Prevenzione e cura del tumore del colon-retto: il futuro sono i batteri del nostro intestino

Da tempo è noto che il microbioma intestinale svolge un ruolo attivo anche nell’insorgenza e nello sviluppo del tumore del colon-retto, la seconda neoplasia più diffusa in Italia, con circa 50mila nuovi casi all’anno. Nel prossimo futuro “la carta di identità genetica” della nostra flora batterica intestinale – diversa per ogni individuo – potrebbe diventare un elemento prezioso per la diagnosi precoce e predittivo per quanto riguarda l’efficacia delle terapie oncologiche.
L’ultima frontiera della prevenzione e della cura del tumore del colon-retto si chiama microbioma, ovvero la popolazione di batteri, virus e funghi che popola il nostro corpo – a partire dall’intestino dove si trova il 70% del totale – in continua simbiosi, fisiologica o patologica, con il nostro organismo.
Da tempo è noto che il microbioma intestinale svolge un ruolo attivo anche nell’insorgenza e nello sviluppo del tumore del colon-retto, la seconda neoplasia più diffusa in Italia, con circa 50mila nuovi casi all’anno. Nel prossimo futuro “la carta di identità genetica” della nostra flora batterica intestinale – diversa per ogni individuo – potrebbe diventare un elemento prezioso per la diagnosi precoce e predittivo per quanto riguarda l’efficacia delle terapie oncologiche.

Il microbioma come svolta nel trattamento del tumore del colon-retto è proprio il titolo di una delle sessioni del congresso di chirurgia che si è svolto lo scorso venerdì 13 dicembre presso la Biblioteca Capitolare di Verona . Giunto alla sesta edizione, il simposio è stato organizzato da Giacomo Ruffo, direttore della Chirurgia Generale dell’IRCCS di Negrar, e Corrado Pedrazzani della Chirurgia Generale ed Epatobiliare dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona e professore associato dell’Università scaligera. Tra i relatori anche Antonino Spinelli, presidente per l’anno in corso dell’ESCP- European Society of Coloproctology e Massimo Carlini, presidente SIC – Società italiana di Chirurgia.
“Diversi studi hanno dimostrato correlazioni tra determinate famiglie di batteri presenti nell’intestino e cancro del colon-retto”, ha sottolineato il dottor Ruffo. “Ma esistono anche interazioni tra altre famiglie di batteri e sistema immunitario umano che svolgono un ruolo protettivo rispetto al processo di nascita e sviluppo della neoplasia”. I principali fattori di rischio del tumore del colon-retto sono riconducibili allo stile di vita, in particolare all’alimentazione. “Per ridurre il rischio di tumore potrebbe essere utile modificare il microbioma agendo sulla dieta – ha ripreso il dottor Ruffo – senza dimenticare però che l’interazione tra microbioma e tumore è molto complessa ed è oggetto delle più recenti ricerche finalizzate proprio a definirne il ruolo per la diagnosi precoce e per le terapie mirate. Inoltre la modifica del mocrobioma intestinale prima dell’intervento chirurgico è sempre più un elemento importante per ridurre l’incidenza delle complicanze post-operatorie e migliorare gli esiti oncologici”.
Un altro focus importante del Congresso ha riguardato le innovazioni in chirurgia, in particolare l’utilizzo dei robot chirurgici in dotazione sia all’ospedale di Negrar sia al Policlinico di Borgo Roma. “Grazie alla piattaforma robotica disponibile presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona e all’esperienza maturata nel corso degli anni, oggi possiamo eseguire interventi chirurgici molto complessi come i tumori del retto o quelli in cui è necessaria la resezione contemporanea di altri organi quali, per esempio, il fegato, con un altissimo grado di precisione e di sicurezza. La chirurgia mini-invasiva, e in particolare quella robotica, riduce le complicanze post-operatorie e accelera il recupero. Inoltre, permette di iniziare trattamenti post-operatori, come la chemioterapia, in tempi significativamente ridotti, migliorando ulteriormente gli esiti complessivi.” Al congresso è intervenuto Gyu-Seog Choi del Kyungpook National University Hospital di Daegu (Corea del Sud), uno dei massimi esperti di chirurgia robotica e detentore della più alta casistica di interventi effettuati con la piattaforma robotica “single port”, che consente di eseguire operazioni di chirurgia colon-rettale con alta precisione attraverso un’unica incisione di pochi centimetri.
L’incontro scientifico si è aperto con una sessione dedicata a ERAS, il protocollo chirurgico finalizzato a migliorare il recupero dopo l’intervento grazie al quale la Chirurgia Generale di Negrar – che all’anno effettua circa 400 interventi di resezione del colon, di cui 150 oncologici – ha abbattuto le complicanze post operatorie, con la conseguente riduzione dei giorni di degenza passati da una media di 8,5 a 4,6. Risultato che ha portato il reparto guidato dal dottor Ruffo ad essere certificato dall’organismo internazionale ERAS Society primo ed unico centro formatore in Italia per l’insegnamento del protocollo.
Nella foto gli organizzatori del Congresso; da sinistra: Corrado Pedrazzani, Corrado Pedrazzani della Chirurgia Generale ed Epatobiliare dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona e professore associato dell’Università scaligera, e Giacomo Ruffo, direttore della Chirurgia Generale dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar
Diretta europea dalle sale dell'Endoscopia digestiva di Negrar: 800 specialisti in collegamento

