La nuova palazzina è arrivata al tetto

I lavori procedono ora con l’impiantistica, mentre la prossima fase prevede la posa dei pavimenti galleggianti e delle pareti interne mobili. Verso fine anno la chiusura delle pareti esterne

La nuova palazzina dell’ospedale è arrivata al tetto (vedi photogallery). Attualmente gli operai stanno sistemando i supporti per la gronda, che come da progetto sporgerà di 4 metri rispetto all’edificio.

 

I lavori procedono dunque nel pieno rispetto dei tempi previsti. Ora la parte esterna della palazzina non subirà modifiche sostanziali per alcuni mesi, mentre si procederà con i lavori all’interno: l’impiantistica sui vari piani, la posa del pavimento galleggiante e le pareti interne mobili. Nella fase successiva, verso fine anno, si comincerà a vedere la chiusura delle pareti esterne.

 

Una volta ultimata, la nuova palazzina fungerà da ingresso unico a tutti i percorsi all’interno del “Sacro Cuore Don Calabria”. La prima pietra era stata posata dal presidente del Veneto Luca Zaia e benedetta dal Casante padre Miguel Tofful lo scorso 4 ottobre in occasione della festa di San Giovanni Calabria (vedi articolo).

 

Al piano terra della struttura sarà realizzata la grande e unica hall dell’ospedale, mentre ai vari piani saranno ospitati il Centro Prelievi, gli ambulatori per visite ed esami pre-operatori, gli uffici amministrativi e quelli della direzione. Dalla palazzina partirà un tunnel coperto, anch’esso già in fase avanzata, che andrà a congiungersi con quello che oggi collega l’ospedale Don Calabria all’ospedale Sacro Cuore.


La chirurgia della tiroide tra vecchie sfide e nuove tecniche

l dottor Alessandro Sandrini, responsabile della Chirurgia Endocrina del “Sacro Cuore”, risponde in un video alle principali domande relative agli interventi della tiroide

Quando è opportuno intervenire chirurgicamente sulla tiroide?Quali sono le tecniche maggiormente utilizzate? Quali le complicanze più diffuse? Come viene controllato il dolore e come viene gestito l’aspetto estetico post-operatorio?

 

Sono queste alcune delle domande alle quali risponde nel filmato in videogallery il dottor Alessandro Sandrini, responsabile della Chirurgia Endocrina del “Sacro Cuore”, dove vengono eseguiti mediamente 200 interventi all’anno, di cui un 25-30% in presenza di patologia tumorale della tiroide.

 

Ma quali sono le malattie della tiroide? Le più diffuse sono le patologie nodulari a cui seguono quelle funzionali (ipertiroidismo e ipotiroidismo) di origine autoimmune (morbo di Basedow e morbo di Hashimoto) e non (noduli autonomi più tipici dell’anziano). I noduli tiroidei sono riscontrati ecograficamente nel 50-60% della popolazione dopo i quarant’anni, ma solo nel 3% – 5% dei casi si tratta di tumori.

 

Ormai da molti anni il “Sacro Cuore Don Calabria” è un centro d’eccellenza per il trattamento completo di tutte queste patologie, con una presa in carico multidisciplinare del paziente che prevede una stretta collaborazione tra l’endocrinologo, il radiologo, il chirurgo endocrino, l’anatomopatologo, l’oncologo e il medico nucleare.

Per saperne di più si veda anche: https://www.sacrocuore.it/journal/Settimana-mondiale-della-tiroide


Tre medici del Sacro Cuore nella lista del Governo inglese

La dottoressa Pertile e i dottori Ceccaroni e Molon sono stati inseriti nell’elenco dei medici a cui possono rivolgersi i cittadini inglesi in Italia redatto dall’esecutivo di Sua Maestà (english version)

Ci sono anche tre specialisti del “Sacro Cuore Don Calabria” nell’elenco dei medici italiani a cui possono rivolgersi i cittadini inglesi residenti o presenti momentaneamente in Italia per vacanza o lavoro in caso di problemi di salute.

Una lista di tutto prestigio, redatta dal Foreign & Commonwealth Office del Governo del Regno Unito e che ora comprende anche la dottoressa Grazia Pertile (foto 1), direttore di Oculistica, il dottor Marcello Ceccaroni (foto 2), direttore di Ginecologia e Ostetricia ed il dottor Giulio Molon (foto 3), responsabile del Servizio di Elettrofisiologia e Cardiostimolazione.

L’Esecutivo britannico, tramite il Consolato Generale di Milano e l’Ambasciata di Roma e attraverso l’invio di un apposito questionario, ha provveduto all’aggiornamento dell’elenco dei medici italiani della “List of English-speaking doctors in Italy”, cioè in grado di dialogare in lingua inglese a vantaggio dei cittadini di Oltremanica. In tutto sono una settantina di nominativi (link) distribuiti per regione a cui i cittadini inglesi possono rivolgersi tramite email o telefonicamente.

