L'albero con le radici in alto, simbolo dell'Opera Don Calabria
L’artigiano veronese Marco Bonamini, maestro del ferro, descrive la splendida opera intitolata “La Quercia della Speranza”, un monumentale albero rovesciato, che con i suoi 7,5 metri copre un’altezza che va dal secondo a quarto piano della nuova palazzina d’ingresso dell’ospedale
«Le opere degli uomini cominciano con una grande base, e terminano in punta; mentre quelle di Dio cominciano con un punto, e si allargano sempre più. – Le opere degli uomini sono come una piramide che poggia in terra; quelle di Dio vi appoggiano appena la punta. – Noi abbiamo le radici in su»
(citazione contenuta in O. Foffano, Giovanni Calabria, Ferrara, 1956).
“Quando mi è stato proposto di realizzare l’opera da collocare all’interno dell’ospedale di Negrar ho pensato subito alla quercia. La quercia è una pianta forte, longeva che fissa le sue radici al terreno per poter resistere alle intemperie e sostenere la sua imponenza. Oggi io, quella imponenza, la identifico molto nella forza del luogo dell’ospedale, dove abitano persone bisognose di cure e – proprio perché bisognose -la identifico anche nella loro forza di spirito”.
Così Marco Bonamini, artigiano veronese e titolare della Bonamini Mario Maestro del Ferro S.N.C. Di Bonamini Marco, descrive di come è sorta l’idea della nascita della scultura “La Quercia della Speranza”, un albero rovesciato con le radici in alto che rappresenta l’Opera fondata da San Giovanni Calabria, la quale riceve nutrimento per vivere dal Cielo e non dagli uomini. L’opera è collocata nel vano luminoso nella parte centrale del nuovo ingresso dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria. Si tratta di un lavoro artistico monumentaleche con i suoi 7,5 metri (per 13 quintali di peso) copre un’altezza che va dal secondo a quarto piano (vedi i due video in fondo a questo articolo).
Perché una quercia? Così risponde Bonamini
“La quercia come segno della vita. La vita è un dono e Qualcuno ce l’ha donata. Ciascuno di noi ha la responsabilità di averne cura. E’ inevitabile quando pensiamo alla responsabilità far riferimento a ciò che la alimenta, dove poggia e prende vigore. Per una persona che si ammala e che viene curata, in ballo ha proprio la vita ed il suo senso. La cura prestata dalla sapienza dei medici è per ridonare la vita nella salute ed ha effetto maggiore qualora l’ammalato trova la voglia di vivere, la voglia di reagire. La quercia ha la caratteristica di una vita secolare perché nella sua natura c’è la fortezza, c’è la resistenza e nella sua maestosità la tendenza ad aprirsi al cielo, alla luce!
La quercia come segno di ospitalità.
L’esempio ci viene incontro dalla Bibbia: Abramo, senza eredi e senza più speranza, si riposa all’ombra della Quercia di Mamre. Quando vede arrivare tre viandanti, con un gesto inusuale, corre loro incontro e, riconoscendo in essi la presenza dell’Altissimo, li implora di accettare la sua ospitalità. La quercia diviene il luogo dell’accoglienza. L’ospedale è il luogo dell’accoglienza, prima ancora della cura.
La quercia come segno di legame con il cielo e ponte per la Speranza.
La quercia rovesciata è per Marco il simbolo della conversione dell’uomo e delle sue opere. E’ necessario (lo abbiamo visto in questo periodo di pandemia) ritornare all’origine divina, ritornare a Colui che ci dona la vita e che per primo ci ha accolto, con tutta la nostra fragilità umana. Per rinascere più saldi, forti e nuovi. La vita eterna prende nutrimento dall’energia celeste. Come diceva don Calabria: “L’Opera è il rovescio del mondo, ha i suoi fondamenti non in terra ma in cielo”. Noi abbiamo le radici della nostra vita ancorate in su, al cielo. La nostra quercia (la vita) dipende dalle nostre radici. Sia come tradizione, sia come sguardo verso Qualcuno che ci ha fatti.
Un accenno alla tecnica costruttiva dell’opera
Si parla di ferro battuto proprio perché si sono prese delle lamiere, arroventate al calor rosso sulla forgia e battute a mano sull’incudine, per dare loro la forma dell’albero. Le singole parti sono state saldate assieme. Anche le foglie sono state formate sull’incudine, dando loro quel movimento che nella realtà ne sono caratteristica. Se ben si guardano, sono sì tutte simili, ma anche tutte diverse perché battute (create) a mano, con fatica e sudore.
Chi è Marco Bonamini
La sensibilità estetica, l’interiorizzazione e la successiva realizzazione artistica dei sentimenti umani, il maestro Marco l’ha acquisita alla scuola del padre Mario. Questo lungo apprendistato ha permesso a Marco di avere la sensibilità necessaria alla realizzazione dell’ulivo, sempre in ferro battuto, esposto nel Cenacolo a Gerusalemme quale simbolo della compresenza delle tre religioni monoteiste; della creazione del monumento reliquiario a San don Calabria, con le mani imploranti e che si trova in un posto tanto caro al Santo in quanto organizzava i campiscuola per i ragazzi (Castelcerino di Soave) ed a molte altre opere (vedi ad esempio il memorial ai donatori di sangue di Cazzano di Tramigna) tutte improntate alla valorizzazione dell’Uomo e della sua aspirazione al Bene ed alla solidarietà umana.
Boom di nascite: ecco come il "Sacro Cuore" sta affrontando l'emergenza
La chiusura del Punto Nascita del maggiore Ospedale cittadino ha comportato un sovraccarico di attività presso il “Sacro Cuore Don Calabria”, come in tutta la provincia. Si consiglia pertanto alle future mamme di telefonare sempre prima di recarsi in ospedale; sarà poi il personale a valutare se si rende necessario il dirottamento in un’altra struttura con maggiore disponibilità logistica in quel momento, al fine di garantire la massima sicurezza per la donna e il bambino.
Come è noto, il 12 giugno, sono state chiuse la Terapia neonatale, quella pediatrica e l’Ostetricia dell’Ospedale della Donna e del Bambino dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, che nell’ultimo anno ha registrato 3600 parti. Questo ha comportato un notevole aumento dell’attività in tutti i restanti punti nascita della provincia scaligera. Anche di quello dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar.
L’Ostetricia, diretta dal dottor Marcello Ceccaroni, ha visto dal 12 giugno la nascita di 170 bambini, con un incremento, rispetto al mese precedente, del 186%.
Per far fronte all’emergenza in Ostetricia sono stati prolungati i turni dei medici e raddoppiato il numero dei ginecologi di guardia e i reperibili di notte. Per quanto riguarda le ostetriche non solo è stato prolungato l’orario di servizio, ma sono stati rafforzati i turni con 1 o 2 unità in più per turno, introducendo anche altro personale ostetrico per incrementare il supporto alle neo mamme all’inizio dell’allattamento. Anche la Pediatria sta sostenendo uno sforzo straordinario. Infatti oltre ad aver messo a disposizione i propri posti letto a seconda delle esigenze per accogliere le puerpere, ha esteso per tutto l’arco della settimana l’attività dell’ambulatorio di Neonatologia (prima attivo solo due giorni) per consentire in tutta sicurezza le dimissioni precoci del neonato (entro le 48). Inoltre al Nido è stata rafforzata l’assistenza infermieristica e medica con un’infermiera e un medico in più anche il sabato e la domenica.. Infine anche l’attività del Dipartimento di Anestesia è stato rimodulata in mondo da garantire h24 la partoanalgesia.
Tuttavia, nonostante tutte le forze messe in campo, può succedere (ed è già accaduto) che si presenti la necessità di trasferire le partorienti in altri punti nascita della provincia. Questo per garantire la massima sicurezza e assistenza alla donna e al nascituro.
In proposito vorremmo tranquillizzare tutte le mamme e dare anche delle indicazioni.
I punti nascita della provincia di Verona sono in rete, cioè costantemente in collegamento per accogliere nel modo migliore e in qualsiasi momento le partorienti. Quindi in ogni punto nascita è garantito lo stesso livello di assistenza e tecnologico.
E’ consigliabile prima di recarsi in ospedale telefonare sempre allo 045.6013358 per avvisare del proprio arrivo e per assicurarsi della disponibilità delle sale parto in quel momento. Sarà poi il personale in base all’imminenza del parto e alla situazione logistica contingente se consigliare o meno alla futura mamma di rivolgersi ad un’altra struttura. Tutti parti in urgenza sono garantiti e il costante collegamento con il 118 consente di dirottare in tempo reale la partoriente che arriva in ambulanza nella struttura con maggiori disponibilità.
Tutto il personale dell’Ostetricia è perfettamente consapevole quanto questa emergenza provochi comprensibilmente molta ansia nelle donne che stanno per dare alla luce il loro bambino. Ma nello stesso tempo assicura il proprio impegno nel far sì che l’evento unico della nascita sia vissuto dai genitori con la massima serenità e sicurezza.
Melanoma allo stadio avanzato: la metà dei pazienti guarisce
Il melanoma fa meno paura: l’87% dei pazienti sopravvive a 5 anni e la metà di coloro che hanno avuto una diagnosi di malattia avanzata guarisce. “Ma sul piano della prevenzione è necessario fare di più, facendo attenzione al sole”, ammonisce la dottoressa Stefania Gori, direttore dell’Oncologia Medica.
E’ da sempre uno dei tumori più temuti, ma oggi i dati dimostrano che può essere curato con successo: l’87% dei pazienti affetti da melanoma sopravvive a cinque anni. Questo grazie alla diagnosi e ai trattamenti chirurgici precoci e all’introduzione di farmaci di nuova generazione che dimostrano la loro efficacia nei pazienti affetti da malattia avanzata. “Ma si deve fare di più sul fronte della prevenzione”, ammonisce la dottoressa Stefania Gori, direttore dell’Oncologia Medica dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria e presidente della Fondazione AIOM. Fondazione che da poco ha dato alle stampe proprio un Quaderno informativo sul melanoma. (scarica il Quaderno)
Aumentano i casi tra i giovani: serve più prevenzione
Di fronte a un dato positivo, ce n’è un altro infatti che preoccupa gli oncologi: delle 12.300 diagnosi registrate in Italia nel 2019, il 20% riguarda pazienti al di sotto dei 40 anni.
“Se riconosciuto precocemente, il melanoma può essere curato con successo anche solo con l’intervento chirurgico. E la diagnosi precoce è possibile perché il melanoma, a differenza di altri tumori, è visibile. Invece con il passare del tempo può diffondersi ad altri organi ed essere fatale – spiega la dottoressa Gori -. Per questo è fondamentale far attenzione alla propria pelle e rivolgersi subito allo specialista per qualsiasi cambiamento dell’aspetto della cute. Si deve fare di più per la prevenzione anche con un’esposizione solare accorta e protetta: purtroppo i rischi legati alle radiazioni ultraviolette naturali e anche ai lettini abbronzanti sono ancora troppo sottovalutati in particolare dai più giovani, con un numero crescente di nuovi casi al di sotto dei 40 anni”.
Prendere il sole fa bene ma non senza protezione
Il sole fa bene alla nostra salute e al nostro umore, ma deve essere preso con moderazione (evitando le ore centrali della giornata) e mai senza la protezione delle crema solare. Non esiste una crema a schermo totale. Soprattutto per coloro che corrispondono al fototipo cutaneo chiaro (capelli biondi o rossi, pelle e occhi chiari) è raccomandabile utilizzare un fattore di protezione non inferiore a 50+. Con l’accortezza di ripetere l’applicazione almeno ogni due ore. Così come una visita dermatologica annuale è altamente raccomandata per le persone che presentano un elevato numero di nevi e/o nevi atipici.
Malattia avanzata: nella metà dei casi si guarisce
“La diagnosi precoce resta la prima arma vincente per configgere questo tumore – sottolinea l’oncologa -. Tuttavia non bisogna dimenticare che nel 10% dei casi, il melanoma è di difficile riconoscimento perché si manifesta in maniera anomala. Sono infatti circa 2000 i pazienti che ogni anno ricevono una diagnosi di malattia avanzata o vengono sottoposti a intervento chirurgico per una neoplasia che può essersi estesa anche ai linfonodi loco-regionali. Per questi pazienti oggi possiamo fare molto, tanto che la metà di loro va incontro a guarigione”.
Grazie a farmaci di nuova generazione
“Anche nei casi in cui la malattia è stata asportata chirurgicamente ma c’è un elevato rischio di recidiva, si possono infatti impiegare terapie adiuvanti che dimezzano la probabilità di ricadute – spiega Alessandro Minisini del Dipartimento di Oncologia dell’Azienda Sanitaria Universitaria del Friuli Centrale-Udine e curatore del Quaderno Melanoma – . Si tratta di utilizzare farmaci a bersaglio molecolare, mirati a specifici target presenti sulle cellule tumorali, oppure immunoterapici anti PD-1 che potenziano la risposta del sistema immunitario del paziente nei confronti del tumore. Entrambe le categorie di farmaci si sono dimostrate efficaci nel migliorare la sopravvivenza libera da ripresa di malattia nei pazienti operati radicalmente e con linfonodi interessati dalla malattia. Questi farmaci hanno anche aumentato la sopravvivenza globale nei pazienti con melanoma in stadio avanzato”.
Per ogni caso una terapia “su misura”
“La scelta della terapia dipende dall’analisi dettagliata delle caratteristiche del tumore, che può identificarne i ‘punti deboli’ della neoplasia, consentendo trattamenti mirati e più efficaci – conclude la dottoressa Gori – Le terapie adiuvanti vengono impostate dopo un’analisi dettagliata e multidisciplinare del tumore. Per esempio, la mutazione del gene BRAF è riscontrata in circa il 50% dei casi e se presente può indicare l’opportunità di usare specifici farmaci a bersaglio molecolare; gli immunoterapici, invece, possono essere scelti indipendentemente dalla presenza della mutazione”.
Il Maestro Poli racconta il suo San Giovanni Calabria
Porta la firma del Maestro Albano Poli, artista veronese conosciuto in tutto il mondo, la statua che rappresenta San Giovanni Calabria davanti al nuovo ingresso dell’ospedale. Un’opera monumentale dedicata al prete che durante la guerra accolse il “fanciullo” Albano
Albano Poli, fondatore dell’atelier Progetto Arte Poli, è un artista conosciuto in tutto il mondo per le sue opere. Ma è anche un “buon fanciullo”, uno dei ragazzi poveri accolti nella casa fondata da San Giovanni Calabria nel 1907 in una stretta stradina di Verona – vicolo Case Rotte – poi trasferita a San Zeno in Monte, sopra una collina che domina la città scaligera. Quel prete che ha fuso la sua vita con il Vangelo, il Maestro Poli non l’ha mai dimenticato. Nemmeno i riconoscimenti ricevuti in tutto il mondo per le sue opere, in particolare in vetro, sono stati sufficienti per cancellare tutto il bene ricevuto da don Giovanni durante e dopo la seconda Guerra mondiale. A quel prete ha infatti ha dedicato il lavoro di realizzazione della statua che oggi accoglie il visitatore all’ingresso del nuovo ospedale.
Si tratta di una scultura monumentale alta 2,30 metri, realizzata interamente in bronzo con la tecnica a fusione persa e posta in un basamento di marmo giallo reale della Lessinia, per un totale di 3,3 metri di altezza e 20 quintali di peso. “Avere la possibilità di realizzare una scultura dedicata ad un santo che ho avuto la possibilità di incontrare personalmente e che mi ha lasciato il segno nel mio animo grazie al suo operato, è un onore che non credo ricapiterà”, afferma il Maestro Poli, “La realizzazione di questa scultura mi ha dato la possibilità di studiare più da vicino la storia di questo nostro Santo aggiungendo ai miei ricordi parole che prima non conoscevo e che li hanno illuminati di una luce e di un senso nuovo”
Ma ascoltiamo direttamente il Maestro Albano Poli che nel video allegato racconta il “suo” San Giovanni Calabria.
La prima retina artificiale liquida porta la firma anche del "Sacro Cuore"
Sviluppato il primo modello sperimentale di retina artificiale liquida, un progetto tutto italiano di cui fa parte anche l’IRCCS di Negrar. E’ formata da una soluzione acquosa in cui sono sospese nanoparticelle fotoattive che sostituiscono funzionalmente i fotorecettori danneggiati da malattie degenerative e invecchiamento, che in alcuni casi possono portare alla cecità completa
Dalla collaborazione tra i ricercatori del Center for Synaptic Neuroscience and Technology dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, coordinato da Fabio Benfenati, e un team del Center for Nano Science and Technology dell’IIT di Milano, coordinato da Guglielmo Lanzani, con l’Unità operativa di Oculistica dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), diretta dalla dottoressa Grazia Pertile, nasce l’idea rivoluzionaria di realizzare una protesi artificiale liquida di retina, per contrastare in futuro gli effetti di malattie come la Retinite pigmentosa e la degenerazione maculare legata all’età che portano alla progressiva degenerazione dei fotorecettori della retina, causando cecità.
Il team multidisciplinare vede coinvolti anche partner scientifici come l’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova e il CNR di Bologna. La ricerca, inoltre, ha potuto contare sul supporto della Fondazione 13 Marzo, Fondazione Ra.Mo., Rare Partners srl e Fondazione Cariplo.
Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale Nature Nanotechnology, rappresenta lo stato dell’arte nell’ambito delle protesi retiniche ed è un’evoluzione del modello di retina artificiale planare sviluppato dallo stesso team nel 2017 (Nature Materials 2017, 16: 681-689): un foglietto ricoperto di polimero che una volta impiantato nell’occhio si comporta come un minuscolo pannello fotovoltatico capace di trasformare l’impulso luminoso in impulso elettrico al cervello per la formazione dell’immagine.
Il modello di retina artificiale di “seconda generazione” è biocompatibile, ad alta risoluzione ed è costituita da una componente acquosa in cui sono sospese nanoparticelle polimeriche fotoattive realizzate ad hoc nei laboratori IIT, delle dimensioni di circa 1/100 del diametro di un capello, che prendono il posto dei fotorecettori danneggiati.
La naturale stimolazione luminosa delle nanoparticelle provoca l’attivazione dei neuroni retinici risparmiati dalla degenerazione, mimando così il processo cui sono deputati i fotorecettori della retina nei soggetti sani.
Rispetto ad altri approcci già esistenti, la nuova natura liquida della protesi assicura interventi più brevi e meno traumatici che consistono in microinieizioni delle nanoparticelle direttamente sotto la retina, dove queste restano intrappolate prendendo il posto dei fotorecettori degenerati, oltre a una maggior efficacia.
I risultati sperimentali dimostrano che l’innovativa tecnica rappresenta una valida alternativa ai metodi utilizzati fino ad oggi per ripristinare la capacità fotorecettiva dei neuroni retinici preservandone la risoluzione spaziale, gettando basi solide per futuri studi clinici sull’uomo. Inoltre, lo sviluppo di questi nano-materiali fotosensibili apre la strada a nuove applicazioni nel campo delle neuroscienze e della medicina.
“La procedura chirurgica per l’iniezione sottoretinica delle nanoparticelle fotoattive è minimamente invasiva e potenzialmente replicabile nel tempo, a differenza delle protesi retiniche planari – afferma Grazia Pertile, Direttrice dell’Unità Operativa di Oculistica dell’ IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar – Il tutto mantenendo i vantaggi della protesi polimerica, che è naturalmente sensibile alla luce che entra nell’occhio e non necessita di occhiali, telecamera o sorgenti di energia esterne.”
“I nostri risultati sperimentali evidenziano la potenziale rilevanza dei nanomateriali nello sviluppo di protesi retiniche di seconda generazione volte a curare la cecità degenerativa retinica, rappresentando un fondamentale passo avanti. – dichiara Fabio Benfenati, Direttore del Center for Synaptic Neuroscience and Technology dell’IIT di Genova – La creazione di una retina artificiale liquida ha grandi potenzialità per assicurare un campo visivo ampio e una visione ad alta risoluzione. Racchiudere i polimeri fotoattivi in piccole particelle di dimensioni inferiori ai fotorecettori, aumenta la superficie attiva di interazione con i neuroni retinici, permette di coprire agevolmente l’intera supeficie della retina e di scalare la fotoattivazione a livello di singolo neurone”.
“In questo lavoro abbiamo applicato le nanotecnologie alla medicina. – aggiunge Guglielmo Lanzani, Direttore del Center for Nano Science and Technology dell’IIT di Milano – In particolare abbiamo fabbricato in laboratorio nanoparticelle polimeriche simili a gomitoli che si comportano come minuscole celle fotovoltaiche, a base di carbonio e idrogeno, componenti fondamentali della biochimica della vita. Una volta iniettati nella retina le nanoparticelle formano piccoli aggregati di dimensioni confrontabili a quelle delle cellule, e si comportano di fatto come fotorecettori artificiali.”
Su: https://www.facebook.com/ospedalesacrocuoredoncalabria/ l’intervista della dottoressa Grazia Pertile al Tg3 Veneto
Nuovo e unico ingresso: dove parcheggiare
Con la nuova struttura d’ingresso dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria sono stati allestiti 308 posti auto/moto distribuiti su tre piani interrati. Basta poi salire al piano terra per accedere alla grande hall d’ingresso da cui partono tutti i percorsi
La nuova struttura d’ingresso comprende tre piani interrati adibiti a parcheggio per un totale di 308 posti, di cui 25 per moto e motocicli e 48 per disabili.
- Come arrivo ai nuovi parcheggi
La rampa è in via Ghedini a fianco dell’ingresso di Casa Perez - Quanto costa parcheggiare?
Fino a mercoledì 1 luglio il parcheggio è gratuito. Dal 2 luglio i primi 15 minuti sono gratuito. La tariffa è 1 euro fino ad 1 ora, e 30 centesimi ogni 15′ successivi - Per i disabili è gratuito?
Per i disabili muniti di tesserino il parcheggio è gratuito. Lo è anche per i donatori di sangue. Il biglietto viene annullato in portineria - Come arrivo nelle nuova struttura?
Tramite gli ascensori piano 0 o attraverso le scale. Dalla grande hall partono i percorsi per il Sacro Cuore (rosso), Don Calabria (arancione) e Poliambulatori (giallo oppure -2 dalla hall) - Devo andare a Casa Perez-Casa Nogarè- Casa Clero
Dalla hall scendere a – 1 uscita giardino - Devo recarmi al Sacro Cuore con una persona disabile cosa devo fare?
Per:
Titolari del contrassegno disabili che devono sottoporsi ad esami/visite/ricoveri
Entrate brevi per far salire in automobile persone con difficoltà motoria
Donne in stato di gravidanza
Urgenze notturne
è riservato l’ingresso al Sacro Cuore da via Salgari, rampa del parcheggio multipiano ma senza entrare nel parcheggio. L’ingresso è dotato di campanello e sarà verificato il diritto all’accesso prima dell’apertura della sbarra
Il ruolo della fisioterapia nella cura dei pazienti Covid19
Anche i fisiatri e i fisioterapisti hanno avuto un ruolo importante nella cura dei pazienti Covid sia di quelli ricoverati in terapia intensiva sia di coloro che sono stati seguiti nell’area non critica. L’esperienza del team guidato dalla dottoressa Silvia Bonadiman
Non solo infettivologi, pneumologi, internisti o rianimatori. Anche i fisiatri e i fisioterapisti hanno avuto un ruolo importante nella cura dei pazienti affetti da Covid 19. Soprattutto nel prevenire i danni alla mobilità dovuti al lungo allettamento o alla capacità polmonare, messa alla dura prova sia dal virus che dalla respirazione assistita. L’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria dai primi di marzo ha ricoverato circa 200 pazienti, una trentina dei quali sono stati valutati e trattati dal punto di vista fisiatrico. A coordinare il team la dottoressa Silvia Bonadiman, fisiatra del Servizio di Medicina Fisica e Riabilitazione, diretto dal dottor Renato Avesani. Con lei i fisioterapisti Vito Rigo, Luca Vallisari, Silvia Corlevich e Alessandra Frapporti.
“Siamo stati coinvolti a fine marzo per i pazienti ricoverati sia in Terapia Intensiva sia nell’area non critica”, spiega la dottoressa Bonadiman. “A differenza di quanto si pensava all’inizio della pandemia, il virus SARS CoV2 non si localizza solo a livello polmonare, ma interagisce anche con altri organi – prosegue il medico -. I pazienti sviluppano inoltre delle miopatie e nervopatie, una sofferenza del tessuto muscolare e nervoso tale che sembra di essere di fronte a una paralisi. Una situazione aggravata anche dalla lunga immobilità. Soprattutto i pazienti passati dalla Terapia Intensiva hanno avuto ricoveri di oltre un mese”.
Per i pazienti intubati non responsivi, i fisioterapisti si sono limitati a un trattamento passivo al fine di mantenere libere le articolazioni e prevenire i danni da allettamento. Ridotta progressivamente la sedazione, il loro apporto è stato importante per il cosiddetto svezzamento, cioè il passaggio dalla respirazione assistita alla respirazione autonoma. “Una volta avvenuto il trasferimento nell’area non critica, proseguivamo con gli esercizi respiratori, soprattutto per preparare i pazienti con tracheotomia alla rimozione della cannula”, spiega ancora Bonadiman. Dopo le dimissioni, i pazienti più anziani, già istituzionalizzati, hanno proseguito la fisioterapia nelle strutture, quelli che sono tornati a casa continuano il trattamento da esterni presso il Servizio di Medicina Fisica e Riabilitazione.
“Il Covid ha portato con sé un grande carico emotivo – prosegue la fisiatra -. Sia per i pazienti che per tanto tempo sono stati in ospedale completamente isolati anche dagli affetti più cari. Sia per noi operatori: raramente ho visto malati rimanere così a lungo in una condizione precaria, tra la vita e la morte, e, una volta superata la fase critica, necessitare ancora di alcune settimane prima di riacquistare un minimo di autonomia. Abbiamo purtroppo avuto delle perdite, ma tanti pazienti, anche gravi, sono ritornati alle loro famiglie. Certo con qualche conseguenza, ma nulla a confronto con quello che hanno passato. E per noi che abbiamo vissuto il Covid “dall’altra parte” è un motivo di soddisfazione”.
Nella foto da sinistra:
Alessandra Frapporti, Silvia Bonadiman, Vito Rigo, Silvia Corlevich e Luca Vallisari
Nuovo e unico ingresso: ecco cosa ospita
Da lunedì 22 giugno Ospedale Sacro Cuore Don Calabria ha un unico ingresso raggiungibile da viale Rizzardi. Non si tratta solo di un nuovo edificio, ma anche di una nuova organizzazione per facilitare l’accesso al paziente. Ecco quali sono gli uffici che si sono trasferiti nella hall
Con l’inaugurazione del nuovo ingresso in occasione della Festa del Sacro Cuore, l’Ospedale di Negrar ha dato vita a una nuova organizzazione per quanto riguarda l’accesso ai servizi rivolti al pubblico, con l’obiettivo di facilitare il percorso al paziente.
La grande hall – a cui si accede da viale Rizzardi o dai parcheggi interni con la rampa in via Ghedini – ospita molti degli uffici che erano dislocati in vari punti dell’ospedale.
