Giornata mondiale delle malattie tropicali neglette: l'IRCCS di Negrar in prima linea
Gli eventi promossi dall’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria a Verona in occasione della Giornata mondiale delle malattie tropicali neglette che ricorre il 30 gennaio. Nel programma un congresso che vede la partecipazione dei maggiori esperti nazionali ed internazionali sulle NTD. Gli esperti dell’Ospedale di Negrar: “Alcune malattie tropicali neglette sono endemiche anche in Italia. Altre lo potrebbero diventare. Come la dengue. La scorsa estate abbiamo avuto il record di casi di trasmissione autoctona. E’ necessario intensificare la ricerca e la sorveglianza”.
In occasione della Giornata mondiale delle malattie tropicali neglette (NTD-Neglected Tropical Diseases), che si celebra il 30 gennaio, l’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar -Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) per le malattie infettive e tropicali e Centro collaboratore dell’OMS per la strongiloidosi e le altre malattie tropicali neglette – è protagonista di due giorni di eventi, tra cui il congresso internazionale in corso oggi alla Camera di Commercio di Verona. Il simposio vede la partecipazione dei maggiori esperti nazionali ed internazionali sulle NTD tra cui Maria Elena Bottazzi, microbiologa honduregna naturalizzata statunitense di origine italiana, docente al Baylor College of Medicine di Houston (Texas). Nel 2022 è stata candidata al Nobel per la Pace, insieme al collega Peter Hotez, per aver realizzato il vaccino Corbevax contro il Covid-19 senza depositare il brevetto, affinché fosse accessibile economicamente anche ai Paesi più poveri.
E’ interventa anche Denise Mupfasoni, del Dipartimento dell’OMS per il controllo delle malattie neglette di Ginevra, e Adriano Casulli dell’Istituto Superiore di Sanità con cui collabora anche il Dipartimento di Negrar.
L’incontro internazionale è stato preceduto ieri dall’Iniziativa “Ricercatori in cammino”, a cui hanno aderito 250 ragazzi delle scuole medie superiori e che ha avuto come ospite il noto divulgatore televisivo e presidente della Società Metereologica Italiana,
Alla Camera di Commercio è stata allestita anche la mostra “Salute dimenticata. Immagini per ricordare le NTD”, gentilmente concessa da Pintre-Associazione Percorsi Intrecciati Onlus, 25 pannelli sulle malattie tropicali neglette e le lro conseguenze sulla popolazione.
QUALI SONO LE MALATTIE TROPICALI NEGLETTE
1,7 miliardi di persone colpite e mezzo milione di morti all’anno
Le malattie tropicali neglette sono un gruppo eterogeneo di patologie, molte delle quali infettive, causate da virus, batteri, parassiti, funghi e tossine. Si stima che siano 1,7 miliardi di persone nel mondo che necessitano di interventi sanitari a causa delle NTD e con mezzo milione i decessi all’anno.
Le accomuna il fatto di essere “dimenticate” (neglette) dalla ricerca pubblica e privata (per molte non esistono né terapie né vaccini) e di avere origine, oltre che maggiore diffusione, nelle zone povere e marginalizzate delle aree tropicali e subtropicali. Un indicatore importante, misura della gravità globale di una malattia, è il DALY, cioè la somma degli anni di vita persi per mortalità prematura (Years of Life Lost -YLLs) e degli anni di vita vissuti in condizioni di salute non ottimale o di disabilità. Il DALY relativo alla malattie tropicali neglette è di 19milioni. A tutto questo si aggiunge lo stigma, e quindi l’isolamento sociale, che molte di queste malattie portano con loro deturpando il corpo delle persone colpite.
LA ROAD MAP DELL’OMS PER ELIMINARLE
Gli obiettivi per il 2030 sono ancora lontani
“L’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2021 ha delineato una road map per ridurre entro il 2030 l’impatto mondiale delle NTD, su cui sarà fatto il punto nel corso del congresso “NTD days: towards 2030 targets” . “La riduzione globale del numero di persone che necessitano interventi contro queste patologie è stimata attualmente al 25% contro il target del 90% fissato dall’OMS” ha spiegato la dottoressa Dora Buonfrate, direttrice del Centro collaboratore dell’OMS per la strongiloidosi e le altre malattie tropicali neglette. “Questo anche in conseguenza dell’epidemia da COVID-19 che in molte aree ha determinato l’interruzione dei programmi di controllo delle NTD con ripercussioni sull’aumento dei casi. Ci sono invece risultati più confortanti sul numero dei Paesi che hanno certificato l’eliminazione di almeno una NTD, altro obiettivo per il 2030: 54 sui 100 previsti. E’ innegabile – ha sottolineato – che per raggiungere quanto fissato dall’OMS sia richiesto uno sforzo straordinario da parte della comunità mondiale finalizzato a sviluppare metodologie diagnostiche da poter utilizzare sul campo in zone dove il sistema sanitario è quasi inesistente e per scoprire farmaci e vaccini. Ma soprattutto è necessario attuare politiche di sviluppo, perché queste patologie sono causate dalla povertà e a loro volta sono causa di povertà”.