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ENGLISH VERSION

Three doctors of Sacro Cuore Hospital in the U.K. Government list

There are also three specialists of “Sacro Cuore Don Calabria” in the list of Italian doctors who the British citizens, resident or temporarily present in Italy for holiday or job, can turn to in case of health problems.

The prestigious list is compiled by the Foreign & Commonwealth Office of United Kingdom Government and now includes Grazia Pertile (photo 1), MD, Head of Ophthalmology Operative Unit, Marcello Ceccaroni (photo 2), MD, Head of Gynaecology Operative Unit and Giulio Molon(photo 3), MD, Head of Electrophysiology and Cardiostimulation Service.

The British Government, through its General Consulate in Milan and the Embassy in Rome and by the dispatch of a proper questionnaire, provided for the update of Italian physicians in “List of English-speaking doctors in Italy”, namely able to converse in English language to British citizens’ advantage. In all there are seventy names (link) distributed by regions who English citizens can turn to by email or phone.

Enrico Andreoli


Avrò un bimbo: il corso per prepararsi all'evento

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Il Punto Nascita di Negrar propone a partire dagli ultimi due mesi di gravidanza otto incontri di gruppo con le ostetriche dove condividere le paure e le attese e preparasi nel migliore dei modi allo straordinario arrivo di un figlio

Le signore sorridenti nella foto sono alcune future mamme che partecipano al corso di accompagnamento alla nascita, proposto all’Unità Operativa Complessa di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria, diretta dal dottor Marcello Ceccaroni.

 

Si tratta di otto incontri di gruppo una volta alla settimana, in uno spazio accogliente, dove condividere con l’aiuto delle ostetriche il momento coinvolgente ed intenso della gravidanza in preparazione al parto e ai primi giorni di vita del bambino.

 

Gli incontri, aperti anche ai futuri papà, si suddividono in una parte teorica e in una pratica che riguardano la gravidanza, il travaglio e il parto, l’allattamento (secondo le linee guida Unicef), il post parto e il ritorno a casa (programma dettagliato in allegato). Dopo le otto settimane sono previsti altri due incontri, rispettivamente con il pediatra e l’anestesista per l’eventuale partoanalgesia.

 

Al corso è necessario iscriversi entro la ventiquattresima settimana di gestazione compilando il modulo che è possibile scaricare dal sito web dell’Ospedale (www.sacrocuore.it). Al modulo deve essere allegata l’impegnativa del medico di medicina generale riportante la dicitura “Corso di accompagnamento alla nascita” e il codice di esenzione. Il tutto deve essere consegnato all’accettazione dei Poliambulatori oppure inviato all’indirizzo email: ostetriche@sacrocuore.it

 

Il corso si tiene negli ultimi due mesi di gravidanza e la data di inizio degli incontri verrà comunicata telefonicamente dalle ostetriche.

 

Per le future mamme che non hanno frequentato il corso di accompagnamento alla nascita, è proposto un incontro informativo sul Punto Nascita di Negrar e sull’allattamento in linea con le indicazioni del Progetto Unicef-Oms “Ospedale amico del bambino”, al quale il “Sacro Cuore Don Calabria” aderisce. Saranno presenti il medico pediatra, l’infermiera del Nido e l’ostetrica.L’incontro – gratuito e ad accesso libero – si tiene ogni primo giovedì del mese (esclusi i festivi) alle 14 presso la sala convegni “Fr. Perez” dell’ospedale ed è aperto non solo ai futuri papà, ma anche alle altre persone vicine alla mamma che l’aiuteranno nella cura del bambino al rientro a casa (clicca qui per il programma dettagliato).

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Le opportunità e le sfide dell'IRCCS Sacro Cuore Don Calabria

Direzione dell’ospedale e rappresentanti delle istituzioni delineano le prospettive dell’ospedale di Negrar dopo il riconoscimento del carattere scientifico per le malattie infettive e tropicali

Come si è arrivati al riconoscimento dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria per le malattie infettive e tropicali? Quali sono le prospettive e le sfide? Quali le opportunità e le collaborazioni da mettere in atto per diventare un polo sempre più rilevante a livello nazionale e internazionale? Quali sono, infine, le ricadute di questo prestigioso riconoscimento per tutto l’ospedale di Negrar e in generale per la sanità veronese e veneta?

 

Lo abbiamo chiesto agli autorevoli relatori che hanno partecipato alla conferenza stampa di presentazione dell’IRCCS lo scorso 9 luglio: il presidente dell’ospedale fratel Gedovar Nazzari, l’amministratore delegato Mario Piccinini, il prorettore dell’Università di Verona prof. Antonio Lupo, il direttore della Sezione Malattie Infettive della medesima Università prof. Ercole Concia e l’assessore regionale alla sanità Luca Coletto.

 

Nei filmati qui sotto sono raccolte le loro risposte, insieme ad un’intervista al prof. Zeno Bisoffi, primario del reparto di Malattie Infettive e Tropicali, che illustra le peculiarità del nuovo IRCCS e mostra le immagini del reparto.

