Se il ginocchio fa male, la cura arriva dal tessuto adiposo

Tre illustri ortopedici statunitensi a Negrar per apprendere una tecnica innovativa di chirurgia rigenerativa della cartilagine del ginocchio riguardo alla quale il Sacro Cuore annovera la più ampia casistica

L’ospedale Sacro Cuore Don Calabria fa scuola anche negli Stati Uniti nell’ambito della chirurgia rigenerativa ortopedica, in particolare per il trattamento dei difetti della cartilagine.

Nelle scorse settimane tre tra i più illustri chirurghi ortopedici statunitensi hanno assistito ad un intervento chirurgico nel corso del quale il dottor Claudio Zorzi, direttore dell’Ortopedia e Traumatologia di Negrar, ha utilizzato un’innovativa tecnica di chirurgia rigenerativa che sfrutta il tessuto adiposo per la cura della condropatia degenerativa della cartilagine del ginocchio, una sofferenza del rivestimento dell’articolazione dovuta ad usura da sovraccarico. Colpisce con sintomi dolorosi in particolare gli sportivi, ma non solo, e se non curata porta all’artrosi del ginocchio e all’intervento di protesi.

Gli ospiti americani in sala operatoria erano i dottori Champ Baker della Hughston Clinic di Columbus (Georgia), Claude T. Moorman della Duke University di Raleigh (North Carolina) e Robert Stanton di Fairfield del Connecticut. Ad affiancare il dottor Zorzi erano presenti i colleghi Vincenzo Condello, Vincenzo Madonna e Arcangelo Russo.

Il dottor Zorzi è stato uno dei primi ortopedici ad applicare questa tecnica e dispone della più ampia casistica, avendo trattato e seguito nel successivo follow up circa 200 pazienti in due anni.

Si tratta di una tecnica che utilizza il tessuto adiposo come naturale e fisiologico contenitore di cellule mesenchimali adulte (MSC). Essendo cellule staminali adulte, quindi capaci di differenziarsi in cellule connettivali, esse sono un accelerante rigenerativo nei processi di riparazione del tessuto danneggiato della cartilagine.

Al paziente viene prelevata per liposuzione una piccola quantità di grasso dall’addome o dalla coscia, che viene successivamente microfratturata attraverso un dispositivo medico ideato e brevettato dalla Lipogems, un’azienda italiana che opera nel campo delle biotecnologie, da cui la tecnica prende il nome.

Una volta ridotto in piccole dimensioni e privato dei frammenti oleosi ed ematici, il tessuto adiposo viene iniettato nell’articolazione colpita da degenerazione della cartilagine. Di fatto si tratta di un autotrapianto del grasso del paziente. Le cellule mesenchimali contenute in esso, attraverso complessi biochimici del tutto naturali, “guideranno”una volta iniettate le cellule del tessuto articolare sostenendo il naturale processo di rigenerazione tessutale.

E’ un intervento mininvasivo che si risolve in una sola seduta operatoria. Per qualche giorno il paziente deve usare le stampelle per muoversi, ma dopo una settimana può camminare senza supporto.


La sfida di una gestione efficiente e profetica

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I gestori delle case calabriane in Italia, tra cui l’ospedale di Negrar, si sono riuniti a Maguzzano (Bs) per un incontro di formazione sul rapporto tra la gestione delle attività e lo spirito del fondatore nel mondo attuale

“Guardate alle anime. Ecco il nostro compito! Guardate a tutte le anime, ma in modo speciale alle più povere e più abbandonate, quelle che sono la predilezione di Dio”.
[…] “Felici le riunioni alle quali presiede la luce e il consiglio dello Spirito Santo. Tutto si faccia nella carità e nel fraterno amore, allora Gesù sarà con noi”.

Queste due citazioni di san Giovanni Calabria esprimono bene il senso e il contesto nel quale i gestori dell’Opera Don Calabria in Italia si sono incontrati a Maguzzano (Bs) il 9 e 10 giugno scorsi. L’assemblea ha visto la partecipazione di circa 70 religiosi e collaboratori laici che dirigono le case fondate da don Calabria, di cui fa parte anche la Cittadella della Carità di Negrar con le sue attività sanitarie e socio-sanitarie.

