Obesity Day: colloqui informativi con la nostra équipe
Mercoledì 9 e giovedì 10 ottobre al Centro Diagnostico Terapeutico di Verona, il team dei nostri specialisti che si occupano di obesità e sovrappeso sono a disposizione dei cittadini interessati al problema. E’ necessario registrarsi telefonicamente
In occasione dell’Obesity Day, la Giornata di prevenzione dell’obesità che si tiene in tutto il mondo il 10 ottobre, l’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria promuove due giorni di colloqui informativi rivolti alle persone con problemi di sovrappeso e a tutti coloro che sono interessati ad avere maggiori informazioni sulla malattia e sugli interventi per affrontarla. Fra questi il supporto psicologico e la chirurgia bariatrica.
L’appuntamento è per mercoledì 9 e giovedì 11 ottobre dalle 9 alle 17 al Centro Diagnostico Terapeutico di via San Marco 121 (Verona) dove a ricevere i cittadini sarà un team formato da medici gastroenterologi, psicologi, dietisti e chirurghi bariatrici. E’ necessario registrarsi ai numeri 045.6013493/3024 (dalle 8.30 alle 15 dal lunedì al venerdì).
L’obesità – che in Italia coinvolge 6 milioni di persone, il 10% della popolazione – non è un problema estetico, ma rientra a pieno titolo nell’elenco delle patologie. Infatti un obeso ha un’aspettativa di vita inferiore di 10 anni rispetto a quella di un coetaneo normopeso, in quanto l’obesità è quasi sempre accompagnata da diabete, ipertensione, patologie cardiovascolari e respiratorie.
Dieta ipocalorica e costante attività fisica sono le vie maestre per ottenere un calo ponderale. Ma quando i chili in eccesso sono davvero troppi e i vari tentativi per eliminarli sono falliti più volte, può intervenire la chirurgia bariatrica.
Dal 2015 presso l’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria è stata avviata un’attività per la soluzione chirurgica dell’obesità. Si rivolgono al Centro soprattutto donne (l’età media è di 30 anni) che nonostante molteplici tentativi non sono riuscite a perdere peso o lo hanno riacquistato, spesso con gli interessi, dopo un momentaneo dimagrimento.
Ma l’intervento fine a se stesso non è risolutivo se non accompagnato da un radicale cambiamento di stile di vita, dove il cibo non può più rappresentare una compensazione emotiva. L’atto chirurgico è infatti preceduto da uno scrupoloso studio psicologico e delle abitudini alimentari per verificare l’idoneità del paziente prima e successivamente all’intervento. A questo proposito l’ospedale di Negrar collabora con l’Unità funzionale di Riabilitazione Nutrizionale della Casa di Cura Villa Garda dove il paziente può svolgere un percorso psicologico e di educazione alimentare di tre settimane.
Ottobre rosa: più attenzione agli stili di vita
Il mese di Ottobre è tradizionalmente dedicato alla prevenzione del tumore al seno, di cui si registrano un aumento dei casi ma anche delle sopravvivenza, grazie ai trattamenti e agli screening
Per la prima volta diminuiscono in generale i casi di tumore, ma sono in crescita le donne colpite da cancro al seno, alla cui prevenzione è dedicato il mese di Ottobre. Tuttavia non siamo di fronte a una brutta notizia.
Aumentano i casi di cancro alla mammella
“I dati (calcolati al netto dell’invecchiamento della popolazione: dati standardizzati), relativi ai trend temporali nel periodo 2003-2014, indicano che l’incidenza delle neoplasie è in riduzione in entrambi i generi – afferma Stefania Gori, direttore del Dipartimento oncologico dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria e presidente nazionale degli oncologi italiani -. Il tumore della mammella si conferma il più frequente nella popolazione. I casi sono in crescita soprattutto nelle aree del Centro-Nord per l’estensione dei programmi di screening e della popolazione target (da 50-69 anni a 45-74) a cui essi sono sono rivolti. Ma questo aumento non costituisce un fenomeno negativo, perché grazie a tali programmi vengono individuati in fase iniziale e con alte probabilità di guarigione molti tumori che, senza lo screening, sarebbero stati scoperti in stadio avanzato”.
