Insonnia da caldo, come combatterla

Il caldo in estate è uno dei nemici del buon riposo, ma si possono adottare delle semplici regole per non alzarsi più stanchi della sera prima. E anche l’alimentazione ha la sua importanza come spiega il neurologo Gianluca Rossato

 

L’ insonnia da caldo è il nemico numero uno del riposo in estate. Le temperature elevate, e la sudorazione conseguente, rendono l’addormentamento un vero e proprio “incubo”. L’insonnia da caldo colpisce circa il 40% degli adulti italiani. È la prima causa di stanchezza e sonnolenza diurna perché disturba e interrompe l’abituale ritmo sonno-veglia.

 

“La melatonina, l’ormone che favorisce il sonno, viene prodotta dopo il tramonto con l’arrivo del buio ed è favorita da un’ottimale temperatura corporea: durante le ore notturne questa si abbassa di circa un grado, ma se la temperatura dell’ambiente in cui si dorme è più elevata, ecco che riuscire a prendere sonno diventa difficoltoso”, spiega il dottor Gianluca Rossato, responsabile del Centro di Medicina del sonno.
Cosa fare quindi per dormire bene nonostante l’afa estiva?

 

Attenzione alle temperatura della stanza e a cosa si mangia a cena

“E’ consigliabile fare una doccia tiepida prima di andare a dormire; abbassare la temperatura della camera, accendendo con un leggero anticipo il condizionatore o il ventilatore. Anche un’alimentazione adeguata è importante, evitando a cena cibi poco digeribili e optando invece per pietanze che possono stimolare la sintesi della serotonina come pasta, riso, orzo, ma anche lattuga, radicchio e cipolla. Infine è bene ridurre il consumo di carne (per la presenza di tirosina) e di spezie, ma soprattutto di caffè e di altre sostanze stimolanti come il fumo e l’alcol.

 

Con caffé, fumo e alcol non si dorme bene

“Infatti, se tutti sanno che il caffè ‘fa restare svegli’, pochi conoscono le proprietà stimolanti del fumo e molti hanno la convinzione erronea che l’alcol favorisca il sonno – precisa il dottor Rossato -. Il fumo di sigaretta contiene la nicotina, una sostanza stimolante per il cervello, che può indurre l’insonnia. Le bevande alcoliche, contrariamente al fumo, favoriscono l’addormentamento ma hanno l’effetto collaterale di indurre i risvegli precoci. In pratica si crolla sul letto immediatamente ma dopo 2-3 ore arriva l’insonnia”. La soluzione? “Smettere di fumare anche per gli altri effetti nocivi della sigaretta, e assumere alcol con moderazione, almeno non 3 ore prima di andare a dormire”, conclude il dottor Rossato.


Sinus pilonidalis: oggi la chirurgia lascia solo piccole cicatrici

Un’anomala crescita di peli nella zona dei glutei può rendere complicata la vita. Oggi grazie alle tecniche chirurgiche mini-invasive la malattia pilonidale viene tenuta sotto controllo senza le estese escissioni di pelle ancora, purtroppo, praticate

Si chiama sinus pilonidalis o malattia pilonidale. Consiste in una o più cavità o tragitti fistolosi nella parte bassa della colonna vertebrale che si sviluppano fra la cute e lo strato adiposo sottocutaneo fino, talvolta, alla fascia muscolare. Pur essendo una patologia benigna, quando si presenta può creare sintomi invalidanti come dolore, stato febbrile accompagnato da malessere diffuso, e possono comparire anche secrezioni sierose, purulente e maleodoranti.

Quando la terapia è peggiore della malattia

Fino a pochi anni fa la terapia chirurgica era perfino peggiore della malattia, in quanto venivano praticate solo escissioni di tessuto molto ampie e profonde, con la creazione di ferite estese e dolorose che impiegano mesi a guarire, costringendo il paziente a perdere settimane di lavoro e di scuola. Per i ragazzi, infatti, che appartengono alla fascia di età in cui la malattia ha maggiore incidenza, l’intervento esteso viene di solito programmato a fine anno scolastico per evitare numerose assenze sui banchi di scuola. Senza considerare l’aspetto psicologico, dovuto a cicatrici deturpanti che a volte richiedono l’intervento del chirurgo plastico.

