I nostri medici ospiti a "Dica33" su Telearena e Telemantova

Ritorna la trasmissione dedicata alla medicina con le interviste su vari temi ai medici del “Sacro Cuore”. Seguiteci su Facebook dove verranno postate le varie interviste!

Questa sera alle 21.45 parte la nuova stagione di “Dica33”, la trasmissione di medicina che va in onda su Telearena e in replica su Telemantova, con la presenza dei medici dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria. Questa sera il dottor Paolo Bocus, direttore della Gastroenterologia e Endoscopia digestiva, parlerà della diagnosi e delle terapie del reflusso gastro-esofageo. Si tratta di una patologia molto comune che non deve essere trscurata perché aumenta il rischio di cancro all’esogfago.

Seguiteci su Facebook (https://www.facebook.com/ospedalesacrocuoredoncalabriaper sapere quando saranno ospiti i nostri medici e guardare l’intervista nei giorni seguenti alla messa in onda


Tumore: sfidare la paura della recidiva si può

Il 27 settembre si terrà anche a Verona la Giornata Nazionale della Psico-Oncologia su un tema molto sentito dai malati oncologici. Il convegno scaligero è aperto al pubblico e vedrà la testimonianza dei pazienti

La diagnosi di tumore, le terapie chirurgiche e mediche, i primi controlli tutti negativi, ma sul futuro incombe sempre un incubo: la recidiva. La paura che il cancro si ripresenti è forse l’aspetto più comune che in alcuni casi o momenti della storia del percorso di malattia, può portare sofferenza, limitazione della qualità di vita e impattare sulla relazione del paziente con altri. Ma vivere bene, nonostante la paura della recidiva, si può.

 

 

Si parlerà di questo nell’ambito della IV Giornata Nazionale della Psico-Oncologia, che a Verona si terrà venerdì 27 settembre al Circolo Ufficiali di Castelvecchio (Corso Castelvecchio, 2). L’evento – promosso dalla Società Italiana di Psico-Oncologia (Sipo) Sezione Triveneto e dall’Ordine degli psicologi del Veneto – vede una prima parte della giornata (dalle ore 8.30) suddivisa in workshop dedicati agli psicologi e agli psicoterapeuti. Dalle ore 14.30, invece, l’incontro sarà aperto gratuitamente alla cittadinanza con la testimonianza dei pazienti (vedi programma allegato).

 

 

“La paura della recidiva è senza dubbio un tema molto forte nel percorso della malattia oncologica, una sorta di tabù sul quale spesso si preferisce tacere per non innescare una reazione di sofferenza nel paziente. Ma ci siamo accorti grazie ai nostri pazienti che questo tema è più difficile proporlo che affrontarlo”, spiega il dottor Giuseppe Deledda, responsabile del Servizio di Psicologia Clinica del “Sacro Cuore Don Calabria” e coordinatore Sipo Veneto Trentino-Alto Adige, che in collaborazione con la dottoressa Laura Dal Corso, segretario degli psicologi veneti, ha organizzato il convegno.

 

 

“Infatti quando la direzione nazionale della Sipo ha indicato il tema della recidiva per la IV Giornata, abbiamo pensato di proporlo ai nostri pazienti oncologici che aderiscono ai gruppi di supporto – prosegue il dottor Deledda -. Abbiamo visto, con sorpresa, che l’argomento è stato accolto positivamente. Tanto che il collega Matteo Giansante, che segue gli incontri di gruppo, era partito con un programma di otto appuntamenti, ma le pazienti hanno chiesto di proseguire”.

L’obiettivo non è quello di ‘scacciare’ la paura della recidiva dalle menti dei pazienti oncologici, “ma di supportare psicologicamente il paziente affinché rinforzi quelle risorse personali che gli permettano di accogliere e di accettare la paura della recidiva. Di considerarla non una nemica, ma parte della propria esperienza di malattia”, sottolinea il dottor Deledda.