Durante l’incontro si è parlato di come coniugare una gestione efficace ed efficiente delle attività con la dimensione profeticapropria di un carisma come quello calabriano. Sul canale video dell’Opera Don Calabria (doncalabria1) sono disponibili i filmati integrali delle relazioni, tutte di altissimo livello. Ecco il collegamento diretto per vedere i filmati: filmati assemblea gestori 2016.

Questi gli interventi contenuti nei filmati:

MONS. EZIO FALAVEGNA – La gestione come segno profetico nel mondo di oggi
ROBERTO CANU – I consigli di gestione: dal lavoro in gruppo al lavoro di gruppo
SALVINO LEONE – L’attualizzazione del carisma nella gestione di una organizzazione religiosa
FRATEL GEDOVAR NAZZARI – Il piano di gestione come strumento per la costruzione di un’opera di discepoli-fratelli-missionari
DON IVO PASA – Il piano di gestione della Delegazione Europea San Giovanni Calabria

Per un breve profilo dei relatori: ALLEGATO 1
Per un elenco delle case calabriane in Italia: ALLEGATO 2


I bimbi adottati in Congo a Negrar per le visite

È il Centro per la salute del bambino adottato del Sacro Cuore Don Calabria a seguire i bambini congolesi vittime di una travagliata vicenda di adozione: un unicum in Italia per la stretta collaborazione con il Centro per le malattie tropicali

Stanno arrivando alla spicciolata a Negrar dopo essere giunti finalmente in Italia. Sono i bambini della Repubblica Democratica del Congo, vittime di un’incredibile vicenda di adozione che, dopo il blocco deciso da Kinshasa nel 2013, ha tenuto per anni molte famiglie italiane con il fiato sospeso.

Gli ultimi diciotto bimbi sono sbarcati nel nostro Paese lo scorso 10 giugno e sono attesi, come gli altri giunti precedentemente, al Centro per la salute del bambino adottato della Pediatria del “Sacro Cuore Don Calabria”, diretta dal dottor Antonio Deganello.

Attualmente sono in corso le visite dei bambini arrivati il 7 maggio e il 2 giugno scorsi, fra quali sono stati riscontrati un caso di malaria e un altro di malaria con parassitosi. Gli accertamenti medici sui bambini del Congo al “Sacro Cuore Don Calabria” sono diventati ormai una consuetudine, iniziata nel 2014 quando i dottori Gianmario De Stefano e Giorgio Zavarise, responsabili del Servizio, hanno visitato e curato il primo gruppo giunto in Italia.

Sono ventiquattro i Centri italiani ospedalieri di riferimento per i bambini adottati provenienti da altri Paesi, ma quello di Negrar ha una peculiarità che lo distingue dagli altri. Il Centro è nato ufficialmente nel 2002, tuttavia da sempre la Pediatria opera in stretta collaborazione con il Centro per le Malattie tropicali (CMT) e il relativo Laboratorio.

“Questo ci consente – spiega il dottor Zavarise – di avvalerci delle conoscenze dei medici del CMT e di poter ottenere una diagnosi entro un’ora per malattie come, per esempio, la malariaInoltre grazie al Laboratorio possiamo effettuare in loco le analisi dei campioni biologici per accertare o meno la presenza di parassitosi. Anzi possiamo avere i risultati sui campioni prima che il bimbo venga da noi, grazie al Servizio on line che permette di ricevere a casa i contenitori per la raccolta e di rispedirli a Negrar per le analisi”.

Il Centro segue il protocollo nazionale del Gruppo di lavoro del bambino migrante affiliato alla Società italiana di pediatria. “La quasi totalità dei nostri pazienti sono bambini adottati da famiglie che provengono da tutta Italia – spiega ancora il dottor Zavarise-. I figli di immigrati vengono seguiti dai canali ‘classici’ della Sanità pubblica, mentre finora non abbiamo visto minori profughi”. Il primo filtro è l’ambulatorio che esegue 500 visite all’anno, i ricoveri sono circa la metà.

Il continente di maggiore provenienza dei giovani pazienti è l’Africa (Etiopia in testa, poi Burkina Faso, Mali, Costa D’Avorio, Kenia e Congo), seguono l’India, il Vietnam, la Mongolia la Cina, l’America Latina (Brasile, Colombia, Ecuador, Bolivia e Cile) e l’Europa (soprattutto Russia e Polonia).