Video a cura di matteo.cavejari@sacrocuore.it

Per maggiori informazioni sul riconoscimento di IRCCS si veda anche:

Il “Sacro Cuore” IRCCS per le malattie infettive e tropicali


Anziani e alimentazione: poche regole, valide a ogni età

“Per un anziano senza particolari patologie, la dieta migliore resta quella mediterranea” spiega la dottoressa Emanuela Turcato, direttore della Geriatria. E sugli integratori di vitamine e sali minerali: “Meglio la frutta e la verdura fresche”

Comporre un vademecum su “anziani e alimentazione” che possa essere valido per tutti gli anziani, è un’operazione non conforme alla realtà. Come in tutte le età della vita, ogni persona è un caso a sé: esiste l’anziano in buona salute e l’anziano affetto da patologie acute (broncopolmoniti, BPCO riacutizzate …) o croniche (cardiopatie severe, diabete, bronchite cronica …). Ci sono poi anziani più o meno attivi nella quotidianità, sebbene l’inizio della terza età sia slittato in generale di almeno dieci anni e oggi al compimento dei 65 anni si è anziani solo per la burocrazia o per avere accesso al biglietto ridotto al cinema o al teatro.

 

“Se l’anziano è sano e non soffre di particolari patologie non deve cambiare la sua alimentazione a causa dell’età – spiega la dottoressa Emanuela Turcato (Photo Gallery), direttore della Geriatria del “Sacro Cuore Don Calabria” – a condizione che si sia sempre alimentato in modo adeguato. La dieta migliore resta quella mediterranea, anche nella terza età”.

 

 

Quindi cereali (grano, mais, avena, orzo, farro e gli alimenti da loro derivati cioè pane, pasta…) che apportano all’organismo carboidrati complessi, la fonte energetica principale del nostro corpo, e vitamine del gruppo B. Ma anche legumi (ricchi di proteine vegetali, vitamine, sali minerali e fibre), molta verdura fresca e frutta di stagione (che contengono fibre, sali minerali e vitamine), olio extravergine di oliva crudo (acidi grassi monoinsaturi e vitamina E), pesce (soprattutto quello azzurro, ricco in acidi grassi omega 3 e vitamina D), carne magralatticini (per il calcio e vitamina D) e uova in quantità moderata. “Ma cereali integrali – precisa la geriatra – cioè non privati, tramite il processo di raffinazione, di gran parte delle fibre. Esiste una differenza sostanziale dal punto di vista delle proprietà nutritive, per esempio, tra il riso candido sottoposto a brillatura e il chicco di riso integrale che ha mantenuto il guscio esterno”.

 


Parliamo della “famigerata” carne

In età adulta è consigliabile non più di due porzioni di carne (soprattutto quella rossa più ricca in grassi saturi e colesterolo) alla settimana. Per l’anziano, e in particolare per il grande anziano (oltre gli 85 anni), essendo sempre in agguato la carenza di aminoacidi essenziali sopratutto se la dieta è monotona e ripetitiva, occorre incrementare l’assunzione delle cosidette “proteine nobili” o ad alto valore biologico. Di origine animale, sono appunto ricche in aminoacidi essenziali fondamentali per la sintesi proteica e cioè la costituzione dei nostri tessuti (in primis i muscoli), anticorpi e ormoni. Per l’anziano è quindi consigliabile una maggiore quantità di proteine nobili, da suddividere preferibilmente nei tre pasti principali. Per esempio mangiando un po’ di prosciutto o bresaola a colazione, una pasta al ragù di carne o con legumi a pranzo e una piccola fettina alla sera.

 

Dalle proteine ai grassi

La regola è di assumerli in quantità ridotta e di buona qualità. E questo non significa solo fare attenzione ai grassi di origine animale (burro, strutto …), ma anche a determinati tagli di carne, agli insaccati piuttosto che ai formaggi e ad alcuni grassi vegetali (margarine, olio di palma, olio di cocco …). Inoltre è bene fare poco uso anche di prodotti da forno confezionati come focacce, grissini, crackers, biscotti o merendine. Contengono grassi saturi e/o idrogenati, quelli più dannosi perché aumentano i livelli di lipidi nel sangue e quindi il rischio di malattie cardiovascolari; meglio il pane comune, possibilmente non condito.

 

Con l’aumentare delle temperature, un buon gelato potrebbe essere un sostitutivo del pasto?

Non ci sono controindicazioni, sempre che non si soffra di diabete. Tuttavia non ne farei un’abitudine: il gelato non è un pasto completo, può essere invece un ottimo spuntino a merenda.

 

Naturalmente niente alcol…

Se per alcol intendiamo il vino, mezzo bicchiere a pasto è consentito quando non ci siano particolari problemi di salute. Sono preferibili i rossi di buona qualità, ricchi di polifenoli, sostanze antiossidanti.

