Appropriatezza: una "terapia" che fa bene alla salute e alla Sanità

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Si parlerà di appropriatezza clinica e farmacologica venerdì 13 ottobre al “Sacro Cuore”: il rispetto delle indicazioni di prescrizione del farmaco ha come unico obiettivo la salute del paziente

Appropriatezza e razionalizzazione delle risorse, insieme a lotta agli sprechi, sono termini entrati ormai nel lessico della politica e dell’informazione quando il tema è la sanità, sempre più costosa e sempre con meno finanziamenti a disposizione. Spesso sono parole che vengono interpretate come “tagli”, soprattutto quando il cittadino di fronte alla richiesta di un esame o di un farmaco, si sente rispondere: “Non è indicato”, ovvero non è appropriato.

Di appropriatezza clinica e farmacologica si parlerà venerdì 13 ottobre all’ospedale Sacro Cuore Don Calabria, in un convegno organizzato dal Servizio di Farmacia, diretto dalla dottoressa Teresa Zuppini, e rivolto a medici, farmacisti e infermieri (in allegato il programma).

Ma cosa significa appropriatezza? “Quando si parla di scelte appropriate nella terapia medica – risponde la farmacista Lorenza Cipriano, responsabile scientifico dell’incontro – abbiamo da un lato il paziente con le sue esigenze di salute e dall’altro il rispetto delle regole del Sistema Sanitario Nazionale che prevedono la prescrivibilità dei farmaci secondo precise indicazioni. In mezzo a questi due estremi ci sono i medici e i farmacisti, con un ruolo ben definito: quello di collaborare, ciascuno con la propria professionalità e competenza, per garantire l’efficacia e la sicurezza delle terapie prescritte al paziente”. Una “combinazione virtuosa” che determina la sostenibilità del sistema-Sanità.

Se il farmaco è prescritto al di fuori delle indicazioni e dei dosaggi per i quali ne è stata valutata l’efficacia può indurre tossicità ed effetti avversi che vanno a gravare sulla salute del paziente stesso esponendolo a rischi ingiustificati – prosegue la dottoressa Cipriano -. Questo avviene soprattutto nel caso di assunzione di più farmaci che creano interazione tra di loro e con farmaci di facile accessibilità”.

Tra questi gli inibitori di pompa protonica (pantoprazolo, omeprazolo, lansoprazolo…) di cui si parlerà durante il convegno. Sono farmaci rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale per la cura/prevenzione di importanti patologie quali la gastropatia da FANS (Farmaci anti-infiammatori non Steroidei) e il trattamento delle patologie acido-correlate. La solida evidenza a supporto dell’efficacia degli inibitori di pompa protonica e il loro elevato profilo di sicurezza, almeno nel breve termine, hanno contribuito nel tempo ad un’eccessiva prescrizione di questi farmaci. Il loro impiego anche per diagnosi non documentate o non coerenti con le note dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) determinano annualmente rilevanti ricadute sul SSN.

“Per coniugare efficacia, sicurezza e sostenibilità del sistema – conclude la farmacista – rimane quindi fondamentale il rispetto delle linee guida prescrittive indicate da AIFA e dalla Regione Veneto. Ma anche la de-prescrizione e la Slow Medicine, cioè la condivisione del percorso di cura da parte di tutti gli attori in gioco: professionisti sanitari e lo stesso paziente, che deve aderire alla terapia affinché sia più efficace possibile”.


HyperArc: il "Sacro Cuore" fa scuola nei meeting internazionali

L’ospedale di Negrar è stato il primo al mondo ad utilizzare questo innovativo trattamento di radiochirurgia delle metastasi cerebrali multiple- Il professor Alongi: “I risultati preliminari sui primi pazienti sono promettenti”

In occasione della celebrazione della Festa di Don Calabria all’ospedale di Negrar – che si è tenuta mercoledì 4 ottobre – il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, ha visitato la Radioterapia Oncologica.

Era presente anche il professor Stefano Maria Magrini, presidente eletto dell’Associazione Italiana di Radioterapia Oncologica e preside della Scuola di Medicina dell’Università di Brescia, dove il professor Filippo Alongi, direttore della Radioterapia Oncologia del “Sacro Cuore Don Calabria, è professore associato (insieme nella Photo Gallery)

Nel bunker che ospita l’acceleratore lineare Truebeam, il professor Alongi i e vertici della struttura ospedaliera, hanno illustrato al Presidente il funzionamento di HyperArc, l’innovativo trattamento di radiochirurgia per le metastasi cerebrali multiple in una sola seduta.

Quello di Negrar è stato il primo ospedale al mondo ad utilizzare la nuova tecnica di Radiochirurgia che apre nuovi scenari terapeutici per i pazienti colpiti da numerose lesioni oncologiche cerebrali e candidabili, nella maggior parte dei casi, alla sola terapia palliativa.

Successivamente, il nuovo sistema è stato installato nei Centri di Radioterapia Oncologica di Glasgow (Scozia) e di Zurigo (Svizzera).

Il professor Alongi in questi mesi è impegnato in vari meeting internazionali. Poche settimane fa, in un evento contestuale all’apertura del Congresso dell’Associazione Americana di Radioterapia Oncologica (ASTRO) che si tenuto a San Diego (Stati Uniti), il professor Alongi, unico europeo tra i relatori, ha illustrato a una platea di oltre mille colleghi i primi risultati sui pazienti (nella Photo Gallery)

“I primi pazienti sottoposti a controllo successivo al trattamento hanno riportato risultati preliminari promettenti di risposta completa – spiega il professor Alongi -. Inoltre abbiamo dimostrato che grazie al nuovo sistema è possibile colpire in maniera circoscritta e in una sola seduta di al massimo 10 minuti più metastasi, senza coinvolgere il tessuto sano, come è più frequente con la radioterapia tradizionale. Questo rende il trattamento ben tollerato e ripetibile, senza effetti collaterali pesanti sul paziente”.

Il professor Filippo Alongi è stato relatore sullo stesso argomento al Congresso dell’Associazione Austriaca di Radioterapia Oncologica a Linz e parteciperà a un altro meeting oncologico a Berlino il 3 e il 4 novembre.


Le foto di san Giovanni Calabria a Negrar

L’8 ottobre ricorre la festa liturgica del santo veronese fondatore di tante opere in favore dei bambini abbandonati e degli ammalati, tra le quali la Cittadella della Carità. Lo ricordiamo con le foto delle sue tante visite a Negrar

Oggi, 8 ottobre, si celebra in tutto il mondo la festa liturgica di San Giovanni Calabria, il sacerdote veronese canonizzato da Giovanni Paolo II nel 1999. Don Calabria, che nacque proprio l’8 ottobre 1873 e morì il 4 dicembre 1954, durante la sua vita fu iniziatore di molte opere in favore dei fanciulli abbandonati e degli ammalati. Tra queste anche la Cittadella della Carità di Negrar (vedi sito dell’Opera con il messaggio del Casante padre Miguel Tofful alla Famiglia calabriana).

 

A Negrar don Calabria arrivò nel dicembre 1933, quando accettò di farsi carico di un piccolo ricovero per anziani poveri, chiamato Sacro Cuore, dopo la morte del parroco don Angelo Sempreboni che lo aveva fondato. “Qui nascerà una grande opera”, diceva don Calabria guardando la distesa di campi dal balcone del primo nucleo del Sacro Cuore (nella zona dell’attuale pronto soccorso). Il santo aveva sempre avuto una particolare predilezione per gli ammalati, fin dai tempi del servizio militare dove era stato assegnato alla quinta compagnia di sanità presso l’ospedale militare di Verona.

 

Negli anni successivi don Calabria venne molto spesso a Negrar, anche a causa dei suoi numerosi problemi di salute negli ultimi anni di vita. Per ricordarlo nel giorno della sua festa pubblichiamo le foto delle sue tante visite alla Cittadella della Carità, alcune delle quali molto rare ed inedite.


Il presidente Zaia posa la prima pietra del "nuovo" ospedale

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In occasione della Festa di Don Calabria, hanno preso il via ufficialmente i lavori di riqualificazione dell’ospedale. Zaia: “Grazie Negrar, perché con i vostri investimenti in tecnologia e professionalità siete un’eccellenza della Sanità veneta”

Con la posa della prima pietra da parte del presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, sono iniziati ufficialmente i lavori del grande progetto di riqualificazione strutturale dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, che avranno la durata di cinque anni (vedi video con le interviste e le immagini della giornata).

La cerimonia si è tenuta questa mattinain occasione della Festa del Santo fondatore dell’ospedale, nell’area- tra il “Don Calabria” e Casa Nogarè – dove è già ben visibile il grande scavo per la realizzazione dell’ingresso generale del nosocomio.

Il Presidente Zaia, l’assessore alla Sanità veneta, Luca Coletto, e i vertici del nosocomio hanno firmato una pergamena-ricordo dell’evento che è stata inserita nella prima pietra della nuova palazzina, benedetta poi da padre Migue Tofful, superiore generale dell’Opera Don Calabria.

“I biografi ci raccontano – ha detto fratel Gedovar Nazzari, presidente dell’ospedale – che don Calabria, affacciandosi a uno dei balconi del primissimo nucleo della struttura e abbracciando con lo sguardo una distesa di campi, disse: “Diventerà una cosa grande”. Fu una profezia che si è avverata nel corso degli anni. Oggi l’ospedale Sacro Cuore Don Calabria è il quinto ospedale del Veneto, un polo oncologico e un Centro di riferimento a livello nazionale per molte patologie. Vi lavorano più di 2mila collaboratoriUn risultato reso possibile con notevoli investimenti in innovazioni scientifiche e tecnologiche. E per merito di tutti i collaboratori, nessuno escluso, che negli anni hanno investito qui la loro professionalità e il loro impegno. Ma anche un risultato raggiunto grazie alla condivisione di progetti e obiettivi con tutte le istituzioni, in primo luogo con la Regione. Il progetto di riqualificazione dell’ospedale – ha sottolineato – ha l’intendo di adeguare la struttura a questo straordinario sviluppo. Considerare il malato il nostro unico padrone dopo Dio, come ci ha insegnato Don Calabria, significa anche offrirgli un ambiente moderno e funzionale. E più bello, perché anche la bellezza può contribuire ad alleggerire il fardello della malattia”.

“Credo che in questo presidio l’umanizzazione sia una filosofia aziendale – ha affermato il presidente Zaia – Umanizzare le cure è importante, ma, poiché l’ospedale non è un albergo, è necessario investire in professionalità e tecnologia, come ha sempre fatto Negrar. Per questo vi ringrazio, anche perché così operando siete un argine contro la migrazione sanitaria. Non riesco a comprendere il motivo per cui un veneto dovrebbe andare a curarsi fuori regione o all’estero: la nostra Sanità è di altissimo livello avendo puntato sulle specializzazioni. Al “Sacro Cuore-Don Calabria”, per esempio, ci sono eccellenze come il Centro per le Malattie Tropicali e un Dipartimento Oncologico che in radioterapia può avvalersi di un trattamento per le metastasi cerebrali che solo tre Centri in Europa hanno“.

Il Governatore ha poi chiuso ringraziando ancora Negrar “perché è sempre stato parte integrante della comunità sanitaria e scientifica del Veneto, ha sempre saputo fare rete, un grande pregio rispetto ad altri ospedali a gestione privata”.

Nello specifico della riqualificazione dell’ospedale, è intervenuto a margine della cerimonia, l’amministratore delegato, Mario Piccinini: “Questa è una giornata storica perché abbiamo posato la prima pietra di un grande progetto che cambierà l’immagine dell’ospedale. Iniziamo dalla palazzina, ingresso generale dell’intero presidio, ma poi proseguiremo con l’ampliamento del Pronto Soccorso, una nuova collocazione dell’Oncologia, un Centro di Ricerca per le Malattie Tropicali, un Centro Congressi e un giardino pensile... Il nostro intento è quello di adeguare la struttura allo sviluppo esponenziale dal punto di vista tecnologico e professionale che l’ospedale ha avuto negli ultimi decenni. Con un occhio attento sempre a coloro che si rivolgono a noi, a cui vogliamo offrire un ospedale bello e funzionale, accessibile in tutti i suoi ambiti da percorsi coperti e facilmente raggiungibili da un unico ingresso” (vedi approfondimento sul progetto).

Dopo la posa della prima pietra, al presidente Zaia sono state mostrate le due ultime acquisizioni tecnologiche dell’ospedale. Filippo Alongi, direttore della Radioterapia Oncologica e professore associato all’Università di Brescia, ha illustrato HyperArc, un innovativo sistema per il trattamento radiochirurgico delle metastasi cerebrali multiple in una sola seduta. Mentre il dottor Giovanni Carbognin, direttore della Diagnostica per immagini, ha sottolineato le applicazioni della la nuova TAC a doppia energia, particolarmente indicata per lo studio del sistema cardiovascolare: grazie alla velocità di acquisizione delle immagini riesce a fotografare un solo battito del cuore.

In Photo Galley il foto-racconto dell’evento


Obesity Day: visite gratuite con il team di specialisti dell'obesità

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Il 10 e l’11 ottobre gli specialisti saranno disposizione al Centro Diagnostico Terapeutico per colloqui informativi sull’obesità e sugli interventi per affrontarla, tra cui il supporto psicologico e la chirurgia bariatrica. E’ necessaria la prenotazione

In occasione dell’Obesity Day, la Giornata di prevenzione dell’obesità che si tiene in tutto il mondo il 10 ottobre, l’ospedale Sacro Cuore Don Calabria promuove due giorni di colloqui informativi gratuiti rivolti alle persone con problemi di sovrappeso e a tutti coloro che sono interessati ad avere maggiori informazioni sulla malattia e sugli interventi per affrontarla. Fra questi il supporto psicologico e la chirurgia bariatrica.

L’appuntamento è per martedì 10 e mercoledì 11 ottobre dalle 9 alle 17 al Centro Diagnostico Terapeutico di via San Marco 121 (Verona)dove a ricevere i cittadini sarà un team formato dalla dietista Federica Scali, dalla psicologa Eleonora Geccherle, dai chirurghi bariatrici Irene Gentile e Roberto Rossini e dal medico gastroenterologo Emanuela Fortuna (in allegato la locandina e il pieghevole esplicativo).

Non è necessaria l’impegnativa del medico di medicina generale, ma la prenotazione ai numeri 045.6013493 o 045.6013024 (dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 15).

L’obesità – che in Italia coinvolge 6 milioni di persone, il 10% della popolazione – non è un problema un mero estetico, ma rientra a pieno titolo nell’elenco delle patologie. Infatti un obeso ha un’aspettativa di vita inferiore a 10 anni rispetto a quella di un coetaneo normopeso, in quanto l’obesità è quasi sempre accompagnata da diabete, ipertensione, patologie cardiovascolari e respiratorie.

Dieta ipocalorica e costante attività fisica sono le vie maestre per ottenere un calo ponderale. Ma quando i chili in eccesso sono davvero troppi e i vari tentativi per eliminarli sono falliti più volte, può intervenire la chirurgia bariatrica.

Dal 2015 presso l’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria è stata avviata un’attività chirurgica per la cura dell’obesità, indicata per i pazienti con un indice di massa corporea (BMI) superiore a 40, ma anche oltre ai 35 se sono presenti altre patologie. Si rivolgono al Centro soprattutto donne (la media è di 30 anni) che nonostante molteplici tentativi non sono riuscite a perdere peso o lo hanno riacquistato, spesso con gli interessi, dopo un momentaneo dimagrimento.

A Negrar vengono effettuati due tipi d’intervento a seconda delle indicazioniIl bypass gastrico, condotto tramite il robot Da Vinci Xi, consiste nella creazione di una piccola sacca gastrica collegata direttamente al piccolo intestino. Riducendosi drasticamente l’ampiezza dello stomaco, il paziente avverte subito una sensazione di sazietà e contemporaneamente viene ridotto anche l’assorbimento del cibo.

In laparoscopia viene invece eseguita la sleeve gastrectomy che consiste nell’asportazione di gran parte dello stomaco. Questo assume la forma di un tubo collegato al duodeno. Anche la sleeve gastrectomy ha come risultato maggior senso di sazietà, non solo per la riduzione dello spazio di contenimento del cibo, ma anche perché viene asportata quella parte dello stomaco deputata alla produzione di un ormone che favorisce l’appetito.

Dopo, l’intervento, con entrambe le tecniche chirurgiche, il paziente arriva ad assumere una quantità di cibo fino a dieci volte inferire rispetto a quella consumata prima dell’operazione inducendo così un notevole calo ponderale.


Ma l’intervento fine a se stesso non è risolutivo se non accompagnato da un radicale cambiamento di stile di vita, dove il cibo non può più rappresentare una compensazione emotiva come spesso succede in molti pazienti obesi
.

Per questo l’atto chirurgico viene preceduto da uno scrupoloso studio psicologico e delle abitudini alimentari per verificare l’idoneità del paziente prima e successivamente all’intervento.

A questo proposito l’ospedale di Negrar oltre ad avere un team multispecialistico la presenza di una psicologa e di una dietista, collabora con l’Unità funzionale di Riabilitazione Nutrizionale della Casa di Cura Villa Garda dove il paziente può svolgere un percorso psicologico e di educazione alimentare (in regime di ricovero o in day hospital) di tre settimane prima di accedere all’intervento.


Tumori neuroendocrini: incontro per i pazienti in via San Marco

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Sabato 7 ottobre il Centro Diagnostico Terapeutico di Verona ospita un incontro dedicato alle persone con tumori neuroendocrini: si parlerà di terapie, ma anche di diritti dei malati, di sostegno psicologico e di alimentazione, con un pranzo speciale

Sono tumori rari (2,5 casi all’anno ogni 100mila abitanti) che hanno origine dalle cellule del sistema neuroendocrino. Colpiscono organi come il pancreas, l’intestino e il polmone, ma, a differenza delle altre forme neoplastiche che aggrediscono gli stessi distretti anatomici, quelli neuroendocrini hanno ampie opportunità terapeutiche e prognosi favorevoli. Tuttavia la convivenza con la malattia e il riproporsi ciclicamente la necessità di effettuare le cure, comportano pesanti ripercussioni sulla qualità di vita di chi è affetto da questi tumori, spesso persone giovani in piena attività lavorativa.

Per ribadire l’importanza di un’alleanza tra medico e paziente al fine di combattere la patologia, sabato 7 ottobre, a partire dalle 9, al Centro Diagnostico Terapeutico Ospedale Sacro Cuore di via San Marco 121 a Verona (area Centro Polifunzionale Don Calabria) si terrà l’incontro “Connettiamoci!” – un gioco di parole dove NET è l’acronimo di Neuroendocrine Tumours – a cui sono invitati in particolare i malati e i loro familiari.

Ad organizzarlo l’équipe multidisciplinare dell’Ambulatorio Net dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria, coordinata dal chirurgo Letizia Boninsegna, che si occupa della presa in carico del paziente dalla diagnosi alla terapia, fino al follow up. “Si tratta di neoplasie complesse che richiedono un approccio multispecialistico e metodiche diagnostico-terapeutiche all’avanguardia, per esempio nel campo della Medicina Nucleare, tutte presenti nel nostro ospedale“, sottolineano gli organizzatori (per saperne di più: L’ambulatorio per i tumori neuroendocrini).

La mattinata prevede un ampio spazio riservato alle domande dei pazienti, a cui risponderanno non solo i medici di Negrar, ma anche il vicepresidente nazionale dell’associazione Net Italy, Giorgio Piffer, e la professoressa Paola Tomassetti, una delle massime esperte di tumori neuroendocrini nel nostro Paese (in allegato il programma).

Saranno affrontati anche temi come i diritti dei malati e le tutele, in ambito lavorativo, previste dalla legge e verrà sottolineata l’importanza di un supporto psicologico, in quanto la convivenza per molto tempo con la malattia e le terapie ha ripercussioni emotive non solo sul malato ma anche su tutta la famiglia. Si parlerà infine di alimentazione, non solo dal punto di vista teorico.

Infatti grazie alla disponibilità del preside Samuele Antonio Moretti, gli chef della scuola alberghiera del Centro Servizi Formativi Stimmatini, Luca Magagnotti e Sandro Moro, aiutati dal professor Luigi Poli e dagli studenti, prepareranno alcuni piatti accompagnati dal pane d’orzo dei maestri fornai Fabio Bodini, Paolo Deganello e Nicola Zambiasi.

“Un’attenta alimentazione è molto importante per chi è affetto da tumore neuroendocrino – conclude la dottoressa Boninsegna – . Per esempio il paziente che ha subito l’intervento per un tumore neuroendocrino del pancreas, può avere problemi di intolleranza glucidica o di diabete. Mentre coloro che sono stati operati all’intestino, hanno difficoltà di transito intestinale. Questo non significa dover rinunciare al piacere della tavola. Con l’allestimento di questo pranzo vogliamo dimostrare che nonostante la malattia, è possibile assumere una dieta varia, bilanciata e gustosa“.


I protoni, come "proiettili" per curare il cancro

Giovedì 5 ottobre il “Sacro Cuore Don Calabria” ospita un convegno sugli sviluppi clinici futuri della protonterapia, una particolare terapia che usa i protoni per “colpire” il cancro. Interverranno i maggiori esperti italiani del settore

Si parlerà di protonterapia, giovedì 5 ottobre (dalle 15) all’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, in un convegno che vedrà la partecipazione di alcuni fra i maggiori esperti di questa forma particolare di radioterapia per la cura dei tumori, presente ancora in pochi centri in Italia.

Interverranno infatti specialisti provenienti dall’Istituto Nazionale dei Tumori e dall’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano, dal Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica-CNAO di Pavia e dell’Istituto Oncologico Veneto di Padova. Tra i relatori anche Adriano Garonna, fisico e ricercatore del CERN di Ginevra e Roberto Orecchia, Direttore Scientifico Fondazione CNAO e Direttore Scientifico dello IEO.

L’appuntamento scientifico è promosso dalla dottoressa Stefania Gori, direttore dell’Oncologia Medica dell’Ospedale di Negrar e presidente eletto dell’Aiom (Associazione italiana oncologi medici).

“La protonterapia rappresenta una forma di radioterapia che utilizza particelle pesanti, nello specifico protoni, per la cura dei tumori”, spiega il professor Filippo Alongi, direttore della Radioterapia Oncologica dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria e professore associato di Radioterapia all’Università di Brescia.

“Specificamente, rispetto ai fotoni utilizzati nella radioterapia tradizionale, i protoni presentano caratteristiche ‘balistiche e biologiche’ diverse – prosegue -. Dal punto di vista del potere di penetrazione dei tessuti, i protoni hanno la capacità di raggiungere la massa tumorale e cedere gran parte della loro energia distruttiva antitumorale ad una specifica profondità, come un proiettile che esplode esclusivamente quando arriva dentro il bersaglio. Con poche possibilità di errore, sopratutto se il bersaglio è immobile. Dal punto di vista biologico, inoltre, i protoni, a parità di dose erogata presentano rispetto ai fotoni della radioterapia a raggi X, un’efficacia maggiore nel danneggiare le cellule tumorali“.

I protoni sono infatti utilizzati per i tumori pediatrici dove, grazie alla possibilità balistica selettiva di risparmiare gli organi sani, possono ridurre le problematiche di sviluppo dei tessuti in crescita o il rischio di secondi tumori. La protonterapia viene inoltre proposta per i tumori radioresistenti e nei ritrattamenti per escludere il più possibile i tessuti già irradiati.

“Ogni giorno in Italia vengono diagnosticati oltre mille casi di tumore maligno – spiega la dottoressa Gori – ma grazie ai miglioramenti diagnostici e terapeutici è comunque aumentata negli ultimi decenni la sopravvivenza a 5 anni. Inoltre oggi in Italia vivono 3.300mila persone che hanno avuto nella loro vita una diagnosi di cancro e molte delle quali possono essere considerate guarite. Questi “numeri” indicano i progressi ottenuti nella lotta al cancro, ma sottolineano anche la necessità di utilizzare nel prossimo futuro trattamenti molto efficaci e tuttavia associati a minor tossicità, anche a lungo termine, al fine di salvaguardare la qualità di vita dei pazienti oncologici. Tra questi c’è anche la protonterapia”.

L’impiego clinico dei protoni è limitato alla presenza di pochi centri al mondo anche a causa dei costi, in passato proibitivi, per la costruzione e la manutenzione dei Centri. In Italia sono attive tre strutture dedicate: CNAO di Pavia, il Centro di Protonterapia di Trento ed una terza, a Catania, dedicata alle patologie dell’occhio, disponibile tuttavia solo per pochi mesi all’anno, perché riservata alla ricerca della fisica delle particelle.

“La recente evoluzione tecnologica e ingegneristica dei macchinari oggi consente la realizzazione di Centri di protonterapia con costi meno onerosi – conclude il professor Alongi – tanto da rendere plausibile la creazione di nuove strutture anche in Italia, non dimenticando che i trattamenti di protonterapia sono stati inseriti dal ministero della Salute nei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza“.


Festa di Don Calabria con la posa della prima pietra del "nuovo" Ospedale

Il 4 ottobre, in occasione della Festa del Santo fondatore dell’Ospedale, il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, poserà la prima pietra del grande progetto di riqualificazione strutturale del “Sacro Cuore Don Calabria”

La migliore accoglienza del paziente è al centro della Festa di Don Calabria, che il 4 ottobre vedrà il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, posare la prima pietra del progetto di riqualificazione dell’ospedale di Negrar.

La riorganizzazione complessiva, migliorando l’accesso a tutti i Servizi, ha l’obiettivo di adeguare la struttura all’esponenziale sviluppo medico-scientifico e tecnologico che il nosocomio ha avuto negli ultimi decenni.

Il primo step dei lavori, che coinvolgeranno la Cittadella della Carità per cinque anni, sarà la realizzazione della palazzina d’ingresso dell’Ospedale di cui il Presidente Zaia poserà la prima pietra.

La cerimonia avrà inizio alle 11 davanti a Casa Nogarè. Il Casante, padre Miguel Tofful, impartirà la benedizione.

Successivamente il Presidente Zaia visiterà le nuove acquisizioni tecnologiche dell’ospedale. In particolare l’innovativo sistema di radiochirurgia per il trattamento delle metastasi cerebrali multiple in una sola seduta (HyperArc) e la nuova TAC a doppia energia, il modello di ultima generazioni della Tomografia Computerizzata, particolarmente indicata per le indagini cardiovascolari.

La cerimonia della posa della prima pietra sarà preceduta dalla Messa presieduta da padre Tofful nella cappella dell’Ospedale Don Calabria. (ore 10)


Cancro: aumentano i casi ma anche le persone che guariscono

Sono più di mille le diagnosi di tumore al giorno, ma il 40% dei tumori potrebbe essere evitato con un sano stile di vita. La dottoressa Stefania Gori, presidente eletto AIOM, commenta i dati emersi dal censimento annuale della malattia oncologica

Sono più di mille al giorno, le diagnosi di tumore stimate per il 2017. Ma sono anche 3 milioni e trecentomila le persone che oggi vivono in Italia dopo una diagnosi di tumore, il 24% in più rispetto al 2010. Un bicchiere mezzo pieno, ma che fa sperare per il futuro anche grazie all’avvento di nuovi trattamenti farmacologici come l’immunoterapia. E’ quanto riporta “I numeri del cancro in Italia 2107”, il “censimento” della malattia oncologica nel nostro Paese, frutto del lavoro dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), dell’Associazione Italiana Registri Tumori (ARTIUM) e della Fondazione AIOM.

“La mortalità, – sottolinea la dottoressa Stefania Gori (nella foto con il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin), presidente eletto AIOM e direttore dell’Oncologia Medica dell’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria -, continua a diminuire in maniera significativa in entrambi i sessi. Si tratta del risultato di più fattori: la prevenzione primaria (in particolare la lotta al tabagismo), la diffusione degli screening su base nazionale e il miglioramento diffuso delle terapie in termini di efficacia e di qualità di vita in un ambito sempre più multidisciplinare e integrato. Più pazienti hanno lunghe sopravvivenze e più persone guariscono dal cancro: e questo è un importante risultato di sanità pubblica“.

Tuttavia si stima che nel 2017 le diagnosi saranno 369mila, 3.200 in più rispetto al 2016. Si muore di meno, ma ci si ammala di più.

Un incremento delle neoplasie è dovuto certamente all’invecchiamento della popolazione. Ma non solo. Seppur sia ancora non sufficiente a livello nazionale e diversificata da regione a regione, l’adesione alle campagne di screening (mammella, colon retto e cervice uterina) ha consentito un maggior numero di diagnosi in una fase precoce del tumore, quindi una migliore prognosi. Un esempio è il tumore al seno: sono 51mila i casi nel 2017, ma in crescita solo nelle fasce di età dove si è avuto un ampliamento dello screening, cioè fra i 45-49 anni e nelle over 70. E sempre grazie ai programmi di screening è in diminuzione il tumore al colon-retto: tramite l’esame del sangue occulto nelle feci e, se è positivo, la colonscopia possiamo diagnosticare lesioni ancora in fase precancerosa. Resta tuttavia ancora molto da fare nell’ambito della prevenzione primaria: il 40% dei tumori potrebbe essere evitato adottando uno stile di vita salutare (niente fumo di sigaretta, dieta corretta e attività fisica). E aderendo alle campagne di vaccinazioni che comprendono anche i vaccini contro alcuni tumori”.

Quanto incidono gli agenti infettivi?

“Si stima che l’8,5% dei casi di tumori sia dovuto a virus. Nel nostro Paese è stato calcolato che l’Helicobacter pylori è causa del 42% dei tumori dello stomaco; il virus dell’epatite B e C del 35% dei tumori del fegato; il virus del papilloma umano (HPV) del 20% dei casi di cancro alla cervice, del pene, dell’ano e del cavo orale. Nel complesso quasi 4.400 casi ogni anno sono riconducibili all’HPV, ma oggi è disponibile un’arma fondamentale per combatterlo, la vaccinazione. Dal 2007-2008 in ogni regione è offerta gratuitamente e attivamente alle dodicenni. Inoltre, tra le vaccinazioni previste nei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza e nel Piano Nazionale Vaccini 2017-2019 ora è compresa anche quella contro l’HPV nei maschi undicenni”.

Nel rapporto si legge che l’incidenza dei tumori è in netto calo negli uomini (-1,8% per anno nel 2003-2017), legato principalmente alla riduzione dei casi di cancro del polmone e della prostata, mentre è stabile nelle donne che invece registrano un notevole aumento della neoplasia polmonare. Sembra che le campagne contro il tabagismo abbiano avuto effetto solo nel mondo maschile…

“I numeri parlano chiaro: nel 2017 saranno 13.600 le diagnosi di neoplasia polmonare nella popolazione femminile, un incremento del 49% in 10 anni. E la responsabilità è sempre nel consumo di sigarette, una pratica che pochi anni fa era di prevalenza maschile”.

Dal punto di vista dei trattamenti oggi si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione: l’immunoterapia, cioè una serie di farmaci capaci di “risvegliare” il sistema immunitario nei confronti del cancro. Siamo ad una svolta nell’ambito della lotta contro i tumori?

“L’immunoterapia si sta senza dubbio dimostrando un’arma molto efficace contro il melanoma anche in fase avanzata, ma l’indicazione si è estesa anche per altri tumori, come quello polmonare e del rene. Ma l’immunoterapia è solo uno dei trattamenti, che va ad aggiungersi alle terapie target, alla chemioterapia, alla chirurgia oncologica e alla radioterapia. Oggi disponendo di tante terapie e conoscendo molto dei meccanismi biologici di diverse forme tumorali possiamo offrire a ciascun paziente un trattamento personalizzato. Un’opportunità che sta portando progressivamente alla cronicizzazione della malattia neoplastica“.

elena.zuppini@sacrocuore.it

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Lesioni spinali: la riabilitazione esce dalla palestra

Venerdì 22 settembre si svolgerà negli ambienti dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria una gara di orienteering con protagonisti i pazienti dell’Unità Spinale, accompagnati da volontari e fisioterapisti

La riabilitazione, anche nei casi di gravi lesioni spinali, non si fa solo nella palestra dell’ospedale. Invece per un recupero più rapido e completo è opportuno guardare fuori, alla vita di tutti i giorni, già durante il ricovero. Ne è convinto il dottor Renato Avesani, direttore del Dipartimento di Riabilitazione dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, e ne è convinto tutto il personale che giornalmente lavora a contatto con i pazienti. Ed è proprio questo il senso di una originale iniziativa che si terrà venerdì 22 settembre presso il nosocomio della Valpolicella, ovvero una gara di orienteering che vedrà come concorrenti i pazienti dell’Unità Spinale dell’ospedale.

 

La gara è l’occasione per concludere con un momento di festa il programma delle attività sportive e delle uscite fatte con i nostri pazienti durante l’estate – dice Avesani – un programma molto ricco grazie soprattutto all’impegno e alla grande disponibilità dei nostri fisioterapisti e dei volontari”.

 

L’Unità Spinale del Sacro Cuore, diretta dal Dr. G. Armani, può accogliere fino a 15 degenti che hanno subito lesioni midollari in seguito a trauma o patologia. In genere il ricovero a fini riabilitativi dura da 2 a 8 mesi, per cui in un anno le degenze sono mediamente comprese tra le 20 e le 30 unità. Per questi pazienti, oltre alla normale attività di palestra per il recupero delle funzionalità motorie, c’è ormai una tradizione consolidata di attività sportive “extraospedaliere”, rese possibili grazie alla collaborazione con l’area Polisportiva del Centro Polifunzionale Don Calabria di via San Marco a Verona: si va dalla canoa al basket, dal nuoto all’handbike, dal tiro con l’arco fino allo sci. E poi ci sono le uscite, fatte con cadenza settimanale negli ambienti della quotidianità, come ad esempio al supermercato o al parco.

 

Durante l’evento del 22 settembre, gli utenti in carrozzella saranno impegnati su un percorso disegnato appositamente all’interno dell’ospedale dai volontari dell’Asd Orient Express di Verona, associazione che da 30 anni si occupa di orienteering sportivo. La gara, con inizio alle ore 13, si svolgerà su 15 punti distribuiti tra spazi comuni interni e parco esterno del nosocomio. La partecipazione sarà a coppie, in quanto ogni utente sarà affiancato da un volontario, anch’egli in carrozzella, del Galm Verona (Gruppo di Animazione dei Lesionati Midollari), associazione che da molti anni collabora con l’Ospedale e che, proprio all’interno del Servizio di Riabilitazione, ha uno sportello settimanale con presenza del suo Presidente. Con questa presenza ed altre iniziative si occupa di dare supporto a coloro che sono affetti da lesione al midollo spinale a Verona e provincia.

 

“Il senso di questa iniziativa è anche quello di far conoscere i vari ambienti dell’ospedale ai nostri utenti – conclude il dottor Avesani – e allo stesso tempo vogliamo farci conoscere dalle altre persone che frequentano la Cittadella della Carità. Credo sia un bel modo per “uscire” dalla palestra e apprezzare anche il costante sforzo della direzione dell’ospedale per superare ogni forma di barriera architettonica e rendere agevole la possibilità di vivere tutti gli spazi per coloro che sono sulla sedia a rotelle“.

matteo.cavejari@sacrocuore.it

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