“Ci troviamo di fronte a un ampio ventaglio di possibili patologie – afferma il pediatra -. Insieme ad altri due Centri italiani, abbiamo deciso di differenziare i protocolli in base alla provenienza del bambino, tenendo fermi alcuni esami fondamentali. Questo permette un’azione mirata e un’accurata gestione delle risorse economiche“.

Nella consapevolezza, sottolinea e conclude Zavarise, “che quasi sempre abbiamo di fronte bambini con un vissuto difficile che non hanno bisogno di ulteriori traumi, quali sono le visite e i prelievi per i più piccoli. Quindi non è necessario, salvo urgenze, ‘aggredire’ il bambino con un immediato check up medico e sottoporlo a una batteria di accertamenti non indicati dalla provenienza e dal complessivo stato di salute del piccolo. Contrariamente c’è il rischio di costringerlo a rivivere quella condizione di istituto da cui spesso egli proviene”.

(nella foto allegata da sinistra il dottori Gianmario De Stefano, Giorgio Zavarise e Francesco Doro)


Visita preventiva per le patologie urologiche maschili

L’Unità di Urologia del Sacro Cuore aderisce in giugno alla campagna per la prevenzione urologica nell’uomo. Per prenotare una visita gratuita si può chiamare l’800822822 o andare sul sito www.controllati.it (fino a esaurimento posti)

Una visita gratuita per prevenire le patologie urologiche. Anche l’Unità Operativa di Urologia dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, diretta dal dott. Stefano Cavalleri, aderisce alla campagna di prevenzione promossa per tutto il mese di giugno dalla Società Italiana di Urologia (SIU).

La prenotazione della visita si può fare chiamando il numero verde 800.822.822 oppure direttamente on line, collegandosi al sito www.controllati.it e cliccando sul pulsante “prenota on line“. In questo caso, dopo aver selezionato l’ospedale Sacro Cuore tra le varie strutture aderenti all’iniziativa, si potrà accedere ad un calendario nel quale sono indicati i giorni e gli orari disponibili per le visite. Per la prenotazione non c’è bisogno dell’impegnativa, ma i posti sono in numero limitato. La durata prevista per ogni visita è di 20 minuti.

“L’obiettivo di questa iniziativa è sensibilizzare gli uomini sull’importanza della prevenzione delle patologie dell’apparato urinario – spiega il dott. Stefano Cavalleri – Questo perchè i maschi sono spesso restii a farsi controllare se non in presenza di patologie gravi: invece è importante sottoporsi a controlli anche per disturbi minori, tanto più che frequentemente tali disturbi possono essere trattati e risolti in modo efficace. E a maggior ragione quando si rivelano patologie più gravi, come quelle oncologiche, se la diagnosi avviene per tempo ci sono ottime possibilità di cura”.

L’Unità di Urologia del Sacro Cuore tratta tutte le patologie dell’apparato urinario, dai tumori della prostata, del rene, della vescica e del testicolo alle patologie benigne, quali calcolosi urinaria, iperplasia benigna della prostata e prostatiti, infertilità maschile e disfunzioni sessuali. Nel 2015 l’equipe guidata dal dott. Cavalleri ha eseguito 376 interventi per trattare patologie oncologiche, un dato che pone l’ospedale Sacro Cuore ai primissimi posti nella regione Veneto per casi trattati chirurgicamente (4° posto regionale per numero di interventi su neoplasie della prostata, 4° posto per la vescica e 5° posto per il rene).

Nel caso della prostata, quasi tutti gli interventi sono eseguiti in chirurgia robotica, grazie all’utilizzo del robot Da Vinci Xi, una tecnologia all’avanguardia che permette di eseguire operazioni anche molto complesse in modo mininvasivo, garantendo al paziente tempi di recupero rapidissimi. Per la maggior parte degli interventi, infatti, la degenza non supera i 2-3 giorni. Nel 2015 le operazioni alla prostata eseguite in chirurgia robotica sono state 196, di cui circa 150 prostatectomie. Vista la grande versatilità del Da Vinci Xi, inoltre, di recente l’equipe ha cominciato ad usare il robot anche per interventi su tumori del rene.