Diretta live dalle sale dell’Endoscopia Digestiva dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria per il settimo corso internazionale dell’EGEUS – European Group for Endoscopic Ultrasonography sull’uso combinato dell’Ecoedoscopia (EUS) e della colangio-pancreatografia endoscopica retrograda (ECRP).

Si è aperto ieri mattina con interventi in diretta dall’IRCCS di Negrar, il settimo corso internazionale “live” dell’EGEUS – European Group for Endoscopic Ultrasonography sull’uso combinato dell’Ecoedoscopia (EUS) e della colangio-pancreatografia endoscopica retrograda (ECRP). L’appuntamento scientifico (clicca qui per il programma), che termina domani 14 dicembre, è co-diretto dal dottor Paolo Bocus, direttore della Gastroenterologia e Endoscopia digestiva del Sacro Cuore Don Calabria, e vede la partecipazione di 640 iscritti.
La sede teorica del corso è a Novara, con interventi trasmessi dall’Ospedale Maggiore della Carità della città piemontese, dall’Ospedale Ordine Mauriziano Umberto I di Torino e, appunto, dall’Ospedale di Negrar. Più precisamente da una delle sale dell’Endoscopia digestiva, di cui è responsabile il dottor Marco Benini.
Il dottor Paolo Bocus ha condotto con la sua équipe otto interventi tra il primo e il secondo giorno di corso su altrettanti pazienti, che si sono sommati ai 24 interventi tra Novara e Torino. Circa 800 persone erano in collegamento da tutta Europa.

“Abbiamo effettuato un’ecoendoscopia operativa ed endobiliare e colangiopancreatografie e colangioscopie con biopsie e minisonde ecografiche intraduttali”, spiega il dottor Bocus. Per la lettura delle biopsie è intervento in live anche il professor Giuseppe Zamboni, direttore dell’Anatomia patologica, sempre dell’IRCCS di Negrar.
Il primo corso live dell’EGEUS si è tenuto nel 2012 con l’obiettivo, che poi è proseguito per altre sei edizioni, di evidenziare gli sviluppi più aggiornati in materia di EUS e di ERCP e il loro utilizzo combinato, riassunto nel nuovo concetto di EURCP, che comprende un nuovo modo di affrontare la patologia biopancreatica sia dal punto di vista diagnostico che terapeutico.
E' di una farmacista dell'IRCCS di Negrar la migliore tesi europea di Dottorato nel campo delle scienze nucleari

