I nostri ricercatori: "In Tanzania per le donne affette da una malattia che le priva della maternità"

La dottoressa Tamara Ursini, medico del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali, la scorsa estate si è recata in Tanzania per un progetto di ricerca con l’Università locale relativa alla schistosomiasi genitale, una malattia “dimenticata”, che colpisce 50 milioni di donne nel modo ed è una delle prime cause di infertilità

Dr.ssa Tamara Ursini

La ricerca nell’ambito delle malattie tropicali, oltre a una grande passione per le patologie originarie del Sud del mondo, richiede anche una certa voglia di viaggiare e un po’ di spirito di avventura. Infatti non di rado l’oggetto d’indagine si trova a migliaia di chilometri di distanza, in condizioni non del tutto agevoli. E’ il caso della dottoressa Tamara Ursini, classe 1983, pescarese, dal 2019 medico del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali dell’IRCCS di Negrar.

Lo studio ha come obiettivo quello di valutare l’affidabilità e l’accettabilità di test basati sulla biologia molecolare per la diagnosi della schistosomiasi genitale femminile, che probabilmente rappresenta la più negletta delle patologie ginecologiche nei Paesi tropicali colpendo una popolazione di per sé maggiormente vulnerabile (le donne). Si stima che oltre 50 milioni di donne nel mondo ne siano affette, la gran parte nei Paesi dell’Africa sub-subsahariana (Tanzania, Madagascar, Malawi, Mozambico e Sudafrica). Tale condizione, oltre a rappresentare una “via” preferenziale per l’acquisizione di infezioni a trasmissione sessuale (es. HIV), sebbene non sia compresa tra queste patologie, rappresenta una delle cause principali di infertilità femminile e dunque di stigmatizzazione sociale.

L’incapacità riproduttiva è fonte di stigma in molti Paesi del continente africano (e non solo). Le donne, temono, se ammalate, di essere respinte dal proprio partner perché sterili. Avere figli in Africa è una ricchezza in termini di riconoscimento sociale”, spiega la dottoressa Ursini.

Dottoressa, cos’è la schistosomiasi?

Si tratta di una patologia negletta causata da un elminta, lo schistosoma, che può avere manifestazioni intestinali, epatiche e uro-genitali. La trasmissione non avviene per via sessuale, ma si contrae tramite il contatto con acque dolci (fiumi o laghi) dove le larve (cercarie), rilasciate dai molluschi, penetrano la cute umana. Nell’uomo le cercarie si sviluppano in vermi adulti che, tramite il circolo sanguigno, raggiungono i plessi venosi mesenterici (dell’addome), vescicali o emorroidali. Qui le femmine producono ogni giorno diverse centinaia di uova che in parte vengono eliminate dall’uomo con feci o urina, a seconda della sede di deposizione. La schistosomiasi genitale femminile si verifica quando le uova intrappolate nei tessuti della vagina, della cervice, dell’utero e delle tube di Falloppio causano reazioni infiammatorie. Ne scaturisce un quadro simile a quello di un’infezione vaginale (con perdite genitali, sanguinamenti, dolore) che comporta, se non curata in tempo, infertilità, sub infertilità e difficoltà a portare a termine la gravidanza.

Perché può favorire l’infezione da HIV o di altre malattie a trasmissione sessuale?

Gli studi documentano che la presenza delle lesioni tipiche della schistosomiasi genitale femminile può facilitare l’acquisizione del virus dell’immunodeficienza umana (HIV) o di altre malattie a trasmissione sessuale incluso il papilloma virus (HPV), responsabile del cancro della cervice uterina. E’ interessante come vi sia una sovrapposizione geografica tra le aree del continente geografico ad elevata presenza di HIV e quelle con maggiore prevalenza di schistosomiasi genitale femminile.

La schistosomiasi si può curare?

Non esiste vaccino, ma abbiamo a disposizione un antielmintico, il Praziquantal, il quale però è efficace solo se somministrato prima che si sviluppino delle lesioni croniche. Quello diagnostico è il vero problema della schistosomiasi genitale femminile e il motivo per cui è una delle forme di schistosomiasi maggiormente sottostimate. Secondo l’OMS la diagnosi dovrebbe essere effettuata da un ginecologo esperto servendosi di una colposcopia e di una biopsia. Pertanto richiede expertise e strumenti difficilmente disponibili in molte zone del sud del mondo. Il nostro progetto ha come obiettivo proprio quello di validare test diagnostici facilmente impiegabili, anche attraverso auto-somministrazione.

Come si sviluppa il progetto di ricerca?