OGGI LA SALUTE E’ SOLO GLOBALE
Alcune NTD sono endemiche in Italia
“Oggi più che mai si deve ragionare in termini di salute globale”, ha affermato il prof. Gobbi. “Curare chi è più lontano significa prevenire le malattie di chi ci sta accanto, considerando che viviamo in un mondo in cui la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente sono sempre più interconnesse”. Lo dimostrano le stesse malattie tropicali neglette, alcune delle quali sono presenti anche in Italia e interessano complessivamente migliaia persone. Alcune sono addirittura endemiche, come la strongiloidosi, diagnosticata soprattutto negli anziani che erano soliti camminare a piedi nudi su terreni (fino agli Sessanta) contaminati da feci umane. O come la leishmaniosi, trasmessa da flebotomi (“pappataci”). Altre lo potrebbero diventare presto. Tra queste la dengue.
ALLARME DENGUE IN ITALIA, LA FEBBRE SPACCAOSSA
La scorsa estate record di casi a trasmissione autoctona
La scorsa estate ha segnato il record nel nostro Paese di casi di dengue a trasmissione autoctona: 213 che si sommano ai 474 casi d’importazione. In Veneto si è verificato un solo caso di trasmissione locale, mentre sono stati 79 quelli importati. Complessivamente il Laboratorio di Virologia e Patogeni emergenti dell’IRCCS di Negrar ha diagnosticato 19 casi importati (il 25% dei totali in Veneto), 7 dei quali hanno necessitato il ricovero nel reparto di malattie infettive e tropicali. Nel 2023 i casi diagnosticati al Sacro Cuore Don Calabria erano stati solo 2 con un solo ricovero.
COSA E’ LA DENGUE
Malattia infettiva che non si trasmette da uomo a uomo, ma solo attraverso la zanzara tigre
La dengue è una malattia infettiva, non trasmissibile da uomo a uomo, ma attraverso la zanzara tigre, che è presente in Italia dal 1990. Asintomatica in più del 50% dei casi, può manifestarsi con sintomi simili a quelli dell’influenza, febbre alta, mal di testa, dolori dietro agli occhi e soprattutto forti dolori ai muscoli, caratteristica per cui la dengue è conosciuta come “febbre spaccaossa”. In una minima percentuale può evolversi in febbre emorragica, con perdita di sangue da diversi organi, e può avere esiti anche letali. Non esiste terapia farmacologica specifica e il vaccino, introdotto in commercio negli ultimi mesi del 2023, è indicato solo per i viaggiatori che si recano spesso in zone endemiche o dove è presente un’epidemia. L’IRCCS di Negrar dal novembre 2023 al 23 gennaio 2025 ha somministrato 399 dosi di vaccino, che prevede due dosi a distanza di un minimo di 3 mesi a un massimo di 12.
PROBABILI EPIDEMIE LOCALI SEMPRE PIU’ IMPORTANTI
Intensificare la ricerca e il sistema di sorveglianza
“In Italia nei prossimi anni assisteremo molto probabilmente a epidemie sempre più importanti di dengue, complice il cambiamento climatico con l’innalzamento della temperatura che favorisce la sopravvivenza della zanzara tigre oltre ai mesi estivi”, ha affermato il prof. Gobbi. “Dobbiamo essere preparati a questa probabilità intensificando la ricerca su queste patologie e rafforzando il sistema di sorveglianza. Un sistema riguardo al quale il Veneto è stato pioniere, istituendolo a partire dal 2010. Esso prevede che nel caso di diagnosi di dengue in viaggiatori internazionali sia attivata l’autorità di igiene pubblica per procedere alla disinfestazione di zanzare tigre in un raggio di 150 metri dall’abitazione del paziente. Questo per impedire il crearsi di un cluster autoctono, cioè che una zanzara punga la persona infetta e trasmetta a sua volta il virus pungendo una persona sana”.
IL RUOLO DELLA POPOLAZIONE NEL CONTROLLO DI QUESTE PATOLOGIE
Rivolgersi sempre al Pronto Soccorso in caso di febbre dopo un viaggio in zone tropicali
Il contributo della popolazione è fondamentale nella sorveglianza di queste patologie. “In caso di febbre o altro malessere al ritorno da un viaggio in zone tropicali è necessario rivolgersi il prima possibile al Pronto Soccorso di un ospedale con un reparto di malattie infettive”, è la raccomandazione di Gobbi. “In questo modo si potranno ricevere tempestivamente le cure necessarie: non dimentichiamo che recentemente sono deceduti due connazionali per una malattia tropicale, non negletta, la malaria, contratta in Africa. Inoltre il ricorso al Pronto Soccorso permetterà ai sanitari, in presenza di una diagnosi positiva di infezione da virus trasmesso dalla zanzara tigre, di attivare subito l’autorità locale di igiene pubblica. E’ altrettanto importante fare informazione in ambito medico, affinché di fronte a febbri estive apparentemente senza causa si inseriscano nella diagnosi differenziale anche le arbovirosi”.