Al “Sacro Cuore” solo tecniche mini-invasive

All’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria sono state invece adottate da tempo tecniche chirurgiche mini-invasive tali da consentire la pulizia della cavità/fistola attraverso piccole incisioni, permettendo così la ripresa immediata dell’attività quotidiana. Ma da cosa è provocata la malattia pilonidale?

Le cause della malattia

Come indica il nome, essa è causata dalla crescita anomala dei peli che nel solco intergluteo si sviluppano internamente, invece che all’esterno. Essendo rivestiti di cheratina, provocano una reazione infiammatoria del tessuto circostante, causando un’infezione. La malattia può presentarsi come una raccolta di peli e pus localizzata nel solco intergluteo o farsi strada internamente attraverso il tessuto sottocutaneo nella direzione del solco o verso la regione coccigea/sacrococcigea o verso i glutei. In questo caso si forma una fistola, con un orifizio di uscita anche lontano alcuni centimetri da quello di entrata. Raramente può verificarsi un percorso verso il basso (in direzione dell’ano). Quando accade, è necessario effettuare una diagnosi differenziale per distinguere la malattia pilonidale dalle fistole di origine anale che richiedono una terapia diversa.

Soggetti a rischio

La malattia pilonidale colpisce principalmente giovani maschi dai 15 ai 25 anni (con un rapporto rispetto alle donne di 3 a 1). Gli altri fattori predisponenti sono in particolare l’irsutismo dei glutei, il sovrappeso, la conformazione anatomica della regione sacro-coccigea, gli stili di vita sedentari, la scarsa igiene locale e un’attività lavorativa o sportiva che comporta una particolare sollecitazione del zona del coccige (equitazione, canottaggio, ciclismo…). Infatti durante la Seconda guerra mondiale il sinus pilonidalis veniva definito jeep disease (malattia della jeep) in quanto colpiva i soldati statunitensi che restavano intere giornate seduti in auto, sottoposti al continuo traumatismo provocato dal fondo stradale.

Come si presenta

Tra i segni e i sintomi più comuni con i quali si presenta il sinus pilonidalis vi sono: la tumefazione spesso dolente; l’arrossamento; le secrezioni, la febbre e il malessere diffuso; le infezioni e gli ascessi ricorrenti; uno o più orifizi fistolosi nel solco intergluteo, talvolta rinvenibili solo dopo un’attenta osservazione o depilazione, talvolta disposti a “corona di rosario”, spesso contenenti peli sporgenti.

L’unica terapia è quella chirurgica

Come tutte le malattie, anche quella pilonidale alterna fasi di acuzie a fasi di cronicizzazione. La fase di acuzie, quando si sviluppa l’ascesso, è il momento doloroso della malattia che richiede una soluzione rapida tramite l’incisione della tumefazione e il drenaggio del pus. Questo tuttavia non risolve nel 50% dei casi la malattia, perché ciò avvenga è necessario ripulire minuziosamente la tasca di raccolta e questo è possibile solo con un successivo piccolo intervento chirurgico.

I vantaggi delle tecniche mini-invasive

La chirurgia mini-invasiva, oltre a comportare cicatrici molto piccole, quindi una rapida guarigione, presenta vantaggi in caso di recidiva. Infatti sia la chirurgia mini-invasiva sia quella con escissioni profonde e molto ampie non escludono il ripresentarsi della malattia. Ma mentre nel primo caso è possibile intervenire nuovamente con le stesse tecniche senza particolari problemi, nel secondo caso, invece, la cicatrice estesa comporta un’ampia area di tessuto fibroso su cui poi è difficile operare nuovamente”, spiegano i dottori Nicola Cracco (nella Photo Gallery a sinistra), responsabile della Chirurgia proctologica, e Simone Orlandi (nella Photo Gallery a destra), proctologo del Centro malattie retto-intestinali. Tutte le tecniche mini-invasive vengono eseguite in sale operatoria per interventi ambulatoriali con anestesia locale accompagnata da sedazione. La dimissione avviene dopo poche ore.

