Medici dall'Ucraina per studiare come funziona la Riabilitazione al Sacro Cuore

Sono arrivati dalla città di Ivano-Frankivsk, nella zona occidentale dell’Ucraina, per studiare l’organizzazione del “Sacro Cuore” e in particolare il reparto di Riabilitazione. Si tratta di quattro medici, tra cui la direttrice sanitaria dott.ssa Ruslana Ivanochko, e un fisioterapista della St. Luke’s Clinic, struttura sanitaria che fa riferimento alla locale arcidiocesi della chiesa greco-cattolica ucraina, dove presto verrà aperto un nuovo reparto di Riabilitazione con l’obiettivo primario di curare i pazienti rimasti vittima della guerra.

Il gruppo è stato a Negrar dal 9 al 14 ottobre per studiare la realtà dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria. Ad accompagnarli la dottoressa Elena Rossato, direttore della Riabilitazione, con il coordinatore del Servizio Massimo Mengalli e con il dottor Claudio Bianconi, referente per i progetti sanitari internazionali dell’Opera Don Calabria.

L’incontro con la direzione

Molto intenso il programma della visita, che ha visto anche un incontro con la direzione dell’ospedale al gran completo nella giornata di martedì 10 ottobre.

Nel corso delle giornate è stato dedicato del tempo alla conoscenza degli spazi e delle tecnologie all’avanguardia utilizzate nei vari reparti e soprattutto nella Riabilitazione, con discussione di casi clinici e dei progetti riabilitativi. Alcuni interventi hanno riguardato più in generale l’organizzazione dell’ospedale, come quello di Sara Camparsi, responsabile dell’Ufficio di Gestione, e del dottor Davide Brunelli, vice-direttore sanitario, sul tema delle infezioni ospedaliere.


Tumori: radioterapia di ultra-precisione si sincronizza con il respiro. All’IRCCS di Negrar i primi due test clinici al mondo con RM ad alto campo.

Grazie a un software integrato e intelligente, la radioterapia di ultra-precisione, guidata da risonanza magnetica ad alto campo, diventa ancora più efficiente: il software infatti “aggancia” la lesione tumorale e si sincronizza con il respiro del paziente, facendo sì che i raggi vengano erogati solo quando il tumore è nel mirino ed eliminando di fatto la probabilità di colpire i tessuti sani attorno. Al Dipartimento di Radioterapia Oncologica Avanzata di Negrar i primi due casi clinici al mondo su due pazienti affetti da tumore alla prostata e al fegato

L’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria amplia i confini della radioterapia di ultra-precisione contro i tumori: per la prima volta al mondo è stato applicato alla radioterapia guidata da risonanza magnetica ad alto campo (1,5 Tesla usata anche a scopo diagnostico) il “gating automatico”, un software che consente di seguire il respiro del paziente e colpire con il fascio di radiazioni ionizzanti la lesione tumorale solo quando è perfettamente “nel mirino”.

Il sistema, che di fatto elimina la possibilità di coinvolgimento dei tessuti sani, è stato impiegato dal Dipartimento di Radioterapia Oncologica Avanzata dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), diretto da Filippo Alongi, professore ordinario all’Università di Brescia, unico a disporre del nuovo software assieme all’Università dell’Iowa negli Stati Uniti. Ad essere trattati due pazienti con tumore alla prostata e al fegato,

L’acceleratore lineare Unity

L’intervento, i cui risultati sono stati presentati all’ultimo congresso dell’American Society for Therapeutic Oncology and Radiology (ASTRO) di San Diego del 1-4 ottobre, è stato possibile grazie all’applicazione del nuovo software (il “gating automatico”) a Unity, l’acceleratore lineare integrato con risonanza magnetica ad alto campo di cui il Dipartimento di Negrar dispone dal 2019. La combinazione con la Risonanza Magnetica, capace di immagini ad altissima risoluzione, fa di Unity una delle apparecchiature più efficienti e precise in radioterapia per la cura dei tumori.

“Il ‘gating automatico’ è una tecnica che sincronizza il macchinario per radioterapia con il respiro del paziente, grazie a un software che ‘aggancia’ il bersaglio tumorale e consente di colpirlo solo in determinate fasi del respiro stesso, quando è perfettamente nel mirino”, spiega il professor Alongi. “Si tratta della prima volta al mondo che un sistema di questo genere viene associato a una radioterapia guidata da risonanza magnetica ad alto campo, che, offrendo immagini ad alta risoluzione prima e durante ogni seduta, è già in grado di indirizzare con precisione millimetrica dosi di radiazione tali da neutralizzare le cellule tumorali, con il minimo coinvolgimento dei tessuti sani. Con il nuovo software – sottolinea – questa precisione aumenta ulteriormente, consentendo di trattare al meglio anche tutti i bersagli tumorali in movimento. Alcuni organi del torace e dell’alto addome, per esempio il pancreas, il fegato e i polmoni – prosegue – si muovono infatti anche in conseguenza del ritmo respiratorio e ciò modifica la posizione della lesione tumorale e degli organi sani circostanti durante la seduta: queste continue incertezze di movimento riducono, nella radioterapia convenzionale, la possibilità di usare dosi di raggi più intense ed efficaci. Grazie al ‘gating automatico’, invece, il fascio di radiazioni viene sincronizzato con il respiro e viene istantaneamente bloccato se il tumore esce dal mirino”. 