Oltre 200 studenti alla ricerca di virus e batteri per conoscere le malattie tropicali “dimenticate”

Si è svolto l’evento “Ricercatori in cammino”, uno degli appuntamenti organizzati dall’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar in occasione della Giornata mondiale delle malattie tropicali neglette, che ricorre il 30 gennaio. All’iniziativa hanno aderito oltre 200 studenti di alcuni Istituti di Verona e provincia. I ragazzi hanno percorso un viaggio virtuale in Asia, Africa e Sud America alla ricerca di virus e batteri, accompagnati da medici e ricercatori del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali. Sono stati installati anche 14 microscopi. Ospite della giornata: Luca Mercalli, il noto divulgatore televisivo e presidente Società Meteorologica Italiana,
Oggi presso la Camera di Commercio di Verona si è svolto l’evento “Ricercatori in cammino”, uno degli appuntamenti organizzati dall’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar in occasione della Giornata mondiale delle malattie tropicali neglette, che ricorre il 30 gennaio. All’iniziativa hanno aderito oltre 200 studenti di alcuni Istituti di Verona e provincia. Nel pomeriggio i ragazzi hanno percorso un viaggio virtuale in Asia, Africa e Sud America alla ricerca di virus e batteri, accompagnati da medici e ricercatori del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali. Sono stati installati anche 14 microscopi.
Ospite della mattinata, Luca Mercalli, il noto divulgatore televisivo e presidente Società Meteorologica Italiana, il quale, dati scientifici alla mano, ha dimostrato che le “condizioni cliniche” del nostro Pianeta rischiano di di peggiorare irreversibilimente a causa del riscaldamento globale. “Se l’Accordo di Parigi non sarà rispettato al più presto – ha sottolineato – ci aspetta un incremento termico globale fino a 5 gradi entro fine secolo. Incremento che si tradurrà in più ondate di calore africano, desertificazione e siccità, tempeste più frequenti, e un aumento del livello del mare di oltre un metro. Inoltre vi saranno perdite di produzione agricola, danni alle infrastrutture e alle persone e grandi migrazioni. Oltre a una maggiore diffusione di malattie tropicali”. Per invertire la rotta e salvare la salute del globo terrestre, e quindi la nostra, è necessario una terapia d’urto, cioè “il passaggio dalle energie fossili a quelle rinnovabili per ridurre l’immissione di anidride carbonica, una maggior efficienza nell’uso e nel riciclo delle materie prime e ripensare la crescita economica che non può essere considerata infinita in un mondo dalle dimensioni limitate”. Siamo in un’era geologica, l’Antropocene, “in cui attività di quasi otto miliardi di persone rischiano di rendere il nostro pianeta ostile alla vita delle generazioni future. La possibilità di ridurre i danni esiste ancora, ma richiede uno sforzo rapido e imponente”.
A confermare l’influenza dei cambiamenti climatici sulla nostra salute e sulla migrazione delle malattie tropicali oltre i confini di origine, è stato l’intervento del professor Federico Gobbi, direttore scientifico dell’IRCCS di Negrar e direttore del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali dello stesso ospedale. “Lo scorso anno in Italia abbiamo registrato nel nostro Paese il record di infezioni autoctone di dengue, cioè in persone senza una storia recente di viaggi in Paesi tropicali: 213 casi che si sono sommati ai 474 di importazione. Nei prossimi anni assisteremo molto probabilmente a epidemie sempre più importanti di questa patologia tropicale negletta, complice l’innalzamento della temperatura che favorisce la sopravvivenza e la proliferazione della zanzara tigre, vettore della malattia, presente da noi dal 1990. Tuttavia non sono escluse epidemie anche di altre malattie tropicali – ha precisato – insieme alle persone, alle merci, e agli animali viaggiano anche gli insetti che trovano un nuovo habitat proprio grazie a temperature favorevoli”.
Diventa quindi fondamentale potenziare innanzitutto la ricerca. E contemporaneamente la sorveglianza, nei riguardi della quale la popolazione può dare un contributo fondamentale. “Innanzitutto tramite la prevenzione – ha proseguito – e poi rivolgendosi immediatamente al Pronto Soccorso se al ritorno di un viaggio internazionale si avverte febbre o altro malessere. In questo modo si potranno ricevere tempestivamente le cure necessarie e permettere ai sanitari, in presenza di una diagnosi positiva di infezione da virus trasmesso dalla zanzara vettore, di attivare subito l’autorità locale di igiene pubblica evitando così che da un episodio limitato si generi una epidemia estesa.
L’evento è proseguito nel pomeriggio, durante il quale gli studenti hanno indossato i panni dei ricercatori, conoscendo da vicono e tramite le indormazioni fornite dall’équipe del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali i patogeni che provocano molte malattie tropicali, tra cui la malaria. “Credo che per i ragazzi sia stata una bella opportunità per conoscere meglio la professione del ricercatore in campo medico, nell’eventualità che volessero
intraprendere questa strada – ha detto il prof. Gobbi – L’iniziativa ha anche un risvolto educativo, rafforzanzo la consapevolezza che investire risorse umane ed economiche nella ricerca su patologie apparentemente lontane da noi sia non solo un imperativo etico – ogni persona ha diritto alla salute – ma anche un vantaggio per l’intera comunità mondiale”. “Ricercatori in cammino” ha visto anche l’allestimento della mostra “Salute dimenticata. Immagini per ricordare le NTD”, gentilmente concessa da Pintre-Associazione Percorsi Intrecciati Onlus.