Ma cresce la sopravvivenza
Ma veniamo ai dati. Nei giorni scorsi l’Associazione Italiana Oncologia Medica (AIOM) ha presentato l’edizione 2019 del volume “I numeri del cancro in Italia”, il “censimento” sulla malattia tumorale redatto in collaborazione con AIRTUM, Fondazione AIOM, PASSI, PASSI d’Argento e SIAPEC-IAP. Secondo l’indagine si stima che quest’anno siano 371mila le nuove diagnosi, contro le 372mila del 2018, 2mila in meno in 12 mesi. Il tumore più frequente resta quello della mammella con 53.500 casi nel 2019, oltre mille casi in più rispetto al 2018. Tuttavia quest’ultimo rientra tra i tumori che in Italia – insieme a quello della tiroide, prostata, testicolo e melanoma – fanno registrare percentuali più alte di sopravvivenza, che per la neoplasia della mammella è, a 5 anni, pari all’87%. Parallelamente è in calo anche la mortalità in tutte le classi di età, soprattutto nelle donne con meno di 50 anni.
Ancora sottovalutata l’importanza di uno stile di vita sano
Risultati positivi raggiunti grazie ai progressi terapeutici (chirurgici farmacologici e radioterapici) e all’adesione allo screening mammografico Ma si potrebbe fare di più sul piano della prevenzione. “Circa il 40% delle neoplasie, tra queste anche il tumore al seno, può essere evitato seguendo uno stile di vita sano (no al fumo, attività fisica costante e dieta corretta) – prosegue la dottoressa Gori – In Italia il 34,5% dei cittadini è sedentario, il 31,6% è in sovrappeso, il 10,9% obeso e il 25,7% fuma. Per invertire la tendenza, serve maggiore consapevolezza anche da parte degli operatori sanitari: solo 1 fumatore su 2 ha ricevuto il consiglio di smettere, suggerimenti sull’attività fisica sono stati forniti solo al 30% dei cittadini e meno della metà delle persone obese o in sovrappeso ha ottenuto dal proprio medico indicazioni per perdere peso”.
La “prevenzione su misura”: il test Brca1 e Brca2
Per alcuni tumori oggi esistono anche percorsi su misura. “Il 5-7% dei tumori della mammella e il 10-20% delle neoplasie dell’ovaio sono dovuti a una predisposizione ereditaria, riconducibile in particolare alle mutazioni dei geni Brca1 e Brca2 – continua Gori – Questo significa che, nel nostro Paese, ogni anno circa 3.000 casi di carcinoma della mammella e circa 1.000 dell’ovaio potrebbero essere evitati o individuati in fase molto precoce proprio adottando strategie mirate ed efficaci. È quindi fondamentale che il test Brca venga eseguito nei familiari sani delle pazienti in cui è stata individuata una variante dei geni Brca1/2 e che, in caso di positività, venga loro offerto gratuitamente il programma di prevenzione, eventualmente con l’introduzione di un codice di esenzione per malattie genetiche ereditarie”.
Una mutazione importante anche per altri tumori
L’identificazione di una frazione di pazienti con carcinoma prostatico o pancreatico metastatico portatori della mutazione “sta inoltre aprendo nuovi orizzonti anche per quanto riguarda la valutazione dei loro familiari sani: nel caso risultino portatori sani di mutazione Brca, dovranno essere avviati a percorsi di prevenzione. È, quindi, un nuovo mondo in espansione per una prevenzione dei tumori”.
Il test al “Sacro Cuore Don Calabria”
Nell’ambito del Centro di senologia, l’Anatomia Patologica, diretta dal professor Giuseppe Zamboni, viene eseguito il test per la ricerca delle mutazioni a carico dei geni BRCA1 e BRCA2. Il test viene effettuato solo dopo consulenza genetica in Oncologia, per valutarne le indicazioni. Per ulteriori informazioni contattare il numero verde del Cancer Care Center 800 143 143.