In letteratura sono già presenti dati incoraggianti riguardo l’utilizzo della biologia molecolare (PCR) per la diagnosi di schistosomiasi genitale femminile. Pertanto con il nostro partner locale, Catholic University of Health and Allied Sciences di Mwanza, abbiamo sviluppato un protocollo che prevedeva arruolamento di circa 200 donne di due villaggi rurali del distretto di Maswa. Ciascuna candidata è stata sottoposta a due tipologie di tamponi: un normale tampone cervicale effettuato da me o da un medico ginecologo con l’aiuto di uno speculum e un tampone eseguito direttamente dalle donne, adeguatamente educate da un’operatrice locale. Inoltre le donne raccoglievano un campione di urina per la ricerca delle uova di schistosoma. I tamponi sono stati congelati e saranno valutati con analisi molecolare da un nostro biologo, il dottor Salvatore Scarso, che raggiungerà la Tanzania nel mese di gennaio.

La valutazione dei test viene effettuata in funzione uno screening da proporre alla popolazione femminile a rischio?

Se i test si dimostreranno performanti potrebbero essere inseriti nell’ambito di uno screening più ampio che comprenda anche patologie a trasmissione sessuale, ad esempio l’HPV. Ma non solo: considerando che, in base ai dati di prevalenza disponibili, si stima che migliaia di donne affette da schistosomiasi genitale femminile siano presenti anche nei Paesi non endemici, i test proposti potrebbero trovare applicazione anche nei nostri contesti in particolare in quei servizi dove afferisce popolazione femminile migrante da area endemica.

In che senso?

Le donne migranti sono quotidiane presenze nei nostri ospedali, ma i ginecologi non conoscono la schistosomiasi genitale femminile, probabilmente non ne hanno mai sentito parlare. L’introduzione di questi test potrebbe portare a creare degli ambulatori ad hoc per donne migranti a cui proporre idealmente il test come screening oppure quando manifestano problemi di infertilità, ma senza una diagnosi certa e definitiva.


Prevenzione delle pandemie future: l'IRCCS di Negrar partner di un progetto finanziato dal PNRR

L’IRCCS di Negrar è partner di un progetto selezionato dal Ministero dell’Università e della Ricerca e finanziato nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza (PNRR), che ha come focus le malattie infettive emergenti al fine di mettere a punto strategie per affrontare possibili pandemie future. Al progetto, coordinato dall’Università di Pavia, aderiscono  25 realtà pubbliche e private, come l’Istituto Superiore di Sanità, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, 13 Atenei e 3 Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico.

Dr.ssa Concetta Castilletti

L’IRCCS di Negrar è partner di un progetto selezionato dal Ministero dell’Università e della Ricerca e finanziato nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza (PNRR), che ha avrà come focus le malattie infettive emergenti al fine di mettere a punto strategie per affrontare possibili pandemie future.

Il finanziamento ha dato vita alla Fondazione INF-ACT, di cui fanno parte, oltre al Sacro Cuore Don Calabria, altre 24 tra realtà pubbliche e private, come l’Istituto Superiore di Sanità, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, 13 Atenei e 3 Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico.

“Lo scopo è unire le competenze in una logica di “One Health”, ossia integrando aspetti di salute umana, animale e ambientale”, afferma la dottoressa Concetta Castilletti, virologa e coordinatrice del progetto per l’IRCCS di Negrar. “Come è accaduto per il SARS-CoV-2, l’interazione tra uomo e fauna selvatica è stata all’origine, con il fenomeno del salto di specie, della comparsa di un nuovo virus. Allo stesso modo i cambiamenti climatici e ambientali stanno aumentando il rischio di malattie trasmesse da vettori   prosegue -. Non a caso al progetto aderiscono anche il CNR e l’Associazione degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali”.

Al centro della sinergia operativa messa in campo dalla Fondazione INF-ACT e coordinata dall’Università di Pavia ci sono cinque tematiche principali, tre delle quali vedono l’IRCCS di Negrar parte attiva con ricerca di base e clinica.

La prima tematica riguarda i virus emergenti e riemergenti – spiega Castilletti -. Non solo quelli respiratori (SARS-CoV-2), ma anche, per esempio, gli enterovirus (come la polio che ultimamente sta destando una certa preoccupazione a causa di alcuni casi emersi in Paesi in cui era scomparsa da anni) e gli orthopoxvirus, di cui fa parte il cosiddetto “vaiolo delle scimmie”. Il nostro compito sarà quello di studiare questi virus, sviluppare nuovi test diagnostici, monitorare la circolazione e la comparsa di nuove varianti”.

La seconda tematica riguarda lo studio degli insetti, che veicolano agenti patogeni, e delle malattie correlate.Forti della nostra esperienza decennale sulle arbovirosi, cioè le infezioni trasmesse da vettori come le zanzare e le zecche – prosegue la virologa – in questo ambito siamo co-leader con l’Università di Bologna, cioè avremo il compito di coordinare l’attività di tutti gli altri centri di ricerca impegnati in questa tematica. Ci occuperemo di West Nile fever (la febbre del Nilo Occidentale) autoctona nel nostro Paese, ma anche di Dengue e Chikungunya, di cui, ricordiamo, si sono verificate già epidemie in Italia. Saranno oggetto di ricerca anche parassiti che causano patologie come la Leishmaniosi”.