 

Si sente dire spesso che il latte non è un alimento per adulti, tanto meno per gli anziani

Non sono d’accordo. Il latte (eventualmente parzialmente scremato o scremato se vogliamo ridurre l’introito di grassi) è adatto a tutti salvo per chi soffre d’intolleranza al lattosio. Se poi pensiamo agli anziani che fanno fatica ad alimentarsi per mancanza di denti o per problemi acuti, un bel bicchiere di latte, in questi casi anche intero, con dentro una banana grattugiata e un bel po’ di cacao può diventare anche una golosa merenda o, al limite, un sostituto del pasto.

 

 

Quando è necessario assumere integratori di vitamine e sali minerali?

Se non sono state diagnosticate particolari e gravi carenze dovute a patologie, le vitamine e i sali si recuperano assumendo gli alimenti che li contengono, in particolare frutta e verdura freschi. La gran parte degli studi scientifici sulle vitamine hanno dimostrato che l’assunzione di integratori non apporta lo stesso beneficio del gruppo di alimenti che contiene le vitamine stesse. A volte quel senso di spossatezza che imputiamo a mancanza di vitamine e sali è dovuto a scarsa idratazione, soprattutto nell’anziano nel quale con l’avanzare dell’età viene meno lo stimolo della sete e si dimentica di bere. D’estate o se si assumono farmaci che comportano la perdita di liquidi, come i diuretici, è necessario aumentare l’introito di acqua.

 

Ci sono alimenti che prevengono o rallentano il decadimento cognitivo?

Gli studi confermano che gli alimenti ricchi di Omega 3 e la dieta mediterranea riducono il rischio di malattia di Alzheimer e di demenza vascolare. Tra questi alimenti ci sono in primis l’olio extravergine di oliva, il pesce e la frutta secca (noci e mandorle), da consumarsi questi ultimi come comodo spuntino. Le mandorle possono anche essere “bevute”: è bene scegliere i latti ad alta percentuale di polpa di mandorle e a basso contenuto, se non nullo, di zucchero. E’ una bevande dissetante, molto indicata per l’estate.

Non servono quindi grandi accorgimenti per stare bene a tavola anche nella terza età

Assolutamente no. Una dieta varia, attenta alla qualità dei cibi è già una scelta di salute. Se a questa si aggiunge anche dell’attività fisica, come una passeggiata di almeno mezz’ora al giorno, acquista benessere il corpo e anche la mente. A tutte le età.


Il "Sacro Cuore" IRCCS per le Malattie Infettive e Tropicali

Con questo riconoscimento da parte del Ministero della Salute, l’ospedale di Negrar entra nell’elenco delle 50 strutture italiane che hanno raggiunto livelli di eccellenza nella ricerca applicata alla clinica in diversi ambiti medici

Con il decreto del 23 maggio 2018, il Ministero della Salute ha riconosciuto il carattere scientifico nella disciplina “malattie infettive e tropicali” all’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar. Quello di Negrar è il terzo IRCCS (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) del Veneto, con l’Istituto Oncologico Veneto di Padova e la Fondazione Ospedale San Camillo di Venezia. In Italia gli IRCCS sono 50 specializzati in varie discipline mediche. Il “Sacro Cuore Don Calabria” è l’unico ospedale ad aver ottenuto il riconoscimento anche per le malattie tropicali, patologie di interesse globale alla luce dell’incremento esponenziale negli ultimi anni dei viaggi in aree tropicali e dei flussi migratori.

 

Questa mattina nella sala convegni Fr. Perez dell’Ospedale, si è tenuta la conferenza stampa in cui l’assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto, ha illustrato alla stampa questo importante riconoscimento per la Sanità veneta e nazionale. Alla confrenza stampa, condotta dal dottor Fabrizio Nicolis, direttore sanitario dell’ospedale di Negrar, sono intervenuti, oltre all’assessore Coletto, il presidente dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria, fr. Gedovar Nazzari; l’amministratore delegato, dottor Mario Piccinini, e il direttore di Malattie Infettive e Tropicali, professor Zeno Bisoffi. Hanno tenuto un breve intervento anche il prorettore dell’Università di Verona, professor Antonio Lupo, il presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia dell’Università di Verona, professor Alfredo Guglielmi, e il direttore della Sezione di Malattie Infettive e Tropicali dell’Università di Verona, Ercole Concia. In allegato un breve filmato della conferenza stampa.

 

Che cosa sono gli IRCCS

Gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) sono ospedali di eccellenza con finalità di ricerca, che deve trovare necessariamente sbocco in applicazioni terapeutiche. Inoltre effettuano prestazioni di ricovero e cura di alta specialità. In qualità di IRCCS tali istituti godono di un finanziamento statale (che va ad aggiungersi a quello regionale) che può essere utilizzato solo per attività di ricerca relativa alle materie riconosciute.