 

 

La voce dei pazienti sarà al centro del pomeriggio del 27 settembre con l’intervento di alcune associazioni di malati oncologici (Net Italy, Sorriso di Beatrice, Andos, Gruppo Psychum) e le testimonianze, narrate anche attraverso espressioni di tipo letterario, di pazienti e dei loro familiari.

 

 

La giornata sarà conclusa da don Renzo Pegoraro, direttore scientifico della Fondazione Lanza e Cancelliere della Pontificia Accademia per la vita, che terrà una lezione magistrale su “L’etica per illuminare il cammino sul ponte tra scienza e umanità, quando le certezze vacillano”.


Mente e corpo in allenamento per contrastare l'Alzheimer

La sinergia di attività fisica e stimolazione cognitiva può contrastare l’evoluzione della malattia neurodegenerativa di cui il 21 settembre si celebra la Giornata mondiale. Le iniziative del “Sacro Cuore” peri propri pazienti

E’ un progetto avviato nel 2015 dal Centro Decadimento Cognitivo e dedicato ai pazienti affetti da demenza, in primo luogo da malattia di Alzheimer di cui si celebra la Giornata mondiale il 21 settembre di ogni anno. Il nome del progetto è emblematico, “Officina della memoria: Mente e Corpo“, e sta ad indicare che nonostante la natura neurodegenerativa della malattia, l’intervento precoce favorisce il mantenimento il più a lungo possibile della propria autonomia. Il nostro cervello, infatti, ha a disposizione una discreta riserva neuronale, che se opportunamente stimolata, con attività fisica e cognitiva, può sopperire alla degenerazione indotta dalla malattia.

 

Per questo motivo il Centro Decadimento Cognitivo, di cui è responsabile la neurologa Zaira Esposito, da quattro anni promuove per i propri pazienti gruppi di stimolazione cognitiva, accompagnata, dallo scorso anno, da attività motoria, in collaborazione con il Centro di Medicina dello Sport, diretto dal dottor Roberto Filippini.

 

Quest’anno il progetto diventerà annuale. La presentazione dell’iniziativa si terrà il 5 ottobre al Centro Diagnostico Terapeutico Ospedale Sacro Cuore Don Calabria (via San Marco 121, Verona), a partire dalle 9.30. All’incontro sono invitati i pazienti seguiti dall’Ospedale di Negrar e i loro familiari.

 

“Dopo i saluti iniziali della dottoressa Esposito, il dottor Filippini illustrerà brevemente l’importanza dell’attività fisica per coloro che sono affetti da decadimento cognitivo – spiega la dottoressa Paola Poiese, psicologa e psicoterapeuta del Centro. “Lo scorso anno abbiamo avuto un buon riscontro da parte dei pazienti – prosegue -. Sono persone che fanno fatica ad inserirsi in una normale palestra, non tanto per limitazioni fisiche, ma principalmente per gli aspetti cognitivi e relazionali. Infatti il terapista che conduce i gruppi usa strategie adeguate per a questa tipologia di pazienti. Molti studi dimostrano l’importanza della sinergia tra attività fisica e stimolazione cognitiva nel contrastare l’evoluzione della malattia – sottolinea -. L’obbiettivo è la presa in carico globale per il benessere della persona malata ed anche del suo familiare.La terapia viene svolta in piccoli gruppi di al massimo 8 persone, seguiti dalla psicologa Cristina Baroni con incontri settimanali.

 

“Il paziente fatica ad accettare le limitazioni conseguenti alla malattia in termini sia di autonomia che di funzionamento – riprende la dottoressa Poiese – Per tali aspetti è particolarmente importante favorire l’uso di strategie di compenso (come l’agenda, il calendario…) e agire sull’ambiente familiare al fine di ridurre i conflitti e favorire la creazioni di un contesto stimolante per il paziente. Per questo motivo una parte dell’incontro del 5 ottobre sarà riservata solo ai parenti dei pazienti con lo scopo di dare informazioni sulla malattia e condividere strategie di gestione, soprattutto dei disturbi comportamentali.