“Vorrei sottolineare che la nostra Unità di Urologia fa parte del Cancer Care Center, cioè l’organizzazione che l’ospedale Sacro Cuore ha creato per rendere più veloci ed efficienti i percorsi di presa in carico e di cura dei pazienti affetti da patologie tumorali” aggiunge il dott. Cavalleri. “Ciò significa che si cerca di privilegiare un approccio multidisciplinare per cui siamo continuamente in contatto con gli altri specialisti: oncologi, radioterapisti, patologi, radiologi, specialisti in medicina nucleare. Fondamentale è inoltre la collaborazione con altri specialisti, quali i cardiologi, gli pneumologi e gli anestesisti che ci supportano soprattutto in caso di complicanze con i pazienti anziani”.

Secondo i dati della SIU, in Italia 9 uomini su 10 si sottopongono ad una visita urologica solo in caso di gravi patologie. Solo 1 su 10, invece, effettua una visita di prevenzione. Eppure i tumori delle vie urinarie, e in particolare il cancro della prostata, rappresentano le patologie oncologiche più frequenti nel maschio e la seconda causa di morte per neoplasia negli uomini, dopo il tumore del polmone. Il rischio che un uomo sviluppi il tumore della prostata è correlato all’età, a fattori ereditari, alla dieta ed allo stile di vita. Per una corretta prevenzione è opportuno effettuare, almeno una volta ogni 12 mesi, una visita urologica di controllo ed un dosaggio del PSA a partire dall’età di 50 anni, anticipando lo screening all’età di 45 anni in caso di familiarità (per ulteriori informazioni si può consultare il sito della SIU).

matteo.cavejari@sacrocuore.it


Una "rete" per combattere l'endometriosi

Attenzione ai sintomi, diagnosi precoce e cura in un centro specializzato. È questa la strada indicata dagli esperti nelle video-interviste raccolte a margine del convegno sull’endometriosi tenutosi a Negrar il 21 maggio

Quali sono i sintomi dell’endometriosi? Quando il dolore mestruale nella donna diventa un campanello d’allarme? E quali sono i trattamenti più indicati?

Nei due filmati della videogallery ne parlano il dott. Marcello Ceccaroni, direttore dell’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia al Sacro Cuore, e la dott.ssa Alessandra Graziottin, direttore del Centro di Ginecologia del San Raffaele Resnati di Milano e presidente della Fondazione Alessandra Graziottin onlus per la cura del dolore della donna. Con loro Annalisa Frassineti, presidente dell’Associazione Progetto Endometriosi (APE Onlus).

Le interviste sono state raccolte a margine del convegno “La gestione clinica della paziente endometriosica in un Centro di III livello“, tenutosi a Negrar il 21 maggio.


Settimana mondiale della tiroide: visite ed ecografie gratuite

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l “Sacro Cuore Don Calabria” è un centro d’eccellenza per il trattamento completo delle patologie funzionali e dei tumori, l’unico nel Veronese a disporre di un Servizio di Terapia radiometabolica

“La tiroide nel bambino e nell’anziano” è il tema per la Settimana mondiale della tiroide che si tiene dal 23 al 27 marzo. Anche il Servizio di Endocrinologia dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria, di cui è responsabile il dottor Lino Furlani, partecipa alle iniziative di prevenzione che si svolgono in molti ospedali italiani.

Visite mediche ed ecografie gratuite
Venerdì 27 maggio, dalle 9 alle 16, gli specialisti del Servizio saranno a disposizione al sesto piano del “Don Calabria” per visite mediche ed ecografie gratuite. L’iniziativa – rivolta solo a coloro che non si sono mai sottoposti a controllo della ghiandola endocrina – non richiede l’impegnativa medica, ma solo la prenotazione telefonica al numero 045.6014841, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12. Sono circa 150 i posti disponibili.

A Negrar il trattamento completo della malattia
Il “Sacro Cuore Don Calabria” è l’unico ospedale del Veronese, e uno dei pochi in regione, a prevedere un approccio multidisciplinare completo alla patologia tiroidea (funzionale e nodulare benigna e maligna) che vede la collaborazione di endocrinologi, anatomopatologi, radiologi, oncologi e chirurghi endocrini. A quali si aggiungono i medici nucleari del servizio di Terapia radiometabolica, diretto dal dottor Matteo Salgarello, l’unico nella provincia di Verona. Grazie a questo team di specialisti vengono trattati efficacemente anche i tumori tiroidei più aggressivi.

Perché controllare la tiroide
“Controllare la salute della tiroide è molto importante – spiega il dottor Furlani -. Questa ghiandola endocrina ha il compito di produrre gli ormoni tiroidei che svolgono un ruolo essenziale nella regolazione del metabolismo basale, sull’apparato cardiovascolare, sul metabolismo dei grassi e degli zuccheri e su quello osseo ed inoltre rivestono un ruolo centrale nello sviluppo nervoso e scheletrico del feto e del bambino».

Una patologia diffusa, ma rari i tumori
Circa il 15% della popolazione italiana è affetto da una malattia della tiroide, un numero che è aumentato rapidamente negli ultimi 20 anni. Si stima inoltre che se sottoposto a ecografia circa il 40% della popolazione presenta noduli anche molto piccoli. Tuttavia solo il 4-5% sono neoplasie, nella gran parte dei casi curabili in modo efficace ed anche definitivo.

Tiroide e gravidanza
Gli ormoni tiroidei hanno importanza fondamentale fin dal grembo materno, perché influenzano lo sviluppo del sistema nervoso centrale del nascituro. Il quale, essendo privo di tiroide nei primi mesi di gestazione, dipende totalmente da quella della madre. “Per questo è indicato, anche se i protocolli ancora non ne prevedono l’obbligo, effettuare gli esami di funzione tiroidea in gravidanza, o in previsione di essa, soprattutto se le donne hanno storie familiari o personali, anche risolte, di disfunzioni tiroidee”, prosegue il dottor Furlani. I neonati, invece, da oltre 30 anni vengono sottoposti alla nascita a uno screening per la funzionalità tiroidea.

Come è noto, in gravidanza il fabbisogno di iodio, di cui si “nutre” la tiroide aumenta. “Se una donna in generale ha bisogno di 150 mcg al giorno di iodio – sottolinea l’endocrinologo – quando attende un bambino e quando allatta necessita di un apporto iodico di 220-250 mcg al giorno che il solo impiego del sale iodato (comunque raccomandato in quantità non eccessiva) non garantisce per cui il medico suggerirà idonei integratori. È opportuno, inoltre, che una donna con problemi tiroidei in gravidanza sia seguita, oltre che dal ginecologo, anche dall’endocrinologo.

Ipotiroidismo e ipertiroidismo
Le alterazioni della funzione tiroidea prevalgono nella donna – anche se, in minor misura, non sono assenti nel sesso maschile – soprattutto in età giovanile e adulta o in post menopausa. L’ipotiroidismo colpisce il 10% della popolazione ed è caratterizzato da una ridotta produzione di ormoni. Nell’ipertiroidismo, invece, vi è un’eccessiva produzione di ormoni ed interessa circa il 4% della popolazione generale.

L’ipotiroidismo e l’ipertiroidismo sono per la gran parte dei casi di natura autoimmune (rispettivamente morbo di Hashimoto e di Basedow), ma il secondo può essere causato anche da noduli (il cosiddetto adenoma di Plummer”). L’ipotiroidismo viene curato con la terapia sostitutiva ormonale, mentre l’ipertiroidismo prevede in prima istanza la terapia farmacologica e, nei casi “resistenti”, la chirurgia o lo iodio radioattivo; quest’ultimo rappresenta un’alternativa all’intervento chirurgico in casi selezionati di ipertiroidismo.

Chirurgia di eccellenza
All’anno eseguiamo circa 200 interventi di asportazione della tiroide – sottolinea il dottor Alessandro Sandrini, responsabile della Chirurgia endocrina – per patologie meccaniche, i cosiddetti “gozzi nodulari e non”, per ipertiroidismo e nel 25% dei casi per tumori. L’intervento viene effettuato con tecniche mininvasive e abbiamo un tasso di complicanze, il più delle volte transitorie, molto basso. A livello delle corde vocali è dell’1-2%, mentre in meno del 4% dei casi si sono verificate disfunzioni delle paratiroidi che sono parte attiva nel mantenere normale il metabolismo del calcio“.

Terapia radiometabolica
La Terapia radiometabolica è indicata dopo l’intervento nei casi di cancro classificati “ad alto rischio” e prevede due notti di ricovero in ospedale.