Infine il “Sacro Cuore Don Calabria” parteciperà alla terza tematica per lo sviluppo modelli matematici utili nell’identificazione di potenziali fattori di rischio e nella valutazione dell’impatto e dell’efficacia delle azioni di salute pubblica (come per esempio la vaccinazione). Le altre due tematiche hanno per oggetto l’antibioticoresistenza e lo sviluppo di nuove molecole ad attività antinfettiva.

Si tratta di un progetto importante e ambizioso che avrà un reale impatto scientifico. con ricadute operative e organizzative – conclude la dottoressa Castilletti –. Questo progetto mette in sinergia ricercatori e strutture con competenze differenti al fine di creare una strategia comune che ci permetta di affrontare con maggiore sicurezza e conoscenza le sfide future”.


"Un anno al Sacro Cuore": in un video le immagini e gli avvenimenti del 2022

Un video per raccontare le immagini più belle e gli avvenimenti più importanti di un anno all’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria. Da gennaio, con la presentazione della ricerca epidemiologica sul Covid-19 a Verona, fino a dicembre, con lo storico accordo per la nascita di un corso di laurea in Scienze del Farmaco a Negrar. E nel mezzo tanti altri eventi significativi che hanno coinvolto la comunità ospedaliera in questo 2022.

Attraverso questo video porgiamo a tutti i migliori auguri di un buon anno nuovo!


Influenza e bambini: anche l'alimentazione e l'inquinamento possono causa dei tanti casi di infezione

Quest’anno l’inizio della stagione influenzale ha registrato un numero dei ricoveri per le infezioni e le sue complicanze più alto tra i bambini di età compresa tra lo 0 e i 4 anni rispetto a quello relativo alle  persone di età superiore ai 65 anni. Tra le possibili cause dei numerosi casi di influenza pediatrica anche l’alimentazione e l’inquinamento

Giorgio Zavarise, Pediatra IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar
Dr. Giorgio Zavarise

Quest’anno l’influenza stagionale colpisce particolarmente i bambini. Un dato soltanto: a metà dicembre, i   ricoveri settimanali pediatrici registravano un aumento del 50% rispetto al picco record delle ultime sette stagioni influenzali. Insolitamente, a livello nazionale, il numero dei ricoveri per influenza, e le sue complicanze, è più alto tra i bambini dagli zero ai quattro anni  rispetto a quello relativo alle persone di età superiore ai 65 anni. Con sintomi come febbre tosse e spossatezza che durano oltre a qualche giorno.

La situazione non deve essere sottovalutata e la frase scontata “si tratta di una semplice influenza” è anacronistica. I virus a RNA, come quello dell’influenza e il virus respiratorio sinciziale (responsabile delle bronchioliti, che l’anno scorso aveva causato un picco di infezioni quasi due mesi prima del previsto) stanno negli ultimi tempi diventando più aggressivi.

Possiamo solo ipotizzare alcune spiegazioni.

  • Molte infezioni potrebbero essere dovute a un “deficit immunitario” nella popolazione, derivante dalla mancanza di esposizione – grazie alla mascherina e altre misure di contenimento del SARS-CoV-2 – all’influenza stagionale durante la pandemia di COVID-19 e alla conseguente scarsa vaccinazione.
  • Il sottotipo dominante dell’influenza di quest’anno, H3N2, è noto per causare malattie più gravi rispetto ad altri ceppi comuni.
  • È anche possibile che precedenti o concomitanti infezioni da COVID-19 siano causa di aggravamento dei sintomi provocati da altri virus respiratori, incluso quello dell’influenza.

Attualmente non è possibile ancora prevedere se il numero dei casi di influenza continuerà a salire anche per il mese di gennaio, o se il rapido aumento registrato all’inizio della stagione porterà a un calo di infezioni anticipato come era capitato nel 2021 con il virus respiratorio sinciziale

Ma perché anche i bambini con età superiore ai 4 anni si ammalano più spesso con sintomi che durano più a lungo?

Oltre alle già citate cause, potrebbero aggiungersi anche l’alimentazione e l’inquinamento.

Iniziamo dall’alimentazione che, come ormai sappiamo, influenza la nostra salute in diversi modi. Eccesso di calorie, errata distribuzione e qualità dei nutrienti e diete ricche di alimenti ultraprocessati, agiscono sulla risposta immunitaria in maniera negativa, tramite il microbiota intestinale

In particolare i cibi ultraprocessati-  ossia alimenti confezionati e pronti per essere riscaldati o consumati direttamente, frutto di ripetute lavorazioni industriali – contengono più calorie, ma saziano meno, creano dipendenza, sono povere di micronutrienti e promuovono infiammazione.