Verso la Giornata mondiale contro il cancro: il Cancer Center di Negrar in prima linea nella cura dei tumori

Dalla chirurgia robotica alla genetica applicata alla prevenzione, dalle strumentazioni diagnostiche con intelligenza artificiale alle terapie di ultra-precisione: nel 2024 sono state 18mila le persone affette da malattia oncologica che si sono rivolte al “Sacro Cuore Don Calabria” nel loro percorso di cura. La dottoressa Stefania Gori: “I migliori risultati di cura si ottengono solo con un’organizzazione multidisciplinare: la complessità della malattia oncologica è tale che il paziente non può essere preso in carico da un solo specialista”.
Sono 18.000 le persone affette da malattia oncologica che nel 2024 si sono rivolte all’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar per prestazioni di diagnosi, terapia o follow-up all’interno del loro percorso di cura. Una crescita del 21% rispetto a cinque anni fa quando i pazienti erano 14.812. Numeri che attestano un riconoscimento da parte dei pazienti, ottenuto grazie al progressivo, e continuo, rinnovamento tecnologico sommato a professionalità di alto livello e alla realizzazione di percorsi di cura multidisciplinari per ogni tipo di neoplasia.
In vista della Giornata mondiale contro il cancro, che ricorre il prossimo 4 febbraio, l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria ha l’attività del Cancer Center che nel 2023 ha ottenuto la certificazione da parte dell’OECI, la più importante rete europea degli Istituti Oncologici. L’incontro ha avuto come ospite il professor Paolo Marchetti, oncologo e direttore scientifico dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata di Roma, che ha tenuto un intervento sul ruolo sull’esposoma – cioè la totalità dei fattori esterni a cui è esposto un individuo – nella genesi dei tumori. In sala erano presenti anche i rappresentanti di alcune associazioni presenti nel territorio e che collaborano con l’IRCCS di Negrar: Lega Italiana per la lotta contro i tumori- Lilt; l’Associazione donne operate al seno (Andos) e Pink Darsena del Garda.
Durante l’incontro i direttori delle Unità Operative del Cancer Center sono intervenuti presentando gli aspetti più innovativi della loro attività: la chirurgia robotica con oltre il 70% degli interventi oncologici urologici effettuati con i tre robot chirurgici, impiegati anche per altre specialità; la elevata casistica di interventi in laparoscopia per il tumore all’ovaio; il ruolo fondamentale della biologia molecolare che traccia la “carta d’identità”, anche con un semplice prelievo del sangue (biopsia liquida), del tumore ai fini diagnostici, terapeutici e prognostici; la prevenzione oncologica attraverso la genetica; le strumentazioni diagnostiche di nuova generazione, tra cui due nuovi mammografi con intelligenza artificiale. E infine le terapie di ultra-precisione della Medicina Nucleare e della Radioterapia.
“Negli anni l’IRCCS di Negrar ha visto crescere le competenze professionali e tecnologiche, ma ha anche migliorato l’organizzazione con la creazione e lo sviluppo dei Gruppi Oncologici Multidisciplinari (GOM), nei quali un team di professionisti di diverse specialità discutono il caso di malattia neoplastica che per la sua complessità non può essere presa in carico da un solo specialista”, ha spiegato la dottoressa Stefania Gori, direttore del Dipartimento Oncologico. “Una simile organizzazione determina beneficio per il paziente: migliore assistenza, aumentata aderenza del percorso diagnostico-terapeutico dettato dalle Linee Guida nazionali e internazionali e aumento della sopravvivenza, maggiore opportunità di arruolamento in studi clinici, quindi accesso alle cure innovative”. Nel 2024 sono stati discussi nell’ambito dei GOM i casi clinici di 1.200 pazienti, per un totale di 1.420 verbali, che entrano a far parte del dossier clinico del paziente. Un esempio di GOM è quello della mammella: il caso della paziente viene discusso collegialmente dall’oncologo, dal radiologo, dall’anatomopatologo, dal chirurgo senologo, dal chirurgo plastico, dal genetista, dal radioterapista oncologo e dal medico nucleare.
Lo scorso anno i ricoveri oncologici sono stati 3.800 su un totale 31.500 e sono stati effettuati 2.800 interventi chirurgici per neoplasia (21.000 quelli totali). Di questi 400 hanno riguardato gli interventi maggiori per patologie neoplastiche urologiche, 236 la mammella, 93 il polmone, 131 il colon-retto, 95 le malattie tumorali ginecologiche e 116 i tumori della tiroide.