Ranitidina, attenzione alle false notizie
La decisione dell’AIFA e dell’EMA di ritirare i farmaci usati essenzialmente come antiacidio ha scatenato una ridda di fake news, tra cui liste di farmaci che non sono oggetto della decisione, causando inutili allarmismi
L’ordine di ritiro da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), in collaborazione con l’Agenzia Europea del Farmaco (EMA), di alcuni lotti di ranitidina, e il divieto di utilizzo di qualsiasi formulazione a base della molecola stessa, ha dato vita a una serie di false e allarmanti notizie. Sui social network, infatti, stanno spopolando fantomatiche liste di medicinali che non sono oggetto del ritiro dagli ospedali, dalle farmacie e dalla catena distributiva. L’unica fonte ufficiale di notizie riguardo questi argomenti rimane l’AIFA, come spiega il Servizio di Farmacia del “Sacro Cuore Don Calabria”, diretto dalla dottoressa Teresa Zuppini, e la lista dei farmaci realmente ritirati si trova sul sito dell’Agenzia (https://www.aifa.gov.it/web/guest/-/comunicazione-aifa-sui-farmaci-contenenti-ranitidina )
“La ranitidina appartiene a una classe di medicinali conosciuti come antagonisti del recettore dell’istamina H2. La loro azione è quella di bloccare i recettori dell’istamina nello stomaco, con la conseguenza di ridurre la produzione di acido gastrico”, spiega il dottor Roberto Tessari, responsabile della Farmacovigilanza nell’ambito della Farmacia Ospedaliera di Negrar. Pertanto vengono utilizzati nel trattamento dell’ulcera, del reflusso gastroesofageo, del bruciore di stomaco e di altre condizioni associate a ipersecrezione acida. La ranitidina è commercializzata in Italia sia come medicinale soggetto a prescrizione medica, sia come medicinale di automedicazione, in forma di compresse, sciroppi o soluzioni iniettabili per uso endovenoso.
“La decisione dell’AIFA è dovuta al ritrovamento di tracce di NDMA (N-nitrosodimetilammina) in una delle materie prime utilizzate per formulare la ranitidina prodotta presso l’officina farmaceutica indiana Saraca Laboratories LTD – prosegue il farmacista – L’NDMA è una sostanza chimica organica che si genera come sottoprodotto dei processi industriali, ed è anche presente, a livelli molto bassi, nelle forniture d’acqua e in alcuni alimenti, in particolare quelli cotti, affumicati o stagionati. È classificata come sostanza probabilmente cancerogena per l’uomo sulla base di studi condotti su animali. Non ci si attende che causi danni quando ingerita in quantità molto basse, e nemmeno effetti in acuto in chi ha assunto l’eventuale farmaco contenente NDMA”.
La scelta di EMA/AIFA di estendere il ritiro anche ai medicinali contenenti ranitidina non prodotti nell’officina farmaceutica indiana è di tipo precauzionale, “ovvero – precisa Tessari – ha l’obbiettivo di verificare attentamente se, nei lotti di farmaco non o oggetto di ritiro, sia comunque presente NDMA e in quale quantità. Sempre l’AIFA raccomanda ai medici di sostituire la ranitidina con altre molecole che abbiano le stesse indicazioni”.
Parallelamente al ritiro dei farmaci con ranitidina, l’EMA ha predisposto un controllo a tappeto su tutti i farmaci che possono contenere nitrosodimetilammina. Un’indagine che durerà circa tre anni.
I nostri medici ospiti a "Dica33" su Telearena e Telemantova
Ritorna la trasmissione dedicata alla medicina con le interviste su vari temi ai medici del “Sacro Cuore”. Seguiteci su Facebook dove verranno postate le varie interviste!