La dottoressa Chiara Favaretto, farmacista dell’Officina Farmaceutica e Ciclotrone, diretta dal dottor Giancarlo Gorgoni, è la vincitrice del Best PhD Thesis Award in Europe 2024, il riconoscimento assegnato dall’European Nuclear Society (ENS) alla migliore tesi di Dottorato dell’anno nel campo delle scienze nucleari. Grazie a questa ricerca, due nuovi radiofarmaci (161Tb-DOTA-LM3 e 161Tb-SibuDAB) per la cura delle neoplasie neuroendocrine sono attualmente in fase I di sperimentazione clinica.
La dottoressa Chiara Favaretto, farmacista dell’Officina Farmaceutica e Ciclotrone, diretta dal dottor Giancarlo Gorgoni, è la vincitrice del Best PhD Thesis Award in Europe 2024, il riconoscimento assegnato dall’European Nuclear Society (ENS) alla migliore tesi di Dottorato dell’anno nel campo delle scienze nucleari.
La dottoressa Favaretto, 31 anni, originaria di Dolo (Venezia), lavora all’IRCCS di Negrar dal 9 Aprile 2024. Dal 2019 al 2022 ha svolto il Dottorato di ricerca sui radiofarmaci e la produzione di radioisotopi per la medicina nucleare al Politecnico Federale (ETH) di Zurigo. Lo studio documentato dalla tesi – dal titolo “Development of terbium radioisotopes towards clinical theragnostics applications in nuclear medicine”- si concentra sullo sviluppo di metodi per la produzione di isotopi radioattivi innovativi utilizzabili in medicina nucleare, sia per la diagnosi che per il trattamento di diversi tipi di tumore. Grazie a questa ricerca, due nuovi radiofarmaci (161Tb-DOTA-LM3 e 161Tb-SibuDAB) per la cura delle neoplasie neuroendocrine sono attualmente in fase I di sperimentazione clinica, cioè la prima fase di sperimentazione sull’uomo che ha l’obiettivo di testare la sicurezza e la tollerabilità del radiofarmaco.
Il Best PhD Thesis Award in Europe 2024 è un riconoscimento molto importante in quanto viene assegnato dalla più grande società scientifica (ENS) in Europa che ha l’obiettivo di promuovere lo sviluppo dell’uso pacifico dell’energia nucleare. I membri dell’ENS sono costituiti dai rappresentanti delle Società nucleari nazionali di 22 Paesi europei a cui si aggiunge quella di Israele. Le tesi in concorso erano una per ogni Paese membro della Società. Cinque i lavori finalisti, nell’ambito dei quali è stata scelta come vincitrice la tesi della dottoressa Favaretto.
70 anni fa moriva San Giovanni Calabria: il video con la testimonianza di chi era presente
Virus della bronchiolite: anche all'IRCCS di Negrar la campagna di prevenzione per i nuovi nati

Anche l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria aderisce alla campagna regionale di prevenzione contro il Virus Respiratorio Sinciziale (RSV), offrendo la somministrazione gratuita del nuovo anticorpo monoclonale Nirsevimab a tutti i nuovi nati del Punto nascita dell’Ospedale. L’RSV è la causa principale di bronchioliti e polmoniti nei bambini: nei neonati può portare a forme gravi che richiedono l’ospedalizzazione e, nel 20% dei casi, il ricovero in terapia intensiva,
Anche l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria aderisce alla campagna regionale di prevenzione contro il Virus Respiratorio Sinciziale (RSV), offrendo la somministrazione gratuita del nuovo anticorpo monoclonale Nirsevimab a tutti i nuovi nati del Punto nascita dell’Ospedale. La somministrazione è iniziata a novembre e proseguirà fino a marzo/aprile, quando conclude il periodo dell’anno durante il quale è più diffuso il virus. Per i bimbi nati da gennaio a novembre, la profilassi viene effettuata dai pediatri di libera scelta.
L’RSV è una delle principali cause di infezione delle vie respiratorie nei bambini più piccoli, causando bronchioliti (infezioni delle piccole vie respiratorie) e polmoniti (infezione dei polmoni).
E’ un virus molto diffuso, tanto che si stima che tutti i bambini, entro i due anni di vita, si infettino almeno una volta e, nella maggior parte dei casi, entro l’anno di età. I quadri più severi di bronchiolite e polmonite con febbre, tosse e difficoltà respiratoria da richiedere l’assistenza ospedaliera si verificano nei bimbi di età inferiore a un anno e in particolare sotto ai 6 mesi. Nel 20% dei casi è necessario il ricovero in terapia intensiva,
Purtroppo non esistono farmaci specifici per la cura delle infezioni da RSV e la terapia della bronchiolite si limita a trattamenti sintomatici e a misure di supporto (idratazione e ossigeno). Pertanto la prevenzione è l’unica strategia disponibile per contenere questa infezione.
Profilassi con gli anticorpi monoclonali
L’anticorpo monoclonale Nirsevimab rappresenta una grande risorsa per la prevenzione delle infezioni da virus RSV: diversi studi scientifici hanno dimostrato che la sua somministrazione è associata a una riduzione dell’80% delle infezioni respiratorie che richiedono assistenza medica, ma anche a una diminuzione di ricoveri, compresa tra il 77 e il 90%. Diversi Paesi europei, fra cui Francia e Spagna, hanno già introdotto, a partire dalla scorsa stagione 2023-2024, la profilassi universale dei neonati e dei bambini nel primo anno di vita, raggiungendo ottimi risultati, con una riduzione notevole dei ricoveri legati all’infezione da RSV.
Fino ad alcuni mesi fa era a disposizione un altro anticorpo monoclonale, il Palivizumab, che però è indicato solo per i bambini appartenenti alle categorie a maggior rischio di infezioni severe (grave prematurità, cardiopatie congenite e altre patologie). Il Nirsevimab è indicato invece per tutti i neonati e viene somministrato in un’unica iniezione (sulla coscia), a differenza del Palivizumab che richiede un’iniezione al mese per 5 mesi.
Effetti indesiderati
Meno di un bambino su 100 sottoposto a profilassi con Nirsevimab ha manifestato:
- eruzione cutanea
- reazione in sede di iniezione (ovvero arrossamento, gonfiore e dolore nel sito in cui viene somministrata l’iniezione),
- febbre (entro 7 giorni).
Eccezionalmente, come per tutti i farmaci, possono manifestarsi reazioni allergiche immediate come le reazioni anafilattiche; per tale motivo, al pari delle vaccinazioni, il bambino deve attendere 15 minuti prima di lasciare il luogo dove viene somministrato l’anticorpo.
Giornata mondiale per l'eliminazione della violenza contro le donne: un convegno all'IRCCS di Negrar

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, mercoledì 27 novembre all’IRCCS di Negrar si terrà un incontro con i rappresentati della rete di presa in carico delle vittime: i sanitari, l’assistente sociale, le case- rifugio e le associazioni. Nel 2024 sono stati 22 i casi identificati come violenza di genere dagli operatori del Pronto Soccorso del Sacro Cuore Don Calabria
L’ospedale, e non solo il Pronto Soccorso, come luogo privilegiato dove intercettare le donne vittime di violenza e dare loro una via di uscita grazie alla presa in carico da parte di una rete che comprende non solo i sanitari, ma anche gli assistenti sociali, le case di accoglienza e le associazioni. Un circuito virtuoso già presente da anni sul nostro territorio, ma che necessità di essere sempre alimentato da un’azione di sensibilizzazione verso un fenomeno ancora troppo sommerso e negato anche da chi lo subisce.
“Violenza di genere: dalla percezione dei segnali alla presa in carico” (per il programma clicca qui) è il titolo dell’incontro che – nell’ambito della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne – si terrà mercoledì 27 novembre a partire dalle 14 presso la sala convegni Fr. Perez dell’Ospedale di Negrar. Aperto alla cittadinanza, il convegno è promosso dal dottor Giuseppe Deledda, responsabile della Psicologia clinica del Sacro Cuore Don Calabria, e vedrà, tra gli altri, anche l’intervento della professoressa Fulvia Signani – psicologa, psicoterapeuta e docente di Sociologia di genere all’Università di Ferrara – su “Alla ricerca dei prodomi dimenticati”. “I prodomi sono i segnali di violenza non riscontrabili sul piano fisico e non espressi a parole”, afferma il dottor Deledda. “Manifestazioni di disagio da parte della donna, di chiusura, verso i quali tutti dovremmo sviluppare maggiore sensibilità, ma in particolare gli operatori sanitari che hanno l’opportunità nella riservatezza anche di una semplice visita di andare oltre il puro aspetto clinico. E’ necessario imparare a riconoscerli”.
L’IRCCS di Negrar nel 2017 ha sottoscritto il protocollo “per la segnalazione e la presa in carico urgente di donne vittime di violenza”, insieme a Ulss 9 Scaligera-Distretto Ovest Veronese, i Comuni della stessa zona, e la Clinica Pederzoli di Peschiera. L’obiettivo è quello di “assicurare interventi urgenti di presa in carico e inserimento in strutture protette delle donne vittime di violenza affinché possano determinarsi nella scelta di uscire dalle situazioni di violenza”.
Quest’anno sono già 22 – lo stesso numero dell’intero 2023 – i casi identificati ufficialmente come “violenza di genere” (i sanitari li segnalano attraverso un’apposita scheda) che si sono rivolti al Pronto Soccorso del “Sacro Cuore Don Calabria”. Come spiegherà il dottor Flavio Stefanini, primario, e la dottoressa Paola Riolfi, si tratta di donne di tutte le età, la gran parte di nazionalità italiana, con titoli di studio differenti e appartenenti a tutti i ceti sociali, a dimostrazione che la piaga della violenza è veramente trasversale. In base al protocollo, uno dei primi contatti della vittima è con l’assistente sociale, che ha il compito di attivare la presa in carico, un passaggio molto delicato che sarà illustrato durante il convegno da Francesca Martinelli, assistente sociale dell’IRCCS di Negrar.
La psicologa Benedetta Tesoro porterà invece la sua testimonianza come coordinatrice dell’area donne di casa S. Benedetto- Fondazione Don Calabria per il Sociale, che dispone di due case rifugio. In sei anni le strutture hanno accolto 64 donne con i loro 79 bambini. La dottoressa Tesoro, con le sue collaboratrici, è costantemente impegnata nelle scuole, in parrocchie e nelle associazioni sportive per sensibilizzare le nuove generazioni sulle diverse tipologie di violenza affinché siano viste e riconosciute. La stessa fondamentale attività viene svolta anche dalle associazioni del territorio, di cui parlerà la dottoressa Teresa Zuppini, già direttore della Farmacia Ospedaliera e socia del Soroptimist International di Verona. Il sodalizio – che fa parte della Consulta delle Associazioni femminili – nel corso degli anni ha sviluppato numerosi progetti in favore delle donne in difficoltà. In particolare ha contribuito alla realizzazione delle aule di ascolto protetto per donne e minori vittime di violenza, prima in Tribunale (2013), poi presso il Comando provinciale dei Carabinieri (2020) e infine, lo scorso anno, in Questura.
Il prof. Targher nominato presidente triveneto della SID si conferma tra i ricercatori più influenti del mondo