Concorso di medicina narrativa, il 21 maggio le premiazioni

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Sabato 21 maggio alla Gran Guardia di Verona ci sarà la premiazione del concorso letterario organizzato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica e dedicato a pazienti oncologici, familiari e operatori sanitari

“Le malattie oncologiche si possono combattere anche con la scrittura. Raccontare la propria esperienza di vita può essere un modo per affrontare meglio le difficoltà”. È racchiuso in queste parole della dott.ssa Stefania Gori, presidente eletto dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e direttore dell’Oncologia Medica all’ospedale Sacro Cuore Don Calabria, il significato del premio letterario Federica-Le parole della vita, primo concorso nazionale di medicina narrativa riservato ai malati di cancro, ai familiari dei pazienti e agli operatori sanitari del settore oncologico.

L’iniziativa, promossa dalla Fondazione AIOM in collaborazione con la Fondazione Verona per l’Arena, è giunta ormai alle battute conclusive. La cerimonia di premiazione si terrà infatti sabato 21 maggio alle 17.30 presso l’Auditorium della Gran Guardia di Verona. L’evento è stato presentato oggi a Palazzo Barbieri a Verona alla presenza, oltre che della dott.ssa Gori, anche del dott. Fabrizio Nicolis, presidente della Fondazione AIOM e direttore sanitario dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria, di Anna Leso, assessore ai servizi sociali del Comune di Verona che patrocina l’evento, e di alcuni rappresentanti dei pazienti oncologici.

Davvero imponente il numero di produzioni letterarie arrivate all’attenzione della giuria del concorso. Si tratta di ben 183 lavori, suddivisi tra prosa e poesia, provenienti da tutta Italia. Sabato verranno premiati i vincitori divisi in due sezioni: la A riservata ai pazienti e la B per familiari e medici. Nel corso della cerimonia ci saranno anche momenti di spettacolo con la partecipazione del soprano Cecilia Gasdia, dei Virtuosi Italiani, del pianista Roberto Corlianò e del cantautore Paolo Vallesi che, per l’occasione, riproporrà la sua canzone di maggior successo “La Forza della Vita”. Uno spazio speciale verrà dedicato alla danza classica internazionale con i primi ballerini del Balletto Nazionale Olandese Maia Makhateli e Artur Shesterikov, che eseguiranno un passo a due tratto dal balletto “Romeo e Giulietta” (vedi programma completo).

Ogni anno in Italia si registrano 363mila nuovi casi di tumore – ha detto il dott. Nicolis – Solo qui in Veneto le diagnosi ammontano a oltre 31.500. Grazie alle nuove terapie sempre più a misura del singolo malato e alle diagnosi precoci sei pazienti su dieci riescono a sconfiggere la malattia. Ciò nonostante la parola cancro fa ancora terribilmente paura e spesso rappresenta un tabu. Attraverso il premio letterario abbiamo voluto rompere il silenzio che c’è ancora attorno a queste malattie“.

Durante la presentazione della cerimonia finale, la dott.ssa Gori ha ricordato che il concorso è dedicato a Federica Troisi, giovane donna veronese scomparsa di recente a causa del cancro, che ha combattuto la sua malattia con determinazione, continuando a scrivere, sognare, lavorare, amare e progettare. La stessa determinazione emersa anche oggi dalla testimonianza di alcune donne che hanno portato la loro esperienza di lotta contro il cancro. “Questo concorso unisce la dimensione del cuore a quella della ricerca e della medicina – ha detto Chiara, una di queste donne – Credo che un’iniziativa come questa serva sia da incoraggiamento per chi si trova già nella malattia, sia da stimolo alla prevenzione per chi non è malato, perché la conoscenza è il primo passo per la prevenzione”. Toccante anche la testimonianza di Maria Teresa: “L’arte aiuta a convivere e rielaborare la malattia e il dolore. In questo senso mi sembra che parlare e raccontare la malattia siano esperienze fondamentali e irrinunciabili”.


XI Giornata nazionale del malato oncologico

Il Numero Verde per la cura del tumore e la consegna da parte di un medico dei referti non favorevoli sono alcune iniziative messe in campo dal Cancer Care Center per il malato oncologico di cui il 15 maggio si celebra la Giornata nazionale

Un Numero Verde per la cura del tumore e la presenza di un medico nel momento della consegna al paziente esterno di un referto non favorevole sono alcune iniziative messe in campo dal Cancer Care Center dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria per il malato oncologico, di cui il 15 maggio si celebra l’XI Giornata nazionale.

Una ricorrenza voluta dalla Favo, la Federazione delle associazioni di volontariato oncologico, per sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica sui diritti del malato di tumore ad avere cure adeguate, tutela sociale e lavorativa. Anche alla luce della trasformazione della malattia oncologica che progressivamente si sta cronicizzando. Sono infatti 3 milioni di persone in Italia che vivono con diagnosi oncologica, indipendentemente dal tempo in cui è stata effettuata.

Al diritto alle cure e a un’assistenza adeguata per una patologia così complessa, il Cancer Care Center di Negrar ha risposto con un modello organizzativo che coinvolge in rete tutte le specialità, i Servizi e le Unità operative interessate dalla malattia oncologica.

L’obiettivo è prendersi cura del malato oncologico, dalla diagnosi alla terapia fino al follow up e, se necessario, alle cure palliative. Un percorso personalizzato tracciato da un team di specialisti – che non trascura nemmeno l’aspetto psicologico e spirituale – reso possibile dalla peculiarità del Sacro Cuore Don Calabria che dispone nello stesso ospedale le eccellenze professionali e tecnologiche necessarie per la diagnosi e la terapia del malato oncologico adulto.

Una delle “porte” di accesso di questo percorso è il Numero Verde 800 143 143. Il numero per la cura del tumore a cui risponde un tutor professionale in grado di indirizzare le persone con diagnosi o sospetto di malattia oncologica verso gli specialisti o servizi diagnostici che rispondono al suo problema.

Una modalità che il paziente esterno sperimenta ogni qualvolta da un esame diagnostico effettuato al Sacro Cuore Don Calabria vengono rilevati la presenza o il sospetto di un tumore. In questi casi la persona interessata viene contattata e invitata a ritirare personalmente il referto. Referto che sarà commentato da un medico, il quale, se il paziente lo riterrà opportuno, indicherà lo specialista più adatto per iniziare un percorso di approfondimento diagnostico e di cura.


Radioterapia e malattie del connettivo: Lancet Oncology pubblica uno studio di Negrar

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La Radioterapia Oncologica del Sacro Cuore firma su Lancet Oncology un importante studio sulla tollerabilità dei trattamenti radioterapici da parte di pazienti con Lupus o artrite reumatoide, molto spesso esclusi dalle cure

Anche le persone affette da malattie autoimmuni del connettivo possono essere sottoposte a radioterapia a condizione che il paziente sia accuratamente valutato e selezionato e che il trattamento sia opportunamente personalizzato per ogni paziente, grazie alle più moderne tecniche.

A dimostralo è uno studio su “La radioterapia in pazienti con malattie del connettivo” pubblicato sulla rivista Lancet Oncology a firma dall’équipe dell’Unità operativa complessa di Radioterapia oncologica dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria- Cancer Care Center, diretta dal dottor Filippo Alongi.

Un risultato molto importante perché potrebbe cambiare la decisione terapeutica dei paziente con malattie del tessuto connettivo, che ad oggi sono frequentemente esclusi dalla radioterapia per i timori di potenziali sequele.

La decisione di offrire il trattamento radioterapico nei pazienti affetti per esempio da artrite reumatoide o da Lupus eritematoso sistemico oppure da sclerodermia continua infatti ad essere una scelta clinica complessa e difficile.

La radioterapia, se da un lato efficace nel trattare il cancro, potrebbe innescare l’insorgenza di malattie del tessuto connettivo aumentando l’espressione di autoantigeni, diminuendo l’attività dei linfociti, attivando effettori dell’immunità intrinseca, meccanismi che da soli o insieme potenzialmente potrebbero portare a pause del corretto funzionamento del sistema immunitario.

Questo potenziale rischio ha sollevato un certo dibattito in oncologia e specificamente tra gli specialisti in radioterapia oncologica, sul fatto che i pazienti con malattie del tessuto connettivo possano tollerare meno le radiazioni rispetto alle persone senza malattie connettivali.

Poiché il numero di pazienti con tumore e malattie del tessuto connettivo che necessita di radioterapia probabilmente aumenterà a causa di miglioramenti diagnostici e terapeutici in medicina e vista l’aspettativa di vita più lunga, il problema delle interazioni tra radioterapia e malattie del tessuto connettivo necessita di essere chiarito al meglio.

In questo studio che ha revisionato tutti i casi della letteratura mondiale, vengono discussi i dati disponibili e le evidenze scientifiche per affrontare nel dettaglio il problema della radioterapia per i pazienti con malattie del tessuto connettivo.

Lo studio, il primo di questo tipo, ha preso in considerazione 569 pazientiaffetti da tumore e concomitanti malattie del connettivo, registrati nei centri mondiali con maggiore casistica – come la Mayo Clinic (Rochester), Ann Harbor (Michigan) e altre prestigiose strutture accademiche internazionali.

L’analisi dei dati raccolti, evidenzia sorprendentemente unminor rischio di sviluppare effetti collaterali rispetto a quanto atteso ad eccezione dei pazienti irradiati con tecniche obsolete e dosi non opportune.

Dal confronto di questi dati con quelli della Radioterapia del Sacro Cuore Don Calabria si conferma che i pazienti radiotrattati hanno tollerato ottimamente il trattamento nel gran parte dei casi. Questo a condizione che il paziente sia accuratamente valutato e selezionato e che il trattamento di radioterapia sia opportunamente personalizzato per ogni paziente, grazie alle più moderne tecniche.

Un esempio è la radioterapia a intensità modulata, che permettendo di irradiare precisamente il volume tumorale, riduce il coinvolgimento dei organi a rischio compreso il tessuto connettivo vicino alla neoplasia.

La personalizzazione del trattamento necessita anche una valutazione multidisciplinare dove la figura dell’immuno-reumatologo risulta cruciale così come quella del radioterapista oncologo.


Sacro Cuore: un ospedale a misura di mamma

Prima e dopo la nascita: ecco i servizi offerti dall’area materno-infantile per affrontare il parto e i mesi successivi al lieto evento con più serenità e sicurezza

Sono molteplici le iniziative proposte dall’area materno-infantile del Sacro Cuore Don Calabria per le future mamme e per coloro che lo sono da poco. Perché si sa, avere un bambino è una gioia infinita, ma suscita timori, ansie e costa fatica.

In preparazione alla nascita
La sala convegni “Fr. Perez” ospita ogni primo giovedì del mese un corso di preparazione rivolto alle donne entro la trentaquattresima settimana di gravidanza. Gli incontri di due ore sono tenuti dai pediatri, dalle ostetriche e dalle infermiere dell’Unità operativa complessa di Pediatria, diretta dal dottor Antonio Deganello, e dell’Unità operativa complessa di Ostetricia e ginecologia, diretta dal dottor Marcello Ceccaroni. Dalle 14 alle 16 verranno date informazioni sull’accoglienza del Punto Nascita del “Sacro Cuore Don Calabria”, e sull’accompagnamento al travaglio e al parto. Inoltre verranno illustrate le buone pratiche per favorire l’allattamento e rafforzare il legame madre-bambino. Per la partecipazione gratuita agli incontri – che sono aperti anche ai futuri padri o a persone di fiducia della partoriente – non è necessaria né l’impegnativa né la prenotazione. Per informazioni: 045.6013358/6013351/6013300/6013296. L’incontro mensile si svolge tutto l’anno, anche quindi d’estate, ogni primo giovedì del mese, festivi esclusi.

Se la gravidanza è a basso rischio…
Sempre per le future mamme è stato avviato un ambulatorio ostetrico in collaborazione con il ginecologo per la presa in carico della gestante a basso rischio fin dall’inizio della gravidanza.

Per l’avvio all’allattamento
Per il supporto all’avvio dell’allattamento vengono proposti degli incontri dopo qualche giorno dalla dimissione. Ad ogni neomamma è dato un primo appuntamento presso lo “Spazio mamma”, dove trova un’ostetrica o un’infermiera del Nido. Se è necessario, vengono fissati dei successivi appuntamenti (all’incirca nel primo mese di vita del bambino) sempre con l’obiettivo di supportare le fasi di avvio dell’allattamento. Per particolari bisogni viene contattato, dal personale referente, anche il pediatra del Nido.

A trenta giorni dalla nascita
Infine per il controllo del puerperio a 30 giorni dal parto è accessibile un ambulatorio gestito dalle ostetriche.