Questa sera alle 21.45 parte la nuova stagione di “Dica33”, la trasmissione di medicina che va in onda su Telearena e in replica su Telemantova, con la presenza dei medici dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria. Questa sera il dottor Paolo Bocus, direttore della Gastroenterologia e Endoscopia digestiva, parlerà della diagnosi e delle terapie del reflusso gastro-esofageo. Si tratta di una patologia molto comune che non deve essere trscurata perché aumenta il rischio di cancro all’esogfago.
Seguiteci su Facebook (https://www.facebook.com/ospedalesacrocuoredoncalabria) per sapere quando saranno ospiti i nostri medici e guardare l’intervista nei giorni seguenti alla messa in onda
Tumore: sfidare la paura della recidiva si può
Il 27 settembre si terrà anche a Verona la Giornata Nazionale della Psico-Oncologia su un tema molto sentito dai malati oncologici. Il convegno scaligero è aperto al pubblico e vedrà la testimonianza dei pazienti
La diagnosi di tumore, le terapie chirurgiche e mediche, i primi controlli tutti negativi, ma sul futuro incombe sempre un incubo: la recidiva. La paura che il cancro si ripresenti è forse l’aspetto più comune che in alcuni casi o momenti della storia del percorso di malattia, può portare sofferenza, limitazione della qualità di vita e impattare sulla relazione del paziente con altri. Ma vivere bene, nonostante la paura della recidiva, si può.
Si parlerà di questo nell’ambito della IV Giornata Nazionale della Psico-Oncologia, che a Verona si terrà venerdì 27 settembre al Circolo Ufficiali di Castelvecchio (Corso Castelvecchio, 2). L’evento – promosso dalla Società Italiana di Psico-Oncologia (Sipo) Sezione Triveneto e dall’Ordine degli psicologi del Veneto – vede una prima parte della giornata (dalle ore 8.30) suddivisa in workshop dedicati agli psicologi e agli psicoterapeuti. Dalle ore 14.30, invece, l’incontro sarà aperto gratuitamente alla cittadinanza con la testimonianza dei pazienti (vedi programma allegato).
“La paura della recidiva è senza dubbio un tema molto forte nel percorso della malattia oncologica, una sorta di tabù sul quale spesso si preferisce tacere per non innescare una reazione di sofferenza nel paziente. Ma ci siamo accorti grazie ai nostri pazienti che questo tema è più difficile proporlo che affrontarlo”, spiega il dottor Giuseppe Deledda, responsabile del Servizio di Psicologia Clinica del “Sacro Cuore Don Calabria” e coordinatore Sipo Veneto Trentino-Alto Adige, che in collaborazione con la dottoressa Laura Dal Corso, segretario degli psicologi veneti, ha organizzato il convegno.
“Infatti quando la direzione nazionale della Sipo ha indicato il tema della recidiva per la IV Giornata, abbiamo pensato di proporlo ai nostri pazienti oncologici che aderiscono ai gruppi di supporto – prosegue il dottor Deledda -. Abbiamo visto, con sorpresa, che l’argomento è stato accolto positivamente. Tanto che il collega Matteo Giansante, che segue gli incontri di gruppo, era partito con un programma di otto appuntamenti, ma le pazienti hanno chiesto di proseguire”.
L’obiettivo non è quello di ‘scacciare’ la paura della recidiva dalle menti dei pazienti oncologici, “ma di supportare psicologicamente il paziente affinché rinforzi quelle risorse personali che gli permettano di accogliere e di accettare la paura della recidiva. Di considerarla non una nemica, ma parte della propria esperienza di malattia”, sottolinea il dottor Deledda.
La voce dei pazienti sarà al centro del pomeriggio del 27 settembre con l’intervento di alcune associazioni di malati oncologici (Net Italy, Sorriso di Beatrice, Andos, Gruppo Psychum) e le testimonianze, narrate anche attraverso espressioni di tipo letterario, di pazienti e dei loro familiari.
La giornata sarà conclusa da don Renzo Pegoraro, direttore scientifico della Fondazione Lanza e Cancelliere della Pontificia Accademia per la vita, che terrà una lezione magistrale su “L’etica per illuminare il cammino sul ponte tra scienza e umanità, quando le certezze vacillano”.