Per il terzo anno consecutivo il prof. Giovanni Targher, responsabile dell’UOS di Malattie metaboliche dell’IRCCS di Negrar, viene inserito nella prestigiosa lista Highly Cited Researchers che comprende i ricercatori più citati al mondo. Inoltre è stato eletto presidente della Società Italiana di Diabetologia della Sezione Veneto e Trentino Alto Adige.
Il professor Giovanni Targer – responsabile dell’UOS di Malattie Metaboliche dell’IRCCS di Negrar e ordinario di Endocrinologia nel Dipartimento di Medicina dell’Università di Verona – è per il terzo anno consecutivo tra i ricercatori più citati al mondo. Il suo nome infatti compare ancora nella lista degli Highly Cited Researchers, stilata ogni anno da Clarivate, una delle società più accreditate nel fornire servizi basati sull’analisi di dati e informazioni relativi alla ricerca scientifica e accademica.
Un prestigioso riconoscimento al quale è seguita sabato 23 novembre l’elezione a presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID) della Sezione Veneto e Trentino Alto Adige per il biennio 2024-2026.
Il professor Targher è stato confermato nell’importante classifica insieme ad altri due ricercatori dell’Ateneo scaligero: Corrado Barbui, docente di Psichiatria e direttore del dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento, e Giuseppe Lippi, docente di Biochimica clinica afferente al Dipartimento di Ingegneria per la medicina di innovazione e attuale preside della facoltà di Medicina. Invece Marianna Purgato, docente di Psichiatria nel Dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento entra per la prima volta nella classifica.
“Essere identificato per il terzo anno consecutivo tra i ricercatori più influenti al mondo In base alle pubblicazioni scientifiche è un’enorme soddisfazione”, afferma il prof. Targher. “Questo significa che il lavoro di ricerca che con il mio gruppo proseguo da 25 anni sulla relazione fra steatosi epatica (MASLD) e rischio di sviluppare complicanze cardiometaboliche e renali continua a suscitare interesse nella comunità scientifica internazionale. Condivido questo importante traguardo con i miei collaboratori, con l’amministrazione dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria dove sto proseguendo con ottimi risultati la mia attività scientifica e la governance dell’Università di Verona per avermi messo nella condizione poter proseguire i mei studi”.
L'Hospice "Don Luigi Pedrollo", un ambiente familiare dedicato ai pazienti nella fase terminale della malattia