Nel caso invece degli organi pelvici, come la prostata, “Unity” è in grado di interrompere il fascio di radiazioni se ci sono dei movimenti inconsulti del paziente o ad esempio delle modifiche del riempimento e svuotamento degli organi limitrofi alla ghiandola prostatica, bersaglio del trattamento.

“La precisione di Unity ha consentito di proporre sempre di più protocolli di trattamento con un minor numero di sedute rispetto alla radioterapia convenzionale – specifica Alongi -. All’IRCCS di Negrar sono già stati trattati in questo modo oltre 900 pazienti e sono stati pubblicati diversi report internazionali che evidenziano come questa tecnica sia ben tollerata e molto efficace per il trattamento di alcune neoplasie, soprattutto dell’ambito pelvico, come il tumore della prostata. Con la tecnica di “gating” avremo un ulteriore miglioramento: la calibrazione del fascio di raggi diventa ancora più fine, perché si sincronizza anche al respiro. Con la collaborazione da parte del paziente e pochi minuti in più per ogni seduta, si può gestire il movimento respiratorio e colpire con le radiazioni solo nella fase in cui sono indirizzate sul tumore e non sugli organi sani”.


Uno sguardo sul futuro delle malattie infiammatorie croniche dell'intestino

“IBD Predicting the future” è il titolo del congresso organizzato dal Centro malattie retto-intestinali dell’IRCCS di Negrar venerdì 13 ottobre all’Hotel Leon D’Oro di Verona: uno sguardo al futuro sia per quanto riguarda i progressi della ricerca sulla colite ulcerosa e la malattia di Crohn, sia per l’evoluzione della gestione di queste patologie alla ricerca della personalizzazione della terapia per ogni singolo paziente. Con un unico obiettivo: prevenire le complicanze dovute dalle patologie. (vedi programma)

Il sottotitolo del convegno sulle Malattie infiammatorie croniche dell’intestino, che si tiene venerdì 13 ottobre all’Hotel Leon D’oro di Verona, è già un programma: “Predicting the future”. “Predire il futuro” indica sia uno sguardo al futuro per quanto riguarda i progressi della ricerca sulla colite ulcerosa e la malattia di Crohn, sia l’evoluzione della gestione di queste patologie alla ricerca della personalizzazione della terapia per ogni singolo paziente. Con un unico obiettivo: prevenire le complicanze dovute dalle patologie. (vedi programma)

Il Congresso è organizzato dal Centro malattie retto-intestinali (IBD Unit) dell’IRCCS di Negrar, di cui è responsabile il dottor Andrea Geccherle. Il Centro segue 3.500 pazienti di cui il 40% provenienti da altre province del Veneto. Ottocento circa necessitano di terapie mediche avanzate. Quello del “Sacro Cuore Don Calabria”, è stato uno dei primi Centri a dotarsi di un’organizzazione multidisciplinare, di cui fanno parte medici di diverse specialità in grado di confrontarsi più volte nel corso della storia del paziente al fine di offrire la migliore terapia possibile.

Durante la giornata congressuale si alterneranno relatori del “Sacro Cuore Don Calabria”, ma anche provenienti dai maggiori ospedali e università italiane ed europee. Tra gli interventi quello professor Janindra Warusavitarne del St. Mark’s The National Bowel Hospital Academic Istitute di Londra che presenterà un aggiornamento sulle nuove tecniche chirurgiche, le quali, sommandosi a quelle già esistenti, aumentano anche nel campo chirurgico le opzioni terapeutiche. Porterà un suo saluto anche la referente provinciale dell’Associazione AMICI Onlus, Nadia Lippa, portavoce delle istanze di oltre 3mila pazienti del Veronese.

Andrea Geccherle, responsabile del Centro Polispecialistico per le malattie retto-intestinali
Dr. Andrea Geccherle

Le malattie infiammatorie croniche dell’intestino (MICI o IBD- Inflammatory Bowel Disease) sono patologie autoimmuni che colpiscono il tratto gastrointestinale. Si stima che in Italia interessino 300mila persone, 5 milioni in tutto il mondo, la maggior parte giovani con conseguenze invalidanti sulla vita personale, sociale e lavorativa”, spiega il dottor Geccherle, “Grazie all’introduzione dei farmaci biotecnologici la qualità di vita dei pazienti è notevolmente migliorata, ma una percentuale non trascurabile di essi non raggiunge la remissione clinica e strumentale della malattia. Questo comporta una progressione dell’infiammazione con danni all’intestino e, talvolta, degenerazione tumorale. La mancata remissione spiegherebbe perché la percentuale di pazienti che devono essere sottoposti alla chirurgia nell’ultimo decennio non si è abbassata in modo significativo”.