Fistulotomia più marsupializzazione

“E’ la procedura chirurgica indicata quando siamo in presenza di fistole inferiori ai 5 centimetri – spiega il dottor Nicola Cracco -. La fistola viene aperta per tutta la sua lunghezza, pulita del materiale purulento, ben curettata e cuciti i due lembi di cute al pavimento della fistola. Il risultato è una piccola cicatrice, che non richiede particolari medicazioni, e permette al paziente di riprendere il giorno dopo le normali attività anche quelle sportive, con, nella maggior parte dei casi, assenza di dolore”.T

Tecnica Epsit

“Tale tecnica è indicata in caso di fistole superiori ai 5 centimetri di lunghezza – spiega il dottor Simone Orlandi – e viene effettuata sotto visione con l’inserimento di fistuloscopio (un cistoscopio pediatrico modificato) attraverso piccole aperture in prossimità dell’area in cui è stata individuata l’infezione. La visione diretta ha un grande vantaggio perché consente di verificare eventuali diramazioni della fistola che altrimenti non sarebbero visibili. Inoltre permette una rimozione completa dei peli tramite una pinza e la pulizia accurata del tessuto attraverso un brush. Successivamente, tramite l’impiego di un elettrodo monopolare, viene distrutta la cavità e effettuata l’emostasi dei capillari, prevenendo così perdite di sangue che renderebbero problematica la guarigione. L’intervento non prevede la chiusura delle fessure, perché se ciò avvenisse in presenza di eventuali residui di detriti favorirebbe la creazione di una nuova colonia di batteri e quindi una nuova infezione. Inoltre le aperture facilitano la gestione autonoma della ferita da parte dei paziente con semplici lavaggi di soluzione fisiologica. Il controllo post operatorio avviene dopo una settimana, e successivamente dopo un mese, due mesi e sei mesi”.

Tecnica Lord-Millar

“Prende il nome dai due chirurghi che la inventarono nel 1965, il dottori Lord e Millar – riprende il dottor Cracco -. Viene applicata quando la malattia non è fistolizzata ma è caratterizzata da una semplice raccolta nel solco intergluteo. Si procede ampliando l’orifizio della cisti (Pit mediano) quanto basta per entrare con un apposito strumento. Tramite esso l’area viene pulita dai peli e dal tessuto infiammatorio di granulazione, in modo da consentire la guarigione. Quel che resta è uno o più buchetti di mezzo centimetro di diametro che anche in questo caso non danno dolore, sono facilmente medicabili e non impediscono una normale e veloce ripresa dell’attività scolastica, lavorativa e sportiva. La guarigione completa, dopo poche sedute di medicazione avviene di solito entro un mese”.

elena.zuppini@sacrocuore.it


Abbronzarsi fa bene, ma non troppo

Esporsi ai raggi solari fa bene alla nostra salute, ma il sole va preso con moderazione e adottando degli accorgimenti. Come ci spiega la dermatologa Federica Tomelleri in un’intervista televisiva

Il sole è un grande alleato della nostra salute. L’esposizione alla luce sole, infatti, consente l’assorbimento della vitamina D, fondamentale per il benessere dell’osso soprattutto per la donna in post menopausa e rafforza la risposta immunitaria. Inoltre il sole influisce molto anche sul nostro buonumore.

Tuttavia i raggi ultravioletti sono un fattore di invecchiamento della nostra pelle e se ci esponiamo senza i dovuti accorgimenti possiamo imbatterci in eritemi o in dolorose scottature che aumentano il rischio di sviluppare tumori dermatologici, tra cui il melanoma.

Sì quindi ai bagni di sole, ma con buon senso. La dottoressa Federica Tomelleri, responsabile del Servizio di Dermatologia, in un’intervista televisiva sull’emittente Telearena indica come beneficiare degli effetti positivi del sole, senza mettere a rischio la salute della nostra pelle.


Ecco come nascono i radiofarmaci impiegati in Medicina Nucleare

Con il dottor Giancarlo Gorgoni entriamo all’interno della palazzina che ospita la Radiofarmacia con Ciclotrone per scoprire cosa sono e come vengono prodotti i radiofarmaci per le diagnosi PET

Cos’è un radiofarmaco? A cosa serve? Come viene prodotto? Il dottor Giancarlo Gorgoni, in un video, ci mostra come vengono realizzati i cosiddetti traccianti impiegati per le diagnosi PET.

 

Dal 2014 è attivo presso l’IRCCS Ospedale Sacro Cuore un servizio di Radiofarmacia con Ciclotrone, uno dei acceleratori variabili di protoni più grandi d’Europa (19 MEV). Il Ciclotrone è un acceleratore di particelle in grado, tramite una reazione nucleare, di produrre radioisotopi, necessari alla realizzazione di radiofarmaci.