L’Hospice “Don Luigi Pedrollo” è stato studiato per offrire strutturalmente al paziente un’accoglienza residenziale simile a quella familiare. Le 10 stanze, infatti, situate al piano terra, sono dei piccoli appartamenti in cui i pazienti possono portare anche i loro effetti personali. In linea con la funzione propria degli hospice, anche in quello del “Sacro Cuore Don Calabria” il prendersi cura è rivolto non solo al paziente, ma anche ai familiari. Per loro sono stati realizzati spazi comuni, dove possono incontrarsi e nell’eventualità condividere l’esperienza che stanno vivendo. Spazi come la cappella, il soggiorno e anche una tisaneria.

L’accesso all’hospice è gestito dalla COT- Centrale Operativa Territoriale dell’ULSS 9 a cui il medico ospedaliero o di medicina generale invia la richiesta di ricovero. Pertanto possono essere accolti tutti i cittadini del territorio della “Scaligera”, non solo i pazienti dell’IRCCS di Negrar. Alla richiesta di accesso segue una valutazione multidimensionale finalizzata a definire un Piano di assistenza individuale (PAI) per ogni paziente. Il personale che opera nell’hospice è formato da medici, infermieri, psicologici, assistenti sociali e spirituali.

“L’erogazione delle cure palliative richiede competenza e professionalità perché la qualità di vita del paziente è un obiettivo primario quando egli è in fase terminale”, ha sottolineato il dottor Roberto Magarotto, responsabile medico dell’Hospice, oncologo ed esperto di cure palliative. “Questo hospice è il coronamento di un lavoro sulle cure palliative iniziato nel nostro ospedale nel 2007, quando è stata aperta nel reparto di Oncologia medica una sezione (8 letti) dedicata ai pazienti che necessitano di terapie di supporto – ha continuato -. Il lavoro è proseguito nel 2012 con la certificazione da parte di ESMO (European Society for Medical Oncology), rinnovata ogni tre anni, di Centro integrato di Oncologia e Cure palliative, dove integrato significa l’associazione dei trattamenti oncologici attivi alle cure continuative (che nel concreto non differiscono da quelle palliative) affinché il paziente possa affrontare nel miglior modo possibile tutto il percorso di cura. Infine nel 2021 è stato attivato un team intra-ospedaliero di cure palliative per i pazienti pre-terminali e terminali ricoverati in tutti i reparti”.
L’Hospice “Don Luigi Pedrollo” è stato studiato per offrire strutturalmente al paziente un’accoglienza residenziale simile a quella familiare. Le 10 stanze, infatti, situate al piano terra, sono dei piccoli appartamenti in cui i pazienti possono portare anche i loro effetti personali. I monolocali sono dotati di angolo cottura, tavolo da pranzo, servizi igienici privati e divano-letto per la permanenza anche notturna di un’altra persona. In linea con la funzione propria degli hospice, anche in quello del “Sacro Cuore Don Calabria” il prendersi cura è rivolto non solo al paziente, ma anche ai familiari. Per loro sono stati realizzati spazi comuni, dove possono incontrarsi e nell’eventualità condividere l’esperienza che stanno vivendo. Spazi come la cappella, il soggiorno e anche una tisaneria.
Gli ampi locali di degenza sono affacciati tutti verso l’esterno: alcuni danno direttamente sul giardino, mentre i rimanenti godono di un balcone privato, nel rispetto totale della privacy. Come per tutta la Cittadella della Carità, in cui l’Hospice è situato, è stato curato particolarmente il verde all’esterno della struttura, un ampio prato dove sono stati impiantati degli ulivi. Un ulivo è stato collocato anche all’interno del cavedio al centro dell’edificio a pianta quadrata.
Il piano terra, di 1.350 mq, oltre i monolocali, ospita uno studio medico, l’ambulatorio medico e infermieristico, un soggiorno comune, il bagno assistito, la cappella, una sala riunioni e alcuni uffici tra cui quello dell’assistente sociale. Nel seminterrato (1.180 mq) si trovano gli spogliatoi del personale, tre celle del commiato e i vani tecnici.
DON LUIGI PEDROLLO (1888-1986)
Il Servo di Dio Luigi Pedrollo nacque a San Gregorio di Veronella il 31 dicembre 1888. Venne ordinato sacerdote nel 1912 e poco dopo entrò nell’Opera fondata da don Giovanni Calabria. Don Pedrollo fu sempre molto vicino a don Calabria, tanto da diventare il suo vicario e, dopo la morte del Fondatore, il suo primo successore. Sotto la sua guida vennero aperte le prime missioni della Congregazione, inoltre venne costruito l’ospedale geriatrico “Don Calabria” di Negrar.
Morì in concetto di santità il 16 febbraio 1986. Attualmente è in corso la sua causa di canonizzazione.
Due nuovi mammografi: esami più confortevoli ed intelligenza artificiale