 

L’iter di riconoscimento

L’iter di riconoscimento dell’IRCCS ha avuto inizio nel 2014 con la richiesta alla Regione Veneto da parte dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria. Nel 2015 la Regione, ritenendo la richiesta compatibile con la programmazione socio-sanitaria, ha modificato la scheda di dotazione ospedaliera del “Sacro Cuore Don Calabria” e ha provveduto successivamente ad inoltrare la richiesta di riconoscimento di Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico al Ministero della Salute. Il ministro ha successivamente nominato una Commissione formata da esperti nella disciplina oggetto della richiesta di riconoscimento che ha valutato i criteri di idoneità anche con due visite alla struttura. Il parere favorevole della Commissione è stato poi sottoposto dal Ministro alla Conferenza Stato-Regioni e al presidente della Regione Veneto che ha espresso la sua formale intesa ai fini dell’adozione del provvedimento di riconoscimento. L’iter si è concluso con il decreto del ministro Beatrice Lorenzin (23 maggio 2018) e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

 

Dal Centro per le Malattie Tropicali all’IRCCS

L’Unità Operativa Complessa di Malattie Infettive e Tropicali nasce come Centro per le Malattie Tropicali dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria, diretto dal 2000 da Zeno Bisoffi, professore associato all’Università di Verona. L’U.O.C. raccoglie probabilmente la più ampia casistica nazionale nell’ambito delle malattie tropicali e parassitarie. In quasi 30 anni di attività del Centro sono stati trattati oltre 1.500 casi di malaria. Tra il 2015 e il 2017 sono stati oltre un centinaio i ricoveri per questa patologia, tutti casi d’importazione.

Negli ultimi due anni, con lo sviluppo delle metodiche di biologia molecolare e l’arrivo di nuove ricercatrici e ricercatori, la competenza diagnostica sulla malaria ha raggiunto un livello di assoluta eccellenza. Ad esempio su incarico dei periti nominati dal tribunale sono state svolte recentemente, in parallelo con l’Istituto Superiore di Sanità, le indagini che hanno permesso di chiarire la natura del contagio nell’evento tragico della morte per malaria della piccola Sofia di Trento, che non si era mai recata all’estero.

 

Tuttavia il principale carattere distintivo dell’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico di Negrar è il lavoro di ricerca – traslazionale (scoperte di laboratorio che hanno immediate applicazioni cliniche), clinica ed epidemiologica – focalizzato prevalentemente sulle “Poverty Related Diseases”, cioè sulle malattie che sono state trascurate dalla ricerca (pubblica e privata) perché riguardano le popolazioni povere del pianeta, ma che oggi rappresentano – alla luce dei flussi migratori e dell’incremento dei viaggi in aree tropicali – un tema di interesse globale.

 

Con il riconoscimento di IRCCS, l’U.O.C. incrementerà la sua attività anche nell’ambito delle malattie infettive, in collaborazione con l’Università di Verona e le Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona. Sul tavolo della comunità scientifica ci sono problemi epocali come la resistenza agli antibiotici dei “super batteri”.

Malattie Infettive e Tropicali è Centro di riferimento regionale per le patologie d’importazione e Centro Collaboratore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la strongiloidosi e le altre parassitosi intestinali (dal 2014). Inoltre è coordinatore scientifico del progetto regionale di sorveglianza epidemiologica delle “febbri estive” suddivise in autoctone (West Nile Fever) e di importazione (dengue, chikungunya e virus Zika) ma che possono diffondersi in Italia (si veda l’epidemia di chikungunya nella regione Lazio l’anno scorso) per la presenza di vettori efficaci (zanzara tigre).

Nella storia del CMT un Papa e tre illustri veronesi

Il Centro per le Malattie tropicali (CMT) dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria è stato istituito nel 1989 dalla Fondazione Don Giovanni Calabria per le Malattie tropicali, fondata nel 1988 dall’Opera Don Calabria, da Medici con l’Africa-CUAMM e dall’UMMI (Unione Medico Missionaria Italiana) per dare una risposta ai religiosi e volontari che tornavano ammalati dalle terre di missione. Tra i fondatori della Fondazione anche il professor Giorgio Zanotto, il professor Giorgio De Sandre e l’avvocato Giambattista Rossi, tre illuminati protagonisti della Verona di quell’epoca, grazie ai quali nacque anche l’Università scaligera.

La prima pietra della Fondazione è stata posata idealmente da Papa Giovanni Paolo II il 17 aprile del 1988, come “segno” permanente del suo incontro con gli ammalati e gli operatori del “Sacro Cuore Don Calabria” in occasione della visita pontificia alla diocesi di Verona (16-17 aprile 2018)


BPCO: al "Sacro Cuore" si sperimenta un vaccino che previene le bronchiti

Sono 11 i pazienti sottoposti alla somministrazione all’interno di uno studio scientifico internazionale che ha lo scopo di sperimentare un vaccino per prevenire le pericolose riacutizzazioni in pazienti affetti da BPCO

Sono unidici i pazienti dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria che partecipano volontariamente alla sperimentazione di un vaccino che, se si dimostrerà efficace, cambierà radicalmente la qualità di vita, aumentandone anche la sopravvivenza, a circa il 10% della popolazione mondiale. Tante infatti sono le persone affette da Broncopneumopatia Cronico Ostruttiva (BPCO), una patologia caratterizzata da un’ostruzione bronchiale, quindi da difficoltà respiratoria più o meno grave.