Diversi esperimenti – i cui risultati sono stati pubblicati da riviste scientifiche prestigiose –  hanno evidenziato che topi nutriti esclusivamente con cibi ultraprocessati sono più suscettibili all’infezione da virus dell’influenza rispetto ai topi nutriti con cibo semplice, riportando anche conseguenze peggiori.

Come comportarsi, quindi? Una buona regola è data dal detto: “consuma pochissimo il cibo che tua nonna o meglio la tua bisnonna non riconoscerebbe come cibo”

L’inquinamento. Il particolato atmosferico, che determina la qualità dell’aria, potrebbe fungere da carrier, ossia come vettore di trasporto, per molti virus. Ma si sospetta che possa anche potenziarne la diffusione nell’aerosol, attraverso la creazione di un microambiente adatto alla loro persistenza. L’inalazione a sua volta trasporta il particolato all’interno dei polmoni, permettendo così al virus di svilupparsi in profondità nel tratto respiratorio causando infezioni.

Se è in nostro potere uno stile di vita sano – a partire dall’alimentazione -, più difficile è incidere sul cambiamento climatico e sull’inquinamento, anche se ciascuno di noi può dare un contributo. Di certo disponiamo già di un’arma efficace contro il virus dell’influenza e le sue conseguenze ed è la vaccinazione.

Dottor Giorgio Zavarise
pediatra, specializzato in malattie infettive


Gli auguri del Casante per un Natale di pace e di speranza

Don Massimiliano Parrella, Casante dell’Opera Don Calabria, in questo video si rivolge direttamente ai collaboratori della Cittadella della Carità, agli ammalati e ai loro familiari, augurando a tutti che questo Santo Natale porti la speranza per chi soffre e la pace per chi si trova a subire le conseguenze dei conflitti, quelli grandi tra le nazioni e quelli più piccoli di ogni giorno.

Ci uniamo anche noi al Casante nel porgere a tutti i migliori auguri di un Buon Natale a nome dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria. Lo facciamo con il disegno a china riportato qui a fianco, e raffigurato anche nel video del Casante, realizzato da Anna, paziente tetraplegica dell’atelier di Arteterapia del Servizio di Medicina Fisica e Riabilitazione. Si tratta di un lavoro ispirato a “La quercia della speranza”, scultura in ferro del maestro Marco Bonamini che rappresenta l’Opera Don Calabria e si trova nel vano luminoso centrale della Palazzina d’ingresso dell’ospedale.


Alla Cittadella della Carità Babbo Natale arriva con i Cavalieri dell'Ordine di Malta

Come l’anno scorso, l’Ordine di Malta ha consegnato agli ospiti delle strutture socio-sanitarie della Cittadella della Carità delle scatole dono, allestite da scuole, parrocchie e centinaia di volontari. Non solo regali ma un modo per stare accanto a coloro che non hanno una famiglia o non possono trascorre il Natale con i propri cari.

La sorpresa si è ripetuta anche in questo Natale per gli ospiti della Cittadella della Carità, grazie, come nel 2021, all’Ordine di Malta (delegazione di Verona, Vicenza e Trento) e alla generosità di tante persone.

Mercoledì 21 dicembre in un clima di festa sono stati consegnati ad alcuni rappresentanti degli ospiti di Casa Perez, Casa Clero e Casa Nogarè – le strutture socio-sanitarie che affiancano l’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria – 220 scatole di Natale, frutto dell’intraprendenza di Anna e Barbara, due signore di Vicenza che da tre anni danno vita a un progetto nato in Francia (Boîtes de Noël) ed esportato in Italia nel 2019 dalla milanese Marion Pizzato.

Anna e Barbara, a loro volta, hanno coinvolto parrocchie, scuole e decine di volontari che hanno confezionato, da veri elfi di Babbo Natale, i doni. Semplici scatole da scarpe adeguatamente adornate, dove è stato collocato qualcosa di “caldo” (guanti, sciarpe, maglioni…), qualcosa di “goloso” (biscotti, cioccolatini, dolci…), un passatempo e un prodotto di igiene/bellezza. Le scatole sono state poi prese in carico e portate a Negrar dal Corpo di Soccorso e alla Delegazione dell’Ordine di Malta, da sempre impegnato in opera umanitarie e progetti sociali

Alla consegna dei doni erano presenti  il direttore sanitario e il responsabile medico dell’area socio-sanitaria, rispettivamente i dottori Davide Brunelli e Brunello Milano, il direttore amministrativo Paolo Ferrari e la dirigente infermieristica Rosalba Dall’Olio. Ospiti inattesi la signora Rossana e Federico, moglie e figlio del compianto dottor Giovanni Vantini per cinque anni responsabile medico delle strutture socio-sanitarie e scomparso lo scorso 9 settembre

“Ringraziamo tutti i volontari e l’Ordine di Malta che anche quest’anno con la loro generosità hanno reso possibile questo momento di gioia – ha detto Ferrari -. Ogni scatola non è solo un regalo, ma anche un gesto di vicinanza con coloro che sono soli o non possono trascorrere il Natale in famiglia. Ogni scatola è infatti accompagnata da un augurio personale scritto chi l’ha preparata”.