I due nuovi mammografi sono digitali e dotati di tomosintesi. Sono stati studiati per esami più confortevoli e predisposti per le biopsie sotto guida mammografica con mezzo di contrasto. Ad aumentare l’accuratezza diagnostica interviene anche l’intelligenza artificiale, grazie alla quale si ottiene una migliore qualità di immagini, magnificando la visualizzazione di quelle che possono essere alterazioni neoplastiche iniziali e calcificazioni submillimetriche.
La Radiologia senologica dell’IRCCS di Negrar – di cui è responsabile la dottoressa Anna Russo – è la prima in Italia a dotarsi dei mammografi Amulet Sophinity (della multinazionale giapponese Fujifilm Healthcare) inaugurati alla presenza del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. Le due nuove macchine, che vanno a sostituire le precedenti acquisite nove anni fa, sono mammografi con tomosintesi – la tecnica mammografica digitale riguardo alla quale diversi studi hanno dimostrato la capacità di aumentare il numero dei tumori diagnosticati – ma con molteplici caratteristiche innovative.

Ulteriori innovazioni riguardano l’integrazione di procedure diagnostiche e interventistiche eseguite con mezzo di contrasto

“A partire dal 2016 siamo stati tra i primi ospedali in Italia ad impiegare la mammografia con mezzo di contrasto, esame di secondo livello che ha la specificità di fornire non solo le immagini morfologiche del tumore, ma anche quelle funzionali, andando a visualizzare i vasi sanguigni neoformati, che sono la spia di tumori in fase iniziale – ha proseguito la dottoressa – Grazie all’expertise acquisita e all’avanzamento tecnologico di questi mammografi, a breve avremo l’opportunità di eseguire anche la biopsia mammografica con mezzo contrasto, senza ricorrere alla Risonanza Magnetica, come avviene solitamente. Si riducono così i tempi diagnostici e vengono meno i limiti dell’indagine con RM: tempi lunghi di organizzazione ed esecuzione, disagio per le donne che soffrono di claustrofobia o anziane, che non riescono a rimanere a lungo nella stessa posizione oppure portatrici di dispositivi come i pace maker, che devono essere preventivamente spenti”.
Ad aumentare l’accuratezza diagnostica interviene anche l’intelligenza artificiale, grazie alla quale si ottiene una migliore qualità di immagini, magnificando la visualizzazione di quelle che possono essere alterazioni neoplastiche iniziali e calcificazioni submillimetriche. “Inoltre è un valido supporto diagnostico – prosegue la dottoressa Russo – grazie all’auto-acquisizione di una molteplice quantità di dati, la IA può aiutare il medico radiologo ad individuare lesioni che all’occhio umano potrebbero anche sfuggire. A confermarlo uno studio che abbiamo pubblicato l’anno scorso su Radiologia Medica che ha visto la revisione di 200 mammografie sia negative che patologiche, senza e con l’ausilio dell’intelligenza artificiale. E’ emerso che l’accuratezza diagnostica è stata maggiore con il supporto dell’AI, in particolare per le mammografie lette da medici più giovani e con meno esperienza”.
Non da ultimo, il modulo di IA integrato nei nuovi sistemi consente la replicabilità dell’esame da un controllo all’altro: infatti il tecnico di radiologia può posizionare la mammella esattamente nella posizione del precedente esame grazie alle guide che compaiono sul piano di appoggio. Viene facilitato così il confronto tra i diversi esami.
Inaugurazione dell'Hospice e di due nuovi mammografi alla presenza del presidente del Veneto Luca Zaia

Doppia inaugurazione, mercoledì 6 novembre, all’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar: il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha tagliato il nastro dell’Hospice, la nuova struttura, intitolata a don Luigi Pedrollo, primo successore di San Giovanni Calabria, dedicata ai pazienti terminali. Inoltre ha inaugurato i due nuovi mammografi della Radiologia Senologica dotati di intelligenza artificiale
L’IRCCS di Negrar sviluppa ulteriormente l’ambito oncologico con due importanti novità. Si tratta in primo luogo del potenziamento della dotazione tecnologica per la diagnosi precoce del tumore del seno con l’acquisizione di due mammografi con intelligenza artificiale, unici in Italia. Inoltre è stato istituito l’hospice, intitolato al primo successore di San Giovanni Calabria, don Luigi Pedrollo. Con la struttura residenziale dedicata ai pazienti nella fase terminale della malattia, si consolida l’attività del Cancer Center del Sacro Cuore, l’organizzazione grazie alla quale la persona affetta da neoplasia viene presa in carico dalla diagnosi alla cura, dalla riabilitazione a tutta la durata del follow up, fino all’accompagnamento con le cure palliative.

L’inaugurazione delle due realizzazioni si è tenuta questa mattina alla presenza del Presidente della Regione 

“L’attenzione integrale per i nostri pazienti è il filo conduttore delle due inaugurazioni di oggi. Un’attenzione che vogliamo avere in ogni fase della malattia e in ogni momento del percorso che gli ammalati, insieme ai loro cari, devono fare in ospedale”, ha detto il presidente dell’IRCCS di Negrar, fr. Gedovar Nazzari. “In particolare siamo felici di intitolare l’hospice a don Luigi Pedrollo, vicario e primo successore di san Giovanni Calabria, i cui tratti caratteristici erano proprio la grande umanità e sensibilità”.

“Il nostro Ospedale negli anni ha sviluppato una forte vocazione oncologica sia in ambito clinico-assistenziale che di ricerca, investendo in professionalità e tecnologie innovative, affinché il paziente con malattia tumorale potesse usufruire di una presa in carico a 360°, in tutte le fasi della malattia”, ha esordito l’amministratore delegato, Claudio Cracco. “Un percorso che ha portato alla certificazione di Cancer Center da parte della più grande organizzazione europea degli istituti oncologici, OECI, e l’ingresso nella rete ministeriale Alleanza contro il Cancro. Gli interventi che inauguriamo oggi si inseriscono in questo contesto – ha sottolineato -. Da un lato l’adozione di due nuovi mammografi di ultima generazione, acquisiti in occasione dell’ottobre rosa, mese della prevenzione del cancro al seno, in grado di elaborare una diagnosi sempre più accurata e precoce. Dall’altro l’istituzione dell’hospice, previsto dalla programmazione sanitaria regionale, come completamento della presa in carico non solo del paziente oncologico, ma di tutti quei malati per i quali è necessario un accompagnamento medico con cure palliative per il controllo del dolore, nonché un supporto psicologico e spirituale”.

“Il modo di fare sanità del “Sacro Cuore Don Calabria” è di assoluta eccellenza – ha detto il presidente Luca Zaia – Il Veneto è la regione a statuto ordinario che conta il minor numero di strutture private, ma vanta un modello di privato accreditato, come questo, che condivide con il pubblico un progetto e le sfide che oggi la sanità ci pone. Il privato infatti è l’alter ego del pubblico – ha sottolineato – perché opera per la stessa missione: curare i cittadini. E sottolineo con umanità, elemento che fa la vera differenza nell’erogazione delle cure. L’Ospedale di Negrar con l’IRCCS per le malattie infettive e tropicali e il Cancer Center, ma non solo, è presidio della nostra regione che continua a fare sempre di più e sempre meglio. Lo prova questa doppia inaugurazione. Da una parte due mammografi di ultima generazione che vanno nella direzione della prevenzione del tumore del seno che in Veneto funziona. E dall’altra l’hospice che ci tenevo ad inaugurare perché queste strutture sono un grande segno di civiltà. Io considero gli hospice più importanti degli ospedali, perché è all’ultimo miglio che si tocca con mano la qualità del servizio”.

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DON LUIGI PEDROLLO (1888-1986)



