 

Nella sperimentazione sono coinvolti centri spagnoli, belgi, canadesi, francesi, tedeschi, inglesi e statunitensi. Per quanto riguarda l’Italia, il centro coordinatore è il Policlinico di Milano, ma hanno aderito anche l’Azienda ospedaliera di Parma e l’ospedale San Gerardo di Monza. La Pneumologia, diretta dal dottor Carlo Pomari, è il Centro che finora ha sottoposto il maggior numero di pazienti al vaccino e la sperimentazione non è ancora conclusa. Finora non sono state registrate reazioni avverse.

 

Il vaccino – prodotto dalla Glaxo Smith Kline – ha l’obiettivo finale di rendere immuni i soggetti affetti da BPCO dai vari ceppi di Haemophilus Influenzae e di Moraxella catarrhalis, i batteri responsabili delle frequenti riacutizzazioni, cioè delle infezioni alle vie aeree nelle persone colpite dalla patologica cronica. Sono proprio le riacutizzazioni (in genere bronchiti) la causa principale della cattiva qualità di vita del paziente e la maggiore voce della spesa sanitaria e sociale per quanto riguarda la BPCO.

 

Spesa stimata in Europa intono al 56% (38,6 miliardi di euro) del costo totale delle malattie respiratorie, dovuta soprattutto a costi diretti (farmaci, ospedalizzazioni…) e a costi indiretti (numero di giornate lavorative perse). Senza contare che la BPCO, anche a causa dell’inquinamento e di scorretti stili di vita, è in fortissimo incremento: l’Oms ha stimato che nel 2020 le malattie respiratorie croniche ostruttive saranno la terza causa di morte, dopo le patologie cardio-vascolari e i tumori.

 

Possono partecipare alla sperimentazione uomini e donne con BPCO da moderato (stadio 2) a grave (stadio 4), secondo il grado di ostruzione rilevato dalla spirometria. Inoltre devono essere pazienti che nel corso dell’ultimo anno siano stati sottoposti ad almeno un ciclo di antibiotico e cortisone a causa della riacutizzazione dei sintomi della BPCO, cioè tosse, dispnea, peggioramento della espettorazione (da mucosa a purulenta) accompagnata, ma non sempre, da febbre. A volte possono comparire anche bronchiti e polmoniti radiologicamente dimostrate.

 

Ai pazienti idonei viene consegnato un diario elettronico (una sorta di smartphone) attraverso il quale ogni giorno vengono somministrate delle domande per comprendere se la patologia è stabile. Dopo almeno due cinque giorni di corretta compilazione (la capacità di saper usare il dispositivo elettronico è uno dei criteri di inclusione nello studio) viene somministrata la prima dose di vaccino. Segue la seconda somministrazione a distanza di due mesi. Poi il paziente verrà seguito per un anno.

 

 

Se questa prima fase di sperimentazione – che ha lo scopo di testare la non tossicità del farmaco e la sua capacità di indurre la risposta immunitaria in soggetti affetti dalla malattia cronica – produrrà risultati positivi, il vaccino sarà testato con studi che coinvolgeranno un numero più rilevante di pazienti.

 

La Pneumologia del “Sacro Cuore Don Calabria” ha effettuato nel 2017 circa 5mila visite ambulatoriali, il 70% delle quali ha riguardato pazienti con BPCO di cui circa la metà nuovi casi. Inoltre è impegnata dal 2005 in iniziative scientifiche mirate a prevenire lo sviluppo delle malattie respiratorie croniche ostruttive nella popolazione generale.


Il dottor Luigi Giacopuzzi e l'ospedale di Negrar: un legame lungo 40 anni

E’ andato in pensione il direttore del Dipartimento di Anestesia, Terapia Intensiva e Terapia Antalgica: “Il senso di questi quattro decenni? La guarigione di quei pazienti che ho temuto di perdere”

E’ un ristorante della Lessinia lo scenario del primo incontro tra l’ospedale di Negrar e un giovane Luigi Giacopuzzi, che dopo 40 anni di servizio al “Sacro Cuore Don Calabria”, di cui 20 come direttore del Dipartimento di Anestesia, Rianimazione e Terapia Antalgica, dal 1° luglio ha lasciato il testimone di primario al dottor Massimo Zamperini, medico anestesista a Negrar dal 2001.

“Dall’età di 16 anni ho sempre lavorato nei fine settimana e durante i mesi estivi per mantenermi agli studi – racconta il dottor Giacopuzzi con gli occhi lucidi del ricordo -. Mi avevano preso come cameriere in un ristorante sulle montagne veronesi dove venivano molto spesso a pranzo o a cena, con le mogli, il dottor Pierluigi Collavo e il dottor Gastone Orio, allora rispettivamente direttore amministrativo e direttore sanitario dellospedale. Quando vennero a sapere che stavo studiando Medicina mi dissero di andarli a trovare una volta laureato. Non me lo dimenticai. Così fresco di laurea e con la sfacciataggine della gioventù mi presentai a Negrar. Ma non prima di aver obbedito a una condizione del dottor Orio, che era anche primario di Anestesia: ‘Se vuoi venire da noi devi tagliarti i capelli’. Dovetti dire addio alla chioma bionda tipica dei ‘capelloni’ anni Settanta….”.