Vivere bene con la stomia è possibile: l’AIS incontra i pazienti all’IRCCS di Negrar
Venerdì 24 gennaio presso l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria, sede provinciale di AIS- Associazione italiana stomizzati, si terrà un’iniziativa di sensibilizzazione e informazione ad un adeguato approccio all’incontinenza e alle stomie. L’appuntamento è nella hall dell’Ospedale di Negrar (ingresso da viale Rizzardi): dalle 8.30 alle 13; sarà presente la presidente regionale di AIS Veneto Antonella Trolese insieme al presidente veronese, dott. Giuliano Barugola (nella foto), che assieme a operatori sanitari e volontari dell’AIS incontrerà, pazienti, famigliari e chiunque sia interessato all’argomento.
Sono oltre un migliaio le persone che nella provincia di Verona sono stomizzate, cioè hanno subito un intervento chirurgico in conseguenza del quale devono portare con sé una sacca per l’evacuazione del contenuto intestinale e vescicale. E circa 20mila invece gli incontinenti, un terzo dei quali affetti da forme tali da compromettere la quotidianità.
Ma la qualità della vita di queste persone potrebbe migliorare notevolmente se fosse fornito loro maggior supporto informativo e formativo, che le renda in grado di rispondere alle necessità quotidiane.
Venerdì 24 gennaio presso l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria, sede provinciale di AIS-Associazione italiana stomizzati, si terrà un’iniziativa di sensibilizzazione e informazione ad un adeguato approccio all’incontinenza e alle stomie. L’appuntamento è nella hall dell’Ospedale di Negrar (ingresso da viale Rizzardi): dalle 8.30 alle 13; sarà presente la presidente regionale di AIS Veneto Antonella Trolese che assieme a operatori sanitari e volontari dell’AIS incontrerà, pazienti, famigliari e chiunque sia interessato all’argomento.
“Negli ultimi anni assistiamo a un aumento delle persone con stomia, soprattutto nella popolazione sotto i 30 anni
dovuto all’incremento in questa fascia di età dell’incidenza del tumore del colon-retto e delle patologie infiammatorie croniche dell’intestino, quali la malattia di Crohn e la colite ulcerosa”, spiega il dottor Giuliano Barugola, presidente di AIS Verona e chirurgo colorettale dell’IRCCS di Negrar.
“I bisogni dei pazienti stomizzati sono molteplici e complessi – prosegue – Spaziano dalle necessità fisiche (gestione della stomia e cure mediche) a quelle psicologiche (accettazione della condizione), dalle esigenze sociali a quelle economiche (accesso ai dispositivi). Affrontare tutti questi bisogni in modo integrato e completo è essenziale per consentire alle persone stomizzate di vivere in modo più sereno e autonomo. Le associazioni, i professionisti sanitari e la famiglia giocano un ruolo cruciale in questo processo di adattamento e gestione quotidiana”.
Presso l’IRCCS di Negrar i pazienti stomizzati sono assistiti da infermiere specializzate (enterostomiste), in un ambulatorio dedicato che nel 2024 ha erogato quasi 800 prestazioni, per un totale di circa 320 pazienti di cui 135 nuovi stomizzati. L’attività delle enterostomiste (Debora Dalle Pezze, Giuditta De Grandis e Chiara Bonfante) è coadiuvata da un gruppo di volontari che ogni martedì dalle 10 alle 12 sono presenti in sede per rispondere alle varie esigenze dei pazienti. “Tra i compiti delle associazioni, oltre a quello di sensibilizzare le istituzioni sui bisogni dei pazienti, c’è la formazione dei volontari, affinché sappiamo orientare correttamente le persone stomizzate o incontinenti alle cure più appropriate e alla consapevolezza dei loro diritti”, conclude il dottor Barugola.
Il Santuario San Giovanni Calabria è tra le chiese giubilari della diocesi di Verona
Il santuario diocesano San Giovanni Calabria è tra le 16 chiese giubilari della diocesi di Verona fino al 28 dicembre 2025. Il mandato è stato consegnato dal vescovo mons. Domenico Pompili al rettore del santuario don Giacomo Cordioli durante la solenne apertura del “Giubileo della speranza” nella diocesi scaligera, avvenuta in cattedrale lo scorso 29 dicembre.
In occasione del “Giubileo della speranza”, aperto da Papa Francesco lo scorso 24 dicembre, il santuario San Giovanni Calabria sarà una delle 16 chiese giubilari della diocesi di Verona, come da decreto emanato dal vescovo mons. Domenico Pompili. Questo significa che durante l’anno giubilare per i fedeli sarà possibile ottenere l’indulgenza giubilare facendo un pellegrinaggio a San Zeno in Monte, presso la Casa Madre dell’Opera Don Calabria dove ha sede il santuario, e attenendosi alle indicazioni della Chiesa. Ecco il passaggio contenuto nel decreto del vescovo:
«In tali chiese (oltre che attraverso i sacri pellegrinaggi) per i fedeli sarà possibile lucrare l’Indulgenza giubilare, secondo le consuete indicazioni della Chiesa – confessione sacramentale individuale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice – e le specifiche disposizioni stabilite dalla Penitenzieria Apostolica per il Giubileo 2025 (Norme, II): se, individualmente o in gruppo, visiteranno devotamente qualsiasi luogo giubilare stabilito e lì, per un congruo periodo di tempo, si intratterranno nell’adorazione eucaristica e nella meditazione, concludendo con il Padre Nostro, la Professione di Fede, in qualsiasi forma legittima, e invocazioni a Maria, Madre di Dio, affinché in questo Anno Santo tutti possano “sperimentare la vicinanza della più affettuosa delle mamme, che mai abbandona i suoi figli” (Spes non confundit, n. 24)» (Vedi decreto integrale).