Il signor Renato Malesani con alla sua sinistra la moglie Maria, accanto a lei la poetessa Rossana Albaro. Alla destra di Renato, sua sorella, Lidia

A nome di tutti gli ospiti ha preso la parola Renato Malesani, 92 anni. Accanto a lui la moglie Maria, 83 anni. Sono sposati da più di mezzo secolo. “Vogliamo ringraziarvi per questi regali, ma soprattutto per il modo con cui vi prendente cura di noi – ha detto Renato rivolgendosi agli operatori -. Grazie per farci stare bene con gentilezza e affetto”.  Ma se Renato e Maria vantano il “primato” di essere l’unica coppia di Casa Nogarè, la signora Luigia Assunta Cassandrini in Caleffi, presente alla consegna dei regali, è la più anziana degli ospiti: il 15 agosto del prossimo anno compirà un secolo.

Una festa di Natale non poteva non concludersi con una poesia. A scriverla Rossana Albaro, poetessa e pittrice.

“Come tutti gli anni arriva Natale                   
e per alleviare gli affanni,
guardiamo alla capanna,
colei che con la Natività non ci inganna.
Gesù fa che Natale
sia un attimo di amore,
un attimo di pace!
Accanto al Presepe scambiamo gli auguri
e così saremo sicuri
per ogni prosperità futura

Auguri!

Ross


Punto Nascita: riprende l'incontro mensile sull'allattamento dedicato ai futuri genitori

Dopo la pausa forzata dovuta alla pandemia Covid-19, riprende l’incontro mensile sull’allattamento e sull’organizzazione del Punto Nascita del Sacro Cuore Don Calabria. L’incontro – gratuito e ad accesso libero – si tiene ogni quarto lunedì del mese (esclusi i festivi) dalle ore 14 alle ore 16 nella sala convegni Fr. Perez dell’Ospedale 

Dopo la pausa forzata dovuta alla pandemia Covid-19, riprende l’incontro mensile sull’allattamento e sull’organizzazione del Punto Nascita del Sacro Cuore Don Calabria.

L’appuntamento è fissato ogni quarto lunedì del mese (esclusi i festivi) dalle ore 14 alle ore 16 nella sala convegni Fr, Perez dell’Ospedale ed è dedicato a tutte le coppie che non frequentano il corso di accompagnamento alla nascita (clicca qui). E’ aperto anche alle persone che aiuteranno la mamma nella cura del bambino al rientro a casa dopo la degenza ospedaliera.

L’incontro – gratuito e ad accesso libero – è tenuto dal pediatra, dall’infermiera del nido e dall’ostetrica che illustreranno l’organizzazione del punto nascita dell’IRCCS di Negrar. Questi i temi che verranno trattati:

  • L’importanza dell’allattamento materno esclusivo
  • Fisiologia dell’allattamento materno
  • Contatto pelle a pelle e rooming-in
  • Segnali di fame, posizione e attacco al seno
  • Segni di un adeguato apporto nutritivo
  • Spremitura manuale
  • Problematiche più frequenti
  • Condivisione del letto
  • Cure amiche della madre
  • Dove trovare sostegno e aiuto
  • Attività del Punto Nascita (vedi il video di presentazione)

Dal 2018 il Sacro Cuore Don Calabria è Ospedale Amico dei Bambini, riconoscimento dato dall’UNICEF alle realtà ospedaliere che promuovono, difendono e sostengono l’allattamento materno. L’incontro organizzato mensilmente dal Punto Nascita risponde proprio alle indicazioni del Progetto UNICEF.

Foto: HunnyPixel


Il blocco operatorio ora porta il nome del dottor Orio, storico direttore sanitario del Sacro Cuore

Il dotto Orio, 90 anni, è stato primario di Anestesia e direttore sanitario dell’Ospedale di Negrar dal 1970 al 2002. Quando giovane medico appena laureato arrivò a Negrar, esisteva solo una sala operatoria, ora sono 16:  “Inutile nascondere che nel mettere le basi di questo grande ospedale ci siano state delle difficoltà che abbiamo tuttavia superato guardando avanti e avendo fiducia nei nostri operatori. Abbiamo lavorato intensamente, mai per ambizione ma sempre per passione e senso del dovere”.       

Il dottor Gastone Orio

Il 14 dicembre all’IRCCS Sacr o Cuore Don Calabria si è tenuta la cerimonia di intitolazione del Gruppo operatorio al dottor Gastone Orio, già primario di Anestesia e direttore sanitario dell’Ospedale di Negrar dal 1970 al 2002. Il dottor Orio, classe 1932, originario di Caprino Veronese, era presente alla scopertura della targa a cui hanno assistito, al terzo piano del Sacro Cuore, anche la direzione e i primari della struttura, oltre che la famiglia.

 “Con questa intitolazione vogliamo rendere omaggio a un protagonista indiscusso per 50 anni della storia del “Sacro Cuore Don Calabria”, ha detto il dottor Mario Piccinini, amministratore delegato dell’IRCCS. “Un uomo e un professionista sanitario dotato di grande lungimiranza, capace di essere sempre al passo con i tempi ma anche in grado di anticiparli, vedendo nella piccola struttura ospedaliera di provincia in cui è arrivato più di 60 anni fa le potenzialità di un grande ospedale. Molte delle sue scelte, come la realizzazione del blocco operatorio o la nomina di alcuni primari, sono state determinanti per lo sviluppo del Sacro Cuore”.

Il dottor Orio giunge a Negrar nel maggio del 1959, fresco di laurea e ancora prima di effettuare l’esame di Stato per l’esercizio della professione medica. A quel tempo il “Sacro Cuore Don Calabria” contava solo tre medici: il chirurgo e direttore sanitario Bortolo Zanuso, l’internista Augusto Cavalleri, il geriatra Luigi Vantini. Conseguita la specializzazione in Anestesia, rimane l’unico anestesista per 10 anni e fonda di fatto l’attuale Dipartimento di Anestesia, Terapia Intensiva e Terapia Antalgica che conduce fino al 1998, quando subentra il dottor Luigi Giacopuzzi. Nel 1970 viene nominato direttore sanitario, ruolo che copre fino al 2002 quando passa il testimone al dottor Fabrizio Nicolis. Il dottor Orio rimane all’ospedale di Negrar fino al 2009 come consulente e responsabile delle sale operatorie.

Da sinistra il presidente, fr. Gedovar Nazzari, fr. Mario Bonora (già presidente per 24 anni), il dottor Orio, l’amministratore delegato Mario Piccinini, il direttore sanitario Fabrizio Nicolis, il direttore amministrativo Claudio Cracco e il direttore dell’Ortopedia Claudio Zorzi

“Quando sono arrivato esisteva una sola sala operatoria e si effettuavano 250 interventi all’anno. Oggi le sale sono 16 e gli interventi oltre 22mila. Cito alcuni numeri per sottolineare quanto la scelta di realizzare un blocco chirurgico nel 2001 sia stata lungimirante”, ha detto il dottor Orio visibilmente emozionato. “Inutile nascondere che nel mettere le basi di questo grande ospedale ci siano state delle difficoltà che abbiamo tuttavia superato guardando avanti e avendo fiducia nei nostri operatori. Abbiamo lavorato intensamente, mai per ambizione ma sempre per passione e senso del dovere”.       


Storico accordo tra Università di Verona e IRCCS di Negrar: nasce il Corso di Laurea in Scienze del Farmaco

Grazie ad un accordo tra l’Università scaligera e l’IRCCS di Negrar, nasce un nuovo Corso di Laurea magistrale:  Scienze del Farmaco e dei prodotti della salute. Dal secondo anno la sede sarà all’interno della Cittadella della Carità. L’accordo quadro prevede altre collaborazioni tra Ateneo e Ospedale sul fronte della ricerca e della didattica

Il Rettore Nocini e l’AD Piccinini nel momento della firma

Il 13 dicembre 2022 sarà ricordata come una data storica per l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria e l’Università di Verona. Grazie all’accordo quadro firmato dal rettore Pierfrancesco Nocini e dall’amministratore delegato Mario Piccinini, nasce a Verona un nuovo Corso di Laurea magistrale a ciclo unico, dedicato a Scienze del farmaco e dei prodotti della salute.

I contenuti dell’accordo quadro

L’intesa prevede inoltre il finanziamento da parte del “Sacro Cuore” di 10 contratti di formazione specialistica individuati tra le scuole di specializzazione di area sanitaria presenti nell’attuale offerta formativa scaligera. L’Università, a sua volta, garantirà di inserire nel percorso formativo, ulteriori Unità Operative di Negrar. Saranno finanziate anche 4 borse di studio di dottorato di ricerca nella macroarea Scienze della Vita e della Salute.  L’Università mantiene la responsabilità della formazione delle dottorande e dei dottoranti e saranno concordati dei periodi di svolgimento delle ricerche anche all’interno delle strutture e dei laboratori dell’IRCCS. Verranno individuati, d’intesa con il tutor universitario, delle figure di tutor tra il personale strutturato dell’IRCCS in possesso dei titoli e dei requisiti idonei.

Si parte il 1° ottobre del 2023 e un anno dopo la sede sarà a Negrar
Il pubblico nella Sala del Rettorato

Il Corso di laurea partirà il 1° ottobre del 2023. I posti disponibili sono 60, a cui si potrà accedere con un test d’ingresso previsto per la prossima primavera. Il primo anno l’attività didattica si terrà in una sede universitaria di Verona, mentre a partire dall’anno accademico 2024-2025 le lezioni si sposteranno a Negrar, nell’area della Cittadella della Carità dove sarà realizzata nuova palazzina dotata di aule didattiche, spazi dedicati allo studio e ai laboratori.

 

 

Il Rettore: “Prepareremo farmacisti del territorio e ospedalieri e anche scienziati del farmaco”

“L’idea di realizzare un corso di laurea in Farmacia è nata da tempo – ha detto il Rettore – e nel conseguente sviluppo ho sempre voluto che il progetto si differenziasse rispetto a quello delle altre Università. Abbiamo stabilito quindi che il nuovo corso dovesse dare tre sbocchi: preparare i farmacisti del territorio, quelli ospedalieri e una figura particolare, quella dello scienziato esperto riguardo agli aspetti biologici e biotecnologici del farmaco. Ma con chi potevamo realizzare questo progetto? Solo con l’IRCCS di Negrar, un grande ospedale, un ospedale no profit, con il quale è importante lavorare in sinergia. Ringrazio il dottor Piccinini e tutto lo staff del Sacro Cuore per aver reso concreto un progetto ambizioso e duraturo nel tempo, finalizzato esclusivamente al bene comune”.

L’Ad: “Personale formato anche umanamente per fare grandi gli ospedali”

“Sono grato al Magnifico Rettore per questa grande opportunità, e anche il dottor Federico Gallo (direttore generale dell’Università di Verona, ndr) con cui abbiamo collaborato per confezionare l’accordo”, ha detto il dottor Piccinini. “Qualche giorno fa sono stato invitato a un incontro a Firenze sui Grandi Ospedali – ha proseguito – Erano invitate strutture come il Gemelli, il Niguarda, l’Humanitas… Ho chiesto ai miei colleghi: cosa fa un grande ospedale? Forse il numero dei posti letto, la tecnologia, la ricerca… Io credo invece che siano i pazienti a stabilire quali sono i grandi ospedali, in base alla qualità delle cure che ricevono. Ma perché un paziente sia curato bene è necessario che il personale sia formato. Oggi Università e l’IRCCS Sacro Cuore danno vita non ad un accordo o a una convenzione, ma a un progetto a lungo o lunghissimo termine, che ha come cuore la creazione di una rete in grado di formare il personale a 360°, capace di curare il paziente con professionalità, ma anche con umanità”. Il dottor Piccinini ha ribadito “la creazione di un campus a Negrar. Vorremmo che fosse un luogo attrezzato per la ricerca, la didattica e lo studio, ma anche un luogo dove parlarsi, dove avere possibilità di crescere in un clima di serenità e di collaborazione, non di competizione”.

Il primo tavolo della Fondazione Don Calabria per le Malattie Infettive e Tropicali
Università e Sacro Cuore: un legame che nasce da lontano

 Il legame tra l’Università e il Sacro Cuore Don Calabria risale a molti anni fa. Era il 18 maggio del 1988 quando iniziarono i lavori la Fondazione Don Giovanni Calabria per le malattie tropicali, la cui prima pietra è stata posata idealmente da Giovanni Paolo II in occasione della sua visita a Negrar il 17 aprile dello stesso anno. “Al primo tavolo di lavoro erano seduti la Congregazione dei Poveri Servi della Divina Provvidenza, il CUAMM, l’UMMI e altre tre persone: l’avvocato Giambattista Rossi, il professor Giorgio De Sandre e il professor Giorgio Zanotto. Nomi illustri ai quali Verona e, in particolare l’Università, saranno sempre grate”, ha ricordato l’Ad.

Settembre 1991: la Convenzione Generale

Il settembre del 1991 segna poi la firma della Convenzione Generale tra l’Ateneo e il Sacro Cuore, che ha posto le basi perché l’Ospedale di Negrar diventasse parte della rete formativa dell’Università di Verona: ogni anno i reparti accolgono decine di specializzandi della Facoltà di Medicina scaligera

La ricerca: una mission dell’IRCCS

“Università significa didattica e ricerca. Ambiti che ci riguardano da vicino – ha continuato -. Nel 2018 il “Sacro Cuore Don Calabria” ha ricevuto dal Ministero della Salute il riconoscimento di Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico per le Malattie Infettive e Tropicali”.

Farmacia Ospedaliera e Radiofarmacia: già polo di attrazione degli studenti

Sul fronte farmaceutico, da molti anni la Farmacia Ospedaliera, diretta dalla dottoressa Teresa Zuppini, è sede di formazione per gli studenti delle Facoltà di Farmacia, con lo svolgimento di tirocini pre-laurea, post laurea (Master e corsi di alta formazione) e di tutoraggio per gli specializzandi della Scuola di Farmacia Ospedaliera. Per quanto riguarda l’attività in ospedale, la Farmacia è un servizio chiave, a supporto delle Unità Operative come, ad esempio, dell’Oncologia (allestimento e gestione farmaci oncologici), dell’Ortopedia (scongelamento dei tessuti da banca utilizzati come innesti nella chirurgia osteo-articolare) e dell’Oculistica (allestimento di farmaci intravitreali e colliri per le patologie retiniche) e di tutti i reparti che necessitano di farmaci e prodotti sperimentali. Allestisce inoltre i farmaci galenici sterili e non sterili e affianca i clinici nella valutazione e gestione dei dispositivi medici (anche critici/ impiantabili). Supporta i chirurghi con l’innovativo servizio di realizzazione di stampe 3D relative ad articolazioni, a strutture vascolari e ad interi organi al fine di evidenziare le eventuali problematiche chirurgiche. Il calco 3D favorisce anche la scelta dei materiali da impiegare o quale tecnica applicare.

Dal 2014 è poi attiva a Negrar la Radiofarmacia con Ciclotrone, diretta dal dottor Giancarlo Gorgoni, per la

preparazione di radiofarmaci, utilizzati per la diagnostica PET. Nel settembre scorso la Radiofarmacia è diventata Officina Radiofarmaceutica avendo ottenuto dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) la certificazione GMP (Good Manufacturing Practices), necessaria per la produzione di radiofarmaci non solo a consumo della Medicina Nucleare interna, ma per tutto il territorio italiano. Si tratta di un’autorizzazione per la produzione di radiofarmaci sperimentali nell’ambito di protocolli clinici, quindi nel perimetro della ricerca.   Quella di Negrar è l’unica Officina Radiofarmaceutica in Italia gestita da un ospedale. Dal 2016 è attiva una collaborazione con il Dipartimento in Biotecnologie dell’Università di Verona. La Radiofarmacia accoglie gli studenti per visite ai Laboratori, ma soprattutto per lo svolgimento di tesi sperimentali. Con Biotecnologie è in atto anche una collaborazione per un progetto di ricerca sui leganti per radiometalli. I radiofarmaci sono anche un modulo all’interno di un insegnamento del Corso di Laurea magistrale in Biotecnologia Medica e Molecolare tenuto dal direttore della Radiofarmacia. Nel 2020 è iniziata anche la collaborazione con il Corso di Laurea in tecniche di Laboratorio Biomedico di Verona, che prevede un seminario annuale sui radiofarmaci e la presenza in sede di studenti per tesi sperimentali.

 

  • Video a cura dell’Università degli Studi di Verona


Anche la prevenzione maschile deve diventare un'abitudine che... salva la vita

Il dottor Stefano Cavalleri, direttore dell’Urologia, spiega in una video-intervista l’importanza di sottoporsi a visite ed esami periodici che possano diagnosticare precocemente il tumore della prostata. Un carcinoma che ogni anni registra 36mila nuovi casi, il 19% delle diagnosi di tutti i tumori maschili.

Ogni anno si registrano circa 37mila nuove diagnosi di tumore della prostata, il 19% delle diagnosi realitive a tutte le neoplasie diagnosticate nel sesso maschile. Come tutte le patologie tumorali, anche quelle che colpiscono la prostata hanno diverse cause (tra cui gli stili di vita non salutari, il consumo di alcol e sigarette).

I trattamenti hanno migliorato notevolmente la sopravvivenza, che a cinque anni è del 91%. Tuttavia come per tutti i tumori più la diagnosi è precoce, maggiore è la probabilità di una prognosi favorevole. Da qui l’importanza di sottoporsi a visite urologiche periodiche e al dosaggio del PSA, a partire dai 50 anni o anche prima se in famiglia ci sono casi di carcinoma prostatico, come spiega il dottor Stefano Cavalleri, direttore dell’Urologia dell’IRCCS di Negrar nel video qui sotto.

Purtroppo il sesso maschile, al contrario di quello femminile, si avvicina al medico solo nel caso di sintomi, evitando quegli esami e quelle visite di routine che dovrebbero diventare invece un’abitudine… che salva la vita.