 

Grazie a questa dotazione, l’IRCCS di Negrar è stato riconosciuto dalla Regione Veneto Centro hub per la produzione di Radiofarmaci per le Medicine Nucleari del Veneto Occidentale.

 

Inoltre il Servizio diretto dal dottor Gorgoni vanta progetti di ricerca per la produzione di nuovi radiofarmaci in collaborazione con le Università di Padova, Verona, Milano, Bologna e con l’Istituto nazionale di Fisica Nucleare di Legnaro (Padova).

 

Tra le prestigiose collaborazioni anche quella con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica con sede a Vienna, l’Agenzia dell’Onu che si occupa dello sviluppo dell’energia nucleare a scopo pacifico. Grazie a questa collaborazione, il Centro di Negrar è meta di studiosi provenienti da ogni parte del mondo, che vengono a trascorrere un certo periodo di tempo a fini formativi.


Un tocco di bellezza per affrontare la malattia

Da 20 anni il laboratorio di Arteterapia Umanistica è parte integrante del percorso di riabilitazione dei pazienti al “Sacro Cuore Don Calabria”. Viaggio tra i dipinti che decorano molti ambienti dell’ospedale raccontando la storia di chi li ha realizzati

All’ingresso del laboratorio di Arteterapia Umanistica c’è un dipinto molto colorato dove prevalgono le forme geometriche squadrate (foto 1). L’ha realizzato Lorenzo, un paziente tetraplegico che riusciva a dipingere solo con la bocca. Sulla parete dell’ufficio economato, pochi metri più in là, fa bella mostra l’opera prima di Greta, intrisa dei colori viola e oro (foto 2). Greta è gravemente afasica, cioè non riesce più a comunicare con la parola in seguito a un’emorragia cerebrale. Comunica, con fatica, dipingendo.

 

Chissà quante storie come quelle di Lorenzo e di Greta ci sarebbero da raccontare. Sono le storie di centinaia di pazienti che, negli ultimi vent’anni, hanno preso parte al laboratorio di Arteterapia Umanistica nel Dipartimento di Riabilitazione diretto dal dottor Renato Avesani. “Nel laboratorio arrivano persone che si trovano in condizione di disabilità dopo un incidente, un trauma o una malattia – spiega Charlotte Trachsel, Arteterapeuta Umanistica che porta avanti questo lavoro fin dal novembre 1999 – L’Arteterapia Umanistica è un intervento di aiuto nell’ambito clinico con finalità terapeutica e riabilitativa. E’ un lavoro che interviene sui processi con l’obiettivo di integrare il più possibile mente e corpo rispettando l’unicità delle persone e con fiducia profonda nelle risorse intrinseche dell’essere umano”.

 

Oggi i lavori del laboratorio sono esposti in molti luoghi nella Cittadella della Carità, assolvendo a due compiti fondamentali: decorare i corridoi e gli uffici con un tocco di bellezza, ma soprattutto dare testimonianza della storia di chi li ha realizzati. Oltre a quelli esposti nel Dipartimento di Riabilitazione, se ne trovano ad esempio nei reparti di Cardiologia e ORL, nelle sale d’attesa dei poliambulatori a Casa Nogarè, in uffici vari, all’ingresso del reparto di Odontoiatria, in Oculistica, in Terapia Intensiva… (vedi carrellata di dipinti).

 

In qualche caso, come nell’Unità di Riabilitazione Intensiva, sono esposti lavori realizzati dai familiari dei pazienti ricoverati a Casa Nogarè in stato vegetativo e di minima responsività. Infatti il laboratorio coinvolge spesso le persone vicine agli ammalati, creando opportunità di relazione e di vicinanza al di là della malattia. Altre volte le opere dei pazienti sono utilizzate per realizzare gli auguri natalizi dell’ospedale o per campagne informative su temi di interesse sanitario, come la pulizia delle mani. In tutti i casi vengono usati colori naturali di alta qualità, gouache e gouache resonance, adatti a persone che hanno gravi disabilità.

 

“Attualmente in media partecipano al laboratorio 18 pazienti al giorno, singolarmente o in gruppo – prosegue Charlotte – per loro questo approccio diventa un mezzo per comunicare e per esprimere le emozioni, integrandosi al lavoro di riabilitazione in equipe con fisiatri, fisioterapisti, logopedisti etc...”.

 

Ogni dipinto racconta una storia. Come quella di Alice, rimasta disabile a causa di un’ischemia dopo il parto. O quella di Maria, paziente tetraplegica che aveva partecipato al primo laboratorio ed è tornata dopo 20 anni al Sacro Cuore per salutare chi l’aveva ospitata nel primo periodo dopo la caduta in moto. O ancora quella di Andrea che prima dell’incidente non amava dipingere, ma dopo il laboratorio ha deciso di frequentare l’istituto d’arte.

 

Sono storie complesse, quelle raccontate dai dipinti. Storie di esistenze trasformate dalla malattia, per le quali la malattia stessa può anche divenire opportunità di una nuova vita più piena.Talvolta questo strumento aiuta a riannodare almeno in parte i fili sottili che collegano il “prima” e il “dopo”. E questo lo sanno bene i genitori di Pietro, un giovane che era rimasto paraplegico a causa di una neoplasia. Ha partecipato al laboratorio di Arteterapia Umanistica e ha realizzato un’unica opera, un paesaggio ormai non più terrestre realizzato con i colori gouache. Dopo la morte di Pietro, mamma e papà hanno voluto il dipinto per averlo in casa, sempre vicino a sè.

matteo.cavejari@sacrocuore.it

 

* le storie sono vere, ma tutti i nomi utilizzati nell’articolo sono di fantasia


Il "Sacro Cuore" fa scuola nella laparoscopia ginecologica avanzata

L’Ospedale al centro di un corso internazionale a cui parteciperanno un centinaio chirurghi ginecologici provenienti da 23 Paesi. Interventi in diretta e pratica su cadavere delle tecniche nerve-sparing nel trattamento dell’endometriosi e dei tumori

Dal 9 al 12 luglio l’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria sarà al centro di un corso di chirurgia addomino-pelvica avanzata e anatomia chirurgica laparoscopica su cadavere, promosso da ISSA (International School of Surgical Anatomy), diretta dal dottor Marcello Ceccaroni, direttore del Dipartimento per la tutela della salute e della qualità di vita della donna – U.O.C di Ostetricia e Ginecologia. L’evento ha carattere internazionale e vi parteciperanno, tra corsisti e docenti, oltre cento chirurghi provenienti da 23 Paesi del mondo.

 

“L’obiettivo è l’insegnamento e il perfezionamento delle metodiche chirurgiche avanzate, quali le tecniche nerve-sparing nel trattamento di patologie infiltranti, come l’endometriosi e i tumori ginecologici. Tali tecniche coniugano il corretto approccio anatomico con la radicalità chirurgica e con la mini-invasività della laparoscopia, al fine di preservare le funzioni intestinali, uro-genitali e sessuali della donna. Si riduce così il tasso di disfunzioni severe, tutelando la qualità di vita post operatoria”,spiega il dottor Ceccaroni, presidente del corso insieme al dottor Shailesh Puntambekar, (nella foto a sinistra insieme al dottor Ceccaroni) luminare indiano della chirurgia laparoscopica oncologica ginecologica.

“Si tratta del più grande corso internazionale che preveda la dimostrazione delle tecniche attraverso la chirurgia in diretta e la pratica delle stesse, da parte dei corsisti, su cadavere. E’ l’unico evento europeo formativo accreditato dell’AAGL, la Società mondiale di chirurgia laparoscopica“, prosegue Ceccaroni.

 

Le attività pratiche di dissezione anatomica su 15 cadaveri verranno effettuate presso il Centro Iclo Teaching and Research Center di Verona, dove i partecipanti seguiranno l’intero corso. Gli interventi chirurgici, invece, saranno in diretta dalle sale operatorie dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, con il dottor Ceccaroni, insieme ai medici di Negrar – Francesco Bruni, Giovanni Roviglione, Daniele Mautone e Roberto Clarizia – e ad altri illustri chirurghi ginecologici del panorama nazionale e internazionale. Altri due interventi saranno invece trasmessi dal Medical Center at Magee Womens Hospital di Pittsburg con il dottor Ted Lee e dalla Clinica Malzoni di Avellino con il dottor Mario Malzoni.

 

Il quarto giorno del corso prevede l’attività chirurgica su simulatori e su cadavere con un master avanzato di sutura laparoscopica.


Caldo e malattie cardiache: come comportarsi?