Mente e corpo in allenamento per contrastare l'Alzheimer
La sinergia di attività fisica e stimolazione cognitiva può contrastare l’evoluzione della malattia neurodegenerativa di cui il 21 settembre si celebra la Giornata mondiale. Le iniziative del “Sacro Cuore” peri propri pazienti
E’ un progetto avviato nel 2015 dal Centro Decadimento Cognitivo e dedicato ai pazienti affetti da demenza, in primo luogo da malattia di Alzheimer di cui si celebra la Giornata mondiale il 21 settembre di ogni anno. Il nome del progetto è emblematico, “Officina della memoria: Mente e Corpo“, e sta ad indicare che nonostante la natura neurodegenerativa della malattia, l’intervento precoce favorisce il mantenimento il più a lungo possibile della propria autonomia. Il nostro cervello, infatti, ha a disposizione una discreta riserva neuronale, che se opportunamente stimolata, con attività fisica e cognitiva, può sopperire alla degenerazione indotta dalla malattia.
Per questo motivo il Centro Decadimento Cognitivo, di cui è responsabile la neurologa Zaira Esposito, da quattro anni promuove per i propri pazienti gruppi di stimolazione cognitiva, accompagnata, dallo scorso anno, da attività motoria, in collaborazione con il Centro di Medicina dello Sport, diretto dal dottor Roberto Filippini.
Quest’anno il progetto diventerà annuale. La presentazione dell’iniziativa si terrà il 5 ottobre al Centro Diagnostico Terapeutico Ospedale Sacro Cuore Don Calabria (via San Marco 121, Verona), a partire dalle 9.30. All’incontro sono invitati i pazienti seguiti dall’Ospedale di Negrar e i loro familiari.
“Dopo i saluti iniziali della dottoressa Esposito, il dottor Filippini illustrerà brevemente l’importanza dell’attività fisica per coloro che sono affetti da decadimento cognitivo – spiega la dottoressa Paola Poiese, psicologa e psicoterapeuta del Centro. “Lo scorso anno abbiamo avuto un buon riscontro da parte dei pazienti – prosegue -. Sono persone che fanno fatica ad inserirsi in una normale palestra, non tanto per limitazioni fisiche, ma principalmente per gli aspetti cognitivi e relazionali. Infatti il terapista che conduce i gruppi usa strategie adeguate per a questa tipologia di pazienti. Molti studi dimostrano l’importanza della sinergia tra attività fisica e stimolazione cognitiva nel contrastare l’evoluzione della malattia – sottolinea -. L’obbiettivo è la presa in carico globale per il benessere della persona malata ed anche del suo familiare.La terapia viene svolta in piccoli gruppi di al massimo 8 persone, seguiti dalla psicologa Cristina Baroni con incontri settimanali.
“Il paziente fatica ad accettare le limitazioni conseguenti alla malattia in termini sia di autonomia che di funzionamento – riprende la dottoressa Poiese – Per tali aspetti è particolarmente importante favorire l’uso di strategie di compenso (come l’agenda, il calendario…) e agire sull’ambiente familiare al fine di ridurre i conflitti e favorire la creazioni di un contesto stimolante per il paziente. Per questo motivo una parte dell’incontro del 5 ottobre sarà riservata solo ai parenti dei pazienti con lo scopo di dare informazioni sulla malattia e condividere strategie di gestione, soprattutto dei disturbi comportamentali.
Il Centro Decadimento Cognitivo, che afferisce alla Neurologia diretta dal dottor Fabio Marchioretto, nel 2018 ha registrato 650 accessi tra visite mediche e valutazioni neuropsicologiche. L’équipe è formata dalla neurologa Zaira Esposito, dal geriatra Paolo Spagnolli, dalle psicologhe Paola Poiese e Cristina Baroni, e dall’assistente sociale Francesca Martinelli.