Angela Variola, gastroenterologa IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar
Dr.ssa Angela Variola

Negli ultimi anni sono aumentate le conoscenze sulla malattia, come è cresciuto il numero dei farmaci che abbiamo a disposizione, permettendoci di diversificare il trattamento per ogni paziente. Ma ancora oggi non abbiamo quelle informazioni che ci consentirebbero di predire per ogni paziente la storia naturale della malattia e quindi le possibili complicanze”, sottolinea la dottoressa Angela Variola del Centro malattie retto-intestinali (IBD Unit), componente della segreteria scientifica del Congresso, assieme alla collega gastroenterologa Alessia Todeschini e al chirurgo Giuliano Barugola.

“Nell’ambito delle IBD la ricerca si sta infatti concentrando per individuare le cause scatenanti della reazione autoimmune alla radice sia della colite ulcerosa sia della malattia di Crohn”, spiega Variola. “Ma soprattutto sono in atto vari studi per stabilire gli elementi clinici, endoscopici, radiologici ed ematochimici (i cosiddetti biomarcatori) che possono indentificare quella categoria di pazienti a più alto rischio di malattia aggressiva e di complicanze. Infine per quanto riguarda la chirurgia, a cui approdano ancora una percentuale non indifferente di pazienti (si stima circa il 10% nell’ambito della colite ulcerosa e fino al 70% per la malattia di Crohn) l’impegno della ricerca è finalizzato a sviluppare tecniche sempre meno invasive e più performanti”.


La Festa della Cittadella della Carità nel nome di S. Giovanni Calabria, a 150 anni dalla sua nascita

Si è celebrata questa mattina all’Ospedale di Negrar la Festa patronale di San Giovanni Calabria, nei 150 anni dalla sua nascita. Il focus della mattinata è stata la Messa celebrata da don Massimiliano Perrella, Casante dell’Opera, davanti a una folta assemblea di operatori e ospiti

Don Calabria a Negrar, presso Casa Sacro Cuore con alcuni collaboratori

La tradizione vuole che la Festa patronale di San Giovanni Calabria si celebri con il taglio del nastro di una nuova struttura o di un’acquisizione tecnologica. Ma il 2023 per la famiglia calabriana, a cui appartiene anche la Cittadella della Carità, è un anno speciale. Infatti segna i 150 anni dalla nascita del Santo Fondatore, avvenuta l’8 ottobre del 1873. Era d’obbligo quindi concentrare tutta l’attenzione sulla figura e sulla spiritualità del sacerdote veronese che nel 1933 decise di acquisire la Casa del Sacro Cuore, embrione dell’attuale ospedale.

Don Massimiliano Parrella

Così l’unico focus della mattinata del 6 ottobre è stata la Messa nell’area verde dei giardini tra Casa Nogarè e l’Ospedale don Calabria. A presiederla il Superiore generale  dei poveri servi della divina Provvidenza, il Casante don Massimiliano Parrella davanti a una folta assemblea di operatori e ospiti. Nell’omelia prima di commentare il passo del Vangelo di Matteo (Mt25,34), definito ‘Vangelo della Provvidenza’, il settimo successore di Don Calabria ha voluto porgere un saluto affettuoso a tutti i malati della Cittadella della Carità e ringraziare gli operatori sanitari. “Durante la pandemia siete stati considerati eroi, ma oggi sembra che sia stato dimenticato tutto – ha detto -. Io invece vi ringrazio per quello che fate e come lo fate”.

Poi ha proseguito: “Gesù in questo brano del Vangelo che è stato letto ci esorta: ‘Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta’. Ma a quale giustizia si riferisce il Signore? – ha sottolineato il sacerdote -. Dio è Padre, quindi la sua giustizia è prendersi cura dei suoi figli. Don Calabria lo sapeva bene, nella sua vita si è sempre preso cura dei più bisognosi. Anche durante il servizio militare. A lui le marce e i fucili non erano molto congeniali, forse Don Calabria è stato obiettore di coscienza quando questo diritto non era stato ancora affermato. Così chiese di accudire gli ammalati presso l’ospedale militare di Verona, ammalandosi anche di tifo quando scoppiò un’epidemia. Così facendo ha voluto rendere giustizia ai sofferenti secondo la logica di Dio, chinandosi sulle loro ferite con amore, delicatezza e passione. Di fronte alla malattia si può vincere e si può perdere, ma se ci si prende cura della persona vinceremo sempre”.

Da sinistra il Presidente della Cittadella della Carità, fratel Gedovar Nazzari, e il vicepresidente don Miguel Tofful

Alla conclusione della celebrazione ha preso la parola il presidente della Cittadella della Carità, fratel Gedovar Nazzari: “Poco più di una settimana fa abbiamo vissuto l’emozione di accogliere qui le reliquie di San Giovanni Calabria per i 150 anni dalla nascita – ha detto -. Il Giubileo è una ricorrenza che ci invita a rinnovare la conoscenza con un povero sacerdote veronese divenuto “campione di evangelica carità”, come lo definì Papa Pio XII dopo la sua morte.

Rivivendo la sua storia, abbiamo l’opportunità di riscoprire il suo carisma, perché vita e Vangelo nella persona di don Calabria sono un tutt’uno. Don Calabria è stato “Vangelo vivente” e spronava tutti coloro che incontrava ad essere vangeli viventi. Oggi continua a farlo rivolgendosi a ciascuno di noi. Perché il carisma del nostro Fondatore non è un’idea di un’epoca passata, non è qualcosa da vivere nell’intimità spirituale, ma parla al nostro tempo e poiché ha come fine unico il bene del prossimo, soprattutto dei più poveri, è un motore di sviluppo.

La lettera di don Calabria a fratel Consolaro

Lo scriveva già nel 1953 il nostro Fondatore, in una lettera molto nota indirizzata a fratel Antonio Consolaro, primo direttore dell’Ospedale Sacro Cuore. “Gesù Signore, posa lo sguardo di benevolenza e predilezione singolare, sulla Casa di Negrar e su quanti vi lavorano. Guarda mio caro fratel Antonio, che vi regni sempre lo spirito puro e genuino della nostra Opera di Poveri Servi e allora si matureranno altri disegni, sempre nuovi sviluppi, a gloria del Signore, a bene dei fratelli sofferenti nel corpo e nello spirito”.

Quello “spirito puro e genuino” non è altro che il suo carisma: dedizione ai poveri, e i malati sono poveri perché privi di salute, e abbandono alla Provvidenza. Vivendo questo carisma, dice don Calabria, ogni progetto di sviluppo è possibile.

Ne abbiamo dimostrazione da quella foto, presente nella mostra del Centenario, che ritrae un balcone della Casa del Sacro Cuore al di là del quale c’erano solo campi. Eppure don Calabria vedeva tetti, vedeva lo sviluppo dell’ospedale.

Strutture adeguate ad accogliere i malati, alte tecnologie, un’organizzazione che abbia come obiettivo la migliore assistenza del paziente, non sono cose che vanno contro il carisma di don Calabria, ma sono presenza del carisma nel lavoro di ciascuno di noi.

Restiamo fedeli a don Calabria e il nostro servizio ai malati sarà sempre all’altezza dei tempi”.


La "rivoluzione" in reumatologia: sabato incontro con i pazienti reumatici

Sabato 7 ottobre al Centro polifunzionale Don Calabria (via San Marco 121 a Verona) si terrà l’incontro annuale con i pazienti reumatici, organizzato dal Servizio di Reumatologia dell’IRCCS di Negrar, diretto dal dottor Antonio Marchetta. Ingresso libero. Si parlarà anche della “rivoluzione” avvenuta in Reumatologia negli ultimi anni, grazie all’avvento dei farmaci innovativi.

L’informazione e la formazione del paziente, con la condivisione delle scelte terapeutiche, in Reumatologia è parte fondamentale della cura. “Il rapporto medico-paziente favorendo il mantenimento del trattamento, garantisce il 50% del risultato sulla malattia”, sottolinea il dottor Antonio Marchetta, responsabile del Servizio di Reumatologia dell’IRCCS di Negrar.

E nell’ambito della formazione e dell’informazione, rientrano anche gli incontri annuali con i pazienti che il Servizio promuove da tempo in collaborazione l’Associazione Nazionale Malati Reumatici (ANMAR). Quello che si svolgerà sabato 7 ottobre al Centro Polifunzionale Don Calabria di via San Marco 121 a Verona, a partire dalle 8.45, è il settimo ed è aperto a tutti coloro che sono interessati all’argomento, in particolare ai pazienti e alle loro famiglie (vedi il programma)

Per l’occasione sono stati invitati a dare un breve saluto ben due vescovi: quello emerito di Verona, mons. Giuseppe Zenti, e l’attuale titolare della Cattedra di San Zeno, mons. Domenico Pompili. Il primo ha partecipato a gran parte delle edizioni, in quanto da tempo affetto da una malattia reumatica. Sarà presente anche Luca Coletto, già assessore della Sanità della Regione Veneto, oggi nello stesso ruolo in Umbria. Interverranno anche Denise Signorelli, direttore sanitario dell’Ulss 9, Silvia Tonolo e Giorgio Vantini, rispettivamente presidente nazionale e regionale dell’Associaizone nazionale malati reumatici (ANMR) e referente per Verona dell’ANMRV. Il programma prevede anche l’intervento di Paola Deambrosis dell’Assistenza Farmaceutica della Regione Veneto e di Ombretta Viapiana, professore associato di Reumatologia all’Università di Verona che parlerà dell’importanza della vitamina D nelle malattie reumatiche.