Il calendario segnava 1 gennaio 1977 e il dottor Giacopuzzi incominciava a lavorare a Negrar seguendo contemporaneamente i corsi della Specialità a Borgo Roma come era consentito a quei tempi. “Erano gli anni in cui l’Anestesia come disciplina medica iniziava a muovere i primi passi – racconta -. Fino a non molti anni prima non esisteva la figura del medico anestesista. Difficile da credere oggi, ma ad occuparsi dell’anestesia e del risveglio del paziente erano le infermiere, in particolare le religiose. Gli anestesisti erano quindi figure ricercate e molto richieste in tutti gli ospedali. Scelsi quello di Negrar per varie ragioni contingenti, ma anche perché rispecchiava i valori nei quali ero cresciuto in famiglia e in ambiente scolastico avendo studiato all’Istituto Don Mazza“.

L’ospedale in cui entrò per la prima volta il dottor Giacopuzzi era solo un embrione del “Sacro Cuore” di oggi. “Era una struttura ospedaliera di provincia che disponeva di sole tre sale operatorie, dedicate a turno all’Urologia, con il dottor Ivano Sigillino, alla Ginecologia, con il dottor Claudio Nenz, alla Chirurgia Generale con il dottor Corrado Castelli e all’Ortopedia con il dottor Segio Godi – continua – Indossavamo il camice alle 8.30 e alle 12.30 avevamo concluso tutti gli interventi. Poi sempre puntuali tutti in mensa! E ci pareva di lavorare tanto… Le liste operatorie – prosegue – sono rimaste invariate nei numeri fino alla metà degli anni Novanta quando in concomitanza con le nuove esigenze e disposizioni regionali è stato avviato un processo di ascesa accompagnato dalla costruzione di un nuovo gruppo di sale operatorie. Oggi – sottolinea il medico – le giornate degli anestesisti iniziano alle 7.30 e si concludono oltre le 20, salvo urgenze. Con 16 sale abbiamo raggiunto un volume di 20mila interventi all’anno. Numeri che descrivono quanto sia cresciuto in pochi decenni l’ospedale di Negrar”.

Nel 1998 il dottor Giacopuzzi viene nominato direttore dell’Anestesia e con il nuovo incarico gli viene affidato anche quello di realizzare la Terapia Intensiva. “Era un passaggio obbligato per lo sviluppo chirurgico dell’ospedale – spiega – perché solo disponendo della Terapia Intensiva si poteva pensare di affrontare in tutta sicurezza interventi chirurgici complessi. Mi recai personalmente nelle migliori strutture ospedaliere italiane e anche straniere, per coglierne da vicino l’efficacia e l’efficienza organizzativa nella diagnosi, cura e terapia del paziente critico, non solo chirurgico. In questo arduo compito mi è stata di notevole aiuto la caposala Germana Pigato che è partita con me fin dall’inizio mettendoci tutto il suo entusiasmo e la sua competenza. Ha plasmato un gruppo di infermieri che ha saputo supportare gli anestestesisti in maniera encomiabile!”.

Attualmente l’attività di Terapia Intensiva e Anestesia è affidata a un’équipe di 23 professionisti, due dei quali dedicati alla Terapia Antalgica. “Se penso che tutto è iniziato con tre medici: il dottor Orio, il suo aiuto, il dottor Carlo Cipriano, purtroppo prematuramente scomparso e che tutti ricordiamo con grande stima ed affetto ed io…. Era proprio un altro mondo, anche perché non disponevamo dei farmaci, dei presidi, delle strumentazioni e delle tecniche, comprese quelle ecografiche, che oggi sembrano una normalità per i giovani anestesisti – afferma il dottor Giacopuzzi -. Esse permettono di assicurare al paziente una maggior sicurezza intraoperatoria e un miglior controllo dei parametri vitali, del decorso e del dolore postoperatorio”.

Ora quel mondo lo osserverà da un’altra prospettiva… “Quando si abita ogni giorno una casa per quarant’anni, lasciarla comporta sempre commozione e nostalgia – sottolinea il dottor Giacopuzzi -. Ma ho avuto la fortuna di poter svolgere il lavoro che volevo fare, in un ambiente per certi versi invidiabile rispetto ad altre realtà, cercando di metterci il maggior impegno possibile… Per questo ringrazio tutti: dall’Aministrazione, che mi ha dato fiducia per tutti questi anni, ai miei colleghi e a quelli di tutti i reparti e servizi con cui ho collaborato per raggiungere importanti obiettivi e dare le migliori cure al paziente. Mi piace citare in particolare l’ex presidente fratel Mario Bonora che mi ha sempre stimato e che, precorrendo i tempi, ha sentito la necessità di creare ‘un ospedale senza dolore’ contribuendo alla creazione della Terapia Antalgica e offrendo un servizio di parto-analgesia 24 ore su 24. Con me porto tanti ricordi e soddisfazioni “.