 

Il Centro Decadimento Cognitivo, che afferisce alla Neurologia diretta dal dottor Fabio Marchioretto, nel 2018 ha registrato 650 accessi tra visite mediche e valutazioni neuropsicologiche. L’équipe è formata dalla neurologa Zaira Esposito, dal geriatra Paolo Spagnolli, dalle psicologhe Paola Poiese e Cristina Baroni, e dall’assistente sociale Francesca Martinelli.


"Notte Europea dei Ricercatori": giovani e biotecnologie

“La Notte dei Ricercatori” arriva per la prima volta al “Sacro Cuore Don Calabria”. L’iniziativa europea avrà luogo il 27 settembre ed è dedicata agli studenti delle scuole superiori che andranno alla scoperta delle alte tecnologie applicate alla salute

L’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria partecipa, su invito della Direzione Generale della Ricerca e dell’Innovazione in Sanità del Ministero della Salute, all’evento annuale “La Notte Europea dei Ricercatori”, un’iniziativa promossa dalla Commissione Europea fin dal 2005 che coinvolge ogni anno migliaia di ricercatori e istituzioni di ricerca in tutti i Paesi europei.

 

 

L’obiettivo è di creare occasioni di incontro tra ricercatori e cittadini per diffondere la cultura scientifica e la conoscenza delle professioni della ricerca in un contesto informale e stimolante, in particolare per i giovani.

 

 

Infatti venerdì 27 settembre l’Ospedale di Negrar invita gli studenti delle scuole superiori a una serata dedicata alla conoscenza delle tecnologie all’avanguardia in dotazione alla Medicina Nucleare, alla Radioterapia Oncologica Avanzata, alla Radiofarmacia con Ciclotrone e utilizzate in ambito clinico e di ricerca.

Questo il programma aggiornato (anche in allegato) dell’evento gratuito ed è necessaria la registrazione all’indirizzo segreteriascientificairccs@sacrocuore.it

 

Ore 18 presso la sala convegni “Fr. Perez” registrazione dei partecipanti e presentazione del tema “Potenzialità delle nuove tecnologie in ambito clinico e di ricerca”

 

Ore 19.15 visite guidate alle Unità Operative di Medicina Nucleare, Radioterapia Oncologica Avanzata e Radifarmacia con Ciclotrone.

 

Ore 20.30 ritorno in Sala Perez per eventuali domande

 

 


Prima Giornata nazionale per la sicurezza delle cure e della persona assistita

Il 17 settembre sarà dedicato ogni anno alla sensibilizzazione sulla sicurezza del paziente in un contesto di cure sanitarie e socio-sanitarie. Essa è una priorità della salute globale da garantire mettendo in atto tutte le strategie possibili.

Si celebra domani, martedì 17 settembre, la prima Giornata nazionale per la sicurezza delle cure e della persona assistita, promossa dal Ministero della Salute, dalla Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (AGENAS).

 

 

La data del 17 settembre coincide con la Giornata mondiale della sicurezza dei pazienti, voluta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e anch’essa indetta per la prima volta quest’anno. Con l’iniziativa si vuole evidenziare come la sicurezza dei pazienti sia una priorità di salute globale e sensibilizzare i Paesi ad adottare le azioni mirate per prevenire gli errori evitabili nelle strutture sanitarie e socio-sanitarie ai danni del paziente.

 

 

Secondo l’OMS, come riporta l’Agenzia Ansa, almeno 134 milioni di pazienti ogni anno sono vittime di eventi avversi che si verificano a causa della mancanza di sicurezza nelle prestazioni sanitarie e 2,6 milioni muoiono per questo, ma la maggior parte dei decessi sono evitabili. In particolare, 4 pazienti su 10 sono danneggiati durante le cure primarie e ambulatoriali. Gli errori terapeutici da soli costano circa 42 miliardi di dollari all’anno, ma oltre a questi vi sono errori legati alla diagnosi, alla prescrizione di medicinali e alle procedure chirurgiche.

 

In occasione del 17 settembre le amministrazioni pubbliche italiane sono invitate a promuovere “l’attenzione e l’informazione sul tema della sicurezze delle cure e della persona assistita, nell’ambito delle rispettive competenze e attraverso idonee iniziative di comunicazione e sensibilizzazione”, come recita la direttiva dello scorso 4 aprile con la quale la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha istituito la Giornata.

 

La Regione del Veneto aderisce all’iniziativa attraverso un convegno, che avrà come tema il modello regionale per la gestione dei sinistri da medical malpractice e offrire un focus sulla tematica della sicurezza nel contesto delle infezioni correlate all’assistenza.

 

 


Mostra fotografica del Circolo ricreativo del "Sacro Cuore"

Cinque dipendenti dell’ospedale di Negrar raccontano in una mostra il quartiere veronese Saval. I lavori sono il frutto di un corso di composizione fotografica organizzato dal Cron, una delle tante iniziative del Circolo ricreativo

“Diverso”, “anticonformista”, “irriverente”, “rivoluzionario”. Sono gli aggettivi con cui il noto fotografo veronese Vittorio Rossi descrive il protagonista della mostra fotografica “Saval. Anatomia di un quartiere” che sarà inaugurata sabato 14 settembre alle 17 al Laboratorio delle Armonie (via San Procolo 1/b, Verona).

 

 

Ad esporre i loro scatti sul quartiere scaligero, cinque autori uniti dalla passione per la fotografia e dallo stesso luogo di lavoro. Benvenuta Cavalleri, Francesca Franchini, Pierantonio Orzo, Luca Pelizzari e Luca Sandrini sono infatti tutti dipendenti dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar e soci del Centro ricreativo della stessa struttura sanitaria (Cron).

 

I loro lavori sul quartiere veronese del Saval sono la conclusione di un approfondimento sulla composizione fotografica realizzato sotto la guida di Vittorio Rossi, curatore anche della mostra. Scrive il “maestro” sul catalogo: “Questo progetto rappresenta una contemplazione meditativa e collettiva del quartiere, eseguita con grande sensibilità dai cinque autori, che aprendo la loro mente alla totale libera interpretazione hanno sintetizzato armonie e pensieri, in un’opera solida e compatta, che lascia poco spazio alla lettura formale e che, invece, ci accompagna in una lettura interiore capace di trasformare le forme in emozioni”.

 

 

Il corso di fotografia è una delle tante iniziative organizzate dal Cron. Fondato nel 1980, il Circolo Ricreativo Ospedali Negrar ha l’obiettivo di favorire lo “spirito di famiglia” calabriano tra i dipendenti della struttura sanitaria anche al di fuori dell’orario di lavoro. Nato con finalità prevalentemente sportive, attualmente offre agli iscritti anche un fitto calendario di proposte culturali, turistiche e formative.

La mostra, ad ingresso libero, rimarrà aperta fino a sabato 21 settembre con i seguenti orari: domenica dalle 10 alle 18; da martedì a sabato dalle ore 9.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 19.


Malattie infiammatorie croniche dell'intestino: la diagnosi precoce è fondamentale

Il riconoscimento tempestivo di queste patologie permette di iniziare la corretta terapia prima di avere conseguenze gravemente invalidanti per il paziente. Se ne parla venerdì 13 settembre in un convegno organizzato dalla IBD Unit del “Sacro Cuore”

Aumentano in tutta Europa i casi di malattie infiammatorie croniche dell’intestino. L’Italia – con circa 150mila pazienti – è un Paese a media incidenza. Sotto accusa i fattori ambientali (alimentazione ed inquinamento), che in persone già predisposte geneticamente scatenano una reazione abnorme del sistema immunitario, causando un’infiammazione cronica dell’intestino. Poiché la causa di questo processo è sconosciuta, rendendo impossibile qualsiasi forma di prevenzione, diventa cruciale la fase diagnostica al fine di una scelta anticipata e corretta di alcuni tipi di terapie (come i farmaci biologici) che in passato venivano riservati solo a fasi avanzate e irreversibili di malattia con conseguenze gravemente invalidanti per il paziente.

 

IL CONVEGNO

Proprio la diagnostica endoscopica e radiologica sarà al centro del terzo focus annuale sulle malattie infiammatorie croniche dell’intestino (malattia di Crohn e rettocolite ulcerosa) organizzato dall’IBD Unit (Inflammatory Bowel Disease) dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, di cui è responsabile il dottor Andrea Geccherle. L’appuntamento scientifico si terrà venerdì 13 settembre all’Hotel Leon D’Oro (viale Piave, 5-Verona) ed è rivolto a radiologi, endoscopisti, gastroenterologi, chirurghi e anatomopatologi, tutti specialisti coinvolti in una logica multidisciplinare nel trattamento delle IBD.

 

IL GRUPPO MULTI-SPECIALISTICO DEL “SACRO CUORE DON CALABRIA”

Le malattie infiammatorie croniche dell’intestino colpiscono tutto il tratto gastro-intestinale (malattia di Crohn) o solamente il retto o il colon (rettocolite ulcerosa). Sono caratterizzate principalmente da dolori addominali e diarrea, con perdita di sangue nel caso della rettocolite ulcerosa. Grazie ai farmaci biologici la qualità di vita dei pazienti è notevolmente migliorata, ma essendo patologie croniche alternano momenti di remissione a fasi di riacutizzazione. Per questo è importante che il paziente sia preso in carico da un gruppo multispecialistico in grado di rivalutare la terapia (con il passaggio da medica a chirurgica e viceversa) in base all’evoluzione della malattia. Come accade all’Ospedale di Negrar, la cui IBD Unit segue circa 2mila pazienti con una trentina di prime visite al mese. Il 12-13% dei pazienti è affetto da malattia moderata-severa che richiedono cure immunomodulatrici (farmaci immunologici e immunosoppressori).

 

L’IMPORTANZA DI UNA DIAGNOSI PRECOCE

“Nel nostro Centro arrivano ancora troppe persone in fase avanzata di malattia”, afferma la gastroenterologa Angela Variola che con i chirurghi Giuliano Barugola e Nicola Cracco, compone la segreteria scientifica del convegno. “Dai dati raccolti dalla rete provinciale dedicata allo studio di queste patologie emerge che in media la diagnosi di morbo di Crohn arriva dopo due anni e quella di rettocolite ulcerosa dopo 6-12 mesi. Questo riguarda in particolare i pazienti con meno di 50 anni per i quali, non essendo in un’età a rischio di tumore al colon-retto, anche in presenza di diarrea persistente accompagnata da perdita di sangue vengono procrastinati gli accertamento o scelti percorsi fuorvianti come quello della valutazione proctologica”.

 

Per questo diventa importante da un lato che i medici di medicina generale siano formati a riconoscere all’esordio i sintomi della malattia e dall’altro che siano effettuati precocemente gli esami diagnostici più appropriati, come la colonscopia o quando si parla di malattia di Crohn l’enterorisonanza magnetica e l’ecografia delle anse intestinali, che permettono di studiare anche tratti non raggiungibili con la comune endoscopia.

 

Ma questi esami non sono utili solo alla diagnosi, sono determinanti anche per la scelta della migliore terapia (medica o chirurgica) nel corso dell’evoluzione della malattia. “Grazie al perfezionarsi della tecnica radiologica – sottolinea la dottoressa Variola – ci stiamo dirigendo sempre più verso diagnostiche efficaci senza mezzi di contrasto a rischio per pazienti allergici e senza esposizione a radiazioni”.