L’apertura del “Giubileo della speranza” a livello diocesano è avvenuta lo scorso 29 dicembre in Cattedrale con una solenne celebrazione presieduta da mons. Pompili. Durante l’evento il vescovo ha consegnato il mandato alla delegazione del santuario calabriano, guidata dal rettore don Giacomo Cordioli. Il santuario San Giovanni Calabria sarà chiesa giubilare fino al 28 dicembre 2025.
La chiesa della Casa Madre dell’Opera, sul colle di San Zeno in Monte, è stata eretta a santuario l’8 ottobre 2023 in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dalla nascita di san Giovanni Calabria. All’interno del santuario ci sono le tombe di don Calabria e di due suoi collaboratori della prima ora, cioè don Luigi Pedrollo e fratel Francesco Perez.
In Pediatria nuova unità di Terapia Subintensiva dedicata ai giovani pazienti che devono essere costantemente monitorati
All’interno del reparto di Pediatria è stata attivata un’Unità di Terapia Subintensiva dedicata ai pazienti (fino a 18 anni) che hanno un quadro clinico complesso, ma non critico. La stanza dispone di due letti dotati di dispositivi per il monitoraggio continuo e il supporto di ventilazione non invasiva, con un’assistenza infermieristica dedicata.
La Pediatria dell’IRCCS di Negrar ha allestito una nuova sezione di cura. Oltre alla Patologia Neonatale, presente da tempo, all’interno del reparto è stata attivata un’Unità di Terapia Subintensiva dedicata ai pazienti (fino a 18 anni) che hanno un quadro clinico complesso, ma non critico. La stanza dispone di due letti dotati di dispositivi per il monitoraggio continuo e il supporto di ventilazione non invasiva, con un’assistenza infermieristica dedicata. Un ambiente accogliente e colorato anche grazie ai quadri dipinti dai pazienti con disabilità acquisita che frequentano dell’Atelier di Arteterapia del Servizio di Medicina Fisica e Riabilitativa.
“La Terapia Subintensiva è un’area di intensità di cura che accoglie pazienti ad alto rischio evolutivo o clinicamente instabili, che non possono restare in reparto, ma nemmeno ci sono indicazioni per il ricovero in terapia intensiva”, spiega il direttore della Pediatria, dottor Paolo Bonetti. “Fra questi, i bambini con difficoltà respiratoria – riprende -. Gli autunni e gli inverni seguiti agli anni della pandemia da Covid19 sono stati caratterizzati da un’alta incidenza di infezioni da virus respiratorio sinciziale (RSV), responsabile di polmoniti e soprattutto di bronchioliti, la cui pericolosità è inversamente proporzionale all’età del paziente. In alcuni casi questi pazienti possono necessitare di supporto respiratorio non invasivo, come per esempio tramite Cpap (Continuous Positive Airway Pressure), che è possibile solo in Terapia Subintensiva, dove operano infermieri e medici addestrati”.
La nuova area è dedicata anche all’assistenza post chirurgica dei bambini sotto l’anno di età. “Il nostro Ospedale effettua chirurgia pediatrica, anche ad alta complessità – prosegue il dottor Bonetti – In particolare l’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria è un centro di riferimento nazionale per la chirurgia oculistica pediatrica, interventi molto complessi che richiedono un’assistenza avanzata e un monitoraggio costante”.
Infine i due nuovi posti letto saranno a disposizione per l’assistenza dei bambini con “bisogni speciali”, affetti cioè da disabilità o da malattie croniche, che, in concomitanza con altre affezioni, creano un quadro complesso e a volte critico.
Un anno da ricordare: le immagini del 2024 al Sacro Cuore
Un anno all’insegna della ricerca e dell’innovazione, ma anche un anno ricco di progetti per migliorare i servizi al paziente, com’era nei desideri del fondatore san Giovanni Calabria. Senza dimenticare le piccole e grandi storie che ogni giorno si dipanano negli ambienti della Cittadella della Carità di Negrar, storie dove si intrecciano sofferenza, coraggio, professionalità e tanta umanità. Tutto questo e molto altro è stato il 2024 del “Sacro Cuore”, di cui nel video qui sotto raccontiamo i principali avvenimenti attraverso le immagini e le notizie pubblicate sul nostro sito.
Con l’occasione porgiamo a tutti i collaboratori, ai pazienti e ai loro familiari gli auguri di un anno nuovo ricco di speranza e serenità.
