

 

Prof. Federico Gobbi

“La febbre Oropouche è una delle arbovirosi più diffuse del Sud-America, con oltre 500.000 casi diagnosticati dal 1955 a oggi, un numero probabilmente sottostimato viste le limitate risorse diagnostiche disponibili nell’area di diffusione – spiega  Federico Giovanni Gobbi, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrare professore associato all’Università di Brescia-. Dall’ultimo aggiornamento epidemiologico risultano tra la fine del 2023 ed il 2024 più di 5.000 casi di febbre Oropouche in Bolivia, Brasile, Colombia e Perù, ed ultimamente anche a Cuba. I sintomi della febbre Oropouche si manifestano di solito dopo 3-8 giorni dalla puntura dell’insetto vettore, e sono in gran parte sovrapponibili a quelli di altre febbri virali tropicali come dengue, Zika o chikungunya: febbre alta (oltre i 39 °C) accompagnata da mal di testa, dolore retrorbitale, malessere generale, mialgia, artralgia, nausea, vomito e fotofobia. Sono stati inoltre registrati sporadici casi di interessamento del sistema nervoso centrale, come meningite ed encefalite. Nel 60% circa dei casi dopo la prima fase acuta i sintomi si ripresentano, in forma meno grave: di solito da due a dieci giorni, ma anche dopo un mese dalla prima comparsa”

Dr.ssa Concetta Castilletti

“La febbre Oropouche è causata dall’omonimo virus (OROV), scoperto nel 1955 nel sangue di un lavoratore forestale di Trinidad e Tobago – prosegue Concetta Castilletti, responsabile dell’Unità di Virologia e Patogeni Emergenti dell’IRCCS di Negrar-. Si tratta di un virus diffuso normalmente nella regione amazzonica, ma ciò che è più rilevante è che si tratta di un virus che viene trasmesso all’uomo dalle punture di insetti, in particolare moscerini e zanzare”.

“Le arbovirosi come la febbre Oropouche, o come dengue, Zika, chikungunya, costituiscono una delle emergenze di salute pubblica con le quali dobbiamo abituarci a convivere. I cambiamenti climatici e l’aumento degli spostamenti delle popolazioni umane rischiano di rendere endemici anche alle nostre latitudini virus un tempo confinati nella fascia tropicale. È fondamentale essere sempre preparati a rispondere all’emergenza di patogeni che non sono abitualmente diffusi nella fascia mediterranea, e sotto questo aspetto l’essere riusciti ad isolare il virus OROV nel nostro laboratorio ci fornisce un’arma in più per affinare la diagnostica e la ricerca”.

“La diagnosi di febbre Oropouche effettuata dall’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria – conclude Gobbi – conferma l’importanza di disporre di presidi specializzati, in grado di monitorare costantemente l’andamento delle arbovirosi e di altre patologie trasmissibili. La duplice specializzazione del nostro IRCCS in malattie infettive e tropicali, e il fatto che da oltre trent’anni sia presente presso il nostro ospedale un servizio di medicina dei viaggiatori, ci mettono nelle condizioni di poter individuare con tempestività l’emergenza di potenziali rischi di salute pubblica, che in questo modo possono essere gestiti sul nascere grazie alla consolidata collaborazione con le autorità sanitarie della provincia di Verona e della Regione Veneto”.