 

“IBD NURSE”: UN’INFERMIERA SPECIALIZZATA NELLA PATOLOGIE INFIAMMATORIE CRONICHE DELL’INTESTINO

Al congresso si parlerà anche di malattia perianale, complicanza che si verifica spesso nei pazienti con IBD, grazie alla presenza del dottor Janindra Warusavitarne del St. Mark’s Hospital di Londra. Lo specialista di fama internazionale illustrerà quanto la realizzazione di modelli in 3D dell’anatomia del paziente consenta trattamenti chirurgici personalizzati per la cura delle fistole anali. Inoltre verrà illustrata – con l’intervento di Susanna Jaghult del Karolinska Istitutet di Stoccolma – la figura dell’ IBD nurse, un’infermiera, che grazie a una specifica formazione, all’interno del gruppo multidisciplinare diventa punto di riferimento del paziente. Quello di Negrar sarà uno dei primi centri italiani ad avvalersi di questo tipo di figura con le prerogative previste dalla ECCO (European Crohn Colitis Organisation).


Le manovre che salvano vite: corsi di rianimazione cardiopolmonare per tutti

Il 24 settembre si tiene il primo dei corsi di rianimazione cardiopolmonare di base tenuto dagli istruttori del “Sacro Cuore Don Calabria” aperto a chiunque abbia compiuto 18 anni

L’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria rinnova il suo impegno sul territorio nel diffondere le tecniche di base della rianimazione cardiopolmonare. Il 24 settembre si terrà il primo dei corsi per “laici” (cioè non professionisti della sanità) che i rianimatori del Centro IRC (Italian Resuscitation Council) del nosocomio di Negrar terranno anche nei prossimi mesi.

 

Nell’arco di una mattinata presso l’ospedale verranno insegnate le manovre di base da applicare nel caso si assista a un arresto cardiaco: massaggio, ventilazione e utilizzo del defibrillatore semiautomatico. Per parteciparvi è necessaria l’iscrizione presso l’Ufficio Formazione del “Sacro Cuore Don Calabria” (045. 6013208). E’ richiesto come unico requisito di aver compiuto 18 anni, in quanto i corsi BLSD (Basic Life Support and Defibrillation) sono alla portata di tutti.

 

 

“La letteratura scientifica è molto chiara in proposito: l‘avvio del massaggio cardiaco entro 10 minuti dall’arresto, non solo salva la vita della persona colpita, ma impedisce anche danni neurologici irreversibili”, sottolinea Marco Boni, medico di Pronto Soccorso e responsabile del Centro IRC di Negrar. Ne consegue l’importanza che un numero sempre più ampio di popolazione sia istruita alla rianimazione cardiopolmonare di base. “Si calcola – prosegue il medico – che ogni anno in Italia circa 60mila persone siano colpite da arresto cardiaco, ma solo nel 15% dei casi qualcuno dei presenti è in grado di iniziare la procedura di rianimazione, con la perdita di minuti preziosi in attesa dei soccorsi. Quante vite potremmo salvare, anche da sequele neurologiche senza ritorno, se la “cultura” della rianimazione fosse più diffusa?“.

 

 

A partire dall’insegnamento nelle scuole. L’IRC di Negrar, attivo dal 2009 e composto da 20 istruttori, ha formato negli ultimi quattro anni circa 400 alunni delle medie e delle superiori. Numero che va a sommarsi agli altri 400 ragazzi istruiti, in due anni, dai 24 studenti del liceo scientifico che hanno conseguito il brevetto di istruttori non sanitari BLSD in un programma di alternanza scuola-lavoro. L’anno scorso il Centro IRC ha effettuato, inoltre, 32 corsi, formando 293 persone, la maggior parte operatori dell’ospedale.

 

Ma cosa si deve fare quando si assiste a un arresto cardiaco? “Innanzitutto è necessario avvertire il 118 e contemporaneamente, se si è in grado, avviare il massaggio – risponde il medico -. Il massaggio deve essere effettuato fino all’arrivo dei soccorsi anche quando il defibrillatore automatico indica la presenza di attività elettrica cardiaca e per questo non deve essere impiegato”.