In un’intervista-video il cardiologo Giulio Molon interviene sui rischi dovuti alle alte temperature per le persone cardiopatiche, ma anche chi non ha problemi di salute deve avere certi accorgimenti

Le temperature torride di questi giorni mettono a dura prova il nostro fisico. Ma ad essere più a rischio di conseguenze sulla salute dovute al caldo sono i soggetti più fragili: anziani, bambini e persone affette da patologia. Tra queste i cardiopatici.

 

Il dottor Giulio Molon, responsabile del Servizio di Elettrofisiologia e Cardiostimolazione, spiega in un’intervista al Tg di Telearena quali sono gli accorgimenti che devono adottare coloro che soffrono di malattie cardiache.

Ma anche chi sta bene deve fare un po’ di attenzione: svolgere attività fisica sotto il solleone è decisamente sconsigliabile…


Il "Sacro Cuore Don Calabria" si prende cura anche dell'ambiente

Una scelta “green” quella dell’Ospedale di Negrar che parte da lontano e che culmina oggi con l’adozione del cogeneratore e con una nuova palazzina dotata di un sistema fotovoltaico, tale da renderla quasi autonoma da altre fonti di energia

L’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria “cura” la salute dei cittadini anche attraverso la salvaguardia dell’ambiente. Una “scelta green” quella del nosocomio di Negrar iniziata oltre vent’anni fa e culminata oggi con la realizzazione della nuova palazzina, che sarà terminata entro l’estate. La struttura di quattro piani diventerà l’unico ingresso dell’ospedale e ospiterà il Punto prelievi, l’Area donatori e il Servizio pre-ricovero chirurgico oltre agli uffici amministrativi.

 

La nuova struttura è dotata di un sistema fotovoltaico con una capacità di 100 kW, tale da renderla quasi completamente autonoma da altre fonti di energia. Inoltre da pochi mesi è in funzione un cogeneratore che da un unico vettore energetico, il metano, produce energia termica ed elettrica, con un risparmio all’anno, in termini di emissioni in atmosfera, di circa 2 milioni e 325mila tonnellate di anidride carbonica rispetto alla stessa produzione energetica con centrali termo-elettriche convenzionali.

 

“Il risparmio energetico per noi è sempre stata una scelta etica prima che economica – afferma l’amministratore delegato, Mario Piccinini -. Noi siamo un ospedale quindi ci occupiamo della salute dei cittadini anche contribuendo ad abbattere uno dei più importanti fattori di rischio di molte patologie, qual è l’inquinamento”.

 

Era il 1995 quando l’ospedale di Negrar si è dotato di tecnologie in grado di economizzare il consumo di energia elettrica in base alla richiesta contingente (tecnologie inverter) e di lampade a basso consumo. “Credo che siamo state una delle prime strutture sanitarie ad adottare le lampade a led, quando questi dispositivi avevano un costo di certo non conveniente”, spiega Paolo Martini, coordinatore dell’Ufficio Tecnico del “Sacro Cuore Don Calabria”.

 

Lo stesso per il combustibile della centrale termica. “La nostra centrale deve essere alimentata da due differenti combustibili – prosegue il tecnico -. Uno principale e un altro che subentra in caso di mancanza del primo, altrimenti rischieremmo di lasciare al freddo l’intero ospedale. Già prima che la normativa proibisse di usare come primo combustibile il btz (un olio derivante dal petrolio a basso tenore di zolfo), noi abbiamo fatto una scelta ‘pulita’, seppur più onerosa, adottando come primo combustibile il metano e accantonando il btz per le emergenze”.

 

Con l’installazione delle alte tecnologie per il trattamento dei pazienti e la climatizzazione di tutti i reparti, i consumi di energia elettrica hanno subito negli ultimi anni un’escalation (oggi il fabbisogno energetico medio è di 2.500 Kw fino a picchi di 4.500 Kw in estate), tale da portare alla decisione di dotare l’ospedale di un cogeneratore.

 

“In termini molto semplici si tratta di un motore alimentato a metano che produce contemporaneamente energia elettrica e termica – spiega ancora Martini -. Siamo diventati così auto-produttori di elettricità, ma non autonomi. Quella che acquistiamo, tuttavia, proviene da fonti rinnovabili: eolica, fotovoltaica ed idroelettrica”.


Per la festa del Sacro Cuore un innovativo macchinario di Radioterapia

In occasione della festa patronale dell’Irccs Sacro Cuore Don Calabria si è tenuta la benedizione inaugurale di RM-Linac Elekta Unity, un macchinario per la radioterapia che unisce un acceleratore lineare e una RM ad alto campo unico nel Sud Europa

In occasione della Festa liturgica del Sacro Cuore, l’Irccs Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar ha presentato questa mattina (28 giugno) alle autorità e ai collaboratori della struttura RM-Linac Unity della svedese Elekta, già illustrata ieri alla stampa (vedi interviste e video). Si tratta di un’assoluta innovazione nel campo della Radioterapia Oncologica di precisione, il primo macchinario di questo tipo installato nel Sud Europa e quindi in Italia (in allegato la descrizione più approfondita del macchinario e delle sala di trattamento).

RM-Linac Unity unisce per la prima volta nella stessa macchina un acceleratore lineare (Linac) e una Risonanza Magnetica ad alto campo (1,5 Tesla- lo stesso utilizzato per fini diagnostici). La nitidezza di immagini prodotte dalla RM consente di delimitare perfettamente la sede del tumore e di vedere la posizione degli organi del paziente durante il trattamentoIn questo modo il radioterapista oncologo può monitorare e correggere sullo stesso lettino di trattamento la posizione e le caratteristiche del bersaglio tumorale da colpire con una dose terapeutica di radiazioni e dei tessuti sani circostanti da proteggere.

Nel vecchio Continente sono presenti 7 macchinari di questo tipo e 11 nel mondo. Finora sono stati trattati più di 230 pazienti in nove centri al mondo e il trattamento non ha mostrato problematiche specifiche di fattibilità nella sua esecuzione, nonostante spesso siano stati trattati casi complessi.

Dopo la celebrazione eucaristica nella chiesa del Don Calabria, presieduta dal Vescovo di Verona, mons. Giuseppe Zenti, la mattinata è proseguita con la presentazione delle potenzialità terapeutiche del nuovo macchinario da parte di Filippo Alongi, direttore della Radioterapia Oncologica Avanzata dell’Irccs Ospedale Sacro Cuore Don Calabria e professore associato all’Università di Brescia.

Tra le autorità presenti il sottosegretario al ministero della Salute, Luca Coletto, il prefetto di Verona, Donato Giovanni Cafagna, il Questore di Verona, Ivana Petricca, il comandante provinciale dei Carabinieri, colonnello Ettore Bramato, il comandante provinciale della Guardia di Finanza, colonnello Carlo Ragusa, il comandante del IV Reggimento Alpini Paracadutisti Ranger, colonnello Alessio Cavicchioli, il presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia dell’Università di Verona, Domenico De Leo, il responsabile della rete oncologica del Veneto, Pierfranco Conte, il presidente dell’Associazione Italiana di Radioterapia e Oncologia Clinica, Stefano Magrini, la presidente dell’Associazione Italiana Oncologia Medica, Stefania Gori. Il presidente della Regione Luca Zaia e l’assessore regionale alla Sanità Manuela Lanzarin, non potendo essere presenti per precedenti impegni istituzionali hanno inviato un lettera di saluto e di congratulazioni.

“RM-Linac Elekta Unityè la risposta alla necessità da parte del radioterapista oncologo di avere a disposizione immagini di altissima qualità e definizione, che lo guidino nella scelta del piano terapeutico in tempo reale, al fine di offrire un trattamento efficace e personalizzato al paziente. Un trattamento terapeutico e non solo palliativo, perché la precisione del sistema consente di poter irradiare con la massima dose possibile la lesione tumorale in un minor numero di sedute (in media da 30 a dieci)”, spiega il prof. Alongi.

L’Ospedale di Negrar è stato incaricato dalla Regione Veneto, per conto della Rete Oncologica Veneta, di effettuare uno studio osservazionale di un anno su 230 pazienti con quattro diverse situazioni cliniche: tumore della prostata, tumore del pancreas, pazienti con oligometastasi (metastasi limitate nel numero da 1 a 5) e pazienti non più trattabili con la radioterapia convenzionale (reirradiazioni). Lo scopo dello studio non è tanto quello di valutare l’efficacia o gli eventuali effetti collaterali del trattamento -non essendo sperimentale ma già pratica clinica-, quanto definire un modello di utilizzo ottimale di questa risorsa tecnologica (necessità di personale, processo organizzativo, tempi di trattamento e potenziali ricadute sul Sistema sanitario). Un modello che sarà esportabile anche a livello nazionale.

“Siamo i primi nel Sud Europa ad acquisire questo innovativo macchinario. E l’investimento è stato possibile perché disponiamo innanzitutto di professionalità di indubbia competenza – ha detto il dottor Mario Piccinini, amministratore delegato del “Sacro Cuore Don Calabria. “La Radioterapia Oncologica Avanzata è centro di riferimento regionale del Veneto e tratta ogni anno in media oltre mille pazienti, il 25% dei quali proviene da altre regioni. La dotazione di macchinari unici in Italia per il trattamento delle metastasi cerebrali e della colonna ha permesso un notevole sviluppo anche dell’attività di ricerca e una rilevanza a livello nazionale e internazionale. Con RM Linac-Elekta Unity apriamo un nuovo capitolo per il nostro Ospedale ma anche per lo sviluppo della radioterapia, e quindi per la lotta contro i tumori, in Italia».

Al presidente dell’Irccs, fratel Gedovar Nazzari, il compito di spiegare perché un ospedale nato da un carisma religioso investa in alte tecnologie. “L’IRCCS Ospedale Sacro Cuore-Don Calabria si costituisce come dono di Dio attraverso il quale possiamo mettere in pratica il mandato evangelico di servire i più poveri e tra questi gli infermi. Ma un dono di Dio non può essere scadente e non all’altezza dei tempi. Quindi è fondamentale che questo ospedale sia eccellente nell’assistenza, nella ricerca e nell’innovazione tecnologica”.

“Ricordo ai non addetti ai lavori che questo ospedale ha l’obbligo per statuto di reinvestire gli utili di bilancio in investimenti mirati, come questo innovativo macchinario. E lo fa per la Sanità veneta, perché ogni attività del Sacro Cuore Don Calabria rientra nella programmazione regionale”, ha detto Luca Coletto, sottosegretario alla Sanità. “Per le alte tecnologie è necessaria una rete, non solo a livello regionale, ma anche nazionale ed internazionale, affinché l’uso di macchinari innovativi e fondamentali per la terapia di gravi malattie sia efficace non solo nella cura dei pazienti ma anche dal punto di vista economico”.

La cerimonia si è conclusa con la benedizione inaugurale di RM-Linac Eleckta Unity da parte del Superiore generale dell’Opera Don Calabria, padre Miguel Tofful, presso il quarto bunker di radioterapia, collocato in una nuova palazzina collegata con una passerella coperta all’ospedale.

nella Galley (foto Ennevi) e nella Video Gallery (a cura di Matteo Cavejari) i momenti della giornata


Nuova palazzina: le prime foto degli interni

Dalla hall di ingresso agli ambulatori del primo piano, fino agli uffici amministrativi e a quelli della direzione. Le foto mostrano come stia prendendo sempre più forma l’opera che rinnoverà il percorso dei pazienti dentro l’ospedale

Si stanno concludendo i lavori per la posa dei pannelli esterni della nuova palazzina, mentre proseguono a gran ritmo le operazioni all’interno di quello che sarà il nuovo ingresso unico dell’ospedale. Nelle scorse settimane sono stati sistemati i pavimenti galleggianti e le pareti mobili. Ora si sta procedendo con gli infissi.

I lavori sono ad uno stadio più avanzato ai piani bassi, in particolare al piano terra dove sta prendendo forma la hall con il front office dal quale partiranno tutti i percorsi per i pazienti all’interno della struttura. Lavori interni in veloce avanzamento anche al primo piano, che ospiterà il laboratorio prelievi e gli ambulatori per le visite ed esami pre-ricovero, e al secondo piano con parte degli uffici amministrativi. Qui ci sono già i soffitti e in questi giorni inizierà la posa del pavimento vero e proprio.

 

Nella gallery pubblichiamo le prime esclusive foto dall’interno e dall’alto della palazzina.

– Foto da 1 a 3: hall di ingresso per il pubblico al piano terra e ambulatori medici al primo piano

– Foto da 4 a 6: secondo e terzo piano, che ospiteranno gli uffici amministrativi

– Foto da 7 a 9: quarto piano, dove sorgeranno gli uffici della direzione

– Foto da 10 a 12: l’esterno della palazzina