“La realizzazione periodica di questi incontri ha avuto un peso importante nel processo di certificazione, da parte del Bureau Veritas, del Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) elaborato dal nostro Servizio per le artriti croniche. Certificazione che abbiamo ottenuto nel 2020 con conferma nel 2023”, spiega il dottor Marchetta. “Attualmente siamo la sola struttura nel Veneto ad aver codificato e certificato tutto l’iter del paziente affetto da artrite psoriasica e spondiloartrite sieronegativa, dal primo contatto con il Servizio, alla fase di diagnosi, fino all’inizio della terapia farmacologica e al follow up”. Il PDTA interessa circa 3mila pazienti, su 10mila in carico complessivamente al Servizio.

Nell’ambito dell’incontro al dottor Marchetta sarà affidato il compito di ripercorrere le tappe della ‘rivoluzione’ avvenuta in reumatologia negli ultimi decenni. “Se guardo le fotografie dei primi pazienti che ho curato 40 anni fa, mi vengono i brividi”, racconta. “Erano persone completamente deformate dalle artriti, che le avevano rese disabili. La svolta è iniziata circa 25 anni fa con l’introduzione sul mercato dei primi farmaci monoclonali, frutto della biotecnologia. Prima di allora, per arginare la malattia, ‘sparavamo con il cannone’ con dosi elevate di cortisone e terapie con farmaci come methotrexate, ancora validi ma non del tutto efficaci e con effetti collaterali importanti. Oggi usiamo il ‘fucile di precisione’: i farmaci innovativi agiscono a monte della malattia, su specifiche citochine del sistema immunitario, responsabili della reazione autoimmune. Molti dei 600 pazienti del nostro Servizio curati con i biologici sono in fase di remissione, cioè non sono guariti ma il danno anatomico alle articolazioni e agli altri tessuti ha subito un arresto, documentabile radiograficamente”. Alla famiglia dei farmaci innovativi si sono aggiunte da poco ‘le piccole molecole’, proteine che agiscono a livello intracellulare: sono un’alternativa ai biologici quando non danno risultati e a differenza di quest’ultimi prevedono la somministrazione per via orale, e non solo parenterale (cioè sotto cute) o infusiva.

Una seconda rivoluzione è avvenuta con l’avvento dei biosimilari, identici per qualità, efficacia e sicurezza ai biotecnologici di riferimento ma non soggetti a copertura brevettuale – continua il medico – Il costo di ogni trattamento è di conseguenza diminuito drasticamente, consentendo di allargare l’impiego dei farmaci a un’ampia platea di malati, mentre prima era indicato, per essere sostenibile economicamente dalla collettività, solo per i pazienti con determinate caratteristiche”.

“Resta sottointeso – conclude il dottor Marchetta – che l’efficacia dei farmaci innovativi è maggiore se vengono impiegati quando la malattia è agli esordi. La diagnosi precoce resta fondamentale per il trattamento di queste malattie. Quindi ai primi sintomi (tra i più comuni dolore, gonfiore e rigidità delle articolazioni) è raccomandabile rivolgersi al medico di medicina generale per gli opportuni accertamenti”.


La vita di san Giovanni Calabria diventa un podcast

Un intenso ed emozionante podcast in 5 puntate racconta la storia, le opere e il carisma del fondatore dei Poveri Servi e delle Povere Serve della Divina Provvidenza. Una vita straordinaria che viene narrata come in una vera e propria serie tv, ma usando solo la potenza evocativa dell’audio senza le immagini. Dalla nascita in una poverissima soffitta di Vicolo Disciplina all’incontro con il primo bambino di strada, dal sogno del sacerdozio alla fondazione dell’ospedale “Sacro Cuore… Ecco come fare per ascoltare il podcast, realizzato da “Podcast Italia Network” in collaborazione con l’Opera Don Calabria.

7 dicembre 1954, le strade di Verona sono gremite da decine di migliaia di persone. Si dirigono verso la chiesa di Sant’Anastasia, la più grande della città. Sono persone di ogni ceto ed estrazione, notabili, politici, imprenditori, massaie, operai, chierici. E tantissimi ragazzi, lì per dare l’ultimo saluto all’uomo che ha dato loro un futuro, che ha salvato loro la vita.
Questa è la storia di quell’uomo, San Giovanni Calabria.

IL PODCAST SI PUO’ ASCOLTARE QUI SOTTO OPPURE SULLE SEGUENTI PIATTAFORME:


Al dottor Marcello Ceccaroni il Premio De Sanctis per la salute sociale

Il dottor Marcello Ceccaroni, direttore della Ginecologia e dell’Ostetricia dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria, è stato insignito del “Premio De Sanctis per la salute sociale” organizzato dalla Fondazione dedicata al celeberrimo critico letterario dell’Ottocento e che quest’anno ha avuto come tema la salute e il benessere della donna.

Il dottor Marcello Ceccaroni, direttore della Ginecologia e dell’Ostetricia dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, è stato insignito del “Premio De Sanctis per la salute sociale” organizzato dalla Fondazione dedicata al celeberrimo critico letterario dell’Ottocento e che quest’anno ha avuto come tema la salute e il benessere della donna.

Il riconoscimento per l’area “Esperienze Buone Pratiche”, ex equo con oncologa Lucia Del Mastro, è stato assegnato da una prestigiosa giuria presieduta da Franco Locatelli, Presidente del Consiglio Superiore di Sanità e composta da Gianni Letta, patron del Premio, Corrado Augias, giornalista, scrittore e conduttore televisivo, Anna Maria Bernini, Ministro dell’Università e della Ricerca e i responsabili degli inserti salute delle maggiori testate giornalistiche nazionali.

La cerimonia di consegna è avvenuta lunedì 25 settembre a Palazzo Spada, sede a Roma del Consiglio di Stato, alla presenza di autorevoli ospiti tra cui molti ministri della Repubblica.

Il premio,  che consiste in una medaglia con il viso di Francesco De Sanctis e dietro la scritta “Homo est minor mundus”, è stato consegnato al dottor Ceccaroni dalla Presidente della Corte di Cassazione, Margherita Cassano, con la seguente motivazione, scritta dal ministro Bernini e letta da Francesco Lo Voi, Procuratore della Repubblica di Roma: “Per i suoi studi e ricerche a tutela della salute e della qualità della vita della donna ed in particolare per aver sviluppato una tecnica chirurgica pioneristica per la cura dell’endometriosi complessa, il Negrar Method; per i suoi interventi all’avanguardia nell’ambito della chirurgia oncologica severa, che hanno ridonato speranza a tante pazienti; per l’impegno nella diagnosi precoce e nella sensibilizzazione; per il suo impegno sociale e formativo e per le sue capacità di trasmettere il sapere ed essere diventato maestro e poi mentore per tantissimi giovani medici (qui la motivazione integrale)”.

“Sono profondamente onorato e orgoglioso di quanto ho ricevuto. Si tratta di un traguardo importante della mia carriera, ma anche un rilevante riconoscimento per l’Ospedale dove lavoro”, afferma il dottor Ceccaroni. “E’ un premio che dedico innanzitutto ai miei collaboratori che ogni giorno hanno a cuore la salute della donna, non solo in senso clinico, ma in termini di benessere globale. Poi lo dedico alle tante pazienti che si rivolgono a noi con fiducia e serenità, nonostante patologie gravi e invalidanti, come l’endometriosi e i tumori ginecologici. In questo contesto dedicato a Francesco De Sanctis, mi sento di dire che dopo decenni di ascolto di storie delle pazienti e dei loro familiari mi sono convinto che quello del medico è il lavoro più letterario che esista”.

Il “Premio De Sanctis per la Salute Sociale” è stato istituito nel 2021, quando la Fondazione ha voluto allargare il riconoscimento oltre l’ambito letterario a tutte le discipline dedicate alla salute e al benessere della popolazione, in riferimento al ruolo di ministro dell’Istruzione che il critico ha assunto nel 1878. Durante il suo mandato venne introdotta nelle scuole la ginnastica educativa.


Le Anatomie patologiche del Nord Italia riunite a Negrar per un confronto sui linfomi

Venerdì 29 e sabato 30 settembre all’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria si riuniranno per un confronto di qualità  in immunoistochimica gli Istituti di Anatomia Patologica di Veneto, Trentino Alto-Adige, Friuli Venezia-Giulia, Lombardia ed Emilia Romagna (vedi programma e modalità di iscrizione). Si tratta del tredicesimo incontro, il quarto organizzato presso l’Ospedale di Negrar, e verte sul tema della Patologia linfoproliferativa, cioè la malattia tumorale che colpisce i linfonodi, a volte di difficile diagnosi. 

Venerdì 29 e sabato 30 settembre all’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria si riuniranno per un confronto di qualità  in immunoistochimica gli Istituti di Anatomia Patologica di Veneto, Trentino Alto-Adige, Friuli Venezia-Giulia, Lombardia ed Emilia Romagna (vedi programma e modalità di iscrizione).

Si tratta del tredicesimo incontro, il quarto organizzato presso l’Ospedale di Negrar, e verte sul tema della Patologia linfoproliferativa, cioè la malattia tumorale che colpisce i linfonodi, a volte di difficile diagnosi. Lo scopo dell’incontro è quello di sviluppare protocolli condivisi che individuino quei marcatori immunoistochimici fondamentali per una diagnosi corretta e per definire marcatori predittivi di risposta alla terapia. Questo affinché il paziente possa avere una diagnosi precisa e tempestiva anche rivolgendosi a Centri di primo livello.

Il progetto è durato quasi un anno, durante il quale gli Istituti di Anatomia Patologica hanno colorato con metodica immunoistochimica, presso la propria sede, le sezioni di tessuto di patologia linfoproliferativa e poi le hanno inviate all’Anatomia Patologica dell’IRCCS di Negrar, diretta dal professor Giuseppe Zamboni, inquadrandole in termini di immunofenotipo e diagnosi. L’Anatomia Patologica del “Sacro Cuore Don Calabria” si è occupata poi di centralizzare i risultati e le informazioni scaturite da questo lavoro per poterle discutere nel convegno previsto per l’ultimo fine settimana di settembre.

All’incontro interverranno, oltre agli specialisti di Negrar, anche ematopatologi provenienti dalle Università di Verona, Brescia e Padova e dall’Ospedale di Vicenza ed ematologi dell’Ateneo scaligero per un inquadramento clinico e terapeutico della patologia linfoproliferativa. Si parlerà anche del ruolo della biologia molecolare nella diagnosi e nella prognosi e di quello della medicina nucleare.

Il convegno gode del patrocinio della SIAPEC (Società Italiana di Anatomia Patologica E Citologia Diagnostica) e dell’AITIC (Associazione Italiana Tecnici di Istologia e Citologia).


Le reliquie di San Giovanni Calabria esposte alla Cittadella della Carità

Il sangue del Santo e alcuni oggetti simbolo della vita e della spiritualità di don Calabria sono giunti in Valpolicella dopo aver viaggiato per 100mila chilometri (oltre due volte il giro del mondo), essere approdate in 13 Paesi di cinque continenti ed essere state venerate da decine di migliaia di persone in occasione dei 150 anni dalla nascita del sacerdote, avvenuta l’8 ottobre del 1873, le cui celebrazioni si svolgono in questi giorni.

Le reliquie di San Giovanni Calabria sono state accolte ieri mattina  davanti all’ingresso del “Sacro Cuore Don Calabria” di Negrar, struttura fondata dal sacerdote veronese, con una cerimonia molto partecipata da parte dei dipendenti della Cittadella della Carità, tra cui l’intera direzione e molti primari. Alle 18 di questa sera verranno portate in processione dalla chiesa dell’Ospedale Sacro Cuore a quella parrocchiale di Negrar dove il Casante celebrerà la Messa.

Il sangue del Santo e alcuni oggetti simbolo della vita e della spiritualità di don Calabria sono giunti in Valpolicella dopo aver viaggiato per 100mila chilometri (oltre due volte il giro del mondo), essere approdate in 13 Paesi di cinque continenti ed essere state venerate da decine di migliaia di persone in occasione dei 150 anni dalla nascita del sacerdote, avvenuta l’8 ottobre del 1873, le cui celebrazioni si svolgono in questi giorni.

Dopo l’accoglienza, l’evento è proseguito con la processione fino alla cappella dell’Ospedale don Calabria, la prima delle quattro piccole chiese presenti nella Cittadella della Carità dove sono state esposte le reliquie. visitate da molti operatori della Cittadella della Carità ma anche da comuni cittadini. Il 28 settembre partiranno dalla chiesa parrocchiale alla volta del Centro polifunzionale di via San Marco a Verona, altra struttura simbolo dell’Istituto a Verona, e il 7 e l’8 ottobre si potranno vedere a San Zeno in Monte.

L’allestimento “Terra&Sangue” prende il nome dal reliquiario a forma di faro, immagine con la quale San Calabria esortava l’Opera, affinché vivendo concretamente il Vangelo illuminasse con la fede chiunque si avvicinasse ad essa. Il reliquiario, realizzato dal maestro Albano Poli, racchiude un’ampolla di sangue del Santo, poggiata sulla terra della città di Verona. Gli altri sei oggetti, ciascuno simbolo della vita e della spiritualità del sacerdote, sono gli occhiali, le scarpe, una lettera autografa, l’orologio, il portafoglio e la stola sacerdotale.

Si ringraziano per il servizio fotografico Benvenuta Cavalleri, Luca Sandrini e Attilio Zantedeschi e Telepace per la gentile concessione delle immagini


L'esercizio fisico è un farmaco: richiede la prescrizione e la somministrazione da parte di professionisti preparati

Per la sua efficacia di prevenzione primaria e secondaria, l’esercizio fisico è un farmaco che deve essere “assunto” nella giusta quantità e intesità, per non incorrere in effetti collaterali. Per questo deve essere prescritto da un medico competente e somministrato da operatori laureati in scienze motorie. Sabato 30 settembre un convegno al Centro Polifunzionale Don Calabria, promosso dal dottor Roberto Filippini, direttore della Medicina e Traumatologia dello sport dell’IRCCS di Negrar.

L’attività fisica è un farmaco e come tale, perché abbia efficacia e non comporti rischi, deve essere prescritta da un medico e “somministrata” da operatori preparati. E’ questo il fil rouge del convegno “La prescrizione dell’attività fisica adattata e dell’esercizio fisico strutturato” che si terrà sabato 30 settembre nella sala del Centro polifunzionale Don Calabria in via San Marco 121 a Verona (clicca qui per il programma e le iscrizioni)

Dr. Roberto Filippini

Organizzato da dottor Roberto Filippini, direttore della Medicina e Traumatologia dello Sport dell’IRCCS di Negrar, l’incontro si propone “non solo di sensibilizzare e di promuovere l’attività fisica, ma anche di trasmettere le corrette competenze sulla prescrizione in pazienti con patologie croniche”, sottolinea il medico. Infatti durante la mattinata si alterneranno come relatori cardiologi, oncologi, reumatologi, geriatri, diabetologi e psichiatri

 “L’attività fisica ha un ruolo di prevenzione primaria contro l’insorgenza di patologie – spiega -. Una recente informativa l’OMS individua nell’inattività il quarto più importante fattore di rischio di mortalità nel mondo, in quanto è scientificamente provato che influenza in modo importante l’evento di malattie, per esempio, cardiovascolari, oncologiche o metaboliche come il diabete mellito. Ma nello stesso tempo l’esercizio fisico ha un ruolo di prevenzione secondaria perché previene le complicanze delle malattie croniche”.

Quali in particolare?

“Direi tutte. Gli studi hanno dimostrato che l’esercizio fisico aumenta l’azione delle statine, i farmaci contro il colesterolo. Ma anche aiuta a mantenere un livello ottimale di pressione arteriosa e riduce i danni cardiovascolari nel diabetico di tipo 2, non insulinico, meglio della metformina. Inoltre agisce favorevolmente sul paziente affetto da depressione trattato con psicofarmaci”.

Quale medico deve prescrivere l’esercizio fisico? 

La prescrizione dell’esercizio fisico è prerogativa dei medici di medicina della sport. Non a caso la dicitura esatta della specialità è “Medicina dello sport e dell’esercizio fisico”. Dopo di che per un soggetto sano che vuole fare attività fisica ai fini di prevenzione primaria, la prescrizione può essere fatta anche dal medico di medicina generale o da uno specialista. Se preparati, perché anche un adulto sano, ma sedentario o che proviene da un periodo di inattività, può incorrere in problemi se la somministrazione dell’attività fisica non è adeguata a quel momento. In caso contrario è opportuno rimandare al medico di medicina dello sport. Al quale invece spetta obbligatoriamente la prescrizione per il paziente affetto da patologia cronica.

Quali rischi comporta un esercizio fisico non adatto alla condizione del soggetto?

La prescrizione medica ha lo scopo di stabilire la giusta quantità e intensità dell’esercizio. Se la quantità e intensità sono inferiori ai bisogni della persona, l’esercizio fisico diventa inefficace. Al contrario, se le dosi sono eccessive possono essere causa di pericolose aritmie o di eventi cardiologici improvvisi. Nel diabetico, in particolare di tipo 1, l’esercizio deve essere bilanciato con i farmaci insulinici assunti per evitare crisi ipoglicemiche. Infine negli adulti è molto diffusa la patologia artrosica: l’esercizio ha lo scopo di prevenire la sarcopenia (cioè la perdita di massa muscolare scheletrica), ma se l’attività è eccessiva può comportare una riacutizzazione del dolore.

Non basta quindi andare in palestra…

La Regione Veneto nel Piano di Prevenzione 2015-2018 ha dedicato uno specifico programma alla diffusione sul territorio dell’esercizio fisico da parte dei medici curanti. In quell’occasione ha istituito anche la certificazione delle “Palestre della salute”, che l’IRCCS di Negrar ha ricevuto nel maggio di quest’anno per quanto riguarda la palestra del Servizio di Riabilitazione di via san Marco a Verona. Uno dei requisiti per ottenere la certificazione è l’esclusiva somministrazione dell’esercizio fisico da parte di laureati magistrali in Scienze motorie con corsi di formazione presso strutture previste dalla regione.

Dopo quanto tempo si vedono i primi risultati?

Sono necessari almeno tre mesi di sedute due o tre volte alla settimana, di circa un’ora tra riscaldamento, con esercizi posturali e di stretching, attività aerobica, potenziamento muscolare e defaticamento.

Ma poi è necessario continuare…

Il mio obiettivo, anzi il mio sogno, è far sì che la persona in questi tre mesi sia istruita a svolgere correttamente gli esercizi in modo poterli effettuare autonomamente senza recarsi in palestra. Solo così l’esercizio fisico da impegno diventa stile di vita e cura per la propria salute.