Papa Francesco nomina Cardinale un religioso di don Calabria

Il Santo Padre ha annunciato ieri la nomina nel Collegio Cardinalizio di monsignor Eugenio Dal Corso, vescovo emerito di Benguela (Angola), primo sacerdote calabriano a conseguire questa importante carica

Monsignor Eugenio Dal Corso, Povero Servo della Divina Provvidenza e vescovo emerito di Benguela (Angola), sarà cardinale. Lo ha annunciato Papa Francesco ieri dopo l’Angelus domenicale. Il Papa ha convocato un Concistoro per il prossimo 5 ottobre, quando nominerà 13 nuovi cardinali tra i quali appunto mons. Eugenio, originario di Lugo di Valpantena (Verona) e missionario da più di 40 anni dapprima in America Latina e poi in Africa. Monsignor Dal Corso è il primo Cardinale della Congregazione fondata da san Giovanni Calabria (vedi video con le parole del Papa). Anche il nostro ospedale si unisce alla gioia e alle congratulazioni a don Eugenio da parte della Famiglia calabriana e della Chiesa tutta.

 

BREVE PROFILO BIOGRAFICO

Mons. Eugenio Dal Corso, psdp – vescovo Emerito di Benguela. È nato il 16 maggio 1939 a Lugo, in provincia di Verona, secondo di sei fratelli. È entrato nella Casa dell’Opera Don Calabria di Roncà nel 1949 per poi continuare gli studi a Maguzzano (sul lago di Garda) e a Nazareth (sulle Torricelle). Ha fatto la sua prima professione religiosa nell’Opera calabriana l’8 settembre 1959. L’ordinazione sacerdotale è avvenuta a Verona il 17 luglio 1963.

 

Le sue prime esperienze di vita pastorale le ha fatte a Madonna di Campagna (Verona), a Roma e poi a Napoli. Nel 1975 ha cominciato la sua vita missionaria: la prima destinazione fu l’Argentina, a Laferrere provincia di Buenos Aires. Qui è rimasto undici anni per poi essere chiamato in Africa, precisamente in Angola. Si era in piena guerra civile e don Eugenio trascorse i primi anni angolani nella capitale Luanda, a fianco delle popolazioni più deboli. Il 15 dicembre 1995 è stato nominato Vescovo coadiutore di Saurimo fino al 15 gennaio 1997 quando è diventato Vescovo titolare della medesima diocesi. Il 12 febbraio 2008 è nominato vescovo di Benguela fino al 26 marzo 2018, quando Papa Francesco ha accolto la sua rinuncia per raggiunto limite d’età.

 

Dopo la rinuncia, don Eugenio ha deciso di restare in Angola e con grande umiltà si è messo a disposizione della Chiesa locale per fare servizio pastorale. Al momento si trova a prestare servizio nella sperduta diocesi di Menongue, dove c’è un grande bisogno di sacerdoti per l’ordinaria attività pastorale.

 

Il 1° settembre 2019 il Papa ha annunciato che mons. Eugenio sarà nominato cardinale il prossimo 5 ottobre.

 

IL COMMENTO DEL SUPERIORE GENERALE DELL’OPERA DON CALABRIA, PADRE MIGUEL TOFFUL

Per noi componenti dell’Opera è un grande onore la nomina di mons. Eugenio Dal Corso. Si tratta del primo Povero Servo della Divina Provvidenza a diventare Cardinale e questo mi porta alla mente un pensiero di don Calabria che diceva sempre che lo spirito dell’Opera è per i tempi attuali e nel tempo si diffonderà in tutto il mondo e nella Chiesa. Uno spirito basato sul servizio ai poveri e agli ultimi, proprio come ha fatto monsignor Dal Corso nei suoi tanti anni trascorsi in missione. Concludo facendo tante congratulazioni a don Eugenio. Lo accompagneremo con la preghiera, nella certezza che il suo servizio alla Chiesa proseguirà con la stessa dedizione e passione avute fino ad ora.