Due in particolare. “Quando da giovane andavo ai congressi nessuno conosceva l’ospedale di Negrar e un po’ me ne vergognavo. Oggi invece è riconosciuto ovunque come una struttura di eccellenza e per me è motivo di orgoglio. Ma nulla è paragonabile all’emozione che si prova quando un paziente rimasto in terapia intensiva per mesi e a lungo in pericolo di vita ci viene a trovare camminando sulle sue gambe per ringraziarci. È successo anche pochi giorni prima della data del mio pensionamento: quella visita come tante altre simili hanno dato un senso ai miei 40 anni di medico”.

elena.zuppini@sacrocuore.it


Una delegazione dall'Ucraina per studiare le eccellenze del Sacro Cuore

I vertici istituzionali del comune di Vinnytsia sono stati a Negrar per concordare i futuri passi di una collaborazione nata grazie all’iniziativa del Nunzio Apostolico mons. Claudio Gugerotti

Compie un nuovo passo avanti la collaborazione in ambito sanitario tra l’ospedale Sacro Cuore Don Calabria e la città ucraina di Vynnitsia, situata a circa 260 km dalla capitale Kiev. Alla fine di maggio è giunta infatti a Negrar in visita ufficiale una delegazione del comune ucraino per incontrare i vertici del nosocomio calabriano e valutare insieme le prossime iniziative, anche alla luce della riforma sanitaria che sta entrando in vigore nel Paese ex sovietico.

 

“Siamo qui per studiare il modello organizzativo dell’ospedale di Negrar e portare l’esperienza di questa struttura all’interno dei servizi sanitari gestiti dal nostro comune”, ha detto il presidente del consiglio comunale di Vinnytsia Paulo Iablonsky, che guidava la delegazione. Insieme a lui il vice-sindaco Galina Yakubovych e il dirigente del dipartimento comunale della salute Oleksandr Shysh. Una delegazione di particolare rilievo perché proprio dal comune, nell’organizzazione sanitaria ucraina, dipendono direttamente molti servizi: medici di famiglia, pediatri, alcuni ospedali e poliambulatori.

 

La collaborazione è iniziata circa un anno fa, quando il Nunzio apostolico in Ucraina, il veronese mons. Claudio Gugerotti, ha coinvolto il Sacro Cuore come partner per rispondere alla richiesta delle autorità locali di Vinnytsia che chiedevano un aiuto in campo sanitario. A seguito di ciò, già nei mesi scorsi erano stati in visita a Negrar alcuni medici del City Hospital of Emergency Care, il primo ospedale cittadino, per studiare i reparti di chirurgia, terapia intensiva e pronto soccorso.

 

“Questa visita è molto importante perché dobbiamo capire esattamente quali sono i bisogni delle autorità locali in modo da decidere come proseguire la sinergia”, dice il dottor Carlo Lorenzi, che insieme al dottor Claudio Bianconi coordina il progetto di aiuto per conto dell’ospedale calabriano. “L’idea, anche alla luce di quanto ci siamo detti in questi giorni – aggiunge Bianconi – è che la collaborazione prosegua su un duplice piano: da un lato con un programma di scambi formativi per il personale medico e infermieristico del City Hospital; dall’altro attraverso una consulenza che permetta al comune di Vinnytsia di ottimizzare le procedure, riducendo gli sprechi e migliorando i servizi”.

 

Un primo risultato del progetto si può già riscontrare con l’avvenuta ristrutturazione della terapia intensiva del City Hospital, mentre è in corso quella del pronto soccorso. I dirigenti ucraini in tal senso hanno invitato i medici del Sacro Cuore a visitare nuovamente la loro città, dopo che lo scorso anno era stato in visita il dottor Bianconi. “Vi aspettiamo a Vynnitsia in modo che possiate valutare il lavoro che stiamo facendo e rendervi conto dei bisogni per rendere più efficiente il nostro sistema di salute”, ha detto Iablonsky. Da parte della delegazione ucraina sono arrivati poi i ringraziamenti per il Nunzio Gugerotti che ha ideato la collaborazione e per tutto il personale del Sacro Cuore che nelle giornate di visita si è dimostrato sempre molto disponibile e accogliente. “Questo ospedale ci ha molto colpito per la quantità di prestazioni che offre, per la qualità dei servizi e per le grandi dimensioni – ha concluso il presidente del consiglio comunale – Sicuramente torniamo a casa con molte idee nuove. Adesso abbiamo tanto da lavorare…”.

matteo.cavejari@sacrocuore.it

*Nella foto di copertina: una panoramica di Vinnytsia

** Nella foto in gallery: la delegazione ucraina insieme ai rappresentanti del Sacro Cuore