Gli auguri del Casante: "Cerchiamo di essere donne e uomini di speranza"
Il team di Chirurgia toracica premiato al congresso nazionale SIET per l'illustrazione del caso più rilevante
Nell’ambito del XXII Congresso nazionale della Società Italiana di Endoscopia Toracica (SIET), che si è svolto nelle settimane scorse a Firenze, il team, guidato dal dottor Diego Gavezzoli, ha vinto la “Case Competition” per aver presentato il caso chirurgico più rilevate ed aver svolto la migliore comunicazione tramite poster. Si tratta del primo intervento in Italia, illustrato in un consesso scientifico, che ha utilizzato la chirurgia robotica associata al verde di indocianina per l’asportazione di un adenoma paratorideo mediastinico
Prestigioso riconoscimento per l’équipe di Chirurgia toracica dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria. Nell’ambito del XXII Congresso nazionale della Società Italiana di Endoscopia Toracica (SIET), che si è svolto nelle settimane scorse a Firenze, il team, guidato dal dottor Diego Gavezzoli, ha vinto la “Case Competition” per aver presentato il caso chirurgico più interessante ed aver svolto la migliore comunicazione tramite poster (clicca qui). Alla “competizione” hanno partecipato 52 lavori presentati da chirurghi ed endoscopisti toracici, pneumologi provenienti dai maggiori ospedali di tutta Italia.
Il premio del primo classificato, vinto dalla dottoressa Rosalia Romano che ha curato l’esposizione, riguarda un corso di alta formazione sulla gestione del sanguinamento intraoperatorio in chirurgia toracica presso il Centro Multidisciplinare di chirurgia robotica di Pisa.
Il dottor Gavezzoli con le dottoresse Romano e Barbara Canneto e il dottor Gianluca Perroni sono intervenuti una signora di 73 anni per l’asportazione un adenoma paratiroideo mediastinico, tramite chirurgia robotica guidata dalla fluorescenza di verde di indocianina. Questo tracciante è impiegato nell’individuazione degli adenomi in sede cervicale, ma in letteratura non è mai stato descritto l’utilizzo come guida nell’identificazione degli adenomi mediastinici. Quello della Chirurgia toracica del “Sacro Cuore Don Calabria” è stato il primo caso in Italia di questo tipo condiviso in una comunità scientifica di Chirurgia ed Endoscopia toracica.
L’adenoma paratiroideo
L’adenoma paratiroideo è un tumore benigno delle paratiroidi, le quattro ghiandole endocrine collocate dietro alla tiroide che hanno il compito di produrre e secernere l’ormone paratiroideo o paratormone (PTH), fondamentale per mantenere un livello adeguato di calcio nel sangue (calcemia), intervenendo quando tale livello si abbassa. L’adenoma, essendo causato da una proliferazione neoplastica di cellule delle paratiroidi, determina un aumento anomalo e incontrollato della calcemia.
L’adenoma nel 75% dei casi coinvolge una delle paratiroidi inferiori; nel 15% una delle paratiroidi superiori, mentre nel 10% dei casi circa vi è coinvolgimento di paratiroidi con localizzazione “anomala”, per esempio intratiroidea o intramediastinica.
Il caso della signora ricoverata al “Sacro Cuore Don Calabria” presentava un adenoma paratiroideo mediastinico, cioè situato nel torace, con un livello di calcemia persistentemente elevato e refrattario alla terapia medica.
L’intervento chirurgico
“L’intervento di asportazione di questi adenomi varia in base alla localizzazione anatomica”, spiega il dottor Gavezzoli. “In caso di sede mediastinica, l’adenoma può essere asportato sia con le tradizionali tecniche (con un’incisione a livello del torace o dello sterno), sia con le tecniche mininvasive come la toracoscopia. La localizzazione e l’asportazione radicale del tessuto paratiroideo ectopico iperfunzionante può essere una sfida, soprattutto quando le dimensioni della lesione sono esigue e il tumore è immerso in una zona anatomica ricca di tessuto adiposo, come può essere il mediastino”.
In questo caso i chirurghi toracici, in collaborazione con il professor Paolo Brazzarola, chirurgo endocrinologico sempre dell’IRCCS di Negrar, hanno utilizzato il verde di indocianina, un tracciante fluorescente che una volta iniettato nel sangue, è migrato velocemente verso l’adenoma, rendendolo così immediatamente visibile sul monitor della consolle del robot chirurgico. “L’impiego del tracciante e della tecnica robotica hanno permesso di ottenere un’asportazione dell’adenoma radicale e sicura con l’esecuzione di sole 3 piccole incisioni da 1 cm a livello del torace, favorendo il recupero molto rapido della paziente”, ha concluso il dottor Gavezzoli.
Nella foto da sinistra: i dottori Gianluca Perrone e il dottor Diego Gavezzoli, la dottoressa Rosalia Romano e il professor Paolo Brazzarola
Prevenzione e cura del tumore del colon-retto: il futuro sono i batteri del nostro intestino
Da tempo è noto che il microbioma intestinale svolge un ruolo attivo anche nell’insorgenza e nello sviluppo del tumore del colon-retto, la seconda neoplasia più diffusa in Italia, con circa 50mila nuovi casi all’anno. Nel prossimo futuro “la carta di identità genetica” della nostra flora batterica intestinale – diversa per ogni individuo – potrebbe diventare un elemento prezioso per la diagnosi precoce e predittivo per quanto riguarda l’efficacia delle terapie oncologiche.