La vacanza ideale per il cardiopatico? Quella fatta con il buonsenso

Vacanze in montagna e malattie del cuore sono incompatibili? No, se si utilizzano le regole del buonsenso. “Ma anche per il mare e per le terme ci sono degli accorgimenti da adottare”, come spiega il cardiologo Guido Canali

Siamo agli sgoccioli dell’estate, un periodo ideale per fare una vacanza in montagna. Se per tutti quando si va in quota valgono le regole del buon senso, quest’ultime devono essere rispettate soprattutto da coloro che sono affetti da cardiopatie, come ci spiega il dottor Guido Canali, responsabile del Servizio di Emodinamica (nella foto sotto).

 

 

“E’ necessario innanzitutto fare una premessa – sottolinea il cardiologo -: non tutte le persone e non tutte le cardiopatie sono uguali. Prendiamo per esempio l’anziano: l’età anagrafica spesso non corrisponde a quella biologica. Possiamo avere ottantenni con una condizione fisica di un sessantenne e viceversa. Così per le cardiopatie: gli accorgimenti devono essere adottati anche in base alla gravità della malattia”.

 

 

“In generale – riprende il dottor Canali – ai pazienti che hanno subito un infarto o sono affetti da angina sconsiglio di intraprendere soggiorni montani sopra i 1.200 metri di altitudine, in quanto più si sale in quota maggiore è il rischio di sbalzi di pressione, con picchi ipertensivi“. Rischio che aumenta in maniera considerevole sopra i 1.700-2000 metri quando all’altitudine si somma la ridotta quota di ossigeno presente nell’aria.

 

 

Attenzione soprattutto ai cambiamenti repentini di quota. “Ai cardiopatici e agli ipertesi dico di evitare l’utilizzo di impianti di risalita che percorrono in un tempo breve dislivelli di una certa entità. Naturalmente un dislivello di 400 metri comporta un differente rischio di picchi ipertensivi se si parte da 1000 metri oppure da 2000, tuttavia è sempre importante dare all’organismo il tempo di acclimatarsi per alcuni giorni. E’ altrettanto importante, prima di intraprendere una camminata, informarsi sul dislivello da affrontare e sulla lunghezza che comporta il percorso, perché la quota insieme allo sforzo fisico possono fare brutti scherzi anche a coloro che, pur non soffrendo di patologie cardiache, non sono allenanti“, sottolinea il medico.

 

E per chi invece alla montagna preferisce il mare o le terme? “Le vacanze al mare non implicano particolari controindicazioni per chi soffre di cuore– risponde il cardiologo -. Tuttavia, regola che vale per tutti, è bene evitare di esporsi al sole nelle ore più calde ed è necessario idratarsi adeguatamente. In particolare gli anziani che hanno un ridotto stimolo della sete”. La disidratazione comporta, infatti, non solo problemi renali, ma anche cardiaci, perché può provocare alterazione degli elettroliti (potassio, cloro, sodio e magnesio) e, di conseguenza può favorire l’insorgenza di aritmie. Per questo i pazienti con cardiopatie che necessitano di diuretici dovrebbero assumere degli integratori di sali minerali, e mangiare molta frutta e verdura”.

 

“L”acqua termale non presenta controindicazioni specifiche per i cardiopatici. Particolare attenzione va posta invece all’utilizzo di bagno turco e sauna, soprattutto la finlandese che può raggiungere anche i 90 gradi. I pazienti cardiopatici, infatti, assumono frequentemente farmaci vaso-dilatatori il cui effetto, sommandosi alla vasodilatazione provocata dal calore, può portare al brusco abbassamento di pressione e quindi al verificarsi di una sincope“, conclude il dottor Canali.

 

elena.zuppini@sacrocuore.it