"Notte Europea dei Ricercatori": giovani e biotecnologie
“La Notte dei Ricercatori” arriva per la prima volta al “Sacro Cuore Don Calabria”. L’iniziativa europea avrà luogo il 27 settembre ed è dedicata agli studenti delle scuole superiori che andranno alla scoperta delle alte tecnologie applicate alla salute
L’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria partecipa, su invito della Direzione Generale della Ricerca e dell’Innovazione in Sanità del Ministero della Salute, all’evento annuale “La Notte Europea dei Ricercatori”, un’iniziativa promossa dalla Commissione Europea fin dal 2005 che coinvolge ogni anno migliaia di ricercatori e istituzioni di ricerca in tutti i Paesi europei.
L’obiettivo è di creare occasioni di incontro tra ricercatori e cittadini per diffondere la cultura scientifica e la conoscenza delle professioni della ricerca in un contesto informale e stimolante, in particolare per i giovani.
Infatti venerdì 27 settembre l’Ospedale di Negrar invita gli studenti delle scuole superiori a una serata dedicata alla conoscenza delle tecnologie all’avanguardia in dotazione alla Medicina Nucleare, alla Radioterapia Oncologica Avanzata, alla Radiofarmacia con Ciclotrone e utilizzate in ambito clinico e di ricerca.
Questo il programma aggiornato (anche in allegato) dell’evento gratuito ed è necessaria la registrazione all’indirizzo segreteriascientificairccs@sacrocuore.it
Ore 18 presso la sala convegni “Fr. Perez” registrazione dei partecipanti e presentazione del tema “Potenzialità delle nuove tecnologie in ambito clinico e di ricerca”
Ore 19.15 visite guidate alle Unità Operative di Medicina Nucleare, Radioterapia Oncologica Avanzata e Radifarmacia con Ciclotrone.
Ore 20.30 ritorno in Sala Perez per eventuali domande
Prima Giornata nazionale per la sicurezza delle cure e della persona assistita
Il 17 settembre sarà dedicato ogni anno alla sensibilizzazione sulla sicurezza del paziente in un contesto di cure sanitarie e socio-sanitarie. Essa è una priorità della salute globale da garantire mettendo in atto tutte le strategie possibili.
Si celebra domani, martedì 17 settembre, la prima Giornata nazionale per la sicurezza delle cure e della persona assistita, promossa dal Ministero della Salute, dalla Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (AGENAS).
La data del 17 settembre coincide con la Giornata mondiale della sicurezza dei pazienti, voluta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e anch’essa indetta per la prima volta quest’anno. Con l’iniziativa si vuole evidenziare come la sicurezza dei pazienti sia una priorità di salute globale e sensibilizzare i Paesi ad adottare le azioni mirate per prevenire gli errori evitabili nelle strutture sanitarie e socio-sanitarie ai danni del paziente.
Secondo l’OMS, come riporta l’Agenzia Ansa, almeno 134 milioni di pazienti ogni anno sono vittime di eventi avversi che si verificano a causa della mancanza di sicurezza nelle prestazioni sanitarie e 2,6 milioni muoiono per questo, ma la maggior parte dei decessi sono evitabili. In particolare, 4 pazienti su 10 sono danneggiati durante le cure primarie e ambulatoriali. Gli errori terapeutici da soli costano circa 42 miliardi di dollari all’anno, ma oltre a questi vi sono errori legati alla diagnosi, alla prescrizione di medicinali e alle procedure chirurgiche.
In occasione del 17 settembre le amministrazioni pubbliche italiane sono invitate a promuovere “l’attenzione e l’informazione sul tema della sicurezze delle cure e della persona assistita, nell’ambito delle rispettive competenze e attraverso idonee iniziative di comunicazione e sensibilizzazione”, come recita la direttiva dello scorso 4 aprile con la quale la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha istituito la Giornata.
La Regione del Veneto aderisce all’iniziativa attraverso un convegno, che avrà come tema il modello regionale per la gestione dei sinistri da medical malpractice e offrire un focus sulla tematica della sicurezza nel contesto delle infezioni correlate all’assistenza.
Mostra fotografica del Circolo ricreativo del "Sacro Cuore"
Cinque dipendenti dell’ospedale di Negrar raccontano in una mostra il quartiere veronese Saval. I lavori sono il frutto di un corso di composizione fotografica organizzato dal Cron, una delle tante iniziative del Circolo ricreativo
“Diverso”, “anticonformista”, “irriverente”, “rivoluzionario”. Sono gli aggettivi con cui il noto fotografo veronese Vittorio Rossi descrive il protagonista della mostra fotografica “Saval. Anatomia di un quartiere” che sarà inaugurata sabato 14 settembre alle 17 al Laboratorio delle Armonie (via San Procolo 1/b, Verona).
Ad esporre i loro scatti sul quartiere scaligero, cinque autori uniti dalla passione per la fotografia e dallo stesso luogo di lavoro. Benvenuta Cavalleri, Francesca Franchini, Pierantonio Orzo, Luca Pelizzari e Luca Sandrini sono infatti tutti dipendenti dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar e soci del Centro ricreativo della stessa struttura sanitaria (Cron).
I loro lavori sul quartiere veronese del Saval sono la conclusione di un approfondimento sulla composizione fotografica realizzato sotto la guida di Vittorio Rossi, curatore anche della mostra. Scrive il “maestro” sul catalogo: “Questo progetto rappresenta una contemplazione meditativa e collettiva del quartiere, eseguita con grande sensibilità dai cinque autori, che aprendo la loro mente alla totale libera interpretazione hanno sintetizzato armonie e pensieri, in un’opera solida e compatta, che lascia poco spazio alla lettura formale e che, invece, ci accompagna in una lettura interiore capace di trasformare le forme in emozioni”.
Il corso di fotografia è una delle tante iniziative organizzate dal Cron. Fondato nel 1980, il Circolo Ricreativo Ospedali Negrar ha l’obiettivo di favorire lo “spirito di famiglia” calabriano tra i dipendenti della struttura sanitaria anche al di fuori dell’orario di lavoro. Nato con finalità prevalentemente sportive, attualmente offre agli iscritti anche un fitto calendario di proposte culturali, turistiche e formative.
La mostra, ad ingresso libero, rimarrà aperta fino a sabato 21 settembre con i seguenti orari: domenica dalle 10 alle 18; da martedì a sabato dalle ore 9.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 19.
Malattie infiammatorie croniche dell'intestino: la diagnosi precoce è fondamentale
Il riconoscimento tempestivo di queste patologie permette di iniziare la corretta terapia prima di avere conseguenze gravemente invalidanti per il paziente. Se ne parla venerdì 13 settembre in un convegno organizzato dalla IBD Unit del “Sacro Cuore”
Aumentano in tutta Europa i casi di malattie infiammatorie croniche dell’intestino. L’Italia – con circa 150mila pazienti – è un Paese a media incidenza. Sotto accusa i fattori ambientali (alimentazione ed inquinamento), che in persone già predisposte geneticamente scatenano una reazione abnorme del sistema immunitario, causando un’infiammazione cronica dell’intestino. Poiché la causa di questo processo è sconosciuta, rendendo impossibile qualsiasi forma di prevenzione, diventa cruciale la fase diagnostica al fine di una scelta anticipata e corretta di alcuni tipi di terapie (come i farmaci biologici) che in passato venivano riservati solo a fasi avanzate e irreversibili di malattia con conseguenze gravemente invalidanti per il paziente.
IL CONVEGNO
Proprio la diagnostica endoscopica e radiologica sarà al centro del terzo focus annuale sulle malattie infiammatorie croniche dell’intestino (malattia di Crohn e rettocolite ulcerosa) organizzato dall’IBD Unit (Inflammatory Bowel Disease) dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, di cui è responsabile il dottor Andrea Geccherle. L’appuntamento scientifico si terrà venerdì 13 settembre all’Hotel Leon D’Oro (viale Piave, 5-Verona) ed è rivolto a radiologi, endoscopisti, gastroenterologi, chirurghi e anatomopatologi, tutti specialisti coinvolti in una logica multidisciplinare nel trattamento delle IBD.
IL GRUPPO MULTI-SPECIALISTICO DEL “SACRO CUORE DON CALABRIA”
Le malattie infiammatorie croniche dell’intestino colpiscono tutto il tratto gastro-intestinale (malattia di Crohn) o solamente il retto o il colon (rettocolite ulcerosa). Sono caratterizzate principalmente da dolori addominali e diarrea, con perdita di sangue nel caso della rettocolite ulcerosa. Grazie ai farmaci biologici la qualità di vita dei pazienti è notevolmente migliorata, ma essendo patologie croniche alternano momenti di remissione a fasi di riacutizzazione. Per questo è importante che il paziente sia preso in carico da un gruppo multispecialistico in grado di rivalutare la terapia (con il passaggio da medica a chirurgica e viceversa) in base all’evoluzione della malattia. Come accade all’Ospedale di Negrar, la cui IBD Unit segue circa 2mila pazienti con una trentina di prime visite al mese. Il 12-13% dei pazienti è affetto da malattia moderata-severa che richiedono cure immunomodulatrici (farmaci immunologici e immunosoppressori).
L’IMPORTANZA DI UNA DIAGNOSI PRECOCE
“Nel nostro Centro arrivano ancora troppe persone in fase avanzata di malattia”, afferma la gastroenterologa Angela Variola che con i chirurghi Giuliano Barugola e Nicola Cracco, compone la segreteria scientifica del convegno. “Dai dati raccolti dalla rete provinciale dedicata allo studio di queste patologie emerge che in media la diagnosi di morbo di Crohn arriva dopo due anni e quella di rettocolite ulcerosa dopo 6-12 mesi. Questo riguarda in particolare i pazienti con meno di 50 anni per i quali, non essendo in un’età a rischio di tumore al colon-retto, anche in presenza di diarrea persistente accompagnata da perdita di sangue vengono procrastinati gli accertamento o scelti percorsi fuorvianti come quello della valutazione proctologica”.
Per questo diventa importante da un lato che i medici di medicina generale siano formati a riconoscere all’esordio i sintomi della malattia e dall’altro che siano effettuati precocemente gli esami diagnostici più appropriati, come la colonscopia o quando si parla di malattia di Crohn l’enterorisonanza magnetica e l’ecografia delle anse intestinali, che permettono di studiare anche tratti non raggiungibili con la comune endoscopia.
Ma questi esami non sono utili solo alla diagnosi, sono determinanti anche per la scelta della migliore terapia (medica o chirurgica) nel corso dell’evoluzione della malattia. “Grazie al perfezionarsi della tecnica radiologica – sottolinea la dottoressa Variola – ci stiamo dirigendo sempre più verso diagnostiche efficaci senza mezzi di contrasto a rischio per pazienti allergici e senza esposizione a radiazioni”.
“IBD NURSE”: UN’INFERMIERA SPECIALIZZATA NELLA PATOLOGIE INFIAMMATORIE CRONICHE DELL’INTESTINO
Al congresso si parlerà anche di malattia perianale, complicanza che si verifica spesso nei pazienti con IBD, grazie alla presenza del dottor Janindra Warusavitarne del St. Mark’s Hospital di Londra. Lo specialista di fama internazionale illustrerà quanto la realizzazione di modelli in 3D dell’anatomia del paziente consenta trattamenti chirurgici personalizzati per la cura delle fistole anali. Inoltre verrà illustrata – con l’intervento di Susanna Jaghult del Karolinska Istitutet di Stoccolma – la figura dell’ IBD nurse, un’infermiera, che grazie a una specifica formazione, all’interno del gruppo multidisciplinare diventa punto di riferimento del paziente. Quello di Negrar sarà uno dei primi centri italiani ad avvalersi di questo tipo di figura con le prerogative previste dalla ECCO (European Crohn Colitis Organisation).