L’ultima frontiera della prevenzione e della cura del tumore del colon-retto si chiama microbioma, ovvero la popolazione di batteri, virus e funghi che popola il nostro corpo – a partire dall’intestino dove si trova il 70% del totale – in continua simbiosi, fisiologica o patologica, con il nostro organismo.
Da tempo è noto che il microbioma intestinale svolge un ruolo attivo anche nell’insorgenza e nello sviluppo del tumore del colon-retto, la seconda neoplasia più diffusa in Italia, con circa 50mila nuovi casi all’anno. Nel prossimo futuro “la carta di identità genetica” della nostra flora batterica intestinale – diversa per ogni individuo – potrebbe diventare un elemento prezioso per la diagnosi precoce e predittivo per quanto riguarda l’efficacia delle terapie oncologiche.
Il microbioma come svolta nel trattamento del tumore del colon-retto è proprio il titolo di una delle sessioni del congresso di chirurgia che si è svolto lo scorso venerdì 13 dicembre presso la Biblioteca Capitolare di Verona . Giunto alla sesta edizione, il simposio è stato organizzato da Giacomo Ruffo, direttore della Chirurgia Generale dell’IRCCS di Negrar, e Corrado Pedrazzani della Chirurgia Generale ed Epatobiliare dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona e professore associato dell’Università scaligera. Tra i relatori anche Antonino Spinelli, presidente per l’anno in corso dell’ESCP- European Society of Coloproctology e Massimo Carlini, presidente SIC – Società italiana di Chirurgia.
“Diversi studi hanno dimostrato correlazioni tra determinate famiglie di batteri presenti nell’intestino e cancro del colon-retto”, ha sottolineato il dottor Ruffo. “Ma esistono anche interazioni tra altre famiglie di batteri e sistema immunitario umano che svolgono un ruolo protettivo rispetto al processo di nascita e sviluppo della neoplasia”. I principali fattori di rischio del tumore del colon-retto sono riconducibili allo stile di vita, in particolare all’alimentazione. “Per ridurre il rischio di tumore potrebbe essere utile modificare il microbioma agendo sulla dieta – ha ripreso il dottor Ruffo – senza dimenticare però che l’interazione tra microbioma e tumore è molto complessa ed è oggetto delle più recenti ricerche finalizzate proprio a definirne il ruolo per la diagnosi precoce e per le terapie mirate. Inoltre la modifica del mocrobioma intestinale prima dell’intervento chirurgico è sempre più un elemento importante per ridurre l’incidenza delle complicanze post-operatorie e migliorare gli esiti oncologici”.
Un altro focus importante del Congresso ha riguardato le innovazioni in chirurgia, in particolare l’utilizzo dei robot chirurgici in dotazione sia all’ospedale di Negrar sia al Policlinico di Borgo Roma. “Grazie alla piattaforma robotica disponibile presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona e all’esperienza maturata nel corso degli anni, oggi possiamo eseguire interventi chirurgici molto complessi come i tumori del retto o quelli in cui è necessaria la resezione contemporanea di altri organi quali, per esempio, il fegato, con un altissimo grado di precisione e di sicurezza. La chirurgia mini-invasiva, e in particolare quella robotica, riduce le complicanze post-operatorie e accelera il recupero. Inoltre, permette di iniziare trattamenti post-operatori, come la chemioterapia, in tempi significativamente ridotti, migliorando ulteriormente gli esiti complessivi.” Al congresso è intervenuto Gyu-Seog Choi del Kyungpook National University Hospital di Daegu (Corea del Sud), uno dei massimi esperti di chirurgia robotica e detentore della più alta casistica di interventi effettuati con la piattaforma robotica “single port”, che consente di eseguire operazioni di chirurgia colon-rettale con alta precisione attraverso un’unica incisione di pochi centimetri.
L’incontro scientifico si è aperto con una sessione dedicata a ERAS, il protocollo chirurgico finalizzato a migliorare il recupero dopo l’intervento grazie al quale la Chirurgia Generale di Negrar – che all’anno effettua circa 400 interventi di resezione del colon, di cui 150 oncologici – ha abbattuto le complicanze post operatorie, con la conseguente riduzione dei giorni di degenza passati da una media di 8,5 a 4,6. Risultato che ha portato il reparto guidato dal dottor Ruffo ad essere certificato dall’organismo internazionale ERAS Society primo ed unico centro formatore in Italia per l’insegnamento del protocollo.
Nella foto gli organizzatori del Congresso; da sinistra: Corrado Pedrazzani, Corrado Pedrazzani della Chirurgia Generale ed Epatobiliare dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona e professore associato dell’Università scaligera, e Giacomo Ruffo, direttore della Chirurgia Generale dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar