Nonostante la sua efficacia soprattutto per la cura del tumore della prostata, la radioterapia in Italia continua a rivestire un ruolo minore in ambito oncologico, rispetto all’impiego della chirurgia. A richiamare l’attenzione sull’importanza di abbattere questo preconcetto è il prof. Filippo Alongi, direttore del Dipartimento di Radioterapia Oncologica  dell’IRCCS di Negrar, ospedale dotato delle tecnologie radioterapiche più avanzate per il trattamento del tumore prostatico e di molti altri tipi di neoplasie, in occasione della campagna internazionale Movember di sensibilizzazione sulle patologie maschili.

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La radioterapia, soprattutto per la cura del tumore della prostata, è un’efficace e valida alternativa alla chirurgia radicale, con tassi di guarigione sovrapponibili ed effetti collaterali ridotti, ma poco nota ai pazienti. Dovrebbe essere impiegata nel 50-60% dei casi, ma nel nostro Paese raggiunge soltanto la quota del 15-20%. Le cause sono i molti e diffusi luoghi comuni, che vanno dal peso inferiore che viene attribuito all’efficacia di questo approccio rispetto a quello chirurgico e farmacologico, alla paura di non avere una vita sessuale normale, fino all’errata convinzione che il trattamento sia solo palliativo o limitato a casi estremi dove la chirurgia non possa essere più impiegata.

“Nonostante il passare degli anni, la radioterapia continua a essere avvolta da un alone di diffidenza mista a disinformazione, e quando la proponiamo ai pazienti, la maggior parte all’inizio pensa di essere già condannata. E questo non per la gravità della malattia, ma perché crede di essere candidata a un trattamento di efficacia inferiore a quello chirurgico – avverte Filippo Alongi, direttore del Dipartimento di radioterapia oncologica avanzata dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar e ordinario di radioterapia all’Università di Brescia -. Eppure, parliamo di uno dei cardini delle terapie oncologiche, in particolare per il tumore della prostata, che può essere definito curativo al pari del bisturi. Come dimostra uno studio anglosassone, pubblicato di recente su European Urology, che ha messo a confronto la chirurgia robotica con la radioterapia di precisione, evidenziando come a parità di guarigione in oltre il 90% dei casi, quando il tumore è confinato all’interno della ghiandola prostatica, la radioterapia moderna è anche meglio tollerata in alcuni aspetti sintomatologici, preservando maggiormente la continenza urinaria e la funzionalità erettile. Un paziente su due sarebbe idoneo al trattamento radioterapico, ma soltanto un paziente su 5 viene sottoposto a questa metodica di cura non invasiva. Le conseguenze ricadono sui pazienti stessi che spesso ignorano un’opzione terapeutica alternativa alla chirurgia e di significativo beneficio in molte situazioni cliniche. L’idea distorta che si ha della radioterapia, frutto di un retaggio del passato, è una rappresentazione che poco a che fare con la realtà –evidenzia Alongi– Negli ultimi anni questa metodica infatti ha fatto grandissimi passi in avanti, grazie all’utilizzo di apparecchi sempre più sofisticati, che permettono di eseguire trattamenti molto selettivi e circoscritti, con riduzione degli eventuali effetti collaterali”.

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L’innovazione tecnologica vede l’IRCCS di  Negrar tra i centri più avanzati in Italia e in Europa nella cura in ambito radio-oncologico del tumore della prostata, come per molti altri tipi di patologie tumorali. “Grazie ai  quattro acceleratori lineari, tra cui una macchina di ultima generazione dotata di risonanza magnetica ad alto campo e un dispositivo guidato da intelligenza artificiale, di recente integrato e potenziato con un software che identifica e colpisce il tumore in pochi secondi, è possibile, nel nostro dipartimento, trattare il tumore con una altissima precisione – sottolinea Alongi -. Ciò consente di curare il tumore della prostata in sole 5 sedute, contro le 20 o 28 della tecnica standard, in tempi rapidi, senza dolore, né ricovero, né anestesia, abbattendo liste d’attesa e costi diretti e indiretti. Questi nuovi dispositivi all’avanguardia permettono inoltre di ricalibrare in tempo reale il piano di cura, sulla base dei cambiamenti di posizione, forma o dimensione del tumore, che avvengono di seduta in seduta, preservando i tessuti sani e garantendo una migliore qualità di vita”.

Il Dipartimento di Radioterapia Oncologica dell’IRCCS di Negrar esegue all’anno più 20.000 sedute in più di 2.000 pazienti, la metà dei quali trattati con radioterapia per tumore alla prostata.