Al piano terra si trovano:
- le accettazioni/prenotazioni dell’attività dei Poliambulatori
- dal 24 giugno l’accettazione di Oculistica, Cardiologia, Neurologia, Ginecologia e Centro di fertilità di coppia (prima collocata all’ingresso F)
- l’ufficio Cassa
- l’ufficio Relazioni con il pubblico/Segreteria Centrale
- Cartelle Cliniche
- Ritiro Referti
(foto Udali)
Inaugurata la nuova struttura d'ingresso dell'IRCCS Sacro Cuore
Sarà aperta al pubblico il 22 giugno la nuova struttura d’ingresso dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, inaugurata questa mattina in occasione della Festa patronale del Sacro Cuore. Una celebrazione ristretta a causa dell’emergenza Covid, seguita dalla Santa Messa presieduta dal vescovo di Verona, mons. Giuseppe Zenti nella hall della stessa palazzina. (vedi foto interviste video in fondo a questo articolo)
La nuova struttura da lunedì prossimo diviene l’unica “porta di entrata” dell’ospedale, che avverrà così a metà di viale Rizzardi. Saranno quindi chiusi gli altri varchi (Sacro Cuore e Casa Perez) ad eccezione di casi eccezionali. In questo modo viene reso così più agevole l’accesso per il paziente ai vari servizi e, tramite percorsi definiti e coperti, a tutti i reparti del “Sacro Cuore”, del “Don Calabria” e ai Poliambulatori di casa Nogarè, tre edifici distinti e raggiungibili oggi solo esternamente valicando il vecchio ingresso, dalla sommità di viale Rizzardi.
La prima pietra del nuovo edificio è stata posata dal presidente della Regione Luca Zaia il 4 ottobre del 2017, pertanto la realizzazione è avvenuta in poco più di due anni, nonostante la pandemia Covid19, con un investimento di 25milioni di euro totalmente autofinanziato.
Nella nuova ala sono stati riuniti tutti gli sportelli di accettazione e prenotazione di visite ed esami precedentemente dislocati in varie parti dell’ospedale, e, al primo piano, i 14 ambulatori per i pre-ricoveri di tutte le 11 chirurgie. Recentemente è stato trasferito anche il Centro prelievi e trasfusionale. Tre piani interrati sono stati adibiti a parcheggi, per un totale di 308 posti, collegati con gli ascensori ai successivi piani della palazzina. La sosta è di 1 euro all’ora poi 30 centesiami ogni 15 minuti. Il primo quarto d’ora è gratuito.
Un tunnel al piano terra collega la nuova struttura al “Sacro Cuore” e al “Don Calabria”, mentre un altro sotterraneo porta il paziente a Casa Nogarè, dove sono i Poliambulatori.
Sempre con l’obiettivo di agevolare il percorso ospedaliero del paziente, sono stati introdotti anche dei supporti informatici che consentiranno al paziente stesso di gestire in piena autonomia, per esempio, l’accettazione e il pagamento del ticket, riducendo i tempi di attesa.
Il nuovo edificio è il primo step di un progetto di riqualificazione complessiva dell’Ospedale di Negrar che ha come obiettivo l’adeguamento della struttura all’esponenziale sviluppo medico-scientifico e tecnologico che il nosocomio ha avuto negli ultimi decenni, anche dal punto di vista dell’immagine. I lavori di riqualificazione continueranno negli anni con l’ampliamento del Pronto Soccorso; un nuovo reparto di Oncologia e un Centro di Ricerca per le Malattie Infettive e Tropicali.
“Davanti a noi abbiamo una struttura bella e moderna che cambierà profondamente l’organizzazione e i percorsi all’interno dell’ospedale – ha detto il presidente dell’Ospedale di Negrar, fratel Gedovar Nazzari – E la bellezza, in questo caso, non è solo una questione esteriore. Io penso che in un’opera come la nostra, che è nata dal Carisma di San Giovanni Calabria, la bellezza degli ambienti abbia un valore carismatico. La bellezza è il segno dell’attenzione, della cura e, perché no, dell’amore che la nostra mission ci chiede di dedicare ad ogni malato, perché ogni malato con le sue sofferenze è una perla preziosa agli occhi di Dio”.
La centralità della persona è essenziale, per questo occorre garantire innovazione, aggiornamento, strumentazioni all’avanguardia, semplicità di accesso”, ha sottolineato l’amministratore delegato, Mario Piccinini. “Continuiamo il nostro lavoro con una struttura ‘green’, più digitale, con spazi grandi più a misura delle esigenze dei pazienti. La nostra formula ‘no profit’ di totale investimento degli utili direttamente nell’ospedale, vuole essere la garanzia di come si può continuamente crescere puntando solo al benessere dei pazienti”. E ha aggiunto: “Abbiamo pensato questa struttura quattro anni fa prima della pandemia, ma risponde alla logica che il paziente deve entrare in ospedale solo quando serve. Il tema della medicina dei prossimi anni sarà l’antibiotico resistenza, quindi questa nuova struttura oltre a facilitare l’accesso del paziente in ospedale ha anche l’obiettivo di proteggerlo da virus e batteri”.
La cerimonia del taglio del nastro ha visto anche la scopertura della statua di San Giovanni Calabria, collocata all’ingresso della nuova struttura, da parte del superiore generale dei Poveri Servi della Divina Provvidenza, don Miguel Tofful. L’opera del Maestro Albano Poli è alta 2,30 metri ed è stata realizzata interamente in bronzo con la tecnica della fusione a cera persa. Poli fu uno dei “buoni fanciulli” aiutati da San Giovanni Calabria durante e dopo la seconda guerra mondiale. “Avere la possibilità di realizzare una scultura dedicata ad un santo che si è avuto la possibilità di incontrare personalmente e che ha sicuramente lasciato un segno nel mio animo grazie al suo operato, è un onore che non credo ricapiterà”, ha detto commosso
Ma la statua che ritrae il Fondatore dell’Ospedale di Negrar non è l’unica opera d’arte ospitata nella nuova struttura. E’ stata collocata anche “La Quercia della Speranza” del Maestro Marco Bonamini, ispirata all’idea che san Giovanni Calabria aveva dell’Opera da lui fondata: una realtà terrena che prende però nutrimento dal Cielo non dalla terra. Come l’albero rovesciato creato da Bonamini: un’opera che con i suoi 8 metri (per 12 quintali di peso) copre un’altezza che va dal secondo al quarto piano. La scultura in ferro battuto è stata collocata all’interno del vano luminoso nella parte centrale dell’edificio attorno al quale sono disposte le sale riunioni. La chioma è composta da 3.500 foglie battute a mano.
Nelle immagini (foto Ennevi/Udali) la cronaca della giornata:
- Il piano terra della struttura con 19 sportelli per le prenotazioni/accettazioni
- La grande hall d’ingresso con al centro il front office per le informazioni
- I parcheggi: 3 piani per 308 posti
- Il primo piano dedicato agli ambulatori per i prericoveri e prelievi
- Il totem con il quale i pazienti si registrano autonomamente all’arrivo per il prericovero
- Il tunnel che collega il nuovo ingresso con il “Sacro Cuore” e il “Don Calabria”
- Gli interventi della direzione durante la cerimonia
- La benedizione di don Miguel Tofful della statua che rappresenta San Giovanni Calabria
- Il taglio del nastro: da sinistra: il dottor Fabrizio Nicolis (direttore sanitario), fratel Gedovar Nazzari (presidente), il dottor Mario Piccinini (amministratore delegato), don Migue Tofful (superiore generale dell’Opera Don Calabria) e il dottor Claudio Cracco (direttore amministrativo)
- Il maestro Albano Poli, autore della statua di San Giovanni Calabria
- La Messa presieduta dal vescovo di Verona Giuseppe Zenti
- Un momento della celebrazione eucaristica
- Marco Bonamini, autore de “La quercia della speranza”, l’albero rovesciato simbolo dell’Opera Don Calabria
Prenotazione on line anche per gli esami radiologici
Anche per gli esami radiologici che vengono effettuati al Centro Diagnostico di via San Marco è attiva la prenotazione on line attraverso il il sito www.sacrocuore.it.
La prenotazione degli esami radiologici in libera professione ( a pagamento) diventa più semplice. E’ attivo, infatti, il “canale” on line, che si affianca a quello telefonico (045.6014844). Se si vuole prenotare una radiografia convenzionale, piuttosto che una Risonanza Magnetica o una mammografia erogate al Centro Diagnostico Terapeutico di via San Marco 121 (Verona), basta andare sul sito www.sacrocuore.it e cliccare il bottone “Prenota visita/esami”.
Dopo aver scelto la specialità “Radiologia”, si procede cliccando il tipo di esame (per esempio ecografia), il distretto da indagare (es: ecografia addome completo), il giorno e l’ora. Compare anche l’indicazione del costo.
La prenotazione on line degli esami radiologici, è solo una delle novità introdotte per facilitare l’accesso del paziente alle prestazioni. Ricordiamo la prenotazione on line delle visite in libera professione (con la stessa modalità degli esami radiologici) e dei prelievi e degli esami di laboratorio (www.sacrocuore.it bottone “Prelievo senza coda”)